Regionalizzazione Scuola, Bussetti: Miur a buon punto. Proposta Stato il 15 febbraio

da Orizzontescuola

di redazione

Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, come riferito, hanno avviato l’iter per ottenere una maggiore autonomia in diversi materie, tra cui l’Istruzione.

Autonomia differenziata: proposta dello Stato il 15 febbraio

Il Consiglio dei Ministri, svoltosi nel mese di dicembre 2018, ha illustrato  le intese concernenti l’autonomia differenziata ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, indicando la timeline del processo che condurrà alla predetta autonomia differenziata.

Il 15 febbraio, secondo quanto affermato dal Vicepremier Salvini, dovrebbe esserci la proposta dello Stato:

Un’altra scadenza rispettata. Cinque mesi di lavoro tecnico. Il primo passaggio oggi in Cdm. Ci siamo impegnati entro il 15 gennaio a chiudere il lavoro tecnico. Con diversi ministeri la partita è chiusa. Il 15 febbraio avremo la proposta dello Stato”.

Autonomia differenziata, Bussetti: siamo a buon punto

Sulla questione, come riferisce l’Ansa, è intervenuto il Ministro Bussetti, il quale ha affermato che il processo, per quanto riguarda l’Istruzione, è a buon punto, sebbene ci sia ancora da lavorare:

“C‘è ancora da lavorare, ma noi siamo già a buon punto. Abbiamo lavorato in maniera fattiva soprattutto con grande intesa e collaborazione con il ministro Erika Stefani, quindi stiamo andando avanti come Ministero, forse tra tutti i ministeri siamo quelli che siamo più a buon punto“.

Maturità 2019, il diploma sarà accompagnato dal curriculum dello studente

da Orizzontescuola

di redazione

La Maturità 2019 presenta diverse novità, tra le quale quelle relative ai documenti rilasciati agli studenti che superano esami.

Maturità: documenti rilasciati al termine degli esami

Superato l’esame di Stato, ai candidati viene rilasciato:

  • il diploma;
  • il curriculum dello studente.

Diploma

Il diploma attesta l’indirizzo, la durata del corso di studi e il punteggio ottenuto.

Curriculum studente

Il curriculum, allegato al diploma, riporta:

  • le discipline studiate con l’indicazione del monte ore complessivo di ciascuna di esse;
  • i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove Invalsi, distintamente per ciascuna delle discipline oggetto di rilevazione (italiano, matematica e inglese);
  • la certificazione sulle abilità di comprensione e uso della lingua inglese.
  • le competenze, le conoscenze e le abilità anche professionali acquisite;
  • le attività culturali, artistiche, di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extra scolastico;
  • le attività di alternanza scuola-lavoro;
  • altre eventuali certificazioni conseguite, ai sensi di quanto previsto dall’articolo 1, comma 28, della legge n. 107/2015 (il comma si riferisce alla possibilità, per le scuole, di attivare insegnamenti opzionali nel secondo biennio e nel terzo anno sfruttando la quota di autonomia e gli spazi di flessibilità), anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro.

Modelli diploma e curriculum

Il modello di diploma e di curriculum saranno definiti dal Miur tramite apposito decreto.

La circolare Miur n. 3054 del 4/10/2018 ha indicato il mese di marzo come termine entro cui sarà emanato il decreto.

Maestro motoria alla primaria, Bussetti “si partirà da classi quarta e quinta”

da Orizzontescuola

di redazione

La riforma della scuola primaria passa dall’introduzione del maestro di ed. fisica. Ne ha parlato oggi il Ministro Bussetti con la redazione de Il Giorno.

Il Ministro ha chiarito che a regime saranno circa 11.000 gli insegnanti necessari nella scuola primaria.

L’introduzione sarà però graduale e riguarderà i prossimi tre anni scolastici.

Si partirà infatti dall’introduzione nelle classi quarte e quinte, e poi negli anni successivi si andrà a regime.

Tempo pieno e alternanza: ci vuole un decreto entro un mese

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Per due misure particolarmente significative della legge di bilancio le prossime settimane saranno decisive: per poter essere attuate, infatti, le disposizioni in materia di alternanza scuola lavoro e di tempo pieno nella primaria hanno bisogno entrambe di un decreto ministeriale da adottarsi entro il prossimo 28 febbraio.

Alternanza scuola lavoro

Per l’alternanza scuola lavoro, la norma contenuta nel comma 784 dell’articolo 1 prevede un taglio del numero delle ore obbligatorie (210 ore nei professionali e 150 nei tecnici in luogo delle attuali 400, 90 nei licei anziché 200).
Lo stesso comma prevede anche che, entro 60 giorni, con decreto del Ministro dell’istruzione sono definite linee guida in merito ai “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”, nuova denominazione dell’alternanza.

Tempo pieno alla primaria

Più complessa ancora sarà l’applicazione della norma sul tempo pieno.
Il comma 728 prevede che a partire dal 2019/2020 vengano attivate 2mila nuove classi a tempo pieno.
Anche in questo caso sarà necessario un decreto del Ministro dell’istruzione da adottare entro sessanta ma prima di firmare il provvedimento bisognerà sentire la Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti Locali per concordare le modalità e i criteri di suddivisione dei 2mila posti fra le diverse regioni.
Si tratta quindi di capire se le regioni saranno d’accordo ad assegnare tutti i posti al sud, come probabilmente vorrebbe il M5S: la legge in effetti non dice nulla in proposito e non è da escludere che, alla fine, per evitare contenziosi e contrasti i posti vengano distribuiti in modo proporzionale.

Concorso ordinario infanzia e primaria, Bussetti: “Arriverà a breve”

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Il ministro Bussetti, nel corso dell’intervista a Il Giorno, ha confermato che a breve arriverà il concorso ordinario infanzia e primaria: “Dopo aver avviato qualche mese fa il concorso straordinario, a breve partirà il concorso ordinario”.

La dichiarazione di Bussetti lascia presagire che il bando potrebbe arrivare già a febbraio: infatti, il CSPI ha già espresso un parere relativo alla procedura, evidenziando alcune criticità. In genere, dopo il passaggio al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, i decreti non hanno molta strada prima di arrivare in Gazzetta Ufficiale.

Il Consiglio Superiore, ha evidenziato che l‘impianto concorsuale, così come proposto, prevede una separazione troppo marcata tra la procedura finalizzata all’accesso ai posti comuni e quella per i posti sul sostegno.

Ciò potrebbe determinare una netta separazione tra i due profili con la possibile conseguenza, tra le altre, di condizionare la mobilità dei docenti tra i posti di sostegno e comune.

Il CSPI ha proposto una serie di integrazioni e modifiche migliorative in ordine ai contenuti delle prove e alla valutazione dei titoli.

Il concorso

Il concorso avrà validità biennale, sarà bandito a livello regionale per un totale di 10.183 posti solo nelle Regioni che presentano disponibilità di posti e nelle quali le graduatorie di merito del 2016 siano esaurite o con scarsa capienza.

Per accedere al concorso sarà necessario possedere il diploma magistrale, liceo socio-psico pedagogico e diploma sperimentale ad indirizzo linguistico conseguiti entro l’a.s.2001/02 ovvero la laurea in Scienze della Formazione o analogo titolo estero equipollente.

Prova scritta e prova orale

La bozza di Decreto ministrale prevede che, nel caso in cui le domande siano superiori a tre volte il numero dei posti, ci sia una prova preselettiva. La procedura concorsuale si articolerà in una prova scritta ed una prova orale.

Le prove: possibile preselettiva

Nel caso le domande di partecipazione siano superiori a tre volte il numero dei posti, sarà possibile espletare una prova preselettiva computer based, unica per tutto il territorio nazionale, volta all’accertamento delle capacità logiche, di comprensione del testo, di conoscenza della normativa scolastica, nonchè della conoscenza della lingua inglese di livello B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue.

Alla prova scritta saranno ammessi unnumero di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso nella singola regione per ciascuna procedu

La prova scritta

Chi supera l’eventuale prova preselettiva accederà alla prova scritta, della durata di 180 minuti e saranno così sviluppati:

– Per quanto riguarda i posti comuni ci saranno due quesiti aperti sulle tematiche disciplinari culturali e professionali della scuola primaria e dell’infanzia.

– Per i posti di sostegno due quesiti aperti inerenti le metodologie didattiche da applicarsi agli alunni con disabilità.

– Sia per i posti comuni che di sostegno, ci sarà una batteria di otto quesiti a risposta chiusa volto alla verifica della comprensione della lingua inglese di livello B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue.

La prova orale

La prova orale, a cui possono accedere i candidati che hanno superato la prova scritta, avrà una durata di 30 minuti e per i posti comuni verterà sull’accertamento della preparazione sui contenuti dell’allegato A (programmi da studiare).

Per quanto riguarda i posti sul sostegno, oltre a verificare le conoscenze sempre in merito all’allegato A, metterà in risalto la preparazione del candidato nelle attività di sostegno agli alunni con disabilità.

Valutazione delle prove

Le commissioni dispongono in totale di 100 punti40 per la prova scritta; 40 per la prova orale20 per i titoli.

Bozza del decreto ministeriale concernente il concorso per titoli ed esami per l’accesso al ruolo per i docenti di infanzia e primaria (clicca qui)

Tabella titoli (clicca qui)

Requisiti dei componenti delle commissioni giudicatrici (clicca qui)

Bussetti punta sull’educazione motoria e sugli istituti tecnici

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Un Marco Bussetti a tutto tondo quello che si è presentato in diretta Facebook alla redazione de Il Giorno. Nel corso dell’intervista presso il quotidiano lombardo, il Ministro dell’Istruzione ha risposto a diverse domande sul mondo della scuola.

Educazione motoria

Bussetti si è soffermato sull’importanza dell’educazione motoria a scuola, una delle novità previste dal nuovo Governo: “E’ una necessità per i bambini. Abbiamo introdotto l’insegnante specializzato in scienze motorie,  anche se però, è bene dirlo, ci sarà un inserimento progressivo, che vedrà coinvolte inizialmente le classi quarte e quinte delle scuole elementari, per poi procedere alle altre classi”.

“In totale dovrebbero essere quasi 12 mila gli insegnanti specializzati per l’educazione motoria nella scuola primaria”, conclude Bussetti.

Le attività di motoria non si dovrebbero svolgere in orario extracurricolare.

Gli insegnanti coinvolti, abilitati e laureati in Scienze e tecniche delle attività motorie oppure in Scienze e tecniche dello sport, dovrebbero avere affidate due ore obbligatorie di insegnamento e avere riconosciuto uno status professionale equivalente agli altri maestri (quindi dovrebbero anche svolgere 22 ore d’insegnamento settimanale più due di programmazione).

Le lezioni saranno svolte da quasi 12 mila nuovi docenti, da selezionare ed assumere con un concorso ad hoc.

Contestualmente le scuole dovranno dotarsi necessariamente di una palestra: ad oggi, tuttavia, la maggior parte degli istituti di scuola primaria non ne è dotata ed in molti casi la palestra di cui sono dotati non sono a norma oppure necessitano di interventi di manutenzione.

Largo agli istituti tecnici e professionali

“Il mondo dell’impresa ha bisogno di personale qualificato in tanti settori. Ed il modello di scuola superiore degli istituti tecnici si è rivelato vincente, come negli altri paesi europei. E’ importante interfacciarsi direttamente con il mondo dell’impresa”, dichiara Bussetti, accennando alle iscrizioni che si concluderanno nei prossimi giorni.

Per il Ministro, dato che da sempre l’istruzione tecnica e professionale sembra essere snobbata, sarebbe arrivato il momento dunque di puntare anche su questi percorsi, che potrebbero garantire un’occupazione nel breve periodo ai ragazzi.

Maturità, un altro cambiamento? “Veramente la riforma è del Governo precedente”

Il Ministro ha parlato anche della nuova maturità, che ha ricevuto molte critiche, specie per quanto riguarda il cambiamento in corso d’anno. Bussetti si difende, quando gli viene fatto notare che ogni Governo che si insedia mette mano alla maturità: “Veramente la riforma è stata fatta dal precedente Governo. Noi abbiamo solo modificato alcune parti”, risponde il Ministro.

Nota 29 gennaio 2019, AOODGOSV 1657

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
Loro sedi
AI Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano
Bolzano
AI Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento
Trento
AI Direttore dell’IPRASE TRENTINO
Rovereto
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua tedesca
Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua ladina
Bolzano
AI sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Aosta
Ai Dirigenti degli Istituti di ogni ordine e grado Statali e Paritari
Loro Sedi
E p.c.
AI Capo Dipartimento per ii sistema educativo di istruzione e formazione
Sede

Oggetto: Manifestazione TT – day – 14 marzo 2019. Quiz on line di matematica per tutti gli studenti di scuole di ogni ordine, grado e indirizzo

Al via i tirocini per le persone con sindrome Down

Redattore Sociale del 28-01-2019

Dal Quirinale a Barcellona, al via i tirocini per le persone con sindrome Down

L’AIPD avvia tirocini in tutta Italia e all’estero per 68 giovani e adulti con sindrome di Down. I primi partiranno in questi giorni, diretti al Quirinale e a Barcellona. E’ una “linea” del progetto di orientamento e inserimento lavorativo, che coinvolge in tutto 98 persone in 14 regioni.

ROMA. Partono in questi giorni i primi tirocini (dei 68 previsti) di 3 settimane a Barcellona per giovani con sindrome di Down della rete AIPD. Questi fanno parte di un contingente complessivo di 98 persone con sindrome di Down, coinvolte nel progetto “Chi trova un lavoro trova un tesoro”, promosso da AIPD, l’Associazione Italia Persone Down Onlus. Un progetto avviato nel luglio 2018 e della durata di 18 mesi, con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (art. 72 del Codice del Terzo Settore, DLgs N. 117/2017 – annualità 2017), che ha l’obiettivo di accompagnare i giovani con SD verso il lavoro, tramite la costruzione di condizioni e competenze. 

Nell’ambito di “Imparare a lavorare”, che è uno dei tre percorsi previsti dal progetto, dopo una lunga fase di orientamento al lavoro (realizzata tramite 10 incontri locali per sede e 1 seminario nazionale a Roma di 5 giorni) verranno avviate, da fine di gennaio per tutto l’anno, due esperienze di tirocinio per ognuno dei 34 partecipanti: una sul proprio territorio, una in altre realtà (in Italia o all’estero). I giovani con sindrome di Down si metteranno alla prova in esperienze intensive nel settore dell’accoglienza e ristorazione per i tirocini fuori città, ma anche in altri settori per quelli nelle proprie realtà territoriali. Partecipano a questa linea del progetto 9 sedi territoriali: Arezzo, Brindisi, Campobasso, Caserta, Catania, Catanzaro, Potenza, Siracusa, Termini Imerese. Per quanto riguarda i tirocini “fuori città”, in base alle loro competenze e all’esperienza finora maturata, i partecipanti con SD si sperimenteranno in esperienze da un minimo di 1 ad un massimo di 3 settimane fuori, presso diverse realtà.

Chi e dove. Ed ecco, nel dettaglio, le loro destinazioni: dieci persone lavoreranno per una settimana a Roma, presso il Servizio Cucina e Tavola del Quirinale, altre dieci saranno impegnate per due settimane consecutive presso il SUNRISE di Battaglia (SA), l’hotel Melià Genova e l’Hotel ME Milan Il Duca di Milano. Ancora, otto giovani lavoreranno per tre settimane presso l’InOutHostel di Barcellona e Il Crowne Plaza di Amburgo, altre sei saranno impegnate per due o tre settimane presso l’Aqualux Hotel Spa & Suite di Bardolino (VR). Tutti i tirocini “fuori città” coinvolgeranno un “contingente” composto da due persone con SD e un tutor AIPD, provenienti dalla stessa sezione. Le 34 esperienze saranno realizzate in momenti diversi dell’anno.

“Speriamo che questo intenso percorso di orientamento e formazione, vissuto da tutti i giovani con SD con serietà e motivazione“- spiega Monica Berarducci, responsabile dell’Osservatorio sul Mondo del Lavoro di AIPD nazionale – “ sia utile a far trovare loro quanto prima il proprio posto nel mondo del lavoro. Le positive risposte finora pervenute dalle aziende ci fanno pensare che sarà così, se non per tutti, almeno per la maggior parte”.

Simone Indellicato, un ragazzo di AIPD Siracusa, che il prossimo 3 febbraio partirà per Roma, si racconta così: “Sono contento di questa nuova avventura, l’idea di lavorare per la prima volta al Quirinale mi emoziona. Ho capito quanto è importante per me lavorare, essere adulto e responsabile. Voglio continuare a diventare grande e vedere mamma e papà fieri di me.”

Il progetto, in pillole. Il progetto nazionale, avviato nel luglio 2018, coinvolge complessivamente 98 persone con SD e loro famiglie, 41 operatori e 17 volontari di 26 sezioni AIPD: Arezzo, Bari, Belluno, Bergamo, Brindisi, Campobasso, Caserta, Castelli Romani, Catania, Catanzaro, Cosenza, Latina, Livorno, Marsica, Milazzo-Messina, Napoli, Oristano, Pisa, Potenza, Roma, San Benedetto, Siracusa, Termini Imerese, Trento, Venezia-Mestre, Viterbo. L’obiettivo è orientare e avviare al mondo del lavoro 98 persone con SD di diverse età e, parallelamente, formare 42 operatori. Il progetto comprende 3 “linee”, che si rivolgono a differenti territori e beneficiari. Nella linea 2, “Verso il lavoro”, 46 giovanissimi (15-22 anni) di 8 sedi territoriali sono coinvolti in un percorso intensivo di educazione all’autonomia con incontri locali, week end e vacanze. Nella linea 2, “Imparare a lavorare, 34 giovani adulti (23-35 anni) di 9 sedi, avranno la possibilità di avvicinarsi al mondo del lavoro, sia attraverso percorsi di orientamento sia tramite tirocini nelle proprie città, in altre o anche all’estero, per un totale di 64 esperienze. Nella linea 3, “Imparare un lavoro”,18 adulti (23 – 40 anni), di 9 sedi, già formati grazie ad attività di orientamento e tirocini realizzati in precedenti progetti e “pronti” in termini di capacità e consapevolezza, saranno inseriti nel mercato del lavoro tramite tirocini finalizzati all’assunzione.

La formazione degli operatori. A tali azioni saranno affiancati il lavoro di formazione degli operatori (3 seminari, 14 incontri regionali e consulenza a distanza) e famiglie (riunioni e colloqui) e un’intensa campagna nazionale di sensibilizzazione, che avrà l’obiettivo di far conoscere all’opinione pubblica, ma soprattutto alle aziende, le persone con SD e le loro potenzialità come lavoratori. Vista l’importanza dell’orientamento e della formazione ai fini dell’inclusione lavorativa, il progetto prevede la realizzazione di vari strumenti (2 video serie, 1 video racconto finale e 1 pubblicazione), che saranno sperimentati insieme ad altri in essere, per poi essere trasmessi a tutta la rete e alle realtà che perseguono la medesima mission.

Libri e cultura accessibile

Redattore Sociale del 28-01-2019

Libri e cultura accessibile, “la diversita’ e’ un vantaggio” 

L’analisi di Roberto Parmeggiani, presidente del Centro documentazione handicap di Bologna: “Sia che si tratti di persone con disabilità, sia che si tratti di persone di origine straniera, tutti devono essere messi nelle condizioni di avere accesso alla cultura”. Se ne parlerà sabato 9 febbraio. 

BOLOGNA. “Il libro è uno strumento di educazione e cultura. L’accesso alla cultura è uno dei mezzi più importanti che abbiamo a disposizione per realizzare un’inclusione reale”. Roberto Parmeggiani, scrittore ed educatore, è il presidente dell’associazione Centro documentazione handicap, che gestisce la più grande biblioteca specializzata su temi legati alla disabilità. E proprio il Cdh organizza “Il giardino segreto. Convegno nazionale sulla lettura per tutti e i libri accessibili”, in calendario a Bologna sabato 9 febbraio.

Perché è importante riflettere su una cultura per tutti? “Per due motivi. In primis, perché l’accesso a lettura e libri accessibili sta crescendo molto: questo significa crescere bene e insieme. Lo ribadisco: un libro accessibile è un vantaggio per tutti, indipendentemente da un’eventuale disabilità”. L’altro motivo – continua Parmeggiani – è che la cultura è il primo passo verso un contesto davvero inclusivo e accogliente: “Mettere nelle condizioni tutti – persone con disabilità, stranieri – di accedere a tutti i contesti è l’obiettivo”.

Parmeggiani sottolinea, però, la situazione di stallo che riguarda la volontà di costruire contesti inclusivi: “Siamo a un punto morto, ho come l’impressione che lo sguardo sia sempre rivolto al passato. Ancora non siamo riusciti a spostare l’attenzione dal problema all’opportunità. Concentrati sulle diversità, non capiamo che, invece, dovremmo convogliare tutta l’attenzione e l’energia nei processi inclusivi”. E fa l’esempio degli alunni con disabilità che, per legge, devono stare in classe: “All’inizio si agiva così nel rispetto della legge, poi tutti hanno capito che non isolare è un vantaggio per tutti”.

E se l’obiettivo è realizzare contesti inclusivi, è fondamentale cominciare a lavorare già a partire dalla scuola: “Educare i bambini a stare con compagni diversi in contesti diversi farà di loro adulti più aperti e accoglienti”. Ma anche la politica deve fare la propria parte, senza delegare in toto la materia ad associazioni e volontariato: “La politica deve tornare a investire, certo. Ma pensare sempre che il problema lo debba risolvere qualcun altro è sbagliato: tutti possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo, per quanto possa suonare retorico. A scuola, con gli anziani, con il vicino: dobbiamo affrontare con coraggio la paura che la diversità porta inevitabilmente con sé, e superarla con la conoscenza”.

Il convegno “Il giardino segreto” è organizzato in due momenti: la mattinata vedrà una plenaria in Sala Farnese. Eraldo Affinati interverrà sul perché è impote riflettere su una cultura per tutti; Marco Muscogiuri del Politecnico di Milano racconterà di come cambiano i luoghi in cui incontrare i libri. Si parlerà anche di “risposte diverse per diversi lettori” e di temi ritenuti inaccessibili, che in realtà non lo sono, se adeguatamente trasformati. Il programma pomeridiano prevede 5 laboratori tematici divisi tra Fondazione Gualandi e Istituto dei Ciechi “F. Cavazza”: uno sarà sul libro tattile e le indicazioni per realizzarlo, uno sul libro modificato per scrivere, tradurre e giocare con i simboli, il terzo sul metodo Easy To Read, per semplificare un testo senza diminuirne le qualità, un altro sui libri senza parole, per sfruttarne le potenzialità in chiave inclusiva, e infine Storie per tutti su come narrare storie attraverso una pluralità di linguaggi. 

di Ambra Notari

Tasse scolastiche: l’Isee sale a 20mila euro, la platea degli esenti si allarga a 463mila studenti

da Il Sole 24 Ore

di Marzio Bartoloni

Aumenta la platea di coloro che potranno beneficiare dell’esenzione, per motivi legati al reddito, del pagamento delle tasse scolastiche per il quarto e quinto anno della scuola superiore: per essere esonerato totalmente dal pagamento si dovrà essere in possesso di un Isee pari o inferiore a 20mila euro. Un balzo in avanti rispetto all’anno scorso quando la soglia era di 15.748,79 euro. Sul decreto del Miur che individua la nuova soglia Isee per l’esonero dal pagamento è stata sancita giovedì scorso un’intesa in Conferenza Unificata.

Cosa prevede il decreto Miur
«Il valore dell’Isee al di sotto del quale è previsto l’esonero totale del pagamento delle tasse scolastiche per le studentesse e gli studenti del quarto e quinto anno dell’istruzione secondaria di secondo grado è pari a 20.000 euro», recita il decreto ministeriale sul quale è stato raggiunto l’accordo in Unificata. Questa disposizione si applicherà a decorrere dall’anno scolastico 2018-2019 per le studentesse e gli studenti iscritti alle quarte classi della scuola secondaria di secondo grado e a decorrere dal 2019-2020 per gli iscritti alle quarte e quinte classi. Con il nuovo Isee che mette l’asticella più in alto rispetto all’anno scorso la platea dei beneficiari dunque aumenta: secondo la relazione allegata al decreto sono 463.173 gli studenti che ne dovrebbero usufruire per un costo valutato in oltre 11 milioni.

Le tasse
Le tasse scolastiche sono quattro, sono obbligatorie e vanno versate nel corso dell’anno scolastico. Eccole nel dettaglio: la tassa d’iscrizione ammonta a 6,04 euro e viene richiesta dalla scuola al momento di iscrivere lo studente all’anno successivo;  la tassa di frequenza è una tassa annuale dal valore di 15,13 euro. Va devoluta per intero e non è prevista la restituzione nel caso in cui lo studente decide di non proseguire più con l’anno scolastico. Ha validità universale per tutto l’anno, quindi non è necessario pagarne un’altra nel caso in cui lo studente si trasferisca in un altro istituto; la tassa d’esame ammonta a 12,09 euro. Viene pagata al momento in cui si presenta la domanda per partecipare all’esame di Stato o di idoneità. E infine la tassa di diploma: costa 15,13 euro e anche questa va pagata in un’unica soluzione. Il pagamento avviene quando si fa richiesta per avere il Diploma.

Maturità, insieme al diploma arriva il curriculum precompilato

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Dopo l’Isee e il 730 precompilati, che hanno rivoluzionato le abitudini fiscali degli italiani, sta per scoccare l’ora del curriculum dello studente. Anch’esso precompilato. Che debutterà, in una versione mini, già a giugno con l’arrivo della nuova maturità. Per poi trovare una veste definitiva con il prossimo anno scolastico.

La scelta di fornire agli studenti insieme al diploma finale un documento che attesti il livello delle conoscenze e, in futuro, anche delle competenze risale alla Buona Scuola. L’articolo 1, comma 28, della legge 107/2015 definisce il curriculum dello studente un documento in cui raccogliere «tutti i dati utili anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro, relativi al percorso degli studi, alle competenze acquisite, alle eventuali scelte degli insegnamenti opzionali, alle esperienze formative anche in alternanza scuola-lavoro e alle attività culturali, artistiche, di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extrascolastico».

Il secondo step arriva due anni dopo con l’articolo 21 del decreto legislativo 62/2017 sulla maturità. Una volta superato l’esame di Stato – si legge nella norma – al diploma finale verrà allegato il curriculum della studentessa e dello studente che dovrà contenere «le discipline ricomprese nel piano degli studi con l’indicazione del monte ore complessivo destinato a ciascuna di esse» ma anche «le competenze, le conoscenze e le abilità anche professionali acquisite e le attività culturali, artistiche e di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extra scolastico nonché le attività di alternanza scuola-lavoro ed altre eventuali certificazioni conseguite».

Della sua nascita parla anche la circolare ministeriale di ottobre sulla prima prova che i circa 490mila maturandi dovranno sostenere il 19 giugno. Elencando gli step successivi il documento annuncia l’arrivo entro marzo del decreto ministeriale sul diploma finale e sul curriculum dello studente. Stando a quanto risulta al Sole 24 ore del Lunedì, il Dm è pressoché pronto. E conterrà una doppia tempistica per il suo varo. Quest’anno ci si limiterà alla parte “formale”. Intesa come carriera scolastica dell’alunno, con i risultati di tutti e 5 anni, durata degli studi (ad esempio se è stato un percorso sperimentali in 4 anni), e svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro. Oltre all’eventuale flessibilizzazione – per chi l’ha fatta – di una parte dell’orario. Una chance che, in teoria, le scuole possono utilizzare nell’ambito del 20% della loro quota di autonomia per arricchire l’offerta formativa. Ma che, in pratica, non sempre sfruttano, complici le note vicissitudine che hanno contraddistinto sin dall’inizio l’organico potenziato. Un insieme di dati che il ministero già possiede e che le scuole valideranno via web.

Per la parte “informale” del curriculum – che conterrà ad esempio le esperienze di volontariato, le certificazioni linguistiche, le pratiche sportive, gli interessi culturali e le competenze acquisite durante l’alternanza – bisognerà attendere invece l’anno prossimo. A quel punto il portale Scuola in chiaro del Miur, da cui si potrà accedere ai curricula dei singoli alunni, diventerà una banca dati preziosa. E, si spera, uno strumento in più per far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro.

Altri 50mila insegnanti pronti a uscire dalla scuola

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

La scuola si candida a essere il primo banco di prova per l’impatto di “quota 100” sugli statali. E, alla vigilia della riapertura dei termini di pensionamento che dovrà consentire ai docenti e agli assistenti tecnico-amministrativi di presentare domanda entro il 28 febbraio per uscire con 62 anni di età e 38 di contributi, il rischio di trovarsi dinanzi a una fuga di massa dalle aule appare sempre più concreto.

Al punto che potrebbero essere interessati – secondo stime sindacali – 50/60mila docenti. Che si aggiungerebbero ai 27mila (tra insegnanti e Ata) che hanno già utilizzato la finestra ordinaria (entro il 12 dicembre) sulla base dei requisiti validi fino al 2018.

A disciplinare termini e modalità della riapertura dei pensionamenti nella scuola sarà una circolare congiunta del ministero dell’Istruzione e dell’Inps. L’istituto nazionale di previdenza ha già preallertato le strutture territoriali in vista della mole di pratiche che si troveranno con tutta probabilità a gestire sin dalle prossime settimane.

A prevedere “un finestra” ad hoc per il settore scuola è il decreto che ha introdotto reddito e pensione di cittadinanza e, appunto, quota 100. Agli articoli 14 e 15 il Dl prevede, appunto, che il personale scolastico e Afam a tempo indeterminato possa presentare, entro il 28 febbraio 2019, istanza di cessazione dal servizio «con effetti dall’inizio rispettivamente dell’anno scolastico o accademico (per Afam, ndr)» (vale a dire, nel caso degli insegnanti, con uscita al 1° settembre 2019).

Per usufruire del pensionamento anticipato con quota 100 bisognerà che gli interessati posseggano i requisiti (62 anni e 38 di contributi) al momento dell’entrata in vigore del decreto (così almeno è scritto nel provvedimento).

La circolare Miur-Inps dovrà soprattutto illustrare la procedura da seguire: è molto probabile che il carico di lavoro supplementare gravi quasi per intero sulle segreterie scolastiche (con l’organico già ridotto ai minimi termini), che saranno infatti chiamate, in particolare, a verificare il possesso dei requisiti, gli eventuali servizi dichiarati, e a procedere alla ricostruzione di carriera (per i periodi in cattedra da “supplente”).

Il tema lo hanno ben presente anche i sindacati. «Abbiamo chiesto al Miur un confronto urgente – sottolinea il numero uno della Uil Scuola, Pino Turi -. La sensazione è che si stia sottovalutando il problema. Il rischio, molto concreto, è quello di iniziare il nuovo anno con un esercito di precari in cattedra».

Certo, il numero preciso di uscite aggiuntive con quota 100 andrà valutato anche alla luce dei due disincentivi legati alla nuova procedura: un assegno più basso, in media del 15%-20%, per via della minore anzianità contributiva; e la liquidazione del Tfs che avverrà, subito, solo in parte, fino cioè a 30mila euro (e attraverso un prestito bancario, seppur incentivato).

Il tema è delicato. Soprattutto alle superiori, dove, a oggi, non sono all’ordine del giorno selezioni a cattedra per tamponare le uscite (e comunque, i tempi sarebbero troppo brevi per avere nuovi docenti in ruolo già a settembre).

Divieto di cellulare in classe per prof e studenti: la proposta di Lega e Fi

da Il Sole 24 Ore

di Alessia Tripodi

 Cellulare vietato «nei luoghi e negli orari dell’attività didattica». È l’ipotesi avanzata da due proposte di legge, una firmata da Giorgia Latini della Lega e l’altra dall’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini (Fi), che sanciscono il divieto di smartphone in classe anche per gli insegnanti. Le novità dovrebbero rientrare nella proposta di legge per la reintroduzione dell’educazione civica nella scuola primaria e secondaria , firmata dal deputato leghista Massimiliano Capitanio, che la scorsa settimana ha iniziato il suo iter in Commissione cultura alla Camera.

Bussetti: ok all’uso didattico
Un divieto che però non convince il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti: «L’utilizzo dei device per quanto riguarda la didattica è uno strumento fondamentale – ha detto il ministro – e quindi sono a favore del loro uso, ma soprattutto ho fiducia nei nostri studenti. Credo molto nel loro senso di responsabilità sull’uso consapevole di questi strumenti ai fini di un migliore apprendimento. Condanno invece in maniera decisa l’uso per altri fini».

Cellulari in presidenza
La proposta, dunque, stabilisce il divieto dell’uso a scuola di «cellulari e di altri dispositivi elettronico-digitali», «salvo casi particolari specifici». L’ipotesi è quella di disporre l’obbligo di depositare i cellulari in presidenza e fare riferimento alla segreteria per eventuali chiamate di emergenza. In più, si sottolinea la necessità di promuovere anche «attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all’uso di Internet e degli altri strumenti digitali, nonché progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico».

In Francia il divieto è già legge
Lo stop al telefono in classe (anche nella pause tra una lezione e l’altra) è già una realtà in Francia. Qui nel giugno scorso l’Assemblea nazionale francese ha votato una proposta di legge della maggioranza di governo, La Republique en Marche (Lrem), che introduce un «divieto effettivo» dei telefoni cellulari nelle scuole elementari e medie dall’inizio del prossimo anno scolastico.

Nel 2017 l’ex ministra Fedeli aveva detto sì al cellulare in classe
Il disegno di legge va nella direzione opposta diquanto previsto nel 2017 dall’ex ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli , che aveva messo in piedi una commissione ministeriale per definire le linee guida per l’uso dello smartphone in classe come strumento di innovazione didattica. L’obiettivo era superare il divieto imposto nel 2007 dall’allora ministro Beppe Fioroni. «Il telefonino è uno strumento che facilita l’apprendimento» aveva detto Fedeli, «una straordinaria opportunità che deve essere governata», che offre ai ragazzi «guidati da insegnanti preparati e da genitori consapevoli» di «imparare attraverso internet». E nel gennaio dello scorso anno era stato reso noto il decalogo del Miur per l’uso del cellulare tra i banchi: 10 punti che vanno oltre il mero divieto per offrire ai docenti gli spunti necessari all’utilizzo delle tecnologie come strumento di conoscenza. Puntando a rafforzare l’alleanza educativa con le famiglie che «non possono – diceva il Miur – delegare l’educazione all’uso del digitale alla scuola».

Ludopatia, nel 2018 il 48% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni si è avvicinato al gioco d’azzardo

da Il Sole 24 Ore

Poco meno della metà (il 48%) dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni si è avvicinato al gioco d’azzardo, e il 46% ha giocato almeno una volta l’anno scorso. Alla fine il 6% poi ha sviluppato pratiche di gioco problematiche. È quanto emerge da una ricerca realizzata da Nomisma in collaborazione con l’università di Bologna e il gruppo Unipol, sulla base di dati raccolti dall’Osservatorio Nomisma su 10.000 ragazzi.

I motivi che spingono a giocare
I giovani sono spinti al gioco d’azzardo per curiosità (26%),divertimento (23%) o caso (20%). L’8% dei giovani giocatori ha iniziato spinto dalla pubblicità (in tv, su giornali o altri mezzi di comunicazione/nei bonus trovati online).

Sette giovani su dieci spendono in media meno di tre euro a settimana
Per il 75% dei giocatori la spesa media settimanale in giochi è inferiore a 3 euro e il 58% degli studenti non spenderebbe nulla in giochi davanti a un’inaspettata disponibilità di 100 euro.

L’identikit del giocatore problematico
Il giocatore problematico è per lo più maschio, maggiorenne, frequenta istituti tecnici o professionali, ha un rendimento scolastico insufficiente e risiede al Sud.

L’influenza della pubblicità
La pubblicità influenza infatti maggiormente gli under-15 che frequentano istituti professionali (11%), che fanno uso abituale di sostanze d’abuso (14%) o energy drink (12%). La ricerca mette in luce anche che nei giovani giocatori sensibili alla pubblicità l’importo medio speso è di 9,10 euro sulla media di 28 euro medi disponibili grazie alla paghetta, ogni settimana, per esigenze personali.