No alla scuola di Renzi: privata delle risorse per ricostruire il futuro

Dl PA – Sen. Cervellini (SEL): ‘No alla scuola di Renzi: privata delle risorse per ricostruire il futuro’

‘Nessun argine tardivo alla riforma Fornero: nessuna tutela per i precari della scuola in cerca di stabilizzazione, né per i lavoratori ‘quota 96′ in attesa di pensione. Questo Governo si dimostra ancora una volta, in modo sconcertante, in linea di continuità con quelli precedenti: capace solo di annunci mirabolanti, per i quali mancano persino le coperture economiche’.

Lo dichiara il senatore SEL Massimo Cervellini in riferimento alla conversione in legge del dl 24 giugno 2014, n. 90, su semplificazione, trasparenza amministrativa ed efficienza degli uffici giudiziari.

‘Si tratta dell’ennesimo paradosso del presidente Renzi, che tante parole ha speso sull’importanza della scuola per i nostri figli, alla quale però alla prima occasione arreca un danno così eclatante privandola di risorse fondamentali e del ruolo che dovrebbe rivestire in una società come la nostra che ha necessità assoluta di ridefinire dalla base i propri valori fondanti. Per questo il mio NO alla scuola di Renzi è deciso, aggravato purtroppo da serie preoccupazioni per il futuro.’

NetQ6 sulla Prima Educazione per Bambini Svantaggiati

Padova, 11-12 settembre 2014: NetQ6 sulla Prima Educazione per Bambini Svantaggiati

L’istruzione di qualità nella prima infanzia, soprattutto per i bambini a rischio, incoraggia la loro motivazione, la fiducia e lo sviluppo cognitivo e linguistico. Attraverso la creazione di una rete di cooperazione con altre istituzioni educative in Europa, i partner affrontano le sfide sociali che si presentano nello sviluppo della prima infanzia 0-6 anni, e guidano i loro passi per trovare soluzioni per le nuove realtà e bisogni speciali.
Il progetto europeo Network per la Qualità dell’educazione della prima infanzia dai 0 ai 6 anni (NetQ6) studia l”istruzione di qualità nella prima infanzia, soprattutto per i bambini a rischio, per incoraggiare la loro motivazione, la fiducia e lo sviluppo cognitivo e linguistico.
L’11 e il 12 settembre a Padova si terrà la Terza Conferenza Internaionale di NetQ6: tra i Relatori Immacolata Nappi del Comitato Scientifico di Scuola di Robotica sulla Robotica Creativa (http://www.netq6.org/paduaconference/index.php/conference-keynote-speakers/33-immacolata-nappi.html)

“PROGETTO L’ARCOBALENO” – “IO AMO LA MIA SCUOLA”

REALIZZATO PER IL 2° ANNO IL “PROGETTO L’ARCOBALENO” – “IO AMO LA MIA SCUOLA”-

VITORCHIANO – “L’importante è lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato” (R. Baden Powell).

Questa è una delle motivazioni che ha spinto anche quest’anno i genitori dell’A.Ge. Vitorchiano a ripetere, come auspicato lo scorso settembre a conclusione della prima iniziativa,il “Progetto L’Arcobaleno” che li ha visti impegnati, volontariamente e gratuitamente, nel tinteggiare zone comuni della Scuola Primaria di Vitorchiano.

Ottenute le dovute autorizzazioni e la fiducia dal Comune di Vitorchiano e dalla Dirigenza Scolastica I.C. Pio Fedi di Grotte Santo Stefano, comprendente il plesso scolastico “E. Monaci” di Vitorchiano, si sono messi al lavoro dedicando tutto il loro tempo libero per dare colore alle pareti della scuola nell’auspicio di rendere l’ambiente scolastico un luogo confortevole, gradevole, stimolante e piacevolmente rasserenante per i giovanissimi alunni della Scuola Primaria, per tutto il corpo dei docenti ed il personale A.T.A.. e per tutto il personale docente e A.T.A. considerando che tutti vi trascorrono molte ore della loro giornata.

Questo progetto nasce dai genitori di A.Ge. Vitorchiano come volontà di stimolare in ognuno il senso civico del rispetto per l’ambiente in cui viviamo perché convinti che si apprenda da piccoli a diventare grandi e come desiderio nel cercare di vedere il mondo attraverso gli occhi dei nostri bambini dato che crediamo che la scuola sia la loro “seconda casa” da vivere sentendosi a loro agio perché fatta a loro misura.

A.Ge. Vitorchiano incoraggiata e felice dall’aver letto in quest’anno il susseguirsi in tutta Italia di analoghe iniziative, realizzatesi grazie all’appassionante voglia di fare dei genitori in sinergia con gli Enti interessati, ringrazia tutte le Autorità (Scolastica e Comunale) che hanno ridato fiducia ai genitori volenterosi, perché collaborando è stato possibile concretizzare per il secondo anno il “Progetto L’Arcobaleno”, ringrazia tutti coloro che hanno contribuito fattivamente, tutti coloro che ci hanno spronato complimentandosi per l’iniziativa, tutti coloro che ci hanno sostenuto anche solo con il pensiero perché impossibilitati a partecipare per motivi indipendenti dalla loro volontà, tutti coloro che hanno generosamente e nobilmente donato se stessi perché è questo per l’A.Ge. Vitorchiano ulteriore stimolo a proseguire negli anni prossimi, durante i periodi di chiusura, sugli altri spazi delle scuole del nostro Comune.

Un grazie speciale al nostro caro amico Claudio di Montefiascone sempre pronto a condividere con entusiasmo e fattivamente i nostri programmi.

Educazione estetica

EDUCAZIONE ESTETICA di Umberto Tenuta

CANTO 224 EDUCAZIONE ALLA BELLEZZA (Καλός, bello)

La parola “aesthetica” ha origine dalla parola greca ασθησις, che significa “sensazione“, e dal verbo ασθάνομαι, che significa “percepire attraverso la mediazione del senso“.

Originariamente l’estetica infatti non è una parte a sé stante della filosofia, ma l’aspetto della conoscenza che riguarda l’uso dei sensi (http://it.wikipedia.org/wiki/Estetica).

 

Prepara il corredino ogni mamma al suo bambino.

Un corredino bello.

Son tutti belli i corredini, son tutti belli i bambini!

Sono belli i suoi occhietti, sono belle le sue manine, sono belli i suoi piedini.

Ogni mamma se li bacia.

Anche il seno della mammina è bello, così tanto bello, quando il latte dà al suo bambino.

Tutti lo guardano, solo per la sua bellezza.

È bello il vestitino del bambino.

E son belle le scarpine di bambine.

Bello è il sorrisino del bambino.

Sono carine le gote delle bambine.

Che pronunciano le prime paroline.

È una grazia del cielo il discorsino che coi suoi fonemi il bambino fa al suo papino.

Ogni scarrafone è bello a mamma soja!

Ci sono bambini bruttini?

Ci sono bambine bruttine?

Son tutte belle le donne del mondo.

Soprattutto ora.

Ne vedete in giro per le strade della città una che non sia bella col suo petto prorompente?

È bella, estremamente bella, la Lucia.

Con la testa piumata è bello lo studentello.

Ed oggi tutto è bello!

La casa colorata, la cucina Salvarani, il salotto Padovani.

La Ministra Giannini or bellini vuol fare gli scalini delle scuole.

Denaro speso male?

No, Signore belle!

La casa, la scuola, i giardini, le stradine della città sono tutti belli.

E la bellezza salverà il mondo.

La Grande Bellezza della Terra e del Cielo, dei Mari e degli Oceani.

Vengono a scuola gli studentelli e son tutti belli.

Belle le chiome, belline le vestine, belli i quadernetti, belli i Tablet.

Apprendere a leggere ed a scrivere, sì, è una cosa bella.

Apprendere che, dopo aver mangiato tre caramelle, te ne restano sette vuol dire che ne avevi dieci.

Apprendere che le Crociate erano combattute dai Crociati non è certo una cosa bella.

Ma bella è la croce d’oro che sul petto ti porti.

E bella idea è stata mettere l’orchidea sul davanzale per fare anche l’aula bella.

Abbellire l’aula era una prescrizione che se n’è andata in prescrizione, con grave danno dell’educazione.

Educazione alla bellezza, educazione estetica, educazione del sentire, educazione dei sentimenti.

Kalos, calligrafia.

Oh quanti pennini mi son comprato!

E poi, tu lo ricordi Giuseppe Lombardo con Radice siciliana?

I Quaderni di San Gersolé egli amava!

A me non rimaneva che un rettangolo di quadratini variopinti intorno ai freghi rossoblu della Maestra Dora, che non vedevo l’ora se ne andasse col carrozzone alla stazione.

Il bello lo vedevo io, io solo, nelle pratoline dei prati, nei bianchi fiori a croce dei peri, nel verde quadrifoglio che più non voglio.

O Maestre, voi che belle tutte siete, la bellezza curar dovete.

La Bellezza delle gote, la bellezza degli occhi, la bellezza del cuore che batte forte ad ogni gesto d’amore.

Che siano bravi, che siano buoni, che siano belli i vostri studentelli!

La bellezza che l’Universo tiene.

Bellezza è il Cosmos, bellezza è il tuo belletto, Maestra, Giovinetta, Giovinetto.

La prima educazione è l’Educazione alla bellezza!

Il Bello, il Vero, il Buono.

Il Bello prima!

Prima educazione.

Ogni cosa bella nell’aula bella, bella di fiori, bella di fuori.

Sono belli i vestitini a brandelli delle bambine vezzose.

Sono belli i pinocchini azzurrini dei bambini.

Sono belli i quadernini celestini.

Sono belli i tabletini intelligentini dei bambini.

È tutto uno spettacolo bello quello che offriamo ai sensi del nostro studentello.

Sa di bellezza la Scuola.

Liana balla nella sua Bellezza.

La tromba di Magliano suona la Bellezza.

Ora Lucia suona la Matematica bella.

La bellezza salverà la giovinezza.

La Bellezza salverà la Scuola.

La Bellezza salverà il Mondo!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

PAS: CdS annulla sentenza breve 4418/14 Tar Lazio

PAS: CdS annulla sentenza breve 4418/14 Tar Lazio di rigetto domanda inclusione docenti di ruolo

Ancora una vittoria dell’Anief che si è costituita ad adiuvandum in appello avverso la prima sentenza negativa emessa dal Tar Lazio su un ricorso privato sulla domanda di immissione ai corsi dei docenti a t.d. L’avv. S. Galleano che ha rappresentato anche il legale di parte ha ottenuto giustizia e l’ammissione con riserva dei corsisti, alla luce dei precedenti dello stesso CdS in riferimento al mutato assetto normativo.

Così si esprimono i giudici di secondo grado che con ordinanza n. 3537/2014 sospendono la sentenza di rigetto di primo grado e concedono le misure cautelari invocate dai ricorrenti: “Ritenuto, anche in base a precedenti specifici della sezione, che siano ravvisabili i presupposti per l’accoglimento dell’istanza cautelare e che – al fine di assicurare gli effetti interinali propri di tale accoglimento – debba disporsi l’ammissione con riserva degli appellanti ai corsi di cui trattasi”.

Ancora una volta l’ufficio legale dell’Anief, che per primo con gli avv. F. Marcone e R. Verticelli aveva posto la questione sub iudice, si distingue per aver interpretato in maniera corretta la normativa tesa a concedere l’abilitazione a chi aveva determinati requisiti di servizio e non a escludere chi aspira a conseguire ulteriori titoli professionali. I docenti di ruolo, ricorrenti Anief, pertanto potranno tutti partecipare con riserva alla frequenza dei corsi riservati in attesa della decisione finale di merito.

CdS: ancora un’altra bachettata al Tar Lazio

CdS: ancora un’altra bachettata al Tar Lazio sul diploma magistrale e la frequenza dei corsi di specializzazione su sostegno.

 

Sospese le ordinanze nn. 2538/14 e 2313/14 di rigetto e concesse le misure cautelari invocate dai ricorrenti dell’Anief con ordinanze nn. 3509 e 3510. I docenti in possesso di diploma magistrale sperimentale possono così partecipare ai corsi per il conseguimento della specializzazione su sostegno.

 

L’avv. S. Galleano ottiene altri due successi in sede di appello per la riforma dell’ordinanza cautelare del T.A.R. LAZIO – ROMA: SEZIONE III BIS n. 02538/2014 e 2313/2014, resa tra le parti, concernente esclusione dalla selezione del percorso di formazione per conseguire la specializzazione sull’attività di sostegno. I giudici di secondo grado “Ritenuto che – tenuto conto dei precedenti della sezione – sussistano i presupposti per l’accoglimento dell’istanza cautelare, ai fini della richiesta ammissione con riserva alle prove di cui trattasi”, sposano le tesi, peraltro, sostenute dall’ufficio legale dell’Anief come rappresentato dall’avv. T. Sponga, e annullano le ordinanze di rigetto emesse dal Tar Lazio concedendo le misure cautelari invocate.

 

Ancora una volta la particolare attenzione alla giurisprudenza sulla materia rende merito a una battaglia di diritto che è stata portata avanti con determinazione.

 

Pensioni, la rabbia degli insegnanti

da l’Espresso

Pensioni, la rabbia degli insegnanti
Docenti in cattedra fino a 67 anni

Erano già pronti a starsene a casa a settembre, gli “esodati” della scuola: 4mila docenti finiti per un errore tecnico dentro la legge Fornero. Ma pieni di speranza per l’emendamento approvato sulla cosiddetta “quota 96” che avrebbe permesso loro di andarsene per far largo ai giovani. Ma ha vinto Cottarelli: niente copertura, niente riposo. Così a settembre dovranno tornare in classe

di Francesca Sironi

La notizia è un virus. «È saltato l’emendamento!». Si accende l’allarme rosso sui social network: «È una vergogna!», «Ladri!», «Uno schiaffo in piena faccia». C’è chi propone azioni di luddismo culturale: «Ho lavorato con dignità e passione», scrive Paolo: «questi ultimi anni vivrò da parassita. Non farò più niente… in pensione di fatto», «Ora ci vorrebbero 4000 certificati medici a partire da settembre», aggiunge Floriana. «Assenteismo totale!», rilancia Lorenzo.

Che è successo? È successo che – come ha spiegato l’Espressole osservazioni critiche del commissario Carlo Cottarelli su alcuni emendamenti già approvati in commissione Bilancio alla riforma di Marianna Madia l’hanno avuta vinta. Uno di questi emendamenti era dedicato a sanare una ferita aperta dalla legge Fornero, quella degli insegnanti pronti alla pensione già nel 2011. Almeno 4mila maestri che si erano trovati tagliati fuori dal traguardo-riposo (e dentro la prova di resistenza Fornerno) per un disguido di calcolo: l’anno solare e l’anno scolastico non coincidevano. Così, coi loro 60 o 61 anni e almeno 35 inverni di contributi alle spalle, erano stati rifiutati dall’Inps per un guaio di mesi. E costretti a tornare in classe.

Ora il fronte delle “Quote 96” è infiammato. La speranza di lasciare finalmente il posto a 4mila colleghi più giovani, come voleva l’emendamento pro-pensionamento, è caduta sotto la tagliola della Ragioneria di Stato: i conti per correggere il disguido non tornavano, la commissione Bilancio sarebbe stata troppo fiduciosa in future operazioni di aggiustamento della spesa. Un gioco rischioso, secondo il commissario Cottarelli, che settimana scorsa aveva già preannunciato il suo parere avverso alla manovra: senza copertura, niente riposo per i docenti.

Marianna Madia gli ha dato retta: ha proposto la soppressione degli emendamenti approvati dai colleghi, E la soppressione è passata. «Eravamo già pronti a tenere aperti gli sportelli ad agosto per far fronte a tutte le domande che stavamo ricevendo», racconta Domenico Pantaleo della Cgil: «Questo dietrofront è un atto gravissimo. Il governo – che aveva dato parere favorevole – si sottomette alle pressioni dei burocrati. Ma chi governa allora veramente?»

«Quando finirà questo tormentone indegno?», aizza un docente sessantenne: «Che da anni sta minando il nostro equilibrio psico-fisico?. La questione è aperta al futuro: se i professori finiranno a pieno titolo nelle schiera dei dipendenti pubblici, si potranno trovare ad affrontare bambini timidi e adolescenti bizzosi alla rispettabile età di 67 anni… «Dicono che “Largo i giovani”, che “La scuola va rinnovata”, che “Abbiamo i docenti più vecchi d’Europa”… E poi?», continua Pantaleo: «In più qui non si tratta di “baby-pensionamenti”, come molti hanno insinuato. Parliamo di docenti sessantenni. Che avrebbero avuto diritto al riposo già due anni fa».

«42 anni di età contributiva», riassume Marco: «62 anni di età anagrafica, 2 anni costretto al lavoro fuori legge. La Spending Review andrebbe fatta sulla cattiva politica, su quella che mi ha privato di un diritto. Aspetto che la buona politica me lo restituisca, questo diritto». La capogruppo del Pd al Senato Francesca Puglisi prova a dare speranza agli insegnanti canuti: «Siamo certi che il governo interverrà». «Ma non c’è tempo», ribadisce sconsolato Pantaleo: «Le lezioni iniziano a settembre. Già con la legge Madia sarebbe stata una corsa. E poi la macchina burocratica è stata chiara: la legge Fornero, anche nei suoi errori tecnici, per loro non va toccata». «Stanno giocando con noi, stanno calpestando la nostra dignità», rincara Filomena: «sanno che la desideriamo fino allo sfinimento questa pensione e, allora: allo sfinimento ci stanno portando, ci stanno annullando!».

Il tenore della discussione è quello di un pool di cuori infranti dopo una promessa d’amore. Solo ieri sera il mood dei messaggi era l’opposto: «Siamo positivi!», scriveva una docente. «Anch’io sono contento», rispondeva un collega, Ercole: «Ma questa sera comunque farò una macumba, macumbera. sulla riva del mare al chiaro di luna sperando ci sia almeno lei». Anche se già c’era chi subodorava la potenziale sferzata: «È meglio essere pronti ad iniziare un nuovo anno scolastico», scriveva Elena. «Ma la pensione a settembre ci sarà? chi me lo può confermare?», chiedeva Anna: «Nessuno può esserne certo», le veniva risposto.

E mentre i sindacati aspettano l’intervento del ministro Stefania Giannini, c’è chi ricorda l’ultima beffa tirata agli insegnanti: quando sotto il dicastero di Maria Chiara Carrozza sembrò a un tratto che i docenti avrebbero dovuto restituire allo Stato gli aumenti di stipendio ricevuti per gli scatti d’anzianità, che erano stati nel frattempo sospesi. Poi arrivò Enrico Letta, e l’esborso scomparve. Ma nel frattempo montava la causa dei “Quota 96”. Rimasta, per ora pare proprio di sì, senza soluzione.

Quota 96, ennesima doccia fredda Salta la pensione a settembre

da Corriere.it

Quota 96, ennesima doccia fredda Salta la pensione a settembre

Marcia indietro del governo sugli «esodati» della scuola. L’annuncio del ministro Madia: salta anche l’uscita obbligatoria dei prof universitari a 68 anni

di Valentina Santarpia

Marcia indietro del governo su «Quota 96» e pensionamento d’ufficio dei professori universitari. Lo ha annunciato il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, e lo ha confermato la commissione Affari costituzionali, che ha approvato un emendamento che fa dietrofront sui «Quota 96», i cosiddetti «esodati» della scuola che dovevano andare in pensione due anni fa ma all’ultimo erano rimasti bloccati dall’entrata in vigore della legge Fornero: non potranno più andare in pensione a settembre, come previsto alla Camera. Un’altra modifica rivede invece i limiti di età per il pensionamento d’ufficio ed elimina quindi il tetto dei 68 anni per i professori universitari e i primari (non mutano invece le soglie per tutti gli altri dipendenti pubblici: 62 anni e 65 per i medici). Cassata pure l’eccezione prevista per un centinaio di insegnanti che avevano scelto l’«opzione donna», che permetteva loro di andare in pensione prima ma rinunciando al sistema retributivo (quello basato sull’ultima busta paga) e accettando il calcolo contributivo (più svantaggioso): con la norma approvata alla Camera avrebbero avuto un ricalcolo della pensione per recuperare il 30% perso (circa 400 euro al mese per l’assegno di pensione), ma con l’emendamento passato in Senato questo ricalcolo non avverrà. Infuriati i sindacati: «Un bel pasticcio, una situazione a dir poco irriguardosa per migliaia di persone che non meritano di essere trattate in questo modo», dice Francesco Scrima (Cisl). «Un atto di palese ingiustizia», aggiunge Mimmo Pantaleo (Cgil). «Abbiamo l’impressione che sia sempre attiva una lobby contro la scuola, il Governo messo in ginocchio dal superpotere burocratico», sottolinea Massimo Di Menna (Uil). «Un duro colpo a migliaia di lavoratori e al ringiovanimento della pubblica amministrazione», conclude Marcello Pacifico (Anief).

Chi sono i «Quota 96»

Con il termine «Quota 96» si indicano circa 4.000 docenti che avevano maturato tutti i requisiti per andare in pensione prima che la riforma Fornero entrasse in vigore (1° gennaio 2012) . Requisiti che, stando alla legge 247/2007, si ottenevano sommando l’età anagrafica e l’anzianità contributiva: 60 anni di età e 36 di servizio o con 61 di età e 35 di servizio . I «Quota 96» rimasero intrappolati dalla legge del governo Monti perché quest’ultima indicava come limite tra i vecchi e i nuovi criteri pensionistici il 31 dicembre 2011 (fine dell’anno solare) e non il 31 agosto 2012 (fine dell’anno scolastico). Così quei docenti che avrebbero maturato i requisiti a fine anno, e che avevano già presentato domanda, sono rimasti bloccati in servizio. Per loro l’emendamento soppressivo annunciato oggi dal ministro Madia è l’ennesima doccia fredda. Appena dieci giorni fa, era passato in Commissione Affari costituzionali un emendamento che doveva mettere la parola fine alla intricata e spinosa vicenda dei Quota 96 e martedì scorso anche la Commissione Bilancio della Camera aveva dato l’ok. Dopo due anni di purgatorio, i 4.000 prof si erano dunque illusi di poter andare finalmente in pensione a partire dal 1° settembre. Ma nel frattempo è intervenuta la Ragioneria generale esprimendo forti perplessità sulle coperture economiche sia per il pensionamento dei Quota 96 (costo nel 2014 circa 50 milioni) che per l’anticipo del pensionamento dei professori universitari da 70 a 68 anni (costo un centinaio di milioni). Duro il commento della vicepresidente della commissione Istruzione alla Camera Manuela Ghizzoni che si batte da 31 mesi per ridare la possibilità ai Quota 96 di andare in pensione: «Sono molto delusa, credo che qui si esprima il fallimento del primato della politica. Secondo me è etico correggere gli errori, evidentemente non è così per tutti».Fiduciosi invece Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione di Palazzo Madama, e Francesca Puglisi, capogruppo del Pd della stessa commissione: «Siamo certi che il governo interverrà, in tempi brevi, con un provvedimento specifico per sanare l’ingiustizia degli insegnanti Quota 96».

 

L’altalena dei prof universitari

La norma sul pensionamento d’ufficio dei prof universitari di cui il ministro Madia ha annunciato la soppressione aveva già subíto una prima revisione in seguito alle polemiche sollevate dal mondo accademico che protestava contro l’equiparazione dei docenti universitari a puri e semplici impiegati pubblici. «Non siamo burocrati», era sbottato il presidente della Crui Stefano Paleari. E così martedì scorso la soglia per il pensionamento era stata alzata da 65 a 68 anni. Ora invece pare saltata del tutto.

Pa, salta la quota 96. Rivisti i limiti per le pensioni d’ufficio

da la Repubblica

Pa, salta la quota 96.  Rivisti i limiti per le pensioni d’ufficio

Accolti dal ministro Madia i rilievi della Ragioneria dello Stato che avevano confermato la tesi del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli. Eliminato il tetto dei 68 anni inserito per professori universitari e medici.

MILANO – Il governo presenterà “4 emendamenti soppressivi” di alcuni punti del dl Pubblica amministrazione tra cui la cosiddetta “quota 96”, che sbloccava 4 mila pensionamenti nella scuola. Ad annunciarlo il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. La “quota 96” era stata, infatti, oggetto delle ire del commissario alla spending review Carlo Cottarelli che lamentava l’impossibilità di tagliare le tasse (fine ultimo originario dei tagli alla spesa) se la politica continua a richiedere di dirottare risorse altrove.

A fare cambiare idea al governo, però, sono stati i rilievi della Ragioneria dello Stato che aveva evidenziato la norma tra quelle in difetto di copertura. Un emendamento del governo al dl P.A. rivede anche i limiti d’età per il pensionamento d’ufficio, eliminando il tetto dei 68 anni inserito per professori universitari e medici. Restano, invece, le soglie previste per il resto dei dipendenti pubblici (62 anni e 65 per i medici).

Il decreto-Madia sulla pubblica amministrazione era stato pensato con lo scopo di svecchiare i dipendenti pubblici attraverso un maxi-pensionamento anticipato degli statali di 62 anni che si sarebbe tradotto in un aumento delle spese per le casse dello Stato. La norma avrebbe salvato 4.000 insegnati, rimasti “incagliati” nel 2012, ai quali sarebbe stata data la possibilità di andare da quest’anno in pensione con le vecchie regole pre-Fornero di “quota 96”. Una operazione che costa 396 milioni da quest’anno al 2018.

Pensioni, salta «quota 96» per i docenti

da Il Sole 24 Ore

Pensioni, salta «quota 96» per i docenti

Davide Colombo

ROMA
Contrordine al Senato sul “pacchetto previdenziale” che Montecitorio aveva introdotto a forza nel dl Pa in fase di prima lettura. Con quattro emendamenti soppressivi presentati in Commissione Affari costituzionali dal Governo sono state cancellate le norme su «quota 96» nella scuola e quella sui pensionamenti d’ufficio a 68 anni per docenti universitari e i primari. Via anche la misura sulle penalizzazioni al trattamento pensionistico in caso di ritiro anticipato e quella sulle pensioni di reversibilità per le vittime del terrorismo.

Per Matteo Renzi è stato giusto lo stop a “quota 96” perché la misura non c’entrava nulla con la “ratio” del decreto e ha fatto sapere che sulla scuola è in preparazione un intervento entro fine agosto assai più ampio, come perimetro di riferimento, della platea dei 4mila interessati dalla misura cancellata. Insomma le tensioni con la Ragioneria, che ci sono, non impediranno alla politica di prevalere sulle obiezioni tecniche.

Ieri sera, dopo aver incassato il via libera sui presupposti di costituzionalità del disegno di legge di conversione del decreto, è partita la discussione generale sul testo dove entro questa mattina verrà posto il voto di fiducia. I tempi per la terza lettura alla Camera a questo punto sono molto stretti: si dovrebbe arrivare al voto finale (con terza fiducia) entro venerdì, in parallelo con l’approvazione del dl competitività al Senato e il primo via libera al Ddl costituzionale.

Dopo un tira e molla durato tutto il week-end l’Esecutivo ha dunque deciso di non andare al muro contro muro con la Ragioneria generale dello Stato, che aveva sollevato rilievi di copertura nel documento presentato venerdì scorso. Nel dettaglio, secondo la Ragioneria, la norma su «quota96», che avrebbe regalato il pensionamento a settembre a 4mila insegnanti e addetti della scuola (platea che potrebbe allargarsi), risulta «scoperta in termini di fabbisogno e indebitamento netto». E quindi per assicurare «la neutralità degli effetti per il 2014 la riduzione da apportare si deve attestare a 45 milioni di euro» (e non 34 milioni come indica la relazione tecnica del provvedimento).

Le coperture ipotizzate, approvate dalla Camera, e che consistono in un aumento degli obiettivi di spending review e tagli lineari, comportano «criticità», sempre secondo i tecnici del Mef, perché «connesse all’entità del ricorso a forme di copertura operate già con precedenti interventi attraverso l’accantonamento o la riduzione degli stanziamenti relativi alle spese rimodulabili». Solo per il 2014 tali riduzioni ammontano già a circa un miliardo di euro (che vengono presi con tagli a oneri rimodulabili dei ministeri). E perciò l’ulteriore riduzione di queste spese porta con sé «l’elevato rischio di determinare la formazione di debiti fuori bilancio in relazione a spese difficilmente comprimibili, soprattutto in una fase già avanzata della gestione».

Renzi: su ‘Quota 96’non finisce qui, a settembre un intervento allargherà la platea dei beneficiari

da La Tecnica della Scuola

Renzi: su ‘Quota 96’non finisce qui, a settembre un intervento allargherà la platea dei beneficiari

Alessandro Giuliani

Per il Capo del Governo la norma soppressa non c’entrava nulla con la ratio della riforma della P.A e quindi è stato giusto toglierla dal decreto. Starebbe quindi preparando un intervento da approvare dopo l’estate, assai più ampio come platea del perimetro dei 4mila insegnanti bloccati dalla riforma Monti-Fornero. Dopo la doccia fredda a Palazzo Madama, in serata anche il premier è voluto intervenire sula soppressione dell’articolo che avrebbe dato il via libera ai dipendenti con almeno 35 anni di servizio e 61 di età. L’emendamento sulla ‘quota 96’ non c’entrava nulla con la ratio della riforma della P.A e quindi è stato giusto toglierla dal decreto, ha spiegato Matteo Renzi.

A quanto si apprende, inoltre, il Capo del Consiglio starebbe preparando un intervento a settembre, assai più ampio come platea del perimetro dei 4mila insegnanti coperti dalla ‘quota 96’.

Settembre però per chi lavora nella scuola è un mese beffardo: un eventuale via libera al provvedimento di allargamento dei beneficiari della pensione, farebbe comunque scivolare di un ulteriore anno il pensionamento dei 4mila bloccati dal clamoroso errore nella riforma Monti-Fornero.

I dubbi, malgrado le rassicurazioni di Renzi, rimangono forti: dove troverà lo Stato le coperture necessarie per mandare in pensione il doppio, il triplo o il quadruplo dei 4mila lavoratori della scuola rimasti incredibilmente intrappolati? A meno che il premier non si riferisca alla modifica della legge Monti-Fornero che diversi parlamentari stanno sponsorizzando e che vorrebbero inserire nella Legge di Stabilità: l’obiettivo è mandare in pensione tutti i lavoratori con almeno 62 anni anni di età e 35 anni di contributi, con riduzioni sull’assegno pensionistico che andrebbero dal 3 all’8%, applicate in modo inversamente proporzionale all’età di uscita.

Beffa ‘Quota 96’, Reggi punta il dito contro la Ragioneria dello Stato

da La Tecnica della Scuola

Beffa ‘Quota 96’, Reggi punta il dito contro la Ragioneria dello Stato

Alessandro Giuliani

Per il sottosegretario all’Istruzione occorre dare risposte ai giovani e a un’ingiustizia palese che c’è stata negli anni scorsi, ma c’è un evidente conflitto tra chi ha il dovere di tenere i conti in ordine, il Mef, e chi invece legittimamente chiede a livello politico di risolvere un problema. Poi ricorda che c’è bisogno di rinnovare il corpo insegnanti: registriamo l’età media più alta d’Europa.
“Faccio presente al Mef che spetterebbe a loro tentare di risolvere i problemi e non limitarsi a dire no, per quello bastano i ragionieri e i computer”: è duro il giudizio del sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, intervistato a Napoli – a margine della visita in un plesso scolastico destinatario del finanziamento di ‘Scuole Belle’ – nel giorno della cancellazione al Senato dell’emendamento che avrebbe portato i 4mila lavoratori della Scuola alla pensione già dal prossimo mese di settembre.

“Mi auguro che la discussione finisca bene”, ha detto ancora Reggi in relazione alle difficoltà che sta trovando il provvedimento del Governo Renzi che mira al pensionamento di 4mila insegnanti per consentire l’accesso di personale giovane.

”Nelle scuole – ha detto ancora Reggi – c’è bisogno di rinnovare il corpo insegnanti considerando che registriamo l’età media più alta d’Europa, ma anche per dare risposte ai giovani e a un’ingiustizia palese che c’è stata negli anni scorsi”.

Il sottosegretario all’Istruzione ha concluso sostenendo che “c’è un evidente conflitto tra chi ha il dovere di tenere i conti in ordine, il Mef, e chi invece legittimamente chiede a livello politico di risolvere un problema che è sotto gli occhi di tutti”.

Uil e Cisl scuola su quota 96: una sconfitta della politica

da tuttoscuola.com

Uil e Cisl scuola su quota 96: una sconfitta della politica

Abbiamo l’impressione che sia sempre attiva una lobby contro la scuola, il Governo messo in ginocchio dal superpotere burocratico” è il commento del segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, dopo la decisione assunta dal Governo di presentare un “anti-emendamento” in Commissione Affari Costituzionali del Senato che esclude dal decreto Pa la soluzione per il personale ‘quota 96’. 

Il personale della scuola, che ha subito una pesante ingiustizia dalla riforma Fornero, si trova oggi, di nuovo, incastrato nel braccio di ferro tra Governo, Parlamento e Ragioneria dello Stato, e ancora una volta incolpevolmente danneggiato. Una decisione, quella del Governo,  che certo non aiuta a portare quel clima di serenità che sarebbe necessario per il buon funzionamento delle scuole“.

Ma siamo su Scherzi a parte?” scrive a sua volta Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, in una nota:”Di fronte a quanto sta accadendo sulla quota 96, siamo convinti che Renzi non si sarebbe lasciato scappare la battuta, se non fosse che ora è lui a capo del governo“.
Anche Scrima batte sul tasto della politica: “Quando la politica si muove con pretese di autosufficienza, i risultati sono questi. Eppure sarebbe bastato un minimo di attenzione a quanto abbiamo ripetutamente segnalato, già al momento della riforma Fornero, chiedendo che si riconoscesse la particolare disciplina delle cessazioni dal servizio del personale scolastico per evitare sperequazioni che invece ci sono state e alle quali è doveroso porre rimedio. Oggi, per l’ennesima volta, una soluzione di assoluto buon senso viene a cadere, nonostante il dichiarato sostegno di tutte le forze politiche. Ciò rende ancor più paradossale una vicenda che vede messa  in discussione, oltre alle legittime attese di tante persone, anche la stessa credibilità del governo”.

 

Quota 96 affondata

da tuttoscuola.com

Quota 96 affondata

La commissione Affari costituzionali del Senato ha bocciato l’emendamento già approvato dalla Camera che prevedeva il pensionamento da settembre di circa 4mila dipendenti della scuola bloccati dalla riforma pensionistica ‘Fornero’, i cosiddetti ‘quota 96’. L’avvisaglia della bocciatura c’era già stata negli ultimi giorni, dopo le perplessità del Mef per gli oneri conseguenti al salvataggio. Sfuma quindi la sanatoria attesa da tempo e che aveva fatto ben sperare dopo l’ok della Camera. Sfuma anche la speranza di altrettanti precari che, con l’uscita dal servizio dei ‘quota 96’, avevano la fondata speranza di immediata immissione in ruolo.

 

Accordo CU 5 agosto 2014, n. 90

Accordo CU 5 agosto 2014, n. 90

Accordo tra Governo, Regioni ed Enti locali, per la realizzazione del sistema di monitoraggio e valutazione dei percorsi degli Istituti Tecnici Superiori ai sensi dell’articolo 14 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 25 gennaio 2008 e del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell’economia e delle finanze 7 febbraio 2013.

Accordo, ai sensi dell’articolo 9, comma 2, lett. c), del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
Repertorio atti n. 90/CU del 5 agosto 2014