Recuperi estivi volontari per i prof (e il sindacato plaude)

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«È importante che siano le scuole a rilevare e individuare il fabbisogno formativo, che abbiano risorse per sostenere le attività di recupero eventualmente necessarie e che possano coinvolgere nella loro gestione altri soggetti, nell’ottica dei patti di comunità. Un atto di fiducia per le istituzioni scolastiche, consegnando loro l’opportunità di un protagonismo positivo come ambito privilegiato per la stipula dei patti di Comunità, rafforzando l’alleanza educativa tra scuola, famiglia e società civile». Così Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, commenta il piano di ampliamento dell’offerta formativa nei mesi estivi che il ministero dell’Istruzione ha presentato ai sindacati lunedì 26 aprile.

Il piano
Il piano destina una consistente quota di risorse a sostegno delle attività di ampliamento dell’offerta formativa che le scuole riterranno opportuno attivare nei mesi estivi, attività che potranno riguardare il rinforzo di competenze disciplinari e relazionali e che dovranno essere programmate attraverso deliberazioni degli organi collegiali. Nel loro svolgimento potranno essere impegnati su base volontaria (come previsto anche per gli alunni) i docenti della scuola e anche personale esterno. I fondi messi a disposizione superano il mezzo miliardo di euro e sono costituiti dalle risorse previste dal primo decreto legge “sostegni” del governo Draghi, che ha assegnato 150 milioni di euro per l’anno 2021 al fine di supportare, nel periodo che intercorre tra la fine delle lezioni dell’anno scolastico in corso e l’inizio di quello successivo, le istituzioni scolastiche nella gestione delle attività finalizzate a potenziare il consolidamento delle discipline e a promozione di attività per il recupero della socialità.

L’utilizzo delle risorse
Per le medesime finalità sono utilizzabili, come previsto dal medesimo decreto legge, 320 milioni di Fondi PON (utilizzabili anche fino al dicembre 2022) e ulteriori 40 milioni di incremento delle risorse ex legge 440.L’iniziativa, che è stata denominata dal ministero “Piano scuola estate 2021”, realizza l’impegno, dichiarato dal Ministro al momento del suo insediamento, di un periodo ponte che accompagni gli studenti di ogni ordine di scuola raccordando la chiusura di questo travagliato anno scolastico, nel quale le disuguaglianze e le fragilità relazionali si sono certamente accentuate, con l’apertura di quello successivo.

Le modalità di assegnazione delle risorse, in parte distribuite tra tutte le scuole, in parte assegnate tramite bando secondo le procedure seguite per i Pon, saranno oggetto di specifici decreti degli uffici competenti del ministero dell’Istruzione, nei quali andranno puntualizzate le modalità di reclutamento del personale che si rende disponibile, il tipo di rapporto di lavoro da instaurare con eventuale personale esterno, le relazioni sindacali di istituto in materia di compensi al personale. «Ci riserviamo ovviamente una valutazione più puntuale quando ci sarà sottoposto un testo definitivo e i conseguenti atti applicativi – conclude Maddalena Gissi – ma l’impostazione è sicuramente apprezzabile».

Distrazioni, voti bassi e prof impreparati: 6 studenti su 10 «bocciano» la Dad

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Tanti i fattori che portano la maggioranza degli studenti a dare un giudizio negativo della didattica a distanza. Appena 1 alunno su 10 promuove la preparazione tecnologica dei docenti; solo per la metà hanno saputo organizzare lezioni stimolanti. Anche la casa, però, nasconde delle insidie. Così l’attenzione e il rendimento crollano. Per non parlare dei ‘danni’ psicologici, che aprono le porte a comportamenti errati. L’indagine condotta dal portale Skuola.net con l’Associazione Nazionale Di.Te., su 10 mila studenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni

I risultati
La didattica a distanza piace agli studenti? Decisamente no. A pensarla così è il 62% dei 10.000 ragazzi – tra gli 11 e i 19 anni – intervistati tramite un sondaggio promosso dal portale Skuola.net e dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo). Una ‘sentenza’ che, dopo oltre un anno di lezioni online, è quasi definitiva. Le cause vanno rintracciate in un mix di fattori e su cui sarà necessario riflettere alla riapertura definitiva degli istituti. Magari partendo già ora, con il rientro pressoché totale in aula degli alunni di elementari e medie e tra il 70% e il 100% – nelle zone gialle e arancioni – di quelli delle superiori, giusto in tempo per l’ultimo mese di scuola. La Dad non convince soprattutto perché gli studenti sembrano aver perso la motivazione a seguire le lezioni, complici anche docenti che non sono riusciti a organizzare lezioni stimolanti: lo dice quasi la metà degli intervistati (48,6%). Un aspetto che ha avuto una conseguenza quasi scontata: un calo del rendimento rispetto a quello che si raggiungerebbe in presenza, percepito come “nettamente” o “leggermente” peggiorato dal 28,7% degli studenti.

Le distrazioni continue
Ma forse la ‘bocciatura’ della Dad è anche il frutto delle tante distrazioni che, stando lontani da occhi indiscreti, tanti ragazzi si sono concessi autonomamente, specialmente attraverso gli strumenti di messaging: il 58% dei ragazzi, ad esempio, ha dichiarato che ha usato app come WhatsApp e/o simili per avere scambi con i compagni o con gli amici, durante le lezioni. Ma la mancanza di concentrazione e attenzione non è sempre “colpa” dei ragazzi. Ci si mettono anche condizioni strutturali: tanti studenti, infatti, raccontano di non essere riusciti a seguire la scuola online perché distratti (58%) o interrotti (51,4%) da altre persone presenti in casa. Inoltre, il 15% degli intervistati ha raccontato di non poter mai o quasi mai contare su uno spazio privato per seguire la Dad. E poi ci sono le interruzioni dovute ai problemi di connessione: ci si è imbattuto più di una volta il 36,8% del campione, “spesso” o “sempre” il 32,3%.

Il ruolo dei docenti
Un contributo, però, viene anche dalla carenza di adattamento dei docenti al nuovo modo di fare lezione: solo il 9,1% degli studenti intervistati ritiene che tutti (o quasi) i docenti sappiano davvero fare lezione in Dad, a cui si aggiunge un 23,5% che perlomeno salva la maggioranza ma ne boccia comunque più di uno.. “Non possiamo bocciare la Dad a priori: laddove si è abbastanza fortunati da avere a disposizione insegnanti preparati, connettività, spazi adeguati a casa, un gruppo classe disciplinato l’apprendimento a casa può funzionare addirittura meglio di quello in presenza – commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – tuttavia per 3 studenti su 10 che affermano di aver ottenuto un rendimento scolastico migliore, ce ne sono altrettanti che sono peggiorati. I dati, inoltre, dimostrano che, al di là dei voti scolastici, i danni che stanno subendo i giovani nella loro crescita sono profondi e non vanno ignorati. Bene quindi l’impegno del Governo finalizzato al rientro in classe, sperando che la percentuale possa crescere sempre di più sulla base dell’andamento dei contagi e delle effettive possibilità degli istituti».

Il Curriculum dello studente? Valorizza la vita fuori dalla scuola

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Il Curriculum dello studente? Non è uno strumento che fotografa le diseguaglianze sociali ed economiche, ma valorizza le curiosità e i progetti dei ragazzi. Ne è convinto Damiano Previtali, esperto di processi di valutazione. Previsto dalla legge 107 del 2015, il curriculum dello studente debutta quest’anno alla maturità. E non sono mancate le polemiche.

Domanda. Che cos’è il Curriculum dei maturandi?

Risposta. Si tratta di un documento con rilevante valore formativo ed educativo, importante per la presentazione e lo svolgimento del colloquio dell’esame di Stato e, in un prossimo futuro, anche per l’orientamento all’università e l’accesso al mondo del lavoro. Ogni maturando vi indica le informazioni relative al percorso degli studi e alle esperienze svolte in ambito extrascolastico, di cui la commissione tiene conto durante lo svolgimento dell’esame di Stato.

D. Perché c’è stato il bisogno di una sorta di autocertificazione delle passioni e dei progetti, delle attività e degli interessi dei ragazzi?

R. Più che di «bisogno» parlerei più propriamente di «opportunità» che il Curriculum offre di portare all’interno delle mura scolastiche le scelte di vita che gli studenti svolgono fuori e che gli stessi studenti ritengono significative per la presentazione del proprio percorso formativo.

D. Ma non è un modo per certificare le diseguaglianze dovute a contesti familiari e sociali?

R. Assolutamente no, anzi ritengo che proprio il Curriculum possa permettere ad ogni studente di portare in luce scelte e competenze che non sempre la scuola conosce e valorizza. In modo concreto, perché le scelte dello studente in ambito extrascolastico (che il Curriculum riprende testualmente dalla legge, ovvero le attività professionali, culturali, artistiche, musicali, sportive, di cittadinanza attiva e di volontariato) dovrebbero certificare la sua appartenenza economica sociale e non all’inverso gli interessi e le passioni che, di fatto, contribuiscono alla sua formazione armonica e integrale? Perché è di questo che stiamo parlando effettivamente. Se riuscissimo nel tempo a valorizzare nella scuola proprio quelle competenze che gli studenti con libera intraprendenza acquisiscono, e sappiamo bene che non dipendono dalle disponibilità economiche delle famiglie, bensì dalla sensibilità e dalle attitudini personali, diminuiremmo la dispersione scolastica e miglioreremmo il nostro Paese. All’opposto l’idea che le competenze degli studenti dipendano esclusivamente dall’appartenenza familiare, dall’ambiente di vita o dalla scuola frequentata certifica le disuguaglianze.

D. Perché allegarlo al diploma? Non può penalizzare un ragazzo in futuro per una fase della vita magari non brillante ma poi superata?

R. All’interno del Curriculum non figura alcuna informazione che possa penalizzare uno studente. Se proprio vogliamo, l’unico riferimento legato al profitto è il punteggio conseguito in sede di esame, che sappiamo bene è riportato anche nel diploma. Anche qui mi sentirei di sostenere l’inverso, in quanto il diploma riporta un voto secco, a volte ingiusto, mentre il Curriculum riporta in modo organico il piano di studi svolto nei cinque anni di scuola e la pluralità delle esperienze collegate con i suoi interessi che, di sicuro, valorizzano lo studente e il suo percorso di formazione. A mio avviso, le critiche al Curriculum derivano da una visione restrittiva ed eccessivamente scolasticocentrica da cui non riusciamo ancora a staccarci.

D. Quanto peseranno nella valutazione finale della maturità?

R. Il Curriculum non è un documento valutativo ma informativo. Informazioni che, se opportunamente valorizzate in sede di colloquio d’esame, permetteranno effettivamente ad ogni studente di non iniziare la discussione dalla casualità, dalla fortuna o sfortuna di trovare, come in passato, una determinata domanda in una busta, bensì dal suo reale percorso formativo ed educativo che il Curriculum traccia e riporta.

Nuovo anno con le classi pollaio

da ItaliaOggi

Marco Nobilio
Anche nel prossimo anno scolastico le classi saranno formate secondo le vecchie regole. E cioè secondo i parametri dettati dal decreto del presidente della repubblica 81/2009: da un minimo di 18 alunni fino a un massimo di 26 alunni nella scuola dell’infanzia; da 15 a 26 alunni nella primaria; da 18 a 27 alle medie; da 25 a 30 alle superiori. Resta ferma anche la possibilità di derogare il numero massimo fino a un 10% in più. È quanto si evince dalla nuova circolare sugli organici predisposta dal ministero dell’istruzione, che dovrebbe essere emanata nei prossimi giorni. E previsto, comunque, un incremento di posti nell’organico di diritto, nell’ordine di 5mila unità di docenti di sostegno e di 1000 posti di potenziamento nella scuola dell’infanzia.

I posti di sostegno in organico di diritto al 1° settembre prossimo, dunque, raggiungeranno quota 106.179 e i posti di potenziamento, complessivamente e per tutti gli ordini e gradi di scuola, si attesteranno nell’ordine di 50.502 unità. Va detto subito, peraltro, che l’incremento previsto dell’organico del sostegno previsto per il prossimo triennio è pari a 25mila unità: 5mila in più dal prossimo anno, 11mila dal 1° settembre 2022 e altri 9mila dall’anno scolastico 2023/2024. Resta confermato il taglio di 486 posti di insegnante tecno pratico e di 164 docenti laureati nei percorsi di istruzione professionale. Dunque, nonostante la pandemia in corso, il governo non ha ritenuto di introdurre disposizioni speciali per ridurre il numero di alunni per classe.

Sarà possibile qualche scostamento dai parametri solo se nelle scuole di riferimento vi sarà un numero sufficiente di docenti di potenziamento. Fermo restando, però, che in presenza di spezzoni, i dirigenti scolastici dovranno assegnarli ai docenti di potenziamento astenendosi dal nominare supplenti. Sempre che il docente di potenziamento disponibile in organico insegni la stessa materia a cui è imputato lo spezzone. L’amministrazione scolastica, inoltre, ha raccomandato agli uffici periferici di operare sugli organici in modo tale da assorbire il più alto numero di spezzoni possibile. Anche attraverso un aumento del numero di ore di insegnamento settimanale da assegnare ai singoli docenti delle secondarie.

Dunque, in deroga al limite massimo di 18 ore settimanali previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Lo spostamento in avanti del limite massimo che, però non dovrebbe eccedere le 20 ore, sarà finalizzato, oltre che ad assicurare sulle cattedre il maggior numero di docenti di ruolo, anche per limitare al minimo gli esuberi. Ciò anche tramite il consueto assemblaggio di spezzoni su cattedre ubicate in scuole diverse tramite la costituzione di cattedre orario esterne.

Dirigenti scolastici: l’amministrazione centrale ha raccomandato di disporre l’accorpamento delle classi qualora, all’esito dell’acquisizione delle iscrizioni, dovesse risultare che il numero degli alunni sia inferiore a quello previsto. E tale numero sia insufficiente a giustificare la costituzione di due classi. Per contemperare la necessità di rispettare i parametri di legge e, al tempo, stesso, limitare il fenomeno delle classi pollaio, il ministero ha ricordato ai dirigenti scolastici che saranno possibili sdoppiamenti. Ma solo se ciò non comporterà incrementi di organico.

Pertanto, in presenza di docenti di potenziamento in numero utile a coprire l’intero orario delle lezioni, i dirigenti potranno sdoppiare la classe numerosa assegnando la metà degli alunni agli insegnanti «curriculari» e l’altra metà ai docenti di potenziamento. Per quanto concerne l’imputazione dei posti di potenziamento alle classi di concorso e alle tipologie di posto, eventuali modifiche potranno essere disposte dall’ufficio scolastico solo se ciò non determinerà situazioni di esubero. Per esempio, se dovesse verificarsi il pensionamento di un docente della stessa disciplina e della stessa scuola del docente di potenziamento. In quel caso, il docente di potenziamento potrà essere assorbito sulla cattedra lasciata libera dal pensionamento e il posto di potenziamento potrà essere imputato ad altra classe di concorso o tipologia di posto. Fermo restando che i docenti di potenziamento dovranno assorbire gli spezzoni presenti in organico, con conseguente riduzione delle ore di potenziamento in senso stretto. Confermati anche i quadri orari. Nella scuola dell’infanzia, l’orario ordinario, anche il prossimo anno, sarà di 40 ore settimanali elevabili al 50 ore o riducibile a 25 su richiesta delle famiglie.

Nelle scuole primaria l’orario ordinario delle lezioni resta fissato a 27 ore e il tempo pieno a 40 ore settimanali. In presenza di richieste sufficienti a costituire almeno una classe, sarà possibile autorizzare la riduzione a 24 ore. Nelle secondarie di I grado l’orario ordinario rimane fissato a 30 ore, elevabile nel tempo prolungato a 36 o anche fino a 40. Confermati anche gli orari delle superiori e la possibilità di assegnare per continuità didattica anche cattedre con più di 18 ore.

Reclutamento, il Pnrr ci ripensa

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Stabilizzare i docenti precari mediante una selezione per titoli e servizi, come chiede la Lega, o mantenere la competenza centrale nelle procedure di reclutamento degli insegnati, come spinge M5s. Purché, sostengono entrambi i partiti al ministero dell’istruzione, non si parli di sanatoria. Tema caldo quello del reclutamento dei docenti previsto nel Recovery Plan, che oggi il premier Mario Draghi illustrerà in Senato dopo il passaggio ieri alla Camera. Tanto da produrre in poche ore nuove versione della bozza di governo del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), rimettendo in discussione l’ipotesi di un concorso per titoli e esame che avrebbe sostituito il concorso ordinario per prove. Così, nella versione del Pnrr arrivata in Parlamento ci si limita a sottolineare la necessità di «una revisione» dell’attuale sistema di reclutamento «finalizzata a poter coprire, con regolarità e stabilità, le cattedre disponibili con insegnati di ruolo». Una misura che ha come obiettivo strategico un «significativo miglioramento della qualità educativa del sistema educativo del nostro Paese che non può non passare attraverso un innalzamento delle professionalità». Precisando che «il processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022». Fine. Stralciati dalla bozza di venerdì del Pnrr interi passaggi in cui si parlava della necessità per favorire in concreto la formazione continua e l’aggiornamento dei docenti di un sistema di incentivi che si fondasse sull’idea di una progressione di carriera dell’insegnate basata sulla misurazione del rendimento e sulla disponibilità di incrementarlo passando attraverso percorsi di autovalutazione, valutazione e recupero personalizzato delle competenze.

Un nuovo modello di reclutamento che sarebbe stato collegato a un ripensamento della loro formazione iniziale e durante tutta la carriera. In particolare, si intendeva semplificare le attuali procedure concorsuali strutturando la procedura sulla base della valutazione dei titoli curricolari e di servizio e dello svolgimento di una prova computer based si sarebbe formata una graduatoria per coprire tutti i posti vacanti disponibili. Quindi, per i vincitori immessi nelle cattedre si sarebbe avviato un anno di formazione on the job e prova finale, il cui superamento avrebbe determinato l’immissione in ruolo a tempo indeterminato. Una prova conclusiva che sarebbe stata idonea affinché l’insegnate fosse confermato nel posto in cui era stato immesso, dovendo restarci per almeno un triennio. Una riforma del reclutamento scomparsa nella versione del Pnrr arrivata in Parlamento. Restano, tuttavia, delle indicazioni nel paragrafo precedente del Piano, quello dedicato al miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnati.

«La riforma del sistema di reclutamento dei docenti», si legge, «ridisegna le procedure concorsuali per l’immissione nei ruoli del personale docente rafforzando, secondo modalità innovative, l’anno di formazione e prova, mediante una più efficace integrazione tra la formazione disciplinare e laboratoriale con l’esperienza professionale nelle istituzioni scolastiche».

La formazione in servizio nella precedente bozza del Pnrr era definita «obbligatoria per tutto il personale scolastico»: una precisazione che non si ritrova nella nuova versione. Così come è stata stralciato il passaggio che illustrava questo sistema di formazione, che si sarebbe dovuto attuare «attraverso un impianto di moduli formativi che consentono l’acquisizione di crediti formativi professionali spendibili per l’avanzamento della carriera, secondo un sistema meritocratico di valorizzazione e attraverso forme di erogazione che trovano luogo di elezione in una Scuola di Alta Formazione». Tra le riforme della missione istruzione, tuttavia, resta la nascita entro il 2025, con legge da emanare entro il 2022, di una Scuola di Alta formazione e formazione obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico-amministrativo, con risorse pari a 0,03 miliardi di euro. «Una struttura leggera e funzionale» all’erogazione «solo» online dei corsi di formazione per tutto il personale scolastico». Mentre sul fronte della didattica digitale integrata il Pnrr prevede, grazie a 0,8 miliardi di euro, «la creazione di un sistema multidimensionale per la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale», articolato in un polo di coordinamento promosso dal ministero dell’istruzione, che ne assicura l’attuazione coinvolgendo circa 650.000 persone tra docenti e personale scolastico e oltre 8.000 istituzioni educative. Aumentano, intanto, le risorse previste nella bozza del governo Conte del Recovery Plan. Nel nuovo Pnrr finanziamenti per la Missione 4, Istruzione e Ricerca, salgono dai 28,4 miliardi di euro della precedente versione agli attuali 31,9 miliardi di euro, di cui 24,1 miliardi per nuovi progetti e 7,8 per quelli in essere. Circa il 17% delle risorse del Pnrr (221,5 miliardi, quindi andranno all’istruzione e ricerca.

Si torna in presenza per esami e lauree

da ItaliaOggi

Angela Iuliano

Esami e sedute di laurea in presenza nelle università e nelle istituzioni dell’Afam. Ripartita in presenza da ieri, 26 aprile, anche la didattica e le attività degli atenei, dei conservatori e delle accademie. Il decreto riaperture prevede, infatti, un graduale ampliamento di tutte le attività, comprese le lezioni, monitorando costantemente l’andamento locale del numero di contagi e del piano di vaccinazione. Con qualche differenza, pero, tra zone rosse e arancioni. Anche se, ricorda la ministra dell’università Maria Cristina Messa, «la vita universitaria non si è mai fermata in questa emergenza». Ma «non è solo didattica, è fatta anche e soprattutto di scambi, di confronti, di relazioni di cui abbiamo sempre più bisogno. Per questo la decisione del governo, che sono certa vedrà la collaborazione di tutto il sistema accademico, è davvero importante». Dunque, dal 26 aprile 2021 e fino al 31 luglio 2021, nelle zone gialla e arancione, le attività didattiche e curriculari delle università sono svolte prioritariamente in presenza secondo i piani di organizzazione della didattica e delle attività curricolari predisposti nel rispetto di linee guida adottate dal ministero dell’università e della ricerca. Nella zona rossa, invece, i piani degli atenei possono prevedere nel primo periodo lo svolgimento in presenza delle attività formative degli insegnamenti del primo anno dei corsi di studio, con classi con un numero ridotto di studenti e gli altri compagni di corso che seguono le lezioni a distanza. Sull’intero territorio nazionale, prosegue il decreto, «i medesimi piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari prevedono, salva diversa valutazione delle università», lo svolgimento in presenza degli esami, delle prove e delle sedute di laurea, delle attività di orientamento e di tutorato, delle attività dei laboratori. Inoltre, riaprano biblioteche, sale lettura e sale studio. «Tenendo conto anche delle specifiche esigenze formative degli studenti con disabilità e degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento», precisa il provvedimento. Tutte disposizioni che si applicano anche alle istituzioni dell’Afam. Ferme restando le attività dell’alta formazione artistica, coreutica e musicale che devono necessariamente svolgersi in presenza.

Piano Estate, tutte le indicazioni nella nota del MI

da La Tecnica della Scuola

Sono in arrivo 510 milioni di euro per le scuole per avviare attività estive per consentire a studentesse e studenti di recuperare socialità e rafforzare gli apprendimenti.

Con un comunicato stampa, il Ministero ha spiegato quali saranno i punti essenziali e le fasi del Piano Estate, voluto dal Ministro Bianchi.

Alle scuole è stata inviata una nota operativa che illustra nel dettaglio cosa dovranno fare e come dovranno impiegare le risorse che saranno stanziate.

NOTA 643 DEL 27 APRILE 2021

Scuola d’estate: in arrivo 510 mln. Gli organi collegiali programmino le attività

da La Tecnica della Scuola

Un Piano per l’estate da 510 milioni di eurocome ha riferito anche il nostro vice direttore Reginaldo Palermoper consentire a studentesse e studenti di recuperare socialità e rafforzare gli apprendimenti, usufruendo di laboratori per il potenziamento delle competenze (ad esempio Italiano, Matematica, Lingue), di attività educative incentrate su musica, arte, sport, digitale, percorsi sulla legalità e sulla sostenibilità, sulla tutela ambientale. Così il comunicato del Ministero dell’Istruzione.

Obiettivo voluto dal Ministro Patrizio Bianchi utilizzare i mesi estivi per costruire un ponte verso il prossimo anno scolastico, attraverso un’offerta che rappresenta una risposta alle difficoltà emerse nel periodo della pandemia, ma che intende anche valorizzare le buone pratiche e le esperienze innovative nate proprio durante l’emergenza.

Attività complementari a quelle degli enti locali

Le attività saranno complementari e integrate con quelle organizzate dagli Enti locali. Le risorse saranno dedicate soprattutto alle aree più fragili del Paese, in particolare del Sud.

Si legge nel comunicatoLe risorse disponibili, le modalità di utilizzo e gli obiettivi del Piano sono stati illustrati oggi alle scuole con una nota operativa che rappresenta il primo tassello di un’attività di accompagnamento che vedrà il Ministero al fianco dei dirigenti, dei docenti, degli Istituti scolastici, delle studentesse e degli studenti, delle famiglie nelle prossime settimane e per tutta la durata delle attività estive.

Verrà implementato un sito con la raccolta delle informazioni, un help desk dedicato alle scuole, una campagna informativa e partecipativa, anche sui social, con l’hashtag #lascuoladestate, saranno i principali strumenti a disposizione.

Circolare Piano scuola estate 2021

Le dichiarazioni del Ministro Bianchi

“La scuola non si è mai fermata durante tutta la pandemia. È rimasta sempre in contatto con le nostre ragazze e i nostri ragazzi”, sottolinea il Ministro Patrizio Bianchi. “L’emergenza sanitaria ha inevitabilmente accentuato problematiche preesistenti, ha evidenziato le diseguaglianze e accresciuto le fragilità. Per questo abbiamo voluto un Piano di accompagnamento, un ponte tra quest’anno e il prossimo, un’occasione che consenta a bambini e ragazzi di rafforzare gli apprendimenti e recuperare la socialità”.

Prosegue il Ministro: “Utilizzeremo questo periodo estivo per costruire un nuovo inizio. Riporteremo la scuola al centro della comunità, creando spazi di potenziamento delle competenze e di recupero delle relazioni. Stiamo lavorando insieme ai territori, alle associazioni, promuovendo i Patti educativi di comunità. Stiamo attivando un percorso di trasformazione ed evoluzione del nostro sistema di Istruzione, per dare vita ad una scuola più accogliente, inclusiva, basata su apprendimenti personalizzati, parte integrante del tessuto sociale e territoriale. Una scuola ‘affettuosa’, che sappia stare al fianco dei nostri bambini e ragazzi, che, partendo dai più fragili, sia punto di riferimento per tutta la comunità e le famiglie”.

Le fasi del Piano

Le attività del Piano si articoleranno in tre fasi:

  • Fase I, potenziamento degli apprendimenti (a giugno): sarà dedicata al rinforzo e al potenziamento degli apprendimenti attraverso attività laboratoriali, scuola all’aperto, studio di gruppo, da effettuare anche sul territorio, con collaborazioni esterne o con il terzo settore.
  • Fase II, recupero della socialità (luglio e agosto): proseguiranno le attività di potenziamento degli apprendimenti che saranno affiancate più intensamente da attività di aggregazione e socializzazione in modalità Campus (con attività legate a Computing, Arte, Musica, vita Pubblica, Sport). Ci saranno moduli e laboratori di educazione motoria e gioco didattico, canto, musica, arte, scrittura creativa, educazione alla cittadinanza, debate, educazione alla sostenibilità, educazione all’imprenditorialità, potenziamento della lingua italiana e della scrittura, potenziamento delle competenze scientifiche e digitali (coding, media education, robotica). Le attività potranno svolgersi in spazi aperti delle scuole e del territorio, teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, con il coinvolgimento del terzo settore, di educatori ed esperti esterni;
  • Fase III, Accoglienza (settembre, fino all’avvio delle lezioni): connessa con le precedenti, sarà di vero e proprio avvio del prossimo anno scolastico. Proseguiranno le attività di potenziamento delle competenze e di accompagnamento di studentesse e studenti al nuovo inizio.

Le scuole programmeranno le attività all’interno degli organi collegiali e informeranno le famiglie. La partecipazione da parte di studentesse e studenti sarà su base volontaria. Le attività si svolgeranno nel rispetto delle misure di sicurezza anti-Covid.

Le risorse

Il pacchetto di risorse disponibili per le scuole ammonta a 510 milioni150 milioni provengono dal decreto sostegni, altri 320 milioni dal PON per la scuola (risorse europee), 40 milioni dai finanziamenti per il contrasto delle povertà educative.

150 milioni del dl sostegni saranno distribuiti attraverso un decreto del Ministero, sulla base del numero di alunni, per una media di circa 18mila euro per scuola.

Sarà poi disponibile sul sito www.istruzione.it/pianoestate un bando PON (risorse europee) dedicato da 320 milioni, utilizzabili soprattutto nelle aree con maggiori disuguaglianze economiche e sociali. Le scuole potranno fare domanda fino al 21 maggio prossimo. I fondi, di cui circa il 70% è destinato alle regioni del Sud, potranno essere spesi sino al termine dell’anno scolastico 2021/2022, nella logica di un piano di trasformazione che partirà dall’estate e proseguirà durante il prossimo anno scolastico. Le risorse PON saranno disponibili anche per le scuole paritarie (che svolgono il servizio con modalità non commerciali) e per i CPIA (Centri per l’istruzione degli adulti).

Altri 40 milioni deriveranno dal fondo per l’ampliamento dell’offerta formativa e il contrasto della povertà educativa. Questi fondi saranno assegnati alle Istituzioni scolastiche in funzione delle tipologie di progetti da attivare, sarà possibile collaborare con il terzo settore e realizzare patti educativi di comunità.

Misure di accompagnamento

All’interno della piattaforma Help Desk Amministrativo Contabile sarà realizzata una sezione per fornire assistenza nella programmazione, gestione e rendicontazione delle attività estive: un servizio gratuito (al numero 800 903 080) dedicato ai dirigenti scolastici, ai direttori dei servizi generali ed amministrativi e agli assistenti amministrativi. Il Ministero metterà poi a disposizione delle scuole uno strumento per rendere trasparente il crowdfunding attraverso la piattaforma IDEArium, che supporterà gli istituti nell’eventuale ulteriore ricerca di risorse da parte di sostenitori privati, aziende ed altri enti collettivi per finanziare il “Piano Estate”. In collaborazione con l’Indire, sarà avviato un progetto di accompagnamento, anche nella progettazione e nel reperimento delle risorse, a favore di quelle scuole che presentano più elevati tassi di dispersione e maggiori difficoltà di contesto. Sempre Indire metterà a disposizione una biblioteca digitale con esperienze di metodologie didattiche innovative. Sul sito del Ministero è prevista una sezione dedicata al Piano Estate (www.istruzione.it/pianoestate), dove trovare tutte le iniziative di finanziamento messe a disposizione delle Istituzioni scolastiche e le informazioni utili per studenti e famiglie. Sarà possibile essere aggiornati sulle attività del Piano seguendo l’hashtag #lascuoladestate: sarà parte di una campagna dedicata sui social del Ministero che avrà lo scopo di dare informazioni di servizio, ma anche di dare visibilità alle attività delle scuole.

Scrutini finali entro il termine delle lezioni, parere del CSPI

da La Tecnica della Scuola

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso l’atteso parere sullo schema di “ordinanza del Ministero dell’Istruzione concernente gli scrutini finali per l’anno scolastico 2020/2021”.

TESTO PARERE 27/4/2021

L’ordinanza, in particolare, propone che gli scrutini possano essere effettuati entro il termine delle lezioni fissato dai calendari delle Regioni e delle Province autonome, fermo restando l’avvio degli stessi non prima del 1° giugno 2021.

Nel ritenere “condivisibile un’indicazione non prescrittiva della calendarizzazione degli scrutini”, il CSPI auspica che “le singole Istituzioni Scolastiche possano in autonomia gestire i tempi in base alle proprie esigenze organizzative, tenendo conto della necessità di raccogliere tutte le evidenze utili per effettuare una valutazione che consideri le complesse modalità del processo di insegnamento/apprendimento di questo particolare anno scolastico“.

Infine, il CSPI chiede di eliminare il richiamo al completamento di almeno duecento giorni di lezione prima dell’inizio degli scrutini “in quanto l’espletamento degli stessi è connesso al completamento delle attività di valutazione e non al numero di giorni assegnato allo svolgimento delle lezioni dell’anno scolastico“.

Il parere è dunque favorevole, a condizione che siano apportate al testo tutte le modifiche richieste.

PNRR: i docenti avranno una carriera

da Tuttoscuola

Una novità importante, che dovrà però passare al vaglio dei sindacati, che in passato vi si sono sempre opposti, è quella costituita dal passaggio del PNRR in cui si profila uno sviluppo di carriera “per tutto il personale scolastico” legato non (o non solo) all’anzianità ma anche a un “sistema di formazione in servizio obbligatoria” basato su “un impianto di moduli formativi che consentono l’acquisizione di crediti formativi professionali spendibili per l’avanzamento della carriera, secondo un sistema meritocratico di valorizzazione e attraverso forme di erogazione che trovano luogo di elezione in una Scuola di Alta Formazione”.

Più avanti il PNRR aggiunge che “Per favorire in concreto la formazione continua e l’aggiornamento occorre un sistema di incentivi che si fondi sull’idea di una progressione di carriera dell’insegnante basata sulla misurazione del rendimento e sulla disponibilità di incrementarlo passando attraverso percorsi di autovalutazione, valutazione e recupero personalizzato delle competenze”.

Tempi serrati per un’operazione rivoluzionaria: “Il processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022”. La riforma “mira a costruire un sistema di formazione di qualità per il personale della scuola in linea con un continuo sviluppo professionale e di carriera, attraverso l’istituzione di un organismo qualificato deputato alle linee di indirizzo della formazione del personale scolastico in linea con gli standard europei, alla selezione e al coordinamento delle iniziative formative, collegandole alle progressioni di carriera, come previsto nella riforma relativa al reclutamento”.

Determinante è il ruolo della ‘Scuola di Alta Formazione’, definita come “Agenzia del Ministero dell’istruzione”, che avrà “una struttura leggera e sarà dotata di un comitato tecnico-scientifico di elevato profilo professionale (Presidenti di INDIRE, INVALSI, Accademia dei Lincei, rappresentanti OCSE e UNESCO, Coordinatore dei Dipartimenti universitari di pedagogia che partecipano in ragione del loro incarico e senza oneri ulteriori)” e farà capo dal punto di vista amministrativo al Ministero, Dipartimento per il sistema educativo di istruzione formazione.

Si specifica inoltre che “la Scuola svolgerà funzioni di indirizzo e coordinamento dell’attività formativa per tutto il personale scolastico. Saranno coinvolti, non solo Indire e Invalsi ma anche Università italiane e straniere”. Grande spazio è riservato allo sviluppo delle competenze digitali del personale scolastico e per la Didattica digitale integrata.

Infine, si precisa che “la promulgazione della legge è prevista nel 2022 e la piena attuazione della riforma avverrà entro il 2025”. Nessun accenno ai sindacati, neppure un “sentiti”. Ma c’è da scommettere che saranno loro a farsi sentire su una materia, come quella della carriera e dei relativi aspetti retributivi, sulla quale essi da sempre rivendicano la propria esclusiva competenza negoziale.

Maturità 2021: chi potrà svolgere il colloquio a distanza e come fare domanda

da Tuttoscuola

Per il mezzo milione di candidati che a cominciare dal prossimo 16 giugno affronteranno la maturità 2021 con la sola prova del colloquio è stato scongiurato, così come avvenne anche l’anno scorso, il rischio di non potere affrontare in presenza il primo esame importante della loro vita e dovere discutere con i membri della commissione in videoconferenza. Senza prove scritte maturità 2021 a causa dell’emergenza pandemica, affronteranno l’esame di Stato con la sola prova del colloquio discusso con i commissari per una durata massima di un’ora. Discuteranno il colloquio in presenza cinque candidati al giorno.

Colloqui maturità 2021 in presenza, dunque, ma non per tutti. Infatti, regolamentata dall’articolo 8 dell’ordinanza ministeriale n. 53 del 3 marzo scorso, è prevista la possibilità per candidati in particolari condizioni di affrontare il colloquio in videoconferenza.

In particolare sono i candidati ricoverati in ospedale o per ragioni diverse impossibilitati a lasciare il domicilio a richiedere di effettuare il colloquio non in presenza. Anche i candidati detenuti in carcere possono avvalersi di questa possibilità.

I candidati che si trovano in queste condizioni devono presentare domanda documentata al dirigente scolastico del proprio istituto (al coordinatore didattico se in scuola paritaria) prima dell’insediamento della commissione d’esame prevista quest’anno alle ore 8,30 del prossimo 14 giugno.

Se l’impedimento sopravviene dopo tale data, la domanda documentata deve essere indirizzata al presidente della commissione d’esame. Spetta al dirigente scolastico (o al presidente di commissione) predisporre la modalità di svolgimento del colloquio maturità 2021 in videoconferenza.

Sono lontani i tempi in cui, per le stesse ragioni ostative, il colloquio si svolgeva presso il candidato degente e i membri della commissione si recavano presso di lui. Di seguito il testo della disposizione.

“I candidati degenti in luoghi di cura od ospedali, detenuti o comunque impossibilitati a lasciare il proprio domicilio nel periodo dell’esame, inoltrano al dirigente/coordinatore prima dell’insediamento della commissione o, successivamente, al presidente della commissione d’esame, motivata richiesta di effettuazione del colloquio fuori dalla sede scolastica, corredandola di idonea documentazione. Il dirigente/coordinatore – o il presidente della commissione – dispone la modalità d’esame in videoconferenza. L’esame in videoconferenza è utilizzato anche per gli esami di Stato delle sezioni carcerarie, qualora risulti impossibile svolgere l’esame in presenza.(art. 8 dell’OM 53/2021)”.

Vi è un’altra previsione connessa con la situazione pandemica. Se infatti la situazione dovesse aggravarsi, potrebbe essere necessario lo svolgimento del colloquio maturità 2021 in videoconferenza anche per i candidati non ricoverati.

Lo ha previsto la stessa ordinanza 53/2021 che in proposito ha disposto: “I dirigenti preposti agli USR dispongono altresì, ove necessario, lo svolgimento degli esami di Sato in modalità telematica nella regione di pertinenza, con riguardo alle specifiche situazioni territoriali, in conseguenza dell’evoluzione della situazione epidemiologica e delle disposizioni ad essa correlate”.

Le due spine per Bianchi: mancanza di locali e numerosità delle classi

da Tuttoscuola

Il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, in alcune dichiarazioni di questi giorni sul ritorno a scuola in sicurezza ha indicato due gravi ostacoli da rimuovere: la numerosità di molte classi che non assicurano il distanziamento anti contagio, e la mancanza di spazi per accogliere le classi pollaio divise. Si tratta di due ostacoli interdipendenti che il ritorno in classe in presenza (fino anche al 100%) da oggi, 26 aprile, ha fatto esplodere soprattutto negli istituti superiori che, come è noto, detengono lo spiacevole primato di molte classi (soprattutto nel primo anno di corso) con oltre 29 studenti.

Fino ad oggi l’alternanza del 50% di studenti in presenza a scuola o in DAD a casa aveva mascherato il problema della mancanza di aule (per metà vuote a giorni alterni), consentendo quasi sempre di rimediare alla numerosità delle classi.

Ora però, nel momento in cui la presenza di studenti delle superiori a scuola sarà totale, quasi tutti i problemi già emersi nella primavera scorsa, e non adeguatamente risolti in questi mesi, riaffioreranno prepotentemente.

Di fronte alla numerosità delle classi, come molti ricordano, erano state previste risorse per assumere il cosiddetto personale Covid (circa 60 mila docenti e 10 mila Ata) da utilizzare nelle classi sdoppiate, ma evidentemente non hanno coperto l’emergenza oppure non hanno operato in nuovi spazi creati per ospitare le classi sdoppiate grazie alla presenza al 50%.

Il fatto che il ministro Bianchi, in carica da metà febbraio, abbia rimarcato la permanenza dei due ostacoli dell’affollamento irrisolto delle classi e della mancanza di spazi alternativi (anche lui come il suo predecessore Azzolina ha parlato di lezioni all’aperto, nei cortili, nei musei) lascia chiaramente intendere che in tutto questo tempo non si è fatto molto per rimuoverli efficacemente.

Ma affrontiamo nel merito le spine che ora incalzano l’operato di Bianchi.

La numerosità della classe ostacolo per una didattica efficace

da Tuttoscuola

L’elevata numerosità delle classi non costituisce certamente la condizione ideale per una gestione didattica funzionale.

L’insegnamento individualizzato – fatte salve rare esperienze di organizzazione per gruppi – diventa pressoché impossibile, soprattutto, se, oltre all’elevato numero di alunni, sono presenti in classe ragazzi BES (con bisogni educativi speciali).

Sono gli alunni più fragili o con difficoltà di apprendimento a risentire di questa condizione che, spesso, li emargina e li porta gradualmente all’esclusione: l’elevata numerosità concorre indubbiamente a indurre molti alunni all’abbandono a causa dell’insuccesso scolastico su cui incide anche il rapporto critico docente-alunno.

Inoltre la numerosità della classe rappresenta per gli insegnanti una condizione lavorativa complessa che determina difficoltà di organizzazione dell’ambiente di apprendimento e propizia la modalità dell’insegnamento tradizionale, acuita dalla emergenza pandemica.

La lotta alle classi pollaio, un obiettivo che da sempre aveva visto in prima linea proprio la Azzolina – tra l’altro prima firmataria di una proposta di legge in merito che giace in Parlamento – poteva trovare nella fase di rilancio della scuola all’apertura di settembre una particolare condizione favorevole per essere ripresa e portata a conclusione, considerato anche il condizionamento delle misure anticovid. Tuttoscuola aveva suggerito come.

Infatti l’art. 231-bis della legge di conversione del decreto legge 34 “Rilancio” aveva previsto norme speciali in deroga, da realizzare con apposita ordinanza ministeriale, per“derogare, nei soli casi necessari al rispetto delle misure di cui all’alinea ove non sia possibile procedere diversamente, al numero minimo e massimo di alunni per classe previsto, per ciascun ordine e grado di istruzione, dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81”;

Il potere di intervenire con ordinanza in deroga su quei parametri poteva consentire di concretizzare immediatamente le proposte della ministra in atti concreti con effetto immediato.

Ma quell’ordinanza in deroga consentita dall’art. 231-bis non ha ancora visto la luce.

La ministra Azzolina l’ha ignorata; il ministro Bianchi forse potrebbe farla vivere, MEF permettendo, s’intende.

Avviso pubblico Apprendimento e socialità

AVVISO PUBBLICO
REALIZZAZIONE DI PERCORSI EDUCATIVI VOLTI AL POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE E PER L’AGGREGAZIONE E LA SOCIALIZZAZIONE DELLE STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI NELL’EMERGENZA COVID-19

Programma Operativo Nazionale (PON E POC)
“Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020
finanziato con FSE E FDR Asse I – Istruzione –
Obiettivi Specifici 10.1, 10.2 e 10.3 – Azioni 10.1.1, 10.2.2 e 10.3.1

Prot. 9707 del 27 aprile 2021