Scuola come priorità

Scuola, il Ministro Patrizio Bianchi: “È priorità per Governo e centrale nella vita del Paese”

“La scelta del Governo è chiara. La scuola è una priorità nella sua azione. Ed è centrale nella vita del Paese, così come lo sono le prossime settimane nel percorso delle nostre studentesse e dei nostri studenti, in particolare di quelli che si apprestano a sostenere gli Esami di fine ciclo”. Lo dichiara il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi.

“Con la scelta di oggi mandiamo un messaggio di speranza e di responsabilità. Dobbiamo progressivamente tornare alla normalità, a una nuova normalità, e dobbiamo farlo a partire dalla scuola. Nei prossimi giorni lavoreremo con i nostri Uffici territoriali, gli Enti locali, le scuole, i tavoli prefettizi. Saremo come sempre al fianco della comunità scolastica”, conclude il Ministro.

Tavoli di lavoro con le OO.SS.

L’ANP incontra il Ministro Bianchi: a breve i tavoli di lavoro con le OO.SS.

L’ANP oggi ha incontrato, in videoconferenza, il Ministro Bianchi per comunicazioni urgenti destinate alle organizzazioni sindacali. 

Il Ministro ha annunciato che, già a partire dalla prossima settimana, sulla base di un documento programmatico che sarà reso noto a breve, verranno attivati tre tavoli di lavoro coordinati dal Ministero dell’istruzione per intervenire su tematiche di interesse per la scuola nell’immediato e in prospettiva. Si tratta dei tavoli sul reclutamento del personale, sull’organizzazione scolastica e sulla riforma degli ITS. 

Per quanto riguarda la tematica del primo tavolo, peraltro già presente all’interno del PNRR, il Ministro ha evidenziato la necessità di prevedere forme di reclutamento del personale che, una volta a regime, consentano di rendere definitivamente regolari e stabili le modalità di accesso al mondo della scuola. Nel frattempo, occorre anche far fronte alla gestione della complessa situazione transitoria determinata dai grandi numeri del precariato della scuola. 

Il secondo tavolo intende affrontare il tema dell’organizzazione scolastica facendo leva sui due elementi determinanti che la connotano: autonomia e responsabilità. 

Il terzo tavolo, infine, è imperniato sulla riforma degli ITS la cui valorizzazione, sempre più necessaria per lo sviluppo professionale e lavorativo degli studenti, deve essere, secondo il Ministro, ancorata solidamente al sistema didattico, anche attraverso la presenza di personale docente stabile.  

Il Ministro, infine, ha ribadito la centralità della scuola nella volontà e nella visione dell’esecutivo, anche in vista di un rapido ritorno in classe di tutti gli studenti. 

L’ANP ha dichiarato la piena disponibilità dell’Associazione a partecipare, con spirito costruttivo e di prospettiva, ai tavoli ministeriali. Ha anche aggiunto che, nella previsione di una ripresa in tempi brevi delle attività scolastiche così come disegnata dal Governo, occorre tenere conto delle molte criticità sino ad oggi mai risolte – quali, ad esempio, quelle date dai trasporti – che hanno, di fatto, impedito la regolarità della frequenza degli studenti. Nessun nuovo tentativo di rientro in classe potrà avere buon esito in assenza di soluzioni concrete.  

Organico dei dirigenti scolastici a.s. 2021/2022

Organico dei dirigenti scolastici a.s. 2021/2022: per l’ANP tutte le sedi devono essere rese disponibili

L’ANP ha partecipato oggi, in videoconferenza, all’incontro promosso dal Ministero dell’istruzione durante il quale il Capo Dipartimento recentemente insediatosi, Dott. Stefano Versari, ha reso l’informativa sul decreto ministeriale che dovrà determinare la consistenza dell’organico dei dirigenti delle scuole per l’anno scolastico 2021/2022 e la sua ripartizione su base regionale.  

Si tratta di un provvedimento necessariamente preliminare al conferimento degli incarichi dirigenziali in scadenza triennale – la cosiddetta mobilità dei dirigenti scolastici – e all’immissione in ruolo, con decorrenza 1° settembre 2021, dei vincitori di concorso. 

Il Capo Dipartimento, in premessa, ha evidenziato il dovere etico di “andare avanti” nonostante lo sgomento che la comunità del mondo della scuola sta vivendo in queste ore. Ha espresso, quindi, disponibilità ad ascoltare le organizzazioni sindacali sulle tematiche più rilevanti per i dirigenti delle scuole. 

L’ANP, dopo aver manifestato la sua commozione per la vicenda che sta coinvolgendo la Dott.ssa Boda di cui abbiamo sempre apprezzato anche le qualità umane, ha sottolineato l’urgenza, oggi più che mai, di riflettere sul contemperamento tra il diritto di stampa e il rispetto della persona.  

Circa la determinazione dell’organico dei dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2021/2022, abbiamo sottolineato l’importanza di definirne la consistenza includendo anche le sedi che, ai sensi dell’articolo 1, comma 978, della legge 178/2020 risultano normodimensionate per il prossimo anno scolastico. L’inclusione dovrebbe avere effetti sul conferimento dei nuovi incarichi nelle fasi di mobilità intraregionale e interregionale nonché sull’immissione in ruolo dei nuovi dirigenti scolastici vincitori di concorso.  

Abbiamo ribadito la nostra richiesta di rendere permanenti i criteri di dimensionamento contenuti nella legge di bilancio. Tale disposizione può contare, per la sua applicazione, sullo specifico finanziamento previsto dal comma 979: “per l’attuazione di quanto previsto al comma 978 è autorizzata la spesa di 13,61 milioni di euro per l’anno 2021 e di 27,23 milioni di euro annui per l’anno 2022”. La necessità di assicurare un DS e un DSGA a tutte le istituzioni scolastiche che soddisfano i requisiti previsti dal comma 978 va dunque, a nostro parere, assolutamente garantita così come vanno assicurati gli effetti sulla consistenza dell’organico. Includere queste sedi nell’organico del prossimo anno deve costituire uno strumento per rendere più flessibile anche la gestione delle criticità che riguardano i colleghi in servizio in regioni diverse da quelle di residenza. 

A tal proposito, l’ANP ha ribadito che è necessario aumentare il limite del 30% per la definizione del numero delle sedi per la mobilità interregionale anche ricorrendo a un intervento legislativo avente carattere di urgenza, senza disperdere il lavoro già avviato tra le organizzazioni sindacali e la precedente Viceministra Ascani. A tal fine, abbiamo anche proposto di valorizzare l’istituto del mutamento di incarico per ragioni straordinarie, individuando queste nell’emergenza pandemica. Abbiamo, infine, chiesto informazioni circa le procedure di immissione in ruolo di coloro ai quali il Consiglio di Stato ha di recente riconosciuto il diritto di permanere nella graduatoria dei vincitori del concorso del 2011 in Campania. 

Circa le tematiche riguardanti i colleghi da affrontare e risolvere velocemente, abbiamo portato l’attenzione sul FUN e sull’inaccettabile tempistica dei controlli da parte dell’UCB. In questo momento, i colleghi ricevono una retribuzione di cui ignorano la reale consistenza: i contratti integrativi regionali vigenti sono per lo più quelli dell’anno scolastico 2016/2017 e nessun dirigente scolastico sa se la retribuzione che gli viene corrisposta sia quella effettivamente spettante o se dovrà restituire quanto percepito. Alcuni dirigenti scolastici, inoltre, non hanno ancora ricevuto la retribuzione di posizione parte variabile da quando sono entrati in servizio, sebbene vari tribunali, aditi dai colleghi con il supporto dell’ANP, si siano pronunciati favorevolmente con soccombenza dell’Amministrazione. 

Anche il recente avvio del confronto tra Amministrazione e organizzazioni sindacali sulla pesatura delle posizioni dirigenziali, previsto dal CCNL dell’area istruzione e ricerca 2016-2018, deve essere necessariamente orientato ad evitare ripetizioni a danno dei colleghi. 

L’ANP ha anche chiesto al Capo Dipartimento di adoperarsi affinché i criteri che disciplinano le procedure della mobilità siano applicati in modo uniforme da tutti gli USR. La medesima uniformità deve essere garantita anche in riferimento al rispetto della tempistica delle visite ispettive: molto spesso tali visite si concludono ben oltre i 30 giorni stabiliti dalla legge 241/1990 senza che l’incarico ispettivo sia formalmente reiterato. Ne consegue una situazione inaccettabile che vede il dirigente destinatario della visita ispettiva “sotto inchiesta” sine die con l’aggravante che, molto spesso, non è destinatario della relazione ispettiva che lo riguarda se non a seguito di specifica istanza di accesso. 

L’Amministrazione ha riferito che, per quanto concerne il FUN 2019/2020, ha già inviato agli organi di controllo del MEF il decreto di ripartizione delle risorse stanziate dalla legge 178/2020 per evitare le ripetizioni. Al momento, risulta parimenti sottoposto al vaglio degli organi di controllo il decreto interministeriale MI-MEF relativo alle risorse aggiuntive per il FUN 2017/2018 e 2018/2019. 

Ha sottolineato inoltre che l’organico dei dirigenti per l’anno scolastico 2021/2022 aumenta proprio a seguito degli effetti della legge di bilancio. 

L’Amministrazione ha affermato che le istituzioni scolastiche con numero di alunni pari o superiore a 500 – o 300 in alcune particolari circostanze – non costituiscono sedi stabili in quanto rese disponibili dalla legge di bilancio solo per l’anno scolastico 2021/2022. Inoltre, anche sulla base della relazione tecnica relativa alla stessa legge, tali istituzioni non possono costituire sedi disponibili per la mobilità interregionale perché potrebbero determinare situazioni di esubero. Circa i pensionamenti, il numero di sedi che dovrebbero essere rese disponibili sono circa 470: il riparto regionale sarà reso noto in seguito. Sull’immissione dei vincitori del ricorso relativo al concorso del 2011 in Campania, infine, l’Amministrazione ha dichiarato che fornirà un’informativa specifica.  

L’ANP ha ribadito che rendere disponibili queste sedi solo per movimenti all’interno delle singole regioni vanifica, da un lato, l’intento della legge di bilancio; dall’altro, determina una situazione a dir poco singolare: ‘coprire’ con un DS e un DSGA queste sedi per un solo anno nell’ambito intraregionale comporterebbe ‘scoprirne’ altre per lo stesso anno. Al termine di questo, la sede diventerebbe disponibile per altro incarico così come le due figure dovrebbero rientrare nella sede di provenienza. 

È necessario affrontare nei tempi più brevi una situazione che definire paradossale è poco. 

Continueremo a tenere tempestivamente informati tutti i colleghi di tutti gli sviluppi della vicenda. 

Parlami libro

Parlami libro: come audiolibri e podcast stanno cambiando il mercato editoriale

Agenda Digitale del 16/04/2021

Nel 2020 il valore degli abbonamenti alle piattaforme di audiolibri ha raggiunto quota 17,5 milioni, a cui aggiungere circa 800 milioni di audiolibri fisici, in crescita del 94% rispetto al 2019. I segnali della crescita, cosa è cambiato, le questioni aperte.

In tre anni, dal 2017 al 2020, gli ascoltatori di audiolibri sono cresciuti del +29%. Il 10% della popolazione, in proiezione 4,5 milioni di individui, a fronte dei 3,5 milioni del 2017 che, dai 14 ai 75 anni, affermavano di aver ascoltato almeno un audiolibro nei dodici mesi precedenti. Audiolibro, non podcast.
Nello stesso arco di tempo, neanche la lettura di e-book da tutti i dispositivi ha saputo far meglio: + 25%, da 10,9 a 13,6 milioni di lettori. La lettura di libri, sia saggistica, narrativa letteraria e di genere, manualistica, graphic novel e fumettistica, rimane sostanzialmente stabile, con una leggera ma costante tendenza al decremento, contenuta in un -4% tra 2017 e 2020.
Anche al netto delle trasformazioni avvenute in un anno come il 2020 nei comportamenti di lettura e nei modi con cui il pubblico si procura i “contenuti editoriali” da leggere, il trend di utilizzo dell’audiolibro è da molti anni in positivo (Audible arriva in Italia nel maggio 2016, Storytel nel giugno 2018). Cosa comporta per il mercato editoriale?

I segnali della crescita della lettura ad alta voce
Da tempo, diversi segnali hanno indicato come la lettura ad alta voce e, più in generale, l’oralità stessero diventando una modalità di espressione, ma anche di consumo editoriale e culturale. Una modalità che sempre più spesso iniziava ad affiancare la pagina scritta o lo schermo e che riguardava sempre più da vicino il mondo editoriale.
Un indicatore del ruolo assunto dalla “voce” era già segnato dalla frequenza e dal pubblico sempre maggiori delle letture pubbliche in occasione di festival letterari, della convegnistica in saloni, biblioteche, librerie.
Un’indagine del 2016 dell’Osservatorio Mobile B2C Strategy del Politecnico di Milano ha inoltre sottolineato come l’80% degli intervistati avesse utilizzato, nei 12 mesi precedenti, almeno una volta un messaggio vocale. Il 35% ha affermato di farlo “sempre” o “spesso”, tra i Millennials il 41%.
Dati da prendere, come sempre, con le dovute cautele ma che hanno segnalato il sostrato su cui si è appoggiato il fenomeno degli audiolibri (e dei podcast: circa 7 milioni di persone tra 16-64 anni; Fonte: IPSOS, 2019), arrivato in Italia con grande ritardo, rispetto ad altri Paesi europei e del nord Europa in particolare, ma anche rispetto agli Stati Uniti.
Arrivato in ritardo, tuttavia ne rispecchia già le motivazioni e i benefit cercati anche dai “lettori” di mercati maggiormente maturi: nel 2019, nell’indagine dell’Osservatorio Aie sulla lettura e i consumi culturali, il 35% degli intervistati ha sottolineato la possibilità di entrare in un mondo narrativo (ma non solo) mentre si sta svolgendo un’altra attività come guidare, correre, viaggiare, pulire casa; un altro 29% di poterlo fare nel luogo e nel momento preferito; e già un altro 10% ha evidenziato il vantaggio di ascoltare molti libri con la formula dell’abbonamento e non solo il download o l’acquisto del Cd.

Audiolibri e podcast: cosa è cambiato nel 2020
Sul versante della comunicazione, un nuovo social network come Clubhouse si sta ponendo all’attenzione delle case editrici come un nuovo potenziale canale di comunicazione con il proprio pubblico.
È significativo che, dopo 12 mesi di presentazioni di libri, festival, incontri tutti spostati dal mondo fisico a quello virtuale attraverso le piattaforme per le teleconferenze, si imponga all’attenzione un social che cancella il video e mette al centro la “nuda” voce al centro.
L’oralità diventa, come per i vocali su whatsapp, il mezzo di una comunicazione veloce che però può essere organizzata in maniera efficace dagli editori per far incontrare gli scrittori con il proprio pubblico attraverso formati tutti da esplorare: l’Associazione Italiana degli Editori ha recentemente promosso un webinar per affrontare questi temi e accompagnare gli editori in questo nuovo percorso. Più in generale, si segnala un riposizionamento della “voce” rispetto a lettura di testi scritti o immagini.
Ma è sul versante del prodotto, e quindi i «libri parlanti» che si cela il cambiamento più significativo. Nell’anno della pandemia, infatti, il giro d’affari degli audiolibri, misurato come valore degli abbonamenti alle piattaforme, la modalità di consumo ad oggi prevalente in Italia, ha raggiunto quota 17,5 milioni a cui aggiungere circa 800 mila euro di audiolibri fisici, in crescita del 94% rispetto al 2019: praticamente raddoppiato. Se guardiamo al dato delle ore ascoltate, l’aumento è stato dell’80%.
L’audiolibro è oggi un media utilizzato dal 12% degli italiani. Di fatto, la narrazione “in cuffia” sta uscendo dalla nicchia molto velocemente per diventare un fenomeno di massa: la pandemia sicuramente è stato un acceleratore, ma le ragioni vanno oltre all’emergenza tanto è vero che oggi l’audiolibro è un prodotto già molto diffuso in Paesi come gli Usa e, in tutto il mondo, si stima un giro d’affari pari a tre miliardi di euro.
In Italia, per adesso, l’audiolibro copre il 7,4% del mercato della varia (romanzi e saggistica) e degli oltre 4 milioni di italiani che ascoltano audiolibri, il 40% di loro li sceglie solo o anche in lingua straniera (Fonte: Osservatorio AIE sui consumi culturali).
Guardando alle tecnologie, il primo supporto attraverso cui si ascolta un audiolibro digitale è lo smartphone (81% delle indicazioni); ma è comunque significativa la percentuale di chi utilizza per ascoltarlo anche gli smartspeaker: il 31%, pari a 1,3 milioni di persone. Questi ultimi dati si riferiscono al periodo precedente la pandemia ma indicano già un trend che ha assunto nel 2020 dimensioni ancora più rilevanti: l’audiolibro è uscito dal territorio tradizionale del commuting, dello spostamento da casa al lavoro e viceversa, per diventare un’attività interstiziale, che riempie i buchi della giornata, che accompagna l’ascoltatore nei tempi morti casalinghi.

Audiolibri e podcast: le questioni aperte
La pervasività dell’audiolibro pone questioni tecnologiche e politiche di non poco conto: la prima riguarda la questione dei formati che per anni è stata, e in parte è ancora, uno dei fattori critici per la diffusione dell’e-book.
L’obiettivo di sistema è superare la frammentazione che caratterizza attualmente il mercato, in cui ogni singola piattaforma di vendita fornisce le proprie specifiche per la pubblicazione degli audiolibri, con notevoli complicazioni per produttori e distributori. Sono adesso disponibili nuove specifiche, sono stati definiti metadati standard per permettere di individuare le informazioni bibliografiche essenziali di una pubblicazione (come titolo, autore, copertina), l’elenco delle risorse audio e l’indice di navigazione dei contenuti, favorendo così maggiore interoperabilità. Si stanno cominciando a mettere a punto le prime implementazioni commerciali che permetteranno di testarle e di raccogliere eventuali ulteriori esigenze. Al termine di questa prima fase le specifiche diventeranno raccomandazioni del W3C.
La seconda questione, tutta interna al mondo editoriale ma in qualche modo legata alla questione dei formati, riguarda il rapporto tra le piattaforme di distribuzione e gli editori.
Ad oggi, in Italia, il modello prevalente è quello dell’abbonamento che dà accesso, dietro pagamento di un canone mensile, all’intera libreria messa a disposizione della piattaforma stessa. In altri Paesi dove il mercato è più maturo, come gli Stati Uniti, gli editori sono restii ad accettare questo modello di business che, tra le altre cose, lascia alle piattaforme il controllo dei dati di ascolto, cruciali in una logica di big data nella costruzione di strategie e cataloghi più vicini alle esigenze degli ascoltatori. Detto in altro modo, oggi gli editori ricevono dalle piattaforme il dato delle ore ascoltate rispetto ai testi messi a disposizione, ma non altri tipi di metriche che invece possono essere strategiche.

Ministero e Rai Cultura verso gli Esami di Stato

L’Esame di Stato del secondo ciclo, la Maturità 2021, con tutte le sue novità: dall’elaborato, che sarà assegnato a ciascuna ragazza e ciascun ragazzo entro fine aprile, alle modalità di svolgimento del colloquio, al Curriculum dello Studente. Sarà questo il tema al centro del nuovo appuntamento “La Scuola in Tivù – Percorsi di Maturità”, in onda su Rai Scuola, dal 19 al 29 aprile, dal lunedì al giovedì, con due puntate quotidiane, dalle 15.30 alle 16.30, in replica dalle 19.30 alle 20.30. Tutti i contenuti resteranno poi sempre a disposizione della comunità scolastica sul portale di Rai Scuola (https://www.raiscuola.rai.it/) e su Rai Play (https://www.raiplay.it/).

Protagonisti degli approfondimenti che andranno in onda nei prossimi giorni saranno esperti individuati dal Ministero dell’Istruzione che illustreranno, puntata dopo puntata, cosa è e come si struttura l’elaborato (anche con esempi relativi ai diversi percorsi scolastici), come si articola il colloquio, come si compone e si compila il Curriculum dello Studente. Non mancheranno, poi, momenti specifici di approfondimento sull’analisi del testo, sui Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) e sull’insegnamento dell’Educazione civica.

Sarà dedicata agli Esami di Stato 2021 anche la programmazione del venerdì di #maestri, in onda dal 7 maggio al 25 giugno – alle 15.30 su Rai3 e alle 17.40 su Rai Storia – sempre in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione. Al centro della conversazione principale di ogni puntata, condotta da Edoardo Camurri, ci saranno le studentesse e gli studenti che racconteranno, in collegamento da casa, gli argomenti dei loro elaborati, per farli diventare oggetto di ragionamento insieme a una “maestra” o un “maestro” in studio.

L’offerta di Rai Cultura per la #Maturità2021 sarà completata da un percorso online sul portale di Rai Scuola (www.raiscuola.rai.it/percorsi/maturita) dove sarà possibile trovare tutti i materiali dedicati all’Esame. “Maturità. Lezioni e approfondimenti per l’Esame di Stato”, in particolare, è il percorso didattico costruito con lezioni tenute da insegnanti, docenti universitari, accademici e divulgatori per tutte le studentesse e gli studenti che stanno per affrontare questa prova. Con l’ausilio di programmi televisivi dedicati e approfondimenti divisi per discipline, su www.raiscuola.rai.it, i maturandi e i loro docenti potranno trovare materiale audiovisivo sui protagonisti della Letteratura italiana e straniera, sulla Storia dell’arte, la Storia contemporanea, le Lingue classiche, le Lingue straniere, la Filosofia e il Debate, le Scienze sociali, l’Economia e il Diritto, la Musica e la Danza e una serie di lezioni interdisciplinari. Per le materie scientifiche ci saranno: Matematica, Fisica, Biologia e Biotecnologie, Scienze della terra, Chimica e uno speciale sui profili de “I giganti della Scienza”. Una sezione sarà dedicata all’Educazione civica.

A rete e in Rete

A rete e in Rete
Cooperative learning in ambiti disciplinari (DID)

di Virginia Dall’Ó

La recente ricerca sulla didattica a distanza di Parole O_Stili e Istituto Toniolo1 condotto su un campione di studenti della secondaria di secondo grado rileva, tra le mancanze più evidenti, la “distanza relazionale” tra compagni di classe e tra studenti e professori. Molti studenti hanno però “sperimentato il digitale in modo spontaneo e creativo, non solo per confrontarsi tra loro durante le lezioni, ma anche per svolgere attività autonome fuori dall’orario di lezione (per ricerche e gruppi di studio a distanza”. 

La richiesta che emerge è quella di tornare in presenza ma traendo dall’emergenza anche la spinta per un uso più positivo ed efficace gli strumenti digitali. Sia studenti che insegnanti vorrebbero infatti un “maggior uso in futuro del digitale, non in funzione sostitutiva ma come arricchimento dell’attività didattica, in grado di stimolare di più, di coinvolgere in modo attivo, di mettersi in sintonia con nuovi modelli di apprendimento

Le nuove generazioni infatti si aspettano di apprendere “nella scuola” e “nelle varie discipline” similmente a quanto avviene “fuori dalla scuola” ovvero in ambienti ipertestuali, con attività multitasking,  condividendo contenuti digitali autoprodotti, con un continuo remix e zapping tra le informazioni; non basta quindi avere gli strumenti digitali che funzionano, in quanto, come ogni insegnante sa, “non c’è apprendimento significativo senza una relazione significativa”.

Nella Didattica Digitale Integrata (DID)2 ai docenti e ai consigli di classe è affidato il compito di rimodulare le progettazioni didattiche3 in ambienti cognitivi estesi e tecnologici e far sperimentare anche virtualmente agli allievi le regole e i meccanismi delle comunità reali.

Occorre quindi trasformare il gruppo classe in una comunità di apprendimento e di pratiche, in modo che l’apprendimento attivato sui costrutti disciplinari4 fluisca negli spazi formativi e permetta ad ogni allievo di diventare un nodo attivo di una rete interconnessa d’interazioni e all’insegnante di ricondurre le interazioni a sistema mentre fa formazione con la propria disciplina (fig 1)5

Delineata la microstruttura didattica della classe (lavoro di gruppo-intergrupposistematizzazione-verifica formativa) e presentata la specificità del progetto formativo centrato sull’analisi dei casi/problemi topici della disciplina, si tratta quindi di creare la  community di classe, operante in presenza e a distanza sulla piattaforma Web dedicata: Google Suite/Microsoft Teams for Education/ Moodle,… 

Le dinamiche relazionali nel corso delle varie fasi mantengono in vita le attività:

  1. Lavoro di gruppo: L’insegnante immerge gli studenti nei problemi caratterizzanti il dominio con proposte di lavoro mirate (case work), che richiedono l’applicazione di metodi, linguaggi e strumenti propri della disciplina. La situazione problematica in esame (archiviata nel repository) stimola ogni allievo ad esplicitare il proprio pensiero al gruppo e a  confrontarsi in merito negli spazi virtuali dedicati (forum/chat –interni- al gruppo). 
    Per pervenire ad un risultato comune e condiviso si attiva nei gruppi la ricerca di analogie e differenze fra i lavori individuali presentati e la loro ri-elaborazione, con l’archiviazione finale degli  esiti concordati nel repository di gruppo L’archiviazione rende trasparente e pubblico lo sviluppo delle comunicazioni e degli apporti e permette di estendere gli esiti all’intera classe.
  2. Intergruppo: un studente del gruppo (a rotazione) funge da relatore e si assume la responsabilità di comunicare all’intera classe (LIM –se in presenza-/ Videoconferenza/YouTube –se on line-) il frutto del lavoro comune archiviato in forma multimediale (PowerPoint o altri Applicativi Office/Google) archiviato nel repository del gruppo e gestisce le questioni  emergenti. 
    In questa fase l’insegnante, in veste di moderatore dei flussi di comunicazioni, pone attenzione al rispetto delle “regole del gioco” e mette in atto un primo bilanciamento tra le rappresentazioni collettive e la comprensione individuale. Si trova quindi a gestire la con-correnza tra i gruppi (cum correre = correre insieme verso una stessa meta) e a governare le interazioni. 
    A partire dalle rappresentazioni multiple emerse dai gruppi promuove l’individuazione dei punti di forza e di debolezza dei lavori presentati e la condivisione delle buone pratiche. Così facendo favorisce processi di covalutazione e di auto-regolazione dell’apprendimento. 
  3. Sistematizzazione in veste di esperto disciplinare l’insegnante favorisce il passaggio dal sapere sulle pratiche al sapere del dominio, ovvero,individua le invarianti che nei lavori presentati dai gruppi appartengono alla disciplina e le riordina secondo i costrutti disciplinari. Con una lezione multimediale può visualizzare simultaneamente sia i modelli strutturali sia quelli concettuali e procedurali del dominio disciplinare sotteso.  
    Ciò permette agli allievi di interiorizzare la matrice concettuale insieme al processo logico di elaborazione del sapere disciplinare.  
    La lezione multimediale rimane a disposizione nel repository della community per stimolarne il riuso e facilitare la ri-formulazione di significato.
  4. Valutazione formativa: con il transfer del gruppo su un nuovo caso l’insegnante ha cura di tener desta l’attivazione di conoscenze pertinenti e l’integrazione dei partecipanti ai processi in atto. Gli esiti delle verifiche6, illustrati e motivati in piena trasparenza, immergono di nuovo gli studenti nel dominio sotteso e rendono possibile un controllo sociale dei saperi in campo. 

Periodicamente l’insegnante stimola gli studenti ad una analisi retrospettiva, più precisamente: al termine di ogni modulo di apprendimento richiede di riflettere sul proprio iter formativo ovvero descriverlo e documentarne i risultati nel portfolio personale e al termine del quadrimestre propone di collaborare all’elaborazione del portfolio di gruppo, perevidenziare il valore aggiunto creato dal gruppo di lavoro. 

Elementi questi a disposizione dell’insegnante per validare le pratiche. 

E’ la ricerca di un bilanciamento continuo tra individuo e gruppo, nodo e rete, disciplina e tecnologia, on e off line, locale e globale, che attiva le capacità di mediare, negoziare, condividere i saperi e mobilita le competenze generali (key competences) e specifiche delle varie aree disciplinari, in quanto “L’evoluzione cognitiva non si orienta verso la messa in opera di conoscenze sempre più astratte ma, al contrario, verso la loro messa in contesto” (Bastien C)7


Note

  1. Lo studio, effettuato con il supporto tecnico di Ipsos  su oltre 3.500 studenti, riporta che durante la DAD il 96% ha chattato coi compagni, l’89% è stato sui social, l’88% ha consumato cibo e il 39% ha cucinato (http://bit.ly/DidactaParoleOstili2021)
  2. D.M.07.08.2020, n.89
  3.  Al team dei docenti e ai consigli di classe è affidato il compito di rimodulare le progettazioni didattiche individuando i contenuti essenziali delle discipline, i nodi interdisciplinari, gli apporti dei contesti non formali e informali dell’apprendimento, al fine di porre gli alunni, pur a distanza, al centro del processo di insegnamento-apprendimento per sviluppare quanto più possibile autonomia e responsabilità (All.A, Linee guida 7-08-2020)
  4.  Problemi, strumenti, metodi, linguaggi propri del corpus disciplinare
  5. Dall’Ó V (2014) , ICERI2014 Proceedings, p.5429,5438
  6. Ai consigli di classe e ai singoli docenti è demandato il compito di individuare gli strumenti per la verifica degli apprendimenti inerenti alle metodologie utilizzate. Si ritiene che qualsiasi modalità di verifica di una attività svolta in DDI non possa portare alla produzione di materiali cartacei, salvo particolari esigenze correlate a singole discipline o a particolari bisogni degli alunni. I docenti avranno cura di salvare gli elaborati degli alunni medesimi e di avviarli alla conservazione all’interno degli strumenti di repository a ciò dedicati dall’istituzione scolastica (All.A, Linee guida).
  7.  Bastien C. (1992), « Le décalage entre logique et connaissance » , in Courrier du CNRS, 79, Sciences Cognitives.

Covid, Dadone avvia un tavolo interministeriale sul disagio giovanile

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

La ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone ha attivato un tavolo interministeriale sul disagio giovanile ai tempi del Covid. Il tavolo vede la partecipazione dei ministri della Salute, del Lavoro e delle politiche sociali, dell’Istruzione, della Famiglia e delle pari opportunità. L’obiettivo è impostare e sviluppare una strategia organica di sostegno alle ragazze e ai ragazzi, realizzando azioni di sistema che vadano anche nella direzione del supporto psicologico.

Al centro delle discussioni, il connesso tema dei Neet che in Italia assume dimensioni preoccupanti. «Desidero ringraziare i miei colleghi – dichiara Dadone – per la pronta disponibilità e la sensibilità manifestata. Abbiamo condiviso l’esigenza di un l’impegno comune e sistemico a fare presto e in modo tangibile per offrire si giovani in difficoltà assistenza e supporto. Tutti devono fare la propria parte per rafforzare il rapporto tra scuola, famiglia e sanità. Dobbiamo intervenire per scardinare la pericolosa spirale di aspettative disattese, assenza di prospettive circa il futuro professionale, precarietà psicologica e isolamento. Sono fenomeni che stanno sfociando in un aumento sempre più allarmante dei Neet. La sfida è costruire una nuova normalità, consolidare la socialità in controtendenza, permettere attraverso un idoneo impegno finanziario, che i giovani possano uscire di casa e riprendersi, senza ansie o paure, la propria vita, i propri spazi. In definitiva, il proprio futuro”».

Regione Emilia-Romagna: «Lavoriamo a lezioni estive con Usr e Istruzione»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Collaborazione stretta tra Regione, Ufficio scolastico regionale, ministero dell’Istruzione e territori. E’ questa la chiave di interpretazione che la Regione vuole dare nella progettazione di un’idea di scuola d’estate, che in questo secondo anno di pandemia da Covid-19 può diventare uno strumento importante a disposizione di ragazzi e famiglie.

«Per quanto riguarda la promozione delle attività per il recupero della socialità nel periodo estivo per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado – ha detto ieri in commissione assembleare l’assessore regionale alla Scuola, Paola Salomoni – abbiamo ripreso il ragionamento con l’Ufficio scolastico regionale. Siamo giunti alla conclusione che è necessario costruire un piano che si possa integrare in ogni caso con il progetto che sta delineando il ministero dell’Istruzione, indipendentemente dai tempi e dalle modalità che il ministero stesso vorrà attuare. Stiamo inoltre verificando – ha concluso l’assessore – che l’azione regionale sia compatibile con tutte le attività che alcuni enti hanno già delineato perché vogliamo che non solo sia sinergico con il piano che sta elaborando il ministero, ma che si integri positivamente anche con le attività che i territori della regione stanno già elaborando».

Scuole aperte d’estate non più per prolungare le lezioni, ma centri estivi con le famiglie

da La Tecnica della Scuola

Niente più lezioni estive in classe: con la fine dell’anno scolastico bambini e adolescenti potrebbero essere impegnati in attività all’aperto, assieme alle loro famiglie se lo vorranno. È l’idea che sta prendendo corpo tra più di un ministro del governo Draghi. Ne hanno parlato, con una certa insistenza, giovedì 15 aprile i ministri Bianchi, Gelmini e Bonetti con i rappresentanti dei Comuni e delle Province. A sponsorizzare più di tutti l’iniziativa c’era la neo sottosegretaria con delega allo sport, Valentina Vezzali: l’ipotesi su cui avrebbero trovato un’intesa è quella di avviare, con avvio dalla seconda decade di giugno, dei corsi sportivi gratuiti per le famiglie con un Isee inferiore ai 25 mila euro, coinvolgendo le federazioni e le associazioni del settore.

Le attività sportive saranno quelle più gettonate: del resto, durante il lockdown il 48% dei bambini e il 30% dei ragazzi ha smesso di fare sport.

La ministra Bonetti: come nel 2020

Durante i centri estivi, però, si svolgeranno anche corsi di lingue, informatica, teatro, musica, arte, scienze, tecnologia e teatro.

La ministra per la Famiglia Elena Bonetti, durante un’audizione avvenuta poco prima in Commissione Infanzia, ha spiegato che si sta studiando la possibilità di riproporre l’esperienza dello scorso anno, quando il Dipartimento fece un investimento di 199 milioni di euro: anche nel 2021, ha detto, “faremo azioni di sostegno all’educazione non formale, con un allargamento al mondo della cultura e dello sport”.

Decaro (Anci): occasione di socializzare

Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro ha sollecitato a finanziare al più presto l’attività dei centri estivi e assicurare un iter rapido e diretto per la loro attivazione.

Decaro ha quindi ringraziato la ministra Bonetti “per la tempestività con la quale ha dato seguito alle richieste che abbiamo avanzato come sindaci. A noi amministratori locali – ha evidenziato – preme una cosa su tutte: offrire un’occasione di socializzare, stare insieme, fare sport e imparare, ai ragazzi che hanno sofferto questo anno di pandemia e restrizioni e ne hanno bisogno più che mai.

Con questa attività, “nella quale i Comuni naturalmente coinvolgeranno ludoteche, impianti sportivi, associazioni, parrocchie – ha concluso il presidente Anci – saremo in grado di fornire anche un servizio alle famiglie e un contributo alla ripresa di alcune categorie maggiormente penalizzate dalle chiusure”.

Il ministro Bianchi: centri estivi ponte per settembre

Secondo il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, i centri estivi saranno un ponte con la riapertura delle scuole il prossimo settembre. Intanto, ha confermato Bianchi, l’obiettivo immediato è garantire le riaperture senza tornare indietro.

L’attenzione, ad oggi, è in effetti sulla fine dell’attuale anno scolastico. L’impegno del governo di far passare l’ultimo mese tutti gli alunni in classe, anche delle superiori, rimane vivo.

“Abbiamo fatto delle valutazioni puntuali rispetto all’impatto che la riapertura delle scuole potrà avere sulla diffusione del virus e se i trasporti saranno, e devono essere, organizzati in modo adeguato, anche la riaperture delle scuole secondarie di secondo grado potrà essere fatta”, aveva spiegato qualche ora prima sempre la ministra Elena Bonetti a Sky Tg24 Economia.

Giannelli (Anp) scettico sul rientro al 100%

Un po’ di scetticismo, però, è trapelato tra gli addetti ai lavori. Sempre su Sky TG24, il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, ha detto che “è inutile nascondersi dietro velleità ottimistiche. Dico che la speranza c’è ed è possibile, non mi sembra probabile” la possibilità che tutte le classi al 100% rientrino a scuola entro la fine dell’anno scolastico.

Giannelli ha ricordato che “bisogna compiere delle azioni esterne alla scuola. Le scuole sono sicure all’interno, lo stesso presidente Draghi ha più volte ribadito che i problemi riguardano l’indotto, per esempio i mezzi di trasporto pubblici, o la difficoltà del mettere su un vero e proprio piano di screening massivo, di cui si è tanto parlato ma che non riesce a partire”.

“La verità – ha aggiunto – è che sono queste difficoltà che ci impediscono di pensare di poter rientrare al 100% con sicurezza“.

Sull’eventualità di tenere le scuole aperte dopo la fine dell’anno scolastico, al servizio del territorio e su base volontaria, Giannelli è apparso più possibilista. Ma non a livello generalizzato: “si può fare – ha detto il sindacalista – ci sono stati stanziamenti appositi. Si tratta di valutare le possibilità di un’offerta formativa specifica per il territorio di riferimento di ogni singola scuola. Qui viene fuori la differenziazione delle nostre aree geografiche”.

Il leader dell’Anp si aspetta, quindi, “territori dove questa iniziativa sarà accolta molto positivamente e altri in cui ci sarà maggior freddezza da parte delle famiglie”.

Sasso (Lega): sì alle attività ludico-culturali a scuola

Più possibilista si è detto Rossano Sasso, sottosegretario al ministero dell’Istruzione, secondo il quale “appena i dati sanitari lo consentiranno” si potranno riportare “in classe anche i ragazzi delle scuole superiori: su questo l’impegno del Governo e delle forze di maggioranza è massimo”. E “in parallelo va portato avanti anche un percorso di confronto con i territori”.

Per l’estate, il sottosegretario, ospite del programma TGtg su Tv2000, ha detto che sarebbe bello “pensare che i ragazzi che non si possono permettere le vacanze in costosi villaggi turistici possano fare attività ludico-ricreative e culturali nella loro scuola, visto che ne sono stati privati per molte settimane”.

Sasso ha quindi confermato: “le attività didattiche non si allungheranno. ma termineranno, come al solito, entro la prima decade di giugno. Questo anno però diamo la possibilità di tenere le nostre scuole e istituti aperti al servizio del territorio su base volontaria con il coinvolgimento di associazioni di volontariato”.

Mobilità docenti, revoca dell’istanza è consentita entro il 15 maggio

da La Tecnica della Scuola

Entro il prossimo 15 maggio 2021, le domande di mobilità presentate nel periodo dal 29 marzo al 13 aprile, potranno essere revocate con istanza inoltrata all’ambito territoriale di titolarità direttamente dal docente o dalla scuola di servizio.

Regolarizzare o revocare

Ai sensi del comma 2, art.5 dell’OM 106/2021, è consentita la revoca delle domande di movimento presentate o la regolarizzazione della documentazione allegata.

La richiesta di revoca deve essere inviata per il tramite della scuola di servizio o presentata all’Ufficio territorialmente competente ed è presa in considerazione soltanto se pervenuta non oltre il quinto giorno utile prima del termine ultimo, previsto per i docenti il 19 maggio 2021, per la comunicazione al SIDI dei posti disponibili, come desumibile dal protocollo dell’istituzione scolastica alla quale è stata presentata l’istanza di revoca ovvero dal protocollo dell’ufficio ricevente o dalla ricevuta della PEC.

In buona sostanza chi vuole revocare la domanda di mobilità 2021/2022, lo deve fare, salvo deroghe future, entro il 15 maggio 2021facendo attenzione di avere il protocollo di ricezione della revoca proprio con il riferimento di questa data.

Revoca parziale

L’aspirante, qualora abbia presentato più domande di movimento, sia di trasferimento che di passaggio, deve dichiarare esplicitamente se intende revocare tutte le domande o alcune di esse.
In tale ultimo caso deve chiaramente indicare le domande per le quali chiede la revoca. In mancanza di tale precisazione la revoca si intende riferita a tutte le domande di movimento.

Quindi in caso di mobilità territoriale e in concomitanza di passaggio di ruolo o di cattedra, l’aspirante potrebbe decidere di revocare soltanto la domanda di mobilità e passaggio di cattedra, lasciando invece che venga trattata soltanto la domanda di passaggio di ruolo. In tal caso potremmo parlare di una revoca parziale.

Terza fascia ATA, cosa deve fare chi ha presentato istanza di depennamento dalle graduatorie 24 mesi

da La Tecnica della Scuola

Chi ha presentato istanza di depennamento dalle cd. graduatorie 24 mesi ATA per iscriversi nella terza fascia di diversa provincia potrà presentare domanda di inclusione nelle graduatorie per soli titoli della nuova provincia solo dopo la pubblicazione definitiva delle graduatorie di terza fascia. Quindi, l’inserimento nella graduatoria 24 mesi ATA della nuova provincia potrà essere effettuato solo il prossimo anno.

A chiarirlo è il MI con apposita faq, con la quale precisa anche che i titoli di cultura valutabili devono essere posseduti al momento della presentazione della domanda, mentre, per quanto concerne i titoli di servizio, l’aspirante può dichiarare tutti i periodi di servizio coperti da contratto fino al 22 aprile, anche qualora la domanda venga presentata prima di tale data. Sarà poi la scuola chiamata ad effettuare le verifiche ad accertare che il servizio sia stato effettivamente prestato o comunque retribuito o riconosciuto ai sensi della normativa vigente.

Tutti a scuola dal 10 maggio, forse anche dal 3, per “regalare” agli studenti un mese in classe

da La Tecnica della Scuola 

Da alcuni giorni, l’80% degli studenti di tutta Italia sta frequentando in presenza, ma la maggioranza di Governo vorrebbe portare tutti in classe.
Lo hanno scritto in una mozione i capigruppo della Commissione Cultura della Camera nei giorni scorsi.
La mozione propone un lungo elenco di richieste indirizzate al Governo e finalizzate a sostenere la riapertura, a partire dalla vaccinazione di tutto il personale scolastico.
Ma c’è anche il tema di attivare modalità di recupero e consolidamento degli apprendimenti anche al fine di recuperare i gap formativi.

In questi giorni si sono susseguite le dichiarazioni di esponenti del Governo e di tanti altri (politici ma anche esperti) sul tema: c’è ovviamente il desiderio di far tornare a scuola gli alunni, ma anche la consapevolezza dei rischi ancora presenti.

Di tutto questo e delle possibili date per il rientro si parla nel video odierno.