Like your Home

Like your Home, il network per il turismo “sensibile”
Redattore Sociale del 26/04/2021

Da Napoli a Salerno otto bed&breakfast gestiti da persone disabili aprono le porte a ospiti con esigenze speciali, e non solo. 

NAPOLI. Si chiama B&B Like your Home, è un network campano di piccole ospitalità – bed and breakfast e appartamenti turistici – gestite da giovani con disabilità e persone con esigenze speciali che desiderano avviare un’attività lavorativa autonoma senza spostarsi da casa. Un progetto che trasforma le persone con disabilità da “assistite” a “imprenditrici”, prima di loro stesse e poi della loro attività. Ma anche una rete di ospitalità che rende le persone con esigenze speciali protagoniste di un’attività indipendente indirizzata all’accessibilità, all’inclusione sociale e all’autonomia del lavoro. Sostenute dalle loro famiglie, ricevono tutto il supporto necessario – lezioni in aula e laboratori frontali – per acquisire le competenze necessarie per aprire, gestire e commercializzare un B&B, predisponendo la propria residenza e sfruttando gli ausili già in loro possesso per accogliere turisti con bisogni speciali (ma, naturalmente, ogni struttura è aperta a tutti). Non solo: Like your Home nasce per rispondere in maniera innovativa a una domanda di mercato in costante crescita – al netto dello stop legato alla pandemia – in Europa e in Italia. Come spiega Cetty Ummarino, ideatrice del progetto, «B&B Like your Home non significa solo “turismo accessibile”, ma anche e soprattutto “turismo sensibile”, impegnato a elevare la qualità di vita e a favorire la piena integrazione sociale delle persone con disabilità, dove l’ospitante e l’ospite saranno portatori di valori condivisi come attenzione, sensibilità, rispetto e cultura».
Il progetto pilota, avviato tra 2015 e 2016, in un primo tempo è stato finanziato dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Nato tra le province di Napoli e Salerno, con gli anni si è reso autonomo e oggi coinvolge otto strutture. C’è, per esempio, il B&B Miranà di Napoli, gestito dal cantautore Simone Mellino, giovane con una disabilità cognitiva, la madre e il pinscher Sal. La struttura è stata vincitrice del Premio Guest Review Award 2017 conferito da Booking. Ma ci sono anche il B&B Rosso di sera di Federica e Sissi, gemelle in carrozzina di Gragnano, e il B&B Rosemary di Marianna, ragazza con sindrome di Down a Cava de’ Tirreni. In un secondo momento, in sinergia con gli istituti superiori e le università, è nato “HostAbility School/University LyH”. Neo diplomati e neo laureati con disabilità o esigenze specifiche saranno sostenuti nell’apertura di strutture del network per l’ospitalità di docenti internazionali, studenti Erasmus o fuorisede, anche stranieri, con le medesime disabilità o esigenze. Allo stesso tempo, gli studenti dei corsi di laurea in Scienze del turismo ed Economia del turismo potranno optare per un’attività formativa pratica affiancando i colleghi con disabilità nella gestione del B&B.

Insieme cambiamo la rotta

Proclamazione dei vincitori del concorso

“Insieme cambiamo la rotta”

Si è concluso il concorso “Insieme Cambiamo la Rotta, No alla Plastica in mare, nei fiumi, nei laghi. Cambiamenti climatici, cause e rimedi” indetto dal Ministero dell’istruzione e dalla Lega navale italiana per l’anno scolastico 2019/2020 e successivamente prorogato al 1 marzo 2021 a causa delle restrizioni dovute al COVID. Il concorso è rivolto agli alunni delle scuole primarie e secondarie di I e II grado, con lo scopo di stimolare negli studenti una riflessione sulle principali problematiche ambientali, cambiamenti climatici e inquinamento, e favorire una maggiore consapevolezza da parte dei ragazzi sui temi della sostenibilità, della protezione dell’ambiente e della cura della “casa comune”.

Il concorso ha ottenuto un eccellente risultato, sia in termini di partecipazione, con circa 500 elaborati pervenuti, sia in termini di qualità dei lavori presentati. Particolare interesse ha destato nella giuria la spiccata sensibilità dimostrata dai ragazzi rispetto ai temi del benessere collettivo e dell’adozione di corretti stili di vita, nonché la padronanza dei mezzi espressivi adottati che hanno spaziato dal componimento scritto alla grafica digitale ed agli audiovisivi.

Nel corso della cerimonia di premiazione, che si svolgerà in presenza quando le condizioni lo permetteranno, come previsto dal bando di concorso, saranno offerti ai primi due classificati di ogni categoria corsi di vela presso le sezioni ed i centri nautici della Lega navale, con la possibilità, qualora le condizioni lo consentano, di offrire ai più grandi un periodo di imbarco sulle navi a vela della Marina militare. I lavori degli alunni vincitori, unitamente agli elaborati che hanno ottenuto una menzione speciale da parte della giuria, troveranno una piena valorizzazione mediante pubblicazione sul sito istituzionale delle Lega navale.

Di seguito sono elencate le scuole vincitrici e le menzioni speciali:

I° Classificato scuola primaria: Istituto Scolastico I.C Antonio De Curtis di Palma Campania (NA). Titolo dell’opera: “Impariamo ad amare ed amarci”.

II° Classificato scuola primaria: Istituto Scolastico I.C “Martiri della libertà” di Quarona (VC).Titolo dell’opera: “sconfiggere la plastica”.

I° Classificato scuola secondaria di primo grado: Istituto Scolastico I.C Sant’Onofrio, di Sant’Onofrio (VV). Titolo dell’opera: “Rap della stenella”.

II° Classificato scuola secondaria di primo grado: Istituto Scolastico I.C Sant’Onofrio, di Sant’Onofrio (VV). Titolo dell’opera: “l’Odissea secondo poli-omero”.

I° Classificato scuola secondaria di secondo grado: Liceo San Raffaele di Milano (MI). Titolo dell’opera: “La plastica non ti riguarda”.

II° Classificato scuola secondaria di secondo grado: ISS V.Simoncelli – A.Valente di Sora (FR). Titolo dell’opera: “Noi senza la Terra”.

Studenti che hanno ricevuto la menzione speciale delle Giuria:

Istituto scolastico NS.SS Sacramento di Frscati (RM). Titolo dell’opera: “Il grido delle conchiglie.”

Istituto scolastico I.C. “Martiri della libertà”, di Quarona (VC). Titolo dell’opera: “dal 1900 al 2020”.

Istituto scolastico I.C. “Martiri della libertà”, di Quarona (VC). Titolo dell’opera: “Tyme to recycle”.

Istituto scolastico I.C. “Martiri della libertà”, di Quarona (VC). Titolo dell’opera: “Un’avventura plasticosa”.

Istituto scolastico I.C. Cangiamila di Palma di Montechiaro (AG). Titolo dell’opera: “ Stop alla plastica”.

Istituto scolastico I.C. Cangiamila di Palma di Montechiaro (AG). Titolo dell’opera: “Salviamo il mondo”.

Istituto scolastico I.C. Cangiamila di Palma di Montechiaro (AG). Titolo dell’opera: “Un mare da salvare”.

Abitare la scuola, abitare i confini

Il Grande Trasloco: un romanzo-evento online

Abitare la scuola, abitare i confini. Incontro con Fabio Geda e Marco Rossi-Doria

La scuola è un importante presidio di comunità sul territorio.In questa “nuova normalità” come ripensare il futuro dell’educazione?
Martedì 27 aprile, alle 18 in diretta su ilgrandetrasloco.it con Fabio Geda, scrittore e educatore che nei suoi libri racconta spesso dell’importanza di “trovare un posto nel mondo”, mettendo al centro della narrazione i ragazzi e le loro storie di speranza, come in “Nel mare ci sono i coccodrilli” (Baldini Castoldi Dalai), e Marco Rossi-Doria, sottosegretario all’Istruzione durante i Governi Monti e Letta, definito “primo maestro di strada” per aver insegnato nei quartieri difficili di Roma e Napoli dove ha fondato il progetto “Chance – scuola pubblica di seconda occasione” e presidente dell’impresa sociale Con i bambini. La scuola è capace di attivare i cittadini e prendersi cura del proprio quartiere, condividere spazi, promuovere processi inclusivi e rigenerativi. Ma non solo: a scuola si impara ad abitare con gli altri, esplorare la diversità e prendersi cura dei luoghi in cui viviamo.

Parleremo di contrasto alla povertà educativa, allungando lo sguardo alle periferie, cittadine ma anche le aree interne; del futuro della scuola e del ruolo dell’insegnante-educatore alla luce di quest’ultimo anno di pandemia. A entrambi chiederemo cosa vuol dire abitare la scuola oggi, anche oltre la classe, e come questa influenzi il territorio e la sua comunità, puntando sulla relazione e l’innovazione. L’incontro è in collaborazione conSFIDE-La scuola di tutti, il salone dedicato al mondo della scuola organizzato da Officine Scuola e Terre di mezzo.
Questo è il terzo appuntamento del secondo capitolo del romanzo-evento online Il Grande Trasloco, organizzato da Fa’ la cosa giusta! e Terre di mezzo.

Un progetto di narrazione collettiva per condividere idee e strumenti e traslocare nel futuro che vogliamo costruire, come Pianeta e comunità, organizzato da Fa’ la cosa giusta! e Terre di mezzo Editore. Un racconto a più voci che introdurrà in un “mondo che sa far nascere idee, progettualità e nuovi stili di vita”. Un appuntamento a settimana, insieme a esperti, scrittori, change-maker, imprenditori e nuovi viaggiatori, da marzo a ottobre 2021 sul sito ilgrandetrasloco.it

Il Grande Trasloco raccoglie in cinque capitoli i grandi temi di Fa’ la cosa giusta!, legati tra loro dal leitmotiv della sostenibilità, della giustizia e della bellezza: nutrire, abitare, viaggiare, curare e lavorare. Dal cibo come diritto fondamentale alle forme del nostro abitare, dalla natura che ispira l’agire, anche economico, al legame tra i territori, le tradizioni e le comunità, dalla centralità dell’educazione alla solidarietà e alla cura come valori essenziali per il nostro domani. Passando per il nostro modo di viaggiare, fare vacanza, vivere con gusto, fruire del patrimonio naturale e culturale.

Tutti gli appuntamenti saranno trasmessi su ilgrandetrasloco.it e daranno vita a fine anno a un vero e proprio romanzo che sarà pubblicato da Terre di mezzo.

In classe per l’ultimo mese da brividi poi recuperi estivi da 500 milioni

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Per le scuole è una nuova ripartenza. Oltre al 100% degli alunni di infanzia, primarie e medie da oggi torna in classe almeno il 50% degli studenti della ”rossa” Sardegna e il 70% di quelli residenti nel resto d’Italia giallo o arancione. Tra scrutini anticipati, test Invalsi confermati (tranne che in seconda superiore) e bocciature “scongelate” dopo la moratoria dell’anno scorso li aspetta un rush finale da brividi: un mese e poco più di lezioni, compiti, interrogazioni con cui provare a salvare il salvabile. Specialmente dove i giorni passati al Pc hanno doppiato quelli in aula. Un deficit di conoscenze che il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha ben presente e su cui punta a incidere con un piano di recuperi “ponte” in vista di settembre da quasi 500 milioni.

Per il recupero degli apprendimenti a disposizione ci sono i 150 milioni stanziati dal decreto Sostegni (circa 18mila euro a istituto vicini a essere distribuiti). Risorse che potranno essere utilizzate per “rinfrescare” le conoscenze di base o di lingua, ma anche per fare musica, teatro o potenziare le attività di inclusione degli alunni con disabilità o con altri bisogni educativi speciali. A questi si aggiungeranno gli oltre 300 milioni “avanzati” dal Pon-Scuola 2014-2020, che il ministero dell’Istruzione è pronto a sbloccare (così da salire a 45mila a plesso). Fondi europei che andranno prevalentemente al Sud e che – come spiega Cristina Grieco, consigliera del ministro Bianchi per i rapporti con regioni ed enti locali – serviranno a rafforzare «ulteriormente l’offerta formativa extracurriculare, di recupero delle competenze di base, di promozione di socialità e vita di gruppo degli studenti, solo per fare alcuni esempi. L’autonomia sarà centrale – aggiunge – e ciascun istituto, in raccordo con enti e territorio di riferimento, declinerà gli interventi più opportuni, differenziandoli in relazione all’età dei ragazzi e anche alla località dove si trovano». Potendo decidere anche quando farli tra giugno, luglio e agosto.

Ai corsi estivi che coinvolgeranno docenti, pagati extra, o esperti esterni da settembre si sommeranno le azioni istituzionali di recupero degli eventuali “debiti”. Dopo la promozione per tutti del 2020, sulla valutazione degli alunni, stavolta si torna alle regole generali. E, dunque, alla possibilità di essere bocciati o rimandati (tranne che per eventuali deroghe dovute alle assenze causa Covid). Chi è in difficoltà e vuole evitare il debito ha poco più di un mese per recuperare. Un’ordinanza ministeriale inviata al Consiglio superiore della pubblica istruzione anticipa al 1° giugno la possibilità di fare gli scrutini. A lezioni ancora in corso.

Da qui a fine anno c’è da fare i conti anche con i test Invalsi, avviati a inizio marzo alle superiori e da pochi giorni anche alle medie. «La risposta delle scuole è stata molto positiva – racconta Roberto Ricci, responsabile nazionale prove -. In quinta superiore sono state già svolte oltre il 40% delle prove, in terza media, dove si è iniziato da poco, siamo già a circa il 20%. Per entrambi i gradi ci sarà tempo fino al 31 maggio per completare le rilevazioni. Ogni giorno si fanno regolarmente 90mila prove». A breve toccherà alle seconde e quinte primarie: qui i quiz cartacei di inglese, italiano e matematica, si faranno, rispettivamente il 5,6 e 12 maggio. Laddove, per non caricare troppo gli istituti visto il superlavoro dovuto alla ripartenza e agli adempimenti già programmati, verrebbero cancellati quelli di seconda superiore.

Le gite scolastiche restano virtuali

da Il Sole 24 Ore

di Eu.B.

Il ritorno massiccio alle lezioni in presenza, che da oggi coinvolge anche le superiori, non vale per le gite scolastiche. I viaggi d’istruzione restano online fino alla fine delle lezioni. Per le scuole di ogni ordine e grado. Con un ventaglio di opzioni che in primavera diventa ancora più ricco e che non risparmia alcuni paradossi. Come quello vissuto dagli alunni di quarta primaria di un istituto comprensivo in provincia di Firenze che, nel corso di una visita virtuale al Museo Marini del capoluogo, si sono visti consegnare comunque il pranzo al sacco. Motivo: «Rendere l’esperienza il più verosimile possibile», come si legge nella circolare di accompagnamento.

Cestino da viaggio a parte, la visita virtuale al Museo Marini ha fatto il pieno di studenti con 12mila prenotazioni per il “codytrip” del 15 aprile. Ma sul web non mancano le alternative. Come l’offerta del Fai, al costo di 100 euro per classe, sperimentata su 2mila studenti. Come quelli dell’Istituto comprensivo Voltri di Genova che hanno optato per una gita virtuale tra i Sassi di Matera sperando di poterci tornare di persona a fine emergenza. Ma il menù include anche, per i piccoli, la visita al bosco di San Francesco ad Assisi e, per i grandi, il tour del castello della Manta e dell’abbazia di Santa Maria di Cerrate oltre al negozio Olivetti di Venezia.

Per chi preferisce la realtà virtuale o aumentata a disposizione c’è invece l’offerta di Modo Comunicazione e Rainbow Cgi (quelli delle Winx per intenderci) che grazie a un visore offre l’immersione nelle macchine di Leonardo da Vinci, nei quadri di Caravaggio e Monet o nei meandri del corpo umano. Da casa, dal banco o dalla palestra di scuola a seconda dei casi.

In campo anche i Comuni. In primis Torino come testimonia il”codytrip” del 22 e 23 aprile con 15 ore di diretta, 25 testimonial, 15 tappe (fra cui tre luoghi dell’innovazione e quattro musei, Egizio, Museo Nazionale del Cinema, Musei Reali e Castello di Moncalieri), 3 chilometri di passeggiate, che ha superato i 37mila iscritti. Dall’Italia e dall’estero.

Consiglio di Stato: mascherine ai bambini necessarie per le varianti

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Va confermato l’obbligo generalizzato di mascherina a scuola per i bambini, per il principio di «piena precauzione» e perché i report sui contagi registrano un’incidenza delle varianti anche in età scolare. Così il Consiglio di Stato, che ha respinto, in due ordinanze uguali, le istanze di alcuni genitori che chiedevano di sospendere l’obbligo per i bambini dai sei anni in su di portare la mascherina a scuola anche quando sono seduti al banco.

La decisione è stata presa in sede collegiale, confermando quanto già stabilito il 2 aprile con un decreto monocratico dallo stesso Consiglio di Stato.

I ricorsi erano volti a ottenere una sospensione cautelare, ma per i giudici è «assolutamente prioritaria», rispetto alle richieste, l’esigenza «di contenere il rischio di diffusione del contagio, in aderenza ai report aggiornati sui monitoraggi dell’evoluzione della curva epidemica che, anche in relazione alla diffusione delle varianti virali, registrano l’aumentata incidenza dei contagi anche nelle fasce della popolazione in età scolare».

Privacy, graduatorie prof online: no a dati personali

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

Viola la privacy dei docenti la scuola che diffonde sul web il file originale con le graduatorie provvisorie di istituto del personale docente di III fascia contenente informazioni personali. E a poco vale che si sia trattato di un errore involontario quando ormai sono stati diffusi in rete indirizzi mail, numeri di cellulari e sigle di preferenze per invalidità. Con il provvedimento 51/2021 il Garante Privacy ha chiarito che in tale eventualità la scuola incappa nel suo «potere correttivo» con relative sanzioni pecuniarie e pubblicazione del provvedimento completo di vicenda e «punizione» per l’istituto.

Per il Regolamento europeo sulla privacy il trattamento di dati personali fatto da soggetti pubblici, anche quando operano nell’ambito di procedure concorsuali e selettive del personale, è lecito solo se necessario per adempiere un obbligo legale al quale è soggetto il titolare del trattamento. Quanto alla pubblicazione delle graduatorie, nel 2014 l’Autorithy ha stilato specifiche linee guida su atti e documenti pubblicabili sul web per finalità d’informazione e trasparenza. Chiarendo che non possono formare oggetto di pubblicazione dati concernenti i recapiti degli interessati, quali indirizzo di residenza o posta elettronica, ma anche dati Isee e titoli di studio. Inoltre, già nel 2007 con precedenti direttive in materia di trattamento di dati personali dei lavoratori in ambito pubblico, il Garante aveva messo in evidenza che non è in alcun modo consentito riportare nelle graduatorie, tipologie di informazioni non pertinenti alla funzione per cui vanno diffuse. Informazioni quali proprio numeri di telefonia o codici fiscali.

Erasmus+ a caccia di ambasciatori a scuola

da Il Sole 24 Ore

di Eu.B.

Erasmus+ punta ad aumentare la partecipazione dei docenti e degli studenti delle superiori agli scambi internazionali. Anche grazie all’incremento del budget per il periodo 2021/27 che, come abbiamo raccontato sul Sole 24 Ore di Lunedì 12 aprile, passa dai 4,7 miliardi del precedente settennio ai 26,2 attuali. Per riuscirci scommette anche sugli «Ambasciatori Scuola».

Il bando dell’Agendia Indire Erasmus+ è stato appena emanato e, per candidarsi, c’è tempo fino al10 maggio.

Per partecipare bisogna essere stato persona di contatto per almeno un progetto Erasmus + Azione chiave 1 (Mobilità) o Azione chiave 2 (Cooperazione) approvato fino alla call 2019 inclusa, aver ottenuto almeno un certificato di qualità nazionale nel periodo 2014-2019; essere registrato alla piattaforma eTwinning e avere un profilo attivo.

La domanda va presentata esclusivamente per via telematica accedendo alla piattaforma https://eplus2020.indire.it/. L’incarico è gratuito e se ne cercano circa 200: 2 per provincia.

La scuola è fragile ma un italiano su due ci crede ancora

da la Repubblica

Ilvo Diamanti

In aprile le scuole hanno, finalmente, riaperto. Soprattutto, hanno ri-avviato le lezioni in classe. In presenza. Così ha stabilito il Governo, con un decreto che, tuttavia, pone limiti e distinzioni in base al “colore” delle zone. Nel complesso, si prevede una presenza garantita almeno al 50%. Senza possibilità di deroghe da parte delle Regioni, che, in precedenza disponevano di un significativo grado di autonomia nelle decisioni. Le discussioni, in proposito, si sono sviluppate subito. Non solo perché le decisioni sulla Scuola coinvolgono altri ambiti, altri servizi. Per primi i trasporti. Ma, soprattutto, perché la Scuola è un “servizio essenziale”. Un riferimento per i giovani, anzitutto. E per le famiglie. Cioè, per la società.

LE TABELLE

La Scuola ci obbliga a riflettere sul futuro. Di tutti. Non per caso, il piano di investimenti della Ue per rilanciare l’economia è stato definito “Next generation”. Perché guarda avanti. Richiama la necessità di investire sul futuro. Dunque, sulle nuove generazioni. Si tratta di una prospettiva che, in Italia, non sembra aver ottenuto attenzione adeguata, da parte dei governi che si sono succeduti, nel corso degli anni. La quota di spesa destinata all’istruzione, in percentuale sulla spesa pubblica, resta fra le più basse (nel 2018: la più bassa) dell’Ue. Soprattutto riguardo all’Istruzione superiore, fra il 2010 e il 2018, si è ridotta quasi del 20%. Nonostante tutto, metà degli italiani esprime fiducia nei confronti della Scuola. Un indice sicuramente elevato. Tuttavia, il più basso degli ultimi 20 anni.

Nei primi anni del 2000, infatti, superava il 60%. In seguito, è progressivamente sceso. Fino a toccare il 50%, oggi. Ciò significa, però, che metà degli italiani continua ad avere fiducia nella Scuola. Nel mese di giugno 2020, peraltro, si era verificata una crescita: 57%. Su spinta e reazione verso il Virus. Se valutiamo i dati rilevati da Demos nel 23° Rapporto sull’atteggiamento degli Italiani verso lo Stato, lo scorso dicembre, la Scuola conferma un gradimento elevato: 54%. Simile ad oggi, dunque. E si posiziona in alto, in confronto alle principali istituzioni pubbliche. Peraltro, il prestigio sociale degli insegnanti, i professori universitari per primi, in Italia si conferma molto elevato, secondo un’indagine condotta da Demos (prima della pandemia). Secondi solo ai medici.

Tuttavia, la fiducia verso la Scuola, nell’ultimo anno, si è ridimensionata, anche se in misura non troppo elevata. Soprattutto a partire dall’autunno 2020. Una data significativa, che coincide con il ritorno a scuola dopo l’estate. Quando, cioè, il Virus, che pareva in fuga, è tornato fra noi, prepotente. E non ha risparmiato i giovani, com’era avvenuto in precedenza. Al contrario, ne ha fatto un bersaglio privilegiato. Complici gli assembramenti estivi.

È, comunque, interessante osservare come gli indici di “confidenza” verso la Scuola più elevati (per quanto in calo) vengano espressi dai più giovani e dagli studenti, fra i quali raggiungono – oppure sfiorano – il 60%. Un dato simile si rileva nella categoria che comprende tecnici, dirigenti, funzionari e insegnanti. I quali hanno maturato esperienze scolastiche prolungate. Che permangono, nel tempo. Perché la scuola non finisce mai. Soprattutto per chi svolge attività e professioni che richiedono competenze specialistiche. Ma il legame con la Scuola non riguarda solo il lavoro. A Scuola si formano amicizie che durano nel tempo. Io stesso mantengo contatti ricorrenti con alcuni “compagni di scuola” del liceo. Ri-aprire le scuole significa, per questo, ri-costruire non solo il filo dell’apprendimento e della formazione. Ma il tessuto sociale. Per citare ciò che ha scritto nei giorni scorsi Massimo Recalcati su Repubblica, questo è “un tempo che potrebbe essere dedicato a ritessere i legami che costituiscono la vita comunitaria della Scuola”.

Un’esigenza che non può venire risolta attraverso la Didattica a distanza. La Dad. Che si avvale delle tecnologie digitali. Non solo perché la presenza dei pc, nelle famiglie, non è diffusa in modo omogeneo. E rischia di “escludere” componenti sociali che, più di altre, hanno bisogno di “non essere escluse”. Il problema vero è che la Dad tende a tradursi in Rad. In Relazioni a distanza. Ma le “relazioni personali a distanza” allentano i legami sociali. Cioè, la società. Altre volte, nelle indagini di Demos, è emerso come vi sia una relazione significativa fra il tempo passato online e la sfiducia verso gli altri. Perché quando sei online, in fondo, sei da solo. Fra gli altri, ma lontano da loro. Basta guardarsi intorno e guardare noi stessi, in giro per le strade. Molti, quasi tutti, camminano con gli occhi puntati sullo smartphone. Intenti a leggere messaggi. E a rispondere. Senza soluzione di continuità. In modo e in tempo immediato.

Per questo è importante ri-stabilire la Dip, la Didattica in presenza. Senza rinunciare alla Dad. Investendo, semmai, sulla Ddi – Didattica digitale integrata. Per ri-produrre una “società di persone”. A partire dai giovani. Per garantire loro – e a noi – un futuro. Un orizzonte. A una società che, oggi, ha perduto l’orizzonte e rischia di perdere il proprio futuro. Insieme alla scuola. E ai suoi giovani.

Didattica digitale, il Recovery Plan prevede formazione continua per i docenti

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il Recovery Plan, approvato sabato sera, dal Consiglio dei Ministri, prevede per  la missione Istruzione e ricerca 31,9 miliardi (il 17% delle risorse totali), mentre all’inclusione e alla coesione andranno 19,1 miliardi.

Diverse le novità previste. Per quanto riguarda la formazione del personale scolastico per la didattica digitale, ecco cosa è previsto dal PNRR.

TESTO RECOVERY PLAN INTEGRALE [PDF]

La linea di intervento promuove lo sviluppo delle competenze digitali del personale scolastico per favorire un approccio accessibile, inclusivo e intelligente all’educazione digitale. Finalità principale è la creazione di un ecosistema delle competenze digitali, in grado di accelerare la trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica e dei processi di apprendimento e insegnamento, in coerenza con il quadro di riferimento europeo delle competenze digitali DigComp 2.1 (per studenti) e DigCompEdu (per docenti).

La misura prevede: la creazione di un sistema multidimensionale per la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale, articolato in un polo di coordinamento sull’educazione digitale promosso dal Ministero dell’istruzione.

L’attuazione di questa linea di intervento è assicurata dal Ministero dell’Istruzione e coinvolgerà circa 650.000 persone tra docenti e personale scolastico e oltre 8.000 istituzioni educative.

Pensioni, il Recovery fund riabilita la Legge Fornero: dal 1° gennaio via non prima di 67 anni, Bruxelles rifiuta “scivoli”

da La Tecnica della Scuola

Dal Recovery fund non sembra arrivare alcun paracadute per i lavoratori che hanno intenzione di lasciare il servizio prima dei 67 anni di età imposti dalla Legge Monti-Fornero. E nemmeno per sopperire alla fine di ‘Quota 100’, la cui sperimentazione triennale, varata dal governo M5s-Lega, andrà ad esaurimento il prossimo dicembre. Dal 1° febbraio 2022 l’anticipo a 62 anni potrebbe al massimo essere mantenuto solo per lavori logoranti: quelli che oggi sono contenuto nell’elenco (una ventina di professioni) associato alla cosiddetta Ape Social, che per la scuola riguarda solo i maestri della scuola dell’Infanzia. Lo si apprende leggendo la versione definitiva del testo che il CdM ha approvato nella notte.

Attuare in pieno la riforma Fornero

Nel documento pervenuto alla Tecnica della Scuola non c’è traccia di provvedimenti per agevolare l’anticipo pensionistico. A pagina 37 si legge, però, una “Raccomandazione dell’Europa: Attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica”.

E qui sta il punto: per l’assegnazione dei 221,5 miliardi di euro del Recovery fund, l’Italia ha dovuto fornire a Bruxelles adeguate garanzie, tra cui proprio quella di non incrementare l’aumento della spesa previdenziale.

Dipendenti pubblici, troppi pensionati

Per quanto riguarda i pubblici dipendenti, i dati dell’Italia sulla previdenza, del resto, sono impietosi: durante l’ultimo Forum Pa, l’appuntamento annuale sulla macchina statale, è emerso che nella pubblica amministrazione, scuola compresa, a breve i pensionati della PA supereranno gli attivi.

Ad oggi nel pubblico impiego, a fronte di 3,2 milioni di dipendenti in servizio, vi sono altri 3 milioni di ex dipendenti a riposo.

Se si continuano a creare “scivoli” il rischio sorpasso diventa concreto: oltre mezzo milione di dipendenti pubblici – quindi uno su sei – hanno infatti superato i 62 anni di età. Inoltre, quasi 200mila hanno già raggiunto i 38 anni di anzianità contributiva.

Poche assunzioni nella PA

Nel contempo, le assunzioni continuano invece a latitare: nella scuola, ad esempio, a fronte di ben oltre 100 mila immissioni in ruolo finanziate dal Mef, nell’ultimo biennio ne sono state realizzate la metà della metà, per via delle tante graduatorie con classi di concorso esaurite e dei concorsi che non si portano a termine. Il risultato è il turn over è così ridotto che non copre nemmeno i pensionamenti ordinari.

Con la cancellazione nella versione finale del Recovery fund delle procedure concorsuali semplificate, la situazione sembra quindi destinata a diventare ancora più “bloccata”.

Reclutamento docenti: con l’ultimo testo del Recovery Plan cambia di nuovo tutto

da La Tecnica della Scuola

Nella serata del 24 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del PNRR che nei prossimi giorni sarà portato in Parlamento per la sua approvazione definitiva.
In linea generale, per quanto riguarda scuola, università e ricerca, non ci sono modifiche importanti rispetto al testo della bozza che già si conosceva.
Le somme stanziate sono sempre le stesse e cioè poco meno di 32 miliardi di euro per interventi su edilizia, asili nido, servizi per l’infanzia, digitalizzazione, istruzione tecnica e professionale oltre che per ricerca e sistema universitario.

Il capitolo sul reclutamento è stato invece cambiato all’ultimo istante, forse durante la stessa riunione del Governo.

L’ultima bozza nota, diversa ancora da quelle di venerdì e con una numerazione delle pagine modificata, parlava di semplificazione delle attuali procedure di concorso pubblico con una procedura di questo genere: “sulla base della valutazione dei titoli culturali e di servizio e dello svolgimento di una prova computer based si forma una graduatoria per coprire tutti i posti vacanti e disponibili”.
Per i vincitori immessi nelle cattedre si avvia, quindi, un anno di formazione on the job e prova finale, il cui superamento determina l’immissione in ruolo a tempo indeterminato. La prova conclusiva è di tipo idoneativo affinché l’insegnante venga confermato nel posto in cui è stato immesso, dovendo permanerci per almeno un triennio. Il processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022”.

Adesso il testo appare decisamente più stringato: Lattuale sistema di reclutamento degli insegnanti richiede una revisione finalizzata a poter coprire, con regolarità e stabilità, le cattedre disponibili con insegnanti di ruolo. Tale misura ha l’obiettivo strategico di comportare un significativo miglioramento della qualità del sistema educativo del nostro Paese che non può non passare attraverso un innalzamento delle professionalità del personale scolastico”.
Resta però fermo che “il processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022”.
Un cambiamento così importante e, soprattutto, fatto a ridosso della seduta della riunione del Consiglio dei Ministri (o forse addirittura durante la stessa riunione) sta ad indicare forse che – su questa materia – nella maggioranza di Governo le idee non sono propriamente chiarissime e neppure troppo condivise.
Aver cancellato proprio la parte che descriveva la procedura concorsuale significa probabilmente che nella maggioranza si stanno fronteggiando due linee diverse.
A questo punto non resta che aspettare il passaggio al Senato del decreto legge 44 che – all’articolo 10 – parla proprio della riforma dei concorsi pubblici. Nei prossimi giorni il confronto-scontro si sposterà in Parlamento e capiremo meglio come si concluderà la vicenda.

Supplenze ATA, quando si risolve il contratto per rientro del titolare?

da La Tecnica della Scuola

Nelle istituzioni scolastiche, tra le varie ipotesi di assenza dal servizio, si può verificare la situazione in cui un lavoratore fruisca di permessi per assistere un parente o affine disabile e che dunque al suo posto venga assunto un supplente.

In questi casi, è possibile inserire nel contratto di supplenza, come clausola di risoluzione, il rientro del titolare a causa del venir meno delle condizioni previste dalla legge 104/1992 per assistenza a persona disabile?

A questa domanda, ha così risposto recentemente l’ARAN con un proprio orientamento applicativo.

Ai sensi dell’art. 1, comma 10, del CCNL relativo al personale del comparto Istruzione e ricerca del 19.04.2018, triennio 2016/18, continuano a trovare applicazione le norme contrattuali dei precedenti CCNL dallo stesso non derogate e compatibili con le norme legislative vigenti.

Pertanto, sono tuttora vigenti i commi 6 e 7 dell’art. 44 del CCNL Scuola 29/11/2007 che disciplinano il contratto individuale di lavoro del personale ATA, ivi incluso quello a tempo determinato. Tale contratto individuale richiede la forma scritta e deve contenere l’indicazione di alcuni elementi essenziali definiti nelle lettere a), b), c), d), e), f), g) del medesimo articolo, nonché la specificazione “delle cause che ne costituiscono condizioni risolutive”, salvo l’ipotesi di “individuazione di un nuovo avente titolo a seguito dell’intervenuta approvazione di nuove graduatorie” espressamente prevista dall’art. 41, comma 1, del CCNL comparto Istruzione e ricerca del 19 aprile 2018.

Pertanto, nel contratto individuale devono essere indicate, affinché possano essere fatte valere, le cause che ne costituiscono condizioni risolutive, ivi inclusa l’ipotesi oggetto del quesito.

Questa Agenzia ritiene, inoltre, opportuno richiamare la circolare del Miur n. U.0026841 del 05.09.2020, che fornisce utili indicazioni operative in materia di supplenze del personale docente, educativo ed ATA.

Patti educativi di comunità: cosa sono?

da La Tecnica della Scuola

Per fare un uomo, necessita un villaggio” recita un saggio proverbio ugandese e noi, in Italia, nel definire la ripartenza post-covid della nostra vita sociale, rilanciando la centralità della scuola, stiamo, forse, facendo tesoro della saggezza africana per individuare nei “Patti educativi di comunità”, un nuovo modo di operare che veda un territorio, una comunità protagonisti della propria rinascita.

Siamo tutti d’accordo sulla necessità di fare di questo periodo di crisi un’opportunità di crescita, facendo proprio l’auspicio di Albert Einstein, “attraverso pericoli e sconvolgimenti le nazioni possono essere portate a ulteriori sviluppi. Possano gli attuali sconvolgimenti portare a un mondo migliore”.

Con queste finalità il “Piano scuola 2020-2021”individua nei “Patti educativi di comunità” gli strumenti operativi che possano vedere Scuole, Enti Locali, Istituzioni pubbliche e private, le realtà operative nel terzo settore, le associazioni e anche i singoli cittadini, operare sinergicamente, sottoscrivendo specifici accordi per creare l’alleanza educativa, civile e sociale, dando così attuazione a quei principi e valori costituzionali, per i quali tutte le componenti della Repubblica sono impegnate nell’assicurare la realizzazione dell’istruzione e dell’educazione.

I “Patti educativi di comunità” sono strumenti operativi introdotti recentemente dal Ministero dell’Istruzione per dare alle comunità la possibilità di un nuovo protagonismo per rafforzare non solo l’alleanza scuola famiglia, ma anche quella tra la scuola e la comunità educante.

Obiettivi principali di questi “Patti educativi di comunità” sono la necessità di prevenire, e combattere le nuove povertà educative, la dispersione scolastica, il fallimento educativo di un’alta percentuale dei giovani (14%), attraverso un approccio partecipativo, cooperativo e solidale di tutti gli attori in campo che con pari dignità si impegnano a valorizzare e mettere a sistema tutte le esperienze e tutte le risorse del territorio. 

“Patti educativi di comunità” e “Service Learning”

Per sviluppare il principio di appartenenza e di cittadinanza attiva, le collaborazioni previste nei “Patti educativi di comunità” sono volte, in attuazione del principio di sussidiarietà di cui all’art. 118 della Costituzione, alla promozione dell’interesse generale, mediante la tutela di “beni comuni urbani”, intesi come spazi e servizi di tutti, strettamente connessi a identità, cultura, tradizioni di un territorio e funzionali allo svolgimento della vita sociale delle comunità.

Tale operatività è funzionale all’attivazione di processi di apprendimento che fanno capo al Service Learning, una proposta pedagogica innovativa, sperimentata in molte realtà, che unisce il Service (la cittadinanza, le azioni solidali e il volontariato per la comunità) e il Learning (l’acquisizione di competenze professionali, metodologiche, sociali e soprattutto didattiche), affinché gli allievi possano sviluppare le proprie conoscenze e competenze.

Tali “Patti” prevedono il coinvolgimento, la partecipazione attiva e il protagonismo degli studenti contribuendo a migliorare la partecipazione degli stessi alla vita della comunità scolastica attraverso percorsi di consultazione.

Le collaborazioni, inoltre, con gli operatori culturali, con gli artisti, con le radio e tv locali, con gli scrittori potrebbero far nascere esperienze progettuali laboratoriali per far acquisire le competenze di cittadinanza e partecipazione previste dal Decreto Legislativo 60 del 2017 sulla diffusione della cultura umanistica, capace di valorizzare il “made in Italy”, che ha reso così attraente il nostro Paese agli occhi dei cittadini nel mondo.

I “patti di comunità” stanno diventando significative esperienze formative in molte regioni italiane. Al 30 giugno 2019 erano circa 1.000 e le regioni maggiormente interessate erano Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Campania.

È auspicabile una maggiore e migliore diffusione di queste best practices e sarebbe opportuno che le Istituzioni scolastiche e la società civile vogliano diffusamente ed intelligentemente adoperarsi per realizzare “Patti di comunità” con un alto profilo formativo ed educativo attraverso momenti di co-progettazione e di co-gestione delle attività in un rapporto di pari dignità e sotto la supervisione e regia delle scuole.

Riapertura scuole. Giannelli (Anp): le decisioni vengano comunicate con un certo anticipo

da La Tecnica della Scuola

“Si capisce quando c’è l’emergenza che i tempi sono compressi, ma quello che non si comprende è il perché ti debbano dare una disposizione sabato da rendere effettiva per lunedì.” Così il presidente dell’Anp Antonello Giannellinell’appuntamento di Tecnica della Scuola Live del 20 aprile, durante il quale si è parlato di riapertura scuole e di protocollo di sicurezza.

“La scuola ha una sua organizzazione logistica complessa, che va fatta con il personale in servizio, che spesso non opera di sabato e sicuramente di domenica. L’esito della decisione politica va comunicato con un po’ di giorni di anticipo“.

Un riferimento, quello del presidente dell’Anp, alle molte situazioni che nel corso dell’anno hanno portato i Dirigenti scolastici e tutto il personale della scuola a correre contro il tempo, per mantenere le scuole sempre in linea con le disposizioni ministeriali. Una preoccupazione estremamente fondata ancora oggi, dato che l’ultimo Decreto Covid, con riferimenti alla scuola, è stato firmato il 21 aprile con validità, per le scuole, dal 26. Insomma, i tempi dettati alle scuole sono sempre strettissimi, aggravando una situazione già complessa.

Pensando ai concorsi e al reclutamento dei docenti, ad esempio, Antonello Giannelli dichiara: “Quando si arriva a fine aprile e non si è ancora provveduto al reclutamento di settembre, è talmente tardi che è chiaro che poi saltano fuori delle sanatorie. La congiunzione di due disperazioni, quella delle scuole in cerca di docenti e quella dei precari in cerca di posto, sortisce come effetto un matrimonio non troppo felice”.

Non ne fa una questione di ministri dell’istruzione, ma di sistema e di macchina burocratica. Sottolinea infatti, il presidente dell’Anp: “Io penso che il ministro Bianchi sia una persona di esperienza e molto competente sul fronte scuola. E pensavo lo stesso della ex ministra Lucia Azzolina, peraltro. Ma è evidente che il ministro dell’Istruzione oggi ha dei vincoli molto forti. Il Ministro non può sanare tutti i problemi che asseriscono anche ad altri ambiti, finanziari o sanitari.”

Il protocollo di sicurezza

Nel corso della diretta Antonello Giannelli chiarisce gli aspetti legati all’aggiornamento dei protocolli di sicurezza: “Serve un aggiornamento del protocollo. Io direi che ci sono delle questioni che vanno subito affrontate. Innanzitutto la questione delle mascherine. Noi auspichiamo che vengano distribuite le FFP2 almeno al personale scolastico. Poi l’altra questione di estrema attualità è quella del distanziamento. Con le nuove varianti si parla di due metri di distanziamento, quindi c’è la necessità di ridefinire queste regole sulla base delle conoscenze attuali, non ignorando che una percentuale molto significativa del personale scolastico è stata vaccinata”.