Incontro con il Segretario Generale dell’OCSE

Il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi, ha incontrato oggi, in videoconferenza, il Segretario Generale dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) Ángel Gurría.

Nel corso dell’incontro, il Ministro ha espresso apprezzamento per il lavoro di studio e di ricerca svolto dall’OCSE e ribadito la centralità della collaborazione bilaterale con l’Italia, con particolare riferimento al settore dell’istruzione e formazione professionale. Una collaborazione che vede il nostro Paese tra i primi contributori all’organizzazione e che si esprime nella partecipazione del Ministero dell’Istruzione a programmi di vasta portata come, ad esempio, il Programma PISA (Programme for International Student Assessment) finalizzato ad accertare le competenze in lettura, matematica e scienze degli studenti che stanno per terminare l’obbligo scolastico, o l’Indagine comparativa TALIS (Teacher and Learning International Study) che esamina gli aspetti salienti dell’attività professionale dei docenti e dei dirigenti scolastici della scuola secondaria di primo grado. 

Una sinergia che quest’anno si è ulteriormente estesa alla collaborazione nell’ambito della Presidenza italiana del G20 che, nel settore Istruzione, sarà incentrata su vari temi quali la lotta alla povertà educativa e la dispersione scolastica; la didattica mista ed i nuovi approcci educativi ed il tema delle transizioni dalla scuola al lavoro. 

Il Ministro Patrizio Bianchi ha evidenziato il ruolo cruciale dell’Istruzione e formazione nell’assicurare una crescita duratura e sostenibile, rilevando l’importante contributo che l’OCSE può fornire alla riflessione della comunità internazionale in materia di rilancio dei sistemi di istruzione e formazione professionale, anche dopo l’emergenza epidemiologica. Un investimento nell’istruzione e nella conoscenza, ha concluso il Ministro, appare fondamentale per superare la crisi e realizzare uno sviluppo sostenibile capace di assicurare pace e stabilità.

Un grande uomo di scuola: Giancarlo Cerini

Un grande uomo di scuola: Giancarlo Cerini

Avvertiamo il bisogno, in questo giorno della nostra esistenza che induce a riflettere sulla grandezza e la fragilità della condizione umana, di ragionare, pensando al magistero di Giancarlo Cerini, sul senso della funzione ispettiva. Il modo in cui il nostro collega ha sentito e interpretato tale funzione rimanda al significato più profondo del termine, ossia un guardare che sa vedere, un essere-per-altro e per-gli-altri. Ciò ha costituito un in-segnamento, un insegnamento vissuto nella piena consapevolezza e testimonianza dell’essenza dell’educare e dell’educare a scuola, come luogo di sviluppo delle potenzialità di ogni soggetto -soprattutto di chi fa più fatica- e di emancipazione sociale per un’autentica scuola “di tutti e di ciascuno”.

Con Giancarlo la funzione ispettiva viene ulteriormente ad assumere i nobili tratti dell’impegno pedagogico, civile e politico. Possiamo ben testimoniarlo, noi che per anni abbiamo avuto la fortuna di averlo come collega e in seguito Coordinatore del corpo ispettivo dell’Emilia-Romagna.

Vorremmo che persone siffatte potessero continuare per sempre nella loro missione. Non sarà interrotta la lettura dei Suoi lavori. Permarrà certo il ricordo delle parole appassionate, dei significativi interventi, delle numerose iniziative, della saggezza e della passione di questo grande uomo di scuola. Ognuno di noi ha un tempo assegnato; conta come riusciamo a viverlo e come sentiamo la nostra appartenenza alla comunità umana. La morte fisica ci ricorda che non duriamo sempre, ma pure che i nostri pensieri e il nostro agire non terminano con la scomparsa dal visibile. Morire non significa fuoriuscire dall’essere. Coloro che -come Giancarlo o Annamaria Benini- hanno avuto qualcosa da dire ne partecipano prima e dopo la loro vita materiale.

Ricorderemo la Sua lezione nel ripensare la funzione del corpo ispettivo cui Giancarlo ha contribuito con numerosi scritti e con la testimonianza di professione e di vita.

Le colleghe e i colleghi ispettori dell’Ufficio scolastico per l’Emilia-Romagna

Claudio Bergianti

Gabriele Boselli

Anna Bravi

Chiara Brescianini

Paolo Davoli

Marco Guspini

Raffaele Iosa

Agostina Melucci

Maurizia Migliori

Anna Morrone

Francesco Orlando

Luciano Rondanini

Il turismo accessibile? È in Valle Camonica

Il turismo accessibile? È in Valle Camonica

Redattore Sociale del 21/04/2021

Comunità montana e cooperative sociali hanno unito le forze, dieci anni fa, per rendere fruibili non solo parchi e percorsi, ma anche strutture e servizi del territorio: la storia di un lavoro di gruppo, per garantire a ciascuno il proprio passo. 

VAL CAMONICA. Mai dire impossibile, mai dire inaccessibile: anche la montagna, con il suo patrimonio naturalistico ma pure storico, archeologico e culturale, si offre a tutti. E lo fa grazie a un progetto, nato nel 2011, cresciuto passo dopo passo e deciso a non fermarsi: oggi si chiama “Valle Camonica per tutti” ed è un sito web e, al tempo stesso, una guida che raccoglie itinerari e proposte senza barriere, tra parchi, sentieri e siti archeologici del territorio. “A ciascuno il suo passo” era il nome del progetto iniziale, promosso dalla comunità montana, in qualità di ente gestore del distretto culturale e di coordinamento del sito Unesco: obiettivo, rendere fruibile a tutti la Valle dei Segni o, almeno, le sue principali risorse culturali. Un compito che doveva essere necessariamente assegnato a un gruppo di lavoro interdisciplinare: per questo la comunità montana, tramite bando, ha chiamato a raccolta, fin dall’inizio, diverse professionalità, dagli esperti di pedagogia agli archeologi, dagli architetti fino agli operatori delle cooperative sociali che, insieme a un gruppo di persone con disabilità, sono partiti per esplorare insieme i parchi del sito Unesco, misurando, verificando, immaginandone la possibile accessibilità. Da questo lavoro comune è nato un metodo, applicato poi negli interventi, che è caratterizzato da una sperimentazione aperta, dalla partecipazione attiva dei soggetti-utenti, dalla condivisione multidisciplinare, dall’ascolto dei bisogni effettivi.
Come prima creatura di questo lavoro di gruppo, ha visto la luce il percorso inclusivo nel comune di Capo di Ponte: un racconto multisensoriale per tutti, costruito per punti, dalla stazione all’abitato fin dentro il parco di Seradina-Bedolina, alla scoperta del patrimonio archeologico e paesaggistico. Il percorso si compone di strutture (panche, sedute, corrimano, eccetera), di segnaletica interattiva (scorrevole, apribile, sfogliabile), multisensoriale (vista e tatto) e diversificata (incisioni, linea del tempo, uso della vegetazione). Parallelamente, sono stati organizzati incontri aperti agli operatori sociali della Valle dei Segni, per sviluppare nuovi strumenti operativi, con l’obiettivo di incrementare, tra gli operatori culturali e turistici, la conoscenza e la sensibilità verso i temi dell’accessibilità universale. Anno dopo anno, si sono moltiplicati e diversificati gli strumenti messi in campo dagli attori del progetto: dai totem interattivi, multisensoriali e innovativi per la fruizione indiretta del sito Unesco ai video-racconti, nati da un concorso rivolto a giovani registi e video-maker per raccontare vicende, progetti e interventi sociali provenienti dal mondo della disabilità. Contemporaneamente, venivano realizzati interventi infrastrutturali per incrementare l’accessibilità del paesaggio dell’arte rupestre nei parchi del sito Unesco. Grazie a questi interventi, alcune rocce incise sono ora fruibili da persone con disabilità, ma anche da anziani e bambini.
Nel 2017 il progetto si è allargato al settore turistico, prendendo il nome di “Valle Camonica per tutti”: il modello dell’accessibilità ha invaso le strutture alberghiere, i servizi, gli strumenti d’informazione e, naturalmente, Internet, attraverso il sito dedicato. Grazie a una serie di attività, realizzate sempre in collaborazione con le cooperative sociali del territorio, è nato il logo distintivo per contrassegnare le strutture e i luoghi che fanno propria la causa dell’accessibilità. Al tempo stesso sono stati messi in campo, grazie alla collaborazione del terzo settore, servizi per turisti con disabilità, come l’assistenza e l’accompagnamento sul territorio. È stata realizzata anche la guida al turismo accessibile della Valle Camonica, Zeus!. E si è avviato il censimento dell’accessibilità esteso a strutture ricettive e per l’intrattenimento, come anche ai servizi.
«Abbiamo fatto tanto, ma tanto vogliamo ancora fare», assicura Marco Milzani, direttore della cooperativa sociale Il Cardo, una delle realtà protagoniste del progetto. «Procediamo per piccoli passi, come si fa in montagna, ma con un grande obiettivo: fare in modo che il prezioso patrimonio culturale, oltre che naturalistico, della nostra valle sia accessibile a tutti. È un’iniziativa che ha il valore della collaborazione tra realtà diverse, grande pregio di questo progetto: la comunità montana ha infatti avuto la lungimiranza di chiamare, accanto ad archeologi, architetti e altri esperti del settore, anche realtà del privato sociale con esperienza nel campo della disabilità. Un passo alla volta, attraverso azioni semplici, siamo arrivati gradualmente a realizzare il sito, che è anche una guida, in cui sono illustrati diversi percorsi e proposte, nell’ambito del patrimonio culturale e dei servizi sul territorio. Oggi il sito raccoglie oltre 130 luoghi accessibili: un ottimo risultato, in un territorio difficile come quello montano. Il lavoro, però, non è certo concluso: il nostro intento è di far capire come si debba valorizzare questa fetta possibile di turismo, adeguando anche le strutture e i servizi. Abbiamo aperto un fronte e dobbiamo continuare a tenerlo caldo, attraverso un lavoro d’informazione e sensibilizzazione. La mia cooperativa, per esempio, girerà nei prossimi mesi un video, insieme alle persone con disabilità delle nostre strutture, in cui saranno valorizzati, in chiave ironica, i percorsi realizzati finora. Il momento è difficile, soprattutto per il turismo, ma non abbiamo alcuna intenzione di fermarci», promette Milzani.
«D’inverno come d’estate, la Valle Camonica ha tanto da offrire a tutti: piste, ausili e rifugi accessibili nella stagione fredda, bellissime passeggiate ed escursioni per il resto dell’anno. Invitiamo tutti a venire nella nostra valle: c’è una grande ricchezza storica e culturale da scoprire tra le nostre montagne, nei nostri parchi, sulle nostre rocce. E tutti possono accedere almeno a una parte di questo meraviglioso patrimonio». 
L’articolo è tratto dal numero di SuperAbile INAIL di marzo, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità

Il Ministro Patrizio Bianchi: “Dolore per la scomparsa di Giancarlo Cerini”

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha appreso con dolore della scomparsa di Giancarlo Cerini, uomo di scuola e servitore dello Stato. Il Ministro esprime “grande vicinanza alla famiglia”.

Direttore didattico fin da giovanissimo, per molti anni Ispettore e Dirigente tecnico del Ministero dell’Istruzione, ha dedicato tutta la sua vita all’educazione e al mondo dell’istruzione.

“Tutta la scuola italiana ha conosciuto Giancarlo Cerini, la sua dedizione intelligente e instancabile all’educazione. Il modo migliore per ricordarlo sarà continuare insieme il suo lavoro”.

TRASPARENZA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

TRASPARENZA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE VITTIMA DEGLI APPARATI BUROCRATICI

“In barba al principio di trasparenza, in Italia la pubblica amministrazione diventa sempre più opaca”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la nota ministeriale firmata ieri dal capo di dipartimento, Stefano Versari, che, in seguito al parere fornito dal Garante per la protezione dei dati personali, stabilisce che le scuole non devono fornire ai sindacati i nominativi e i compensi dei docenti impegnati nelle attività realizzate con il fondo di istituto. Secondo le disposizioni di viale Trastevere, dunque, i dirigenti scolastici sono tenuti a fornire soltanto dati numerici o aggregati relativi al personale che ha percepito compensi attinti dal Fis.

“Nel 1990, grazie alla legge 241 del 7 agosto, – afferma Di Meglio – l’Italia fece un grande passo avanti sul fronte della trasparenza e dell’accesso agli atti amministrativi, stabilendo il principio per cui tutti i fondi erogati dalla pubblica amministrazione devono essere resi noti. Nel corso degli anni, la grande resistenza degli apparati burocratici ha teso sempre a vanificare gli effetti di questa legge. L’ultimo tra gli interventi in tal senso porta la firma del Garante della privacy, un’autorità amministrativa che decide di far prevalere il diritto alla privacy su quello alla trasparenza. E così, paradossalmente, da una parte c’è una legge che obbliga a pubblicare nei siti istituzionali gli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione, e dall’altra si consente agli stessi dirigenti di non dichiarare i nominativi delle persone che ricevono fondi pubblici”.

“È bene ricordare che diversi magistrati si sono pronunciati contro questa involuzione della legge sulla trasparenza. E sulla scia di queste sentenze – promette Di Meglio – la Gilda si impegna a battersi affinché ovunque, compresa la scuola, sia garantita la piena trasparenza nell’utilizzo del denaro pubblico”.

Una vita per la scuola

Una vita per la scuola: lutto nella comunità professionale scolastica

L’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna apprende con dolore la notizia della perdita dell’Ispettore Giancarlo Cerini, colonna portante delle scuole emiliano-romagnole e dell’intero Paese.
Persona illuminata e illuminante, dopo un periodo di lotta coraggiosa vissuta con dignità e forza, ha subito il sopravvento della malattia, lasciandoci esterrefatti e stupefatti per la mancanza, incolmabile dal punto di vista umano e professionale.
Attivo da decenni sui temi della formazione, pensatore fine, saggista, scrittore, curatore di pubblicazioni che hanno accompagnato stagioni di riforme e di innovazioni, ha saputo guidare le comunità professionali scolastiche con passione e dedizione instancabile. Percorrendo la penisola con entusiasmo, si appassionava nel parlare con le maestre e i maestri, con gli educatori tutti nei tanti momenti di convegni e seminari cui era costantemente invitato.
La sua penna sagace ha scritto parti importanti dell’attuale scuola, tra le azioni più recenti il contributo alla stesura delle Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e del 1°ciclo di istruzione, ai grandi piani per la formazione dei docenti e per l’apprendimento della lingua inglese, alla redazione delle linee pedagogiche del curricolo 0-6 anni.
L’Ispettore Cerini lascia un’eredità preziosa fatta di umanità sopraffina, di attenzione per tutti condita da ironia e leggerezza romagnola.
L’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna esprime il più sentito cordoglio alla famiglia e si stringe nel dolore in un abbraccio ai suoi cari.

Ricordando Giancarlo

Ricordando Giancarlo

di Maurizio Tiriticco

“Una valutazione a tre dimensioni” — La valutazione è un oggetto pedagogico assai complesso: si presenta infatti come punto di incrocio tra diversi piani di attenzione.

“Una prima prospettiva si riferisce alla valutazione degli alunni, o meglio, all’apprendimento dei loro ‘punti di partenza e di arrivo, dei processi, delle difficoltà riscontrate e degli interventi compensativi attuati’, e quindi degli esiti della formazione scolastica, come sottolineano i programmi didattici nazionali (dpr n. 104 del 10 febbraio 1985). Appartengono a questa dimensione temi cruciali per la scuola di base, quali il concetto di diritto all’educazione (anzi, al successo scolastico), la sostanziale eguaglianza dei risultati (che ‘debbono essere equivalenti qualunque sia l’itinerario metodologico scelto’, dpr 104/85), la prescrittività (cioè l’obbligatorietà) di alcuni traguardi essenziali, l’idea di standard formativi (cioè di livelli di competenza confrontabili).

“Una seconda prospettiva attiene alle modalità di regolazione per controllare, regolare, verificare l’intervento intenzionale delle scuole. L’adulto che in essa opera è un professionista responsabile, attento ai bisogni di relazione dei bambini, ma al contempo impegnato ad organizzare situazioni di apprendimento e capace di riequilibrare i propri interventi in base alla qualità delle risposte che osserva. Affermano chiaramente i programmi: ‘Il complesso delle osservazioni sistematiche effettuate dagli insegnanti nel corso dell’attività didattica costituisce lo strumento privilegiato per la continua regolazione della programmazione, permettendo agli insegnanti di introdurre per tempo quelle modificazioni o integrazioni che risultassero opportune’ (dpr 104/85).

“Infine la valutazione implica un piano alto di riflessione. Ci si riferisce qui alla valutazione della qualità del sistema educativo, cioè a quegli indicatori (sia quantitativi, esprimibili con numeri, sia qualitativi, cioè di tipo descrittivo) che possono portare ad esprimere giudizi di valore su una singola scuola o su ‘categorie’ di scuole (ad esempio le scuole elementari del ‘benessere vitale’ individuate dal Censis nel corso del ‘monitoraggio’ della riforma) o su un intero segmento del sistema formativo (ad esempio, la scuola elementare italiana, vista nell’ambito del contesto europeo  dove – sia detto per inciso e senza falsa modestia – la comparazione ci vede belle posizioni di testa”.

E potrei continuare a copiare. Si tratta dell’incipit del primo paragrafo del primo capitolo “Valutare perché e come”, del volume collettaneo che io e Giancarlo pubblicammo insieme nel lontano 1994 per i tipi della Tecnodid di Napoli. La parte prima riguardava la scuola elementare (allora si chiamava ancora così); la parte seconda, scritta da me, riguardava la scuola media.

E la nostra collaborazione, che in effetti veniva da lontano, continuò. In forme diverse: ad esempio nei tanti convegni organizzati dalla Tecnodid ad Ischia, nel periodo estivo. Convegni, per altro affollatissimi, di insegnanti e dirigenti scolastici! Chi legge penserà: sì ad Ischia! Con tutto quel mare… è vero! Nonostante “tutto quel mare”, al mattino interventi preziosi e stimolanti, e al pomeriggio lavori di gruppo. Ma la Tecnodid non dava tregua né agli insegnanti né ai suoi esperti: in autunno, altri convegni, a Scanno.

E Giancarlo era sempre presente, con i suoi interventi ricchi, articolati: tante carte sul tavolo e le sue mani a farle scorrere, a ritrovare i mille spunti che arricchivano i suoi interventi. Per tutte queste cose, e per mille altre, Giancarlo rimarrà sempre nei nostri ricordi, nella nostra mente e nel nostro cuore.

Sul sito della Tecnodid leggo:

Salutare qualcuno è sempre difficile, ancora di più se dobbiamo salutare una persona a cui vogliamo bene, perché a Giancarlo tutti vogliamo bene. Da ieri sera il mondo della scuola ha perso una delle sue guide più illuminate e lungimiranti, un pedagogista sensibile e attento, un Maestro. Per noi Giancarlo era e resta un amico, con cui abbiamo condiviso un lungo percorso, ricco di intuizioni e di successi, professionali e umani. Il sentimento che assale tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo è quello della perdita, il vuoto incolmabile di una figura del suo calibro. A noi, però, piace ricordare quello che ci ha lasciato: l’amore per la scuola, la passione per le idee, la cura e l’attenzione per i più piccoli, la caparbietà delle scelte, la fierezza delle posizioni, il rispetto dell’altro, l’onestà intellettuale, la capacità di fare squadra. Ci stringiamo con affetto alla sua famiglia, lo stesso affetto che ci ha fatto sorridere insieme tanto a lungo.

Ciao Giancarlo, resterai sempre con noi.

Scuola in presenza fra il 60 e il 100%: torna la flessibilità per i presidi

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Sulla scuola va in onda un remake delle puntate già trasmesse a settembre e a dicembre. Quando c’erano però un premier e un esecutivo diversi. In meno di una settimana il rientro in classe per tutti gli studenti delle superiori si trasforma da obiettivo di breve termine (e cioè a partire da lunedì 26 aprile) in risultatodi medio periodo e, di fatto, si sposta sul prossimo anno scolastico. Per effetto di un sistema per fasce che prevede, in zona rossa, il ritorno di almeno il 50% degli alunni delle secondarie fino a un massimo del 75%; nelle zone gialle e arancioni, invece, si parte dal 60% e si punta ad arrivare al 100%. Con una flessibilità territorio per territorio e scuola per scuola. La conferma arriva in serata dalle bozze del decreto legge sulle riaperture atteso nelle prossime ore in Consiglio dei ministri. Ma un’avvisaglia c’era stata già durante l’incontro governo-regioni- enti locali del pomeriggio.

Tutti i ministri intervenuti sul tema scuola hanno accompagnato il target del «100%» con una o più specifiche. Il titolare dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha aggiunto la locuzione «quanto prima» e ha invitato le scuole a dare la priorità ai maturandi. Il responsabile delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha aggiunto la formula«a tendere per settembre». A sua volta, la ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, ha chiesto «gradualità e cooperazione» a tutti i soggetti coinvolti.

Dunque, per ora si procede per fasce: tutti in presenza fino alla terza media a prescindere dal colore e invece alle superiori 50-75% in zona rossa e 60-100 in giallo e arancione. Fermi restando il metro di distanza da bocca a bocca nelle classi e il tasso di riempimento del 50% dei mezzi pubblici, difficilmente si sarebbe potuti andare oltre. In sostanza pochi territori da lunedì saranno in grado di ospitare tra i banchi il 100% dei ragazzi. L’Abruzzo, forse singole scuole di singoli territori. Senza dimenticare che alcune regioni (Calabria, Campania, Puglia) – per diretta ammissione dei loro rappresentanti all’incontro di ieri – fanno fatica già ad arrivare al 50 per cento.

L’impegno comune è di lavorare tutti insieme per settembre allora. Con Giovannini che ha già preannunciato l’avvio di 4 iniziative contestuali che vanno in quella direzione: più sanificazioni dei mezzi, aumento dei convogli ferriovari sulle tratte extraurbane, 15 hub per lo screening degli studenti nelle stazioni dei grandi centri, costo differenziato del biglietto per fasce orarie.

La scelta di compromesso (e di realismo) raccoglie, stavolta, più consensi che critiche. «Apprezziamo il governo per aver recepito le preoccupazioni dei territori sul ritorno in classe degli studenti delle superiori al 100%, una soluzione “tecnicamente impraticabile” per la capienza dei mezzi pubblici ridotta al 50% e per i limiti strutturali degli edifici scolastici», ha detto Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni. Sulla stessa lunghezza d’onda, Michele de Pascale, a capo dell’Upi, l’Unione delle province italiane: «Il governo ci ha ascoltati. Il rientro in classe in presenza di tutti gli alunni, soprattutto nelle superori, è l’obiettivo di tutti ma occorre prudenza e gradualità».

Via libera anche da Antonello Giannelli, presidente dell’Anp: «L’esecutivo ha mostrato buon senso e ragionevolezza – ha detto -. È bene che siano i dirigenti scolastici a decidere le percentuali degli studenti in presenza perché lo faranno considerando le condizioni del territorio e delle scuole, garantendo la massima sicurezza per tutti».

Le offese verbali dello studente vanno punite con «gradualità»

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

Il procedimento finalizzato a mantenere la disciplina scolastica ruota su due principi cardine: quello di “proporzionalità” e quello di “gradualità”. Fatti ed eventi vanno quindi pesati con i seguenti criteri: a) intenzionalità del comportamento, grado di negligenza, imprudenza dimostrata; b) rilevanza degli obblighi violati; c) grado di danno o di pericolo causato all’Istituto, agli utenti, agli operatori, ai terzi ovvero del disservizio determinatosi; d) sussistenza di circostanze aggravanti o attenuanti, con riguardo, in particolare, a precedenti.

Studenti con dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia
Nella vicenda affrontata dal Tar Brescia con la recente sentenza 257/2021 uno studente era stato sospeso dagli studi per ben tre mesi in quanto colpevole di aver pronunciato espressioni volgari ed epiteti offensivi nei confronti di docenti e non docenti. In particolare, lo studente affetto da Dsa, aveva sollecitato in più occasioni l’adozione di misure compensative previste dalla normativa in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico. Normativa che riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento (Dsa) che si manifestano in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma che possono costituire una limitazione assai importante per alcune attività quotidiane. E il mancato riscontro delle costanti “richieste d’aiuto” costituiva motivo di attrito dello studente con l’istituto.

Il cosiddetto “gradualismo sanzionatorio”
Nel procedimento disciplinare il giudizio è caratterizzato da una larga discrezionalità da parte dell’Amministrazione in ordine alla valutazione della gravità delle infrazioni e conseguenti sanzioni. Lo stesso giudice amministrativo non può sostituirsi agli organi dell’amministrazione nella valutazione degli eventi contestati se non nei limiti in cui il giudizio disciplinare contenga evidente travisamento dei fatti.

L’amministrazione ha comunque l’obbligo di rispettare il principio di proporzionalità, il quale, anche dopo la sua espressa codificazione a livello comunitario non consente al giudice di controllare il merito dell’azione amministrativa, ma legittima il controllo sul rispetto del cosiddetto “gradualismo sanzionatorio”. In altre parole la valutazione discrezionale dell’amministrazione non può prescindere da una congrua e adeguata motivazione sulle ragioni per cui il comportamento del ragazzo è sanzionabile, avuto riguardo – si badi – a “tutti” gli elementi rilevanti ai fini della graduazione della sanzione.

Lo stato psicologico dello studente
Secondo il giudice lombardo, quelle riferite erano condotte gravi dello studente e certamente anche condannabili. Tuttavia in applicazione dei suddetti principi di proporzionalità e gradualità, le “uscite” dell’allievo potevano trovare parziale spiegazione nel suo stato d’animo poiché riteneva di essere discriminato nell’applicazione delle misure dispensative e compensative previste per i ragazzi affetti da Dsa.

Deriva che le condotte ascritte allo studente dovevano essere punite con una sanzione che tenesse conto di ogni aspetto della questione, ivi compresa la personalità, la salute e lo stato psicologico del ragazzo. Di qui la necessità di ripetere il giudizio disciplinare applicando una delle sanzioni idonee a non incidere in maniera irreversibile sul percorso d’istruzione dello studente.

La frenata del governo: da lunedì in classe al 60%

da Il Messaggero

Impossibile da realizzare, l’idea di riportare tutti gli studenti in classe a partire da lunedì prossimo è definitivamente sfumata. Non sarà quindi garantita la presenza al 100% degli alunni ma si parte da una quota inferiore: almeno dal 60%. Un dietrofront del governo che comunque rasserena gli animi. Prima le rimostranze dei presidi e poi, ieri, quelle delle Regioni hanno fatto sì che il governo decidesse per una riapertura delle classi graduale. È quanto emerso dall’incontro Stato-Regioni con i comuni e le province. Le aule troppo piccole e i bus sovraffollati non possono garantire un rientro in sicurezza al 100%. È così da un anno, del resto. E le scuole lo sanno bene: le condizioni non sono cambiate. L’obiettivo si sposta su settembre. Servono nuovi spazi per garantire il distanziamento tra i banchi e, soprattutto, serve una riorganizzazione del trasporto pubblico locale che non vada in tilt nelle ore di punta: lo scaglionamento dei due orari di ingresso adottato fino ad oggi, uno alle 8 e uno alle 10, non ha retto neanche il carico del 50%. Quindi deve necessariamente essere incrementato il servizio pur mantenendo la riduzione della capienza al 50%, nel rispetto delle misure anti-Covid. Difficile immaginare infatti che tra 4 mesi non ci sia più bisogno di mantenere le distanze a bordo dei bus per evitare infezioni. «L’obiettivo da realizzare quanto prima – ha detto ieri il Ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, durante l’incontro tra Governo ed enti locali – deve rimanere quello di riportare tutti in presenza al 100%. Bisogna continuare a lavorare anche e soprattutto in vista di settembre a cui dobbiamo arrivare preparati».
Ma intanto la scuola adesso finirà come è iniziata: con la didattica a distanza. Le scuole superiori dovranno garantire la presenza almeno al 60% degli alunni e dove possibile dovranno raggiungere il 100%. La precedenza va data ai ragazzi dell’ultimo anno: chi ha la maturità a giugno, deve stare in presenza. Mancano infatti meno di due mesi al 16 giugno, giorno di inizio per gli esami che saranno solo orali. «Bene ha fatto il governo ad ascoltare le nostre proposte – ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga – apprezziamo che si sia deciso di partire da una soglia minima del 60%, magari rivolgendo uno sguardo di attenzione agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori», Inoltre nelle zone rosse, dove rimanevano chiuse le classi seconde e terze di scuola media e i 5 anni del liceo, si entrerà in classe al 100% fino in terza media e tra il 50 e il 75% alle superiori.

I DIRIGENTI

Di fatto, quindi, spetta ai dirigenti scolastici valutare la quota di ragazzi tra i banchi in base alle caratteristiche territoriali e dell’istituto: «Ritengo sia una scelta di buonsenso e ragionevolezza che viene incontro alle nostre richieste di questi giorni e che tiene conto delle criticità non risolte – ha commentato il presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli è bene che siano i dirigenti scolastici a decidere le percentuali degli studenti in presenza perché lo faranno considerando le condizioni del territorio e delle istituzioni scolastiche, garantendo la massima sicurezza per tutti».
Tra i nodi irrisolti, oltre ai trasporti, c’è anche il tracciamento dei contagi: il mondo della scuola ha chiesto più volte la possibilità di avere screening periodici anche con tamponi tra gli studenti. Ma per ora questa richiesta resta inascoltata: graverebbe troppo sulla tenuta del servizio delle Asl.
Lorena Loiacono

Graduatorie terza fascia ATA, prorogata al 26 aprile la scadenza per inviare la domanda

da La Tecnica della Scuola

La scadenza, prevista per il 22 aprile, per l’invio della domada per le graduatorie di terza fascia ATA, è stata prorogata al 26 aprile.

Si resta in attesa della pubblicazione, da parte del Ministero dell’Istruzione, del relativo provvedimento, anche per sapere se resterà fermo il termine inizialmente previsto per il conseguimento dei titoli.

Non cambia, ovviamente, la modalità di presentazione dell’istanza, tramite il sistema POLIS.

Ritorno a scuola il 26 aprile col 60% di alunni: troppi rischi. Campania, Puglia e Calabria volevano mantenere il 50%

da La Tecnica della Scuola

Sul rientro generalizzato tra i banchi il governo aveva scommesso molto. Ma alla fine gli enti locali hanno messo sul tavolo le loro perplessità. E l’hanno spuntata. Al termine dell’incontro con i ministri, da Comuni, Province e Regioni trapela soddisfazione: si è deciso per la presenza “ad almeno il 50% e fino a un massimo del 75%, della popolazione studentesca” nei territori rossi, mentre in zona gialla e arancione la didattica in presenza sarà garantita “ad almeno il 60% e fino al 100%” degli allievi.

“Il Governo ci ha ascoltati. Il rientro in classe in presenza di tutti gli alunni, soprattutto nelle superiori, è l’obiettivo di tutti ma occorre prudenza e gradualità”, ha dichiarato il presidente dell’Unione delle Province (Upi) Michele de Pascale alla riunione informale governo-Regioni-Enti locali sul nuovo decreto anti-Covid in gestazione.

Pascale (Upi): il ritorno calato sui bisogni

“La nostra proposta di un margine di rientro in percentuale dal 60% al 100% è stata accolta, specificando che faremo di tutto perché questa percentuale sia la più alta possibile”.

Pascale ha aggiunto che “i tavoli nelle prefetture aiuteranno e accompagneranno questo percorso, calandolo sui bisogni e sulle necessità dei territori, con flessibilità e autonomia”.

Il rappresentante delle province ha elencato anche i problemi irrisolti, di cui si è parlato con i ministri: “quantità e capienze nei mezzi di trasporto tali da evitare assembramenti così come negli ingressi a scuola e negli snodi del trasporto e tracciamento degli studenti”.

Il rapporto con il governo appare quindi rafforzato. “Ringraziamo il ministro Bianchi – ha concluso Pascale – per avere compreso le criticità che abbiamo espresso, al ministro Giovannini con cui continua il lavoro per cercare ulteriori soluzioni sui trasporti, che resta dirimente, e la ministra Gelmini per il fondamentale lavoro di coordinamento e ascolto che sta portando avanti per mantenere salda la collaborazione tra tutte le istituzioni”.

Fedriga: impraticabile tornare al 100%

Anche dalla maggior parte delle Regioni il giudizio è positivo: il 100% di alunni presenza anche alle superiori è una soluzione “tecnicamente impraticabile” per la capienza dei mezzi pubblici ridotta al 50% e per i limiti strutturali degli edifici scolastici ha detto il presidente Massimiliano Fedriga, confermando le perplessità del giorno prima quando aveva dichiarato che sui problemi del ritorno a scuola “la verità va detta“.

Durante l’incontro con i ministri, Fedriga si sarebbe soffermato anche “sull’enorme lavoro” svolto dai territori per creare le condizioni per far tornare in classe il più alto numero di studenti.

Le Regioni “ribelli”

Le Regioni Campania, Puglia e Calabria si dicono invece rammaricate: i loro rappresentanti ritengono troppo alto il limite minimo di presenza degli alunni a scuola del 60% fissato a nome del governo dalla ministra Mariastella Gelmini: avrebbero preferito rimanere all’attuale 50% in presenza, con l’altra metà in DaD.

Anche la Toscana ha invitato alla cautela sulle riaperture subito al 100%: il presidente Eugenio Giani, anche lui intervenuto sul tema in occasione della conferenza Stato-Regioni, ha ricordato l’esperienza toscana sulla riapertura delle scuole e anche l’importanza del tutoraggio alle fermate dei mezzi pubblici. Se serve fare una forzatura sulle riaperture, ha suggerito Giani, merita farla per le classi dell’ultimo anno di scuola superiore, per permettere a tutti di chiudere un ciclo scolastico in presenza.

Ritorno a scuola 26 aprile, il Governo s’arrende: impossibile il 100% di alunni, gli istituti potranno partire dal 60%

da La Tecnica della Scuola

 

Lunedì 26 aprile non si rientrerà in tutte le scuole e le Regioni con gli alunni presenti a lezione: non vi sono ancora le condizioni che lo permettono. Nemmeno nelle zone gialle e arancioni, È quanto scaturito dall’incontro svolto martedì 20 aprile tra i ministri di competenza e gli enti locali, in particolare i rappresentanti di Regioni e Province. E’ emersa quindi l’impossibilità di attuare quanto annunciato dal premier Mario Draghi lo scorso venerdì durante la conferenza stampa.

Ad opporsi per il rientro al 100% degli allievi sono stati i presidenti di Regione, cosciente delle problematiche che permangono per evitare i contagi, soprattutto per il trasporto.

 

Tra coloro che hanno espresso perplessità figura Luca Zaia, a guida del Veneto, che ha proposto la didattica in presenza a scuola “a richiesta, come in Puglia”.

Il governo ha preso atto della richiesta. Ne consegue che nel testo che dovrebbe approdare in Cdm domani, scrivono le agenzie di stampa, si riporta che scuole superiori potranno adottare “forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica” affinché sia garantita, in zona rossa, la presenza “ad almeno il 50% e fino a un massimo del 75%, della popolazione studentesca” mentre in zona gialla e arancione la didattica in presenza deve essere garantita “ad almeno il 60% e fino al 100% della popolazione studentesca”.

Le disposizioni, prosegue il testo, “non possono essere derogate da provvedimenti dei presidenti delle Regioni” fatto salvo casi di “eccezionale e straordinaria gravità” dovuti al Covid.

“L’obiettivo del governo è quello di arrivare quanto prima ad una presenza al 100% dei nostri ragazzi a scuola, per quanto riguarda ogni ordine e grado”, ha detto il ministro Mariastella Gelmini alla riunione del governo con Regioni ed Enti locali

“Con il nuovo decreto – ha continuato l’ex titolare del Mi – diamo un chiaro segnale in questa direzione. La nostra volontà politica è quella di far terminare agli studenti l’anno scolastico in aula”.

Il nodo non sciolto, ancora una volta, è quello dei trasporti. Per raggiungere l’obiettivo della presenza totale degli alunni in classe, ha sottolineato Gelmini, “lavoreremo fianco a fianco con le Regioni e con gli enti locali, per aiutare gli istituti e per rafforzare il sistema del trasporto pubblico”.

“L’idea di Gelmini – riporta l’Ansa – è che si tenda quanto più possibile al 100% partendo da un minimo di 60 per cento, in tutta sicurezza, secondo quanto riferiscono diverse fonti”.

La ministra Gelmini, infine, guarda già al nuovo anno scolastico. “Propongo di istituire quanto prima un tavolo sul trasporto pubblico locale presso la Conferenza unificata con i ministri Giovannini (Trasporti), Bianchi (Istruzione) e Lamorgese (Interno), anche in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico a settembre”.

Trasporti: nessuno dice come coniugare il trasporto con la riapertura delle scuole

da La Tecnica della Scuola

Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, in un rinnovato appello al Governo, intervenendo sul coinvolgimento dei bus privati a sostegno del trasporto pubblico, rileva all’Adnkronos che dal governo non riceve alcuna risposta nonostante i solleciti: “almeno prima rispondevano. Adesso neanche più quello. Abbiamo contattato Durigon, la Bellanova e il viceministro Morelli. Nessuna risposta”.

E poi va diritto al nodo del problema scuola: “Tutti preoccupati per la riapertura delle scuole e l’assembramento sui mezzi pubblici. Ma nessuno che faccia vedere come coniugare la riapertura con il trasporto sicuro. Avevamo proposto il ‘Door to School’ che avrebbe garantito il controllo sulla salita dei mezzi ed il tracciamento. Ma non è stato contemplato: perché prevale la logica del profitto delle aziende che si occupano di Tpl, mentre le altre possono morire di fame”.

E poi denuncia: “Il decreto sostegni ha messo a disposizione 800 milioni usando la stessa dicitura del governo Conte: al fine di garantire i ricavi del Tpl. Ciò significa che all’Italia non interessa mettere in sicurezza gli studenti. Che la priorità è il profitto. Arriveranno altri fondi ma per garantire il ricavo del Tpl che senza rendicontazione e in assoluta discrezionalità deciderà se aggiungere pullman privati e se rilevare i servizi. Affari per pochissimi”.

Parlano di raddoppio dei mezzi ma è inefficace per come lo hanno gestito. Ad oggi è infatti stata coinvolta il 10% della flotta dei bus turistici. Ma in modo assolutamente inutile. Perché il sistema è restato lo stesso, non è stato modificato: Manca ancora il controllo sulla salita sui mezzi, che è impensabile possano fare gli autisti e non viene eseguito il tracciamento di chi sale a bordo, che in un sistema centralizzato come il ‘Door to School’ invece sarebbe stato garantito. Non c’e stata programmazione né logistica. Come in un gioco dell’oca dopo un anno siamo semplicemente tornati al punto di partenza senza che niente sia stato fatto…Purtroppo il Paese è questo”.

Delibera Consiglio dei Ministri 21 aprile 2021

Delibera Consiglio dei Ministri 21 aprile 2021 

Proroga dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. (21A02610)

(GU Serie Generale n.103 del 30-04-2021)

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI
nella riunione del 21 aprile 2021

Visto il decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 con la quale e’ stato dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili e con la quale sono stati stanziati euro 5.000.000,00 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all’art. 44, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1; Considerato che la dichiarazione dello stato di emergenza e’ stata adottata per fronteggiare situazioni che per intensita’ ed estensione richiedono l’utilizzo di mezzi e poteri straordinari;

Vista l’ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020, recante «Primi interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili»;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 5 marzo 2020 con la quale lo stanziamento di risorse di cui all’art. 1, comma 3, della sopra citata delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, e’ integrato di euro 100.000.000,00 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all’art. 44, comma 1, del richiamato decreto legislativo n. 1 del 2018;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 29 luglio 2020 con la quale il predetto stato di emergenza e’ stato prorogato fino al 15 ottobre 2020;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 7 ottobre 2020 con la quale il predetto stato di emergenza e’ stato prorogato fino al 31 gennaio 2021;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2021 con la quale il predetto stato di emergenza e’ stato prorogato, da ultimo, fino al 30 aprile 2021;

Viste le ordinanze del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 631 del 6 febbraio 2020, n. 633 del 12 febbraio 2020, n. 635 del 13 febbraio 2020, n. 637 del 21 febbraio 2020, n. 638 del 22 febbraio 2020, n. 639 del 25 febbraio 2020, n. 640 del 27 febbraio 2020, n. 641 del 28 febbraio 2020, n. 642 del 29 febbraio 2020, n. 643 del 1° marzo 2020, n. 644 del 4 marzo 2020, numeri 645 e 646 dell’8 marzo 2020, n. 648 del 9 marzo 2020, n. 650 del 15 marzo 2020, n. 651 del 19 marzo 2020, n. 652 del 19 marzo 2020, n. 654 del 20 marzo 2020, n. 655 del 25 marzo 2020, n. 656 del 26 marzo 2020, n. 658 del 29 marzo 2020, n. 659 del 1° aprile 2020, n. 660 del 5 aprile 2020, numeri 663 e 664 del 18 aprile 2020, numeri 665, 666 e 667 del 22 aprile 2020, n. 669 del 24 aprile 2020, n. 672 del 12 maggio 2020, n. 673 del 15 maggio 2020, n. 680 dell’11 giugno 2020, n. 684 del 24 luglio 2020, n. 689 del 30 luglio 2020, n. 690 del 31 luglio 2020, n. 691 del 4 agosto 2020, n. 692 dell’11 agosto 2020, n. 693 del 17 agosto 2020, n. 698 del 18 agosto 2020, n. 702 del 15 settembre 2020, n. 705 del 2 ottobre 2020, n. 706 del 7 ottobre 2020, n. 707 del 13 ottobre 2020, n. 708 del 22 ottobre 2020, n. 709 del 24 ottobre 2020, n. 712 del 15 novembre 2020, n. 714 del 20 novembre 2020, n. 715 del 25 novembre 2020, n. 716 del 26 novembre 2020, n. 717 del 26 novembre 2020, n. 718 del 2 dicembre 2020, n. 719 del 4 dicembre 2020, n. 723 del 10 dicembre 2020, n. 726 del 17 dicembre 2020, n. 728 del 29 dicembre 2020, n. 733 del 31 dicembre 2020, n. 735 del 29 gennaio 2021, n. 736 del 30 gennaio 2021, n. 737 del 2 febbraio 2021, n. 738 del 9 febbraio 2021, n. 739 dell’11 febbraio 2021, n. 740 del 12 febbraio 2021, n. 741 del 16 febbraio 2021, n. 742 del 16 febbraio 2021, n. 747 del 26 febbraio 2021, n. 751 del 17 marzo 2021, n. 752 del 19 marzo 2021, n. 763 del 2 aprile 2021, n. 764 del 2 aprile 2021 e n. 768 del 14 aprile 2021 recanti: «Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili»;

Considerato che sebbene le misure finora adottate abbiano permesso un controllo efficace dell’infezione, l’esame dei dati epidemiologici dimostra che persiste una trasmissione diffusa del virus e che pertanto l’emergenza non puo’ ritenersi conclusa;

Vista la nota del 20 aprile 2021, prot. 6616, con cui il Capo di Gabinetto del Ministro della salute ha trasmesso la nota in pari data con la quale il Ministro della salute ha inviato l’estratto del verbale del 20 aprile 2021 del Comitato tecnico-scientifico e ha chiesto di considerare un’ulteriore proroga dello stato di emergenza, dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020;

Considerato che nel citato verbale del Comitato tecnico-scientifico del 20 aprile 2021 lo stesso Comitato ha ritenuto che esistano oggettive condizioni per il mantenimento delle misure contenitive e precauzionali adottate con la normativa emergenziale e ha suggerito di estendere il mantenimento di dette misure almeno fino al 31 luglio 2021;

Considerato che risultano tutt’ora in corso gli interventi per il superamento del contesto di criticita’ e che risulta attuale la necessita’ di adottare le opportune misure volte all’organizzazione e realizzazione degli interventi di soccorso e assistenza alla popolazione di cui all’art. 25, comma 2, lettera a) del decreto legislativo n. 1 del 2018, nonche’ di quelli diretti ad assicurare una compiuta azione di previsione e prevenzione;

Considerato che l’attuale contesto di rischio impone la prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario ed urgente intraprese, al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettivita’ presente sul territorio nazionale;

Ritenuto che la predetta situazione emergenziale persiste e che pertanto ricorrono, nella fattispecie, i presupposti previsti dall’art. 24, comma 3, del citato decreto legislativo n. 1 del 2018, per la proroga dello stato di emergenza; Su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri;

Delibera:

1. In considerazione di quanto esposto in premessa, ai sensi e per gli effetti dall’art. 24, comma 3, del decreto legislativo n. 1 del 2018, e’ prorogato, fino al 31 luglio 2021, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.

La presente delibera sara’ pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Il Presidente del Consiglio dei ministri
Draghi