Concorso “Parlawiki-Costruisci il vocabolario delle democrazia”

Concorso “Parlawiki-Costruisci il vocabolario delle democrazia”

 

Per la categoria scuola primaria è risultato vincitore l’Istituto comprensivo di Settimo San Pietro (CA) con l’elaborato dal titolo “La leggenda di dea Democrazia”. Vincitore tra le scuole secondarie di I grado è l’Istituto comprensivo di Ferentino (FR) con l’elaborato dal titolo “La discussione”. Entrambi gli elaborati sono scaricabili al seguente indirizzo http://bambini.camera.it/concorso/#mainmenu

MOBILITA’: ARAN CI DA’ RAGIONE, ILLEGITTIMO ESCLUDERCI DA SEQUENZA CONTRATTUALE

MOBILITA’, FGU: ARAN CI DA’ RAGIONE, ILLEGITTIMO ESCLUDERCI DA SEQUENZA CONTRATTUALE

“Come prevedibile, l’Aran ci ha dato ragione: il Miur non ci può tagliare fuori dal tavolo delle trattative per non aver firmato il contratto sulla mobilità. Domani, dunque, saremo presenti all’incontro a viale Trastevere per discutere di organici, sequenza contrattuale relativa ai licei musicali, ambiti territoriali e chiamata diretta dei docenti”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams, commentando con soddisfazione la convocazione da parte del Miur dopo il parere espresso dall’Aran circa l’illegittima esclusione della Fgu dalle trattative.

Il 15 marzo scorso, in seguito alla mancata convocazione a una riunione indetta al Miur sulla sequenza contrattuale riguardante i licei musicali, il sindacato aveva inviato un telegramma di protesta al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e al capo dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione Rosa De Pasquale.

“Per prassi consolidata – spiega Di Meglio – le sequenze contrattuali costituiscono un atto contrattuale autonomo al quale hanno diritto di partecipare tutte le organizzazioni sindacali rappresentative. Avremmo potuto impugnare il contratto, ma non l’abbiamo fatto per rispetto degli insegnanti di tutta Italia che aspettavano con ansia di poter fare le domande di mobilità. Domani, con il senso di responsabilità che ci contraddistingue, – conclude il coordinatore nazionale della Fgu – parteciperemo alla riunione indetta al Miur cercando come sempre di rappresentare e difendere al meglio i diritti dei docenti”.

Scuola, ecco il vademecum per andare in gita con il compagno autistico

da Redattore sociale

Scuola, ecco il vademecum per andare in gita con il compagno autistico

Quattro suggerimenti da parte di Lucio Moderato, psicologo che da anni segue la ragazzina di Legnano esclusa dalla gita scolastica. Un pool di educatori in ogni scuola, incontri con genitori degli altri studenti, preparazione dell’alunno autistico al percorso della gita, scelta di mete dove non ci sia troppa confusione

MILANO – Vademecum per insegnanti, genitori e alunni per andare in gita con il compagno autistico e viver felici. Lucio Moderato, direttore dei Servizi per l’autismo dell’Istituto Sacra Famiglia e docente all’Università Cattolica di Milano, è lo psicologo che da anni segue la ragazzina di Legnano esclusa dalla gita scolastica a Mauthausen. Sul merito della vicenda (è stato sentito anche dagli ispettori del ministero dell’Istruzione) non vuole entrare, però alcune indicazioni generali le dà volentieri. Del resto è quel che fa sempre più spesso, con corsi sull’autismo per insegnanti e dirigenti scolastici in giro per l’Italia. Quello organizzato dalla Sacra famiglia di Cesano Boscone (ciclo di quattro incontri, l’ultimo si tiene il 28 aprile) è seguito da oltre 450 persone.

“Il primo fattore da tenere in considerazione è che i ragazzi autistici sono molto sensibili alla confusione e ai rumori – spiega -. E non si può dire loro: domani andiamo in gita. Vanno preparati per tempo, altrimenti si sentono disorientati, si spaventano, sono in ansia”. E sulla scelta della meta, non ci sono particolari preclusioni. “Bisogna evitare situazioni o luoghi in cui ci sia troppa confusione. Per esempio, è da evitare Venezia quando c’è troppa gente, come durante il Carnevale”.
Il secondo punto è che “gli insegnanti e gli educatori devono curare la propria formazione”. E le occasioni ci sono. “Purtroppo si tratta di un’offerta frammentata, così come lo sono le risorse a disposizione. Ci vorrebbe una regia, che crei collegamenti tra insegnanti, genitori, esperti”.
Terzo punto, bisogna creare all’interno delle scuole dei pool di insegnanti ed educatori che sappiano trattare i ragazzi autistici. “Se l’approccio è lo stesso che viene tenuto con altre forme di disabilità si rischia di fare più male che bene”, sottolinea il professor Moderato. Inoltre questo pool avrebbe il compito di parlare con i genitori degli altri studenti, con gli insegnanti che non hanno una preparazione specifica, con gli studenti stessi. “L’autismo non è una malattia. La persona autistica non è pericolosa, ma anzi può essere una ricchezza, perché spesso è dotata anche di grandi capacità intellettive e artistiche. Bisogna però creare un ambiente che lo sappia accogliere”.

Il quarto punto può essere riassunto con una parola: gradualità. “Ogni alunno autistico ha bisogno di più tempo su ogni cosa rispetto agli altri compagni -aggiunge-. Soprattutto nei rapporti sociali: non bisogna pretendere che si integri subito con tutta la classe, per esempio, ma si deve permettergli di avere relazioni con pochi compagni alla volta”. (dp)
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Lettera aperta ai genitori dei bambini autistici

“La storia dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), che dirigo da oltre 40 anni, e’ anche un po’ la storia dei bambini che hanno bisogno, a diverso titolo e con diverso livello di gravita’, di un supporto specialistico per un loro pieno e completo sviluppo….

Roma – “La storia dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), che dirigo da oltre 40 anni, e’ anche un po’ la storia dei bambini che hanno bisogno, a diverso titolo e con diverso livello di gravita’, di un supporto specialistico per un loro pieno e completo sviluppo. Tra questi bambini, quelli che rientrano nello spettro autistico hanno sempre trovato una particolare attenzione, grazie anche alla metodologia d’intervento che seguiamo con un team di operatori altamente qualificati. Abbiamo visto decine di migliaia di bambini con tanti problemi diversi, e svariate centinaia con disturbi dello spettro autistico”.E’ questo l’incipit della lettera aperta ai genitori di bambini con autismo di Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Ido.

Nel 2005 le prime linee guida della Societa’ Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) comprendevano tra i metodi piu’ qualificati per il trattamento dei bambini autistici anche l’approccio evolutivo, applicato in IdO con risultati decisamente interessanti. Nel 2011, nelle linee guida pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanita’ (ISS), il team dei partecipanti aveva invece spostato la sua attenzione sul metodo ABA (Applied Behavior Analysis), posto in posizione di preminenza rispetto agli altri approcci terapeutici.

Il 2 aprile 2012, giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, organizzammo a Roma un evento per chiedere la riapertura delle linee guida per l’autismo. Fu un momento molto significativo perche’ presentammo anche una petizione, da noi promossa, che venne firmata da 5.000 operatori allora e che ancora oggi continua a ricevere adesioni.   Ci sembrava insoddisfacente che un problema cosi’ complesso e con tanti aspetti diagnostici ancora da chiarire fosse affrontato con un’unica impostazione. Siamo fermamente convinti che un atteggiamento scientifico debba sempre prevedere un confronto e non una chiusura ideologica. Recentemente abbiamo iniziato a pubblicare i risultati delle ricerche che portiamo avanti nel nostro Istituto su importanti riviste internazionali. Tra questi, ricordo l’articolo “VALUTAZIONE DI UN APPROCCIO EVOLUTIVO-RELAZIONALE IN BAMBINI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO” (Psychological Reports: Disability & Trauma), per indicare come individuare le potenzialita’ intellettive nei bambini autistici e come farle emergere. Abbiamo inoltre presentato nel 2015, in occasione del XVI convegno nazionale, due nuovi test (TCE – Test sul Contagio Emotivo; Test IUO – Valutazione delle capacita’ di comprensione delle altrui intenzioni) che consentono di formulare ipotesi prognostiche estremamente attendibili al momento della diagnosi e che sono in corso di stampa, sempre su riviste internazionali.

E’ stato pubblicato su Autism open-access un altro articolo dal titolo “DALL’INTEGRAZIONE EMOTIVA ALLA COSTRUZIONE COGNITIVA: L’APPROCCIO EVOLUTIVO TARTARUGA” (consultabile sul sito ortofonologia.it), sul tipo di terapia che proponiamo. Lo studio e’ durato 4 anni ed e’ stato condotto su un campione che ha coinvolto 80 bambini (tutti videoregistrati) con risultati decisamente soddisfacenti, di cui abbiamo documentato i miglioramenti ottenuti con un metodo rigorosamente scientifico (oltre ai miglioramenti in generale possiamo affermare che, secondo la diagnosi ADOS, l’80% dei casi sono usciti dallo spettro autistico e il 30%  dall’autismo. Tutti risultati che rispondono al criterio evidence based).  Il progetto terapeutico e’ stato denominato “Tartaruga” proprio per non suscitare nei genitori illusioni di velocita’ o aspettative non adeguate alla realta’, che purtroppo vengono spesso loro proposte. Un altro aspetto e’ stato fonte di grande soddisfazione: i bambini hanno vissuto i 4 anni di terapia serenamente, mantenendo uno stile di vita adeguato alla loro eta’, e i genitori insieme agli operatori hanno affrontato tutto il percorso evitando un impatto stressante sulla qualita’ di vita.

I minori sono tutti presi in carico dal centro gratuitamente, in quanto l’IdO e’ accreditato con il SSN. Gli operatori sono tutti specialisti con documentata esperienza. Abbiamo svolto un’intensa azione di diffusione delle nostre ricerche e dei nostri studi sull’autismo attraverso una serie di convegni che hanno visto una larghissima partecipazione, sempre a titolo gratuito: nel 2007 circa 1.000 partecipanti hanno riempito il Centro Frentani; nel 2011 siamo stati al Palazzo dei Congressi con oltre 2.000 partecipanti; nel 2015 abbiamo promosso all’Auditorium una diretta streaming che ha registrato piu’ di 20.000 contatti. “La diagnosi” e’ stato il tema affrontato nel 2011 e nel 2015, perche’ non ci puo’ essere un progetto terapeutico valido senza un inquadramento diagnostico approfondito. Quest’anno, dal 21 al 23 ottobre 2016, il tema proposto sara’ quello del progetto terapeutico modellato sulle caratteristiche di ogni singolo bambino.

Il recentissimo spot per l’autismo, premiato da Europe Award, mostra il bambino dentro una bolla e la mamma che lo aiuta ad uscire dall’isolamento grazie al suo contatto affettivo. Questo video offre un’immagine molto significativa e ripropone sinteticamente il modello terapeutico Tartaruga, che ci ha permesso di raggiungere risultati davvero incoraggianti. L’iter terapeutico ha come protagonisti i genitori e gli operatori che, all’interno di un rigoroso approccio scientifico basato sulla relazione affettiva, aiutano il bambino a sintonizzarsi con il mondo esterno. Ci auguriamo, infine, che la nuova legge sull’Autismo, grazie anche alle nuove linee guida che saranno prodotte dall’ISS, aiuti a fare chiarezza sui punti chiave come la diagnosi, i piani di trattamento e soprattutto l’ottica evolutiva che deve includere anche il soggetto autistico adulto, del tutto ignorato nelle precedenti linee guida.Come sempre siamo disponibili a confronti costruttivi con tutti i genitori che lo desiderano. Federico Bianchi di Castelbianco. (DIRE)

Disabilità: mappe e ausili, Google investe in un futuro accessibile

da Redattore sociale

Disabilità: mappe e ausili, Google investe in un futuro accessibile

Mobilità, comunicazione e indipendenza delle persone disabili. È la sfida lanciata dall’azienda statunitense con dei grant rivolti alle organizzazioni non profit di tutto il mondo. Con l’iniziativa Google Impact Challenge Disabilities oltre mille i progetti arrivati da quasi 90 paesi. Alle 29 idee migliori andranno 20 milioni di dollari

ROMA – Mappe interattive per segnalare l’accessibilità di luoghi e esercizi pubblici, ausili di ultima generazione per facilitare l’accesso alle nuove tecnologie e progetti per favorire lo sviluppo soluzioni e protesi a favore dei disabili anche nei paesi in via di sviluppo. Sono queste le sfide raccolte da Google.org con l’iniziativa Google Impact Challenge Disabilities che ha permesso a 29 idee innovative capaci di migliorare la mobilità, la comunicazione e l’indipendenza delle persone disabili di ricevere un sostegno economico di circa 20 milioni di dollari. Lanciata nella primavera del 2015, l’iniziativa ha raccolto oltre mille proposte provenienti da organizzazioni non profit di 88 paesi. “Persone fantastiche – spiega una nota di Google -, che stanno lavorando sodo per creare un mondo alla portata di tutti”.

Dal mondo del lavoro a quello dell’istruzione, dalla comunicazione alla mobilità, i 29 progetti selezionati arrivano da tutto il mondo, anche da Medio Oriente e Africa. “Le organizzazioni che sosteniamo hanno ottime idee su come usare la tecnologia per creare nuove soluzioni e ciascuna di queste idee, potenzialmente, può essere applicata su larga scala – aggiunge la nota -. Tutte si sono impegnate a utilizzare tecnologie open source, per incoraggiare e rendere più rapida l’innovazione. Ecco alcune di queste incredibili organizzazioni”.

Google
per disabili
Tra i progetti selezionati da Google c’è Wheelmap, un progetto dell’organizzazione tedesca Sozialhelden, che sta realizzando una mappa dell’accessibilità dei luoghi pubblici in tutto il mondo. Il progetto è stato sostenuto con oltre 800 mila euro con cui l’organizzazione sta “sviluppando nuovi standard e backend tecnologici necessari per raccogliere questi dati e metterli a disposizione delle molte app e dei molti siti che aiutano le persone disabili a muoversi, pianificare ed esplorare il mondo”. L’obiettivo del progetto finanziato è quello di raccogliere dati sull’accessibilità di circa un milione di luoghi pubblici in tutto il mondo.

È destinato ai paesi in via di sviluppo, invece, il progetto dell’organizzazione britannica Motivation che grazie all’uso di stampanti 3D vuole testare supporti posturali personalizzati e condividere i progetti migliori attraverso un database aperto. Secondo l’organizzazione britannica, infatti, più della metà delle persone che utilizzano la sedia a rotelle ha bisogno di attrezzature per il supporto posturale per garantire la propria salute e la propria sicurezza, oltre che per facilitare i movimenti. Tuttavia, proprio nei paesi in via di sviluppo sono in tanti a non poter permettersi tali supporti.  Al progetto sono stati affidati oltre 500 mila sterline.

Riguarda circa un milione di bambini e spesso porta all’isolamento, all’accesso limitato all’istruzione e anche alla povertà. E’ il piede torto congenito, una disabilità che per moltissimi bambini, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, diventa un ostacolo permanente lungo il proprio cammino. Per questo, tra i progetti selezionati, c’è anche Miraclefeet a cui Google ha assegnato un grant di un milione di dollari per migliorare il trattamento del piede torto in tutto il mondo, offrendo sostegno alle famiglie, monitorando i progressi del paziente attraverso un software e di fornendo formazione online ai medici nei paesi in via di sviluppo per offrire ai bambini e alle loro famiglie una qualità di vita migliore. Tre progetti diversi ma che ben rappresentano lo spirito dell’iniziativa di Google che ha selezionato altri 26 progetti per scommettere, spiega l’organizzazione sul sito web dell’iniziativa, su un futuro più accessibile.

Ausili, software e consulenze: la tecnologia che aiuta gli alunni disabili

da Redattore sociale

Ausili, software e consulenze: la tecnologia che aiuta gli alunni disabili

Comunicazione alternativa, strumenti per i disturbi di apprendimento, puntatori oculari e molto altro: l’esperienza del Centro territoriale di supporto della provincia di Lecce che da 10 anni favorisce l’accesso alle tecnologie a partire dalla materna

LECCE – Emiliano (nome di fantasia), studente di Parabita in provincia di Lecce, è affetto da tetraparesi spastica, non riesce a parlare, comunica grazie al movimento delle palpebre. Con l’aiuto di un puntatore oculare però è in grado di tradurre i suoi movimenti in linguaggio, sia attraverso le lettere che attraverso caselle con parole già formate. Francesca, studentessa di Cursi, soffre della sindrome di Reth che le ha causato un ritardo mentale grave, ma grazie ad interventi di ‘comunicazione aumentativa alternativa’ la consulente che la segue è riuscita a farla comunicare, a far uscire da lei un linguaggio. Queste sono solo due delle sei storie di vita che sta seguendo attualmente il Centro territoriale di supporto della provincia di Lecce (Cts, www.ctslecce.gov.it), attivo già da dieci anni con l’intento di favorire l’accesso alle tecnologie da parte degli studenti disabili nelle scuole di ogni ordine e grado, a partire dalla materna. Un lavoro grande, impegnativo, ma purtroppo ancora silenzioso, in gran parte ad oggi sconosciuto proprio alle famiglie degli studenti che avrebbero necessità di sostegno. Nato sulla base del progetto “Nuove tecnologie e disabilità” del ministero della Pubblica istruzione, grazie alla direttiva del 2012 sui bisogni educativi speciali rientrano oggi nel raggio d’azione del Cts tutte quelle problematiche collegate con la legge 170 del 2010 e dunque anche i disturbi specifici dell’apprendimento, quelli da deficit di attenzione e iperattività, gli svantaggi sociali, linguistici e culturali.

Grazie al lavoro di specialisti che prestano le proprie competenze, il Cts della provincia di Lecce, che dipende dall’Ufficio scolastico regionale della Puglia, offre consulenza, progetti e servizi alle scuole del territorio (circa centottanta istituti) valutando i singoli casi che si presentano, proponendo gli ausili specifici e i sofware da utilizzare a seconda della disabilità, costruendo un percorso calibrato sulle esigenze di ciascuno studente e da svolgere insieme alle famiglie. Tra gli sportelli che il Centro mette a disposizione c’è quello sulla ‘comunicazione aumentativa alternativa’: “si tratta di cambiare il modo di mandare un messaggio, basandosi su canali alternativi al linguaggio, quando ci sono difficoltà in questo senso – spiega Maurizio Molendini, responsabile del Cts, docente di sostegno in ruolo nell’area delle materie scientifiche presso l’Istituto tecnico Grazia Deledda di Lecce, sede del Centro -. Si tratta di capire prima il livello di comunicazione di una persona, poi di potenziare in modo alternativo gli altri canali, anche in base all’età, dalle cose concrete ai concetti astratti”. Lo specialista del Centro consiglia gli ausili, che devono comunque essere approvati dalla Asl. I ‘comunicatori dinamici’ ad esempio, sono simili a tablet, software touch screen con griglie specifiche per aiutare a trovare una via di comunicazione, da utilizzare a scuola e a casa propria. E’ attivo anche uno sportello sui disturbi specifici dell’apprendimento, con una commissione dedicata in particolare alla dislessia, e anche in questo caso sono utilizzabili software specifici con sintesi vocali, mappe, kit predisposti che vanno incontro alle difficoltà. Ogni singolo caso viene seguito attraverso incontri periodici con gli insegnanti e la famiglia degli studenti.

“Appena la Regione Puglia emanerà la direttiva saremo pronti a partire anche con lo sportello sull’autismo – precisa Molendini – la cui attivazione è prevista dal Miur in tutta Italia ora che si è conclusa la sperimentazione in sole alcune regioni. Qui in Puglia saranno formati circa novanta insegnanti che su indicazioni del Cts di riferimento, che farà da coordinatore, andranno dove c’è necessità. I docenti dovranno, attraverso gli sportelli, gestire le dinamiche dei disturbi dello spettro autistico, chiaramente in contatto con le famiglie, le scuole, gli enti locali, per un’attività che ruoti intorno agli studenti”. A breve presso il Cts di Lecce è prevista anche una formazione per i docenti sul tema del bullismo, in collaborazione con la polizia postale e le associazioni. Il territorio – si legge proprio sull’homepage del portale del Centro – è in rete, “ma il problema principale è proprio questo – sottolinea il responsabile Cts -. Non sempre i protocolli approvati vengono poi di fatto attivati, gli interventi rischiano così di rimanere isolati venendo meno le collaborazioni delle Asl, dei comuni e di tutti gli altri attori. Il risultato, poi, è che riceviamo poche richieste, non tanto perché i problemi non ci siano, ma perché le stesse famiglie non sanno che potrebbero avere un supporto in più”. (sm)

Nuove Tecnologie, Didattica e Bisogni Educativi Speciali

http://ntdlazio.blogspot.it/2016/04/materiali-del-seminario-sullautismo.html

Nuove Tecnologie, Didattica e Bisogni Educativi Speciali

a cura del prof. Iacopo Balocco

FVG. Materiali del Seminario sull’autismo a cura di Annalisa Bonu
Segnalo il materiale pubblicato su DUEMILAUNO AGENZIA SOCIALE, presentato nel corso del ciclo di incontri sull’autismo con il Dott. Giovanni Grube e il Prof. Lucio Cottini presso il Distretto Sanitario 1 dell’Azienda Sanitaria 1.
– L’integrazione scolastica del bambino autistico: aspetti metodologici e didattici
– Caratteristiche dell’allievo autistico
– Il dentro e il fuori dell’integrazione ovvero la difficile presenza dell’allievo con autismo in classe
– Efficacia dell’intervento comportamentale precoce
– Esempi di intervento comportamentale precoce
– Principi dell’insegnamento strutturato
– Modelli esplicativi dell’autismo: un tentativo di sintesi
– Caratteristiche della scala PEP-R
– Strategie di modificazione del comportamento
– L’autismo visto dal di dentro
– L’autismo: questo conosciuto
– Links siti sul tema dell’autismo

L’apprendimento permanente

L’apprendimento permanente, un grande obiettivo nascosto

di Gian Carlo Sacchi

 

Sull’apprendimento in età adulta il nostro Paese si trova in una palude, che da un lato rivela l’inconcludenza riguardo ad una specifica legislazione, e, dall’altro, la distanza dagli obiettivi di Europa 2020. Ci si è provato diverse volte a scrivere una normativa organica ispirata alla long life learning, che in quest’ottica avrebbe consentito di rileggere un po’ tutto il percorso scolastico, ma nel tempo anche le terminologie che si sono susseguite nell’identificazione di tali percorsi hanno evidenziato l’incertezza politica che ancora oggi caratterizza la visione istituzionale del settore. Si è iniziato con istruzione degli adulti per definire il recupero dei titoli di studio e ancora oggi questo termine connota l’ultima edizione dei Centri Provinciali (CPIA). C’è stato un breve periodo durante il quale si era passati all’educazione pensando che fossero i bisogni/interessi delle persone a condurre le diverse progettazioni, secondo un governo del territorio e lasciando un ampio margine di manovra alle autonomie scolastiche. Da sempre poi la formazione prevedeva l’aggiornamento delle performance professionali, in cui venivano a trovarsi anche le aziende. Questi tre sostantivi indicavano altrettante competenze istituzionali: allo Stato l’istruzione, alle Regioni la formazione professionale, ad un mix di soggetti non ben identificati tutto quanto afferiva alla così detta educazione permanente, che a livello semantico avrebbe potuto riassumerle tutte e che invece si è trovata a fare il vaso di coccio sia sul piano dei contenuti che della governance. Un tentativo in tal senso fu proposto con la direttiva De Mauro del 2001.Essa offriva linee guida per l’educazione permanente degli adulti, con validità triennale, mirate “all’alfabetizzazione funzionale della popolazione adulta, che consideri i differenti bisogni di istruzione delle persone e di promozione culturale nei contesti locali”. Lo sviluppo della collaborazione tra i Centri territoriali e gli Enti locali, caldeggiata dalla direttiva medesima, aveva lo scopo di rafforzare il complessivo sistema dell’educazione degli adulti e la personalizzazione dei percorsi, il riconoscimento dei crediti e la progressiva realizzazione del sistema integrato di certificazione. La dislocazione dei Centri territoriali veniva definita dalle Regioni, secondo obiettivi di programmazione dell’offerta formativa, mentre i precedenti CTP erano istituiti dall’amministrazione scolastica prevalentemente presso scuole del primo ciclo.

La direttiva arrivò a scadenza e non fu rinnovata ed ogni segmento tornò alla sua originaria identità, lasciando sullo sfondo le indicazioni europee, che nella logica del recepimento divennero il riferimento delle politiche nel settore. Anziché sui fini l’UE pose l’accento sui risultati, definendo un range di età entro il quale gli adulti di tutta Europa avrebbero dovuto frequentare corsi di formazione, valorizzando gli apprendimenti formali, ma anche quelli non formali ed informali.

La ricerca PIAAC dell’OCSE fornì ulteriori dati per quanto riguarda le abilità linguistiche, logico-matematiche e collegate all’uso delle tecnologie dell’informazione e comunicazione.

In linea con le indicazioni europee la legge 92 del 2012 fece piazza pulita delle precedenti dissertazioni introducendo il concetto di apprendimento permanente, pensando ad un processo che dura tutta la vita e che chiama in causa una pluralità di occasioni per apprendere. Il Consiglio d’Europa infatti (2012), nel convalidare l’apprendimento non formale ed informale, raccomanda che tutti i cittadini si trovino nella condizione di realizzare appieno le proprie potenzialità di crescita culturale, formative e occupazionale. Non ci si riferisce principalmente alle performance ma alle persone in una prospettiva sociale, di cittadinanza e occupazionale. E’ una legge che riprende idealmente dalla direttiva De Mauro, compreso il recupero del termine educazione, almeno come traduzione del linguaggio europeo, ma questo specifico dell’apprendimento permanente non ha un corpo legislativo autonomo, è inserito in un provvedimento sul lavoro; le imprese non hanno accolto bene l’allargamento della formazione oltre la dimensione professionale, per timore di una ricaduta troppo impegnativa sull’inquadramento dei lavoratori. Ma ormai è legge, forse la prima legge che finalmente cerca di operare una sintesi tra i predetti segmenti, anche se gli stessi per ora non hanno abbandonato le rispettive prerogative.

Il valore di tale operazione è da un lato porre un segnale nei confronti del superamento della suddetta rigida articolazione dei percorsi, e, dall’altro, aprire verso i bisogni formativi della popolazione adulta con le sue diverse modalità di apprendere. “La Repubblica….promuove l’apprendimento permanente quale diritto della persona” (DLeg.vo n.13/2013) ad intraprendere qualsiasi attività nelle varie fasi della vita al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze. Si possono percorrere itinerari così detti formali che si concludono con il conseguimento di un titolo di studio o una qualifica professionale. Ci sono poi apprendimenti informali che si realizzano nello svolgimento di attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in esse hanno luogo, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero (loisir).

Infine si parla di apprendimenti non formali , la vera novità per il nostro sistema, che sono caratterizzati da una scelta intenzionale delle persone che vogliono formarsi, che si realizza al difuori dei due sistemi indicati, in ogni organismo che persegue scopi educativi, anche del volontariato, del privato sociale e delle imprese.

Con il citato decreto n. 13 vengono definiti i livelli essenziali delle prestazioni per l’individuazione e la validazione degli apprendimenti non formali e informali e gli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze.

Poche righe per individuare un’operazione titanica, che non parte da risultati predeterminati, tipici del nostro sistema, perlopiù formale, ma da standard che tutti, pur nei diversi ambiti in cui si svolge l’attività formativa, si devono impegnare a raggiungere, con la relativa certificazione in base all’ambito nel quale è stata conseguita. Anche sulla questione degli standard c’è ancora molto da lavorare, così come quando si parla di interoperatività delle banche dati per la certificazione, cosa appena partita nel settore dalla formazione professionale, che cerca di andare verso la fusione delle anagrafi regionali, in vista di un migliore rapporto con le istituzioni europee.

COME VENGONO STRUTTURATI I PERCORSI NON FORMALI

Partendo dalle analisi PIAAC ci si rende conto che i così detti percorsi formali non bastano se si vogliono raggiungere obiettivi formativi significativi per un’ampia gamma di popolazione, la quale non ha a che fare soltanto con i titoli di studio o l’aggiornamento professionale, ma con competenze che permettano di vivere al passo con i tempi, mantenendo i diritti di cittadinanza, facendo fronte al così detto analfabetismo di ritorno. Il non formale, come si è detto, consente di raggiungere gli standard prescritti (competenze chiave per l’apprendimento permanente, EQF, decreto 139/2007, ecc.), con modalità che sono interessanti per le persone e per i diversi stili e ambienti di apprendimento. Davanti al formale c’è il titolo con le sue prescrizioni e gli obblighi di chi deve recuperare in età adulta, con alle spalle il valore giuridico, nel non formale c’è la motivazione delle persone a mettersi in gioco, l’esigenza di mantenersi in forma, con la possibilità tuttavia di venire certificati ed avere un riconoscimento sociale e perchè no sul libero mercato.

Una competenza in lingua straniera ad esempio può essere inserita in un determinato percorso che prevede una certa terminalità, ma può anche essere indicata in standard comunicativi ottenibili da turisti, mediante scambi culturali, ecc. Nell’informale poi sarà il singolo a condurre un’esperienza permeata da diversi apprendimenti linguistici che verranno apprezzati sul campo. Per questi ultimi due ambiti il citato decreto prevede che sia lo stato a mettere a punto modelli di certificazione, fermo restando che nelle lingue esiste già uno standard europeo.

Gli strumenti legislativi prevedono un’intesa Stato-Regioni per regolamentare le rispettive competenze . L’accordo approvato il 10 luglio 2014 detta linee strategiche di intervento in ordine ai servizi da attuare e all’organizzazione delle reti territoriali, che sono lo strumento che la legge stessa ha previsto per costituire un sistema integrato di apprendimento permanente.

Di tali reti fanno parte i CPIA, a loro volta reti territoriali di servizio del sistema di istruzione dello Stato per le attività destinate alla popolazione adulta, le reti Politecniche professionali, le Università, e, per la prima volta vengono legittimati “organismi che perseguono fini educativi e formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato-sociale”.

Si tratta di aprire la strada sul piano della domanda al ruolo del non formale e su quello dell’offerta a soggetti privati attivi sul territorio, che devono essere riconosciuti in termini di status, ai quali non è richiesto di uniformarsi ai soggetti pubblici come operanti nel campo del formale, ma che possono mantenere la loro identità ed il loro progetto educativo. Sarà la rete territoriale a farsi carico della programmazione della predetta offerta integrata, riconoscendo un “ruolo specifico e non sostituibile” al così detto privato-sociale.

L’intesa attribuisce a tali ultime organizzazioni da un lato un valore rispetto all’innovazione metodologica, ma dall’altro indulge nel considerarle ancora un pezzo di welfare, ricalcando quella che è la nostra tradizione culturale e cioè la capacità di entrare in contatto con cittadini spesso a rischio di esclusione sociale. L’esperienza dimostra che diverse sono le motivazioni secondo le quali gli adulti si avvicinano alle varie offerte e proprio nel campo del non formale spesso si tratta di ricerca di qualcosa che soddisfi un interesse culturale più che di necessità di colmare lacune pregresse o di beneficiare di strumenti per l’inclusione sociale, seppure tutto il sistema territoriale deve guardare, come si è detto, verso l’acquisizione delle competenze chiave per l’apprendimento permanente o ai repertori professionali, regionali e nazionale.

Quindi saranno l’analisi dei bisogni formativi, le specificità dei singoli attori ed il monitoraggio dei risultati in termini di soddisfazione dell’utenza e di aumento degli indici di competenza, a sviluppare un prodotto formativo che serva da motivazione e orientamento permanenti.

UNA NUOVA GOVERNANCE

La palla passa alle Regioni che nel recepire l’intesa indicano i percorsi di riconoscimento dei predetti soggetti sociali/formativi e l’organizzazione delle reti territoriali. Sul piano della legittimità a livello regionale esistono già tutti gli albi necessari ai quali tali organismi devono essere iscritti (associazioni di promozione sociale, di volontariato, cooperative sociali, ecc.), che vanno solo riunificati in un unico apposito registro; nei loro statuti deve essere chiara la finalità formativa; dovranno documentare il loro specifico, il progetto educativo e la programmazione con carattere pluriennale.

Trattasi di soggetti privati e volontari, che vanno giudicati dai risultati e non dai prerequisiti, in quanto non devono attribuire titoli aventi valore legale, bensì certificati da porre in un’ottica relazionale e per un aumento generale di conoscenze e non di selezionare quelle validate ai fini pubblicistici. Allo stesso modo le competenze degli operatori devono essere garantite da modalità e percorsi promossi dalla stessa associazione. Qui il terreno si fa scivoloso perché quando si tratta di competenze culturali la tradizione burocratica del nostro Paese è quella di uniformarne i requisiti alle agenzie formali, e questo metterà a rischio l’originalità della proposta formativa di una struttura abbastanza fragile piegandola a quelle molto più forti delle università, dei CPIA e delle stesse scuole .

In questi ultimi anni sono aumentate le Università Popolari, strutture molto dinamiche e assai diversificate, capaci di attrarre utenze diverse per età, livelli culturali, etnie di appartenenza, per valorizzare le persone adulte come soggetti attivi e risorse per l’intera società. Prendono lo spunto dai “circoli culturali” diffusi nel nordeuropa , si sviluppano secondo attività formative top down, in base ad un’offerta riconoscibile e programmata, ma anche bottom up, in luoghi dove le persone si trovano a discutere ed approfondire problemi del contesto in cui operano e dove l’apprendimento non formale costituisce uno strumento di partecipazione democratica. I risultati delle loro attività potranno essere riconosciuti come crediti anche per percorsi formativi di tipo formale. Diverso è altresì il rapporto con le istituzioni locali e per quanto riguarda le modalità di finanziamento. Si tratta di differenze che costituiscono una ricchezza che va salvaguardata e non cercare di omologarle secondo un modello scolasticistico; sono il risultato di storie particolari, di volontariato e di politiche territoriali. Ogni università deve perciò esprimere con chiarezza una propria intenzionalità ed un’offerta formativa; essa è e deve restare libera, le regioni devono rispettare tale libertà pur nella individuazione dei requisiti minimi per il loro riconoscimento.

Alcune regioni hanno iniziato a muoversi, limitandosi al recepimento dell’intesa o seguendone i tratti fondamentali nella costituzione di comitati regionali, che tuttavia appaiono generici e senza un orientamento programmatico chiaro, nella indicazione dei requisiti per il riconoscimento dei soggetti del terzo settore. In altri casi si ritiene che possa essere esaurito il compito nell’ambito di una visione lavorista dell’apprendimento permanente.

Saranno le regioni ad adottare un proprio modello che identifichi la dimensione territoriale, eventuali connotazioni settoriali, la definizione dei soggetti che la compongono. Verranno altresì attivati processi di governance democratica e partecipativa che permettano alle comunità locali (nella componente istituzionale e no-profit) di essere protagoniste della propria crescita.

Regioni ed Enti locali sono evidentemente i nodi delle reti, essi dovranno garantire i servizi informativi, favorire l’emersione dei bisogni formativi inespressi, soprattutto dai soggetti più deboli, sostenere l’orientamento, coordinare la programmazione ed il monitoraggio dei risultati. Allo Stato l’individuazione degli standard e la certificazione delle competenze. I soggetti che compongono la rete definiscono le proprie modalità di gestione per assicurare un’offerta che espliciti quali competenze tra quelle europee di cittadinanza e quelle del repertorio regionale i cittadini possono acquisire attraverso il percorso di apprendimento non formale.

Ancora molto c’è da costruire e l’occasione di far diventare l’apprendimento permanente l’anima pedagogica dei recenti provvedimenti sulla buona scuola e sul lavoro non si è realizzata, vedremo se qualcosa comparirà nella riforma del terzo settore dal momento che da un lato la formazione fa diminuire le disuguaglianze e fornisce strumenti per l’inclusione sociale, e, dall’altro, il no-profit aumenta la sua presenza tra le competenze non formali.

Si crede che questo discorso interessi maggiormente il mondo del lavoro, mentre si apre sempre di più verso la cittadinanza, specialmente per quanto riguarda la popolazione adulta. Si potrebbe pensare alle soft skill che sono più attinenti alla cittadinanza stessa, ma sono le più richieste anche per i lavoratori.

Sportello Autismo

Mercoledì 27 aprile 2016 alle ore 9:00 pressol’IPSSEOA “Costaggini” di Rieti, sarà presentato lo “Sportello Autismo”

Mercoledì 27 aprile alle ore 9:00 presso l’Aula Magna dell’ Istituto Alberghiero I.P.S.S.E.O.A. “Costaggini” di Rieti, sarà presentato lo “Sportello Autismo”, servizio di aiuto e informazione relativo ai disturbi dello Spettro Autistico. Lo sportello fa capo al C.T.S. di Rieti, con una rete formata dall’Ufficio Scolastico Territoriale, dal Centro Autismo S. Eusanio di Rieti e dal Comune di Rieti, Assessorato Politiche socio-sanitarie.

Lo sportello autismo nasce da una precedente sperimentazione nazionale del MIUR, Direzione Generale per lo Studente, che rientra nel più ampio progetto “Tutti a Scuola”. Dopo tale sperimentazione il MIUR sostiene l’apertura dello Sportello Autismo presso tutti i C.T.S..

Lo “Sportello Autismo” che sarà attivato presso l’Istituto Alberghiero I.S.S.E.O.A. “Costaggini” di Rieti, vuole promuovere la cultura della presa in carico, educativa e abilitativa, di studenti autistici; offrire alle scuole formazione e consulenza relativa ai problemi di inclusione; offrire un’azione di supporto e consulenza sull’organizzazione educativa, riabilitativa e didattica attraverso un lavoro in rete e la valorizzazione delle buone prassi; collaborare con le famiglie e le associazioni e gli enti già attivi; monitorare i dati quantitativi degli studenti autistici.; promuovere lo Sportello Autismo del Centro Sant’Eusanio che è importante polo di riferimento del Comune di Rieti. L’attività di sportello potrà così diventare un punto di raccordo tra la scuola, i genitori, associazione e i servizi socio-sanitari, con l’obiettivo di creare una rete per l’inclusione che sviluppi un modello cooperativo di lavoro.

PROGRAMMA

 ore 9.00: Saluti e presentazione dello Sportello Autismo CTS di Rieti:

Alessandra Onofri, Dirigente Scolastico IPSSEOA “Costaggini” di Rieti

Giovanni Lorenzini, Dirigente Ufficio IX USR Lazio Ambito Territoriale diRieti

Stefania Mariantoni, Assessore politiche socio sanitarie Comune di Rieti

 ore 9.30 : L’esperienza sullo Sportello Autismo

Stefania Vannucchi operatore del CTS di Prato

Ore 10.45 coffee break

 ore 11,00: presentazione Centro Sant’Eusanio

Nunzio Virgilio Paolucci, Presidente Loco Motiva,  responsabile Centro Sant’Eusanio e Sportello Autismo   Comune di Rieti

 ore 11,20: Incontro con Andrea Paolucci, persona autistica e Simona Landi , Psicologa

CNAPP Roma e Centro Sant’Eusanio

 Ore 13,00 termine lavori

Al termine del convegno sarà consegnato un attestato di partecipazione rilasciato ai sensi del DM 90/2003 MIUR

– previsto esonero per il personale della Scuola –

– evento aperto anche a genitori e assistenti specialistici –

N. Lagioia, La ferocia

Nicola Lagioia, La ferocia

di Mario Coviello

lagioiaCon il libro “La Ferocia”, di Nicola Lagioia, Einaudi 2014, premio Strega 2015, ho avuto un rapporto difficile e tormentato che va avanti da mesi. Ho cominciato a leggerlo e l’ho lasciato. Ma dopo” La Ferocia” non riuscivo a prendere in mano un altro libro.” La Ferocia” mi ha disturbato fin dalle prime pagine. Per Nicola Lagioia non ci sono buoni, solo vittime e carnefici, e vittime che diventano a loro volta carnefici.

“ La ferocia” è la storia della famiglia Salvemini barese. E’ la storia di un legame “malato” tra un fratello e una sorella Michele e Clara che hanno lo stesso padre ma non la stessa madre.”Sono i due figli sbagliati, le bombe ad orologeria chiuse nel cuore della famiglia Salvemini. Loro odiano la propria famiglia, si riconoscono l’un l’altro, e stringono silenziosamente un’alleanza.” (intervista all’autore ne “Il libraio http://www.illibraio.it/lagioia-ho-scritto-la-ferocia-come-fosse-una-questione-di-vita-o-di-morte-8018/).

E’ la storia di Vittorio imprenditore rampante e senza scrupoli, un pescecane che nuota tra affari edilizi , magistrati senza scrupoli, giornalisti rampanti .

Clara muore e il fratello , nella seconda parte del romanzo va alla ricerca della verità . E questa ricerca lunga, implacabile, che scopre un verminaio di collusioni, ricatti, interessi si concluderà con la scoperta di una verità che travolge definitivamente tutta la famiglia.

Il romanzo con le sue quattrocentoundici pagine chiede al lettore impegno, concentrazione, anche perché ciascuno dei protagonisti racconta dal suo punto vista e il lettore deve tornare indietro, collegare, riannodare i fili.

Le anime dei protagonisti, di tutti i protagonisti, quelli principali e quelli secondari sono messe a nudo, con ferocia e per ciascuno non vi è salvezza alcuna.

E’ la storia del sud d’Italia. “ Il Sud è anche quest’inganno….un parte più grande del tutto che dovrebbe contenerla” (pag. 319). Un sud violentato, inquinato. La Puglia di Lagioia è quello dell’Ilva di Taranto ma anche quella del Salento e di Margherita di Savoia, dove i meravigliosi fenicotteri rosa agonizzano e ..”un buon numero di pivieri iniziò a precipitare all’improvviso. Morivano in volo…” perché..” i loro sensi non erano fatti per associare ai fili d’erba e alle nutrienti acque fangose elementi come cobalto, piombo e manganese..”(pag.317)

E concludo facendo parlare l’autore (“Il libraio http://www.illibraio.it/lagioia-ho-scritto-la-ferocia-come-fosse-una-questione-di-vita-o-di-morte-8018/)

“Sono uno scrittore lento, ci metto tempo per mettere a fuoco le mie urgenze più eclatanti e i miei bisogni più profondi. Quello che più desidero scoprire è quello che più temo di portare alla luce. Il mestiere dello scrittore mi è sempre sembrato una via di mezzo tra quello dello scienziato e quello dell’esorcista…”.

Che obiettivi si era posto per “La ferocia”?
“Volevo che fosse un romanzo di grande intensità emotiva, ma anche molto leggibile, e al tempo stesso che si servisse di tecniche di incastro narrativo e drammaturgia efficaci, al tempo stesso inattuali e modernissime. Per farlo, ho lavorato quattro anni senza pause. …Ho scritto ‘La ferocia’  come fosse proprio una questione di vita o di morte, e in un certo senso lo è stata.”.

Come scrive le sue storie?
“Devo calarmi nei panni di tutti i personaggi che popolano il romanzo che scrivo, anche i più spregevoli. Divento simile e fratello di tutti loro. ‘La ferocia’ è pieno di personaggi spregevoli, o che fanno cose spregevoli. …Se scrivo di un assassino devo calarmi nei suoi panni. Non devo necessariamente aver ucciso qualcuno in vita mia, ma (questo sì) devo andare a recuperare l’assassino che c’è in me, che esiste ma per fortuna è inattivo. Se descrivo un vigliacco, devo riacciuffare qualche mio passato atto di vigliaccheria, cose che ho fatto e di cui avrei dovuto vergognarmi. E’ un lavoro abbastanza duro sul piano emotivo. A questo si aggiunge un lavoro ancora più duro su lingua e struttura”.

Un ruolo importante nella trama lo ha Michele, il fratellastro di Clara…Cosa c’è di Nicola Lagioia in questi due personaggi?
“Tutto. Clara e Michele sono io. E’ il mondo che mi ha circondato durante infanzia, adolescenza, prima giovinezza. Michele ha sofferto di problemi mentali, probabilmente una forma non devastante – ma invalidante sì – di schizofrenia, in certi casi la diagnosi non è così certa. Io di parenti con problemi mentali ne ho avuti in tutti i rami della famiglia ….la mia famiglia non è composta da due rami, ma da tre, quattro, cinque, tutti afflitti da una certa luccicanza)”.

Autore di Poesia on-line, volumetto allegato all’Annuario della poesia italiana curato da Giorgio Manacorda (Castelvecchi, 2001), per minimum fax (per cui dirige “nichel”, la collana di narrativa italiana) ha pubblicato nel 2001 il suo primo romanzo, Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi). Per Fazi ha pubblicato il saggio Babbo Natale. Ovvero come la Coca Cola ha colonizzato il nostro immaginario collettivo (2009). Ha pubblicato racconti in varie antologie: Patrie impure (Rizzoli 2003), La qualità dell’aria (minimum fax, 2004) che ha curato assieme a Christian Raimo, Semi di fico d’India (Nuovadimensione, 2005), Periferie(Laterza, 2006), Deandreide, dedicata a Fabrizio De André (Biblioteca Universale Rizzoli, 2006), Ho visto cose (Biblioteca Universale Rizzoli, 2008), La storia siamo noi (Neri Pozza, 2008). Per Einaudi ha pubblicato Occidente per principianti(2004), Riportando tutto a casa (2009, con cui si aggiudica il premio Siae, il premio Vittorini, il premio Volponi, il Premio Viareggio 2010 per la narrativa) e La ferocia (2014), grazie al quale vince il Premio Strega 2015.

Soldi ai prof più anziani, anzi no, ai più tecno: il caos nelle scuole per i premi al merito

da Repubblica

Soldi ai prof più anziani, anzi no, ai più tecno: il caos nelle scuole per i premi al merito

La riforma. Duecento milioni, ventitremila euro per istituto: è il tesoretto messo in palio dal governo per gratificare chi si è maggiormente distinto. Tra le polemiche

di LAURA MONTANARI e VALERIA STRAMBI

OGNI  scuola a modo suo, in piena autonomia e in ordine sparso, fra mugugni e polemiche. Il bonus che premia il merito degli insegnanti è una novità introdotta dalla Buona Scuola, “una riforma culturale” l’ha definita il ministro Giannini. Ora ci siamo. Fra proteste e ritardi, dall’infanzia alle superiori, gli istituti si mettono in moto e cominciano a definire i criteri. Chi vorrebbe premiare il professore di lungo corso, quello che sta per andare in pensione. Chi gli innovatori: quelli che portano i ragazzi a teatro la domenica, che insegnano con le lavagne digitali o fanno partecipare gli studenti a progetti internazionali. Chi preferirebbe assegnare il bonus a quelli che fanno lezioni supplementari di lingua italiana agli stranieri, o organizzano iniziative per i ragazzi svantaggiati o, genericamente, “danno un contributo al miglioramento della vita scolastica”.

Da Nord a Sud il puzzle è variegato. Ci sono scuole che preparano griglie a punti con un ricco menù, di voci e incroci, per dare i voti alle cattedre: a fine anno, vincerà chi otterrà la somma più alta, una specie di campionato dell’impegno didattico. Esempio, in una scuola fiorentina daranno fra 12 e 24 punti a chi porterà i ragazzi a una mostra di sabato o domenica, agli animatori digitali, a chi trascriverà i verbali dei consigli di classe, a chi si occuperà di stendere i “curricoli verticali” (cioè i programmi). Altre all’opposto sono meno rigide e tracciano soltanto una cornice di principi ispiratori lasciando che siano i presidi a decidere la “pagella” del buon docente. Insomma ciascuna scuola declina come meglio crede il bonus in arrivo nei prossimi mesi. Il mondo della scuola però è diviso fra il partito del “finalmente”, “era ora” e chi come la Cgil si oppone: “Stiamo raccogliendo le firme per un referendum, fra i quattro punti, uno è proprio sui premi ai docenti. Gli incentivi vanno distribuiti a un tavolo con le Rsu, non certo a discrezione dei dirigenti di istituto” spiega Annamaria Santoro.

Fra i corridoi e le aule cresce la preoccupazione in vista della scadenza del 31 agosto quando i dirigenti scolastici dovranno consegnare al Miur la lista dei premiati. Così le scuole corrono ai ripari, molte sono in ritardo e contano di riunire la commissione nei prossimi giorni. Da oggi il ministero comincerà un monitoraggio per avere la fotografia di quello che sta succedendo e capire eventuali difficoltà. Per venire incontro a queste ultime, sul sito del Miur e anche su quello dell’Indire (Istituto di ricerca e innovazione per la didattica) sarà possibile contattare, tramite una piattaforma web, gli esperti per sciogliere i dubbi o ricevere informazioni sul bonus. Questa sperimentazione andrà avanti per tre anni lasciando piena autonomia agli istituti, poi il ministero “selezionerà i criteri più significativi e stenderà una lista unica uguale per tutti” a cui tutti si dovranno adeguare. “La scuola non può più sottrarsi alla valutazione – sostiene Giovanni Biondi, presidente dell’Indire – è importante valorizzare il lavoro di quegli insegnanti che riescono a fare una didattica innovativa contagiando i colleghi e stimolando gli studenti”. Secondo Biondi l’Italia arriva in ritardo, dal momento che negli altri Paesi europei la valutazione esiste da anni: “Per noi è una novità, ma in Francia e in Inghilterra il sistema è rodato. Con la differenza che lì mandano un ispettore esterno ad assistere a una lezione e a giudicare. Qui invece, in maniera molto più trasparente, abbiamo affidato il giudizio all’intera comunità scolastica”.

Nel comitato che si occupa di valutazione ci sono insegnanti, genitori e, per le superiori, anche un rappresentante degli studenti. Il ministero ha stanziato un fondo di 200 milioni di euro per tutte le scuole italiane: di media 23mila euro lordi a istituto. Quanto riceverà il “buon insegnante”, dipenderà dai criteri: si può pensare a una base minima che parte da 500 euro e sale. Voci dalle aule: “Il lavoro docente va valorizzato anche economicamente – spiega un preside di Piacenza, Mario Magnelli del Comprensivo di Fiorenzuola – ma il riconoscimento deve essere condiviso e sereno”. Il rischio è quello di avvelenare il clima. Fra le ipotesi in considerazione, quella di premiare i docenti che hanno fatto da tutor ai neoimmessi in ruolo. “Si può discutere come assegnarle – dice Floriana Buonocore, dell’istituto Tozzi di Siena – ma sono risorse aggiuntive per le scuole. Vanno a premiare chi aiuta i ragazzi a crescere, dipende da noi usarle bene”.

Faraone: ho una figlia autistica, per anni l’ho tenuto nascosto sbagliando

da La Tecnica della Scuola

Faraone: ho una figlia autistica, per anni l’ho tenuto nascosto sbagliando

Chi frequenta il Miur sapeva della figlia autistica del sottosegretario Davide Faraone. Il popolo della scuola lo ha appreso attraverso il Corriere della Sera.

Il rappresentante del Governo ha raccontato pubblicamente, in un’intervista senza filtri, della sua ragazza, che oggi ha 11 anni. Partendo dal dramma personale sino a giungere alla convinzione della centralità della scuola per affrontarlo.

C’è stato un tempo in cui se ne vergognava. «Non ne parlavo, non volevo si sapesse». Una forma di protezione, «ma non solo, tenevo nascosta la sua disabilità». Perché fino a venti mesi Sara era «precocissima, più sveglia degli altri bimbi. Non ci eravamo accorti di nulla – racconta – ma quando per l’ennesima volta l’abbiamo trovata all’asilo da sola, lontana dagli altri, l’abbiamo portata da uno specialista che ha pronunciato quella parola: autismo. Beh, lì ti cambia la vita, niente è più come prima».

Racconta che quel giorno di 11 anni fa «quando sentii quella parola, cercai subito su Google: fino a che non ti capita, non hai idea di cosa sia l’autismo». E poi «cambia tutto, perché tutto gira intorno a quello», idee, amicizie, vita. «Perfino mangiare la pizza: al ristorante Sara non riusciva a stare seduta, per molto tempo non siamo più potuti andare».

In quei momenti, «capisci chi ti è davvero vicino». Ricorda Faraone che «molti amici sono spariti, ma poi incontri il medico che ti mette in contatto con altri genitori come te e allora i tuoi nuovi amici diventano loro e riesci a tornare in pizzeria perché sai che loro possono capire».

Faraone ammette che una volta diventato un uomo delle istituzioni, ha capito che doveva mettere a frutto il suo «ruolo istituzionale e fare qualcosa per lei e tutti i bambini con una disabilità». Perché «va bene sfilare alle fiaccolate, ma oltre alla testimonianza personale serve altro».

Ecco che, allora, nel 2015 ha deciso di creare la Fondazione italiana autismo, che il 2 aprile scorso ha mobilitato migliaia di persone per la giornata mondiale sull’autismo.

Nei giorni scorsi ha commentato i casi di studenti autistici di Toscana e in Molise, con al centro due studenti autistici esclusi dalle gite scolastiche delle rispettive classi di appartenenza. Gli è tornato in mente dei compagni di scuola della « figlia che non la invitavano alle feste di compleanno, oppure la recita di Natale in cui non c’era mai una parte per Sara: e invece il 2 aprile ha cantato l’Inno davanti a Mattarella!», dice Faraone con orgoglio.

Sara oggi frequenta la seconda media, suona il flauto e con suo padre comunica via WhatsApp e con disegni coloratissimi che lui orgoglioso posta su Instagram.

Il nostro sistema scolastico, invece, «è sempre più orientato all’inclusione, la scuola resta il primo luogo e il più importante per i bambini con una disabilità», con oltre 130mila docenti che ogni anno vengono affiancati ad uno o più alunni disabili o con limiti di apprendimento.

Ne servono sempre di più, ma ritiene anche che il problema è che spesso i nostri docenti di sostegno «non sono adatti al tipo di difficoltà dello studente: questo perché la disabilità è trattata ancora come un monolite, basti pensare che in Italia non esiste un’anagrafe nazionale delle singole disabilità: lo faremo».

Poi racconta di come ci si sente feriti nel «dover ogni anno rifare mille domande per riavere l’insegnante di sostegno; bisogna semplificare» attraverso «un unico sportello cui rivolgersi». Perché ci sono diversità anche da una Asl all’altra, cosa che crea enormi disparità».

Il sottosegretario coglie l’occasione per ribadire il suo sostegno alla legge delega di riforma del settore. «Ci accusano di voler portare i terapisti in classe, ma vogliamo che chi farà l’insegnante di sostegno sia preparato, bisogna partire dagli studenti, non è una questione sindacale». E soprattutto «bisogna creare una rete con insegnanti, associazioni, genitori: la scuola non può fare tutto da sola e per tante famiglie è l’unico luogo protetto per i propri figli».

Riforma pensioni, due anni d’annunci: padri e i nonni rimangono inchiodati al lavoro

da La Tecnica della Scuola

Riforma pensioni, due anni d’annunci: padri e i nonni rimangono inchiodati al lavoro

“Abbiamo una legge pensionistica iniqua che tiene inchiodati ai posti di lavoro i padri e i nonni, quando nelle famiglie ci sono giovani disoccupati’”.

È un duro sfogo quello di Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, parlando con i giornalisti al corteo pel il 25 aprile a Milano.

Per la sindacalista Confederale, il Governo “deve convocare le parti sociali e illustrare i programmi, confrontandosi anche coi i sindacati”.

“Ormai – ha continuato Furlan – sono quasi due anni che sentiamo annunci” in tema di flessibilità e pensioni ”credo si debba passare dagli annunci a una proposta concreta del Governo”.

”Dobbiamo rivedere” la legge ” partendo dalla flessibilità in uscita e riconoscendo che tutti i lavori non sono uguali”, ha detto ancora la leader della Cisl.

“Tutto questo è necessario” e non più rinviabile, ha concluso Furlan.

A fine 2015, sempre la sindacalista Confederale annoverava, tra i lavoratori che necessitano di un’urgente flessibilità in uscita, proprio quelli della scuola.

“Non è possibile stare su una impalcatura, su una gru ma anche in altri ambiti lavorativi come gli ospedali o le scuole fino a 66 – 67 anni”, aveva detto la Furlan. Aggiungendo che “il Governo deve riaprire subito il confronto sulla riforma delle pensioni che è la peggiore d’Europa”.

Ricordiamo che, nelle scorse settimane, la stessa Annamaria Furlan, con i segretari generali di Cgil e Uil, Susanna Camusso, e Carmelo Barbagallo, hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti: al centro della lettera, c’era la richiesta di avvio di discussione di merito sulla flessibilità in uscita e sull’insieme dei problemi aperti (il completamento delle salvaguardie degli esodati, le ricongiunzioni onerose, le questioni dei lavori precoci, di quelli usuranti, delle donne, la quota 96 della scuola, i requisiti per i macchinisti) e, soprattutto, delle future pensioni dei giovani.

Come da noi preventivato, però, i destinatari della missiva sindacale – Renzi e Poletti – sino ad oggi hanno fatto orecchie da mercante.

Al momento, sono in discussione, nelle commissioni parlamentari di competenza, alcuni disegni di legge per introdurre la flessibilità richiesta dai sindacati. Tuttavia, il Governo punterebbe a concedere il via libera solo in cambio di decurtazioni che si aggirano sul 3 per cento annuo di abbattimento dello stipendio. Per andare via tre anni prima, quindi, si arriverebbe a perdere quasi il 10 per cento: considerando il passaggio, penalizzante per i lavoratori, dal sistema retributivo a quello contributivo, la riduzione peserebbe non poco sull’assegno pensionistico.

 

“Scuole di periferie aperte d’estate e nei giorni di festa: per fare sport, musica e laboratorio”

da La Tecnica della Scuola

“Scuole di periferie aperte d’estate e nei giorni di festa: per fare sport, musica e laboratorio”

“Stanzieremo fondi specifici per l’apertura prolungata nelle scuole. Dieci milioni che utilizzeremo per le periferie delle grandi città”.

Ad annunciarlo, in un’intervista al Mattino di Napoli, è stato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in un’intervista al mattino del 25 aprile, nella quale sottolinea: “ogni ragazzo che conquistiamo noi è un ragazzo che perdono i clan”.

Riferendosi alle zone dove si concentra la malavita organizzata, Giannini ha tenuto a dire che i fondi sono stati stanziati per essere destinati “non solo a Napoli ma anche a Roma, Palermo, Bari, Milano e Torino, perché le periferie hanno vita complicata anche al Nord, sia pure per problemi diversi. Servono azioni mirate”.

Il responsabile del Miur ha poi spiegato che i 10 milioni di euro stanziati sono “immediatamente disponibili. Si tratta di utilizzarli per le attività extracurricolari che le scuole possono organizzare nell’ambito dell’autonomia”. I primi istituti scolastici ad essere coinvolti sarebbero quelli del secondo ciclo.

Poi, sempre il ministro ha aggiunto che le risorse umane a sostegno del progetto vanno integrate. “Gli insegnanti, grazie al piano della Buona Scuola, in questo momento ci sono. Ma naturalmente non basteranno. Qui non si tratta di prolungare nella giornata l’apprendimento delle materie tradizionali. Si deve puntare sullo sport, sulla musica, che è l’altra grande passione dei giovani, sulle attività di laboratorio per avvicinarli a un mestiere”.

Si tratta di attività, del resto, già oggi utilizzate nelle scuole per formare e cementare valori positivi nei giovani, in particolare nei cosiddetti Bes, i ragazzi con Bisogni educativi speciali, conseguenza spesso conseguente del degrado sociale e familiare in cui vivono.

“L’autonomia nella scuola resta la parola chiave ma perché funzioni davvero – sottolinea il ministro – va orientata e guidata: per esempio, se si vuole puntare sulle attività sportive occorrerà ricorrere a figure specifiche di educatori e allenatori esterne all’istituto. E questo lo si potrà fare grazie all’accordo firmato a suo tempo dal ministero con il Coni, che ci mette appunto a disposizione le sue professionalità”.

Secondo il ministro dell’Istruzione, dunque, “bisogna fare in modo che le scuole restino aperte anche d’estate, anche nei giorni festivi. Il rapporto fra insegnanti e ragazzi non può conoscere discontinuità. Ai ragazzi dobbiamo dare un orizzonte. Devono capire che non esistono storie già scritte. In questo senso la scuola non è il problema, è parte della soluzione”, ha concluso Giannini.

Nota 26 aprile 2016, AOODGOSV 4514

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali

Loro sedi

Ai Dirigenti scolastici e ai coordinatori didattici delle scuole statali e paritarie

Loro sedi

Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano

Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento

All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua tedesca

Bolzano

All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua ladina

Bolzano

Al sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta

e, p.c. Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

SEDE

All’Ufficio Stampa

SEDE

 

OGGETTO: Completamento pubblicazione esempi di 2ª prova scritta/esami di Stato 2016, e Nuovo Archivio Tracce/esempi di 2 prova scritta esami di Stato aa.ss.2014-2015 e 2015-2016 e avviso pubblicazione esempio prova di Matematica per i Licei Scientifici.

Si trasmettono in allegato le note della Struttura Tecnica Esami di Stato contenenti alcuni esempi di prova relativi alla 2ª prova scritta Esami di Stato 2016, a completamento della precedente pubblicazione del mese di marzo, al fine di sostenere l’azione di accompagnamento ai nuovi ordinamenti.

Si comunica che è stato predisposto un nuovo Archivio Tracce contenente tutte le I, II e IV prove scritte date nelle sessioni ordinaria, suppletiva e straordinaria degli esami di Stato 2014-2015 nonché gli esempi di 2° prova scritta pubblicati nel 2015 e 2016 per i nuovi ordinamenti.

La pubblicazione avverrà sul sito istituzionale del M.I.U.R. tra le news e nella sezione Istruzione/Esame di Stato.

Si comunica infine che esempio di 2° prova scritta di Matematica per i Licei Scientifici sarà pubblicato il giorno 29 aprile 2016 alle ore 8:00 sul sito Esami di Stato.

Si ringrazia per la consueta fattiva collaborazione.

 

Il Direttore Generale

F.to Carmela Palumbo


Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione
Struttura Tecnica Esame di Stato

Roma, 20 aprile 2016

 

Oggetto: Pubblicazione di a) Nuovo Archivio Tracce completo di tutte le I-II-IV prove scritte/esempi di II prova scritta Esame di Stato Secondo Ciclo aa.ss. 2014-2015 e 2015-2016; b) ulteriori esempi di II prova scritta Esame di Stato 2015-16; c) avviso di pubblicazione esempio di II prova scritta di Matematica per i Licei Scientifici.

 

 

Al fine di rendere disponibili alle Scuole tutte le I-II-IV prove scritte dell’Esame di Stato del Secondo Ciclo relative ad uno specifico anno scolastico ed indirizzo nonché gli esempi di II prova scritta forniti da questa Struttura Tecnica negli anni scolastici 2014-2015 e 2015-2016, così da consentire a studenti e docenti di avere a disposizione utili elementi per le relative esercitazioni ed orientamenti, si è ritenuto opportuno realizzare un Nuovo Archivio Tracce con una diversa visualizzazione che ne permettesse una consultazione completa, più organica ed immediata e che, attraverso una serie di filtri, evidenziasse “a video” le prove e gli esempi di prova relativi agli aa.ss. 2014-2015 e 2015-2016.

Sono pertanto disponibili tutte le prove I-II-IV relative alle sessioni ordinaria, suppletiva e straordinaria dell’a.s. 2014-2015.

Si informa che il Nuovo Archivio Tracce sarà aggiornato con la pubblicazione delle nuove prove relative all’a.s. 2015-2016 e successivi aa.ss., con l’aggiunta altresì di eventuali altri esempi di prova.

Con la presente nota sono pubblicati ulteriori esempi di prova scritta, a completamento di quelli resi disponibili sul sito nel mese di marzo 2016, per alcune materie oggetto quest’anno, per la prima volta da quando sono a regime i nuovi ordinamenti, di seconda prova scritta dell’esame di Stato 2015-2016. I nuovi esempi di prova riguardano:

– Istruzione Professionale:

IP02 – Servizi socio-sanitari
Tema di: Igiene e cultura medico-sanitaria
n. 1 tema

IP04 – Servizi socio-sanitari
Articolazione Arti ausiliarie professioni sanitarie – Ottico
Tema di: Anatomia fisiopatologia oculare e Igiene
Tema 1
Tema 2

– Istruzione Tecnica:

ITET – Elettrotecnica ed Elettronica
Articolazione Elettrotecnica
Tema di: Elettrotecnica ed Elettronica
n. 1 tema

ITEC – Elettronica ed Elettrotecnica
Articolazione Elettronica
Tema di Elettrotecnica ed Elettronica
n. 1 tema.

Si comunica altresì che il giorno 29 aprile 2016 alle ore 8:00 sul sito Esami di Stato sarà pubblicato esempio di

Di seguito sono forniti elementi utili per la consultazione del Nuovo Archivio Tracce Esami di Stato del Secondo Ciclo.

La consultazione avviene accedendo al portale Istruzione del Miur (http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/home) alla sezione dedicata agli Esami di Stato del Secondo Ciclo attraverso la selezione dell’anno scolastico desiderato dal menù a tendina “Anno scolastico” che mostra tutti gli anni presenti in archivio.

Attraverso questa selezione saranno visualizzati altri menù a tendina relativi alla I, II e IV prova che contengono al loro interno le tipologie di istruzione.

Nell’esempio che segue è stato selezionato il menù a tendina “Seconda prova” che mostra al suo interno le tipologie di istruzione: Licei, Istituti Professionali e Istituti Tecnici.

Selezionando una delle tipologie di istruzione (nell’esempio “EA01 – ESABAC – LICEO CLASSICO”) saranno quindi visualizzati gli indirizzi all’interno dei quali sono presenti i link che apriranno i documenti relativi alle prove presenti in archivio.

Selezionando una delle prove si aprirà il documento collegato.

 

IL COORDINATORE
F.to Francesco BRANCA

Avviso 26 aprile 2016

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Avviso 26 aprile 2016

Si comunica che il giorno 4 maggio p.v. alle ore 10.00, presso questo Ministero, Sala della Comunicazione, avrà luogo la cerimonia di premiazione degli studenti vincitori della nona edizione del Progetto “OMRON SMART PROJECT”.

Si allega al presente avviso il comunicato della OMRON relativo all’evento.

IL DIRETTORE GENERALE
Carmela Palumbo


Al via la nona edizione del Trofeo Smart Project Omron

Si terrà mercoledì 4 maggio a Roma, presso la sede del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, la fase finale del Trofeo Smart Project 2016.

La gara, organizzata da Omron in collaborazione con il MIUR, si rivolge agli studenti e ai docenti delle classi quarte e quinte degli Istituti Tecnici e Professionali con indirizzo Elettrotecnica e Automazione, Elettronica e Telecomunicazioni.

Per la nona volta, nello scorso autunno e in primavera, è stata condotta una campagna di formazione dei docenti sull’utilizzo degli strumenti software di programmazione, simulazione e supervisione dei PLC.

Ai corsi gratuiti, tenuti in 18 istituti, hanno partecipato circa 460 docenti provenienti da tutta Italia.

Il Trofeo, che offre l’opportunità di realizzare e presentare in ambito nazionale un vero progetto di automazione, mettendosi alla prova con tools industriali, si articola in due fasi.

Nella prima fase, le scuole aderenti hanno determinato il “team” composto da due studenti – selezionati in base all’eccellenza negli studi, e da un coordinatore (docente di automazione o elettronica). I team hanno iniziato a lavorare in autonomia per stendere il progetto da proporre. In questo modo si vuole valorizzare l’aspetto “creativo” del progetto, senza porre vincoli iniziali.

Anche in questa edizione i team – e i relativi progetti – sono stati suddivisi di due categorie: gli Esperti e le Promesse.

Questa suddivisione è stata introdotta per non penalizzare chi si accosta per la prima volta al Trofeo, permettendo la valorizzazione anche di progetti di minor complessità.

I progetti proposti sono stati quindi valutati da una commissione congiunta Ministero-Omron che ha selezionato i 5 migliori per ciascuna categoria (Esperti e Promesse).

Otto gli istituti finalisti suddivisi nelle due categorie.

Per la categoria Esperti: ITTS Fedi di Pistoia, IIS Fermo Corni di Modena, IIS Volta di Pescara, ITIS Galilei di Avenza di Massa e ITIS Fermi di Bassano del Grappa.

Per la categoria Promesse: IPSIA Garelli di Mondovì, ITIS Galilei di Carrara, IIS Einstein Bachelet di Roma, IPSIA Ceconi di Udine e il corso serale dell’ ITIS Galilei di Avenza di Massa.

Nella fase finale i 22 studenti saranno impegnati in un test che ne determinerà la competenza tecnica.

La formula del Trofeo prevede la premiazione dei 3 primi classificati per ognuna delle sezioni studenti, docenti e scuole. Per gli studenti si tratta di un assegno – borsa di studio di 600 euro al primo classificato, 400 al secondo e 200 al terzo, mentre alle prime tre scuole verrà assegnato un assegno da utilizzare per l’acquisto di materiale didattico Omron.

 

Valorizzare l’espressività – Il Premio comunicazione

Accanto alle ormai tradizionali assegnazioni a studenti, docenti e scuole per i migliori progetti di automazione, da due anni a questa parte è stato istituito il premio Eccellenza della Comunicazione, destinato agli studenti protagonisti della migliore esposizione del progetto.

Una giuria composta dai giornalisti intervenuti alla manifestazione è chiamata a votare le singole presentazioni degli studenti, tenendo conto delle modalità di esposizione del lavoro svolto, della capacità comunicativa del team di studenti e del rispetto dei tempi stabiliti per la presentazione.

Il Premio Comunicazione rappresenta un’importante apertura interdisciplinare che vede convolte abilità che esulano dalla conoscenza tecnica, andando ad abbracciare competenze più squisitamente comunicative, come la padronanza della lingua italiana, la capacità di esposizione in pubblico, le attitudini al coordinamento e all’organizzazione del discorso.