M. e C. Giovannetti, Dall’acqua alla luce

Dall’acqua alla luce

di Maurizio Tiriticco

Maurizio e Cristiana Giovannetti hanno voluto raccontare in un volume dal titolo “Dall’acqua alla luce, Ante Supuk moderno visionario”, edito nel 2019 dalla Rotostampa di Roma, “le origini, la vita, la famiglia, lo spirito imprenditoriale e il pensiero del loro trisnonno Ante Supuk, dando così la possibilità di conoscerlo ai propri figli e nipoti e, in ogni caso, a chi fosse interessato alla storia di Sebenico nella seconda metà dell’Ottocento e alle ‘imprese’ del suo Podestà” (p. 85).

Il volume è l’esito di una ricerca lunga e minuziosa, condotta su molteplici fonti (nella bibliografia ne figurano ben trentuno), e le più diverse: articoli, saggi, volumi, informazioni tratte da anagrafi, archivi di Stato (Sebenico, Spalato, Zara). Per ben due volte ricorre anche Niccolò Tommaseo. Ne consegue che le informazioni sono tante, e su un “pezzo di storia” poco noto! Gli storici in genere si interessano di “cose di grandi dimensioni”, spesso dimenticando che anche le vicende cosiddette piccole fanno la storia. Dobbiamo sempre ricordare quanto ci dice BertoltBrecht ne “Le domande di un lettore operaio”: “Il giovane Alessandro conquistò l’India. Lui solo? Cesare sconfisse i Galli. Non aveva con sé nemmeno un cuoco? … Ogni pagina una vittoria. Chi cucinò la cena della vittoria? Ogni dieci anni un grande uomo.Chi ne pagò le spese? Tante vicende. Tante domande”.

In effetti, oltre alla grande storia, quella dei grandi generali e dei grandi politici, c’è anche la piccola storia, quella che tocca la gente comune, i servi, i sudditi, i cittadini, i poveri soldati! Nella battaglia di Waterloo, tra amici e nemici, morirono circa 50.000 uomini! Molti di più, tra amici e nemici, persero la vita nella “campagna di Russia”! Ma i generali non muoiono mai! O quasi! A mia memoria solo un comandante, l’ammiraglio Horatio Nelson, trovò la morte nella battaglia navale di Trafalgar nel 1805! Per non dire poi che i nostri italici generali salvarono tutti la pelle quando, dopo la proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre del ’43, scapparono da Roma per raggiungere Pescara, da dove si sarebbero imbarcati sulla corvetta Baionetta per raggiungere Brindisi! Già liberata dagli Angloamericani!

Ma c’è anche la piccola storia, che non si trova né sulle ricerche mirate né sui libri per le scuole! Quella che, purtroppo, riguarda solo le madri, le spose e le figlie dei caduti; e dei tanti civili caduti forse senza sapere bene il perché. E c’è anche la piccola storia quotidiana sulla quale nessuno storico si cimenta! Ma sulla quale c’è la testimonianza orale dei civili, delle persone comuni, le quali sono più spesso vittime della storia che protagonisti. Ma vi sono anche protagonisti attivi, che non fanno Storia, quella con la iniziale maiuscola, ma fanno tanto di quella bella storia minuscola, che è quella che conta di più! Vissuta! Goduta e sofferta!

Ed è il caso di Ante Supuk, né Giulio Cesare né Napoleone, ma un uomo come tanti, nato il 21 agosto del 1838 a Borgo di Terra (Varos), in quel di Sebenico nel Regno di Dalmazia, allora parte dell’Impero Austriaco. Ed ivi deceduto nel 1904. Nel volume molte pagine sono dedicate a Sebenico e alla sua storia, le cui origini risalgono all’Alto Medioevo e si intrecciano con la storia di Venezia, il cui dominio durò fino al 1797. Sono secoli nel corso dei quali a Sebenico vengono costruiti monumenti di grande importanza, la Cattedrale di San Giacomo, il Palazzo Divnic, il Palazzo Foscolo, il Palazzo Rossini. E sulle sue alture si erge maestosa la Fortezza di San Michele. Di fatto Sebenico costituiva una sorta di fortezza difensiva sul mare: un baluardo europeo – se vogliamo usare questa espressione – contro le minacce e gli attacchi continui dei Turchi. Dopo alterne vicende – va ricordato che per alcuni anni Sebenico fu anche sotto il dominio napoleonico – Sebenico e l’intera Dalmazia passano sotto la dominazione austriaca, che durerà fino al 1918. Ovviamente non mancarono i movimenti rivoluzionari ed irredentisti. Infine, “nella Dieta del 1870 i Nazionalisti ottengono la maggioranza con 25 seggi contro16, e la manterranno per sempre fino all’ultima votazione avvenuta nel 1908. Tra gli eletti si distingue Ante Supuk” (p. 43).

Da giovane Ante aveva magistralmente amministrato i possedimenti della famiglia sia nella Regione del Konjevrate, dove aveva una fattoria, che lungo le cascate del Krka, a Stradinski Buk, dove aveva dei mulini impiegati per macinare il piretro, un insetticida naturale. Ma Supuk ha una grande attenzione anche per la sua città. E’ infatti grazie all’impiego civico di Supuk che Sebenico conosce un grande sviluppo. Vengono asfaltate le strade, nascono la rete idrica e quella fognaria. Vengono rafforzate le strutture portuali e nasce la prima linea ferroviaria, la Siveric-Spalato. Attende alla costruzione di edifici pubblici: il Tribunal Circolare e l’Ufficio Postale; crea i primi impianti industriali moderni e fa erigere la statua di Niccolò Tommaseo. Vede anche la luce il primo parco cittadino. Ante attende anche alla costruzione del Teatro Mazzoleni, in onore dell’omonimo cantante lirico sebenicense.

Al fine di illustrare meglio quanto Supuk ha fatto per il suo Paese, è doveroso ricordare la testimonianza di Giuseppe Modrich, riportata su “La Dalmazia romano-veneta-moderna: note e ricordi di viaggio”, del 1892: “Idolo, nume, profeta dei subenzani è il loro podestà, Antonio Supuk, deputato del Parlamento di Vienna. Ad un suo cenno, sarebbero capaci di sacrificare la vita e le sostanze, di incendiare la città… La sua casa da anni è aperta in permanenza a chiunque, povero o ricco, cittadino o paesano. Alla mancanza di istruzione supplisce con una straordinaria prontezza di intuizione, con una bontà di cuore infinito, con un senso squisito per le miserie del popolino…” 

Occorre ricordare che nell’aprile del 1875 Sebenico riceve la visita dell’Imperatore Francesco Giuseppe, giuntovi a bordo del Miramar. E in tale occasione a Skrandinski Buk, la più grande cascata del Krka, viene costruito un ampio e panoramico belvedere che si affaccia sulla città. Insomma, è l’intera regione che acquista rinomanza e prestigio, ma…

…le cose non sono affatto finite! Verso la fine del secolo, ed esattamente nel maggio del 1888, il croato Nikola Tesla, fisico e ingegnere elettrico, tiene una conferenza nel municipio di Zagabria, cercando di convincere i cittadini a costruire una centrale elettrica. La cosa non era sfuggita ad Ante che, con il figlio Marco, si reca a Francoforte per visitarne l’esposizione, le innovazioni presentate e conoscere il valore delle proposte di Tesla. Di ritorno a Sebenico, Ante si adopera perché anche nella sua regione venga costruita una simile centrale! La sua proposta e la sua tenacia hanno successo. Dopo sedici mesi di lavori, nel 1895, con la costruzione della Centrale idroelettrica sul Skradinski Buk, grazie all’aiuto dell’ingegnare Vjekoslav Meichsner, ebbe inizio la distribuzione dell’energia elettrica in tutta la regione. E Sebenico, ovviamente, ne usufruì in modo particolare. In seguito lungo il fiume Krka vennero costruite altre centrali elettriche!

Nel 1895 Ante – con l’aiuto del figlio Marko e dell’ingegnere Vjekoslav Meichsner – procedette alla costruzione della centrale idroelettrica “Jaruga” alle cascate della Cherca. La centrale fu in grado di distribuire energia elettrica per l’intera città di Sebenico: vennero così alimentati il centro industriale e le strade cittadine. Si trattò del primo impianto idroelettrico dell’intera Dalmazia.

Nel 1904, l’11 maggio, Ante Supuk muore. La stampa dell’epoca riporta che “il funerale del 13 maggio è stato magnifico. Hanno partecipato i cittadini di Sebenico e i rappresentanti di molti Comuni della Croazia”. Il 4 giugno 1903 la posta croata ha voluto ricordarlo con l’emissione di un francobollo celebrativo del centenario della messa in funzione della Centrale elettrica di Jaruga. E nello scorso 2018 l’Archivio di Stato di Sibemik e il Museo della città di Sebenico hanno inaugurato una mostra dedicata ad Ante Supuk, “moderno visionario, politico e imprenditore di Sibenik, che ha usato le sue conoscenze e il suo potere per sostenere il progresso sotto ogni aspetto”.

Sciopero docenti e ATA per l’intera giornata del 14 febbraio

da Orizzontescuola

di redazione

Sciopero scuola per l’intera giornata del 14 febbraio 2020.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica comunica che l’Associazione Sindacale ADL COBAS – Associazione Diritti Lavoratori COBAS, con nota del 13 gennaio 2020, ha proclamato lo sciopero di tutto il personale docente e a tempo indeterminato, determinato, ATA, atipico e precari della Scuola per l’intera giornata di venerdì 14 febbraio 2020.

Avviso


106mila prof a breve mancheranno

da La Tecnica della Scuola

Troppi pensionamenti, ma anche troppi supplenti e il Miur deve correre ai ripari, come pensa di fare la ministra che  ha annunciato di bandire quanto prima 4 concorsi, anche se, con l’avvio dell’anno scolastico 2020-2021, non si riuscirà a coprire tutte le cattedre.

Aumentano i supplenti

Si profila dunque un aumento importante di supplenti, considerato pure che secondo i primi dati sarebbero  circa 33mila i docenti che hanno fatto richiesta di quiescenza a partire dal 1 settembre 2020.

Intanto  la nostra scuola quest’anno ha in organico ben 170 mila supplenti, divisi tra quelli con contratti fino al 30 giugno e quelli fino al 31 agosto, la maggior parte dei quali non ha l’abilitazione per l’insegnamento e nonostante il ministero dell’economia abbia autorizzato oltre 53mila assunzioni per l’anno scolastico 2019-2020, solo la metà ha raggiunto l’obiettivo.

Infatti una assunzione su due è saltata e la cattedra è finita ad un supplente.

Intanto ai 170 mila  si aggiungono circa 60mila precari con contratti brevi, mentre quest’anno le “mad”, le messe a disposizioni hanno raggiunto livelli mai pensati.

4 concorsi attesi

Dunque l’attuale ministra Lucia Azzolina si ritrova a dover far partire quanto prima i 4 concorsi tanto attesi: il Miur è al lavoro per bandire 24.000 posti sul concorso straordinario per la scuola media e superiore e 25.000 sul concorso ordinario, c’è poi il concorso ordinario su infanzia e primaria e quello per i docenti di religione.

Forse al settembre il primo concorso

Complessivamente, fa notare Il Messaggero, si tratta di 70mila insegnanti da assumere. Anche se l’unico concorso che potrebbe partire subito e potrebbe concludersi, con le prime assunzioni per il 1° settembre prossimo, è quello straordinario per le scuole di II grado. Ma si tratta di compiere una corsa contro il tempo e comunque le 24mila eventuali assunzioni, riservate a medie e superiori, non andrebbero neanche a coprire il vuoto dei 33mila docenti che andranno in pensione.

Call veloce

Intano  la ministra Azzolina ha lanciato la cosiddetta call veloce con la quale sarà possibile assumere tutti quei precari che, accettando di spostarsi e garantendo il vincolo dei 5 anni, andranno ad insegnare fuori dalla loro provincia di origine o di graduatoria.


Concorsi scuola, si parte: il 29 gennaio incontro Miur-sindacati. Ecco i temi

da La Tecnica della Scuola

E’ arrivata la chiamata per i sindacati, che il 29 gennaio dovranno recarsi al Ministero dell’Istruzione per avviare il confronto sui concorsi docenti 2020.

Il tavolo a cui parteciperanno le organizzazioni sindacali e l’amministrazione guidata dal neo ministro Lucia Azzolina, servirà proprio ad iniziare il confronto sui temi dei concorsi, come già accennato nel precedente primo incontro.

Da parte loro i sindacati presenteranno una lista di interventi in merito: ad esempio, fa sapere la Flc Cgil, si punterà sulla pubblicazione della banca dati dei quiz, valutazione del servizio e requisiti di accesso.

Il sindacato di Francesco Sinopoli, vuole inserire anche la questione Tfa sostegno 2020, con il V ciclo in attesa di essere bandito.

Concorso straordinario secondaria

Centrale il tema del concorso scuola straordinario per la secondaria: la procedura riservata ai precari con 36 mesi di servizio svolti negli ultimi 10 anni mette in palio 24 mila posti

Potranno partecipare, ricordiamo, al concorso straordinario secondaria, i docenti in possesso dei seguenti requisiti:

  • almeno tre anni di servizio nella scuola secondaria statale (anche su sostegno) dal 2008/2009 al 2018/2019. Chi conclude la terza annualità nel 2019/2020 partecipa con riserva
  • uno dei predetti tre anni deve essere specifico, ossia svolto nella classe di concorso per cui si partecipa.
  • Potranno partecipare, anche se solo ai fini dell’abilitazione, i docenti che hanno maturato il servizio di tre anni nella scuola paritaria.

Per i posti di sostegno è necessario avere, oltre ai seguenti requisiti di servizio, la specializzazione sul sostegno.

Concorso ordinario scuola secondaria

Al concorso docenti scuola secondaria potranno partecipare tutti i candidati in possesso della laurea magistrale anche se privi di abilitazione. A questo requisito, tuttavia, deve essere aggiunto il possesso dei 24 CFU, ovvero crediti formativi universitari nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche”, che restano requisito d’accesso come previsto dal Decreto Legislativo n. 59/2017.

Ciò vuol dire che questo concorso docenti sarà aperto anche a chi non possiede abilitazione. Per questi candidati sarà possibile accedere con 24 CFU.

Per quanto riguarda i posti banditi per il sostegno, oltre ad i requisiti dei posti comuni, sarà necessario avere la specializzazione sul sostegno.

Infine dobbiamo specificare che al concorso scuola ordinario secondaria, potranno partecipare con il solo requisito del diploma “gli insegnanti tecnico-pratici sino al 2024/2025 potranno partecipare alle procedure concorsuali con il solo titolo di studio del diploma e senza l’obbligo del conseguimento dei 24 CFU”.

Concorso ordinario infanzia e primaria: cambia la tabella titoli

Il concorso ordinario infanzia e primaria invece è già pronto dallo scorso maggio, si attende solo il bando. Tuttavia, Azzolina, ha riferito di voler modificare la tabella titoli valutabili.

Il decreto ministeriale specifica che saranno ammessi a partecipare al concorso docenti i candidati in possesso di uno dei seguenti titoli:

  1. in scienze della formazione primaria o analogo titolo conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente;
  2. diploma magistrale con valore di abilitazione e diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli istituti magistrali, o analogo titolo di abilitazione conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente, conseguiti, comunque, entro l’anno scolastico 2001/2002.

Per quanto riguarda invece le procedure per i posti di sostegno su infanzia e primaria è richiesto inoltre il possesso dello specifico titolo di specializzazione sul sostegno conseguito ai sensi della normativa vigente o di analogo titolo di specializzazione conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente.

Concorso religione cattolica

C’è anche il concorso docenti religione da predisporre. Lo ha ribadito il neo Ministro Lucia Azzolina.

Infatti, il decreto scuola, prevede l’indizione entro l’anno 2020, previa intesa con il Presidente della Conferenza episcopale italiana, di un concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica che si prevede siano vacanti e disponibili negli anni scolastici dal 2020/2021 al 2022/2023.

Concorso docenti religione, Cisl Scuola: “Si pensi alla stabilizzazione dei precari”

da La Tecnica della Scuola

La Cisl Scuola nazionale ha chiesto la convocazione di un tavolo tecnico per avviare un confronto concreto con il Miur, anche allo scopo di avvicinarlo ai problemi della categoria dei docenti di religione che, con quindicimila insegnanti e una anzianità di servizio media di 15 anni in tutto il territorio nazionale, aspetta anche in Sicilia da lungo tempo la stabilizzazione.

“Siamo dell’idea che l’imminente concorso annunciato dal Ministero, dovrebbe pensare più che alla selezione e al conseguente reclutamento di nuovi docenti, a una stabilizzazione del personale già in servizio”.  Cosi Francesca Bellia segretario generale Cisl Scuola Sicilia in una nota interviene sull’annunciato concorso per i docenti di religione con conseguente immissione in ruolo, dopo l’approvazione della legge n. 159/2019, all’art. 1-bis (Disposizioni urgenti in materia di reclutamento del personale docente di religione cattolica), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre scorso.

In Sicilia i posti a bando saranno circa 400 a fronte di un numero maggiore di docenti precari. “Questa legge, non prevede però il doppio canale di reclutamento (concorso ordinario e concorso con riserva per i precari) disattendendo le legittime aspettative dei precari. Ci apprestiamo pertanto a intervenire anche nella stesura del bando per garantire maggiori tutele e per chiedere che non vengano perpetrate discriminazioni nei confronti dei colleghi”. Entro l’anno in corso si prevede la pubblicazione del bando per il reclutamento di docenti di religione di ogni ordine e grado di scuola, per il 70% della globalità dei posti funzionanti e che si renderanno vacanti e disponibili nel triennio 2020-21, 2021-22, 2022-23. Il 50% dei posti sarà riservato ai docenti aventi tre o più anni di servizio, anche non consecutivi (svolti per almeno 180 giorni o ininterrottamente dal 1 febbraio agli scrutini finali).

“Esaurita tale quota di riserva, coloro che si troveranno in posizione utile potranno comunque accedere in ordine di graduatoria alla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato, anche entro il restante 50% dei posti. Nel periodo transitorio tra l’indizione e lo svolgimento del concorso, in quelle regioni dove si trovano docenti inclusi nelle graduatorie del concorso 2004, sarà possibile procedere all’immissione in ruolo attraverso lo scorrimento delle stesse. Anche se il provvedimento approvato presenta dei limiti, noi riteniamo necessario e urgente avviare l’iter concorsuale”.

La Cisl Scuola Sicilia, conclude: “Al momento attuale, nell’attesa di risposte dal nuovo Ministro, stiamo predisponendo eventuali azioni formative da proporre agli interessati al concorso anche al fine di contrastare eventuali formazioni a pagamento, che verranno proposte ai partecipanti, dissuadendo tutti dal partecipare a quelle non in linea con un bando che ancora non esiste, e che deve essere elaborato. Verranno indette assemblee territoriali per aggiornare i nostri iscritti e fornire indicazioni più precise”.

Assunzione docenti di sostegno, il Miur rischia il commissariamento

da La Tecnica della Scuola

Quella sulle assunzioni in ruolo dei docenti di sostegno è proprio una delle maggiori emergenze della scuola italiana. Per questo, a distanza di un anno, il Tar Lazio avvisa il Ministero dell’Istruzione: se l’amministrazione non dovesse ottemperare agli obblighi prescritti dalla sentenza n.196/2019 emessa dal Tribunale Amministrativo, scatterà il commissariamento.

Assunzioni sostegno, cosa dice la sentenza 196/2019 del Tar Lazio

Questa testata aveva già riportato la sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio, evidenziandone i punti centrali.

Alla base del verdetto, c’è il sistema illogico del MIUR, che non tiene conto dei posti vacanti e procede invece con assurdi automatismi nella fase di assegnazione delle cattedre sul sostegno, con evidente pregiudizio per la didattica degli alunni.

Com’è noto, i docenti di sostegno sono di meno rispetto al fabbisogno da ricoprire. Il TAR del Lazio, aveva già stabilito che il MIUR, nell’assunzione del personale di sostegno, dovrà individuare la “[…] concreta esistenza delle condizioni legittimanti la necessità di insegnanti di sostegno, non potendosi lasciare esclusivamente all’esperimento degli strumenti di tutela la riconduzione a legittimità̀, attesa la particolare condizione della popolazione scolastica con disabilità […]”.

Quello che ancora una volta ha ribadito il Tar Lazio è che “non significa automaticamente che i posti di organico in deroga debbano confluire in quelli di diritto, ma semplicemente che la individuazione di tale ultima dotazione non possa essere ancorata sic et simpliciter a quanto esistente più di un decennio addietro, dovendosi invece puntualmente e attentamente monitorare la situazione per l’evidente aumento delle patologie individuate come rilevanti“.

In tale quadro, prosegue il Tar, l’obbligo dell’amministrazione si traduce nella necessità di una attenta istruttoria anche verificando la concreta esistenza delle condizioni legittimanti la necessità di insegnanti di sostegno, non potendosi lasciare esclusivamente all’esperimento degli strumenti di tutela la riconduzione a legittimità, attesa la particolare condizione della popolazione scolastica con disabilità. Il ricorso deve dunque essere accolto, con annullamento degli atti in epigrafe nella parte in cui non correlano il numero dei posti di organico e in deroga a una puntuale istruttoria alla luce delle risultanze emergenti anno per anno, limitandosi a un’applicazione per così dire automatica”.

Nella pratica, in fase di assegnazione delle cattedre di sostegno, deve essere necessario considerare il rapporto posto vacante-insegnante con titolo di specializzazione.

Ad oggi, fa notare il legale Sirio Solidoro che ha seguito dall’inizio la vicenda, il MIUR non ha fornito alcun tipo di riscontro circa l’esecuzione della sentenza precedente. Pertanto, è stato effettuato il ricorso per l’ottemperanza ed è stata decisa la nomina del Commissario ad acta, nel caso dovesse permanere l’inadempimento.

SENTENZA 923/2020 TAR LAZIO del 23/01/2020

Emergenza sostegno: aumentano gli alunni disabili e i supplenti

Come abbiamo scritto in moltissimi articoli, quella del sostegno è una vera e propria emergenza: infatti, continua ad aumentare il numero degli studenti con disabilità: in questo anno scolastico, secondo i dati del Miur, sono 259.757. Di questi 22.302 sono bambini che frequentano la scuola dell’infanzia, 95.383 vanno alla primaria, altri 69.021 alla secondaria di primo grado, infine 73.041 sono alle scuole superiori. Peccato che a tali numeri ci siano 150.609 docenti di sostegno, di cui ben 50.529 posti di sostegno sono in deroga.

Su questo fronte si attende con grande speranza il V ciclo del Tfa sostegno 2020, che dovrebbe portare almeno 21 mila nuovi docenti specializzati sul sostegno. Però, come la storia ci insegna, avere gli specializzati non risolve automaticamente il problema delle cattedre assegnate agli alunni con disabilità, dato l’altissimo numero di docenti già con il titolo che ogni anno sono costretti a contratti a tempo determinato, con moltissimi casi in cui la continuità didattica per gli alunni disabili puntualmente disattesa.

Docenti neoassunti, addio al bilancio finale delle competenze

da La Tecnica della Scuola

L’ambiente on-line Indire per la formazione e prova dei docenti neoassunti nell’a.s. 2019/2020 non è ancora aperto – per problemi tecnici la piattaforma non è ancora disponibile – ma è comunque disponibile il sito pubblico, contenente diversi materiali utili e le prime indicazioni su come si svolgerà l’anno di formazione e prova.

Tra le principali novità, viene segnalata l’eliminazione del bilancio finale delle competenze.

L’attività sul bilancio delle competenze rimane dunque nella sua forma consueta ma solo come tappa iniziale e viene eliminata al termine del percorso.

A cosa serve il Bilancio delle competenze?

Come riportato nelle slide presentate nel corso del webinar di formazione Neoassunti 2019/2020 del 17 gennaio scorso, il Bilancio delle competenze serve a:

  • auto-valutare le proprie competenze;
  • individuare elementi sui quali far convergere l’attenzione del tutor;
  • predisporre una documentazione didattica chiara e coerente con i propri bisogni (dal Patto formativo ai Bisogni futuri);
  • (ri)conoscere le dimensioni della professionalità docente;
  • agevolare la preparazione della fase istruttoria curata dal tutor di fronte al comitato di valutazione (art. 13, DM 850/2015).

Dov’è finito il Bilancio finale?

Nelle medesime slide, è evidenziato che viene attribuito minor valore al bilancio finale, forse perché in questo “sono state confermate le competenze già individuate, interpretate più come fabbisogno formativo che come competenze già possedute”.

Il bilancio finale, in sostanza, figura nel portfolio digitale insieme ai Bisogni Futuri.

Fac-simili

Sul sito pubblico Indire, nella sezione Toolkit, tra i vari modelli disponibili, è possibile scaricare anche i seguenti fac-simili:

I minuti della ricreazione: cosa rischia il docente che non sorveglia la classe

da La Tecnica della Scuola

L’intervallo o ricreazione è una delle questioni riservate all’autonomia scolastica, questo significa che deve essere il regolamento di ogni scuola a disciplinarlo, tuttavia esiste una circolare, precisamente la C.M. 105/75 che detta le regole da usare finché l’istituto non emana il proprio regolamento che all’art. 17 lett. f), dice quanto segue: “durante l’intervallo delle lezioni, che è almeno di 10 minuti, è necessario che il personale docente di turno vigili sul comportamento degli alunni in maniera da evitare che si arrechi pregiudizio alle persone e alle cose”.

Quali sono le responsabilità e gli obblighi degli insegnanti durante la ricreazione?

Ricreazione, obbligo di sorveglianza per i docenti

Questa pausa deve conteggiarsi all’interno del monte orario delle attività didattiche. La ricreazione, infatti, deve essere considerata pertanto tempo scuola a tutti gli effetti.

Ad avvalorare la tesi secondo cui i minuti dell’intervallo sono da considerarsi tempo scuola a tutti gli effetti, c’è anche la questione della vigilanza: tale viene contemplata dal comma 5 dell’art.29 del CCNL scuola, e prevede la responsabilità dell’insegnante per la vigilanza sugli alunni durante l’intero svolgimento delle lezioni.

Ne consegue che anche la ricreazione fa parte dello svolgimento delle ore di lezione. Ecco perché quando suona la campanella della pausa, vige l’obbligo della sorveglianza da parte del docente dell’ora precedente alla ricreazione.

Durante l’intervallo il personale docente deve è chiamato infatti a vigilare sul comportamento degli alunni in maniera da evitare danni a persone e cose.

Ricreazione, cosa rischia il docente che non sorveglia la classe

Bisogna ricordare che l’insegnante che non vigila sugli alunni rischia un provvedimento disciplinare, in quanto non ha ottemperato ai propri doveri di vigilanza.

Infatti, secondo l’art. 55-bis del D.Lgs. 105/2001 si dovrà procedere così:

1) contestazione degli addebiti entro 20 giorni da quando si è avuto notizia del fatto.

2) convocazione della dipendente per il contraddittorio a difesa con un preavviso di almeno 10 giorni;

3) conclusione del procedimento entro 60 giorni, salvo che non sia stato richiesto e accordato (per gravi e oggettivi impedimenti) un rinvio della convocazione per più di 10 giorni; in tal caso la durata del rinvio si somma al limite di 60 giorni;

4) possibilità di un unico rinvio nel corso del procedimento, che si deve quindi concludere necessariamente.

Pensioni, una novità per il riscatto della laurea: tutte le info

da La Tecnica della Scuola

Per chi vuole raggiungere prima la pensione c’è una novità. Il riscatto della laurea, così come precisa l’Inps con la circolare n.6 del 22 gennaio, prevede un allargamento della platea. La possibilità di recuperare gli anni di studio universitario nel conteggio del periodo necessario per accedere alla pensione non sarà valida solo per gli under 45, ma anche per coloro che superano questa età, ma con delle condizioni.

Poniamo il caso che una docente abbia studiato per tre anni, dal 1994 al 1997: con l’interpretazione precedente poteva riscattare solo gli ultimi due anni (1996 e 1997). Adesso, invece, c’è la possibilità di riscattare tutti e 4 gli anni, compresi quelli precedenti al 1996. C’è però una condizione: il lavoratore deve optare per la liquidazione dell’assegno pensionistico con il sistema contributivo accantonati dal 1996.

Il riscatto dei periodi di studio universitario svolti entro il 1995 può essere fatto con il metodo contributivo se l’interessato prima (o contestualmente) chiede che tutta la pensione sia calcolata con questo sistema. L’opzione al contributivo può essere esercitata a condizione che il lavoratore abbia meno di 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995, ma almeno 15 anni di contributi di
cui cinque ricadenti in un sistema contributivo.

Un allargamento della platea che contribuirà a un boom ulteriore dell’accesso alla misura prevista dal governo Conte I. Nel 2019 sono arrivate quasi 70mila domande: 29mila per il riscatto ordinario della laurea, 35mila per quello agevolato e 5mila per la pace contributiva.

Riscatto laurea, il simulatore dell’Inps

L’INPS ha reso disponibile un simulatore per calcolare l’onere da versare al fondo pensionistico di appartenenza.

L’INPS, con comunicato del 17 luglio 2019, ha reso noto che è disponibile sul portale istituzionale un simulatore mediante il quale si può calcolare la somma da versare al fondo pensionistico di appartenenza per riscattare gli anni del periodo di studi universitario.
Questo strumento, grazie al quale si può valutare se valorizzare o meno gli anni universitari ai fini pensionistici, può essere utilizzato dagli iscritti alla gestione privata e alla gestione pubblica, per i periodi che si collocano nel sistema contributivo, e dagli iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti e alle gestioni speciali di artigiani, commercianti, coltivatori diretti e coloni mezzadri, anche per i periodi collocati nei sistemi retributivo e misto.

Simulazione di calcolo dell’onere di riscatto

Così come segnala l’Inps, lo strumento di simulazione consente di effettuare il calcolo dell’onere di riscatto, sulla base dei dati immessi e con riferimento all’anno corrente.

L’importo ottenuto ha mera valenza orientativa e potrebbe discostarsi da quello effettivo che sarà comunicato con apposito provvedimento, a seguito della presentazione della domanda di riscatto.

Si rammenta che l’onere in parola è determinato in base alle norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o con quello contributivo, tenuto conto della collocazione temporale dei periodi oggetto di riscatto.

Si ricorda, a tal proposito, che rientrano nel sistema di calcolo retributivo i periodi:

  • precedenti al 1° gennaio 1996;
  • fino al 31 dicembre 2011, se il richiedente abbia maturato 18 anni di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.

Rientrano, invece, nel sistema di calcolo contributivo i periodi:

  • successivi al 31 dicembre 1995, se a tale data il richiedente non abbia maturato 18 anni di contribuzione;
  • successivi al 31 dicembre 2011, nei casi in cui il richiedente abbia maturato 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995.

Dati necessari per il calcolo dell’onere di riscatto

Una volta effettuata la scelta della gestione previdenziale nella quale si intende simulare il calcolo, scelta obbligatoria e propedeutica al perfezionamento dello stesso, l’utente dovrà inserire nel simulatore i seguenti dati, affinché la simulazione vada a buon fine:

anno di iscrizione all’Università;

numero di rate in cui frazionare il pagamento;

periodo o periodi da riscattare “dal…al” afferenti lo stesso anno solare.

In riferimento alle gestioni previdenziali per cui è possibile effettuare la simulazione del calcolo dell’onere di riscatto laurea nel solo sistema contributivo, oltre ai dati menzionati, la procedura richiede all’utente di inserire la retribuzione degli ultimi 12 mesi.

Se l’interessato seleziona un fondo per il quale ad oggi è possibile eseguire una simulazione solo nel sistema contributivo (Fondi speciali, Gestione pubblica, ecc.) e indica uno o più periodi collocati nel sistema retributivo, la simulazione non viene eseguita. In tal caso, appare un messaggio di “alert” con l’indicazione di rivolgersi alla Struttura Inps territorialmente competente per ottenere la simulazione richiesta.

Lo stesso messaggio di “alert” compare ogni qualvolta la simulazione non può andare a buon fine poiché si sono verificati errori nella elaborazione del conto, che necessitano dell’intervento dell’operatore Inps. Anche in tali casi si invita l’utente a rivolgersi alla Struttura INPS territorialmente competente.

Si ricorda, infine, che lo strumento di simulazione è stato realizzato tenendo conto del nuovo comma 5-quater dell’articolo 2 del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 184, introdotto dal decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito con modificazioni dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, secondo cui, per le domande presentate a decorrere dal 29 gennaio 2019, è previsto un ulteriore sistema di calcolo dell’onere di riscatto del corso di studi nei casi in cui la domanda di riscatto riguardi periodi che si collochino esclusivamente nel sistema di calcolo contributivo.

Per maggiori dettagli, all’interno dell’applicativo per la presentazione telematica della domanda di riscatto laurea è a disposizione l’edizione aggiornata del manuale per gli utenti, che illustra anche la simulazione del calcolo dell’onere nei casi in cui si scelga il nuovo metodo di calcolo sopra descritto.

Riscatto della laurea, come presentare la domanda

La domanda può essere presentata dal diretto interessato o dal suo superstite o, entro il secondo grado, dal suo parente e affine. In tutte queste ipotesi, l’onere versato è detraibile dall’imposta lorda nella misura del 50%, con una ripartizione in cinque quote annuali costanti e di pari importo nell’anno di sostenimento e in quelli successivi.

Per i lavoratori del settore privato, la domanda di riscatto può essere presentata anche dal datore di lavoro dell’assicurato destinando, a tal fine, i premi di produzione spettanti al lavoratore. In tal caso, l’onere versato è deducibile dal reddito di impresa e da lavoro autonomo e, ai fini della determinazione dei redditi da lavoro dipendente, rientra nell’ipotesi di cui all’articolo 51, comma 2, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

Nei casi in cui la domanda sia presentata dal parente o affine o dal datore di lavoro, in fase di presentazione della stessa è necessario che sia acquisito il consenso del soggetto interessato.

La domanda da parte del diretto interessato o suo superstite si presenta online all’INPS attraverso il servizio dedicato. In alternativa, può essere effettuata tramite:

Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164164 da rete mobile;

Enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

Nel caso di presentazione della domanda da parte del datore di lavoro, dei parenti e affini entro il secondo grado, in attesa dell’implementazione della procedura per l’invio telematico, le domande sono presentate utilizzando il modulo reperibile online.

Riscatto della laurea, vantaggi fiscali

Un aspetto da considerare per il riscatto della laurea è che i versamenti fatti danno diritto a sconti sulle imposte.

Il riscatto della laurea per un figlio a carico che non ha mai lavorato dà diritto alla detrazione del 19% degli importi versati, quindi si pagano meno tasse.

Se si riscatta la propria laurea, invece, si può dedurre l’intero importo versato dal computo del proprio reddito imponibile.

Alla fine di ogni anno si pagheranno perciò le tasse sul proprio reddito decurtato delle cifre versate per il riscatto.

Ecco un facile esempio: se si rateizzano 50.000 euro l’anno per 5 anni, quindi pagando 10.000 euro l’anno, e il proprio reddito è di 50.000 euro l’anno, è come se si guadagnassero 40.000 euro.

Bruschi e Boda al vertice del Ministero dell’Istruzione

da Tuttoscuola

I maggiori vertici del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e Ricerca sono prossimi ad entrare in carica. Il Consiglio dei Ministri di ieri sera dovrebbe aver definito le nomine. Non se ne parla nel comunicato finale diffuso dopo la mezzanotte ma, secondo quanto risulta a Tuttoscuola, al Dipartimento per l’Istruzione e Formazione andrà Max Bruschi, al dipartimento della Programmazione, Risorse umane e finanziarie Giovanna Boda, al Segretario dell’Università e Ricerca Gerardo Capozza.

Max Bruschi, 50 anni consigliere del ministro Azzolina, ha un incarico di dirigente tecnico dal 2009 in Lombardia e confermato fino ad oggi. Prima dell’incarico di dirigente tecnico è stato funzionario all’Assessorato Istruzione della Regione Lombardia.

Giovanna Boda, 45 anni, già dirigente amministrativo, viene nominata nel 2011 direttore generale dell’USR Abruzzo, poi nel 2012 della DG dello studente presso il Miur. Dal 2017 al 2018 è Capo dipartimento per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ai due dipartimenti erano stati nominati dal CdM il 6 dicembre scorso, su proposta del ministro Fioramonti, rispettivamente Carmela Palumbo e la stessa Giovanna Boda, ma le loro nomine non si erano perfezionate con la registrazione da parte della Corte dei Conti.

Gerardo Capozza, classe 1961, ricopre invece dal 2014 l’incarico di funzioni vicarie di responsabile dell’ufficio del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ora al ministero dell’Istruzione gli organigrammi sono pressoché completi, in quanto tutti gli attuali direttori preposti alle direzioni generali sono stati confermati in via transitoria in attesa del nuovo regolamento che dovrà definire gli assetti del nuovo ministero, conseguente allo spacchettamento del Miur.

L’unica direzione generale priva di titolare è quella del personale scolastico da cui dipendono tutti i bandi dei concorsi in cantiere.

Probabilmente, come avvenuto nei mesi scorsi con il precedente Capo Dipartimento Carmela Palumbo, il nuovo capo Dipartimento, Max Bruschi, potrebbe intervenire in surroga, firmando i bandi di concorso, a cominciare da quelli di infanzia e primaria già predisposti da tempo e con l’autorizzazione del MEF per i posti a concorso.

Ma, per potere intervenire in surroga, la nomina a capo dipartimento dovrebbe essere prima registrata dalla Corte dei Conti.

Inserimento nel mondo del lavoro dei diplomati

Ministero dell’Istruzione
Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica
Ufficio Gestione Patrimonio Informativo e Statistica

Gennaio 2020


Scuola, inserimento dei diplomati nel mondo del lavoro: Istituti professionali in testa.

Circa il 60% degli studenti provenienti dagli Istituti professionali italiani risulta occupato nei due anni successivi al conseguimento del titolo di studio. È quanto emerge dalle anticipazioni dei dati sull’inserimento dei diplomati nel mondo del lavoro, relativamente agli anni scolastici 2013/2014, 2014/2015 e 2015/2016. Anticipazioni che riguardano 1.317.700 diplomati negli anni in questione.

Occupabilità dei diplomati
Sul totale dei diplomati per ogni anno scolastico, circa il 37% ha attivato almeno un contratto di lavoro nei due anni successivi al conseguimento del diploma. Osservando i diplomati per percorso di studi, circa il 60% degli studenti di indirizzi Professionali ha attivato un contratto, a fronte di circa il 50% dei diplomati degli indirizzi Tecnici e di circa il 22% dei diplomati nei Licei.
Il tipo di contratto maggiormente utilizzato è quello a tempo determinato: 48,9% nel 2013/2014; 49,6% nel 2014/2015; 49,4% nel 2015/2016. Prevale largamente il settore occupazionale dei Servizi (75,4% nel 2013/2014; 76,2% nel 2014/2015; 76% nel 2015/2016), seguito da Industria (19,3%; 18,6%; 19,2%) e Agricoltura (5,3%; 5,2%; 4,8%).

Primo contratto
Il 28,8% dei diplomati nei tre anni scolastici ha ottenuto il primo contratto entro una fascia di tempo da tre a sei mesi dal conseguimento del titolo di studio; il 12,4% ha trovato un posto in meno di un mese; il 14,5% ha atteso più di un anno. Tra i primi contratti si conferma la prevalenza di quelli a tempo determinato: 41,2% nel 2013/2014; 41% nel 2014/2015; 42,7% nel 2015/2016.

L’ultrafilosofia eroica

L’ULTRAFILOSOFIA EROICA

di Tommaso Montemagno

Nell’ottica leopardiana l’esperienza poetica è un’esperienza universale, in cui il soggetto, cioè l’Io, attua una riflessione sul dolore comune a tutti gli uomini e una meditazione sull’impossibilità di conseguire la felicità. Di fatto, la poesia di Leopardi viene considerata altissima forma di conoscenza, perché salda perfettamente il momento riflessivo con il momento lirico-immaginativo. La sua poesia si attua, quindi, in un connubio perfetto tra il linguaggio poetico e il linguaggio filosofico-riflessivo, alimentato dal sentimento e dall’immaginazione.

Egli propone un modello di pensiero che si allontana da una riflessione meramente filosofica realizzando una poesia basata sul rapporto tra la ragione e il sentimento. Egli contrappone alla fredda disamina della natura un modello di pensiero in cui la ragione è completata dall’immaginazione e dal sentimento. In questo senso egli dà vita ad una sorta di ultrafilosofia. E questa assumerà una forte tensione all’eroismo negli ultimi anni di vita del poeta, ai quali giungerà alla fine d’un processo di riflessione filosofica che avrà contrassegnato tutte le varie fasi della sua vita. Per definire la componente eroica della sua poesia è, dunque, necessario enunciare prima le diverse fasi del suo pensiero.

Innanzitutto, l’intero pensiero leopardiano parte dall’analisi critica dei principali concetti della cultura Illuministica, i quali ruotano attorno alla superiorità della Scienza rispetto alle altre forme di conoscenza. Di fatto il Settecento aveva attribuito alla ragione il ruolo di mediatrice privilegiata dell’esperienza umana e di rivelatrice di verità. In questo modo, il regno del fantastico della poesia, intesa in senso lato, che comprende il sentimento e l’immaginazione, veniva bandito dalla sfera del mondo letterario. In reazione a quest’impostazione, Leopardi assume un atteggiamento critico nei confronti del mondo moderno, tanto da arrivare a mettere in discussione il mito della perfettibilità del genere umano. Egli, infatti, crede che ciò che i moderni considerano “Progresso” non è altro che un processo di modificazione dell’uomo, nel tentativo di adeguarsi alle diverse situazioni storico-culturali, che non contiene in sé un perfezionamento della specie.

Possiamo dire che Leopardi assume una posizione che si trova all’incrocio tra Illuminismo e Romanticismo. Rispetto al primo, infatti, da una parte accoglie la funzione di analisi critica della ragione Illuministica, dall’altra è convinto che la mera conoscenza scientifica non sia sufficiente per cogliere appieno il senso della vita; sull’altro fronte, egli accetta la sfida romantica di realizzare una poesia che sia allo stesso tempo soggettiva e universale, quindi una poesia che abbracci varie discipline, ma si allontani definitivamente dall’ottimismo, dallo spiritualismo e dall’idealismo romantico, dal momento che rivendica la necessità d’uno sguardo critico sul presente volto a svelarne la reale condizione.

Prima di giungere alla poetica carica d’eroismo degli ultimi anni, la prima fase del suo pensiero è contraddistinta dalla definizione di una Natura benigna e benevola. Infatti il poeta, se pur consapevole della condizione illusoria della felicità, crede che la Natura abbia donato all’uomo delle illusioni, figlie dell’immaginazione, per alleviarne le pene. Ma il Progresso e l’attitudine crescente di considerare la conoscenza scientifica come principale chiave d’interpretazione della realtà hanno incrinato l’incanto del mondo antico, distruggendo le illusioni e rivelandone la natura ingannevole.

In questo terreno si attua la superiorità degli antichi rispetto ai moderni. Gli antichi, grazie alle illusioni, erano in grado di “velare di speranza” la condizione umana, impegnandosi in azioni eroiche e magnanime e conducendo una vita intensa perché in armonia con la natura. Quest’ultima oggi invece non è più in grado di soddisfare i bisogni nuovi e accresciuti dell’uomo moderno, il quale si allontana da essa nel nome del progresso. L’io moderno sente, quindi, il bisogno di credere in un ordine artificiale, da cui deriva un senso d’insoddisfazione e tormento. Prende così forma il cosiddetto “Pessimismo Storico”. A seguito della conversione filosofica di Leopardi, avvenuta nel 1819, e del suo successivo avvicinamento alle tesi del materialismo meccanicistico e alle tesi sensistiche, entra in crisi l’immagine d’una natura benigna. In questo modo, viene definito un sistema della natura intesa come macchina regolata da leggi immutabile deterministiche e dal principio di conservazione delle specie e dell’ordine cosmico. Si tratta quindi di una natura capace di sacrificare il bene dell’individuo per l’equilibrio del tutto. Una natura indifferente ai mali dell’uomo e che si configura come principale responsabile della sua infelicità.

In questo modo il poeta giunge al cosiddetto “Pessimismo Cosmico”. Ed è proprio dopo aver constatato la natura ingannevole delle illusioni, dopo aver scardinato le certezze e i falsi miti che velano di speranza la condizione dell’uomo e dopo aver accertato la perenne condizione d’infelicità dell’uomo causata involontariamente da una natura indifferente e cieca, che la sua poesia assume una virtuosa tensione eroica, mirata ad un preciso intento pedagogico.

Massima espressione di tale tendenza e aspirazione all’eroismo è il canto della “Ginestra”, il cui tema fondamentale è la contrapposizione tra la potenza distruttiva della natura e la fragilità dell’uomo e delle sue costruzioni. Il canto è caratterizzato, inoltre, da una profonda contrapposizione tra la natura che egli identifica con il Vesuvio, strumento di una natura distruttiva, e il fiore della ginestra che osserva la rovina intorno a sé, proiezione fisica del nulla dell’esistenza. La ginestra accetta la verità e non le si sottrarre, pur essendo consapevole della propria fragilità. Dopo un’invettiva al proprio secolo, e un appello agli uomini, invitati ad abbandonare il loro infondato orgoglio e ad unirsi in una “Social Catena” contro la Natura, Leopardi giunge alsuperamento dell’”antropocentrismo”, causato dalla totale indifferenza della Natura.

Leopardi, quindi, indica come unica soluzione a tale condizione drammatica dell’uomo l’esile resistenza della ginestra che cosparge il deserto col proprio profumo, pur consapevole del momento in cui verrà travolta. La Natura è forse una metafora dello stesso Leopardi che costruì il suo stesso pensiero e la propria riflessione, sempre consapevole della fugacità di ogni ideologia, di ogni corrente nell’eterno deserto delle idee.

Comunicato AGID 25 gennaio 2020

AGENZIA PER L’ITALIA DIGITALE

Comunicato

Adozione delle «Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici» (20A00464)

(GU Serie Generale n.20 del 25-01-2020)

Sul sito dell’Agenzia per l’Italia digitale al link: https://trasparenza.agid.gov.it/archivio19_regolamenti_0_5382.html sono state pubblicate le «Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici», secondo quanto previsto dall’art. 11 del decreto legislativo n. 106 del 10 agosto 2018 che ha modificato la legge n. 4 del 9 gennaio 2004.

I documenti definiscono principalmente:

  • i requisiti tecnici per l’accessibilità degli strumenti informatici, ivi inclusi i siti web e le applicazioni mobili, conformemente ai principi di cui all’art. 3-bis e ai valori di cui al punto 1), lettera d), numero 3 dell’Allegato B al decreto ministeriale 8 luglio 2005;
  • le metodologie tecniche per la verifica dell’accessibilità degli strumenti informatici, ivi inclusi i siti web e le applicazioni mobili; il modello della dichiarazione di accessibilità;
  • la metodologia di monitoraggio e valutazione della conformità degli strumenti informatici alle prescrizioni in materia di accessibilità, ivi inclusi i siti web e le applicazioni mobili;
  • le circostanze in presenza delle quali, tenuto conto di quanto previsto dall’art. 5 della direttiva (UE) 2016/2102, si determina un onere sproporzionato, per cui i soggetti erogatori possono ragionevolmente limitare l’accessibilità di un sito web o applicazione mobile.

Le presenti linee guida entrano in vigore il giorno successivo a quello della loro pubblicazione sul sito istituzionale di AgID ai sensi dell’art. 71 del CAD.