SCUOLE APERTE A SETTEMBRE

SCUOLE APERTE A SETTEMBRE: LE RICHIESTE DEI GENITORI

Nella corsa contro il tempo per aprire le scuole a settembre, metro alla mano e meningi fumanti, si rischia di mettere da parte chi ha un’influenza diretta sui comportamenti degli alunni, ossia i genitori. Entro il 16 luglio le scuole toscane dovranno comunicare le modalità del rientro e così, per evitare che, nella fretta di organizzare e misurare, le scuole tralascino di coinvolgere addirittura i Presidenti dei Consigli d’istituto, l’Associazione genitori A.Ge. Toscana ha scritto a tutti i genitori eletti della propria regione, informandoli e sollecitandoli a fare la propria parte nell’organizzazione del rientro a scuola. Né manca una lista di richieste legittime e realizzabili da avanzare alle scuole.

“Così come è prevista la presenza di un rappresentante dei genitori all’interno dei Tavoli regionali per l’avvio dell’anno scolastico 2020/21, -esordisce la lettera indirizzata ai Presidenti dei Consigli d’istituto e a tutti i genitori eletti negli Organi collegiali- a nostro avviso, come Associazione dei genitori, è opportuno e doveroso che i genitori partecipino anche a livello locale, sia essendo consultati che partecipando attivamente all’organizzazione dei tempi e degli spazi”.

Proprio perché quello dei genitori può essere un prezioso valore aggiunto in questo momento di crisi, per la conoscenza che hanno dei bisogni di alunni e famiglie e di ciò che può offrire il territorio, l’invito ai Presidenti e ai membri dei Consigli d’Istituto è a prendere parte attivamente ai nuclei organizzativi che si stanno attivando in ogni scuola; i Presidenti, in particolare, potranno fare parte delle Conferenze dei servizi organizzate dai Comuni e dei Patti educativi di comunità realizzati a livello locale. Sembra inoltre opportuno che almeno il Presidente del Consiglio d’Istituto possa avere accesso al Cruscotto informativo che segnala la capienza delle aule in rapporto al rischio Covid-19.

Allo stesso tempo sarà importante tenere stretti contatti con i genitori tramite i rappresentanti di classe, in modo da far circolare informazioni e proposte e far crescere quella “responsabilità condivisa e collettiva” prevista nelle linee guida ministeriali. All’inizio dell’anno scolastico sarà opportuno convocare delle riunioni, anche in videoconferenza, per mantenere un filo diretto con le famiglie, almeno fintanto che perdura il virus. Meglio ancora, questa potrebbe essere finalmente l’occasione per far decollare la partecipazione dei genitori.

I genitori di A.Ge. Toscana, che da anni sono impegnati nella scuola per fare formazione e consulenza e tutelare il ruolo dei genitori, segnalano alcune richieste legittime e realizzabili da avanzare alle scuole:

– non creare gruppi di alunni provenienti da classi diverse;
– scegliere spazi idonei alla didattica (luminosità, isolamento termico e acustico, riscaldamento);
– predisporre una frequente aerazione degli ambienti scolastici e il successivo riscaldamento degli stessi;
– curare l’igienizzazione degli spazi, richiedendo un aumento dei collaboratori scolastici;
– effettuare la rilevazione della temperatura di chiunque entri a scuola;
–  porre grande attenzione ai momenti di ricreazione, proponendo se possibile attività motorie per compensare la forzata immobilità delle ore di lezione e organizzando l’accesso ai servizi igienici;
– consentire la didattica a distanza agli alunni che lo richiedano, in particolare gli studenti delle superiori che abitano a più di mezz’ora di viaggio dalla scuola;
– utilizzare i consistenti fondi del Decreto Rilancio per fare spese che siano utili anche una volta passata l’emergenza (art. 231 comma 1 D.L. 34/2020); lo stesso per gli interventi di edilizia finanziati ai Comuni.

Sì a classi anche con meno di 15 alunni. 50mila docenti ed ATA in più, ma licenziati se ci sarà lockdown

da Orizzontescuola

di redazione

Approvato in V commissione bilancio alla Camera il testo del dl Rilancio. Adesso il testo passerà all’esame dell’Aula, dove già lunedì dovrebbe arrivare la fiducia. All’interno anche interventi che riguardano la scuola.

Classi con 15 alunni

Un emendamento approvato in V Commissione bilancio prevede che, in deroga al limite minimo di alunni, le classi delle elementari potranno avere anche meno di 15 bambini. La deroga al limite potrà avvenire anche negli altri ordini e gradi di istruzione.

Le modifiche sono strettamente collegate alle indicazioni delle linee guida sulle modalità di rientro a settembre.

Aumento organici

Un altro emendamento approvato consente, sempre nel contesto dell’emergenza sanitaria, un aumento di incarichi temporanei sia per i docenti sia per il personale Ata, Si tratta di contratti a tempo che, cesserebbero, in caso di stop alle lezioni in presenza a seguito dell’acuirsi della diffusione del Covid.


Assegnazioni provvisorie e utilizzazioni, sindacati convocati mercoledì 8 luglio

da Orizzontescuola

di redazione

I sindacati sono stati convocati giorno 8 luglio 2020 dal Ministero in videoconferenza per la definitiva firma del contratto sulle Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie per gli anni 2019/22.

Si tratta della firma per i movimenti del personale docente, educativo ed ATA di cui già era stato sottoscritta l’ipotesi il 12 giugno 2019.

Durante la riunione potrebbero essere comunicate le date per le operazioni.


Pensione comparto scuola 1 settembre 2020: chi ne ha diritto. Precisazioni INPS

da Orizzontescuola

di Patrizia Del Pidio

Pensioni personale scuola dal 1° settembre 2020: Inps  con il messaggio numero 2674 del 2 luglio fornisce importanti precisazioni.

Vediamo quali novità sono contenute nel messaggio.

Per chi ha presentato domanda di cessazione dal servizio per accedere al pensionamento con l’anticipata Monti-Fonero (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne) entro il termine del 10 gennaio 2020, ed ha ricevuto esito negativo, chiedendo solo dopo i termini di accedere al pensionamento con quota 100 (anche se tale possibilità non era stata presentata nella domanda di cessazione dal servizio nonostante questa possibilità fosse chiaramente indicata nella circolare Miur n. 50487 del 11 dicembre 2019), sarà possibile procedere alla verifica del diritto a patto che sia stata presentata all’INPS in modo telematico la domanda di pensione con quota 100 entro il 28 febbraio.

Per chi invece, non ha presentato domanda di pensione con quota 100 all’INPS entro il 28 febbraio rimane confermato l’esito negativo espresso per il pensionamento con l’anticipata Monti Fornero.

Per chi, invece, avendo presentato istanza di cessazione per la sola pensione quota 100, può essere accolta eventuale richiesta di certificazione pensionistica con l’anticipata Monti Fornero. In questo caso, infatti, i requisiti contributivi più alti posseduti, fanno venir meno la necessità di accedere alla quota 100 che richiede requisiti contributivi minori.

Per chi, infine, ha presentato soltanto istanza di cessazione cartacea alle Istituzioni scolastiche oltre il termine previsto e non ha inviato anche la domanda in Polis, la stessa non potrà essere accolta poichè presentata in modo non conforme alla procedura nazionale.

Il messaggio INPS del 2 luglio

Decreto rilancio, altri 150 milioni per le scuole paritarie

da La Tecnica della Scuola

Un emendamento al Decreto rilancio prevede un tesoretto per salvare le scuole paritarie: 150 milioni di euro per le scuole non statali, che nelle ultime settimane sono state al centro del dibattito politico legato alla scuola:

Si attende l’ok della Commissione Bilancio ma in realtà c’è già l’accordo politico: 100 milioni alle scuole dell’infanzia e 50 per le altre, complessivamente alle paritarie arriveranno così 300 milioni in più180 milioni alle scuole dell’infanzia (0-6 anni) e 120 milioni alle scuole paritarie.

Fra i maggiori esponenti parlamentari a portare avanti le istanze delle scuole paritarie, Gabriele Toccafondi, di Italia Viva, che da settimane si batte per “aiutare tutta la scuola, statale e non“.

Il M5S: “Amareggiati. In gran parte i soldi al sistema 0-6”

Di segno contrario invece le reazioni di Gianluca Vacca, del Movimento Cinque Stelle: “In queste settimane ci siamo opposti a questa linea – evidenziando come fossimo disposti ad un dialogo costruttivo soltanto per la fascia d’età 0-6, tenendo conto della tutela dei lavoratori a seguito dell’emergenza dovuta al Covid- e rimarchiamo oggi, ancora una volta, come il MoVimento 5 Stelle sia per la scuola pubblica e statale, secondo i dettami della Costituzione. In tal senso ricordiamo l’impegno per il miliardo aggiuntivo (5,6 in totale) ottenuto dalla ministra Azzolina per la riapertura in sicurezza delle scuole a settembre“.

Il deputato specifica anche che: “va precisato che questi 150 milioni sono, in gran parte, in quota alle opposizioni che hanno stabilito di concentrare queste risorse a disposizione sulle scuole paritarie. Solo per questo motivo è passato l’emendamento“.

Edilizia scolastica, 855 milioni per la manutenzione straordinaria delle scuole superiori

da La Tecnica della Scuola

In arrivo altri fondi per l’edilizia scolastica in vista del rientro a scuola.

La Ministra dell’Istruzione ha firmato infatti il decreto con il quale vengono stanziati 855 milioni per il finanziamento di interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico a favore di Province e Città metropolitane.

Il decreto è stato sottoscritto già anche dal Ministro dell’Economia e delle Finanze.

“Si tratta di un importante investimento che interessa le scuole secondarie di secondo grado e che è il punto di arrivo di un grande lavoro di coordinamento che è andato avanti, in questi mesi, tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Istruzione e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con l’Unione delle Province d’Italia (UPI) e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI)”, spiega la Ministra Lucia Azzolina. “Stiamo lavorando per sbloccare tutte le risorse possibili. Sull’edilizia scolastica molto è stato fatto, ma c’è ancora tanto da fare. Gli investimenti ci sono, bisogna spendere velocemente e realizzare le opere”.

Il decreto andrà ora alla firma del Presidente del Consiglio e, subito dopo, con decreto del Ministro dell’Istruzione, saranno ripartite le risorse tra le Province e le Città metropolitane sulla base della popolazione scolastica, del numero degli edifici scolastici presenti sul territorio.

Gli Enti locali dovranno individuare e comunicare gli interventi che vorranno realizzare in via prioritaria.

Per accelerare l’attuazione di queste opere, anche alla luce dell’attribuzione dei poteri commissariali a Sindaci e Presidenti di Province e Città metropolitane previsti dal Decreto Scuola, nei prossimi giorni verranno fornite agli Enti locali le indicazioni operative per l’inoltro dei piani di interventi da attuare che verrà effettuato tramite apposito sistema informativo.

Scuole con pochi alunni, appello dei sindaci ad Azzolina: le lasci in vita anche sottodimensionate

da La Tecnica della Scuola

L’avvio dell’a.s. 2020/21 è pieno di interrogativi e richiede una più stretta sinergia fra gli enti locali e le istituzioni scolastiche: queste ultime devono fare i conti con una complessità tale che non favorisce di certo il rientro in sicurezza dopo il lungo periodo di sospensione delle lezioni in presenza dovuto al Covid-19.

La soglia dei 650 alunni minimi

Si tratta di un dato rilevante, perché se un istituto scolastico è composto da almeno 650 alunni e diverse sedi, spesso distanti decine di chilometri l’una dall’altra, diventa molto difficile attuare i parametri imposti dal Comitato tecnico scientifico, a cominciare dal distanziamento e dal controllo metodico di tutti i locali.

Circa una decina di anni fa, i parametri per procedere al sottodimensionamento non avrebbero generato certe problematiche. Certamente, il sensibile decremento demografico, confermato proprio oggi dall’Istat, comporta un consistente calo delle iscrizioni. E delle stesse istituzioni scolastiche autonome.

Va però anche ricordato che sino ad una decina di anni fa i parametri per procedere al sottodimensionamento non avrebbero generato l’attuale fenomeno degli istituti-maxi, con contestuale riduzione del numero di istituzioni scolastiche autonome.

I motivi della deroga

Lo sanno bene il Presidente della Provincia di Matera e 12 sindaci che valutando i primi adempimenti da realizzare per settembre non hanno trascurato la circostanza che l’avvenuto sottodimensionamento di molte scuole, a volte anche per un leggero divario dei parametri, comporterà l’attivazione delle reggenze.

“Almeno – e non solo – per quest’anno però qualcosa, vista l’emergenza, si dovrebbe fare”: è un refrain che in emergenza Covid-19 è diventato più insistente. Ancora di più perchè la ministra dell’Istruzione ha garantito che è finita la stagione dei tagli alla scuola.

E così gli amministratori lucani hanno lanciato un appello ben motivato all’Assessore Regionale Francesco Cupparo e successivamente alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in merito alle scuole sottodimensionate che, come in Basilicata, in molte regioni d’Italia sono destinate a ricorrere all’Istituto della Reggenza.

La nota è firmata dal Presidente della Provincia di Matera Piero Marrese e dai sindaci Leonardo Sabato (Bella), Umberto Vita (Satriano di Lucania), Antonio Murano (Barile), Antonio Giancristiano (Brienza), Antonio Massari (Perticara), Faustro de Maria (Latronico), Sabino Altobello (Lavello), Antonio Rizzo (Viggianello), Nicola Massimo Morea (Irsina), Enrico Mascia (Policoro), Vincenzo Carbone (Tricarico), Salvatore Cosma (Tursi), coordinatore Vitor Leone (Presidente Consiglio Comunale di Bella). Di seguito il testo della nota diffusa agli organi di stampa.

LA RICHIESTA DEI SINDACI LUCANI ALLA MINISTRA LUCIA AZZOLINA

Oggetto – Dimensionamento scolastico al tempo del Covid – 19

La scuola sta vivendo, come tutto il nostro Paese, un momento di particolare difficoltà; l’emergenza del Covid-19 ci impone di trovare nuovi modelli di rapporti sociali, lavorativi e anche scolastici.
L’emergenza epidemiologica generata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 ha modificato le regole di convivenza civile e ha portato in evidenza tra i diritti civili, la rilevanza del diritto alla salute, da sempre considerato prioritario per il bene dei cittadini, tale da porre in subordine quello all’istruzione.
In ogni caso strategie e indicatori proposti dal Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile comportano la necessità di rimodulare alcuni aspetti relativi all’organizzazione scolastica che richiedono apposite modifiche in capo all’amministrazione scolastica centrale (es. ridefinizione monte ore delle discipline scolastiche, implementazione fondi per il miglioramento dell’offerta formativa, regolamento refezione scolastica, etc.) a quella degli enti locali (spazi e servizi), a quella delle scuole autonome per la gestione organizzativa e didattica.
In questo mutato scenario, il ruolo del Dirigente Scolastico diviene fondamentale per promuovere e favorire la massima creatività organizzativo-didattico-pedagogica per scelte innovative che si possono alimentare con i suggerimenti e la partecipazione di tutte le componenti della comunità professionale ed educativa.
Tutti dovranno essere coinvolti in questo processo di rinnovamento, comprese le strutture periferiche degli enti locali e delle associazioni che svolgono sostegno educativo extrascolastico nel territorio, specie in zone particolarmente a rischio, dove la collaborazione di tutta la comunità risulta determinante.
Ciò sarà particolarmente necessario con la ripresa nel prossimo anno scolastico, se si dovranno garantire condizioni di sicurezza che dovranno ridurre il numero di alunni presenti contemporaneamente negli edifici scolastici.
Se si guarda dal punto di vista della Dirigenza, occorre definire quali sono le “funzioni da presidiare”: quella amministrativo-gestionale, quella dei rapporti con il territorio o quella educativo-didattica. Non si può escludere nessuna, ma allora la dimensione dell’Istituto va riferita alle concrete possibilità di presidiarle tutte.
In sostanza la questione del dimensionamento in questa particolare congiuntura di emergenza e straordinarietà, non solova sottratta alle esigenze di carattere economico (la spesa per le Dirigenze e le Segreterie) pur importante, ma va inserita in un discorso più complesso e delicato da collegare ad un progetto speciale e a tempo.
Sarà un ritorno auspicato ma non facile. E sarà condizionato dai livelli di sicurezza previsti per quei mesi dalla scienza epidemiologica.
Pre-condizione di qualsiasi attività sono gli standard essenziali di garanzie da prevedere per tutti gli operatori (tamponi, mascherine se necessarie, spazi e tempi ecc..).
Si rende quindi necessaria una forte presenza territoriale di forme nuove di governance tra scuola, ente locale, servizi del territorio.
In ogni istituto scolastico deve essere sempre garantita la presenza di un Dirigente Scolastico in grado di presidiare quotidianamente le attività che vi si svolgono a garanzia della salute e della sicurezza della popolazione scolastica.
D’altronde, tra i suoi compiti, spetterà al dirigente scolastico fornire indicazioni alle operazioni di entrata e di uscita degli alunni facendo sì che tra i banchi venga rispettata la distanza di sicurezza, in pari termini come l’accesso ai servizi igienici dell’istituto scolastico con le dovute attenzioni anche per gli studenti diversamente abili.
In questa prospettiva appare improponibile gestire questa eccessiva complessità determinatasi anche dall’attuale emergenza, ricorrendo all’istituto della Reggenza per le scuole cosiddette “sottodimensionate”. In questa fase, infatti, il DS reggente difficilmente potrebbe assolvere pienamente ai suoi compiti gestionali ed organizzativi, né nella sua scuola di titolarità, né tantomeno nella scuola affidatagli in reggenza!
Anche questa è una novità significativa. Lasciare la scuola senza una dirigenza stabilee continua,sarebbe un vulnus che pagherebbero soprattutto i bambini e le loro famiglie.
Visto la nota MIUR – UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER LA BASILICATA
ISTITUZIONI SCOLASTICHE DELLA BASILICATA SOTTODIMENSIONATE NELL’A.S. 2020/2021 (art.19, comma 5 e 5-bis, legge 111/2011)
Considerato, inoltre, che il nuovo piano di dimensionamento, 2021-2024, sarà approvato entro il corrente anno.
Si chiede di applicare la deroga al mantenimento dell’Istituzione scolastica come per l’anno scolastico 2019/2020 e non applicare il sottodimensionamento per i seguenti istituti che per l’anno scolastico 2020/2021 andranno in reggenza.
Unitamente alla richiesta si chiede un incontro con la S.V.

Ritorno a scuola, dai servizi igienici carenti all’affollamento delle aule: i sindacati chiedono risposte

da La Tecnica della Scuola

Per il ritorno in classe a settembre i nodi da sciogliere sono tanti: dai test sierologici e i presidi medici in ogni scuola, ai servizi igienici carenti nella maggior parte dei casi. Senza dimenticare un reale parametro per l’affollamento delle aule e la questione distanziamento sociale.

Sono alcuni dei temi su cui i sindacati della scuola hanno chiesto di riflettere al Comitato Tecnico Scientifico, in seguito all’incontro avvenuto nella giornata del 2 luglio presso la sede della Protezione Civile in presenza anche del Ministero dell’Istruzione. L’obiettivo è quello di costruire un protocollo di sicurezza per il rientro a scuola previsto a settembre.

Ritorno a scuola: i servizi igienici sono carenti

Se sui test sierologici per il personale scolastico e la richiesta di un medico in ogni scuola abbiamo già dato spazio, ci sono senz’altro altre tematiche su cui bisogna riflettere.

Ne è convinta la Gilda degli Insegnanti, che ha chiesto al comitato di esperti di soffermarsi su una problematica comune a tantissime scuole italiane: i servizi igienici scolastici. Infatti, “Nella maggior parte dei casi, la disponibilità dei bagni negli edifici scolastici è insufficiente in rapporto al numero degli alunni e del personale scolastico. Una carenza già grave e che si acuisce ulteriormente in questa fase particolare”, afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda.

Di Meglio tocca anche un altro aspetto piuttosto frequente della questione ritorno a scuola, ovvero quello del pochissimo tempo a disposizione che intaccherà sicuramente anche le operazioni legate al conferimento delle supplenze: “Purtroppo – conclude Di Meglio – siamo in forte ritardo sull’organizzazione di tutti gli aspetti legati alla ripresa dell’attività didattica in presenza, compresi i provvedimenti per le nomine dei supplenti che, con ogni probabilità, slitteranno ad anno scolastico inoltrato”.

Ritorno a scuola: come calcolare il distanziamento? Di chi è la responsabilità? Quanti alunni per classe?

Si parla di protocollo di sicurezza. Ed ecco allora che torna al centro dei pensieri il distanziamento sociale.

Ecco perché la Cisl Scuola ha tenuto a sottoporre al Comitato tecnico scientifico la questione, per ottenere dei chiarimenti: “Il distanziamento e le misure indicate dal CTS, di cui va prevista una modalità sostenibile di attuazione, implicano opportune soluzioni organizzative sia per rispettare la distanza di un metro “da bocca a bocca” sia per l’attivazione di sistemi di contact tracing che consentano di intervenire tempestivamente in caso di contagio, onde circoscrivere rapidamente eventuali focolai“, si legge sul comunicato del sindacato guidato da Lena Gissi.

Sul tema l’INAIL, ha ribadito il metro lineare come indicatore del distanziamento necessario, ritenendo che gli indici di affollamento (in metri quadri) siano già contenuti nella normativa generale, comunque da rispettare.

La CISL Scuola ha chiesto che sull’indice di distanziamento “siano forniti ulteriori chiarimenti e precisazioni, considerando che molte scuole sono state costruite prima dell’entrata in vigore della norma del 1975 e quindi non risultano ad essa soggette, oppure hanno situazioni edilizie che non sono coerenti con i limiti imposti“.

In special modo, la segretaria Gissi ha anche chiesto di chi sia “la responsabilità nel definire gli indici sul numero massimo di alunni per classe, in relazione agli obblighi relativi all’edilizia scolastica propri degli enti locali“.

Concorso straordinario abilitante, proroga domande al 15 luglio

da La Tecnica della Scuola

Proprio nella stessa giornata in cui si sarebbe chiusa la finestra temporale per presentare le domande, è arrivata la proroga per quanto riguarda il concorso straordinario abilitante. La nuova scadenza è fissata al 15 luglio 2020.

E’ apparso nelle ultime ore infatti l’avviso sulla piattaforma ministeriale.

Come partecipare al concorso straordinario abilitazione

Sono escluse le classi di concorso a esaurimento e le classi di concorso i cui insegnamenti non sono più previsti dagli ordinamenti vigenti e precisamente: A-29, A-66, B-01, B-29, B-30, B-31, B-32 e B-33.

La procedura straordinaria è bandita a livello nazionale e organizzata su base regionale.

L’aspirante docente deve presentare obbligatoriamente domanda online attraverso l’applicazione Piattaforma Concorsi e Procedure selettive.

A tale piattaforma si accede con le credenziali SPID o, in alternativa, con un’utenza valida per l’accesso all’area riservata del Ministero e abilitata a Istanze OnLine.

La domanda, come già detto, è disponibile per la compilazione fino alle ore 23.59 del 3 luglio 2020.

Le istanze presentate con modalità diverse non sono prese in considerazione.

I candidati possono presentare istanza di partecipazione, a pena di esclusione, in un’unica regione e per una sola classe di concorso per la quale posseggono i requisiti di accesso.

In cosa consiste la prova del concorso straordinario abilitazione

La prova del concorso straordinario abilitante prevede pertanto 60 domande a risposta multipla a cui rispondere in 60 minuti.

I quesiti sono così suddivisi:

  1. competenze disciplinari relative alla classe di concorso: 40 quesiti
  2. competenze didattico/metodologiche: 20 quesiti. Per le classi di concorso di lingua straniera la prova scritta si svolge interamente nella lingua stessa.

La risposta corretta vale 1 punto, la risposta non data o errata vale 0 punti.

La commissione, pertanto, procede alla compilazione di elenchi non graduati, distinti per classe di concorso, in cui sono inclusi i soggetti che hanno conseguito alla prova il punteggio minimo di 42 punti su 60.

Chi ottiene almeno 42 punti su 60 potrà conseguire l’abilitazione secondo le condizioni e il percorso indicato nel Decreto-Legge convertito con modificazioni dalla L. 20 dicembre 2019, n. 159 a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, su tutto il territorio nazionale.

Periodo di prova personale ATA: cosa succede in caso di assenza per malattia

da La Tecnica della Scuola

L’art. 30 del CCNL Istruzione e Ricerca 2016-2018 all’art. 30 disciplina il periodo di prova del personale ATA.

Questo è uno stralcio dell’art. 30:

1. Il personale ATA assunto in servizio a tempo indeterminato è soggetto ad un periodo di prova la cui durata è stabilita come segue:

a) due mesi per i dipendenti inquadrati nelle aree A e A super;

b) quattro mesi per i restanti profili. […]

3. Ai fini del compimento del suddetto periodo di prova si tiene conto del solo servizio effettivamente prestato.

4. Il periodo di prova è sospeso in caso di assenza per malattia e negli altri casi di assenza previsti dalla legge o dal CCNL. In caso di malattia il dipendente ha diritto alla conservazione del posto per un periodo massimo di sei mesi, decorso il quale il rapporto può essere risolto. In caso di infortunio sul lavoro o malattia derivante da causa di servizio si applica l’art. 20 (Infortuni sul lavoro e malattie dovute a causa di servizio) del CCNL del 29/11/2007.

5. Le assenze riconosciute come causa di sospensione ai sensi del comma 4, sono soggette allo stesso trattamento economico previsto per i dipendenti non in prova. […]

L’ARAN ha recentemente risposto a due quesiti concernenti le assenze per malattia del personale scolastico in rapporto al periodo di prova.

Assenza per malattia superiore a 6 mesi

L’orientamento applicativo CIR28 attiene all’obbligo, per la scuola, di risolvere il rapporto di lavoro di un dipendente ATA assunto in prova che si è assentato per malattia per un periodo superiore a 6 mesi.

In proposito, l’ARAN risponde che l’art. 30, comma 4, del CCNL comparto Istruzione e ricerca del 19.04.2018 prevede che “Il periodo di prova è sospeso in caso di assenza per malattia e negli altri casi di assenza previsti dalla legge o dal CCNL. In caso di malattia il dipendente ha diritto alla conservazione del posto per un periodo massimo di sei mesi, decorso il quale il rapporto può essere risolto. […]”. Pertanto, dalla formulazione utilizzata dal contratto, secondo l’Agenzia, emerge che il lavoratore non possa richiedere la conservazione del posto oltre il termine di sei mesi mentre il datore di lavoro “può” risolvere il contratto. “In altre parole, – conclude l’ARAN – il dirigente non è obbligato a risolvere il rapporto di lavoro, fermo restando che lo stesso, che opera con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, si assume tutte le responsabilità, anche di ordine erariale, delle scelte effettuate“.

Ripetizione del periodo di prova dopo assenza per malattia?

L’orientamento applicativo CIR29 risponde invece alla seguente domanda: “Ai sensi dell’art. 30, comma 4, del CCNL Istruzione e ricerca del 19.04.2018 il dipendente assente per malattia, al suo rientro, deve ripetere l’intero periodo di prova?

Ecco la risposta dell’ARAN:

L’art. 30 del CCNL comparto Istruzione e ricerca del 19.04.2018 dispone che il periodo di prova ha durata pari a 2 o 4 mesi, a seconda del profilo di inquadramento, e che ai fini del compimento dello stesso si tiene conto del solo servizio effettivamente prestato. In linea con tale previsione il contratto prevede che il periodo di prova è sospeso in caso di assenza per malattia e negli altri casi di assenza previsti dalla legge o dal CCNL. Lo stesso riprende al rientro del lavoratore. Diversa è l’ipotesi in cui il periodo di prova non sia stato superato. In tale caso è possibile concedere la possibilità di rinnovarlo o prorogarlo, alla scadenza, per una sola volta. Sotto tale profilo, appare importante non confondere il periodo di prova non superato da quello sospeso. Quest’ultimo, infatti, non è stato proprio svolto. Il caso sottoposto deve qualificarsi come “sospensione del periodo di prova”.

Crollo delle nascite: nel 2021 saranno meno di 400mila. Ripercussioni sul sistema scolastico

da La Tecnica della Scuola

Resi noti dall’Istat gli ultimi dati sull’andamento delle nascite.
La situazione è allarmante anche perché il clima di incertezza e di paura legato alla emergenza Covid-19 sta innescando meccanismi che, alla lunga, potrebbero essere difficilmente controllabili.

L’Istat parla di una consistente diminuzione delle nascite tanto da far scendere i nati del 2020 a 426mila, contro i 435mila del 2019.
Per il 2021 la previsione è ancora peggiore: si parla infatti di 396mila nati e sarebbe così la prima volta che si scende sotto il tetto dei 400mila.
Lontani, lontanissimi, gli anni ’50 quando n cui in Italia nascevano più di 900mila bambini all’anno (ma nel 1964 ci fu il cosiddetto “baby boom con 1.016.000 nati), da diversi anni le nascite sono ormai sotto il mezzo milione.

Se la tendenza sarà confermata, nel decennio che sta iniziando, ci si potrebbe attestare sui 400mila nati o anche meno.
Inutile dire che gli effetti sul sistema scolastico sarebbero decisamente importanti e significativi.

Capienza della classe e distanziamento: il calcolo ‘fai da te’ aggiornato

da Tuttoscuola

Capienza dell’aula e rispetto del distanziamento. Il “fai da te”, pubblicato la scorsa settimana da Tuttoscuola, per calcolare la capienza massima dell’aula per rispettare il distanziamento richiesto dalle misure sanitarie, richiede un aggiornamento alla luce del nuove misure disposte dal CTS e recepite nel Piano Scuola 2020-2021.

Nella precedente simulazione – apprezzata da molti – erano stati presi a riferimento i dati predisposti dalla Conferenza delle Regioni.

Per il nuovo calcolo aggiornato viene confermata la distanza di passaggio e mobilità tra la cattedra e i banchi (2 metri lineari che sviluppano mediamente un’area di circa 10 mq); la rimanente profondità dell’aula sarà pertanto di 2 metri in meno.

Per il calcolo invece devono essere considerati due nuovi parametri: l’area interpersonale da bocca a bocca e l’area occupata dallo spazio di mobilità interna all’aula tra i banchi.

Secondo il CTS (stralcio del 22 giugno) la distanza da bocca a bocca deve essere di un metro lineare, corrispondente a un’area personale di un mq.

Per la mobilità interna occorrerebbe considerare la distanza tra banco e banco (m. 1 c.a) e da banco a parete (m. 0,70 c.a). Pertanto l’area occupata da ciascun corridoio tra banco e banco sarebbe data dalla profondità utile residua (lunghezza dell’aula meno m. 2 di distanza dalla cattedra) x un metro. Quella dei due corridoi esterni verrebbe data dalla profondità utile residua per m. 0,70.

Per calcolare lo spazio di mobilità complessiva occorre conoscere anche il n° di corridoi interni

Assumendo per validi quei parametri, è possibile utilizzare questa formula in un foglio di calcolo, tipo excel:

a = area lorda dell’aula (lunghezza x larghezza)
b = area interpersonale tra cattedra e banchi: 10 mq
c1 = area corridoi laterali (lungh. – 2m) x 0,70 m.
c2 = area corridoi interni (lungh. – 2m) x 1 m.
c = area complessiva di mobilità interna (c1+c2)
d = spazio utile per alunni (a-b-c)
e = spazio individuale alunno (da bocca a bocca):1 mq
f = numero massimo di alunni

La prima incognita per conoscere la capienza massima dell’aula, cioè il numero di alunni (f) che possono essere ospitati, è la superficie dell’aula (a), da cui va sottratta preliminarmente l’area di mobilità/passaggio di cattedra-banchi (b) e successivamente anche l’area di mobilità tra i banchi (c).

L’area utile occupata dagli alunni (d) sarà data da (a-b-c).

La formula finale per individuare la capienza sarà data da: f = d/e, dove e) è lo spazio individuale determinato da bocca a bocca.

Primo esempio (un solo corridoio interno): aula di scuola secondaria di I grado con queste dimensioni: larghezza m. 5,60, lunghezza m. 6,80, pari a mq 38,08 lordi.

L’area riservata agli alunni, detratta l’area di rispetto, sarà pari a mq 28,08 (38,08-10)

La lunghezza dei corridoi sarà di m. 4,8 (6,8-2,0); l’area dei due corridoi laterali sarà di 6,72 mq (m. 4,8x m. 0,70 x 2); l’area del corridoio interno sarà di 4,8 mq (m. 4,80 x m.1).

L’area complessiva dei corridoi riservata alla mobilità sarà pertanto 11,52 mq (mq 6,72 + mq 4,80).

L’area utile occupata soltanto dagli alunni sarà pari a mq 16,56 (28,08-11,52).

Considerato che lo spazio personale è di un mq, nell’area utile dell’aula potrà esserci una capienza massima di 17 alunni (16,56/1).

Secondo esempio (due corridoi interni): aula di scuola secondaria di II grado: larghezza m. 6,5 e lunghezza m. 8, pari a 52 mq lordi.

L’area riservata agli alunni, detratta l’area di rispetto, sarà pari a mq 42 (52-10).

La lunghezza dei corridoi sarà di m. 6 (8,0-2,0); l’area dei due laterali sarà di 8,40 mq (6,0×0,70×2); l’area dei due corridoi interni sarà di 12 mq (6,0×1,0×2).

L’area complessiva dei corridoi riservata alla mobilità sarà pertanto 20,40 mq (8,40+12,0).

L’area utile occupata dagli alunni sarà pari a mq 21,60 (42,00-20,40).

Considerato che lo spazio personale è di un mq, nell’area utile dell’aula potrà esserci una capienza massima di 22 alunni (21,60/1).

Ritorno in classe a settembre: la tentazione di ridurre il tempo scuola

da Tuttoscuola

Per la ripartenza in sicurezza a settembre le scuole sono in attesa di due risposte decisive: l’eventuale disponibilità di nuovi spazi e, se necessario, l’integrazione di organico del personale. La prima risposta – che dovrebbe venire dagli Enti Locali – condizionerà la seconda, rimessa all’Amministrazione scolastica centrale e regionale. In attesa di quelle risposte, nel timore che non arrivino mai o che arrivino tardi a ridosso dell’inizio delle lezioni, sembra vi siano dirigenti scolastici orientati a semplificare l’organizzazione didattica riducendo il tempo scuola.

Si tratta di una tentazione più che comprensibile, visto che sui capi d’istituto ricade la responsabilità dell’organizzazione didattica e la sicurezza degli alunni e del personale. Ma, se l’esigenza di sicurezza e di tutela della responsabilità dirigenziale portasse a sacrificare il tempo scuola, vi sarebbero conseguenze negative sull’offerta di servizio.

Con la ripresa delle attività didattiche la scuola ha bisogno di potenziare quantitativamente e qualitativamente la sua offerta formativa.

Da marzo a giugno, a causa del Covid – 19, si sono persi 190 milioni di ore di lezione in presenza, e, nonostante la didattica a distanza, molte di quelle ore si sono perse definitivamente, a svantaggio di milioni di alunni molti dei quali, per cause varie, ne sono rimasti totalmente privi.

È certamente opportuna la previsione di dedicare le prime settimane di lezione del prossimo anno al recupero degli apprendimenti i cui livelli sono stati valutati non sufficienti negli scrutini finali, ma non è di minore importanza recuperare un diffuso sommerso di apprendimenti non conseguiti che la valutazione di fine anno non ha messo formalmente in evidenza.

Proprio per questo una eventuale riduzione di orario – si ipotizzano lezioni al solo mattino, anche per infanzia e tempo pieno – soppressione della mensa, riduzione della durata delle lezioni, aggraverebbe il quadro complessivo dei livelli di apprendimento e delle competenze personali.

Dai primi segnali internazionali risulterebbe che tra gli effetti negativi determinati dalla pandemia siano in grave sofferenza non solo l’economia, la produzione, il turismo, l’occupazione, ma anche la scuola. Le rilevazioni degli apprendimenti da parte dell’Invalsi potranno confermare già a cominciare dall’anno prossimo questi timori.

La quantità di tempo scuola, in questa situazione, non è irrilevante rispetto agli esiti attesi. Diventa infatti anche funzionale all’approfondimento dei contenuti disciplinari e all’individualizzazione delle competenze, con conseguente qualificazione dell’intera offerta formativa.

Senza considerare che il minor tempo scuola finirebbe anche per penalizzare moltissime famiglie impossibilitate ad assistere i figli (in particolare i più piccoli) come avvenuto nel lockdown imposto dal coronavirus. Ridurre il tempo scuola equivarrebbe a impedire la riqualificazione del servizio e ad accentuare la differenza dei livelli di competenza tra gli alunni, con aumento a senso unico della povertà educativa.