Protocollo di intesa Ministero Istruzione e Consiglio nazionale forense

Promuovere la cultura della legalità fra le studentesse e gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. È quanto prevede il Protocollo di intesa, siglato il 22 luglio 2020 al Ministero dell’Istruzione (MI) dalla Ministra Lucia Azzolina e dalla Presidente facente funzioni del Consiglio nazionale forense (CNF) Maria Masi. Protocollo che conferma e rafforza un lavoro congiunto già in atto tra il MI e il CNF, avviato con la realizzazione dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento.

Il Protocollo ha una durata triennale e intende promuovere iniziative comuni volte a favorire e conseguire un miglioramento qualitativo dei percorsi educativi scolastici nell’ambito dei piani triennali predisposti dagli istituti, proponendo lo svolgimento di moduli specifici sui temi dell’educazione alla cittadinanza e alla legalità, con la necessaria collaborazione degli Ordini territoriali degli avvocati. Nello specifico, il Protocollo prevede la realizzazione di quattro diverse progettualità rivolte a studentesse e studenti di ogni grado scolastico, che coinvolgeranno bambini e ragazzi sui temi quali i diritti e i doveri dei cittadini, il rispetto della legalità, la cultura del valore delle differenze e la cura del bene comune.

“Con il nuovo Protocollo d’intesa MI-CNF coinvolgiamo per la prima volta gli studenti di tutti gli ordini scolastici. È un’iniziativa, questa, che ci permetterà di parlare di temi importanti fin dalla scuola primaria”, dichiara la Ministra Lucia Azzolina. “Con la firma di questo accordo – prosegue Maria Masi – l’avvocatura, ancora una volta, privilegia il proprio ruolo sociale e trova le giuste energie per dedicarsi ad accompagnare le giovani generazioni, che più di altri hanno sofferto in questi ultimi mesi, in un percorso all’insegna della dialettica e della legalità”.

Pedagogia e medicina di fronte al dono di Xi

Pedagogia e medicina di fronte al dono di Xi

di Gabriele Boselli

Cosa potrebbe succedere

Spero che il dono di Xi svanisca a settembre, prima della riapertura delle scuole. O, se proprio non vuol scomparire, divenga più buono.

Devo sperarlo poiché, come prevenzione dei contagi, che probabilmente riprenderanno a colpire partendo questa volta dai territori a Sud e a Est dell’Europa, le “rime buccali” (un metro di distanza bocca/bocca) mi sembrano cosa igienicamente risibile: le bollicine non hanno paura di percorrere un metro e del resto i ragazzi si muovono, si abbracciano, qualche volta si menano.

Alcuni soggetti, affetti da problemi psichiatrici, sono poi del tutto incontrollabili, anche senza gli arcuriani banchi a rotelle, prossimi strumenti di grande spasso durante la ricreazione e non solo.

Pare che i giovani in salute resistano bene al covid ma in ambienti affollati e quasi sempre chiusi insegnanti, bidelli e personale educativo, spesso di età piuttosto elevata e che pertanto possono andare incontro alle forme più gravi della malattia, rischiano forte. D’altra parte il sistema economico deve funzionare al massimo e le scuole –dispositivo diffusore principale insieme agli ospedali, alle case di riposo (spesso eterno), alle permeabili carceri e alle indifese frontiere- non possono restare costantemente chiuse, le loro funzioni affidate sempre all’educazione famigliare o, come quelle superiori, funzionare prevalentemente a distanza.

Epistemologia di discipline sorelle

Un bell’articolo di Raffaele Iosa Per un ri-torno mite a scuola (Scuolaoggi, Giugno 2020) sollecita giustamente riflessioni pedagogiche. Io penso che in questa difficile contingenza, comunque assai aspra da governare, occorra un ripensamento profondo sia della Politica che delle due scienze maggiormente interessate ai confinanti argomenti della salute e dell’ educazione. Qualcosa il pedagogista può dire al medico e viceversa. Poichè non sono un medico e nemmeno un politologo, comincio con il pedagogista.

Penso alla Medicina come scienza umana orientata al ben-essere del soggetto, oltre che scienza clinica, che sta “ai piedi del letto” del malato. Prossima dunque alla Pedagogia, essenzialmente scienza filosofica che orienta l’essere-al-mondo di tutti e di ciascuno di noi. L’enigma-uomo nei suoi rapporti con altre forme di vita é scritto nelle lingue ambigue e solo in parte note del suo apparire fisico e verbale. La comprensione della stratificazione di enigmi da parte di un altro soggetto può avvenire attraverso la malattia (manifestazione) del corpo nel suo oscillante accompagnarsi alla parola. Il malato esprime per grida o per cenni (eccesso/difetto) la propria situazione di alterità sofferente; il medico –diceva il grande Franchini- è egli stesso un enigma che neviga tra gli enigmi, ma ha la responsabilità di procedere come se conoscesse davvero il malato e se stesso. Le misure anticovid più efficaci sono le stesse da secoli adottate in tutti i tipi di pestilenza.

La medicina potrebbe apprendere dalla pedagogia a:

—Passare dalla semiotica (spiegazione dei segni, dei “dati”) all’ermeneutica, comprensione dei “dati” in quanto origine/manifestazione di fenomeni dell’ipercomplesso mondo vitale.

—Ritenersi attori delle fondazioni scientifiche, non dei fondamenti: le fondamenta -statiche- sono irrimediabilmente incrinate; le fondazioni -dinamiche- meglio resistono agli stati di equilibrio instabile. La precarietà del mondo, le violente discontinuità dell’epoca si riverberano nella qualita della vita, nell’anima e nel corpo del paziente e del suo medico.

—Per i virologi: sottrarsi alla tentazione dello stregone (depositario di un sapere certo). Non dire mai: “La scienza afferma che….” ma: “Data la mia interpretazione dell’attuale sviluppo del sapere medico e degli strumenti e dei collaboratori di cui dispongo, sarei portato a pensare che…..e via con il condizionale e il congiuntivo..” I virologi più seri già lo fanno.

—Questo virus è nuovo, forse artificialmente prodotto; di fronte al Novum biologico, opportuna la rinuncia ai modelli diagnostici e terapeutici (figure sintagmatiche seriali, offerte alla replica da parte d’altri), invenzione di scenari. Lo scenario si differenzia dal modello per la sua struttura intenzionalmente incompiuta, strutturalmente aperta, tesa a disegnare ciò di cui tratta attraverso piena apertura al Novum, la prospettazione del contesto intero e delle linee relazionali.

-Come il Maestro di scuola elementare di un tempo (1), il Medico, da quello di famiglia a chi lavora all’università, ha il diritto-dovere di interessarsi dell’ intero campo teorico e non solo della parte più immediatamente correlata alla pratica quotidiana. Gli orticelli specialistici non spiegano nulla.

— Cone noi con la pedagogia, il medico serio riconosce la storia della medicina come storia propria: vede la medicina anche come sapere narrativo, che compone una costellazione sterminata di esperienze in una teoria-storia di storie di con-vivenza con l’habitat, col proprio corpo e le consuetudini di cura (2) .

—Smettere di pensare all’uomo come ad una machina e alla psiche come a un supercomputer e di ritenere che sia possibile il governo degli eventi corporei prevalentemente attraverso la chimica o la programmazione razionalistica della condotta.

“quasi-regole”

-Sviluppare un’idea binswangeriana di cura -dimettendo la frenesia dell’ agire e il pensare subordinato all’azione e alle possibilità di riconoscimento- nel terapeuta e in chi si rivolge a lui capacità di meditazione e riflessione sulla propria identità globale-

-Riconoscimento della centralità del soggetto del benessere e della sofferenza: l’ entropatia (figurarsi, restando se stessi e non presumendo troppo, come l’ altro può vivere la proposta clinica che il medico sta per fargli) é la base di partenza dell’ aver (in) cura.

-Recupero (o invenzione) del punto di vista intersoggettivo: non si progetta un intervento dal punto di vista del soggetto-altro ( impossibile) ma nemmeno dal solo punto di vista personale e/o della corporazione/ordine e/o della società ( sarebbe alienante).

-Individuazione dei problemi come problemi per……qualcuno formulati da qualcun’altro: i problemi cambiano a seconda dell’ identità e del contesto di chi li vive e di chi li configura. -Imparare di più a conoscere i limiti oltre cui l’azione-per diventa un’azione/agitazione-su ( rif.
all’accanimento terapeutico generalizzato).

-Valorizzazione dell’ attesa: il futuro in clinica non può essere pensato solo come effetto di un progetto ma anche prospettato da una disposizione di attesa di qualcosa che maturerà anche extraintenzionalmente e non per questo sarà da vivere in negativo.

Gli eventi son sempre diversi dal loro apparire immediato o secondario a protocolli professionali di etichettatura ed anche dal progetto che li ha evocati o riconformati. Mi sembra però verosimile che un progetto valido e rispettoso di tutte le dimensioni delle identità in gioco possa comunque positivamente esercitare una qualche influenza sullo sviluppo delle situazioni. Questo é esercizio di trasmissione della Speranza, virtù importante per tutti, ma in modo particolare per educatori e medici.

Cattive soluzioni della contingenza scolastica (ma non vedo altro)

—Soluzione Bolsonaro: rassegnazione alla ripresa in grande stile dei contagi tra ragazzi e da questi a insegnanti e famigliari anziani, nonché delle invalidità (strascico non raro delle “guarigioni”) e dei decessi; tutto proceda a scuola e altrove come prima del Covid, tanto prima o poi si deve morire.

—Soluzione a basso costo economico : dimezzamento delle classi e degli orari di lezione per alunno (con proporzionale riduzione del rischio contagio) e integrazione informatica. Soluzione buona per s, superiori e università ma assai problematica nella scuola dell’infanzia e fino alla secondaria inferiore di ridottissima efficacia didattica.

—Soluzione a costo economico vicino al doppio: dimezzamento delle classi a orario intero con raddoppio insegnanti e turni aula mattina/pomeriggio. Difficilmente praticabile per motivi di costo e reperimento insegnanti oltre che per i problemi giuridici e pratici legati allo spostamento degli alunni in sedi extrascolastiche .

—Soluzioni di compromesso fra le due precedenti. Gli alunni motivati e seguiti da famiglie culturamente forti se la caveranno egregiamente. Ex grege; la massa invece….

Ma speriamo di essere tutti graziati dal virus.

1) G.Boselli Inibizioni del Novum in Encyclopaideia – Journal of Phenomenology and Education. Vol.24 n.56 (2020)
2) Avicenna Libro della guarigione, UTET, 2018. Un mattone di 1000 anni fa ancora prezioso per l’acquisizione dei processi logici generativi di qualsiasi forma di sapere.

E. Keret, Pizzeria Kamikaze

Keret non fa solo ridere…

di Antonio Stanca

   L’israeliano Etgar Keret ha cinquantatré anni, è nato a Tel Aviv nel 1967 ed ha cominciato a scrivere durante il servizio militare. Il racconto è stato il genere letterario da lui preferito poiché gli è sembrato più facile giungere al lettore, trasmettere un messaggio, ottenere un significato, un effetto quando ci si muove rapidi, a breve distanza. Anche di cinema, di televisione si è interessato, anche di fumetti e a Tel Aviv, dove vive, insegna presso la Facoltà di Cinema e Televisione. Molto noto è il suo nome in Israele e all’estero, molto tradotta la sua narrativa e per questa ha ricevuto numerosi riconoscimenti anche in ambito internazionale.

   Keret fa parte della nuova generazione di scrittori ebrei, quella manifestatasi alla fine degli anni ’90 e durata fino ai nostri giorni. Da alcuni è considerato il fondatore della corrente letteraria che fu propria di quegli scrittori e che volle fare del surreale, dell’assurdo la sua nota distintiva. Mai vero, mai concreto è il mondo Keret perché immaginato, inventato è sempre. In una dimensione parallela ci si muove con questo scrittore, una dimensione che un’inesauribile carica d’ironia interviene a liberare da ogni dramma, da ogni pericolo.

   Una vita difficile ha avuto Keret e l’ironia lo ha aiutato a sollevarsi, ad uscire da quanto gli succedeva. Di quell’ironia avrebbe fatto il tono, la maniera della sua scrittura e con questa sarebbe andato oltre la realtà. Avrebbe trasferito tutto in un altro ambito, convinto che più ampi sarebbero stati i significati raggiunti, i messaggi trasmessi, più chiare le soluzioni per i problemi affrontati. Questi avrebbero riguardato la condizione che i tempi moderni hanno procurato all’umanità, avrebbero mostrato come questa sia rimasta isolata tra l’infuriare di tanti nuovi interessi, come abbia perso quanto era sempre stato proprio del suo spirito, della sua anima e come lo stia cercando.

   Così succede pure in Pizzeria Kamikaze, un’ennesima raccolta di racconti di questo scrittore che la Feltrinelli ha ristampato, nella “Universale Economica”, ad Aprile di quest’anno. La traduzione è di Alessandra Shomroni.

   Anche qui sono molti i personaggi che si muovono, tanta è l’umanità che si vede, è di ogni età, di ogni luogo. A unirla sono i richiami, i bisogni di elementi che soddisfino, che colmino quanto della vita è venuto a mancare, quanto della storia si è perso. Sono persone private di ciò che era loro sempre appartenuto e Keret fa vedere come lo vogliano, lo cerchino. Fa vedere, però, che non riescono nell’impresa, che finita e per sempre è quella vita.    Un dramma al quale Keret fa pensare mentre fa ridere!

La nostra scuola si salva con l’impegno di tutti

La nostra scuola si salva con l’impegno di tutti

Franco Buccino

da La Repubblica, ed. Napoli, 22/07/2020

Ci si sta muovendo sul fronte scuola. Ma non quanto servirebbe, vista la possibile, per tanti probabile, ripresa della diffusione del virus in autunno.

Deve essere chiaro a tutti che una nuova eventuale chiusura delle scuole, e peggio ancora la mancata riapertura, significherebbe, per tantissimi alunni e studenti, danni nella crescita umana e formativa, paragonabili ai danni da Coronavirus a cuore, polmoni e cervello.

Per non arrivare a drammatiche decisioni, docenti, personale amministrativo e dirigenti, devono essere pronti a recuperare quello che nei mesi scorsi non hanno potuto fare. Ben venga il ripensamento del presidente della Regione Vincenzo De Luca sull’avvio dell’anno scolastico: anche il recupero di una settimana è importante. Dobbiamo andare ben oltre quelle videolezioni, che hanno caratterizzato gli ultimi mesi dell’anno scolastico, quando è esplosa la pandemia: videolezioni non per tutti. Bisogna essere pronti anche a correre dei rischi, anche a inventarsi nuove e faticose forme di didattica.

Inutile pensare e sperare in figure taumaturgiche ed eroiche, il commissario Arcuri e la ministra Azzolina novelli san Giorgio e Giovanna d’Arco. Non dimentichiamo che le mascherine sono arrivate fuori tempo massimo e che il ministro, al di là delle sue capacità, sta facendo il noviziato ai tempi della pandemia.

Noi piuttosto, personale della scuola, mettiamoci più impegno e più disponibilità. Non facciamo credere che uno dei nostri principali obiettivi sia la settimana corta, salvare il sabato. Non ci appassioniamo alle ore di 50 o 45 minuti. Non mettiamo le mani avanti dicendo che ci vogliono più insegnanti, più collaboratori scolastici e classi dimezzate. Certo che dovrebbe essere così. Ma non dimenticate tutte le situazioni, molto meno gravi, che ci hanno visto far fronte a classi scoperte, a bidelli neanche uno per piano, a classi numerose o addirittura accorpate. Andare ben oltre il proprio orario, saltare il giorno libero. Accompagnare per una settimana i ragazzi in gita, senza nessuna trasferta, per non deluderli.

Noi siamo fatti così, ne sono sicuro! Allora, cominciamo ad appropriarci del ruolo di protagonisti. Ci tocca e ci spetta in questa situazione. Fanno bene i dirigenti a pensare alla logistica, agli spazi, ai rapporti istituzionali giusti con provveditorati ed enti locali. Ma sosteniamo noi, con il nostro entusiasmo e la nostra passione, i ragazzi e le loro famiglie, tutta la nostra comunità. Dobbiamo prepararci non solo allo screening per la gioia di De Luca. Pensiamo a nostre forme organizzate, perfino a gruppi operativi e strutturati. Con profondo senso di collaborazione, ma con la voglia di risolvere tutti i problemi che nasceranno, senza far vincere timore e burocrazia.

Tutti insieme, il personale della scuola: con il nostro ruolo determinante la scuola ce la farà. E con la scuola, tutto il paese.

È questo l’appello che mi sento di lanciare, ora che ci avviciniamo ad uno dei periodi più difficili per la nostra scuola.

Nota 22 luglio 2020, AOODPIT 1290

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

Agli aspiranti interessati alle procedure GPS
agli USR alle OO.SS.

Oggetto: Nota esplicativa sulla valutazione dei titoli di cui all’OM 60/2020.