La scuola in presenza nuoce all’apprendimento?

La scuola in presenza nuoce all’apprendimento?

di Maria Grazia Carnazzola 

  1. Introduzione

Sono perfettamente cosciente della provocatorietà del titolo scelto, ma credo che ogni persona di scuola, e non solo, debba porsi questa domanda di fronte alle valutazioni finali dell’ultima tornata dell’Esame di Stato. Riassumo: le lezioni in presenza sono state sospese a partire dall’inizio di marzo e- gradatamente, non ovunque con gli stessi tempi e con strumentazioni equivalenti- le lezioni sono riprese “a distanza”, con l’ausilio delle tecnologie informatiche, prevalentemente. Viva la preoccupazione degli insegnanti (non di tutti per la verità), delle famiglie e degli studenti, soprattutto quelli dell’ultimo anno che avrebbero dovuto affrontare l’esame finale, per la situazione che si era venuta a creare. Preoccupazione inutile: mai come quest’anno sono stati numerosi i 100 e 100 e Lode, così come non sono mai stati così pochi i punteggi che si collocano nella fascia 60/70. Un miglioramento notevole delle prestazioni, o meglio delle valutazioni. Quindi la domanda non è così peregrina: con meno lezioni in presenza si sono ottenuti risultati, o meglio valutazioni, migliori, stanti i dati a mia disposizione riferiti ad alcune province del territorio nazionale. 

2. A proposito di valutazione

Se l’Esame di Stato per gli studenti costituisce una valutazione sommativa finalizzata alla certificazione di conoscenze- abilità acquisite e di competenze sviluppate, per la scuola l’esame svolge un’azione di retroazione sugli esiti del proprio operare.  Non so quali analisi statistiche potranno essere fatte sui dati che saranno rilevati a livello nazionale- essendo venuti a mancare alcuni elementi fondanti, come le prove scritte comuni- quali elaborazioni e quali comparazioni dal momento che l’unica prova, giustamente regolamentata per durata e articolazione, è stata in gran parte interpretata “su misura” dalle scuole e dai consigli di classe.

La valutazione, per l’apprendimento e degli apprendimenti, è un buon indicatore del modello educativo, del ruolo e delle funzioni che la società assegna al mondo della formazione e che si manifesta, esplicitamente o implicitamente, nei processi organizzativi, gestionali e nei risultati. Valutare, ricordo, significa “attribuire valore” a qualche cosa, per poterla modificare o promuovere, in relazione agli scopi e alle finalità che si vogliono perseguire: può essere, quindi, lo strumento per rendere più giusto ed equo il sistema educativo e sociale. Nella normativa, la valutazione si configura come momento strutturale della programmazione didattica e della sua realizzazione. La valutazione è un processo inferenziale, ha bisogno di pensiero forte, fondato su principi esplicitati, di valori condivisi anche sul piano etico, per passare dai dati al giudizio, giudizio che assume significato in relazione a quei processi e a quei valori, rispondendo a istanze di coerenza, di trasparenza e di attendibilità richiesti dalla norma e dalla responsabilità sociale ma, prima ancora, dall’etica professionale dei docenti.  Insegnare è un’attività intenzionale e finalizzata e, come in ogni altra attività umana, vi dovrebbe essere insita la consapevolezza che l’attività valutativa è una parte costitutiva fondamentale, una risorsa che rende possibile il raggiungimento dei risultati, anche attraverso la modifica dei percorsi previsti.  Condizione questa anche nella scuola, necessaria ma non sufficiente. Prima bisogna decidere quali siano gli elementi informativi da rilevare, gli strumenti, le procedure da utilizzare, la modalità di raccolta e di processazione dei dati e della loro rendicontazione. Altrimenti, come tutti sappiamo, il valore simbolico e culturale assegnato alla valutazione degli esiti finisce con il qualificare i risultati e con l’orientare l’opinione pubblica, e l’azione educativa formale, in modo indipendente dalla legislazione vigente.

E questo non è bene per la democrazia e neppure per l’educazione. Occorrerà perciò seriamente riflettere anche su un altro elemento: quello della politica scolastica.

3. La scuola deve fare la scuola

Se, come pare a una prima analisi dei dati relativi alle valutazioni degli esami di Stato, i punteggi delle valutazioni sono più alti che in passato, a fronte di quattro mesi in meno di attività didattica in presenza, la domanda ritorna: che senso ha puntare su una scuola di tipo tradizionale se le valutazioni sono migliori con l’attività a distanza?  Il settore della formazione, nonostante le criticità, continua ad essere uno dei settori di allocamento di risorse economiche (soldi pubblici) più importanti del bilancio dello Stato.  E qui dovremmo davvero chiederci il senso delle esternazioni di ministri neoeletti, più di uno per la verità, che rivendicano l’aumento di retribuzioni… e minacciano dimissioni. Che i docenti debbano essere pagati meglio, lo sappiamo tutti e non da ora.  Ma chi si candida a governare un Paese, dovrebbe sapere che, soprattutto quando si parla di pubblico impiego, occorre coniugare le prospettive di retribuzione, anche dei docenti, con i processi di cambiamento e di miglioramento, eventualmente in atto, da rendere evidenti. Il prestigio di una categoria professionale non si aumenta semplicemente alzando la retribuzione che, peraltro, deve essere congruente con le politiche retributive complessive, e con l’andamento del mercato del lavoro, e tenere in debito conto le mediazioni sociali e le alleanze.  Le cifre destinate al mondo della formazione che spesso sono sbandierate (tre miliardi, cinque miliardi…)  fanno pensare a disponibilità economiche enormi in bilancio, ma a quali strategie rispondono?  Ritengo sia doveroso un chiarimento rispetto a quanto successo nella tornata di esami con una sola prova orale, con un credito scolastico consistente come mai prima. Non è questione di giusto o sbagliato, è questione di offrire al Paese una chiave di lettura di quanto è accaduto. E non è neppure questione di difendere i “maturati” con la solita demagogica argomentazione dell’emergenza e del “non appesantiamo ulteriormente”. I ragazzi sanno perfettamente cosa può essere chiesto loro e quando con loro si gioca al ribasso per nascondere omissioni  imputabili ad altri. I ragazzi hanno fatto quello che a loro veniva chiesto, che non sempre era correlato con quanto era stato a loro dato, come meglio hanno potuto.  E questo è il punto: quanto è stato loro richiesto.

4. Conclusioni

Non abbiamo contezza di ciò che succederà a settembre: se si rientrerà a scuola, se si continuerà con l’attività a distanza, se si alterneranno le due modalità.  E’ fisiologica l’incertezza: del Covid-19 neanche il mondo sanitario e della ricerca ha ancora capito granchè. Ma non è normale che la scuola si occupi di disinfettanti, di distanziamento, di rime buccali, di mascherine (aspetti delegabili) e non si preoccupi, invece, di un serio progetto di istruzioneformazione-educazione adeguato ai problemi posti dal presente, di un progetto teoretico (aspetto non delegabile) che ipotizzi finalità, obiettivi e soluzioni didattiche, e non solo organizzative, finalizzate alla comprensione dei problemi dell’oggi attraverso i saperi disciplinari e trasversali, in relazione ai possibili scenari. Mi auguro che le più volte annunciate linee guida per la formazione dei docenti pongano al centro i processi di apprendimento e le variabili che entrano in gioco nell’insegnamento. In presenza o a distanza, l’obiettivo rimane l’apprendimento, di conoscenze e di abilità per lo sviluppo delle competenze; le scienze cognitive e le neuroscienze ne hanno ampiamente illustrato le modalità, i tempi e i punti focali. Sarà necessario chiedersi che cosa permane e che cosa cambia  nell’attività in presenza o a distanza, per la gestione dell’attenzione, sul quando, il cosa e sul come agiscono le diverse tecnologie- tradizionali o digitali- ad esempio in relazione all’aspetto dell’attenzione condivisa, fondamentale in tutte le fasi dell’insegnamento/apprendimento.  O su come si possa condurre gli allievi all’inferenza delle grammatiche dei dominii, esclusivamente attraverso l’istruzione a distanza. O su altri aspetti ancora, come quello centrale dei “periodi sensibili” per l’apprendimento. Con la formazione è in gioco l’avvenire di future generazioni e un Paese che non si preoccupa di un serio progetto educativo non può avere un grande futuro.

BIBLIOGRAFIA

S. Sloman, P. Fernbach, L’illusione della conoscenza, Raffaello Cortina, Milano 2018;

S. Dehaene, Imparare, Raffaello Cortina, Milano 2019;

M. Dorato, Disinformazione scientifica e democrazia, Raffaello Cortina, Milano 2019.

Superiamo i divari

Il 14 luglio la Vice Ministra dell’Istruzione Anna Ascani ha presentato, insieme all’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE) e all’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI) e con le Regioni coinvolte nel Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione (Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia), il Portale “Superiamo i divari”, realizzato dal MI in collaborazione con l’Impresa sociale “Con i bambini”. Ha partecipato all’incontro anche il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano

Il Portale, che sarà accessibile a partire dal prossimo anno scolastico sul sito del Ministero dell’Istruzione, è uno strumento rivolto alle scuole dei territori in maggiore difficoltà e servirà a coordinare le attività e le proposte progettuali finalizzate al superamento dei divari territoriali nei processi di apprendimento. 

“Intervenire sui divari territoriali esistenti nel nostro Paese – ha dichiarato la Vice Ministra dell’Istruzione Anna Ascani – è prioritario per il Ministero. Su questo siamo costantemente impegnati con la Ministra Azzolina. Durante le settimane più critiche di questa epidemia la scuola italiana ha fatto un lavoro straordinario, ma sono emerse con maggiore evidenza le fragilità del sistema. Non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuno, perché l’Italia può tornare a crescere solo se ciascuno è messo nelle condizioni di fare la propria parte e dare il proprio contributo. Per questo ho ritenuto il Piano necessario e non abbiamo smesso di lavorarci nonostante il lockdown. Attraverso il Portale entriamo ora nel vivo del programma e creiamo un luogo di incontro privilegiato per tutti gli attori coinvolti, in cui mettere in condivisione le buone pratiche esistenti, dando strumenti concreti a scuole e territori per intervenire sulle criticità. Monitoreremo l’attuazione del Piano, per essere certi dell’efficacia delle azioni che verranno messe in atto. Occorre ricostruire la coesione territoriale proprio partendo dalla scuola per rilanciare il Paese”.

“C’è una coincidenza profonda – ha sottolineato il Ministro Provenzano – tra gli obiettivi di questo Programma e l’impianto generale del Piano per il Sud che stiamo seguendo e che è entrato a far parte del Piano Nazionale delle Riforme. Investire sul capitale umano è fondamentale per spezzare il nesso purtroppo esistente tra povertà e povertà educativa minorile, un vero e proprio scandalo moderno. Non possiamo continuare a lasciar correre l’idea che lo sviluppo di un individuo sia determinato dal contesto in cui nasce e cresce. È un’ingiustizia. E il Paese ha bisogno in questa fase dell’impegno di tutti per ripartire. Non faremo mancare il nostro supporto nell’attuazione del Piano: è importante dare presto concretezza agli interventi per invertire la rotta e ottenere risultati quanto prima”.

Attraverso il Portale, Uffici Scolastici Regionali, Assessorati, Enti e soggetti che partecipano all’iniziativa avranno a disposizione materiali informativi, cognitivi e finanziari utili alla realizzazione di iniziative territoriali di potenziamento delle competenze degli studenti e potranno confrontare le progettualità esistenti e da programmare, per intervenire con un approccio sistemico.

Il Portale sarà composto da una parte pubblica e da una parte riservata. Quest’ultima sarà a disposizione delle scuole che potranno condividere le buone pratiche e collaborare per migliorare le competenze degli studenti.

È tempo di scelte radicali per l’infanzia e per gli adulti

È tempo di scelte radicali per l’infanzia e per gli adulti

Alla vigilia della ripresa dell’anno scolastico, si delinea un’area di intervento prioritario per i processi del sistema formativo, coerente con un necessario piano pluriennale di riforme e investimenti nei settori della conoscenza, di cui finalmente si inizia a parlare in ambito politico, sia nazionale che europeo.

1)    Non è più accettabile la diseguale offerta di servizio nidi per la fascia 0/2 e non è più accettabile che si deleghi esclusivamente agli EE.LL. il compito di superarle. È tempo che lo Stato, con un suo specifico intervento, decida l’obiettivo di generalizzare, attraverso un piano specifico, i nidi in tutto il territorio nazionale, come condizione fondamentale per assicurare la certezza dei diritti dell’infanzia e sostenere la genitorialità. Le risorse che si renderanno disponibili come investimento e quelle che deriveranno dal calo demografico di un milione di alunni nel prossimo decennio, possono coprire i costi dell’operazione. L’effetto non sarà solo la realizzazione di una eguaglianza dei diritti dell’infanzia e un contrasto forte alle diseguaglianze in atto ma anche un intervento di grande sollecitazione all’aumento della popolazione attiva, in particolare nel Mezzogiorno, di cui c’è grande bisogno.

2)     Bisogna perseguire un equilibrato sviluppo territoriale della importante generalizzazione della scuola dell’infanzia, già attestato su valori molto apprezzabili ma con eccessivi divari territoriali. È importante potenziare gli anticipi nella scuola dell’infanzia (sezioni primavera) che per altro concorrono ad attenuare i divari territoriali nella fascia 0/6  e depotenziare gli anticipi nella scuola elementare, spesso provocati da una distorta attesa delle famiglie sui propri figli, con conseguenti problemi nei processi di apprendimento e di crescita dei più piccoli.

3)    Occorre rendere istituzionalmente più forte e definito l’assetto istituzionale dello 0/6, ribadendo che solo la centralità del governo pubblico dei processi e il rispetto di chiare regole definite, può rendere praticabile l’esperienza di diversi modelli di gestione territoriale affidati anche a organizzazioni del terzo settore, con incentivi e sanzioni in caso di inadempienze. In nessun modo la pluralità di esperienze di gestione deve compromettere la tutela a diritti eguali su tutto il territorio nazionale. Prima di tutto, per noi, c’è l’art. 3 della Costituzione.

4)    L’altro processo che deve essere contestuale agli interventi per l’infanzia è l’avvio concreto di un sistema di istruzione/formazione per adulti. Il basso livello di istruzione di larga parte della popolazione adulta è un altro macigno che si scarica sulle nuove generazioni e impedisce, inoltre, la valorizzazione sociale di una parte importante della popolazione. Queste scelte radicali investono soprattutto il Sud ma riguardano l’intero Paese, oggi più che mai in un periodo così duro di crisi economica e del modello produttivo. Sviluppo sostenibile e formazione lungo tutto l’arco della vita marciano di pari passo  e disegnano una nuova frontiera per le scelte delle politiche economiche del Paese. Il primo passo è sviluppare la rete dei CPIA, assicurare strumenti per la qualificazione e la specializzazione dei suoi operatori, risorse, organici per aprire una vera e propria offensiva culturale verso ampie fasce di disoccupati, di giovani in cerca di un titolo di studio e di occupazione, di lavoratori che hanno bisogno di  processi di riconversione e aggiornamento professionale, di cittadini immigrati che aspirano a inserirsi nella società. Senza la centralità di questo soggetto pubblico, rischiamo anche in questo campo il dilagare di squilibri, diseguaglianze, esperienze estemporanee ad alto rischio di dispersione delle risorse. Per l’infanzia e gli adulti è tempo di scelte radicali non rinviabili.

Dario Missaglia
Presidente nazionale Proteo Fare Sapere

Dal Ministero direttive e proclami senza realismo

Il Segretario Nazionale UGL Scuola Cuzzupi: dal Ministero direttive e proclami senza realismo!

Nel mentre si discute sulla possibilità di prorogare lo Stato di Emergenza Sanitaria, la scuola, uno degli elementi più importanti della nostra società, rimane ancora in un limbo decisionale che crea incertezze e dubbi.”

Lo afferma il Segretario Nazionale UGL Scuola Ornella Cuzzupi preoccupata dalla mancanza di un orientamento certo relativo all’apertura del nuovo anno scolastico.

Tra le tante incognite – sottolinea il Segretario Nazionale – non è possibile tacere sull’insufficienza delle risorse stanziate per la ridefinizione degli spazi didattici e degli organici di diritto del personale Docente ed ATA. In egual modo rimane da sciogliere il rebus dei numeri assegnati agli organici aggiuntivi, cosiddetti di potenziamento, e sul come si intende procedere per le classi (in senso fisico) e per la loro formazione, cose, queste, indispensabili per garantire quel distanziamento sociale predisposto dalle ultime linee guida ministeriali.

Inoltre, proprio sul tema del distanziamento così come prospettato – continua Cuzzupi – sorgono serie perplessità. Chiunque conosca la scuola sa bene come, soprattutto nell’infanzia e nel primo ciclo dell’istruzione, siano importanti la socializzazione e l’aggregazione degli alunni all’interno della comunità educante. E questo avviene, il più delle volte, attraverso un necessario, vitale e umano contatto fisico con gli insegnanti e compagni di classe, elemento essenziale di serenità e crescita dei più piccoli.”

In altre parole, il Segretario Nazionale UGL Scuola, sottolinea come la confusione che si sta generando derivi da una grave mancanza di realismo e conoscenza delle specifiche più delicate della scuola da parte di chi sarebbe invece chiamato a guidare la complessa macchina scolastica.

Vi è poi una certa preoccupazione per i cosiddetti lavoratori fragili – dichiara Cuzzupi – in quanto non si comprende il modo con cui si intende tutelarli. Parlare di test sierologici ha un senso se il tutto è inserito in un quadro generale e chiaro dove sono previsti scenari e azioni. In mancanza di ciò si procederà alla men peggio lasciando ad altri scelte e responsabilità. Un sistema di gestione che rifiutiamo e denunciamo.”

   Federazione Nazionale UGL Scuola

Il Segretario Nazionale
Orrnella Cuzzupi

No alla privatizzazione della scuola pubblica

No alla privatizzazione della scuola pubblica, Si alla scuola della Repubblica.

I sottoscritti Comitati e associazioni esprimono forte preoccupazione per la recente approvazione in Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati, di un emendamento presentato dalla Lega al cosiddetto “Decreto Rilancio” che aumenta a 300 milioni euro lo stanziamento a favore delle scuole private a seguito dell’emergenza COVID-19.

Tale stanziamento risulta addirittura superiore, se rapportato al numero degli alunni, a quanto destinato alla scuola statale (340 euro pro-capite contro 300 euro).

Questo stanziamento rappresenta un’ulteriore infrazione al dettato della Costituzione e costituisce un altro passo in avanti verso la costruzione di un sistema misto pubblico-privato dell’istruzione, già purtroppo realizzato nel segmento 0-6 anni.

Appare evidente che le forze parlamentari (con l’eccezione del M5S) non si siano rese conto dell’esito disastroso e nefasto dei processi di privatizzazione dell’apparato pubblico, come stanno purtroppo a dimostrare le tragiche vicende del ponte Morandi (privatizzazione dei trasporti) e della pandemia COVID-19 (tagli al SSN e apertura alla sanità privata).

I sottoscritti Comitati auspicano che in sede di esame al Senato questa impostazione possa essere corretta e si appellano in questo senso a tutte le forze genuinamente costituzionali e repubblicane.

Associazione nazionale per il libero pensiero Giordano Bruno
Associazione nazionale “Per la scuola della Repubblica” Casa internazionale delle donne di Roma
Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti (CIDI)
Centro romano per la difesa dei diritti della scuola
Coordinamento genitori democratici
Coordinamento per la democrazia costituzionale di Roma
Comitato bolognese Scuola e Costituzione
Comitato lavoratori autoconvocati scuola Roma
Comitato genovese per la scuola della Costituzione
Comitati Lip scuola
Comitato romano per il ritiro di ogni autonomia differenziata
Federazione Nazionale Insegnanti, sezione di Torino “Frida Malan”.
Unione degli studenti
Women’s International League for Peace and Freedom/Italia

Nota 14 luglio 2020, AOODGOSV 11875

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

All’Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata POTENZA
All’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria CATANZARO
All’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania NAPOLI
All’Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia Giulia TRIESTE
All’Ufficio Scolastico Regionale per il Molise CAMPOBASSO
All’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte TORINO
All’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia BARI
All’Ufficio Scolastico Regionale per la Sardegna CAGLIARI
All’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia PALERMO
All’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto VENEZIA
Al Dipartimento della Conoscenza della Provincia di TRENTO
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua ladina BOLZANO
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca BOLZANO
Alla Sovrintendenza agli Studi per la Regione autonoma Valle d’Aosta AOSTA
p.c. Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
SEDE

Oggetto: Piano di interventi e di finanziamenti per la realizzazione di progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali appartenenti ad una minoranza linguistica (Legge 15 dicembre 1999, n. 482 art. 5) – Esercizio finanziario 2020.

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 luglio 2020

Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. (20A03814)

(GU Serie Generale n.176 del 14-07-2020)

DL “Riaperture” alla Camera

L’Aula della Camera il 14 luglio ha approvato definitivamente, con 257 voti a favore e 199 voti contrari, il disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, già approvato dal Senato.

Legge 14 luglio 2020, n. 74

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. (20G00092)

(GU Serie Generale n.177 del 15-07-2020)

La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga la seguente legge:

Art. 1
1. Il decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, e’ convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara’ inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addi’ 14 luglio 2020

MATTARELLA
Conte, Presidente del Consiglio dei ministri
Speranza, Ministro della salute
Visto, il Guardasigilli: Bonafede


Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. (20G00051)

(GU Serie Generale n.125 del 16-05-2020)

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;

Visto l’articolo 16 della Costituzione, che consente limitazioni della libertà di circolazione per ragioni sanitarie;

Tenuto conto che l’organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la pandemia da COVID-19;

Preso atto dell’attuale stato della situazione epidemiologica;

Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di emanare nuove disposizioni per l’emergenza epidemiologica da COVID-19, adottando adeguate e proporzionate misure di contrasto e contenimento alla diffusione del predetto virus;

Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 15 maggio 2020;

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro della salute, di concerto con i Ministri dell’interno, della giustizia e dell’economia e delle finanze;

EMANA
il seguente decreto-legge:

Art. 1.
Misure di contenimento della diffusione del COVID-19

  1. A decorrere dal 18 maggio 2020, cessano di avere effetto tutte le misure limitative della circolazione all’interno del territorio regionale di cui agli articoli 2 e 3 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, e tali misure possono essere adottate o reiterate, ai sensi degli stessi articoli 2 e 3, solo con riferimento a specifiche aree del territorio medesimo interessate da particolare aggravamento della situazione epidemiologica.
  2. Fino al 2 giugno 2020 sono vietati gli spostamenti, con mezzi di trasporto pubblici e privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente ci si trova, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; resta in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
  3. A decorrere dal 3 giugno 2020, gli spostamenti interregionali possono essere limitati solo con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020, in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree.
  4. Fino al 2 giugno 2020, sono vietati gli spostamenti da e per l’estero, con mezzi di trasporto pubblici e privati, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute o negli ulteriori casi individuati con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020; resta in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. A decorrere dal 3 giugno 2020, gli spostamenti da e per l’estero possono essere limitati solo con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020, anche in relazione a specifici Stati e territori, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico e nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e degli obblighi internazionali.
  5. Gli spostamenti tra lo Stato della Città del Vaticano o la Repubblica di San Marino e le regioni con essi rispettivamente confinanti non sono soggetti ad alcuna limitazione.
  6. È fatto divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora alle persone sottoposte alla misura della quarantena per provvedimento dell’autorità sanitaria in quanto risultate positive al virus COVID-19, fino all’accertamento della guarigione o al ricovero in una struttura sanitaria o altra struttura allo scopo destinata.
  7. La quarantena precauzionale è applicata con provvedimento dell’autorità sanitaria ai soggetti che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di soggetti positivi al virus COVID-19 e agli altri soggetti indicati con i provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020.
  8. È vietato l’assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura con la presenza di pubblico, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e fieristico, nonché ogni attività convegnistica o congressuale, in luogo pubblico o aperto al pubblico, si svolgono, ove ritenuto possibile sulla base dell’andamento dei dati epidemiologici, con le modalità stabilite con i provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020.
  9. Il sindaco può disporre la chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico in cui sia impossibile assicurare adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
  10. Le riunioni si svolgono garantendo il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
  11. Le funzioni religiose con la partecipazione di persone si svolgono nel rispetto dei protocolli sottoscritti dal Governo e dalle rispettive confessioni contenenti le misure idonee a prevenire il rischio di contagio.
  12. Le disposizioni di cui ai commi 7, 8, 10 e 11 sono attuate con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020, che possono anche stabilire differenti termini di efficacia.
  13. Le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, di corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani, nonché i corsi professionali e le attività formative svolte da altri enti pubblici, anche territoriali e locali e da soggetti privati, sono svolte con modalità definite con provvedimento adottato ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020.
  14. Le attività economiche, produttive e sociali devono svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in ambiti analoghi, adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali. In assenza di quelli regionali trovano applicazione i protocolli o le linee guida adottati a livello nazionale. Le misure limitative delle attività economiche, produttive e sociali possono essere adottate, nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, con provvedimenti emanati ai sensi dell’articolo 2 del decreto- legge n. 19 del 2020 o del comma 16.
  15. Il mancato rispetto dei contenuti dei protocolli o delle linee guida, regionali, o, in assenza, nazionali, di cui al comma 14 che non assicuri adeguati livelli di protezione determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
  16. Per garantire lo svolgimento in condizioni di sicurezza delle attività economiche, produttive e sociali, le regioni monitorano con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e, in relazione a tale andamento, le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale. I dati del monitoraggio sono comunicati giornalmente dalle regioni al Ministero della salute, all’Istituto superiore di sanità e al comitato tecnico-scientifico di cui all’ordinanza del Capo del dipartimento della protezione civile del 3 febbraio 2020, n. 630, e successive modificazioni. In relazione all’andamento della situazione epidemiologica sul territorio, accertato secondo i criteri stabiliti con decreto del Ministro della salute del 30 aprile 2020 e sue eventuali modificazioni, nelle more dell’adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020, la Regione, informando contestualmente il Ministro della salute, può introdurre misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte ai sensi del medesimo articolo 2.

Art. 2.
Sanzioni e controlli

  1. Salvo che il fatto costituisca reato diverso da quello di cui all’articolo 650 del codice penale, le violazioni delle disposizioni del presente decreto, ovvero dei decreti e delle ordinanze emanati in attuazione del presente decreto, sono punite con la sanzione amministrativa di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19. Nei casi in cui la violazione sia commessa nell’esercizio di un’attività di impresa, si applica altresì la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni.
  2. Per l’accertamento delle violazioni e il pagamento in misura ridotta si applica l’articolo 4, comma 3, del decreto-legge n. 19 del 2020. Le sanzioni per le violazioni delle misure disposte da autorità statali sono irrogate dal Prefetto. Le sanzioni per le violazioni delle misure disposte da autorità regionali e locali sono irrogate dalle autorità che le hanno disposte. All’atto dell’accertamento delle violazioni di cui al secondo periodo del comma 1, ove necessario per impedire la prosecuzione o la reiterazione della violazione, l’autorità procedente può disporre la chiusura provvisoria dell’attività o dell’esercizio per una durata non superiore a 5 giorni. Il periodo di chiusura provvisoria è scomputato dalla corrispondente sanzione accessoria definitivamente irrogata, in sede di sua esecuzione. In caso di reiterata violazione della medesima disposizione la sanzione amministrativa è raddoppiata e quella accessoria è appli- cata nella misura massima.
  3. Salvo che il fatto costituisca violazione dell’articolo 452 del codice penale o comunque più grave reato, la violazione della misura di cui all’articolo 1, comma 6, è punita ai sensi dell’articolo 260 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265.

Art. 3.
Disposizioni finali

  1. Le misure di cui al presente decreto si applicano dal 18 maggio 2020 al 31 luglio 2020, fatti salvi i diversi termini previsti dall’articolo 1.
  2. Le disposizioni del presente decreto si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.
  3. Dall’attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e le amministrazioni interessate provvedono alle attività ivi previste mediante utilizzo delle risorse umane, stru- mentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

Art. 4.
Entrata in vigore

Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addì 16 maggio 2020

MATTARELLA

CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri

SPERANZA, Ministro della salute
LAMORGESE, Ministro dell’interno
BONAFEDE, Ministro della giustizia
GUALTIERI, Ministro dell’economia e delle finanze

Visto, il Guardasigilli: BONAFEDE