Dalla politica dei banchi a quella degli organici

Le persone sono il cuore della scuola. E’ su di loro che va fatto un investimento strutturale

UIL: scelta strategica è passare dalla politica dei banchi a quella degli organici
Un miliardo di euro, in due anni, per un organico che si prospetta solo di emergenza.
Cifre che dovrebbero servirebbero, invece, per ridurre gli alunni per classe.

Incontro al vertice oggi al ministero tra direzione del Mi e sindacati sull’ordinanza che dovrà definire i criteri di riparto degli organici e i criteri di ripartizione delle risorse tra le diverse Direzioni regionali.

Risorse e persone: temi centrali per la ripresa a settembre.

C’è quasi un miliardo di euro (esattamente 977,600 milioni di euro) un terzo disponibile per il prossimo anno (377,600 euro) e i restanti due terzi per il 2021 ( 600 mila euro).

Nessuna decisione è ancora presa. Certo – sottolinea la Uil scuola – ci vorrebbe una visione ampia, bisognerebbe utilizzare queste somme per definire la scuola dei prossimi anni. Sulla distribuzione delle risorse, i sindacati hanno chiesto una regia e un controllo nazionale.

L’orientamento sembra quello di assegnare subito il 50% delle risorse a tutti, sulla base del numero degli alunni e, successivamente, il restante 50% sulla base delle richieste motivate degli Uffici scolastici regionali.
Si andrebbe a garantire solo un organico di emergenza, legato alla condizione pandemica.

Nessun cambio di passo rispetto agli anni precedenti – sottolinea in modo critico la Uil Scuola.

Si dice di voler usare le risorse del Recovery Found per investire e poi si fa al contrario, organico ballerino e banchi uguale stessa politica stessa storia.

Siamo nel momento in cui – se si vuole veramente rientrare in classe a settembre -bisogna passare dalla politica dei banchi alla politica degli organici.

I banchi serviranno per mettere più alunni in classe, un organico più consistente, docente e Ata, consentirà, al contrario, di dividere gli alunni, tutti con l’insegnamento in presenza.

Il ministro tutti i giorni comunica al mondo che deve eliminare le “classi pollaio”. Noi su questo siamo al suo fianco. Lo facesse. Oggi ha l’opportunità per far sì che le sue non siano solo promesse televisive.

Incidere sull’organico significa rimodulare il numero di alunni per classe – osserva la Uil Scuola.
Per questo bisogna che inizi subito, almeno, dalle classi iniziali di ogni ciclo. Vanno cambiati i parametri.

E’ una esigenza che supera persino la questione sanitaria: prime classi con un numero adeguato di alunni potranno garantire una fisiologia di classe con maggiori opportunità di poter apprendere efficacemente.

Bisognerà prevedere massimo 20 alunni per classe e un organico di diritto strutturale anche per gli anni successivi alle classi iniziali. Da questo anno, e per le classi successive a quelle iniziali, si potrà intervenire con organico di fatto da utilizzare su progetti mirati che salvaguardino il gruppo classe.

Non vogliamo licenziamenti del personale per giusta causa in corso d’anno. Non vogliamo insegnanti intercambiabili.  Serve un organico di diritto strutturale per le classi iniziali e ad un organico Covid complementare ed utili a superare l’emergenza, in un quadro di sviluppo strategico.

Riflessioni itineranti sulla “didattica a distanza”

Riflessioni itineranti sulla “didattica a distanza”

di Margherita Marzario

Abstract: Brevi riflessioni critiche sulla “didattica a distanza” tra pareri di esperti e riferimenti normativi

Durante l’emergenza sanitaria da Covid-19 la scuola e l’università italiane, da marzo 2020 come in altri Paesi del mondo, hanno fatto ricorso alla cosiddetta “didattica a distanza” (acronimo DAD) su cui si sono scritti fiumi di parole per esporne caratteristiche e critiche.

La giurista Stefania Baroncelli dell’Università di Bolzano ha scritto, peraltro, in un suo saggio che “[…] i risultati di vari studi, infatti, hanno mostrato come gli studenti con disabilità o difficoltà socioeconomiche siano quelli più colpiti dalla mancanza di una comunità scolastica di riferimento, mettendo in pericolo l’attuazione degli artt. 3 e 34 della Costituzione”. La “didattica a distanza” non può essere generalizzata né esaltata né obbligata anche perché non rispetta alcuni principi costituzionali: non si realizza una “formazione sociale” né si pratica la solidarietà (art. 2 Cost.), si ha un livellamento e non si rimuovono gli ostacoli (art. 3 Cost.), non si ha libertà di metodologia (art. 33 Cost.), non consente una scuola aperta a tutti perché attraverso uno schermo non si può tenere conto delle differenti esigenze né dei capaci e meritevoli (art. 34 Cost.). Inoltre, la “didattica a distanza” non garantisce la tutela della privacy e quella del diritto d’autore e l’attendibilità (o affidabilità) delle verifiche, degli esami e del cosiddetto accertamento delle competenze. Nei confronti degli alunni più piccoli vengono meno le peculiarità e le specificità della scuola dell’infanzia e della scuola primaria.

L’educatore gesuita Vitangelo Carlo Maria Denora richiama: “È risultato evidente che, in situazione di DAD e di videoconferenza, occorre prestare attenzione a non sovraccaricare di stimoli e contenuti: il rischio effettivamente un po’ paradossale che si potrebbe correre è quello dell’«eccessivo carico cognitivo», che può risultare opprimente invece che stimolante per la continuità del percorso scolastico. I ragazzi, superata una certa soglia, si perdono e si demotivano”. Insegnare non è solo trasmettere conoscenze (quello che si fa o si rischia di fare con la “didattica a distanza”) ma istruire e l’istruzione è un pilastro dell’umanità. “L’istruzione deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza e l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’attività delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace” (art. 26 par. 2 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).

“Didattica a distanza” (DAD), “Legami educativi a distanza” (LEAD) per i bambini più piccoli: si rifletta su quanto queste formule e soluzioni rispondano all’interesse superiore del fanciullo (art. 3 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) e su quanto, invece, rispecchino l’adultocentrismo imperante e la conseguente distanza dal mondo dell’infanzia e dell’adolescenza di cui tanto si parla ma con cui poco si parla e di cui, ancor meno, ci si mette all’ascolto.

In particolare i LEAD (la cui denominazione è già opinabile), nonostante l’impegno e gli sforzi delle educatrici e delle insegnanti, rivelano più criticità: innanzitutto la necessaria mediazione dei genitori che, alla lunga, mostrano stanchezza perché presi da impegni lavorativi, altri figli (soprattutto se frequentanti la scuola primaria), per la mancanza di competenze didattico-pedagogiche e anche per lo scarso ascolto da parte dei figli che non riconoscono in loro lo stesso ruolo delle insegnanti; risulta essere una didattica non adeguatamente inclusiva per i bambini con disabilità, disturbi del linguaggio, altri disturbi o di lingua e cultura straniera al loro ingresso in un mondo extrafamiliare; è compromessa “l’identità” della scuola dell’infanzia basata sui “campi di esperienza” come si evince dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione dl 2012, per esempio: “Il curricolo della scuola dell’infanzia non coincide con la sola organizzazione delle attività didattiche che si realizzano nella sezione e nelle intersezioni, negli spazi esterni, nei laboratori, negli ambienti di vita comune, ma si esplica in un’equilibrata integrazione di momenti di cura, di relazione, di apprendimento, dove le stesse routine (l’ingresso, il pasto, la cura del corpo, il riposo, ecc.) svolgono una funzione di regolazione dei ritmi della giornata e si offrono come “base sicura” per nuove esperienze e nuove sollecitazioni”. I bambini, perciò, si ritrovano a vivere gran parte della giornata da soli entro le pareti domestiche.

La scuola non è solo lezioni, attività, contenuti, ma un luogo fisico e mentale, normale e speciale, in cui ci si incontra e ci si scontra, un insieme di rumori e odori tipici, di situazioni e di emozioni, di sguardi di intesa e di urti anche contro i banchi tanto da ritrovarsi i lividi. Nulla la può sostituire e costituire alla pari (si osservi come negli articoli 33 e 34 della Costituzione si usano termini differenti come “insegnamento”, “scuola”, “istruzione”). Educare, istruire è come amare: non si può fare attraverso mezzi, filtri, schermi. Si ha bisogno di sguardi diretti, contatti, vicinanza, contesto, atmosfera circostante…

Vitangelo Carlo Maria Denora aggiunge: “Gli spazi della scuola che si ampliano e coinvolgono la città richiedono poi la concretizzazione di un più ampio patto educativo, capace di coinvolgere non soltanto chi – come studenti, docenti e genitori – è direttamente implicato nelle attività della scuola, ma anche in senso più ampio la comunità che gravita attorno alla realtà educativa. Si intuisce allora il disegno di una scuola del futuro dalle porte aperte, capace di lasciar entrare le ricchezze culturali e sociali, e di lasciar uscire proposte ampie e stimolanti per lo sviluppo del territorio in cui si trova”. L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha sollevato problemi vecchi e nuovi della scuola, dalla mancanza degli spazi all’adeguatezza dei metodi. I problemi della scuola non devono riecheggiare solo in caso di eventi straordinari né devono riguardare solo i soggetti scolastici ma riguardano tutti: “La scuola è aperta a tutti” (art. 34 comma 1 Cost.).

La storica Lucetta Scaraffia descrive una tendenza della scuola di oggi: “Allineare tutti verso il basso, spingere verso un’uguaglianza solo superficiale intorno a denominatori accessibili per tutti non ha come risultato una maggiore eguaglianza, ma, al contrario, l’esaltazione delle differenze di origine e una disperante immobilità della scala sociale”. La scuola sta diventando massificante (forse ancor di più con la “didattica a distanza” intesa soprattutto come “didattica digitale” basata su videolezioni) e rende le differenze distanze interpersonali e sociali e non distinzioni. L’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è: “Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”.

In quattro articoli della Costituzione l’incipit è “La Repubblica riconosce”: art. 2 i diritti inviolabili dell’uomo, art. 4 il diritto al lavoro, art. 29 i diritti della famiglia, art. 45 la funzione sociale della cooperazione. Tutti valori che formano la persona e la comunità, che sono affiorati pure durante l’emergenza sanitaria e che interessano la scuola.

Il pedagogista Daniele Novara sostiene: “Una cappa di pregiudizi antichi come l’epoca di Erode si è abbattuta sull’infanzia mettendo a rischio la crescita dei più piccoli in un momento cruciale della loro vita. Sta ai genitori e alla società riscattare queste carenze, riportandoli a una vita normale: scuole aperte, giochi con i coetanei, adeguata libertà di movimento. Si tratta di restituire loro tutta la voglia di felicità di cui dispongono e che si meritano pienamente”.

L’ispettore al tempo del covid

L’ispettore al tempo del covid

di Maurizio Tiriticco

Sono un ispettore! Ebbene, sì! Anche se in quiescenza – che brutta espressione! Come se uno fosse condannato a “dormire” in attesa di una morte, sperabilmente serena… e la più lontana possibile. O forse sono un dirigente tecnico,un’espressione che dice poco, ma che tanti anni fa ci ha permesso di fare un balzo, piccolino, ovviamente, ma significativo. nello “sviluppo di carriera”: si dice così! La dirigenza! Tanto attesa, tanti anni fa, da direttori didattici e presidi! Vuoi mettere la differenza che correre tra un direttore o un preside e un dirigente? Questione nominalistica? No! Di soldi!

Mai avrei pensato che avrei fatto l’ispettore! Perché la figura dell’ispettore, quello che va a fare le pulci all’insegnante, e ad ostentare il suo potere – che poi non esiste – mi è sempre piaciuta poco! Ciò quand’ero studente e quando ero insegnante E poi… un comunista ispettore? Maiii!!! E neanche preside! Però allora, tanti anni fa! Ma poi, un bel giorno di tanti altri anni fa ebbi modo di leggere nel decreto delegato n. 417/1974 come veniva delineata la nuova “funzione ispettiva”! Per la miseria! Le mie titubanze cominciarono a cadere! E decisi invece per il Sì!

Ecco il testo di quel decreto: “La funzione ispettiva concorre, secondo le direttive del Ministro per la pubblica istruzione, e nel quadro delle norme generali sull’istruzione, alla realizzazione delle finalità di istruzione e di formazione, affidate alle istituzioni scolastiche ed educative. Essa è esercitata da ispettori tecnici centrali e periferici. Gli ispettori tecnici centrali operano in campo nazionale e gli ispettori tecnici periferici in campo regionale o provinciale. Gli ispettori tecnici contribuiscono a promuovere e coordinare le attività di aggiornamento del personale direttivo e docente delle scuole di ogni ordine e grado; formulano proposte e pareri in merito ai programmi di insegnamento e di esame e al loro adeguamento, all’impiego dei sussidi didattici e delle tecnologie di apprendimento, nonché alle iniziative di sperimentazione di cui curano il coordinamento: possono essere sentiti dai consigli scolastici provinciali in relazione alla loro funzione; svolgono attività di assistenza tecnico-didattica a favore delle istituzioni scolastiche ed attendono alle ispezioni disposte dal Ministro per la pubblica istruzione o dal provveditore agli studi”. E non è finita! “Gli ispettori tecnici svolgono altresì attività di studio, di ricerca e di consulenza tecnica per il Ministro, i Direttori Generali, i Capi dei Servizi Centrali, i Soprintendenti Scolastici e i Provveditori agli Studi”.

Insomma! Hai voglia allora a pensare, a progettare, a decidere, a scrivere, a fare. Si prospetta una serie di attività molto interessanti! Ed allora io, forte della mia decennale esperienza pedagogica alla Terza Università di Roma con Raffaele Laporta, dei miei frequenti interventi nelle scuole – con lucidi, fotocopie a iosa, lavagne luminose, dibattiti costruttivi – mi dissi: “Ma questo sono io”! E concorsi! E vinsi! La sede? La Soprintendenza Scolastica del Lazio. Abito a Roma. Che cosa potevo volere di più? E così fu! E poi passai – o meglio passammo tutti, noi periferici – a Viale Trastevere. E divenni ispettore centrale!

E si lavorava sodo! Sperimentazioni, soprattutto! Con molte scuole medie. Ma soprattutto con il Direttore Generale Giuseppe Martinez, che guidava l’Istruzione Professionale, una Direzione Generale all’avanguardia. Infatti Martinez era riuscito in pochi anni a far compiere all’Istruzione Professionale un grande salto di qualità! C’era stato anni prima il boom economico e il nostro Paese, da essenzialmente agricolo, era diventato un Paese industriale,tra i primi al mondo! E l’Istruzione Professionale fu in larga misura la gamba portante di questo balzo in avanti

Ma poi poi poi… dovetti andare in pensione! Era il settembre del 1995. Ma non era cosa per me. E il lavoro così è continuato… ed ancora va! Nel senso che ancora sgambetto nelle scuole – salvo questo periodo infame di covid 19 – quando un DS e/o un collegio docenti ha bisogno di… e allora via con la valutazione… molto gettonata! E ricordo sempre ai docenti che prima occorre misurare, ma il MI non sa nulla di misurazione e nei suoi dpr nulla dice in proposito. E così gli insegnanti sono sempre nel dubbio! Come posso “portare” – notare il verbo – questo cinque a sei? Ma i dubbi sono tanti. Per non dire, infatti, di quella sorte di trimurti indiana che lega insieme, in un indissolubile crescendo, conoscenze, abilità e competenze! Mamma mia! E le capacità dove le metto? Più dubbi che certezze!

Ma ora torno a me e mi chiedo: chissà se a settembre potrò rotolare su qualche “unibanco” mobile tra una lavagna di ardesia e una lavagna luminosa con gruppo di insegnanti, rotolanti anch’essi,… sapendo però che prima dovrò contare se tra l’uno e l’altro corra la dovuta distanza… e poi proporre loro quesiti e stimolare risposte… sempreché vi siano ancora insegnanti coraggiosi, pronti più a scoprire nuovi saperi e darsi risposte che a badare alle distanze interpersonali tra uno studente mascherato e un altro. E infine che dire? In genere si dice: così va il mondo! Noi possiamo dire: così va oggi la scuola in Italia! Aspettando settembre! O aspettando Godot? Perché forse il teatro dell’assurdo meglio riflette l’assurdo di questo momento storico, in cui sembra che tutti gli umani siano finalmente solidali e uniti! Sì! Dalle mascherine anticovid!

Dl Agosto, Gualtieri annuncia: alla scuola andranno 1,3 miliardi di euro per banchi e prof

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Con il decreto agosto saranno destinati alla scuola circa 1,3 miliardi. Lo ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in audizione su Pnr e nuovo scostamento, spiegando che «innanzitutto ci saranno risorse aggiuntive, poco meno di un miliardo nell’anno scolastico per consentire le assunzioni a tempo determinato di docenti per ridurre il numero di studenti per classe. E ci saranno anche risorse per l’acquisto delle strutture, compresi i famosi banchi».

«Complessivamente si tratta di risorse significative: 950 milioni saranno ripartiti un terzo e due terzi tra 2020 e 2021, come l’anno scolastico, e circa 300 milioni andranno per le strutture che non sono solo per i banchi con le rotelle».

«Nuovi spazi per garantire la stabilità dei gruppi»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Nella riprogettazione di spazi ed ambienti educativi, dovranno essere seguite alcune accortezze educative, come la stabilità dei gruppi», visto che «i bambini frequentano per il tempo previsto di presenza, con gli stessi educatori, insegnanti e collaboratori di riferimento». Lo ha evidenziato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina nel corso di una informativa urgente sulla scuola alla Camera. «La disponibilità di uno spazio interno ad uso esclusivo per ogni gruppo di bambini – con i suoi rispettivi giochi ed arredi, opportunamente igienizzati,- comporterà – ha detto ancora Azzolina – la necessaria eventuale riconversione di tutti gli spazi disponibili in spazi distinti e separati per accogliere stabilmente gruppi di apprendimento, relazione e gioco».

«Recovery Fund utile a centralità della scuola: edilizia scolastica primo obiettivo»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Grazie al lavoro di tutto il Governo e alla tenacia e alla competenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a cui va il nostro ringraziamento, l’Italia ha oggi a disposizione uno strumento, quale il Recovery Fund, che consente di guardare al futuro del Paese con visione e speranza. Abbiamo l’occasione storica di farlo, rimettendo al centro la scuola». Lo ha affermato alla Camera la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina durante una informativa urgente sulla scuola.

Si tratta, ha aggiunto, «di un’opportunità irripetibile che dovremo saper sfruttare, con la collaborazione di tutti. Dovremo investire nell’edilizia scolastica, per un Piano pluriennale destinato ad ammodernare gli edifici scolastici già esistenti e a costruirne di nuovi, per la creazione di ambienti innovativi di apprendimento».

«Basta con le classi pollaio»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Lavoreremo per la riduzione del numero di alunni per classe. Basta con le classi sovraffollate, volgarmente dette classi pollaio. Dovrà essere varato un piano di formazione del personale scolastico in grado di assicurare qualità e innovazione». Lo ha chiesto intervenendo alla Camera la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nel corso di una informativa urgente sui problemi della scuola in vista della riapertura a settembre.

Gissi (Cisl): preoccupa il meccanismo per le Gps. Non funziona sistema per le domande dei prof precari

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Ancora un’interruzione nel sistema informatico delle Gps; l’innovativo strumento che a un mese dall’inizio delle attività scolastiche, dovrebbe filare liscio come l’olio per garantire tutte le nomine dei supplenti, è Ko. Siamo molto preoccupati; c’è solo il sindacato accanto a centinaia di migliaia di docenti e le nostre sedi hanno esaurito tutti i possibili spazi in agenda per garantire consulenza e supporto ai futuri aspiranti precari della scuola, sicuramente più di un milione». Lo afferma in una nota la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.

La denuncia è stata lanciata attraverso un telegramma inviato alla ministra Azzolina, insieme con le altre organizzazioni sindacali: Flc-Cgil, Uil-scuola, Gilda e Snals.

«La scadenza prevista per il 6 agosto e il tempo assegnato alle procedure di soli 15 giorni, avrebbero fatto andare in tilt anche il più consolidato e sperimentato sistema informatico», aggiunge.

«Ma in Viale Trastevere c’è chi continua a non voler ascoltare e questi sono i risultati. Cosa succederà nei prossimi giorni o meglio come faranno le scuole ad inizio anno a coprire tutte le cattedre vacanti? Un mistero che si nasconde nell’ algoritmo che sarà prodotto alla fine di agosto. Ricordiamo un po’ tutti – rileva ancora l’esponente della Cisl – la storia recente dell’ingorgo informatico che trasferì da una parte all’altra della penisola docenti di ruolo solo perché avevano prodotto una semplice domanda di trasferimento. Siamo certi che i sistemi si possono neutralizzare ma ci vuole un buon programmatore».

Uil-scuola: «Il lavoro della commissione Bianchi va reso pubblico»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Che fine ha fatto il lavoro della commissione Bianchi? Il testo con le indicazioni per la riapertura delle scuole va reso pubblico»: lo ha chiesto il segretario generale della Uil-scuola Pino Turi ieri mattina nel corso di una diretta su Fb organizzata dalla Uil scuola Reggio Emilia.

«Ci sono 18 tecnici che hanno lavorato, gratuitamente, per settimane, su incarico del ministro mettendo a punto un piano, pronto dal 27 maggio e ridefinito il 12 luglio che è rimasto nei cassetti di Viale Trastevere», ha osservato Turi.

«Perché non c’è traccia di quel lavoro? Perché l’idea di un anno costituente della scuola dopo il Covid non è progetto da mettere al centro di un dibattito pubblico? Il ministro Azzolina ci sta chiedendo continuamente di firmare il protocollo sulla sicurezza – ha aggiunto Turi – senza un progetto è solo un elenco di adempimenti. Non ci sono idee solo strumenti, di distrazione. La scuola va tolta dal terreno dello scontro politico. La scuola è democrazia, educazione, è far sognare i giovani, è far crescere il Paese. Lo abbiamo scritto pure nel contratto: è comunità educante».

In Italia molti edifici scolastici hanno 100 anni

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Molti edifici scolastici italiani hanno almeno 100 anni di vita, in particolare in Liguria (20%) e Piemonte (16%). In Puglia, Molise, Calabria e Sardegna, circa la metà del patrimonio di edilizia scolastica è stato costruito dopo il 1976. La regione con minor presenza di edifici costruiti dopo il ’76 è la Liguria (23%). È quanto emerge dal report dell’ “Osservatorio Povertà educativa minorile #conibambini” che, insieme ad Openpolis, indaga sullo stato dell’edilizia scolastica in vista del rientro degli studenti nelle scuole a settembre poiché le regole di distanziamento fisico imposte dall’emergenza Coronavirus obbligano ad un diverso utilizzo degli spazi scolastici.

Secondo l’indagine, inoltre, 1 edificio su 4 non è stato costruito per essere una scuola, ma riadattato successivamente, soprattutto in Campania, Emilia-Romagna, Umbria, Calabria, Lazio, Ligura e Puglia.

«Siamo davanti a una emergenza, ma anche a una grande opportunità: ripensare lo sviluppo del paese mettendo realmente al centro i minori e promuovendo comunità educanti – commenta Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini – .La scuola è un fattore centrale in questo processo, anche se non l’unico. Abbiamo una edilizia scolastica vecchia, come anno di costruzione, ma non è da meno il modello educativo per il quale sono stati progettati gli edifici o, peggio, sono stati riconvertiti. Penso invece al Centro educativo di Mirto a Partinico, voluto da Danilo Dolci e ideato con gli stessi ragazzi e abitanti a metà anni ’70, con aule e spazi a misura di bambino e pensati per una didattica innovativa. Dopo 45 anni, però, quell’approccio è considerato ancora “nuovo” e non è diventato esperienza diffusa nel Paese».

La presenza di complessi storici o comunque edifici vetusti, varia da una regione all’altra. Se si prendono in considerazione edifici che hanno almeno 100 anni, in Liguria circa il 20% del patrimonio edilizio scolastico è stato costruito prima del 1920, in Piemonte il 16% e attorno al 10% in Lombardia, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Toscana e Friuli Venezia Giulia.

Le regioni dove incide maggiormente la presenza di edilizia scolastica post 1976 sono Puglia, Molise, Calabria e Sardegna. In questi territori circa la metà del patrimonio di edilizia scolastica è stato costruito negli ultimi 45 anni. Le regioni con minor presenza di edifici costruiti dopo il ’76 sono Liguria (23%), Veneto (20%) e Piemonte (7%). Nel caso di Piemonte e Veneto però incide anche l’alta quota di edifici per cui questa informazione non è disponibile: 36% in Veneto, 58% in Piemonte.

La quota di edifici costruiti dopo il 1976 è più bassa soprattutto nelle città principali, dove i servizi scolastici si sono sviluppati storicamente prima. Altro aspetto, secondo i dati elaborato da Con i Bambini e Openpolis, circa il 77% degli edifici scolastici è stato costruito già con questa funzione, mentre quasi un edificio su 4 (23%) è stato riadattato solo inseguito per un uso scolastico. Anche in questo caso le percentuali variano molto da regione a regione.

Si trovano infatti al di sotto della media nazionale Campania (61% di edifici costruiti appositamente per uso scolastico), Emilia-Romagna (69%), Umbria e Calabria (70%), Lazio (73%), Liguria e Puglia (75%). Oltre l’85% degli edifici era concepito per un uso scolastico già al momento della costruzione in Abruzzo, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Molise.

Azzolina: “I docenti in più andranno a infanzia ed elementari”

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Nella lunga e urgente informativa alla Camera, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, senza regalare particolari novità sulla ripartenza, ha assicurato che “a breve saranno pronte linee guida per il ritorno in classe per la scuola dell’infanzia”. Ha accennato qualcosa, del documento che è in mano alla viceministra Anna Ascani: “I bambini di età inferiore ai sei anni hanno bisogno di stabilità del gruppo, spazi interni a uso esclusivo della classe, ingressi a fascia temporale aperta”. I docenti che saranno assunti a tempo determinato in via straordinaria – ci sono 1,3 miliardi sulla questione, non ancora definiti nel dettaglio – “andranno alla scuola dell’infanzia e della primaria”.

Sul tema infanzia, e il rispettivo documento in via di elaborazione e da consegnare al Comitato tecnico scientifico, “Repubblica” aggiunge: non si prevederà, perché non è possibile, un distanziamento tra bimbi (parliamo di alunni al di sotto dei sei anni), i piccoli non porteranno mascherine, ci sarà una rete di protezione più robusta fatta di triage all’ingresso e tracciamento immediato di fronte all’emersione di positività. Non ci dovrà essere uno scambio tra gruppi diversi, né in aula, né in mensa. Gli oggetti di uso comune e la biancheria per i lettini saranno quotidianamente sanificati.

“Ecco i corsi digitali per la formazione”

La ministra Azzolina ha voluto soffermarsi sull’educazione online, che agli istituti superiori diventerà quotidiana anche per il prossimo anno scolastico. “La formazione del personale scolastico di questa stagione sarà digitale. La garantiranno le scuole, in presenza e in rete. I corsi sono già partiti e andranno avanti fino al dicembre 2021”. I temi previsti sono: Intelligenza artificiale, uso di App e piattaforme di e-learnig, cittadinanza digitale.

Azzolina ha ricordato che ci sono 236 milioni di euro per libri, zaini e dispositivi digitali da girare agli studenti meno abbienti. “Li daranno direttamente le scuole, hanno aderito alla campagna 4.900 istituti. Abbiamo triplicato i soldi per il diritto allo studio”. Dei 2,5 milioni di banchi monouso chiesti dai presidi, oltre 1,7 milioni andranno alle medie e alle superiori e 750.000 banchi saranno per la scuola primaria. Per la ripartenza “abbiamo messo a finanziamento 2,9 miliardi di euro e da quando ho giurato al ministero ho firmato assegni per 6 miliardi”.

L’opposizione: “Alle superiori ancora Dad”

L’opposizione ha fatto notare negli interventi che l’informativa non ha offerto, a 49 giorni dal via, indicazioni sul milione di studenti che rischiano di non entrare in classe per il distanziamento impossibile, sullo scaglionamento degli ingressi, sulle contraddizioni della Azzolina sul capitolo docenti precari: “Li difendeva da sindacalista Anief e da ministra ha firmato un decreto che li licenzierà in caso di lockdown”. Ancora,  il portale delle domande per le nuove supplenze Gps “va in tilt ogni giorno”.

La deputata Valentina Aprea, Forza Italia: “Le scuole superiori hanno già deciso che ricorreranno in modo massiccio alla Didattica a distanza e per riaprire le scuole saranno necessari 250 mila supplenti”. Rosa Maria Di Giorgidel Pd: “Servono tante risorse per la scuola, deve intervenire tutto il governo e tutti gli studenti devono tornare in classe. Tutti”.

Ministero, su organico Ministra ha dato rassicurazioni in Parlamento

da Orizzontescuola

di redazione

Comunicato MI – Con riferimento alla lettera che le Regioni hanno inviato alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in materia di organico della scuola il Ministero ricorda che proprio oggi, in Parlamento, durante l’informativa sulla ripresa di settembre, la Ministra ha rassicurato su questo punto, dicendo che: “Il tema dell’organico è centrale per la scuola.

Abbiamo bisogno di docenti e personale ATA per poter operare. Anzi, senza di loro nulla sarebbe, ovviamente, possibile – ha spiegato la Ministra –. Per questo abbiamo chiesto al MEF oltre 80mila assunzioni a tempo indeterminato per i docenti. Non solo: grazie alle risorse stanziate con il decreto rilancio, avremo più docenti e ATA da distribuire su tutto il territorio nazionale. L’Amministrazione ministeriale sta lavorando in queste ore alla distribuzione delle risorse agli Uffici Scolastici Regionali. A giorni saranno formalizzate.

Non abbiamo mai perso di vista, anche in questi mesi così complessi, tutte quelle operazioni che servono ad avviare il nuovo anno e a gettare le basi per quelli successivi. Abbiamo bandito – ha proseguito – 78mila posti per assumere nuovi insegnanti. Li espleteremo al più presto per riattivare una macchina concorsuale ferma da troppo tempo, con grave danno per la scuola, che senza concorsi non ha tutti gli insegnanti di cui ha bisogno.

Abbiamo garantito anche la mobilità del personale scolastico, istituito le graduatorie provinciali per le supplenze, digitalizzando tutta la procedura, e con la call veloce consentiremo ai docenti collocati in posizione utile nelle graduatorie concorsuali e nelle graduatorie ad esaurimento, di poter esprimere, volontariamente, l’opzione per l’immissione in ruolo in una regione diversa da quella della graduatoria di appartenenza, velocizzando la loro assunzione e andando a coprire posti che altrimenti resterebbero vuoti”.

Graduatorie provinciali, malfunzionamenti nel sistema. Sindacati chiedono proroga dei termini

da Orizzontescuola

di redazione

I sindacati chiedono intervento per ripristinare il regolare funzionamento nel tempo più breve possibile, prevedendo sin da ora una proroga dei termini di scadenza previsti.

Le organizzazioni sindacali del Comparto Istruzione – Settore Scuola FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, denunciano il grave malfunzionamento del sistema di gestione di inserimento delle domande di GPS che perdura oramai da diverse ore già dall’apertura della funzione, provocando gravissimi disservizi e malcontento tra le centinaia di migliaia di docenti precari alle prese in queste ore con la compilazione delle domande.

Altrettanto preoccupanti sono le conseguenze che un non corretto funzionamento del sistema può comportare rispetto alla regolare e tempestiva compilazione delle graduatorie, dalle quali si dovrà attingere per le tantissime nomine di supplenza cui sarà Inevitabile fare ricorso.

Si chiede a tale proposito l’immediato intervento per ripristinare il regolare funzionamento nel tempo più breve possibile, prevedendo sin da ora una proroga dei termini di scadenza previsti.

Il perdurare del disservizio può configurarsi come “interruzione di pubblico servizio”, condizione tale da compromettere gravemente i diritti del personale interessato oltre al grave danno in termini di efficenza delle procedure amministrative ad esso correlate a partire dal regolare avvio dell’anno scolastico.

Assunzioni e protocollo di sicurezza, il fine luglio caldissimo del Ministero dell’Istruzione

da Orizzontescuola

di Andrea Carlino

Alle 12, alla Camera la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, leggerà l’informativa urgente sull’avvio dell’anno scolastico. Non solo le misure per garantire il normale riavvio delle lezioni, ma anche questioni riguardanti gli organici.

Nei prossimi giorni (probabilmente già in questa settimana), Azzolina chiuderà la prima partita, cioè l’assunzione di circa 50mila docenti da impegnare solo nell’anno scolastico 2020-2021: assunzioni a tempo determinato con la clausola di interruzione del rapporto in caso di lockdown. Il costo dell’operazione è di circa un miliardo, fondi già stanziati dal Decreto Rilancio. Non sono mancate polemiche su questa misura, ma il Ministero è deciso ad avere avanti anche per cercare di colmare i vuoti di organico.

Docenti e Ata assunti, ma licenziati in caso di lockdown: i precari “usa e getta”

L’altra partita che si è cercherà di chiudere sarà quella delle immissioni in ruolo: Azzolina ne chiede 80mila, il Ministero dell’Economia riflette. Si aspetta il via libera per i docenti da immettere in ruolo attraverso le varie graduatorie e il nuovo meccanismo della “chiamata veloce”.

Poi ci sarà da definire la questione riguardante il protocollo di sicurezza. Lunedì prime indiscrezioni sulla bozza che dovrà essere firmato da Ministero e organizzazioni sindacali. Tra test sierologici e misurazione della temperatura, Azzolina conta di chiudere al più presto considerando anche l’altra emergenza, quella dei banchi a rotelle su cui divampa la polemica politica. Anche la questione riguardante i trasporti è sul tavolo della ministra.

Una corsa contro il tempo per avere tutto pronto per il rientro in classe degli studenti previsto per il 14 settembre.

Organici scuola: per la ministra Azzolina questa è una priorità

da La Tecnica della Scuola

L’impegno del Ministero sugli organici chiesto dalle organizzazioni sindacali ma anche dalle Regioni è assolutamente fuori discussione: lo ribadisce la ministra Azzolina tramite un comunicato stampa che richiama quanto già annunciato in mattinata nel corso dell’intervento svolto alla Camera.

Le richieste delle Regioni

Fin da un mese fa le Regioni avevano inviato una lettera alla Ministra sottolineando la necessità di un aumento netto di organico docente e Ata: “Occorre prevedere – scrivevano le Regioni – un adeguato incremento finalizzato a garantire il recupero dei tagli operati sui posti comuni dei docenti sull’organico 2020-2021, per riportarli ai livelli dell’anno scolastico in corso”.
Le Regioni chiedevano però anche “un aumento temporaneo dei contingenti, per realizzare un rafforzamento di ‘organico per l’emergenza’, che permetta di affrontare al meglio il delicato anno scolastico alle porte”.

Le rassicurazioni della Ministra

“Il tema dell’organico – ha sottolineato oggi alla Camera la Ministra – è centrale per la scuola. Abbiamo bisogno di docenti e personale ATA per poter operare. Anzi, senza di loro nulla sarebbe, ovviamente, possibile. Per questo abbiamo chiesto al MEF oltre 80mila assunzioni a tempo indeterminato per i docenti. Non solo: grazie alle risorse stanziate con il decreto rilancio, avremo più docenti e ATA da distribuire su tutto il territorio nazionale. L’Amministrazione ministeriale sta lavorando in queste ore alla distribuzione delle risorse agli Uffici Scolastici Regionali. A giorni saranno formalizzate”.

Ma secondo Azzolina ci sono anche altre misure che serviranno a far ripartire la scuola in sicurezza: “Abbiamo bandito concorsi per 78mila posti per assumere nuovi insegnanti. Li espleteremo al più presto per riattivare una macchina concorsuale ferma da troppo tempo, con grave danno per la scuola, che senza concorsi non ha tutti gli insegnanti di cui ha bisogno”.

Mobilità e supplenze

E ci sono anche le regole sulla mobilità e sul conferimento delle supplenze alle quali la Ministra attribuisce una funzione importante: “Abbiamo garantito la mobilità del personale scolastico, istituito le graduatorie provinciali per le supplenze, digitalizzando tutta la procedura, e con la call veloce consentiremo ai docenti collocati in posizione utile nelle graduatorie concorsuali e nelle graduatorie ad esaurimento, di poter esprimere, volontariamente, l’opzione per l’immissione in ruolo in una regione diversa da quella della graduatoria di appartenenza, velocizzando la loro assunzione e andando a coprire posti che altrimenti resterebbero vuoti”.