Quali forme di collaborazione esistono tra piccola scuola e piccolo comune? Quali sono le condizioni che favoriscono un funzionamento efficace e sostenibile di un piccola scuola? E quali le azioni che possono essere intraprese per sostenerla e mantenerne la funzione di presidio culturale sul territorio?
A questi interrogativi prova a rispondere un nuovo rapporto del gruppo di ricerca Indire sulle Piccole Scuole, già disponibile online, che nasce nell’ambito dell’accordo tra Indire e ANCI per l’attuazione del Piano per l’istruzione rivolto alle aree rurali e montane del Paese (Legge n. 158/2017).
L’indagine, alla quale hanno preso parte rispondendo a un questionario i referenti dei piccoli comuni (sindaci e assessori all’istruzione) e delle piccole scuole d’Italia (dirigenti scolastici o responsabili di plesso), ha cercato di individuare alcune delle tipologie di collaborazione possibile fra scuola e territorio.
Dai risultati presentati nel rapporto di ricerca emergono da un lato il ruolo strategico della scuola per i piccoli comuni, anche per allontanare il rischio dello spopolamento, dall’altro la necessità di doversi aprire maggiormente alla comunità e di andare oltre “l’edificio scolastico”, provando a creare un’alleanza educativa permanente e una gestione amministrativa partecipata dei servizi scolastici.
Condotta in un periodo in cui non si poteva ancora nemmeno sospettare l’emergenza sanitaria che di lì a poco avrebbe travolto anche il nostro Paese, questa indagine vuole fornire un piccolo contributo per lo sviluppo di una scuola di prossimità che faccia dell’alleanza virtuosa con i comuni l’elemento da cui ripartire e attraverso il quale ripensare l’offerta educativa e un nuovo ruolo culturale che si nutra di una collaborazione finanziaria, didattica e organizzativa dell’amministrazione locale.
DOCUMENTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ANP del 15 luglio 2020
Il Consiglio Nazionale dell’ANP, riunitosi in videoconferenza il giorno 15 luglio 2020, ritiene che la ripresa delle attività didattiche in presenza, prevista per il prossimo settembre, non possa risolversi in un onere caricato solo sulle spalle dei dirigenti, dei docenti e di tutto il personale della scuola.
Ognuno deve fare la sua parte.
Il Ministero dell’istruzione è chiamato a fornire tempestivamente indicazioni chiare sui livelli essenziali delle prestazioni e sulle misure da applicare nei vari contesti territoriali. Il protocollo nazionale di sicurezza deve essere messo a disposizione delle scuole senza ulteriore indugio: ogni ufficio scolastico regionale, infatti, sta pubblicando proprie linee guida in attesa di un protocollo nazionale e questo, oltre ad essere scorretto, produce soprattutto ulteriore confusione e disorientamento. Se le scuole, sulla base delle misure previste, devono effettuare la ricognizione degli spazi necessari per la ripresa delle attività didattiche in presenza, spetta però agli Enti proprietari mettere a loro disposizione, nei tempi più brevi, dei locali pienamente idonei. Qualora fosse impossibile reperire tali spazi, il Ministero deve definire come, entro quali limiti e con quali risorse potrà essere garantito il servizio nelle scuole di ogni ordine e grado, con particolare riguardo alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alle tematiche dell’inclusione.
Non è compito dell’autonomia scolastica, infatti, trovare le soluzioni a questi problemi. Non sono i dirigenti delle scuole che possono sostituirsi a chi ha il dovere di assumere decisioni che riguardano l’intero sistema scolastico del Paese.
Il Consiglio Nazionale dell’ANP continua ad affermare con forza e con coerenza il nesso organico tra autonomia e dirigenza, sottolineando l’urgenza del suo rafforzamento concreto attraverso interventi di riordino normativo oggi più che mai improcrastinabili. L’autonomia scolastica è – e deve essere – effettivamente funzionale a garantire le opportunità per il successo formativo degli studenti. Non è tollerabile che le vengano attribuite finalità eterogenee: si tratterebbe di una maldestra operazione mirata a deresponsabilizzare i soggetti da chiamare effettivamente in causa. In questo momento, non è realistico invocare l’autonomia pretendendo che i dirigenti gestiscano una situazione straordinaria con mezzi ordinari e già da tempo inadeguati, assumendosi al contempo responsabilità improprie. Gli organici sono stati attribuiti come se nulla fosse successo: mancano docenti per la gestione degli sdoppiamenti delle classi o delle diverse articolazioni del gruppo studenti, nonché per la sostituzione degli assenti, ancora vincolata a tempistiche che non tutelano la garanzia del servizio; mancano collaboratori scolastici in numero sufficiente a provvedere alle operazioni richieste dai protocolli; mancano gli assistenti amministrativi e i DSGA il cui concorso, ancora in atto, accumula ritardi gravissimi e inspiegabili. Manca ancora una precisa definizione della responsabilità penale colposa dei dirigenti della scuola: non si può più attendere.
Il Consiglio Nazionale dell’ANP conferisce mandato al Presidente Nazionale di mettere in atto tutte le iniziative coerenti con il presente documento fino a dichiarare lo stato di agitazione di una categoria che, nonostante la rabbia e la stanchezza, continua a garantire il suo apporto nell’interesse di tutti i cittadini con il consueto senso di responsabilità.
Ritorno a scuola in sicurezza, aprire confronto su organici
Questa mattina incontro con la ministra Azzolina
Domani conferenza stampa unitaria dei sindacati
Si è svolto questa mattina in video collegamento un breve incontro tra i sindacati e la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in merito alle norme di sicurezza anti-Covid da adottare per l’avvio del prossimo anno scolastico.
In apertura la ministra ha comunicato alle organizzazioni sindacali la possibilità di derogare ai criteri sul numero di alunni per aula fissati dall’articolo 64 della legge Gelmini 133/08 che, imponendo l’innalzamento dei parametri, ha provocato il fenomeno delle classi pollaio che in molti casi superano i 30 studenti.
FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams hanno chiesto un provvedimento legislativo urgente per garantire la massima sicurezza nella ripresa delle attività didattiche in presenza a settembre e l’apertura di un confronto sugli organici che, come più volte sottolineato anche dagli Enti Locali, rappresentano un perno fondamentale per far ripartire la scuola nel pieno rispetto delle misure di prevenzione.
Inoltre i segretari generali delle cinque sigle sindacali hanno posto la necessità di un ripensamento da parte dell’Amministrazione circa le procedure straordinarie per l’immissione in ruolo di docenti, Dsga e Ata.
La ministra ha concluso rinviando la discussione a ulteriori incontri che avranno luogo nei prossimi giorni.
Domani mattina alle ore 10.30 su piattaforma Hangouts Meet i cinque maggiori sindacati rappresentativi della scuola terranno una videoconferenza stampa sui principali nodi da sciogliere per l’inizio dell’anno scolastico: risorse economiche, distribuzione degli alunni per classe, organizzazione di orari e didattica, assunzioni dei precari.
Scuola, Spazi di apprendimento, Progettazione architettonica
di Elena Tenti
Il momento storico che stiamo vivendo, pieno di cambiamenti e necessità urgenti in tema di ambiente e sostenibilità, chiede alla scuola di delineare il suo nuovo profilo, fatto di progetti, di didattica innovativa, di spazi di apprendimento. Anche le voci di protesta degli studenti e le linee politiche attuali spingono la comunità scolastica a confrontarsi sull’equilibrio del pianeta e sulla costruzione di scenari diversi di crescita economica e sociale. Ormai non è più possibile guardare all’ambiente trascurando questi fattori; clima, suolo, acqua, energia devono essere valutati in senso più globale, integrando questi elementi per rispondere a sfide sempre più complesse. Ecco perché la scuola può giocare un ruolo fondamentale nell’innovazione.
La progettualità degli spazi
L’Agenda 2030 sottolinea l’istruzione di qualità coinvolgendo la scuola in più ambiti: formativo, occupazionale, inclusivo, sostenibile. Ma ciò che colpisce maggiormente è che il tema chiave per coniugare tutte le diverse dimensioni della sostenibilità non riguardi solo la didattica: la progettualità degli spazi. Come sottolinea L. Tosi, il riconoscimento dello spazio come fattore su cui intervenire per sostenere il miglioramento dei processi di apprendimento, è una conquista piuttosto recente (1). Il modello di scuola fatto di aule e corridoi ha dominato il panorama architettonico per lungo tempo. Allo stesso modo la disposizione degli arredi scolastici ha seguito naturalmente questa concezione creando una linea di progettazione ritenuta la più efficiente per fornire istruzione al maggior numero possibile di studenti. Alla base di questo pensiero vi era la convinzione che tutti dovessero acquisire conoscenze negli stessi tempi e nelle stesse modalità. Ma nel tempo, la scuola si è confrontata con l’efficacia del servizio scolastico, con i diversi stili cognitivi degli alunni, con nuovi strumenti e metodi di apprendimento. È diventato quindi necessario personalizzare gli apprendimenti. Questo tempo è arrivato dopo tanti altri momenti di cambiamento fondamentali, che hanno segnato la storia della scuola italiana: l’aggiornamento dei curricoli, l’introduzione di nuove tecnologie, la riorganizzazione del tempo-scuola. La convinzione che lo spazio può diventare portatore di significato, facilitatore di processi e contesti di apprendimento, non si può più ignorare.
Un altro aspetto di cui tener conto per comprendere il ruolo che lo spazio fisico sta assumendo nell’ambito delle politiche nazionali sono i piani di intervento promossi dalle amministrazioni. Le innovazioni nell’ambito dell’edilizia scolastica sono rimaste piuttosto isolate e difficilmente hanno prodotto mutamenti significativi nei grandi numeri. Ma quando le amministrazioni locali o centrali, oltre ad intervenire sui singoli edifici, hanno cercato di sensibilizzare la comunità territoriale a riflettere sul rapporto tra architettura e pedagogia, si può constatare che le esperienze di innovazione degli ambienti sono diventate casi significativi di intervento. In alcuni casi l’edilizia scolastica è diventata proprio un elemento strategico delle politiche educative.
Recentemente più voci nel panorama formativo e culturale – Legambiente, Fondazione Agnelli, Compagnia di San Paolo – hanno sottolineato la necessità di investire negli edifici scolastici come elemento costante per influire sulla qualità del sistema scolastico. Guardare alla necessità di intervenire negli edifici scolastici permetterà di affrontare le criticità legate alla scuola che da sempre la toccano in modo particolare.
La centralità del progetto dell’aula
Il numero e la distribuzione degli edifici scolastici su tutto il territorio italiano sono indicatori importanti per sottolineare i bisogni e la caratterizzazione delle scuole nelle singole regioni. Ma l’elemento dell’aula scolastica rimane al centro delle osservazioni pedagogiche e didattiche degli esperti che sottolineano come, nonostante le influenze metodologiche innovative e le ricerche architettoniche, la didattica rimane troppo trasmissiva. Lo schema grafico dell’aula rispecchia l’assetto rigido della modalità con cui si fa lezione. Le didattiche innovative e le nuove metodologie spingono a stimolare ancora nuovi stili di apprendimento e a progettare spazi flessibili che accolgano attività comuni e laboratoriali.
Le aule 2.0 e 3.0 erano state pensate utilizzando un approccio globale centrato sulla predisposizione di arredi e dispositivi tecnologici da adattare ai diversi spazi disponibili. Questa azione però ha sottolineato ancora di più la diversità delle tipologie presenti nel territorio. Guardare ali edifici scolastici porterà ad elaborare strategie coerenti con ciascuna realtà, cercando di coniugare progettazione di spazi con scelte didattiche.
La scuola come espressione della comunità
Mantenere il patrimonio degli edifici scolastici richiede notevoli sforzi ed energie per far sì che si possa rendere le scuole efficienti e si possano risparmiare risorse importanti. Le scuole hanno poi un forte valore simbolico: esprimono l’intera comunità e il valore educativo che gli è riconosciuto. Ogni attività di ristrutturazione o modifica ha un risvolto etico che esprime il senso della comunità stessa. I Comuni, le Città Metropolitane, le Province faticano molto per mantenere attività di manutenzione, essere sostenibili in campo energetico, per rendicontare alla comunità le attività svolte per motivi economici, tecnici e burocratici. La scarsa autonomia decisionale e i limiti nella programmazione e nella ricerca delle risorse talvolta fermano o rallentano fortemente i processi. Occorrerà ragionare con progetti di lungo periodo, che possano conciliare queste diverse ottiche di lettura.
Lo spazio vissuto assieme
Gli edifici scolastici sono spazio di accoglienza per l’intera comunità scolastica, ma non sempre sono luoghi inclusivi per tutti e facilitatori di relazioni positive. Al di là dell’accessibilità fisica in funzione della disabilità motoria, che poi non è così scontata, molte barriere limitano le attività collettive e l’apertura all’intero territorio. Anche le trasformazioni avvenute negli ultimi anni all’interno della società spingono a guardare alla scuola come elemento propulsore nella conciliazione dei tempi tra il lavoro e la famiglia e nella disponibilità di spazi dedicati all’offerta educativa.
Gli studenti diminuiscono
La diminuzione degli alunni, con differenze nei plessi e nei territori, porterà ad un generale svuotamento degli spazi interni e a una forte contrazione delle ore di docenza del personale. La fotografia della realtà scolastica in un futuro piuttosto immediato sarà quella di classi più piccole con spazi disponibili e docenti impegnati nel potenziamento dell’offerta formativa sul territorio. L’esperienza proposta a livello normativo dalla Legge 107/2015 sull’organico dell’autonomia ha insieme elementi di forza e di criticità: nel tempo si è constatato che le ore di disponibilità degli insegnati hanno coperto per la maggior parte supplenze ed attività per il funzionamento del plesso piuttosto che per ampliare le esperienze didattiche curricolari e non. Anche per la scuola tempo e spazio diventano risorse sempre più preziose da mettere sempre di più a sistema e impiegate in una visione globale.
Nuove potenzialità
Una possibilità importante può essere trovata nella formazione. Dopo un lungo periodo passato a condividere strategie e metodologie educative innovative, la comunità scolastica e gli addetti ai lavori (professionisti, operatori di settore) possano programmare insieme il futuro del patrimonio degli edifici scolastici. Ora è il tempo di interrogarsi, di dare il proprio contributo alle diverse competenze, di riprogettare l’edificio scolastico partendo dalle sue reali esigenze, cercando di esprimere la sua storia, analizzando le criticità riscontrate (legate alla struttura, al risparmio energetico, all’organizzazione) per delineare un quadro di potenzialità future e definire concrete modalità di realizzazione dei propri progetti.
(1) L.Tosi e E. Mosa, Edilizia scolastica e spazi di apprendimento: linee di tendenza e scenari, Fondazione Agnelli, Torino, 2019
Educhi-amo-ci all’incontro: Le idee di Papa Francesco sull’educazione
diCarlo De Nitti
L’educazione secondo Papa Francesco è il titolo scelto per pubblicare, curati da Ernesto Diaco, gli Atti della X Giornata pedagogica del Centro Studi per la Scuola Cattolica (C.S.S.C.), tenutasi in Roma il 14 ottobre 2017, editi nel 2018 per i tipi delle Edizioni Dehoniane con la prefazione di S.E.R. Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.).
In questo volumetto (pp. 137), ogni lettore può agevolmente invenire una sinossi tanto agile quanto articolata del pensiero, ovviamente in fieri, del pensiero del Santo Padre, in materia di educazione, di pedagogia e di scuola, in ragione dell’alto profilo dei partecipanti alla Giornata ed ai conseguenti Atti qui presentati.
Ad una persona di scuola – quale chi scrive è da ormai circa trentacinque anni – non può non interessare, convinto com’è anch’egli che: <<ogni persona è costantemente inserita in una rete di relazioni con altre persone dalle quali riceve ed alle quali dà stimoli che lasciano evidentemente qualche segno e, quindi, in un certo senso, educano>> (NUNZIO GALANTINO, p. 5).
Attraverso i sei saggi che costituiscono il volume, gli Autori [ANTONIO SPADARO, ANGELO VINCENZO ZANI, GIUSEPPE ZANNIELLO, GIUSEPPE MARI (1965-2018), GIUSEPPINA DEL CORE, SERGIO CICATELLI] lumeggiano, da par loro, gli aspetti più peculiari dell’impegno educativo e della riflessione pedagogica di Papa Francesco, a partire dai suoi anni giovanili ed arcivescovili a Buenos Aires ma anche il suo essere “gesuita” – il primo pontefice gesuita, e latino-americano, della storia bimillenaria della Chiesa cattolica – ovvero membro della più grande Congregazione che si prefigge, quale proprio fine fondamentale, l’educazione.
Dalla lettura del testo qui presentato è possibile evincere i nuclei tematici fondamentali delle riflessioni sull’educazione di Papa Francesco; centrale è <<evitare che la luce di Cristo resti per molti un ricordo lontano o che, peggio ancora, resti in mano a una piccola ed eletta schiera di “puri”: questo trasformerebbe la Chiesa in una setta>> (ANTONIO SPADARO, p. 14).
Occorre, quindi, connettere la sfida educativa del XXI secolo a quella antropologica: gli educatori non possono aver risposte pre-costituite alla domande, ma devono suscitarne di sempre nuove e creative. <<Questa pedagogia vivace fa leva sull’inquietudine e sulle domande, che ha una concezione inclusiva della verità ed ha un’impostazione di largo respiro si fonda sul fatto che l’educazione non è una tecnica ma una fecondità generativa >> (ANTONIO SPADARO, p. 21) per costruire ponti tra le generazioni per venire incontro ai giovani ed ai loro bisogni formativi. Nello scenario del nostro tempo “liquido” <<si può notare come gli interventi di Papa Francesco per la scuola e per l’educazione siano profetici e carichi di risposte […] come fattori che immettono un’anima negli scenari del futuro>> (ANGELO VINCENZO ZANI, p. 28).
Non vi è chi non veda come peculiarità specifica delle riflessioni del Pontefice sia la passione educativa che ha come fine ultimo il perseguimento della cultura dell’incontro nell’ottica del bene comune. Soltanto mediante l’incontro ed il dialogo è possibile comporre le fratture che caratterizzano il tempo presente: quella tra laicità e religione; quella tra generazioni e quella tra uomo/società e natura/ambiente.
Per questo fine, sulla scia della Populorum progressio di Papa Paolo VI (1967), Papa Francesco afferma che <<occorre, quindi, educare ogni persona a diventare cittadino responsabile del bene comune, capace di costruire un nuovo modello culturale […] che vada al di là dei muri e delle barriere>> (ANGELO VINCENZO ZANI, p. 35): occorre un’educazione in uscita, che valorizzi tutti i linguaggi dell’uomo – quello della testa, quello del cuore e quello delle mani – a favore di una cultura dell’incontro e dell’ascolto che consenta di abbattere tutti i muri materiali e spirituali che dividono gli uomini, anche mediante l’educazione informale (arte, sport, musica).
Proprio attraverso di essa è più agevole intercettare i bisogni ed i desideri dei giovani verso i quali <<lo sguardo di Francesco […] è sempre uno sguardo positivo che rifugge da qualunque tentativo di giudizio categorizzante>> (GIUSEPPINA DEL CORE, p. 101). A loro, infatti, chiede di <<>diventare artigiani di futuro>>, <<essere capaci di sognare>>, <<mettersi in gioco puntando su grandi ideali>>, <<ricostruire una nuova fiducia nella vita>>, <<trasformare la difficoltà in opportunità>>, prendere la vita nelle proprie mani e decidere responsabilmente>>, <<avere il coraggio di andare controcorrente>>, <<essere protagonisti del cambiamento della società>>, <<essere costruttori di un’umanità nuova>>, <<divenire cittadini responsabili>> (GIUSEPPINA DEL CORE, p. 113 – 118 passim). In una parola, di divenire ed essere uomini liberi …
Una concreta testimonianza delle idee di Papa Francesco sull’educazione è nell’esperienza di Scholas Occurrentes, <<una rete mondiale di scuole le cui origini risalgono ai programmi “Scuola del vicinato” e “Scuole sorelle” promossi dall’allora arcivescovo Bergoglio per favorire la collaborazione tra scuole e territorio, tenuto conto anche della crisi del “patto educativo” scuola-famiglia>> (GIUSEPPE MARI, pp. 90 – 91).
Oggi esse sono una realtà consolidata in 190 Paesi a partire da quando – il 15 agosto 2015 – venne eretta la Fondazione di diritto pontificio Scholas Occurrentes: <<Globalizzare la speranza è la specifica missione dell’educazione […] per consentire a ogni cittadino di sentirsi attivamente partecipe nella costruzione di una nuova società>> (ANGELO VINCENZO ZANI, pp. 43 – 44). Anche in Italia l’esperienza si sta diffondendo e consolidando, ma tanto è ancora tanto da fare … con impegno e dedizione da parte di tutt*!
Ministero dell’Istruzione Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali ai dirigenti titolari degli Uffici scolastici Regionali per l’Umbria, la Basilicata e il Molise e, p.c., al Sovrintendente Scolastico per la Scuola in lingua italiana di Bolzano all’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano all’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano al Dirigente del Dipartimento Istruzione e cultura per la Provincia di Trento al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle D’Aosta ai Dirigenti Scolastici delle Scuole polo per la formazione
Oggetto: Piano per la formazione dei docenti sull’insegnamento dell’educazione civica di cui alla legge n.92/2019.
Carissimi,
vi trasmetto, per il seguito di competenza, il Piano per la formazione e il Prospetto delle assegnazioni finanziarie.
Confido, pur nell’addensarsi di molteplici impegni, nella consueta collaborazione. Un caro saluto,
IL CAPO DIPARTIMENTO Dott. Marco BRUSCHI
Ministero dell’Istruzione Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione generale per il personale scolastico – Ufficio VI Formazione del personale scolastico, formazione dei dirigenti scolastici e accreditamento enti
Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione
Maturità, pubblicati i primi dati sui risultati sull’andamento degli Esami. Un diplomato su due prende un voto superiore all’80
Sono disponibili i primi risultati relativi agli Esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado. Esami diversi, quest’anno. A seguito dell’emergenza sanitaria è stata infatti mantenuta la sola prova orale, che si è svolta in presenza e in sicurezza. Un primo ritorno alla normalità scolastica dopo la chiusura delle aule. Sempre in ragione del particolare anno scolastico vissuto, diverso è stato anche il sistema di assegnazione dei crediti. In particolare, il credito del triennio finale è stato rivisto: valeva fino a 60 punti, anziché 40, come prima dell’emergenza. Al colloquio orale si potevano poi conseguire fino a 40 punti. Il voto massimo finale possibile era sempre 100/100, come ogni anno. E si poteva ottenere la lode. Studentesse e studenti sono stati valutati da commissioni interne con la presenza di un Presidente esterno.
I risultati La rilevazione si riferisce ai soli candidati interni. Gli esterni sosterranno l’Esame di Stato nella sessione straordinaria, che inizierà il 9 settembre 2020. Secondo i dati raccolti sul 94% delle studentesse e degli studenti ammessi a svolgere l’Esame, i diplomati risultano essere il 99,5%. Erano il 99,7% un anno fa. Aumentano complessivamente i diplomati con voti superiori a 80, dal 32,8% al 49,6%. I 91-99 sono il 15,9% (erano il 9,7%). I punteggi 81-90 sono il 21,2% (il 16% un anno fa). Il 50,4% delle studentesse e degli studenti si colloca nella fascia di votazione 60-80, erano il 67,1% un anno fa. I 60 passano dal 7% del 2019 al 5,1% di quest’anno. I voti 71-80 passano dal 28,7% al 24,9%, i 61-70 dal 31,4% al 20,4%. Le studentesse e gli studenti con 100 salgono dal 5,6% dell’anno scorso al 9,9%. I docenti hanno assegnato la lode a 12.129fra studenti e studentesse ovvero al 2,6% del totale dei candidati. L’anno scorso le lodi furono, come numero assoluto, 7.513, pari all’1,5% sul totale dei diplomati. Guardando al rapporto percentuale tra diplomati con lode e diplomati totali, la percentuale più alta si registra in Puglia (5,2%). Seguono Umbria (4%), Molise (3,8%), Calabria (3,7%). La media dei voti più alta si conferma nei Licei, dove il 4,1% ha conseguito la lode, il 13%ha avuto 100, il 18,6% tra 91 e 99, il 22,8% tra 81 e 90. È ancora il Classico a primeggiare nella fascia di voto 81-100. Nei voti alti seguono gli indirizzi Tecnici, in cui ha conseguito la lode l’1,5% dei ragazzi, il 7,3% ha avuto 100, il 13,4% 91-99, il 19,1% 81-90. Nei Professionali, lode per lo 0,6%, 100 per il 5,3%, 91-99 per il 12,8%, 81-90 per il 20,3%.
Il 16 luglio l’Aula del Senato, con 159 voti favorevoli, 121 contrari e nessuna astensione, ha rinnovato la fiducia al Governo approvando in via definitiva il DdL di conversione in legge, con modificazioni, del Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34, in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, politiche sociali connesse all’emergenza da COVID-19, nel testo già licenziato dalla Camera.
Scuola, via libera della Camera al decreto rilancio: stanziati oltre 1,6 miliardi per il ritorno in classe
Oltre 1,6 miliardi per far ripartire la scuola a settembre. Li prevede il decreto rilancio, approvato oggi in via definitiva al Senato.
Di seguito le principali misure per la scuola contenute nel provvedimento.
1 miliardo per l’emergenza e 331 milioni già inviati alle scuole
Il decreto istituisce un “Fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19” da 977,6 milioni di euro, presso il Ministero dell’Istruzione, per la ripartenza e con l’obiettivo di contenere il rischio sanitario. Per assicurare la ripresa delle attività scolastiche il decreto incrementa, poi, di 331 milioni di euro il Fondo destinato al funzionamento delle istituzioni scolastiche per l’anno scolastico 2020/2021. Risorse che, già durante la conversione del provvedimento, sono state assegnate ai dirigenti scolastici che possono utilizzarle per l’acquisto di dispositivi di protezione e di materiale per l’igiene individuale o degli ambienti. Ma anche per interventi a favore della didattica per le studentesse e gli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento e altri bisogni educativi speciali, per potenziare la didattica digitale. E poi, ancora, per adattare gli spazi interni ed esterni degli istituti per garantire lo svolgimento delle lezioni in sicurezza o per l’acquisto di servizi professionali, di formazione e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per l’assistenza medico-sanitaria e psicologica, per la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti.
Le scuole hanno già avuto anche 39 milioni per la gestione in sicurezza degli Esami di Stato del secondo ciclo, che si sono svolti in presenza.
Sempre per l’organizzazione di settembre, per poter consentire il distanziamento e ridurre le aule affollate, sono possibili, in base al decreto, deroghe al numero di alunni per classe. A questo scopo il provvedimento prevede la possibilità di attivare ulteriori posti di personale docente e ATA a tempo determinato.
Il decreto incrementa, poi, di 15 mln, per il 2020, il Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione da 0 a 6 anni, stabilendo modalità specifiche per la ripartizione delle risorse, al fine di assicurare la loro tempestiva erogazione.
Stanziati anche 13,1 milioni per evitare il taglio del FUN, il Fondo Unico Nazionale, che consentiranno di mantenere invariata la retribuzione pro- capite di posizione variabile e di risultato dei dirigenti scolastici, scongiurando possibili riduzioni a fronte dell’aumento di dirigenti in ruolo a seguito dell’ultimo concorso.
Edilizia scolastica
Via libera alla semplificazione delle norme per velocizzare gli interventi di edilizia scolastica durante la sospensione delle attività didattiche. Il Fondo unico per l’edilizia scolastica viene incrementato di 30 milioni di euro per il 2020.
Risorse per le scuole paritarie
Previsto lo stanziamento di 300 milioni di euro per il 2020. Le risorse sono destinate al funzionamento degli istituti paritari e ai gestori dei servizi educativi non statali dell’infanzia e vengono erogate a seguito dell’emergenza sanitaria e per affrontare la ripresa. Saranno ripartite dagli Uffici Scolastici Regionali sulla base del numero di alunne e alunni iscritti.
Concorsi + 16.000 posti a bando
Aumentati i posti per i concorsi ordinario (+8.000) e straordinario (+8.000) per la scuola secondaria di I e II grado banditi a fine aprile. Per lo straordinario i posti saranno, dunque, 32.000, mentre saranno 33.000 quelli dell’ordinario. A questi concorsi si somma quello previsto per la scuola dell’infanzia e della primaria, anche questo bandito a fine aprile, per un totale di 78.000 posti a concorso per la scuola.
Mille assistenti tecnici nel primo ciclo
Si prevedono mille assistenti tecnici nel primo ciclo per sostenere l’utilizzo delle piattaforme multimediali per la didattica e per assicurare le funzionalità della strumentazione informatica. Il contingente verrà ripartito tenendo conto del numero di alunne e alunni di ciascun istituto.
Nella seduta di giovedì 9 luglio, con 278 voti favorevoli e 187 contrari, la Camera ha approvato il Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19.(C. 2500-A/R).
Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
Scuola, via libera della Camera al decreto rilancio: stanziati oltre 1,6 miliardi per il ritorno in classe
Oltre 1,6 miliardi per far ripartire la scuola a settembre. Li prevede il decreto rilancio, approvato il 9 luglio alla Camera, che passa ora al Senato. “Si tratta di fondi significativi – sottolinea la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – che si sommano a quelli stanziati in questi mesi per la scuola su cui, finalmente, si torna a investire. Come Governo abbiamo già annunciato un ulteriore miliardo per la ripresa di settembre. Stiamo dando massima priorità alle nostre studentesse e ai nostri studenti”. Di seguito le principali misure per la scuola contenute nel provvedimento.
1 miliardo per l’emergenza e 331 milioni già inviati alle scuole Il decreto istituisce un “Fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19” da 977,6 milioni di euro, presso il Ministero dell’Istruzione, per la ripartenza e con l’obiettivo di contenere il rischio sanitario.
Per assicurare la ripresa delle attività scolastiche il decreto incrementa, poi, di 331 milioni di euro, il Fondo destinato al funzionamento delle istituzioni scolastiche per l’anno scolastico 2020/2021. Risorse che, già durante la conversione del provvedimento, sono state assegnate ai dirigenti scolastici che possono utilizzarle per l’acquisto di dispositivi di protezione e di materiale per l’igiene individuale o degli ambienti. Ma anche per interventi a favore della didattica per le studentesse e gli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento e altri bisogni educativi speciali, per potenziare la didattica digitale. E poi, ancora, per adattare gli spazi interni ed esterni degli istituti per garantire lo svolgimento delle lezioni in sicurezza o per l’acquisto di servizi professionali, di formazione e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per l’assistenza medico-sanitaria e psicologica, per la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti.
Le scuole hanno già avuto anche 39 milioni per la gestione in sicurezza degli Esami di Stato del secondo ciclo, che si sono svolti in presenza.
Sempre per l’organizzazione di settembre, per poter consentire il distanziamento e ridurre le aule affollate, sono possibili, in base al decreto, deroghe al numero di alunni per classe. A questo scopo il provvedimento prevede la possibilità di attivare ulteriori posti di personale docente e ATA a tempo determinato.
Il decreto incrementa, poi, di 15 mln,per il 2020, il Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione da 0 a 6 anni, stabilendo modalità specifiche per la ripartizione delle risorse, al fine di assicurare la loro tempestiva erogazione.
Stanziati anche 13,1 milioni per evitare il taglio del FUN, il Fondo Unico Nazionale, che consentiranno di mantenere invariatala retribuzione pro-capite di posizione variabile e di risultato dei dirigenti scolastici, scongiurando possibili riduzioni a fronte dell’aumento di dirigenti in ruolo a seguito dell’ultimo concorso.
Edilizia scolastica Via libera alla semplificazione delle norme per velocizzare gli interventi di edilizia scolastica durante la sospensione delle attività didattiche. Il Fondo unico per l’edilizia scolastica viene incrementato di 30 milioni di euro per il 2020.
Risorse per le scuole paritarie Previsto lo stanziamento di 300 milioni di euro per il 2020. Le risorse sono destinate al funzionamento degli istituti paritari e ai gestori dei servizi educativi non statali dell’infanzia e vengono erogate a seguito dell’emergenza sanitaria e per affrontare la ripresa. Saranno ripartite dagli Uffici Scolastici Regionali sulla base del numero di alunne e alunni iscritti.
Concorsi + 16.000 posti a bando Aumentati i posti per i concorsi ordinario (+8.000) e straordinario (+8.000) per la scuola secondaria di I e II grado banditi a fine aprile. Per lo straordinario i posti saranno, dunque, 32.000, mentre saranno 33.000 quelli dell’ordinario. A questi concorsi si somma quello previsto per la scuola dell’infanzia e della primaria, anche questo bandito a fine aprile, per un totale di 78.000 posti a concorso per la scuola.
Mille assistenti tecnici nel primo ciclo Si prevedono mille assistentitecnici nel primo ciclo per sostenere l’utilizzo delle piattaforme multimediali per la didattica e per assicurare le funzionalità della strumentazione informatica. Il contingente verrà ripartito tenendo conto del numero di alunne e alunni di ciascun istituto.
Nota 16 luglio 2020, AOODGPER 19488 Piano per la formazione dei docenti sull’insegnamento dell’educazione civica di cui alla legge n.92/2019
Nota 30 giugno 2020, AOODGPER 16557 Linee guida per l’Educazione Civica a.s. 2020-21 – Azione di accompagnamento rivolta alle scuole polo e ai referenti per la formazione presso gli UUSSRR (L.92/2019)
Nota 23 giugno 2020, AOODGOSV 10248 Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado. Trasmissione decreto ministeriale n. 35/2020
Educazione civica, al via dal 6 luglio un ciclo di quattro incontri online per sostenere l’attuazione delle Linee guida in vista del prossimo anno scolastico
Un ciclo di quattro incontri online per sostenere l’attuazione delle Linee guida per l’Educazione civica, emanate a fine giugno. Li ha organizzati il Ministero dell’Istruzione in collaborazione con Indire. A partire dal prossimo anno scolastico, infatti, secondo quanto previsto dalla legge 92 del 2019, l’insegnamento di Educazione civica avrà un proprio voto, con almeno 33 ore all’anno dedicate. Tre gli assi attorno a cui ruoterà l’Educazione civica: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale.
Il primo dei quattro eventi è in programma per oggi, a partire dalle ore 17, ed è aperto a tutti, in diretta streaming sul canale YouTube dell’Indire, che collabora col Ministero nell’organizzazione degli incontri.
Nel corso dell’incontro, dedicato alla presentazione delle Linee guida e alla raccolta di domande e osservazioni da parte dei rappresentanti degli Uffici Scolastici Regionali, interverranno: Marco Bruschi, Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione; Lucrezia Stellacci, coordinatrice della Commissione nazionale per l’educazione civica; Maria Assunta Palermo, Direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione; Maria Rosa Silvestro, Dirigente Tecnica del Ministero dell’Istruzione. A moderare l’incontro sarà Maria Chiara Pettenati, Dirigente di Ricerca di Indire.
Nei tre eventi successivi, dedicati ciascuno a un gruppo di Regioni, le domande raccolte oggi saranno la base per l’avvio di una discussione-dibattito tra i relatori e i partecipanti. Il 15 luglio si confronteranno Basilicata, Calabria, Puglia, Lombardia, Umbria, Liguria e Marche. Il 16 luglio parteciperanno al dibattito i rappresentanti di Molise, Sardegna, Abruzzo, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna e Campania e Piemonte. Il 17 luglio sarà infine la volta di Toscana, Veneto, Sicilia e Lazio.
Il Ministero dell’Istruzione ha inviato a tutte le scuole le Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. A partire dal prossimo anno scolastico, il 2020/2021, questo insegnamento, trasversale alle altre materie, sarà infatti obbligatorio in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia.
Le Linee guida rappresentano un documento agile e di facile consultazione, attraverso il quale i dirigenti scolastici e gli insegnanti potranno dare seguito alle regole che entreranno in vigore a settembre. Secondo quanto previsto dalla legge 92 del 2019, infatti, l’insegnamento di Educazione civica avrà, dal prossimo anno scolastico, un proprio voto, con almeno 33 ore all’anno dedicate. Tre gli assi attorno a cui ruoterà l’Educazione civica: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale.
La Costituzione Studentesse e studenti approfondiranno lo studio della nostra Carta costituzionale e delle principali leggi nazionali e internazionali. L’obiettivo sarà quello di fornire loro gli strumenti per conoscere i propri diritti e doveri, di formare cittadini responsabili e attivi che partecipino pienamente e con consapevolezza alla vita civica, culturale e sociale della loro comunità.
Lo sviluppo sostenibile Alunne e alunni saranno formati su educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio, tenendo conto degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Rientreranno in questo asse anche l’educazione alla salute, la tutela dei beni comuni, principi di protezione civile. La sostenibilità entrerà, così, negli obiettivi di apprendimento.
Cittadinanza digitale A studentesse e studenti saranno dati gli strumenti per utilizzare consapevolmente e responsabilmente i nuovi mezzi di comunicazione e gli strumenti digitali. In un’ottica di sviluppo del pensiero critico, sensibilizzazione rispetto ai possibili rischi connessi all’uso dei social media e alla navigazione in Rete, contrasto del linguaggio dell’odio.
Nella scuola dell’infanzia, si dovrà prevedere, attraverso il gioco e le attività educative e didattiche, la sensibilizzazione delle bambine e dei bambini a concetti di base come la conoscenza e il rispetto delle differenze proprie e altrui, la consapevolezza delle affinità, il concetto di salute e di benessere. Ci saranno apposite misure di accompagnamento e supporto per docenti e dirigenti scolastici.
“In questi giorni – ricorda la Ministra Lucia Azzolina – stiamo lavorando senza sosta alle Linee guida per la riapertura delle scuole nel prossimo mese di settembre, un lavoro complesso che stiamo portando avanti con gli stakeholder della scuola, con le Regioni e gli Enti locali e che chiuderemo questa settimana. So che sono molto attese. Stiamo tutti collaborando per il bene dei nostri studenti. Ma la riapertura – sottolinea – non è fatta solo di misure di sicurezza e di prevenzione del contagio. Stiamo guardando anche oltre. Dal prossimo settembre, troverà applicazione la legge sull’Educazione Civica. Vogliamo che le scuole siano preparate”.
L’obiettivo è fare in modo che “le ragazze e i ragazzi, fin da piccoli, possano imparare principi come il rispetto dell’altro e dell’ambiente che li circonda, utilizzino linguaggi e comportamenti appropriati quando sono sui social media o navigano in rete. Realizzare questo documento e inviarlo alle scuole è un atto non solo amministrativo, ma anche profondamente simbolico. Ci dice che l’avvio del nuovo anno scolastico sarà non solo il momento del ritorno in classe, ma anche l’inizio di un nuovo cammino per portare la scuola nel futuro, rendendola più moderna, sostenibile, ancora più inclusiva. Essenziale sarà anche la formazione degli insegnanti, sarà quindi una delle priorità su cui lavoreremo per l’avvio del nuovo anno scolastico – aggiunge la Ministra -. Solo così le difficoltà che stiamo affrontando a causa della pandemia saranno non solo un ostacolo da superare, ma un’occasione di miglioramento, uno stimolo a guardare avanti, per tutti” conclude.
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