LA CONFUSIONE REGNA SOVRANA

RIAPERTURA DELLE SCUOLE 

L’ANDIS intende denunciare il grave ritardo, le perduranti incertezze e la mancanza di indicazioni univoche con cui l’Amministrazione sta avviando le procedure necessarie per un rientro in sicurezza degli studenti e del personale. Le disposizioni contenute nella Legge n. 41/2020 e nel “Piano scuola 2020/2021” non consentono ai dirigenti scolastici di elaborare, sulla base di elementi “certi”, le misure che possano garantire la regolare ripresa in sicurezza delle attività scolastiche a partire dal 1° settembre.

Di seguito si evidenziano le maggiori criticità:  

a.       Il “distanziamento”

L’esigenza di distanziamento con la conseguente necessità di reperire spazi ulteriori all’interno o all’esterno degli edifici scolastici rappresenta uno dei problemi più spinosi relativi alla possibilità di rientro in presenza. 

Da alcuni giorni i Dirigenti scolastici si affannano a calcolare, con il supporto degli RSPP e dei tecnici degli Enti proprietari, la capienza delle aule e le superfici da prevedere per le vie di fuga, ma nessuno di loro rimane convinto della correttezza del parametro utilizzato. La perplessità più importante riguarda il calcolo dello “spazio di movimento” più volte richiamato dal CTS nel documento del 28 maggio. 

Occorre peraltro garantire gli spazi obbligatori previsti dal D. M. 18 dicembre 1975, che prevede una superficie netta di 1,80 mq per alunno nelle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado e di 1,96 mq. per gli studenti delle superiori. 

Alcuni Uffici Scolastici Regionali (Veneto – Emilia-Romagna) hanno fornito indicazioni operative, altri hanno predisposto differenti modelli e strumenti di monitoraggio, la maggior parte rimane in attesa del preannunciato “cruscotto” ministeriale. 

La confusione nasce dal fatto che UU.SS.RR., Enti Locali ed RSPP utilizzano modalità di calcolo diverse partendo da presupposti diversi. Ciò è possibile proprio perché i documenti ufficiali invece di semplificare confondono. Sulla questione sarebbe auspicabile un chiarimento urgente da parte del Ministero dell’Istruzione, anche perché si rischia di far lavorare a vuoto o con parametri errati le Conferenze dei servizi.

b.       L’organizzazione del lavoro del personale docente e ATA

Nel caso si dovesse prevedere lo svolgimento dell’attività di docenza in modalità “mista” (in presenza e a distanza), con ampie fasce di flessibilità oraria, le modalità di svolgimento della prestazione di lavoro presenti nel CCNL pongono vincoli che non possono essere risolti dalla contrattazione integrativa di istituto.

Il tema va affrontato dall’Amministrazione attraverso l’attivazione di una trattativa o di un confronto con la parte sindacale. 

c.       Organico docenti e nuove classi

Non è possibile strutturare alcun piano di rientro credibile e concretamente applicabile se non si conoscono esattamente le risorse, sulle quali ciascuna scuola può contare, non solo in termini di strutture e di strumenti per renderle accoglienti e sicure ma, soprattutto, in relazione al personale docente aggiuntivo che rimane l’unica possibilità per le istituzioni scolastiche, di articolare gruppi di apprendimento con un numero di alunni inferiore a quello della classe,  in modo da ridurre le possibilità di contagio e i rischi connessi. 

Anche su questo aspetto, il ritardo dell’Amministrazione è evidente.

Non si è messa in moto la complessa macchina organizzativa che determinerà l’assegnazione del personale alle scuole.  È previsto l’aggiornamento delle graduatorie con una diversa articolazione delle fasce che deve consentire l’assegnazione dei posti vacanti e disponibili da parte degli uffici scolastici territoriali. 

Il rischio concreto è che le graduatorie non siano aggiornate in tempo e che tali posti siano “restituiti” alle scuole, con l’aggravio per il Dirigente scolastico di dover individuare gli aventi diritto sulla base di graduatorie “vecchie”, quindi con tutti i rischi di contenzioso che tali procedure comportano. 

d.       Organico personale ATA (collaboratori scolastici, assistenti tecnici e amministrativi)

La prevenzione del rischio di contagio comporta una serie di operazioni aggiuntive e continue da parte dei Collaboratori scolastici che non può essere soddisfatta dal numero di personale ordinariamente assegnato alle scuole.

Va considerato inoltre che il prevedibile ampliamento del tempo di apertura delle scuole renderà necessario un ampliamento temporaneo degli organici del personale amministrativo e degli assistenti tecnici per le scuole del I ciclo.

e. I lavoratori “fragili”

ll Protocollo Condiviso di regolamentazione firmato il 14 marzo dalle parti sociali e inserito come allegato 12 nel DPCM 17 maggio 2020 assegna al Medico Competente il ruolo di segnalare al Datore di Lavoro eventuali fragilità ed eventuali patologie attuali o pregresse, per definire l’idoneità del lavoratore alla mansione.  

Si tratta però di una sorveglianza sanitaria straordinaria, attiva fino alla fine della pandemia (al momento fissata al 31 luglio 2020).

Anche in questo caso non sono state emanate indicazioni operative comuni (ad eccezione dell’USR Emilia Romagna che ha elaborato un approfondimento tecnico per la gestione dei lavoratorifragili).  

Occorre chiarire se dopo il 31 luglio tornano in vigore esclusivamente le norme previste dall’art. 41 del D. L. vo n. 81/2008.

f.       La gestione delle assenze del personale

Tra le misure necessarie alla prevenzione del contagio viene tassativamente prescritto dal CTS che: “Chiunque ha sintomatologia respiratoria o temperatura corporea superiore a 37.5°C dovrà restare a casa”.   

E’ facilmente intuibile che nei prossimi mesi autunnali e invernali potremmo trovarci di fronte ad un incremento delle assenze temporanee. Occorre considerare che la scuola non può gestire le assenze con le modalità ordinarie previste dal Regolamento per la sostituzione dei docenti assenti, che chiaramente non assicurano una copertura immediata nell’esercizio della vigilanza e del rispetto delle norme di sicurezza degli alunni.

Anche in questo caso, si tratta di emanare indicazioni derogatorie del regolamento per le supplenze.  Le competenze in materia sono escluse dall’esercizio dell’autonomia.

g.       I protocolli per la frequenza in presenza

Il Piano Scuola precisa che i protocolli sanitari per la frequenza a scuola saranno costantemente aggiornati sulla base dell’andamento dei contagi.  

È necessario però che le indicazioni pervengano nei tempi corretti per assicurare un’informazione tempestiva per il personale, gli studenti e le famiglie.

Fin da subito è assolutamente necessario prevedere e comunicare in termini chiari e inequivoci, il protocollo da seguire in caso di contagio a scuola: chi allontanare, cosa chiudere, che tipo di quarantena, quali modalità di rientro, quali misure sanitarie per alunni e personale. Il tracciamento e il trattamento dei contagi non possono essere improvvisati o lasciati in gestione alle scuole e alle famiglie, né possono essere diversi da regione a regione, lasciati quindi alla capacità organizzativa e gestionale dei singoli territori. 

L’ANDIS, interprete dei sentimenti di sconforto e di disorientamento che avvertono i dirigenti scolastici italiani di fronte alla complessità delle questioni da affrontare nelle prossime settimane e alle accresciute responsabilità civili e penali, auspica che l’Amministrazione voglia fornire con la necessaria sollecitudine ogni utile supporto e affiancamento ai dirigenti scolastici nella fase di pianificazione e implementazione delle misure necessarie per la riapertura in sicurezza delle scuole.  

Il Direttivo nazionale ANDIS

Rapporto sull’educazione e la cura della prima infanzia

Scuola: Eurydice pubblica la seconda edizione del rapporto sull’educazione e la cura della prima infanzia

Firenze, 8 luglio 2020 – In che modo è organizzata in Europa la fase educativa fino ai 6 anni? Qual è lo scenario in Italia per quanto riguarda l’educazione dei bambini più piccoli? A questi interrogativi risponde la seconda edizione del rapporto della rete Eurydice Cifre chiave sull’educazione e la cura della prima infanzia in Europa”, che presenta e compara i progressi fatti nelle aree chiave di qualità di questo ambito, in 38 paesi europei. Il rapporto, adesso disponibile anche in lingua italiana e realizzato dall’Unità italiana di Eurydice che opera presso l’Agenzia Erasmus+/Indire, mostra come l’accesso universale, l’alta qualità e l’integrazione dei servizi di educazione e cura della prima infanzia siano aspetti ancora da raggiungere in molti dei paesi presi in esame. 

Tuttavia, i sistemi di educazione e di cura della prima infanzia rappresentano da sempre una risposta educativa e, al contempo, sociale alle esigenze di crescita di 31 milioni di bambini in Europa e sono di supporto alle famiglie. In questo contesto, la situazione italiana presenta alcuni elementi positivi, ma anche aspetti di diseguaglianza tra le opportunità per le famiglie italiane e quelle di altri paesi.

Per quanto riguarda l’accesso alle strutture per la fascia di età da 0 a 3 anni, l’Italia non è fra i Paesi che garantiscono a tutti la frequenza degli asili nido, con ripercussioni importanti sull’accesso al lavoro dei genitori e, in particolar modo, delle madri. Inoltre, la difficoltà ad accedere ai nidi pubblici ha portato all’aumento di proposte alternative che non sempre rispondono a standard qualitativi condivisi per ciò che concerne le proposte educative. La possibilità di accesso alla scuola dell’infanzia per la fascia dai 3 ai 6 anni presenta invece aspetti positivi con il 95% delle iscrizioni tra gli aventi diritto (benchmark europeo contenuto in “Istruzione e formazione 2020”). 

L’impiego di personale altamente qualificato garantisce la creazione di ambienti di apprendimento più stimolanti, una cura e un supporto più adeguati. Nei prossimi anni l’accesso ai posti di educatore nei servizi educativi per l’infanzia è consentito esclusivamente a chi possiede una laurea attinente all’ambito educativo, allineandosi così alla tendenza della maggior parte dei paesi europei.  Tuttavia, continuano ad avere validità per l’accesso ai posti di educatore dei servizi per l’infanzia i titoli conseguiti nell’ambito delle specifiche normative regionali. 

Per quanto riguarda il modello di governance, che organizza le strutture educative 0-6 anni, lo studio registra un progressivo adeguamento da parte del sistema italiano a partire dall’istituzione del sistema integrato 0-6 (Decreto legislativo 65 del 2017). Lo studio completo, e il suo articolo correlato, è disponibile nella versione online a questa pagina del sito Eurydice Italiahttp://eurydice.indire.it/educazione-e-cura-della-prima-infanzia-tra-obiettivi-raggiunti-e-nuove-prospettive-europee/

Nella prima parte del 2020, l’Unità italiana di Eurydice è stata anche attivamente coinvolta nel dibattito nazionale relativo alla gestione degli ambienti per l’educazione e la cura della prima infanzia, durante l’emergenza sanitaria Covid-19. Nello specifico, l’Unità italiana insieme alla ricercatrice Indire, Alessia Rosa, hanno raccolto le informazioni relative alle misure per la riapertura delle strutture per l’educazione e la cura della prima infanzia, che illustrano le soluzioni assunte in alcuni paesi UE sia durante la fase di emergenza, che durante la progressiva riapertura. I primi risultati sono stati presentati nell’ambito di un’iniziativa della Regione Toscana per la riapertura delle strutture per la prima infanzia. “In un periodo di grande confusione, – spiega Alessia Rosa, ricercatrice Indire – in cui il confronto tra enti, che a vario titolo in Italia si occupano della fascia 0-6, si è fatto serrato, il lavoro dell’Unità italiana di Eurydice ci permette di leggere la situazione attuale confrontandola con quella di altri paesi europei e di individuare proposte concrete”.

Il rapporto sulle misure per la riapertura delle strutture per l’educazione e la cura della prima infanzia è disponibile a questa pagina: http://eurydice.indire.it/pubblicazioni/misure-per-la-riapertura-delle-strutture-per-leducazione-e-cura-della-prima-infanzia-nellemergenza-covid-19-in-alcuni-paesi-ue/

Agcom: sono il 12,7% gli studenti senza didattica a distanza

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

La pandemia ha esacerbato «in tutta la loro gravità le disuguaglianze sociali e digitali preesistenti, rischiano di compromettere il lento processo di digitalizzazione» in atto in Italia. E’ uno dei passaggi dell’analisi dell’Agcom nell’allegato alla Relazione annuale.

«A fronte di livelli di copertura territoriale che potenzialmente sono all’88,9% delle famiglie italiane di accedere a servizi internet con velocità maggiori o uguali a 30 megabyte, solo il 37.2% di esse – rileva l’Autorità – possiede effettivamente una simile connessione».

La criticità riguarda in particolare le regioni del Sud. Inoltre «la dotazione tecnologica delle famiglie italiane presenta inadeguatezze» che «rappresentano un ostacolo importante e una condizione inaccettabile nel caso dell’accesso a servizi essenziali come l’istruzione».

Durante il periodo di emergenza secondo i dati rilevati dall’Autorità, «il 12,7% degli studenti non ha usufruito della didattica a distanza», dati «inaccettabili per una democrazia evoluta».


Pubblicata la graduatoria per l’accesso ai fondi per l’edilizia «leggera». Candidature fino al 10 luglio

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Sono stati pubblicati ieri, sul sito delministero dell’Istruzione, i risultati relativi al bando che ha messo a disposizione 330 milioni di euro per il finanziamento di interventi di adeguamento e di adattamento funzionale degli spazi e delle aule didattiche in conseguenza dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Si tratta di stanziamenti per l’edilizia cosiddetta “leggera”. L’avviso rientra nell’ambito del Programmaoperativo nazionale (Pon) “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020.

Gli Enti locali hanno già fatto domanda per oltre 290 milioni di euro. Altri ancora potranno accedere. L’Istruzione ha infatti pubblicato un nuovo avviso per quelli che non sono riusciti ad accreditarsi in tempo: le loro candidature potranno essere inoltrate su http://www.istruzione.it/pon/ fino alle ore 15 del 10 luglio 2020.

I primi dati, in attesa delle ulteriori adesioni, evidenziano che la Lombardia è la Regione che ha partecipato con il numero più alto di candidature da parte di Enti locali, 720, seguita dal Piemonte con 619, Campania, 361 e Veneto, 338. Oltre il 62% degli Enti locali ha aderito e viene subito assegnato oltre l’87% delle risorse totali disponibili. Dati destinati a crescere dopo le nuove adesioni che si chiuderanno il 10 luglio.

Comuni, Province, Città Metropolitane, potranno iniziare i lavori da subito, con adeguamento e adattamento funzionale e per forniture di arredi e attrezzature scolastiche idonei a favorire il necessario distanziamento tra gli studenti.

«Registriamo grande partecipazione e collaborazione da parte degli Enti locali – sottolinea la ministra -. Abbiamo riaperto i termini per chi non ha fatto in tempo ad aderire e vuole ancora farlo. Intanto stiamo facendo arrivare velocemente le risorse che saranno subito spendibili in vista di settembre».

Fase 2, il rebus dei docenti in più

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Classi meno affollate e più docenti per garantire il distanziamento di almeno un metro «da bocca a bocca», da alunno ad alunno e da alunno a docente. Lo prevede il nuovo testo normativo del dl rilancio, con le modifiche approvate in commissione Bilancio, testo che è approdato ieri all’aula della camera, per poi tornare in Bilancio per un problema di coperture. Dovrà essere approvato definitivamente anche dal senato entro il 18 luglio prossimo. Tra le altre misure introdotte dalla commissione Bilancio, la proroga dei contratti dei 59 dirigenti tecnici assunti a tempo determinato dal ministero fino all’esito dei concorsi, l’assunzione di 1000 assistenti tecnici dal 1° settembre al 31 dicembre prossimo, la trasformazione dei contratti part-time in full time dei collaboratori scolastici ex Lsu fino al 31 dicembre, il raddoppio dei contributi alle paritarie da 150 a 300 milioni di euro e, infine, il rifinanziamento nell’ordine di 13,1 milioni di euro del fondo per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici.

La possibilità di ridurre il numero degli alunni per classe e di assumere più docenti è prevista dall’articolo 231-bis del dispositivo, che si intitola: «Misure per la ripresa dell’attività didattica in presenza». Lo strumento previsto è quello dell’ordinanza ministeriale, con la quale la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, potrà autorizzare gli uffici scolastici regionali a derogare le disposizioni sul numero minimo di alunni per classe e ad assumere docenti e Ata con contratti a termine in eccedenza rispetto all’organico di fatto. Questi posti, però, non saranno utili per la mobilità annuale (assegnazioni provvisorie e utilizzazioni) e i supplenti saranno licenziati per giusta causa e senza indennizzo qualora in corso d’anno l’emergenza sanitaria dovesse cessare. La norma non quantifica il numero massimo di docenti da assumere. Nondimeno, il ministero dell’istruzione ha ipotizzato fino a un massimo di ulteriori 50mila assunzioni. Un numero che però, a vedere le coperture, stride con le disponibilità di cassa. La copertura sarà garantita infatti attingendo al fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19, fondo onnicomprensivo previsto dall’articolo 235 del disegno di legge, nel quale confluirà uno stanziamento di 386,9 milioni di euro nel 2020 e di 600 milioni di euro nel 2021.

Essendo un fondo generale, che dovrà soddisfare anche altre esigenze, in ambienti della maggioranza si stima che in realtà le assunzioni potrebbero non superare le 30 mila. La ripartizione dei fondi tra gli uffici scolastici regionali sarà effettuata sulla base di un decreto che sarà emanato dal ministero dell’istruzione di concerto con il titolare del dicastero dell’economia. L’ordinanza potrà prevedere anche la possibilità di concludere gli scrutini per l’anno scolastico 2020/2021 entro il termine delle lezioni in deroga al termine del 30 giugno previsto dall’articolo 74 del decreto legislativo 297/94. È prevista anche l’assunzione di 1000 assistenti tecnici a tempo determinato da settembre a dicembre 2020. Ciò per assicurare la funzionalità della strumentazione informatica anche nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo grado. E anche per il supporto all’utilizzo delle piattaforme multimediali per la didattica. Gli assistenti tecnici saranno ripartiti tra le regioni con un decreto ministeriale che sarà emanato entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione. È prevista anche la trasformazione a tempo pieno dei contratti dei collaboratori scolastici ex Lsu assunti con contratti part-time. Il full time, però avrà effetti solo fino al 31 dicembre prossimo e il completamento dell’orario sarà attuato tramite contratti a tempo determinato che si cumuleranno con i contratti a tempo indeterminato attualmente in essere. Il nuovo testo del disegno di legge di conversione contiene anche un finanziamento di 13,1 milioni di euro in favore dei dirigenti scolastici. La misura servirà a finanziare il fondo unico nazionale destinato a garantire le risorse per la retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato dei presidi.

Due graduatorie in coda Gae Saranno utili soprattutto al Nord

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Due elenchi provinciali in coda alle graduatorie a esaurimento: uno per gli abilitati e un altro per i non abilitati. E nuove graduatorie di istituto in cui la seconda e la terza fascia saranno costituite con aspiranti docenti contestualmente collocati nelle nuove graduatorie provinciali poste in coda alle Gae. Sono le graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) previste dal decreto-legge 126/2019 che rimarranno in vigore fino al 2021/2022. E che avrebbero dovuto entrare in vigore nel 2021/22, ma che l’esecutivo ha deciso di mandare a regime già dal prossimo anno. Le graduatorie a esaurimento sono vuote o si stanno svuotando e il governo è dovuto correre ai ripari istituendo nuove graduatorie provinciali per coprire i vuoti o per rimpinguare le poche graduatorie a esaurimento superstiti.

Il varo anticipato è stato disposto con l’articolo 2, comma 4-ter, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2020, n. 41. E per ridurre i tempi di attuazione al minimo, così da potere utilizzare i nuovi elenchi già per le supplenze del prossimo anno, il legislatore ha disposto che le disposizioni di attuazione venissero dettate dal ministero con un’ordinanza anziché con un regolamento.

La scelta di non utilizzare un atto tipico come il regolamento, saldamente incardinato nella gerarchia delle fonti (si veda la legge 400/88) e di optare per un mero atto amministrativo, è stata giustificata con l’emergenza sanitaria: un fatto senza precedenti, che solleva interrogativi inquietanti sulla tenuta delle prossime assunzioni nelle aule dei tribunali. Ad ogni buon conto il ministero dell’istruzione non ha perso tempo. Ed ha già predisposto la bozza di ordinanza. Il 1° luglio scorso l’amministrazione centrale ha fornito la consueta informazione ai sindacati e il dispositivo è stato inviato al Consiglio superiore della pubblica istruzione per il parere di rito.

I nuovi elenchi saranno utilizzati dagli uffici scolastici per disporre le supplenze annuali (fino al 31 agosto) e quelle temporanee fino al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno). Ma saranno utilizzate solo se scorrendo le graduatorie a esaurimento non sarà possibile coprire tutte le disponibilità. Ipotesi, questa, assai probabile. Anche perché in molte province, specie al Nord, le Gae sono ormai vuote da tempo. E spesso anche le graduatorie di istituto risultano incapienti. Tant’è che non sono rari i casi in cui i dirigenti scolastici si vedono costretti ad assumere docenti individuati scorrendo le messe a disposizione. In diversi casi, peraltro, si ricorre persino all’assunzione di studenti universitari ovviamente ancora privi del titolo di studio finale.

Una volta constatata l’inesistenza o l’incapienza della Gae di riferimento, gli uffici dovranno utilizzare le Gps, cominciando a scorrere l’elenco degli abilitati. Una volta esaurito l’elenco degli abilitati l’amministrazione procederà all’individuazione degli aventi titolo scorrendo l’elenco dei non abilitati.

Cuneo fiscale, rinuncia rischiosa

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Busta paga di luglio più pesante per il personale della scuola. È l’effetto dell’entrata a regime della riduzione del cuneo fiscale (una detrazione sull’Irpef) prevista dall’articolo 1, del decreto legge 3/2020, convertito con la legge 21/2020 e dell’applicazione delle disposizioni contenute nell’articolo 128, del decreto legge 34/2020 (cosiddetto decreto rilancio). L’effetto delle nuove disposizioni è l’applicazione di una detrazione fiscale sull’Irpef di 100 euro mensili da luglio in poi sui redditi fino a 28 mila euro lordi annui e a scalare da 100 fino a 80 euro sui redditi superiori a 28 mila e fino a 35 mila. Detrazione che scenderà gradualmente da 80 euro a 0 per i redditi compresi da più di 35 mila fino a 40 mila euro.

Il beneficio sarà applicato automaticamente, ma se il lavoratore ha attivato la rinuncia al bonus Renzi degli 80 euro, tale rinuncia si applicherà automaticamente anche a questa ulteriore detrazione. E quindi il ministero dell’economia, con una nota pubblicata su NoiPa il 6 luglio scorso, ha spiegato al personale amministrato che in questo caso è opportuno che gli interessati recedano dalla rinuncia sempre tramite il self service di Noipa. La nota è reperibile nell’area riservata di ogni singolo lavoratore alla quale si accede con le credenziali personali.

Gli importi delle detrazioni sono netti: gli importi della retribuzione annua di riferimento sono lordi. La detrazione, per effetto delle disposizioni introdotte di recente dal decreto rilancio, si applicherà anche ai soggetti Irpef-incapienti. E cioè ai docenti e ai non docenti che, avendo usufruito dei congedi parentali retribuiti parzialmente o non retribuiti, durante l’emergenza Covid, non hanno maturato un reddito sufficientemente alto da consentire la detrazione. A differenza della deduzione, che è una riduzione che si applica sul reddito imponibile, la detrazione è una decurtazione che si applica direttamente sull’importo delle imposte. In questo caso: sull’Irpef. Di qui la necessità della correzione apportata con il decreto Rilancio.

Gli incrementi dovuti alle nuove detrazioni assorbiranno la detrazione di imposta già prevista dal comma 1-bis, dell’articolo 13, del testo unico delle imposte dirette. Da luglio 2020, dunque, il bonus di 80 euro aumenterà a 100 euro mensili per chi ha un reddito annuo fino a 26.600 euro lordi. Coloro che invece percepiscono un reddito da 26.600 euro a 28 mila euro, che erano esclusi dalla detrazione di imposta, beneficeranno per la prima volta di un incremento di 100 euro al mese in busta paga. Per i redditi a partire da 28 mila euro, sarà introdotta invece una detrazione fiscale equivalente, che decrescerà fino ad arrivare al valore di 80 euro in corrispondenza di un reddito di 35 mila euro lordi. Oltre questa soglia, l’importo del beneficio continuerà a decrescere fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40 mila euro di reddito.

La platea dei beneficiari, comprende tutto il personale della scuola: sia chi percepisce già la detrazione prevista dal Tuir, che chi ne era stato escluso. Anzi, soprattutto gli esclusi: specialmente i docenti. Facciamo qualche esempio partendo dai docenti di scuola dell’infanzia e primaria. Questa tipologia di personale con la disciplina previgente percepiva la detrazione di imposta solo fino a quando non superava il primo gradone (da 0 a 8 anni di servizio). Che prevede una retribuzione annua di 25.213,02 euro. Dunque, inferiore alla soglia di 26.600 euro, oltre la quale non se ne ha più diritto. Il beneficio si perdeva fin dall’inquadramento nel secondo gradone (da 9 a 15) per il quale è prevista la retribuzione annua di 27.700,16 euro. Adesso, già nel primo gradone, le maestre di scuola dell’infanzia e primaria percepiranno una detrazione netta piena di 100 euro al mese. Che assorbirà la detrazione già in godimento.

Ma la detrazione di 100 euro mensili sarà applicata anche dopo il passaggio al gradone successivo. E sarà attribuita fino alla cessazione dal servizio e anche dopo la maturazione dell’ultimo gradone (da 35 anni in poi). Perché la retribuzione annua del docente di scuola dell’infanzia e primaria, al quale sia stata attribuita la classe stipendiale 35, comunque è pari a 33.738,82 euro lordi annui. I benefici riguardano anche i docenti che non fruivano della detrazione degli 80 euro in quanto percettori di retribuzioni annue lorde superiori ai 26.600 euro. Per esempio, il docente di scuola secondaria di I grado inquadrato nella classe stipendiale 15 e, cioè nel gradone che va da 16 a 21 anni di servizio. Il docente in questione, prima totalmente escluso dalla detrazione degli 80 euro, con le nuove disposizioni avrà un incremento in busta paga di circa 92 euro netti mensili.

Analogo beneficio sarà fruito anche dal collega più anziano che insegna alle superiori che, se inquadrato nella classe stipendiale 21 (e cioè nel gradone da 22 a 27 anni) comunque otterrà un incremento pari a 83 euro netti mensili. Quanto al criterio di calcolo, il decreto-legge prevede 3 situazioni. La prima è quella del lavoratore che percepisce un reddito non superiore a 28 mila euro. Per il quale le nuove disposizioni prevedono 100 euro nette in più in busta paga, che però assorbono le detrazioni già in godimento. Il che vuol dire che la detrazione non si somma a quella già in godimento, ma viene semplicemente aggiunta la differenza. Per esempio, se guadagna 24 mila euro lordi l’anno, già gode di una detrazione di circa 80 euro e otterrà solo un’ulteriore detrazione di 20 euro mensili in più. Chi guadagna dai 26.660 euro ai 28 mila euro l’anno, però, non godendo di alcuna detrazione, otterrà la detrazione intera, pari a 100 euro netti in più al mese. La seconda situazione è quella dei lavoratori che guadagnano più di 28 mila euro, ma non più di 35 mila lordi l’anno. A questi lavoratori spetteranno 80 euro netti mensili più un importo aggiuntivo fino a quasi 100 euro. Importo aggiuntivo che decrescerà a mano a mano che ci si avvicinerà ai 35 mila euro fino ad azzerarsi. Fermo restando gli 80 euro.

Infine, l’ultima situazione giuridica è quella del lavoratore che percepisca un reddito compreso tra più di 35 mila euro e fino a 40 mila. In questo caso la detrazione spetterà per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 40 mila euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 5 mila euro. Per questa fascia reddituale, quindi, l’ulteriore detrazione continuerà a decrescere linearmente fino ad azzerarsi al raggiungimento di un livello di reddito pari 40 mila euro.

Lo stanziamento previsto a copertura delle detrazioni è pari a 2.947,4 milioni di euro per l’anno 2020 e 596,3 milioni di euro per l’anno 2021. Ciò perché, per gli incrementi da versare fino a dicembre 2020, il beneficio è previsto anche per i redditi da più di 28 mila a meno di 40 mila euro. Mentre per il 2021 è previsto solo per i redditi fino a 28 mila euro. Il costo degli incrementi in busta paga è stimato nell’ordine di 1.922 milioni di euro e i minori introiti relativi all’Irpef in 1.614,8 milioni di euro, mentre la perdita di gettito di addizionale regionale e comunale sarà pari a -4,6 e -1,8 milioni di euro.

Docenti di ruolo (emigrati) al Nord, ora aspiranti supplenti al Sud

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Docenti di ruolo che aspirano a diventare supplenti pur di riavvicinarsi alla famiglia. Sono i docenti del Sud, che sono stati immessi in ruolo al Nord e che non sono riusciti a tornare a casa a causa dei blocchi previsti dalla legge oppure per la scarsità di posti disponibili nelle province richieste. E che adesso attendono di chiedere l’inserimento nelle graduatorie per le supplenze, dopo essere stati depennati dalle stesse all’atto dell’immissione in ruolo. Già dal 2009, peraltro, la legge 167 ha previsto per gli immessi in ruolo il depennamento dalle graduatorie ad esaurimento e dalle corrispondenti graduatorie di circolo e di istituto di I fascia (si veda l’articolo 1, comma 4-quinquies, della legge 167/200).

Tant’è che per accedere al «beneficio» i docenti emigrati hanno tentato la carta dell’iscrizione nelle graduatorie di istituto di II e III fascia (si veda la nota 10555 del 9 ottobre 2013). La possibilità per i docenti di ruolo di accettare supplenze in altra classe di concorso o altro ordine, è prevista, infatti, dal contratto di lavoro, che consente tale possibilità prevedendo un’apposita aspettativa (si veda l’articolo 36). L’esercizio di tale opzione è svantaggioso dal punto di vista economico e del trattamento giuridico: i docenti di ruolo che accettano supplenze fruendo dell’aspettativa vengono retribuiti come supplenti (dunque a classe «0») e possono fruire solo dei permessi e delle assenze previsti dal contratto per i docenti non di ruolo.

Tuttavia, nonostante il trattamento penalizzante, in passato molti insegnanti hanno adottato questo escamotage pur di tornare a casa. Tanto più che spesso si tratta di docenti neoimmessi in ruolo con pochi anni di servizio. Dunque, con stipendi comunque bassi che a stento coprono le spese di alloggio e sostentamento. Nonostante la gravità del problema, tuttora irrisolto, il legislatore ha deciso in tempi più recenti di chiudere anche questo spiraglio. E lo ha fatto introducendo una modifica all’articolo 399 del testo unico (adottata in sede di conversione del decreto-legge 126/2019) che dispone la decadenza dei neoimmessi in ruolo da tutte le graduatorie per le supplenze: «L’immissione in ruolo» recita il comma 3-bis «comporta, all’esito positivo del periodo di formazione e di prova, la decadenza da ogni graduatoria finalizzata alla stipulazione di contratti di lavoro a tempo determinato o indeterminato per il personale del comparto scuola, ad eccezione di graduatorie di concorsi ordinari, per titoli ed esami, di procedure concorsuali diverse da quella di immissione in ruolo». La norma parla di decadenza e non di incompatibilità. Pertanto, è ragionevole ritenere che faccia riferimento alle situazioni giuridiche in essere all’atto dell’immissione in ruolo e non a quelle che dovessero insorgere successivamente.

Di qui l’interesse dei docenti di ruolo emigrati, ai quali è stato precluso l’accesso alla mobilità interprovinciale, a tentare quest’ultima chance. Nel caso dei docenti di ruolo, peraltro, si tratta di insegnanti abilitati che avrebbero titolo ad essere inseriti nella I fascia delle graduatorie provinciali. Vale a dire nell’elenco da utilizzare dopo le Gae, al quale gli uffici attingeranno gli aventi titolo per le supplenze fino al 31 agosto e fino a 30 giugno: quelle per le quali si può ottenere l’aspettativa. L’istituto dell’aspettativa fruibile dal docente di ruolo per accettare un incarico di supplenza, peraltro, è stato fatto oggetto di interventi interpretativi estensivi dall’Aran e dal ministero dell’istruzione già dal 2004.

In particolare, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, in risposta ad un quesito formulato dal ministero dell’istruzione con la nota prot.302/2004, chiarì che l’aspettativa può essere fruita anche per accettare supplenze su disponibilità in organico di fatto, fino al 30 giugno (si veda la nota Aran prot. n. 1289 del 17 febbraio 2004 e la nota del ministero dell’istruzione 386/2004). Tale orientamento, mai mutato, è stato ribadito anche in epoca più recente dall’ufficio scolastico regionale per la Toscana che, con la nota 2270 del 21 febbraio 2018, ha spiegato che «l’annualità del contratto atto a conseguire la detta aspettativa è da intendersi riferita ai contratti aventi termine al 30 giugno o 31 agosto».

L’aspettativa, dunque, è fruibile dai docenti di ruolo anche per incarichi fino al 30 giugno relativi a disponibilità in organico di fatto. Compresi gli incarichi di supplenza relativi agli spezzoni. L’accettazione dell’incarico di supplenza comporta, però, l’applicazione della relativa disciplina prevista dal contratto per il personale assunto a tempo determinato, fatti salvi i diritti sindacali. A questo proposito, il ministero dell’economia, con la nota 202898 del 13 novembre 2017 ha ricordato che il trattamento spettante al docente di ruolo in aspettativa senza assegni che accetta la supplenza consiste nell’attribuzione dello stipendio a livello iniziale e con interruzione della progressione economica, nella riduzione annuale dei giorni di ferie e nell’attribuzione di maggiori riduzioni stipendiali in caso di malattia. Si tratta, dunque, di un istituto la cui applicazione su vasta scala consentirebbe anche cospicui risparmi per l’erario.

Revisione profili professionali ATA: l’ARAN propone accorpamenti e valorizzazione

da Orizzontescuola

di redazione

Un nuovo incontro si è tenuto oggi tra Aran e sindacati per discutere dell’Ordinamento Professionale ATA e della revisione dei profili.

Secondo l’ARAN, si possono accorpare alcune aree, si può arrivare a valorizzare i profili attraverso incarichi di maggiore responsabilità.

Occorre inoltre riattivare le posizioni economiche per premiare attività di maggiori responsabilità e riconoscere la qualificazione professionale.

Gli incontri con i sindacati porteranno infine alla produzione di un documento condiviso sulla revisione dei profili ATA e ad un nuovo ordinamento professionale.

Per i collaboratori scolastici che si occupano del trattamento assistenziale degli studenti disabili, che quest’anno sono circa 60.000, sono state stanziate risorse aggiuntive per un totale di circa 100 milioni di euro.

Ritorno in classe, Azzolina dice sì ai test sierologici per i docenti

da Orizzontescuola

di Andrea Carlino

C’è anche il via libera del Ministero dell’Istruzione ai test sierologici per docenti e Ata in vista della riapertura delle scuole.

Per Lucia Azzolina, i test “possono permettere di tornare ancora più in sicurezza a scuola. Su modalità  e tempistica ha competenza il ministero alla Salute. E comunque non ritarderanno l’inizio dell’anno scolastico”.

Su un altro versante, c’è una petizione firmata da migliaia di titolari di cattedra che chiede trasferimenti per riavvicinarsi a casa: “Abbiamo avuto 55 mila domande accolte e potranno trasferirsi di fatto e in buona parte a sud. Ma sulla mobilità ci sono percentuali che vanno rispettate e ci sono anche i precari che lavorano qui e non possiamo lasciarli indietro”.

Test sierologici, l’ANP è d’accordo, ma farli prima dell’inizio dell’anno scolastico

“Sappiamo che il Cts propende per i testi sierologici al personale scolastico e accogliamo questa misura favorevolmente. Ma se si ritiene che sia una misura utile meglio farli il prima possibile, magari anche prima dell’inizio scolastico, per rientrare a scuola in un quadro sicuro”. Così il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli.

“Sarebbe anche auspicabile fare i test ai docenti con supplenze lunghe e ad un campione statisticamente significativo di alunni, che in tutto sono 8 milioni e mezzo”, aggiunge Giannelli.

“Ovviamente – spiega Giannelli – è una cosa di cui si deve occupare l’autorità sanitaria, l’importante è che si faccia il prima possibile e visto che le lezioni dovrebbero cominciare intorno alla data del 14 settembre, sarebbe preferibile saperlo prima di riprendere. Abbiamo visto che tra i bambini e i ragazzi si trovano più alte percentuali di asintomatici e quindi possono essere veicoli del contagio”

Test sierologici per docenti e Ata. La proposta del Comitato tecnico scientifico

Il Comitato tecnico scientifico al governo proporrà test sierologici per docenti e Ata per garantire l’avvio in sicurezza delle lezioni.

Secondo quanto segnala il Corriere della Sera, in un approfondimento apparso sull’edizione di martedì 7 luglio, questo sarà quanto verrà avanzato dalla task force di esperti.

Il Comitato tecnico scientifico proporrà test sierologico a tappeto per tutti i docenti (su base volontaria) due settimane prima dell’inizio della scuola. I positivi saranno sottoposti a tampone.

Per quanto riguarda, invece, gli studenti saranno analizzati a campione durante l’anno con un test non invasivo (con prelievo di campione di saliva) scegliendo tra varie scuole per volta.

Entro luglio il Cts invierà il parere al governo che lo recepirà, poi il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, firmerà il bando di gara per due milioni di dosi di sierologico, poi da settembre, prima del rientro, test a tappeto sul personale scolastico.

Personale ATA: fino al 31 luglio in servizio in sede solo per attività indifferibili

da Orizzontescuola

di Giovanni Calandrino

Diverse scuole a seguito dell’ultimo DPCM dell’11 giugno’20 stanno erroneamente richiamando in servizio tutto il personale ATA.

In questa scheda chiariamo che, il lavoro agile continua ad essere considerato come modalità di lavoro ordinario (per gli AA e AT) e i contingenti minimi (per i CS) devono continuare ad essere operativi fino alla fine dello stato di emergenza epidemiologico da Covid 19 ovvero fino al 31 luglio 2020.

I riferimenti normativi sono:

• Il DPCM dell’11 giugno 2020
• La nota ministeriale del MIUR prot. n. 682 del 15 maggio
• La nota ministeriale del MIUR prot. n . 622 del 1 maggio

L’art. 1 lettera Q del DPCM dell’11/06 afferma che rimangono valide le disposizioni previste del decreto legge dell’8 aprile 2020 ribadendo la sospensione delle attività didattiche, mentre le due note sopra richiamate affermano che sino a ulteriore avviso ovvero a specifici interventi normativi, le disposizioni di cui alla Nota Dipartimentale 622/2020 continuano a essere vigenti e resta ferma, per i Dirigenti Scolastici, la possibilità di usufruire della presenza del personale in sede limitatamente alle attività ritenute indifferibili, nel rispetto delle condizioni di sicurezza.

Per completezza di informazione riportiamo le indicazioni della nota 622 “L’articolo 87 del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18 convertito dalla legge 29 aprile 2020, n. 27, ha disposto che, fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid 19 (31 luglio 2020), ovvero fino a una data antecedente stabilita con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, il lavoro agile costituisca modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni.

Conseguentemente, è stabilito che la presenza del personale nei luoghi di lavoro sia limitata alle sole attività indifferibili che non possano essere svolte in modalità agile.”

D’altronde Uffici Scolastici come quello di Torino con prot. n. 3418 del 26-05-2020 ha stoppato le richieste di proroga dei contratti per i collaboratori scolastici con la seguente motivazione  “Le richieste di proroga riguardanti il profilo di collaboratore scolastico si ritengono non suscettibili di considerazione salvo il caso in cui il dirigente scolastico rappresenti, con solida motivazione, la oggettiva assoluta impossibilità di garantire i servizi di apertura, vigilanza, chiusura e pulizia della sede scolastica individuati come indifferibili con il personale di ruolo e i supplenti annuali

In conclusione, allo stato attuale, la presenza del personale ATA nelle scuole è limitata alle sole attività indifferibili che non possano essere svolte in modalità agile.

Riapertura scuole: Domenico Arcuri nominato commissario

da La Tecnica della Scuola

Con una disposizione inserita nel “Decreto Semplificazioni” al commissario straordinario Domenico Arcuri sono state affidate ulteriori competenze.
Spetterà infatti ad Arcuri dare supporto al Ministero e agli Enti Locali per la riapertura delle scuole a settembre.
Domenico Arcuri è un economista, amministratore delegato di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa,  s.p.a partecipata al 100% dal MEF.
A metà marzo è stato dal presidente Conte Commissario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all’emergenza Coronavirus.
La ministra Azzolina si dice soddisfatta: “Si tratta di una norma scritta e fortemente voluta dal mio Ministero. E che permetterà, ad esempio, di velocizzare l’iter per l’acquisto e la distribuzione degli arredi scolastici, come i banchi singoli di nuova generazione”.
Il Commissario avrà parecchio lavoro da fare sia per il gran numero di scuole e di Comuni coinvolti sia per il limitato margine di tempo (50 giorni in tutto calcolando anche i giorni festivi).
Per la verità c’è chi osserva che si tratta di una procedura non semplice dal momento che ormai i fondi stanno per essere accreditati alle scuole e non è ancora ben chiaro come sarà possibile farli gestire dal Commissario.
Ma forse si tratta di una preoccupazione fuori luogo perchè sulla questione dal Ministero fanno però sapere che – in realtà – le risorse che dovrà gestire Arcuri saranno in aggiunta a quelle già assegnate alle scuole che, quindi, possono iniziare tranquillamente ad impegnare i fondi annunciati.

Mobilità ATA, pubblicati i movimenti: soddisfatto oltre il 79% delle domande

da La Tecnica della Scuola

Sono stati pubblicati nella giornata del 6 luglio gli esiti della mobilità del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) per l’anno scolastico 2020/2021.

Le domande elaborate quest’anno sono state 26.326, delle quali 25.341 per la mobilità territoriale e 985 per quella professionale. I dipendenti ATA effettivamente coinvolti – al netto delle domande non accoglibili – sono stati 23.925 (15.789 donne e 8.136 uomini).

Le domande soddisfatte a livello nazionale sono state 18.924 (di cui 343 mobilità professionale)pari a oltre il 79% del totale del personale ATA che ha partecipato alla mobilità ordinaria. Nel dettaglio, sono state accolte 18.581 domande di mobilità territoriale, il 73% di quelle presentate. I soddisfatti nella mobilità provinciale sono stati 16.617, quelli nella mobilità interprovinciale sono stati 2.307 di cui 1.654 fuori regione.

Ritorno a scuola, test sierologici a docenti e ATA 15 giorni prima delle lezioni. Lo chiede il CTS

da La Tecnica della Scuola

Il Comitato tecnico scientifico ha chiesto esplicitamente al Governo di effettuare test sierologici a tutto il personale scolastico quindici giorni prima dell’avvio delle lezioni in presenza. Chi risulterà positivo al test dovrà sottoporsi al tampone.

Riapertura scuole: più che un’ipotesi i test sierologici

Sembra pertanto concretizzarsi l’idea più volte prospettata di effettuare un controllo al personale ai fini di prevenzione del contagio. E’ chiaro che l’ultima parola spetta al Governo, ma appare piuttosto improbabile il rigetto della proposta.

In base a quanto riporta il Corriere della Sera, il commissario Domenico Arcuri sarebbe già pronto ad attivare la gara d’appalto per la fornitura di due milioni di test, proprio a dimostrazione dell’altissima probabilità che si possa procedere in tal senso.

Nei giorni scorsi lo stesso Ministro della Salute, Roberto Speranzaha fatto intendere a chiare lettere che il test sierologico ai dipendenti della scuola sarebbe una misura necessaria. E per tale motivo i test dovranno effettuarsi almeno 15 giorni prima dell’inizio delle lezioni, proprio per verificare lo stato di salute di docenti e ATA e scongiurare contagi multipli se non addirittura focolai.

Ancora non si comprende se la misura sarà obbligatoria, ma è chiaro che per la prevenzione di tutta la comunità scolastica i dipendenti verranno invitati a sottoporsi ai test sierologici.

Rientro a scuola: non tutti sono d’accordo per l’obbligo dei test sierologici

A tal proposito nei giorni scorsi è partita una raccolta firme che mira proprio ad evitare l’obbligo di sottoporsi ai test per il personale scolastico: si chiede, infatti, la libertà di scelta su un tema molto delicato.

E questo potrebbe rappresentare già un primo problema perché se manca l’obbligatorietà dei test potenzialmente ci si espone a rischi di contagi, ma imporre l’obbligo di test sierologici potrebbe creare problemi evidenti che andrebbero ad invadere la sfera personale dei lavoratori.

Anche l’organizzazione dell’operazione potrebbe causare qualche problema anche se, secondo le indiscrezioni del Corriere della Sera, la questione già avrebbe una risoluzione: “la pianificazione sarà effettuata in collaborazione stretta con le Regioni che dovranno fornire l’elenco di tutte le scuole e programmare l’effettuazione delle analisi in accordo con i provveditorati. A quel punto — questo è il suggerimento dei componenti del Comitato tecnico scientifico — potrebbe rivelarsi indispensabile l’impiego dei soldati e delle forze di polizia che si recheranno negli istituti con i kit e procederanno ai prelievi“.

Arcuri commissario per la ripartenza delle scuole

da Tuttoscuola

Il commissario all’emergenza Domenico Arcuri si occuperà anche della fornitura di gel, mascherine e “ogni necessario bene strumentale, compresi gli arredi scolastici, utile a garantire l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2020-2021, nonché a contenere e contrastare l’eventuale emergenza nelle istituzioni scolastiche statali”. Lo prevede una norma contenuta nella bozza del decreto Semplificazioni. Il commissario, la cui nomina deve però essere confermata nel testo finale del decreto, potrà provvedere “nel limite delle risorse assegnate allo scopo con delibera del Consiglio dei Ministri a valere sul Fondo emergenze nazionali” e potrà procedere immediatamente all’affidamento di contratti, senza aspettare il trasferimento dei fondi alla contabilità speciale.

Sono molto soddisfatta della norma inserita nel decreto Semplificazioni che affida nuove competenze al commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri per supportare la riapertura delle scuole a settembre“, ha detto la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina. Si tratta di “una norma scritta e fortemente voluta dal mio Ministero, che permetterà di velocizzare l’iter burocratico per l’acquisto e la distribuzione degli arredi scolastici, come i banchi singoli di nuova generazione. Buon lavoro dunque a Domenico che si aggiunge alla squadra del #CantiereScuola!“.

Immediate le polemiche. Matteo Salvini è subito partito all’attacco bocciando la nomina del commissario: “Ha fallito sulle mascherine (che molti stanno ancora aspettando) – ha dichiarato il leader della Lega – e per premio il governo lo manda ad occuparsi delle scuole dei nostri figli: ma basta”. Anche l’eurodeputato Carlo Calenda critica la nomina: “Dream team: Azzolina e Arcuri – scrive su Twitter -. Secondo me è un’idea di Casalino. Prova tipo Grande Fratello per la scuola italiana. Vediamo se sopravvive anche a questo”. Anche Fratelli d’Italia attacca: “Se la performance di Arcuri sarà simile a quella delle mascherine – dichiara il capogruppo in Commissione Istruzione Antonio Iannone – il risultato sarà di aggiungere nuova incertezza all’anno scolastico. Un brutto segnale per la scuola italiana massacrata da questo governo”.