I Fondi per le persone con disabilità stanziati dalla Legge di Bilancio 2022

I Fondi per le persone con disabilità stanziati dalla Legge di Bilancio 2022  
Disabili.com del 06/01/2022

Tra le novità, il fondo per l’accessibilità turistica e quello per gli assistenti all’autonomia e comunicazione degli alunni e studenti con disabilità a scuola. 

La Legge di Bilancio 2022 ha previsto alcune misure specifiche anche per persone con disabilità. In questo articolo vediamo i Fondi stanziati ad hoc, sia nuovi che rifinanziati e già esistenti.

FONDO PER LE NON AUTOSUFFICIENZE:
viene integrato fino a 100milioni di euro per l’anno 2022, 200 milioni di euro per l’anno 2023, 250 milioni di euro per l’anno 2024, 300 milioni di euro a decorrere dall’anno 2025.

FONDO PER L’ACCESSIBILITA’ TURISTICA:
per favorire l’accessibilità turistica delle persone con disabilità, e quindi sostenere lo sviluppo di attività turistiche che rispondano a questo tipo di turismo è stato istituito un nuovo fondo che conta su 6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024.

FONDO PER LE POLITICHE IN FAVORE DELLE PERSONE AFFETTE DA DISABILITA’:
si tratta della nuova dicitura del precedente Fondo per la disabilità e non autosufficienza. Il  Fondo è stato incrementato di 50 milioni di euro annui a partire dal 2022 fino al 2026, per dare attuazione agli interventi legislativi che riordineranno le politiche di sostegno alla disabilità.

FONDO PER L’ASSISTENZA ALL’AUTONOMIA E COMUNICAZIONE DEGLI ALUNNI CON DISABILITA’:
è il nuovo Fondo che servirà a potenziare i servizi per gli alunni con disabilità che necessitano di assistenza all’autonomia e comunicazione nelle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado. La dotazione è di 100milioni idi euro all’anno a partire dal 2022, ripartiti tra enti territoriali (70%) e Comuni (30%). 

FONDO PER SOGGETTI CON DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO:
la finalità di questo fondo, che è incrementato di 50 milioni di euro per il 2022 e il 2023, è quella di favorire iniziative e progetti di carattere socio-assistenziale e abilitativo a favore di persone con disturbi dello spettro autistico.

FONDO PER L’INCLUSIONE DELLE PERSONE CON DISABILITA’:
finanziato per 50 milioni di euro per il 2022 e 2023.

Ritorno a scuola in presenza

Ritorno a scuola in presenza. Ma la sicurezza?

di Gabriele Boselli

Governare significa scegliere, decidere tra alternative a volte drammatiche. Il consenso delle masse e l’economia da un lato, la salute dall’altro, nei casi attuali sapendo che l’economia dipende anche dalla salute e la salute non può prescindere dall’economia.

Occorre che i politici possano scegliere disinteressatamente tra i pareri di economisti e medici che non siano legati a interessi precostituiti e che non credano di avere la verità in tasca, specie in domini scientifici ove le certezze sono ben poche, se non, nel caso nostro, quella per cui il vaccino è per ora il più credibile tra i tentativi di difesa. Scegliere dunque nell’interesse generale e non curarsi degli indici di gradimento e dei futuri successi e insuccessi elettorali.

L’attuale Presidente del consiglio, non essendo stato eletto e prevedibilmente non dovendosi presentare in future elezioni, offre importanti garanzie, come peraltro il Ministro dell’Istruzione in cattedra, il primo ministro culturalmente adeguato felicemente pervenuto dopo una lunga serie deprimente.

Basterà? I nostri due eroi devono confrontarsi con partiti che non hanno la fondatezza scientifica delle decisioni come criterio primo e inoltre, specie alcuni, rappresentano interessi politici ed economici potenti.

Certi segnali non sarebbero incoraggianti: pur con un tasso di contagio al 19%, pur con una mutazione del virus che colpisce anche giovani e bambini, pur con molti insegnanti e operatori scolastici non vaccinati o per motivi clinici o perchè, da diligenti no-vax, hanno preferito acquistare il documento sul dark web, pur con una minima parte di alunni vaccinata, domani in Romagna e il 10 altrove le scuole riapriranno in presenza.

Stante l’incapacità dei governanti di ridurre alla ragione i no-vax attraverso deterrenti effettivamente capaci di vincere la loro opposizione, come in guerra è necessario mandare a statisticamente a morte qualche innocente, nel caso nostro riaprendo gran parte delle scuole in presenza.

Ogni misura sanitariamente inadeguata comporta infatti, necessariamente, un incremento degli invalidi e dei deceduti, magari solo di qualche centinaio alla volta.

Appare quindi politicamente obbligato far anticipare la dipartita a un certo numero di malati di altre patologie e anziani negando loro di fatto le cure ospedaliere (prioritariamente riservate ai no-vax) o esponendoli al contagio in casa tramite i bambini e i ragazzi delle scuole.

RIPRESA IN SICUREZZA DELLE ATTIVITA DIDATTICHE

➢ Al Presidente del Consiglio
Dott. Mario Draghi
➢ Al Ministro dell’Istruzione
Prof. Patrizio Bianchi
➢ Ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome

URGENTE APPELLO DELL’UCIIM PER LA RIPRESA IN SICUREZZA DELLE ATTIVITA DIDATTICHE

Alla luce della situazione di estrema emergenza sanitaria che nelle ultime due settimane ha visto un esponenziale
incremento del tasso di positività al Covid19, in particolare tra i soggetti più giovani, dati confermati dalle
innumerevoli segnalazioni che quotidianamente pervengono alle segreterie delle Istituzioni scolastiche;
Considerato che sia prioritario garantire agli studenti il diritto allo studio e, nel contempo, il diritto alla salute
trovando le condizioni organizzative più efficienti ed efficaci che, in relazione alla specifica situazione attuale, non
risultano essere adeguate stante che:

  • il numero elevato di assenti per positività tra il personale Docente e ATA non consente una tempestiva
    sostituzione degli stessi con gravi conseguenze sul regolare svolgimento delle attività didattiche, nonchè sulla
    vigilanza degli studenti, in un momento in cui è quanto mai indispensabile garantire il distanziamento nelle aule, e
    sulla igienizzazione dei locali, presupposto indispensabile per la sicurezza e la prevenzione dei contagi.
  • non essendo stato effettuato un tracciamento degli studenti positivi e dei contatti stretti durante la
    sospensione delle attività didattiche, non si avrà certezza che gli alunni presenti al rientro siano nelle condizioni
    idonee alla frequenza, considerato che le Istituzioni scolastiche non hanno accesso ai dati sanitari, nè alla piattaforma
    dello stato vaccinale dei propri studenti;
  • le Aziende Sanitarie hanno manifestato e mostrato un inevitabile sovraccarico di segnalazioni da parte delle
    Istituzioni Scolastiche, alle quali non riescono più a rispondere in tempi congrui, causando un ritardo sia nell’avvio sia
    nell’interruzione dei dispositivi di quarantena, con conseguenti disallineamenti con le disposizioni vigenti;

L’UCIIM

da sempre impegnata con responsabilità e dedizione nella ricerca di soluzioni organizzative e gestionali che possano garantire alle nostre Comunità il superamento delle difficoltà e dei limiti che il presente momento storico impone, pur continuando a ritenere la didattica in presenza la modalità da privilegiare,

SI APPELLA AL SENSO DI RESPONSABILITA’ DEI DECISORI POLITICI E ALLA CAPACITA’ DI ANALISI REALISTICA DELLA SITUAZIONE SOPRA DESCRITTA E CHIEDE L’ATTIVAZIONE DELLA MODALITA’ DI DIDATTICA A DISTANZA PER DUE SETTIMANE

al fine di consentire, da parte di ciascuna Istituzione, il ripristino delle condizioni essenziali per garantire agli studenti il diritto allo studio in presenza in condizioni di sicurezza, efficienza ed efficacia.

PER L’UCIIM
Rosalba Candela
Presidente Nazionale

Per l’autonomia delle Istituzioni scolastiche

L’ANDIS per l’autonomia…

di Vittorio Zedda

…delle istituzioni scolastiche! Un pizzico di storia. L’ 8 marzo 1989, presso la “Sala Leonardo da Vinci” della Fiera di Milano, nell’ambito della mostra “Didattica 89”, l’ANDIS, per iniziativa dell’allora Presidente Nazionale (il sottoscritto) e della Vicepresidente Nazionale Cinzia Mion, con la fattiva collaborazione della sezione ANDIS di Milano e del suo presidente Bernardino Lavatelli, celebrò un incontro di studio dal titolo “CONVEGNO SCUOLA 1992: QUALITA’, GESTIONE, PRODUTTIVITA”. Il tutto al fine di studiare e di predisporre le condizioni per poter varare l’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Ogni parola del titolo conteneva, nella massima sintesi, la grossa questione delle innovazioni che stavano per interessare il mondo della scuola. Della quattro relazioni, affidate nell’ordine a Zedda, Mion, Sartori, Giglioli, con le conclusioni finali di Lavatelli, la prima e più corposa s’intitolava “Autonomia delle unità scolastiche: attuabilità della riforma e opinioni dell’ANDIS sul disegno di legge del Ministero PI”. Poiché il movimento associativo nato fra i Direttori Didattici, e poi sfociato nell’ANDIS, aveva all’epoca più volte trattato in varie sedi la questione dell’autonomia, parve opportuna l’occasione offerta all’ANDIS dal settore “Scuola” della Fiera di Milano, al fine di rendere pubbliche le riflessioni condotte in seno all’ANDIS sul tema.

Concretamente si puntava quindi ad offrire dei contributi di studio agli ambiti politici impegnati sulla riforma, o quanto meno si sperava che le riflessioni provenienti dai lavori seminariali, locali e nazionali, dell’ANDIS potessero essere considerate e vagliate nelle sedi opportune. E’ difficile fare un sunto della mia relazione, per cui vedrò in quale modo di renderla integralmente fruibile agli eventuali interessati. Posso però enucleare in breve alcuni “nodi”, seppure rinunciando a riportare le argomentazioni che ne sorreggevano la definizione e i contenuti.

Iniziai considerando le condizioni necessarie al successo della riforma, definendole come “il terreno d’impianto”, da predisporre per far radicare e rendere fruttuoso un cambiamento potenzialmente epocale o addirittura rivoluzionario. Era stato preparato il terreno? E, qualora l’operazione fosse in atto, cosa ancora restava da fare? Qui cominciavano ad emergere i nodi cui era necessario porre rimedio, e per tempo. Si avvertiva da vari anni una perdita di qualità del servizio scolastico, il quale, se tale regresso qualitativo non fosse stato corretto, rischiava di non essere più compiutamente in grado di garantire all’utente-alunno una prestazione educativa e didattica adeguata ai tempi, alle istanze e alle norme. Occorreva quindi una efficace tutela, anche giuridica, dei “diritti del discente” cui garantire un servizio di qualità eccellente e non in fase di scadimento.

L’immissione in ruolo di insegnanti d’ogni ordine di scuole e per alcuni ordini anche di capi d’istituto, senza rigorosi sistemi di selezione (con gli ulteriori danni indotti dalle immissioni in ruolo “ope legis” per sanare i problemi del precariato) aggravava i problemi legati alla formazione inadeguata di detto personale e condizionava la qualità del servizio. Si rilevava l’esigenza di rimettere mano al miglioramento dei livelli di professionalità, anche per contribuire a riadeguare gli indici di produttività del sistema, minati da effetti di dequalificazione aggravati dall’ipergarantismo politico-sindacale, fonte di conflitti intercategoriali interni. Con la riforma del “74, quella cosiddetta dei “Decreti Delegati” (D.P.R. 31 maggio 1974, n. 416, 417, 418,419 e 420) era stata soppressa la valutazione annuale del servizio dei docenti, ma il nuovo Comitato di Valutazione previsto da detta Riforma non era stato pensato per innovare un sistema di valutazione delle prestazioni professionali e degli esiti.

Ed i nuovi organi collegiali mostrarono ben presto tutta la loro inadeguatezza funzionale. Il quadro delle criticità pareva richiedere una loro correzione, preventiva o contestuale, secondo i casi, alla riforma dell’autonomia, affinché detta autonomia corrispondesse effettivamente ed efficacemente ai suoi significati e alle finalità cui mirava. A questo punto la relazione considerava i significati dell’autonomia, prioritariamente pensata a garanzia del discente, alla eliminazioni dei fenomeni di dispersione del sistema, alla correlazione del servizio con le esigenze sociali emergenti, alle sinergie con le risorse del territorio di riferimento, al superamento delle rigidità dell’offerta a fronte delle istanze di un contesto sociale dinamico, alle flessibili richieste da bisogni differenziati, alla soluzione delle contraddizioni fra esigenze di razionalizzazione e produttività nel settore pubblico, al superamento di obbiettivi quantitativi in favore di obiettivi qualitativi, fino all’auspicato ripristino di “una responsabilità individuale e professionale, specifica e diffusa a livello di ogni operatore in ordine ai risultati del lavoro svolto, pertanto all’uopo accertato, incentivato, sostenuto e corretto, fatti salvi gli strumenti amministrativi e giuridici atti a salvaguardare l’interesse pubblico da prestazioni inidonee o dannose.

La sintesi qui operata, omettendo, come detto, le argomentazioni, può far apparire alcuni passaggi alquanto spigolosi, ma il discorso si sviluppava in connessione con l’esame dei nodi politici del momento in cui la legge sull’autonomia andava prendendo forma e ne considerava i condizionamenti e le dinamiche dei rapporti. La relazione considerava poi la riforma in rapporto alle esigenze dei diversi gradi e ordini di scuole e si concludeva con l’esame della figura giuridica e funzionale del nuovo Dirigente Scolastico preposto a quella che chiamavamo “unità scolastica autonoma”.

Quella relazione suggeriva implicitamente, nello sviluppo delle sue varie articolazioni, anche una sorta di possibile griglia di valutazione degli effetti dell’autonomia, una volta varata e resa operativa. Oggi, a fronte di reiterati rilievi critici su detta riforma e sui suoi esiti, parrebbe il caso che ad ogni livello venissero condotte analisi organiche e verifiche scientificamente predisposte e condotte al fine di valutarne ogni suo aspetto giuridico, funzionale, operativo, organizzativo e produttivo. Sarebbe un compito che l’ANDIS potrebbe assumersi, progettando modi e forme di verifiche collegiali periodiche, anche nell’ambito di specifici convegni e seminari per porre sotto esame le fasi di un processo iniziato in ambito associativo già nei primi anni 80.