Aumentano le classi in DAD

Covid: aumentano le classi in DAD, personale assente fino al 30%

La Gilda degli Insegnanti fotografa la situazione delle scuole italiane

La scuola italiana naviga a vista nel mare tempestoso di Omicron. Da Nord a Sud sono in costante crescita i casi di docenti e alunni positivi al Covid che costringono sempre più numerosi istituti a ricorrere alla didattica a distanza. Dall’indagine condotta dalla Gilda degli Insegnanti su tutto il territorio nazionale attraverso le proprie sedi provinciali, emerge una situazione molto preoccupante che rispecchia l’andamento generale dei contagi. 

Nella provincia di Crotone, tutti i sindaci hanno disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado fino al 15 gennaio, con possibilità di proroga di una settimana, a causa non solo dell’emergenza epidemiologica ma anche della difficoltà di tracciamento da parte dell’Asp. Solo il sindaco di Crotone, ritenendo illegittima l’ordinanza di chiusura, le ha tenute aperte, ragione per la quale gli studenti delle superiori sono in stato di agitazione. In ogni scuola si registrano diversi casi di positività tra il personale docente e Ata e tra gli studenti; diverse famiglie hanno fatto richiesta di attivazione della didattica digitale integrata. Resta, irrisolto, il problema dei trasporti. Scenario analogo a nel capoluogo calabrese, dove le aule scolastiche resteranno off limits, anche qui, fino al 15. 

Restando ancora al Sud, la situazione si presenta grave a Palermo dove, come in tutto il resto della regione, dal 14 si ritorna in classe nonostante nella maggior parte delle scuole si registri almeno un paio di casi di positività per almeno i tre quarti delle classi. 

In continua evoluzione la situazione altra Bergamo e Brescia, dove si assiste a un crescendo di assenze tra il personale scolastico e gli studenti, che oscillano in media tra il 10 e il 15%, con punte del 30% in poche scuole. Aumentano dal 5 al 15% anche le classi in DAD.

A Mantova le lezioni sono riprese regolarmente il 7 gennaio, ma sono in aumento i casi in città e in provincia. Frequente il ricorso alla didattica digitale integrata con circa 7-10 ragazzi in ogni classe assenti per quarantene o contagi. 

Molti gli studenti in quarantena fiduciaria a Venezia, dove il trend dei contagi è in crescita. 

Anche le scuole di Torino non se la passano bene: in media si contano per ogni classe 3 studenti in DDI, 6 assenti, 4-5 in DAD. Molti anche i docenti assenti, il che richiede il ricorso a continue supplenze. Nota dolente anche le connessioni internet, come segnalano gli insegnanti di un liceo della provincia di Ivrea che lamentano di lavorare con classi dimezzate e di disporre di una rete internet insufficiente a reggere la didattica mista. “La maggior parte delle volte dobbiamo intervenire con i nostri cellulari attivando gli hotspot. Una situazione insostenibile”, commentano. 

A Frosinone, e in circa 20 comuni della provincia, la ripresa delle attività didattiche è stata posticipata alla prossima settimana dopo un vertice tra i primi cittadini e i dirigenti scolastici. La decisione ha interessato una gran parte delle circa 80 scuole della provincia. 

Nella provincia di Cagliari le lezioni sono iniziate in presenza il 10, anche se in molte scuole gli studenti non sono entrati e sono stati rilevati casi di docenti in malattia in misura superiore allo standard. In provincia di Nuoro e di Oristano molti sindaci hanno emanato ordinanze di chiusura delle scuole per qualche giorno, come a Macomer, Ghilarza, Oristano, Bosa, Tresnuraghes. In quasi tutti gli istituti ci sono da 5 positivi in su e si applica la DAD o la DDI.

A Roma la situazione nelle scuole superiori e medie è di 4-5 alunni per classe positivi o in quarantena, quindi in DAD e DDI. Il 10- 15% dei docenti in alcuni istituti sono positivi o in isolamento. Molti docenti non sono tornati in classe dopo le vacanze natalizie perché positivi e, in alcuni casi, ci sono volute fino a due settimane per la guarigione.

Da Ferrara si fa notare che i referenti Covid e i dirigenti scolastici sono ormai come i dipendenti delle ASL, impiegati a tracciare e, a causa della mole di lavoro, non riescono a stare al passo e a predisporre in tempi brevi la DAD per chi ne ha diritto.

“L’affermazione che la scuola sia aprioristicamente un luogo sicuro è poco più di una battuta – commenta il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio – perché soltanto in rari casi gli interventi messi in atto da qualche ente locale hanno reso davvero sicura la riapertura. In linea generale, però, ben poco è stato fatto per rendere la scuola più sicura di quanto fosse prima dell’inizio della pandemia. Avevamo perfettamente ragione, dunque, quando qualche giorno fa abbiamo sostenuto che il Governo stava mettendo la polvere sotto il tappeto e che le chiusure degli istituti scolastici sarebbero inevitabilmente arrivate con il progredire della pandemia”. 

Ritorna a casa ragazzo

Ritorna a casa ragazzo

di Vincenzo Andraous

“Torna a casa ragazzo, ritorna a casa”. Gli ha detto al cellulare la mamma. Poi invece è arrivata la telefonata dei carabinieri, purtroppo suo figlio è morto.

Rammento quei giorni, a tutta pagina sui quotidiani la notizia di un minorenne che non ce l’ha fatta a resistere alle umiliazioni, alle offese, alle percosse, alla solitudine delle parole imposte e costrette a subire la prepotenza dei vigliacchi, peggio, di chi scaglia il sasso e nasconde la mano. Ricordo bene l’urto e il fastidio per tanta omertà e indifferenza, soprattutto l’incredibile assenza di un’emozione che non consente baratto, né lontananza a una possibile prossimità, men che meno a una vergogna che schianterebbe il più irresponsabile dei maledetti per forza. E’ passata tanta acqua sotto i ponti da allora, fiumi di parole, relazioni corpose e riassunti strutturati, per tentare di comprendere, di capire, non per ultimo, per dare sollievo a chi non ha più il suo bene più grande in casa, il proprio figlio.  In scuole, oratori, università, associazioni, per incontrare i più giovani, gli adulti, per fare rete con l’altro, i più fragili ed anche i più tosti solo a parole, affinchè questo male lacerante non abbia più a mietere vittime innocenti. Eppure ancora e ancora e ancora, giorno dopo giorno,  negli spazi differentidella relazione umana, un metro a seguire l’altro,vengono messe al muro vite appena iniziate e già compromesse. Ragazzi dimezzati dalla poca attenzione alla salita, alla porta chiusa da aprire con garbo, studenti fermi all’angolo ad aspettare un passaggio, un tiramisù che stende senza fare complimenti.

Il ragazzo non c’è più, ha rassegnato le dimissioni da questa vita, nei suoi occhi sbarrati c’è tutta l’incomprensione per questa trasgressione e devianza di non subordinare mai le passioni alle regole. Mentre riceveva l’ingiustizia di una violenza priva di scopo e utilità, dove valori e disvalori si cambiano di abito, di posto, si nascondono, si mimetizzano, costringendo all’appropriazione indebita, a rubare, rapinare, uccidere la dignità di un adolescente.

Troppo facile sollecitare con fermezza una maggiore prevenzione, un maggiore impegno a rispettare le parole, le forme, i contenuti, a chiamare con il proprio nome gli indicatori di pericolo sparsi all’intorno, l’approssimarsi di una desolazione intellettuale che toglie spessore e importanza alle regole, al rispetto dei ruoli, delle competenze, al valore stesso della vita umana.

Quel giovane additato a diverso, a sfigato, tolto di mezzo dalla disperazione di una solitudine imposta, chissà che non induca sapienti e saccenti,  a smetterla di pensare “nel mio orto non ci sono di questi inciampi, nella mia scuola c’è il giardino pulito, nella mia casa è tutto in ordine” .

Occorre farne a meno delle solite strategie discorsive per contrastare il verificarsi di accadimenti dichiarati semplicisticamente “accidentali” lungo il percorso scolastico. Oltre che scandalizzarsi per la tragedia di una scomparsa così inaccettabile, forse c’è urgenza di imparare qualcosa in più di noi, così conosceremo meglio i nostri figli, quelli maledetti per vocazione, gli altri più fragili di tante inutili parole.

Caos riapertura scuole in Sicilia, ricorsi e proteste. Braccio di ferro Regione-Comuni

da Il Sole 24 Ore

Continuano a fioccare i ricorsi contro le ordinanze dei primi cittadini che portano il Tar ad esprimersi nel merito e – come accaduto a Messina – a riaprire le aule

di Redazione Scuola

Tra ricorsi, sentenze e proteste, il ritorno in classe in Sicilia si trasforma in una giornata di caos, frutto del braccio di ferro tra la task force regionale, che ieri ha stabilito le riaperture, e i sindaci che poche ore dopo l’hanno sconfessata richiudendo tutto, almeno fino a lunedì. E, come se non bastasse, continuano a fioccare i ricorsi contro le ordinanze dei primi cittadini che portano il Tar ad esprimersi nel merito e – come accaduto a Messina – a riaprire le aule. Ed intanto, sempre sul tema scuola, è attesa la prossima riunione della Conferenza delle Regioni, durante la quale si discuterà presumibilmente del documento – sollecitato dalla Campania (sconfessata dal Tar dopo l’ordinanza che disponeva lo slittamento per l’apertura delle scuole) – per chiedere al governo maggiore coinvolgimento, attraverso le ordinanze, nella disciplina della didattica a distanza.

Governatori divisi

Una richiesta che però divide gli stessi governatori, con una frangia di oltranzisti – guidati da Vincenzo De Luca – e un’altra di attendisti, tra cui il presidente della Puglia, Michele Emiliano. Sul tavolo, poi, potrebbe arrivare anche la proposta dell’assessore regionale ai trasporti della Liguria, Gianni Berrino, di aumentare in zona arancione la capienza dei mezzi pubblici all’80%, come avviene già in zona gialla. A dominare, dunque, è l’incertezza, diretta conseguenza dell’impennata di contagi Omicron in tutta Italia. E così il 13 gennaio la Sicilia, già alle prese con la crisi che ha travolto il presidente Musumeci, si è svegliata ancora più divisa, con tante scuole ancora chiuse e poche aperte. Sono restati a casa gli studenti di Catania, ma anche quelli di Palermo e di Agrigento, seppur in attesa dell’ennesima decisione del Tar sul ricorso di alcuni genitori. Scuole chiuse anche a Trapani, anche se alcuni comuni hanno deciso per la riapertura. «In Sicilia regna il caos sulla riapertura delle scuole, mentre nel resto d’Italia tutte sono aperte – denuncia la deputata siciliana del Movimento 5 Stelle, Rosalba Cimino -. Rimandare non porta a nulla, occorre aprire e garantire la sicurezza con i mezzi necessari».

In piazza

E il 14 gennaio a scendere in piazza saranno gli stessi studenti, che hanno indetto uno sciopero contro il «rientro insicuro» e i «problemi strutturali» che attanagliano la scuola ormai da decenni. «Dopo quasi due anni di pandemia – le parole di Luca Redolfi, coordinatore dell’Unione degli Studenti – è inaccettabile che la scuola continui a farsi trovare impreparata, il Governo ha delle responsabilità politiche gravi in questo disastroso rientro e noi studenti non siamo stati ascoltati».


Rientro a scuola: se le condizioni sono queste, per 7 studenti su 10 meglio la Dad

da Il Sole 24 Ore

Per Skuola.net i ragazzi chiedono screening e mascherine Ffp2 gratis per tutti. Alunni con presidi, sindaci e presidenti di Regione che hanno chiesto il rinvio del rientro a scuola in presenza

di Redazione Scuola

Se le condizioni sono queste, era meglio restare in Dad: ben 7 studenti su 10 si dicono in disaccordo con la decisione del Governo di tornare a scuola in presenza. L’imperversare della variante Omicron, classi sparse tra scuola e casa, freddo polare in aula per mantenere l’aria salubre, la mancanza di mascherine Ffp2: queste le maggiori criticità segnalate dai 3.000 alunni di scuole medie e superiori intervistati da Skuola.net alla vigilia dello sciopero nazionale degli studenti, indetto per il 14 gennaio. Dando loro la possibilità di far sentire la propria opinione – finora l’unica voce assente dal dibattito – su come mettere in sicurezza l’anno scolastico ma soprattutto la salute dei suoi protagonisti.

Con presidi e amministratori

Così come parecchi presidi e amministratori locali, dunque, anche gli studenti si mostrano contrari alla decisione di rientrare in presenza. Il 69% degli intervistati, infatti, avrebbe agito diversamente: tra questi, circa la metà (45%) avrebbe aspettato che la variante Omicron rallentasse la sua corsa, senza avere una data precisa in mente; un altro 36% avrebbe proseguito con la Dad direttamente per tutto il mese di gennaio; il 19% si sarebbe limitato a chiudere le scuole per una settimana. Forse per questo ben 1 su 4 racconta che nel proprio istituto ci sono state manifestazioni di protesta circa la gestione del rientro tra i banchi. Tuttavia, la ferma volontà di riaprire è sposata appieno da 3 studenti su 10. Convinti che la situazione sia sì da tenere sotto osservazione, ma non così drammatica da imporre nuove chiusure. Non a caso, è il 65% dei favorevoli alla scuola in presenza a sostenere che, se si gestiscono bene le positività, tutto può proseguire tranquillamente. Mentre il 27% di loro è contento di tornare in classe, in quanto si è visto che la Dad non può sostituire la scuola tradizionale, quindi meglio rischiare.

Verso lo sciopero

Ma, anche tra le fila di chi appoggia la linea dell’Esecutivo, c’è chi pensa che lo sciopero del 14 dicembre è l’occasione di ribadire i problemi che hanno afflitto la scuola per tutto l’autunno, soprattutto quelli che rendono complicata la lotta al virus: classi pollaio, assembramenti sui mezzi di trasporto pubblico, ecc. Per questo, gli studenti chiedono una nuova strategia. Sempre secondo il sondaggio di Skuola.net, oltre l’80% dei ragazzi allestirebbe regolari campagne di screening per tenere costantemente sotto controllo la diffusione dei contagi tra la comunità scolastica: una metà di loro concentrerebbe i test nelle zone dove volta per volta il virus ha una maggiore incidenza, l’altra metà li farebbe a tappeto su tutti gli alunni. Inoltre, per proteggersi ancora di più, circa 2 studenti su 3 sono fortemente convinti della necessità che gli istituti forniscano gratuitamente in dotazione a tutti gli alunni delle mascherine Ffp2, anche laddove è possibile mantenere il metro di distanza. Un altro 17% le distribuirebbe solo nei contesti in cui il corretto distanziamento non è praticabile; il 15% le darebbe solo agli studenti che ne facciano richiesta. Appena il 6% non vede perché non ci si debba fidare delle mascherine chirurgiche.Se le Ffp2distribuite a scuola sembrano essere ancora un miraggio, un elemento che non manca nelle classi è il freddo. Il Generale Inverno sta prendendo piede anche a causa della scarsa diffusione degli strumenti per la purificazione dell’aria. Secondo un’altra rilevazione di Skuola.net svolta prima della chiusura per le vacanze di Natale, infatti, ben il 60% dei ragazzi lamentava disagi per le basse temperature in aula soprattutto per la necessità di tenere aperte le finestre per garantire il necessario ricambio d’aria. Per Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net «già dai primi giorni di scuola si sono moltiplicate le proteste negli istituti, fino ad arrivare allo sciopero nazionale annunciato per il 14 gennaio. Il mondo della scuola, rappresentato da presidi, insegnanti, lavoratori in generale e studenti, è compatto nel chiedere più sicurezza e più chiarezza nella gestione della quarta ondata. Le scuole devono rimanere aperte, ma perché questo sia possibile è necessario ascoltare le esigenze di chi le vive quotidianamente e assicurargli le migliori condizioni. E investire le risorse necessarie: gli studenti chiedono a gran voce mascherine Ffp2 gratis per tutti, screening regolari per prevenire l’ingresso di positivi a scuola e di intervenire seriamente sul tema della sanificazione dell’aria, visto che nella maggior parte dei casi il problema si risolve semplicemente spalancando porte e finestre».

Concorso infanzia e primaria, prove orali: il candidato estrae la traccia 24 ore prima

da OrizzonteScuola

Di redazione

Come predisposto dall’art. 5, c. 2 del D.D. 2215/2021 – Concorso ordinario per il reclutamento di personale docente nelle scuole dell’Infanzia e Primaria sui posti comuni e di sostegno – ciascun candidato estrae ventiquattro ore prima dell’orale la traccia su cui svolgerà la prova. Gli Uffici scolastici regionali stanno pubblicando in queste settimane i calendari delle prove orali.

Hanno accesso alla prova orale i candidati che hanno superato le prove scritte svolte entro il 21 dicembre 2021.

Il comma 2 dell’art 5:

I temi delle prove orali sono predisposti da ciascuna commissione giudicatrice secondo il programma di cui all’Allegato A del Decreto Ministeriale 05 novembre 2021, n. 325. Le commissioni le predispongono in numero pari a tre volte quello dei candidati ammessi alla prova. Ciascun candidato estrae la traccia, su cui svolgere la prova, 24 ore prima dell’orario
programmato per la propria prova. Le tracce estratte sono escluse dai successivi sorteggi.

A tal proposito l’Usr per la Lombardia, con  nota apposita, chiarisce:

  • Ciascun candidato ha facoltà di delegare una persona di propria fiducia, munita di delega e documento di identità del delegante e del delegato, per l’estrazione della traccia; in tal caso l’estrazione sarà effettuata dal delegato, a cui verrà consegnata la traccia.
  • Qualora il candidato risulti assente alle operazioni di estrazione e non abbia delegato persona di propria fiducia, la Commissione, una volta terminate le estrazioni dei candidati presenti, provvederà d’ufficio ad estrarre le tracce per i candidati assenti e ad inviarle agli interessati all’indirizzo mail indicato nella domanda di partecipazione al concorso, nei tempi tecnici di gestione della procedura nell’ambito della sessione di estrazione.

Obbligo vaccinale, per i dirigenti scolastici il controllo è a cura dei direttori degli USR

da OrizzonteScuola

Di Fabrizio De Angelis

Nella giornata del 12 gennaio il Senato ha approvato in prima lettura il DL n.172 del 26 novembre 2021 relativo all’estensione degli obblighi vaccinali per il personale scolastico. Per il personale scolastico è già in vigore l’obbligo dal 15 dicembre. Tuttavia, sono state apportate alcune aggiunte o correzioni al testo originario. Fra le modifiche viene specificato come funziona il controllo dell’obbligo vaccinale per i dirigenti scolastici.

A verificare lo stato vaccinale di insegnanti e Ata è il dirigente scolastico che a sua volta è obbligato alla vaccinazione. Con le modifiche introdotte al testo dal Senato, è esplicitato che i controllori per i Ds sono i direttori degli Uffici Scolastici regionali: “i direttori degli uffici scolastici regionali e le autorità degli enti locali e regionali territorialmente competenti verificano, rispettivamente, l’adempimento del predetto obbligo vaccinale da parte dei dirigenti scolastici e dei responsabili delle scuole paritarie nonché delle altre istituzioni di cui al comma 1, lettera a)“.

Per quanto riguarda le attività di verifica e l’adozione dell’atto di accertamento, queste “sono svolte secondo le modalità e con gli effetti di cui al comma 3”.

Inoltre, “in caso di sospensione dei dirigenti scolastici, la reggenza delle istituzioni scolastiche statali è attribuita ad altro dirigente per la durata della sospensione“.

IL TESTO APPROVATO IN SENATO

L’obbligo vaccinale per il personale scolastico è previsto dal comma 1 dell’articolo 2: dal 15 dicembre 2021 vige l’obbligo vaccinale, relativo sia al ciclo primario (o all’eventuale dose unica prevista) che alla somministrazione della dose di richiamo successiva ad esso, al personale scolastico, al personale del comparto della difesa, sicurezza e soccorso pubblico, al personale che svolge a qualsiasi titolo la propria attività lavorativa nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie e al personale che svolge a qualsiasi titolo la propria attività lavorativa alle dirette dipendenze del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria o del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.

Docenti precari di Religione assunti e licenziati per decenni, la Corte di Giustizia europea dice basta

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Anche il trattamento dei docenti di religione non di ruolo, al pari degli altri precari, sconfina nell’abuso dei contratti a termine: l’idoneità diocesana e la conseguente revoca, infatti, anche se attuati nel rispetto del Concordato, non costituiscono una ragione oggettiva per perpetrare nel tempo determinato anche per decenni. E nemmeno giustificano il ricorso al 30% “fisso” di supplenti (gestiti in modo diretto dalla Cei) nella disciplina. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea, che con una importante sentenza del 13 gennaio sulla causa 282/19 rimessa dal Tribunale di Napoli ha confermato i dubbi dello stesso Tribunale campano, il quale aveva sollevato più di qualche dubbio avendo riscontrato la poca compatibilità delle continue assunzioni e licenziamenti di diverse migliaia di precari di Religione con i contenuti dell’articolo 267 del Trattato dell’Unione.

La violazione della direttiva Ue

Alla pari dei supplenti su disciplina comune, la Corte di Giustizia Ue, in effetti, ha ritenuto che l’Italia stia da diversi anni praticando una violazione della clausola 5 della direttiva comunitaria 1999/70: una prassi che non è giustificata dall’idoneità diocesana rilasciata dall’autorità ecclesiastica.

Se da una parte per esigenze di flessibilità si può ricorrere a contratti a termine, la Corte Ue ha rilevato che non è possibile “ammettere che contratti di lavoro a tempo determinato possano essere rinnovati per la realizzazione, in modo permanente e duraturo, di compiti che rientrano nella normale attività del settore dell’insegnamento”.

Cosa accadrà ora?

A questo punto, spetta al giudice nazionale comprendere quali possono essere i rimedi da adottare. A meno che non intervenga il legislatore.

Alla “partita” sono interessati almeno 15mila docenti precari di Religione cattolica, il cui unico e ultimo concorso è addirittura del 2003 con alcune centinaia di vincitori ancora da assumere: nel decreto Milleproroghe, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre scorso, è stato stabilito che il prossimo concorso dovrà essere bandito dal Ministero entro il prossimo 31 dicembre.

Una delle possibilità, proprio alla luce della sentenza della Corte di Giustizia europea, è che quel concorso possa contenere una fetta maggiore di docenti di religione precari “storici”: nell’ultima bozza, infatti, la procedura riservata avrebbe riguardato solo qualche migliaio di docenti con almeno 36 mesi di servizio alle spalle.

Un’esigenza da provvisoria a permanente

Secondo l’Anief, che ha promosso il ricorso e ora si accinge a fare altrettanto nei tribunali italiani, la Corte di Giustizia europea ha confermato che “l’esigenza provvisoria non si può trasformare in un’esigenza permanente che nel caso di specie dura da 15 anni”.

“Né lo Stato italiano come peraltro ha fatto altre volte può invocare interessi finanziari che non possono costituire obiettivo di una politica tesa a disapplicare la prevenzione del ricorso abusivo ai contratti a termine”, ha aggiunto il sindacato.

Le richieste dello Snadir

Anche lo Snadir si impegna “a verificare tutte le possibili ulteriori strade che sarà possibile percorrere affinché si realizzi una giusta stabilizzazione lavorativa di questa categoria di insegnanti”.

Il primo sindacato dei docenti di Religione torna con l’occasione a chiedere una procedura straordinaria non selettiva per coloro che hanno speso almeno 36 mesi di servizio nell’insegnamento della religione; lo scorrimento annuale delle graduatorie della procedura straordinaria sino a totale esaurimento di ciascuna graduatoria e della Graduatoria di Merito del 2004; l’aumento della dotazione organica di posti dal 70% al 90% nell’organico di diritto in un triennio”.

Covid scuola. Quando e chi deve indossare Ffp2 in classe. Ma insegnanti e alunni la usano correttamente?

da La Tecnica della Scuola

Di Carla Virzì

Chi ha l’obbligo di indossare mascherine Ffp2 in classe secondo le nuove disposizioni del Governo?

Mascherina Ffp2 e alunni

Per quanto riguarda gli alunni, le nuove disposizioni prevedono che nella scuola secondaria di I e II grado (Scuola media, liceo, istituti tecnici etc etc), fino a un caso di positività nella classe è prevista l’auto-sorveglianza da parte degli alunni (tenuti a monitorare i propri eventuali sintomi) e l’uso, in aula, delle mascherine FFP2; con due casi positivi nella classe, saranno coloro che diano dimostrazione di avere concluso il ciclo vaccinale primario o di essere guariti da meno di centoventi giorni oppure di avere effettuato la dose di richiamo, a dovere ricorrere alle mascherine di tipo FFP2, con didattica in presenza e in regime di auto-sorveglianza.

Mascherina Ffp2 e insegnanti

Come abbiamo anticipato, ufficialmente le mascherine Ffp2 spettano ai maestri della scuola dell’infanzia, più il personale (docente e non docente) che opera a contatto con gli alunni fino a 6 anni, e a coloro che anche negli altri gradi di scuola facciano didattica con alunni esentati dall’indossare le mascherine per varie motivazioni, perché disabili o “fragili”.

Per questo motivo nel periodo di emergenza sanitaria fino al 31 marzo 2022, al personale preposto alle attività scolastiche e didattiche in presenza di bambini e alunni esonerati dall’obbligo di utilizzo delle mascherine il Ministero fornirà dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2.

Inoltre la NOTA dell’8 gennaio del MI chiarisce che la mascherina Ffp2 va usata anche in presenza di casi positivi in classe da parte del personale scolastico di scuola primaria e secondaria che abbia svolto attività in presenza nella classe dei casi positivi per almeno 4 ore, anche non continuative, nelle 48 ore precedenti l’insorgenza del primo caso, in quanto è quanto viene disposto in regime di auto-sorveglianza per un caso positivo, laddove per due casi positivi si applica quanto previsto dalla Circolare del Ministero della Salute 0060136-30/12/2021 per i contatti stretti (ad ALTO RISCHIO).

Come va usata correttamente la mascherina Ffp2?

La mascherina Ffp2 “innanzitutto deve essere indossata nella maniera giusta, deve coprire il naso e la bocca in modo aderente con la stanghetta metallica ben attaccata sul naso. E poi va cambiata dopo 6 ore di utilizzo, va riposta in bustina e manipolata il meno possibile” dice all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.

“Attenzione poi se si è raffreddati – avverte Andreoni – In questo caso la mascherina si deteriora più rapidamente e quindi va cambiata più spesso. Le Ffp2 aiutano ad abbassare il rischio di contagio e di trasmissione, ma è opportuno che non si riutilizzino. Vanno usate una sola volta e poi cambiate”.

Anche il virologo Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all’università Statale di Milano, ribadisce all’Adnkronos Salute le regole fondamentali per un uso corretto delle Ffp2.

“Intanto va ricordato – ammonisce l’esperto – che la Ffp2 va gettata dopo 6-8 ore di utilizzo: non è un dispositivo di protezione riutilizzabile. Invenzioni caserecce come spruzzarle di disinfettante e poi metterle all’aria potrebbero danneggiarle rendendole inefficaci: meglio buttarle via dopo una giornata di utilizzo”.

“Molta attenzione – avverte poi il virologo – va fatta nel momento in cui si toglie: va tenuta sempre dagli elastici, per evitare la contaminazione dalla parte esterna, nel caso ci fosse stata un’esposizione al virus”. Insomma, bisogna cercare di non toccarla “e se succede dobbiamo subito lavarci o disinfettare le mani”.

Per lo stesso motivo “non dobbiamo metterla in tasca – ammonisce Pregliasco – o peggio ancora appoggiarla sul tavolo dove stiamo mangiando. L’ideale sarebbe riporla in una bustina e lavarsi le mani”. Bisogna pensare sempre che sull’esterno della mascherina potrebbe essere presente il virus, raccomanda il medico. Assolutamente da evitare anche i baci sulla guancia, ‘tanto abbiamo la mascherina’: “Non è una buona idea – dice l’esperto – Potremmo rischiare di ‘spalmare’ il virus sulla guancia del malcapitato”.

Proroga contratti COVID: si può sostituire il supplente in caso di rinuncia

da La Tecnica della Scuola

In caso di rinuncia del supplente alla proroga del contratto COVID fino al 31 marzo 2022, la scuola può assegnare una nuova supplenza ad un altro docente e ATA.

Il chiarimento è contenuto nella faq n. F000423 pubblicata dal Ministro dell’Istruzione, riguardante la possibilità di conferire un incarico temporaneo, in sostituzione di un contratto terminato il 30 dicembre 2021 e non prorogato per motivi di rifiuto del personale docente ed ATA precedentemente individuato.

Il Ministero ha così risposto:

Con riferimento al quesito posto, si ritiene che nella specifica ipotesi in cui il destinatario della proroga del contratto manifesti la propria indisponibilità alla prosecuzione del rapporto di lavoro a tempo determinato si possa individuare un diverso soggetto cui conferire l’incarico sino al 31 marzo seguendo le regole previste dalla normativa vigente. Tale possibilità appare coerente con la finalità della norma di legge che intende continuare a soddisfare le esigenze di funzionamento delle istituzioni scolastiche connesse all’emergenza epidemiologica. Tale soluzione peraltro non determina un aggravio di spesa in quanto le risorse stanziate assicurano la relativa copertura finanziaria.

Quarantena, sorveglianza attiva, isolamento e auto-sorveglianza: quali differenze?

da La Tecnica della Scuola

Quarantena e isolamento sono misure di salute pubblica attuate per evitare l’insorgenza di ulteriori casi secondari dovuti a trasmissione di SARS-CoV-2 e per evitare di sovraccaricare il sistema ospedaliero.

Le nuove norme sulla quarantena per le persone che hanno avuto un contatto stretto con un positivo al COVID-19 e sull’isolamento per i soggetti positivi sono applicate dal 31 dicembre 2021, data di entrata in vigore del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 229.

Ma che differenza c’è tra quarantena e isolamento? E cosa si intende invece per sorveglianza attiva?

La quarantena si attua ad una persona sana (contatto stretto) che è stata esposta ad un caso COVID-19, con l’obiettivo di monitorare i sintomi e assicurare l’identificazione precoce dei casi.

L’isolamento consiste nel separare quanto più possibile le persone affette da COVID-19 da quelle sane al fine di prevenire la diffusione dell’infezione, durante il periodo di trasmissibilità.

La sorveglianza attiva è invece una misura durante la quale l’operatore di sanità pubblica provvede a contattare quotidianamente, per avere notizie sulle condizioni di salute, la persona in sorveglianza.

Le nuove regole per quarantena e sorveglianza

Il decreto prevede che, in caso di contatto stretto con un soggetto confermato positivo al COVID-19, la quarantena preventiva non si applichi:
– alle persone che hanno completato il ciclo vaccinale “primario” (senza richiamo) da 120 giorni o meno;
– alle persone che sono guarite dal COVID-19 da 120 giorni o meno;
– alle persone che hanno ricevuto la dose di richiamo del vaccino (cosiddetta “terza dose” o “booster”).

A tutte queste categorie di persone si applica una auto-sorveglianza, con obbligo di indossare le mascherine FFP2 fino al decimo giorno successivo all’ultima esposizione al soggetto positivo al COVID-19 (quindi l’undicesimo giorno dall’ultimo contatto). È prevista l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione dell’antigene Sars-Cov-2 alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto. Nel caso in cui il test sia effettuato presso centri privati abilitati, è necessario trasmettere alla Asl il referto negativo, anche con modalità elettroniche, per determinare la cessazione del periodo di auto-sorveglianza.

Ai contatti stretti che abbiano completato il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni e che abbiano comunque un green pass rafforzato valido, se asintomatici, si applica una quarantena con una durata di 5 giorni con obbligo di un test molecolare o antigenico negativo al quinto giorno.

Per i soggetti non vaccinati o che non abbiano completato il ciclo vaccinale primario o che abbiano completato il ciclo vaccinale primario da meno di 14 giorni, continua a vigere la quarantena di 10 giorni dall’ultime esposizione, con obbligo di un test molecolare o antigenico negativo al decimo giorno.

Ai soggetti contagiati che abbiano precedentemente ricevuto la dose booster o che abbiano completato il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni, l’isolamento è ridotto a 7 giorni purché siano sempre stati asintomatici o risultino asintomatici da almeno 3 giorni e alla condizione che, al termine di tale periodo, risulti eseguito un test molecolare o antigenico con risultato negativo.

In tutti i casi descritti, per la cessazione della quarantena è necessario l’esito negativo di un test antigenico rapido o molecolare. Nel caso in cui il test sia effettuato presso centri privati abilitati, è necessario trasmettere alla Asl il referto negativo, anche con modalità elettroniche.

Cosa significa auto-sorveglianza?

Ai sensi della Circolare del Ministero della Salute 60136 del 30 dicembre 2021, il regime precauzionale dell’auto-sorveglianza prevede: “è fatto obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 per almeno 10 giorni dall’ultima esposizione al caso. Il periodo di Auto-sorveglianza termina al giorno 5. È prevista l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione dell’antigene Sars-Cov-2 alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto con soggetti confermati positivi al Covid 19.”

Le regole per la scuola

Per la scuola è necessario fare riferimento all’art. 4, del decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1 e alla successive note del Ministero dell’Istruzione, la n. 11 dell’8 gennaio 2022 e la n. 14 dell’11 gennaio 2022.

CSPI, Francesco Scrima confermato Presidente

da Tuttoscuola

Nel corso della seduta dello scorso 11 gennaio, il CSPI ha confermato Francesco Scrima, con voto pressoché unanime (una sola scheda bianca), nella carica di Presidente.

Il CSPI, il cui operato è volto a garantire l’unitarietà del sistema nazionale dell’istruzione, ha compiti di supporto tecnico-scientifico per l’esercizio delle funzioni di governo nelle materie di “istruzione universitaria, ordinamenti scolastici, programmi scolastici, organizzazione generale dell’istruzione scolastica e stato giuridico del personale”.

Composto da 36 consiglieri, per metà eletti dal personale scolastico e per metà designati dal Ministro dell’Istruzione in carica anche su segnalazione di altri enti e soggetti istituzionali, il CSPI si è insediato per la prima volta nel gennaio 2016. Essendo di durata quinquennale, le votazioni per il rinnovo dei rappresentanti eletti avrebbero dovuto svolgersi entro il 2020, ma sono state rinviate a causa della pandemia, con conseguente proroga – da ultimo fino al 31 agosto 2022 – del mandato agli attuali componenti.

Nel frattempo è stata invece rinnovata, a decorrere dal 1° gennaio 2021 (e fino al 31.12.2025), la componente designata dal Ministro.

In aumento gli insegnanti di sostegno, ma 1 su 3 non è specializzato

da Tuttoscuola

Aumentano gli alunni con disabilità e gli insegnanti di sostegno. Diminuisce inoltre il numero di studenti con disabilità esclusi dalla Dad. Ma non sull’inclusione non ci sono solo “luci”. Tra le “ombre” emerge che 1 insegnante di sostegno su 3 non è specializzato e che meno di 1 su 4 ha frequentato corsi di formazione su inclusività e 1 su 5 viene assegnato in ritardo. E’ la fotografia scattata dall’Istat nell’ultimo rapporto “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità – anno scolastico 2020/21”.

Entrando nel dettaglio del rapporto, secondo l’Istat nell’anno scolastico 2020-2021, aumentano gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (+4mila, il 3,6% degli iscritti). Migliora la partecipazione alla didattica: scendono al 2,3% gli esclusi dalla didattica a distanza (DAD), contro il 23% dell’anno precedente. Nei periodi in cui se ne è fatto ricorso molti hanno partecipato in presenza con altri compagni (38%). Soddisfatto il 98% delle richieste di dispositivi per seguire le lezioni a distanza.

Migliore l’organizzazione della didattica a distanza

Per gli alunni con disabilità le modalità di partecipazione all’attività didattica a distanza sono state diverse: la quota più consistente, il 41%, ha preso parte alla DAD al pari degli altri, ovvero con lezioni a distanza in collegamento con tutti i docenti (curricolari e per il sostegno) e insieme all’intero gruppo classe; per il 38% di alunni la scuola ha invece organizzato percorsi personalizzati con il coinvolgimento dei coetanei, al fine di evitare l’isolamento dal gruppo dei pari.

Per questi studenti, nei periodi in cui la classe ha seguito le lezioni a distanza, la didattica si è svolta sempre in presenza con l’insegnante per il sostegno e con un gruppo ristretto di compagni anch’essi in presenza (25%) o collegati da remoto
(13%). Per la quota residua non si è riusciti a garantire l’interazione con i coetanei: alla percentuale di alunni completamente esclusi dalle attività didattiche svolte a distanza (2%) si aggiunge infatti un 19% di studenti con disabilità che ha fatto lezione con il solo insegnante per il sostegno, senza il coinvolgimento dei compagni e degli altri docenti.

Buona la risposta della scuola alla domanda di dispositivi informatici

L’attivazione della didattica a distanza ha richiesto un grosso sforzo da parte della scuola che ha dovuto far fronte alla carenza di dispositivi informatici nelle abitazioni degli studenti. Nell’anno scolastico 2020-2021 a fare richiesta di questi strumenti sono circa il 17% degli alunni con disabilità, contro il 7% del resto degli iscritti. La domanda maggiore proviene dalla scuola secondaria di secondo grado (20%) mentre diminuisce nella primaria (13%) dove l’attivazione della DAD è stata meno frequente. Notevoli anche le variazioni territoriali, la quota di richieste aumenta sensibilmente nelle regioni del Mezzogiorno, raggiungendo i livelli più alti in Basilicata e in Calabria dove si registrano percentuali molto sopra la
media nazionale (rispettivamente 25 e 32%).

Nella quasi totalità dei casi la scuola è riuscita a sopperire a tale carenza fornendo la strumentazione richiesta al 98% dei richiedenti, quota piuttosto stabile sul territorio.

In aumento gli insegnanti per il sostegno, ancora insufficienti quelli specializzati

Gli insegnanti per il sostegno che nell’anno scolastico 2020/2021 hanno operato nelle scuole italiane sono più di 191mila – poco più di 184mila nella scuola statale (fonte MIUR) e circa 7mila nella scuola non statale (fonte Istat) – in crescita di oltre 8mila rispetto all’anno scolastico precedente (+4,4% registrato quasi esclusivamente nella scuola statale).

A livello nazionale il rapporto alunno-insegnante, pari a 1,4 alunni ogni insegnante per il sostegno, è più favorevole a quello previsto dalla Legge 244/2007 che raccomanda un valore pari a 2. Di questi docenti, circa 65mila (il 34%) sono stati selezionati dalle liste curricolari, si tratta cioè di insegnanti che non hanno una formazione specifica, impegnati nelle classi frequentate da alunni con disabilità per far fronte alla carenza di figure specializzate. Questo fenomeno è più frequente nelle regioni del Nord, dove la quota di insegnanti curricolari che svolge attività di sostegno sale al 44% mentre si riduce nel Mezzogiorno, attestandosi al 20%.

Alla carenza di offerta di insegnanti qualificati si affianca spesso un ritardo nell’assegnazione dell’insegnante per il sostegno. A un mese dall’inizio della scuola, infatti, circa il 20% degli insegnanti per il sostegno non risultava essere stato ancora assegnato. Tale quota sale al 27% nelle regioni del Nord-ovest e tocca le punte massime in Lombardia (29%) e Liguria (34%).

Poco diffusa tra i docenti la formazione in modelli inclusivi

Con l’attivazione della didattica digitale integrata diventa cruciale la competenza dei docenti (curriculari e per il sostegno) in materia di modelli inclusivi, necessaria per la progettazione di percorsi didattici efficaci che coinvolgano tutti gli studenti della classe senza esclusioni di alcun tipo. La formazione sulle metodologie inclusive non è però ancora molto diffusa, solo il 24% dei docenti curricolari ha partecipato a corsi di formazione su queste tematiche, quota che sale al 28% tra gli insegnanti per il sostegno.

Meno frequente la formazione tra i docenti della scuola secondaria di secondo grado (21% dei docenti curricolari e 25% dei docenti per il sostegno).

Hub vaccinali nelle scuole: Regioni d’accordo, ma vogliono più poteri sulla Dad

da Tuttoscuola

Vaccinare gli alunni direttamente nelle scuole: tutti d’accordo con la proposta avanzata dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Convinti presidi e Regioni, anche se quest’ultime rilanciano: vogliono più poteri sulla didattica a distanza e chiedono quindi di rivedere i criteri e le competenze sulle ordinanze che dispongono la sospensione delle lezioni in presenza nelle scuole.

Nello specifico, nel documento indirizzato al governo – nato su sollecitazione della Campania e firmato da gran parte dei governatori -, si invita Palazzo Chigi a non limitare esclusivamente alle zone rosse la possibilità delle Regioni di emanare ordinanze sulla Dad.

Anche i presidi si dicono “Assolutamente d’accordo” con l’idea degli hub vaccinali direttamente nelle scuole. A rispondere alla possibilità ventilata dal ministro Bianchi è il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli: “In questo modo – ha dichiarato all’ANSA – credo che si riuscirebbe più rapidamente a raggiungere gli alunni. Ma non bisogna dimenticare di coinvolgere anche la rete dei pediatri, il cui consiglio per le famiglie è molto importante. Ricordo che quando eravamo piccoli i vaccini, che all’epoca erano obbligatori, si facevano a scuola. Si tratterebbe di riprendere una buona vecchia abitudine“.

Nota 14 gennaio 2022, AOODGSIP 73

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Il Capo Dipartimento

Ai Dirigenti e ai coordinatori didattici delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado del sistema nazionale di istruzione
Ai Direttori generali e ai dirigenti titolari degli Uffici scolastici regionali – LORO SEDI
Alla Provincia autonoma di Trento, Servizio istruzione – TRENTO
Alle Intendenze scolastiche per la scuola in lingua italiana, in lingua tedesca e in lingua ladina – BOLZANO
Al Sovrintendente scolastico per la Regione V alle d’Aosta – AOSTA
e p.c. per il tramite degli Uffici scolastici regionali:
Ai Referenti regionali per le Consulte provinciali degli studenti e ai Coordinatori regionali dei presidenti delle consulte provinciali
Al Forum delle associazioni dei genitori
Al Forum delle associazioni degli studenti

Oggetto: Linee guida per il contrasto all’antisemitismo nella scuola