Nel mondo sono 12 milioni i bambini che non entreranno mai in classe

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Sono 12 milioni i bambini nel mondo che rischiano di non entrare mai in un’aula scolastica, un esercito di persone che, senza istruzione, è condannato a rimanere ai margini della società. Le stime arrivano dall’Unesco che lancia l’allarme sul fatto che negli ultimi dieci anni il tasso di scolarizzazione non è aumentato e ribadisce come solo un’educazione inclusiva e di qualità garantisca un sano sviluppo intellettivo che consente all’uomo di integrarsi pienamente in una società. Invece, solo nel 2018, sono stati 258 milioni i bambini e gli adolescenti che, a causa di guerre, conflitti o disastri climatici, non hanno avuto accesso alla scuola, un sesto della popolazione mondiale tra i 6 e i 17 anni. E il problema nel problema sono le bambine che, ha sottolineato la direttrice dell’Unesco, Audrey Azoulay, «continuano a trovarsi davanti i maggiori ostacoli per l’accesso scolastico».

Secondo le proiezioni dell’agenzia delle Nazioni Unite, 9 milioni di bambine in età da ciclo primario non metteranno mai piede in una classe scolastica contro i 3 milioni di bambini. Di queste, 4 milioni vivono nell’Africa subsahariana. Il loro destino è rimanere in casa ad aiutare la famiglia. Tutto ciò sottolinea la grande differenza che permane tra i paesi più ricchi e quelli più poveri.

Nei Paesi a basso reddito, il 19% dei bambini in età scolare (tra i 6 e gli 11 anni) è fuori dalla scuola, rispetto al 2% nei paesi ad alto reddito. Il divario si allarga ulteriormente per gli adolescenti: circa il 61% di tutti i giovani di età compresa tra i 15 e i 17 anni non frequentano la scuola nei paesi a basso reddito, rispetto all’8% nei paesi ad alto reddito. E se la tendenza attuale non cambierà nei prossimi dieci anni un bambino su sei resterà fuori dalla scuola e solo sei ragazzi su dieci potranno accedere all’insegnamento secondario.

Il mondo, sottolinea l’Unesco, non avrà raggiunto, dunque, uno degli obiettivi che la comunità internazionale ha fissato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo durevole che è quello di garantire a tutti un’istruzione inclusiva e di qualità.

L’invito ai governi, quindi, è quello a fare di più perché dice l’Unesco la situazione non è irrecuperabile. L’obiettivo di una buona istruzione per tutti può essere raggiunto sia attraverso un impegno più serio da parte dei Governi che con un aumento dei finanziamenti.

«C’è bisogno di un impegno reale da parte di ogni governo, sostenuto da mezzi finanziari reali, in modo che il risultato sia raggiunto» ha dichiarato la direttrice dell’Istituto di statistica dell’Unesco, Silvia Montoya.

A pochi giorni dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che esaminerà i progressi in materia di sviluppo durevole è importante, conclude l’Unesco, sottolineare l’urgenza di provvedimenti seri per quanto riguarda l’offerta formativa di qualità.

Al via il concorso «Senato & Ambiente» con il Miur

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Prende il via con questo anno scolastico il nuovo progetto dedicato ai temi della tutela e della sostenibilità ambientale: il concorso “Senato&Ambiente”, frutto della collaborazione tra Palazzo Madama e Miur, rivolto alle scuole secondarie di secondo grado, inserito nei Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento. Alla fine dell’anno scolastico i migliori progetti saranno premiati in Senato dove le classi vincitrici illustreranno il lavoro e le proposte elaborate, e presenteranno una risoluzione a conclusione delle proprie attività. E’ quanto si legge in una nota di palazzo Madama.

“Senato e Ambiente” – prosegue il comunicato – rappresenta la novità dei progetti a sostegno dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, rinnovati per l’anno scolastico 2019-20 (i bandi sono già disponibili online) da Senato della Repubblica, Camera dei deputati e Miur. Si conferma il concorso “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di Costituzione”, bandito sin dal 2007 dalle tre istituzioni e rivolto alle scuole secondarie di secondo grado allo scopo di premiare i progetti – video, e-book, siti internet e blog – che saranno capaci di valorizzare la Costituzione e dimostreranno capacità di ricerca, originalità, efficacia didattica e competenza comunicativa.

Anche quest’anno le scuole avranno poi la possibilità di conoscere da vicino il Parlamento attraverso le visite e le attività didattiche organizzate da Senato e Camera. A Palazzo Madama gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado – vincitori del concorso “Un giorno in Senato”, inserito nei Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento – approfondiranno i meccanismi del procedimento legislativo nelle sue diverse fasi.

Per quanto riguarda le altre iniziative di formazione si rinnovano “Vorrei una legge che…”, nato dalla collaborazione tra Senato e Miur, che invita studentesse e studenti delle scuole primarie a elaborare una propria proposta di legge e illustrarla in modo creativo; e “Testimoni dei diritti”, che impegna i ragazzi delle scuole medie a confrontarsi sui princìpi della Dichiarazione universale dei diritti umani, verificarne l’attuazione nel proprio territorio e formulare eventuali proposte volte ad assicurarne il rispetto.

I bandi sono consultabili nei siti www.senato.it, www.camera.it e www.istruzione.it.

Tutti i progetti Senato-Miur hanno sezioni dedicate nel sito www.senatoragazzi.it.

Studenti in piazza venerdì 27 settembre. E Fioramonti approva

da la Repubblica

Ripartono i «Fridays for Future», gli scioperi del venerdì in difesa dell’ambiente lanciati dall’attivista svedese Greta Thunberg circa un anno fa e diventati in pochi mesi un fenomeno globale. Il primo appuntamento per gli studenti italiani sarà il prossimo 27 settembre. La novità di quest’anno è che mentre l’ex ministro leghista Marco Bussetti aveva più volte manifestato la propria contrarietà a questo genere di iniziative invitando gli studenti ad andare a scuola invece di scioperare, il suo successore grillino Lorenzo Fioramonti ha voluto smarcarsi, anche su questo specifico punto, dal suo predecessore dando la propria benedizione ai ragazzi. «Sono contento di fare il ministro in un’epoca in cui di tanto in tanto gli studenti il venerdì non vanno a scuola per scioperare per il clima, come dice Greta Thunberg, che ho avuto l’onore di conoscere», ha detto oggi il ministro durante la sua lectio magistralis a Siena nell’ambito della Siena Summer School on Sustainable Development. «Lo dicono anche gli adolescenti di oggi e anche i miei figli – ha aggiunto Fioramonti, economista con la laurea in filosofia, già docente di Economia Politica all’università di Pretoria e autore insieme alla moglie Janine Schall-Emden, militante ecologista, di un documentario sul cambiamento climatico dal titolo The age of adaptation (2009) -, invece noi adulti lo abbiamo dimenticato: parliamo dell’importanza della scienza salvo poi non applicarla perché diventa troppo sfidante, troppo critica quando mette in discussione delle routine modelli di consumo già accertati». «Invece Greta e i 16enni di oggi vogliono prendere sul serio la scienza ed è stupendo – ha concluso il ministro -: dicono a noi scienziati: voi non date abbastanza peso alla scienza».

Maschera e boccaglio

Nei giorni scorsi, dopo aver deciso – d’accordo con il Consiglio superiore dell’Istruzione – di rinviare di un anno l’avvio dell’educazione civica a scuola per dare modo alle scuole per organizzarsi, Fioramonti ha fatto sapere di voler approfittare del tempo in più per rimodulare la nuova materia dando più peso alle tematiche ambientali. Un modo per avvicinarsi alla sensibilità delle nuove generazioni. Un primo assaggio della mobilitazione degli studenti lo si è avuto domenica sera con il flashmob organizzato dalla Rete degli studenti medi e dal sindacato degli universitari (Udu) davanti al Miur: i manifestanti, armati di maschera e boccaglio, hanno srotolato degli striscioni con la scritta: «Iniziamo l’anno con l’acqua alla gola». Due i bersagli: il cambiamento climatico e le casse vuote delle scuole. «Siamo una generazione senza futuro- ha spiegato in un comunicato l’Unione degli studenti -. Abbiamo solo 11 anni per fermare i cambiamenti climatici e la devastazione dei nostri territori. Non ci stiamo più a tenere la testa basta e lo ha dimostrato un’intera generazione di school strikers in mobilitazione globale». Quanto ai finanziamenti per l’istruzione, «spendiamo il 3,5% del PIL contro una media europea del 4,5% – dicono gli studenti -: il Governo deve investire su scuola e ricerca, non su grandi opere inutili che devastano i territori, per non dover più rischiare di morire in edifici scolastici pericolanti e in territori intossicati dall’inquinamento. Riconquistiamo il nostro futuro, cambiamo la scuola per cambiare il sistema!».

Mattarella, ai docenti non sempre vengono riconosciuti meriti

da Orizzontescuola

di redazione

“Tanti meriti vanno riconosciuti agli insegnanti, ai maestri, ai professori, che mettono la loro passione e la loro preparazione a servizio dei giovani. Non sempre ricevono dalla società e dalle istituzioni il riconoscimento che è loro dovuto”.

Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento durante l’inaugurazione dell’anno scolastico all’Aquila.

“Non poche volte hanno colmato con il loro senso di responsabilità e del dovere – ha aggiunto – lo spazio lasciato vuoto dalla carenza di risorse materiali o di strutture organizzative. Insieme a loro desidero ringraziare tutto il personale della scuola, che si prodiga per il bene dei ragazzi”.

“La scuola italiana ha grandi meriti. E straordinarie qualità. Lo dimostrano i nostri giovani che si fanno apprezzare ovunque, in Italia e all’estero. Lo dimostrano i giovani talenti che partecipano, con successo, agli incontri internazionali”.

“Certo – ha concluso il presidente – la nostra organizzazione scolastica ha limiti che dobbiamo esaminare e continuamente superare. Tuttavia, dobbiamo saper valorizzare, sempre meglio, le eccellenze che siamo stati capaci di costruire e fare in modo che generino nuove, positive esperienze”.

Fioramonti: mai più inizio anno scolastico senza docenti

da Orizzontescuola

di redazione

Il ministro Lorenzo Fioramonti intervenuto durante la cerimonia inaugurale dell’inizio anno scolastico parla anche degli studenti stranieri definendoli ‘vitali’.

È un’esperienza irripetibile quella che vi accingete a fare, della cui importanza sarete consapevoli solo una volta che ve ne sarete allontanati. Non sprecatela. Non credete agli slogan commerciali: il mondo non è
contenuto in uno smartphone, una app non può risolvere tutti i
vostri problemi, i social non sostituiscono la vita che c’è in una piazza o in una classe, sono soltanto un loro pallido e freddo surrogato. Scegliete di essere protagonisti e non spettatori delle vostre vite” questo il consiglio di Fioramonti agli studenti durante la trasmissione Tutti a scuola di L’Aquila.

Non uno di meno diciamo e ciò vale per gli studenti di origine straniera, membri vitali delle nostre comunità scolastiche, come per i docenti necessari a coprire le cattedre scoperte, a partire dagli insegnanti di sostegno senza i quali non può essere garantito il diritto allo studio per gli alunni con disabilità. A tal proposito mi impegno acciocché non accada più che l’anno scolastico cominci senza il personale scolastico necessario” conclude il ministro dal piazzale della scuola Scuola primaria “Mariele Ventre”.

Contrattazione di Istituto al via, su quali materie. Quando il Dirigente può decidere da solo

da Orizzontescuola

di Nino Sabella

Contrattazione di Istituto: materie, soggetti coinvolti e tempistica. Quando il dirigente può decidere in via provvisoria.

Soggetti

La contrattazione a livello di istituzione scolastica è svolta tra il dirigente scolastico e la RSU e i rappresentanti dei sindacati firmatari del CCNL 2016/18 (Flc Cgil, Cisl, Uil e Gilda).

Tempistica

La contrattazione di istituto inizia entro il 15 settembre e termina non oltre il 30 novembre.

Materie

Queste le materie di contrattazione:

  1. l’attuazione della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro;
  2. i criteri per la ripartizione delle risorse del fondo d’istituto;
  3.  i criteri per l’attribuzione di compensi accessori, ai sensi dell’art. 45, comma 1 del d.lgs. n. 165/2001 al personale docente, educativo ed ATA, inclusa la quota delle risorse relative all’alternanza scuola-lavoro (oggi percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) e delle risorse relative ai progetti nazionali e comunitari, eventualmente destinate alla remunerazione del personale;
  4.  i criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzati alla
    valorizzazione del personale, ivi compresi quelli riconosciuti al personale docente ai sensi della legge n. 107/2015 (bonus merito);
  5. i criteri e le modalità di applicazione dei diritti sindacali, nonché la determinazione dei contingenti di personale previsti dall’accordo sull’attuazione della legge n. 146/1990;
  6. i criteri per l’individuazione di fasce temporali di flessibilità oraria in entrata e in uscita per il personale ATA, al fine di conseguire una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare;
  7. criteri generali di ripartizione delle risorse per la formazione del personale nel rispetto degli obiettivi e delle finalità definiti a livello nazionale con il Piano nazionale di formazione dei docenti;
  8. i criteri generali per l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche di lavoro in orario diverso da quello di servizio, al fine di una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare (diritto alla disconnessione);
  9. riflessi sulla qualità del lavoro e sulla professionalità delle innovazioni tecnologiche e dei processi di informatizzazione inerenti i servizi amministrativi e a supporto dell’attività scolastica.

Per quanto riguarda i punti 1, 5,6,7,8,9:

  • attuazione della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro
  • criteri e modalità di applicazione dei diritti sindacali, e determinazione dei contingenti di personale…
  • criteri per l’individuazione di fasce temporali di flessibilità oraria in entrata e in uscita per il personale ATA…
  • criteri generali di ripartizione delle risorse per la formazione del personale…
  • criteri generali per l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche di lavoro in orario diverso da quello di servizio…
  • riflessi sulla qualità del lavoro e sulla professionalità delle innovazioni tecnologiche e dei processi di informatizzazione…

qualora, decorsi trenta giorni dall’inizio delle trattative, eventualmente prorogabili fino ad un massimo di ulteriori trenta giorni, non si sia raggiunto l’accordo, le parti riassumono le rispettive prerogative e libertà di iniziativa e decisione, fermo restando i principi di autonomia negoziale e di comportamento indicati dall’articolo 8 del Contratto.

Per quanto riguarda, invece, i punti 2,3 4:

  • criteri per la ripartizione delle risorse del fondo d’istituto
  • i criteri per l’attribuzione di compensi accessori al personale docente, educativo ed ATA…
  •  i criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzati alla
    valorizzazione del personale…

qualora non si raggiunga l’accordo ed il protrarsi delle trattative determini un oggettivo pregiudizio alla funzionalità dell’azione amministrativa, nel rispetto dei principi di comportamento di cui al succitato articolo 8, il dirigente può provvedere, in via provvisoria, sulle materie oggetto del contendere, fino alla successiva sottoscrizione, e prosegue le trattative per giungere in tempi celeri alla conclusione delle stesse. Il termine minimo di durata delle sessioni negoziali di cui all’art. 40, comma 3-ter del d. lgs. n. 165/2001 è fissato in 45 giorni, eventualmente prorogabili di ulteriori 45.

CCNL 2016/18

I docenti italiani appassionati del lavoro che fanno: ma meno riunioni e burocrazia, più aggiornamento professionale

da La Tecnica della Scuola

Malgrado i problemi, le strutture non all’altezza e gli stipendi irriguardosi, più del 90% degli insegnanti italiani si dice entusiasta del lavoro che fa: è quello che risulta da un ampio sondaggio di Cambridge University Press Italia, che in collaborazione con il Gruppo Editoriale Il Capitell ha realizzato l’“Italian Teacher Survey”, iniziativa di ricerca che ha permesso ad oltre 1.300 docenti italiani di raccontare le proprie esperienze quotidiane e le ragioni che li hanno spinti ad insegnare.

Il 94% ama lavorare con gli studenti

Le risposte, fornite durante l’estate da docenti di scuole primarie e secondarie, non sembrano lasciare spazio a dubbi: il 97% degli intervistati, si è detto appassionato della materia che insegna, mentre il 94% ama lavorare con gli studenti e l’85%, invece, è orgoglioso di essere un docente.

Solo una minoranza (il 10%) sostiene che insegnare è solamente un lavoro, e non una passione, e un 19% che dice di essere diventato un docente “quasi per caso”.

Quasi 3 intervistati su 5 fanno i docenti da oltre 20 anni, tuttavia non sembrano aver perso la passione per la propria professione: il 27% è “molto soddisfatto” del proprio lavoro, a cui si somma un altro 50% che si dice “soddisfatto”.

Che stress!

È anche vero che il 41% dei docenti ha rivelato di sentirsi spesso stressato nel corso della propria vita lavorativa e solo il 2% dichiara di non aver mai avuto dei momenti di stress.

Tra questi, figurano soprattutto gli insegnanti più giovani, gli under 35, poiché in alto numero ancora precari o probabilmente meno sicuri nella gestione della classe, o tra chi ha un cattivo rapporto con i propri studenti.

Manca il rispetto e il tempo

Alla domanda “di che cosa avvertono maggiormente il bisogno?”, le risposte maggiormente caldeggiate sono state: “maggior rispetto”, “riconoscimento” e “tempo”.

Per quanto riguarda i primi due aspetti, si sentono generalmente apprezzati (78%) in famiglia e dagli amici ma la percentuale cala significativamente se pensano agli italiani in generale (24%) o al governo (5%).

Per quanto riguarda invece il terzo aspetto, il tempo, agli intervistati sembra non bastare mai, tra compiti da correggere, lezioni da preparare, lavori amministrativi, burocrazia

Più aggiornamento e formazione

In particolare, vorrebbero dedicare più tempo alla propria formazione e all’aggiornamento professionale (41%), alle lezioni in aula (34%) o per valutare in classe i propri studenti (26%), mentre sarebbero felici di poterne dedicare meno alle attività amministrative, alle riunioni interne, a correggere a casa compiti e verifiche.

“Trovare modi e forme per supportare gli insegnanti”

“I dati raccolti sono stati per molti versi sorprendenti, e saranno fonte di riflessione per chi lavora e collabora con il sistema educativo in Italia – ha detto Patrizia Zanon, General Manager di Cambridge University Press Italia -, riteniamo che raccogliere i bisogni e le aspettative dei docenti sia fondamentale, perché essere un insegnante è più di un semplice lavoro, uno stipendio o un titolo. Insegnare significa ispirare e formare le prossime generazioni”.

“Ricerche come questa permettono a chi lavora nel settore di trovare modi e forme per supportare gli insegnanti nel ruolo educativo e formativo in base alle loro reali priorità”, ha concluso Patrizia Zanon.

La ricetta per la scuola in declino del Sud

da La Tecnica della Scuola

I dati Invalsi hanno certificato che gli studenti del Mezzogiorno ottengono risultati molto al di sotto della media nazionale in tutte le prove e per ogni grado di scuola. Centrale è la qualità dell’insegnamento. Ed è lì che bisognerebbe intervenire.

In sintesi, Lavoce.info apre così una analisi sulla scuola sempre più messa male del Sud. E proprio su questa analisi, che ormai tutti i prof conoscono,  propone delle ricette per rimettere in carreggiata l’istruzione meridionale, partendo proprio dai prof.

Partire dai prof

Fra l’altro, fa presente Lavoce.info, il gap aumenta man mano che si arriva ai gradi superiori del processo formativo che può essere spiegato dal divario economico, considerato che le condizioni socio-economiche disagiate non aiutano. Ma, viene sottolineato, al Sud fanno male anche gli studenti che provengono da famiglie “agiate”. “Sembrerebbe piuttosto un problema di malfunzionamento delle scuole, che non è facilmente attribuibile a una carenza di risorse finanziarie, data la notevole disponibilità di fondi europei di cui il Sud ha goduto negli ultimi anni.

Prof non motivati né incentivati

Colpisce altresì l’assenza di iniziativa da parte ministeriale, ma il vero problema “risiedere nel basso livello di coinvolgimento e motivazione degli insegnanti. Ma perché i docenti che lavorano nelle scuole del Sud fanno peggio dei loro colleghi (molti dei quali sono meridionali) che operano nelle scuole di altre regioni italiane? L’erraticità delle modalità di reclutamento degli insegnanti utilizzate nell’ultimo decennio (si pensi alla sanatoria che ha immesso in ruolo i diplomati magistrali) non ha certamente contribuito alla selezione dei candidati migliori in termini di competenze o maggiormente vocati alla trasmissione della conoscenza. Al Sud a ciò si aggiunge un contesto sociale poco attento al valore dell’istruzione.

Organizzare la scuola sfruttando prof motivati

Indubbiamente esiste una parte di insegnanti efficaci, competenti e motivati. Il problema (di natura squisitamente politica) è come indurre questa parte a rivelarsi e come trasferire a essa potere decisionale sull’organizzazione della scuola. Attualmente molti docenti (anche tra quelli meno competenti) sono impegnati a proporre e poi a realizzare progetti di utilità molto incerta. Perché invece non concentrare le energie su quello che certamente serve (rafforzare le competenze di base) e offrire la possibilità a gruppi di insegnanti (per esempio quelli di una sezione) di candidarsi a proporre pratiche didattiche che siano efficaci nell’accrescere le competenze degli studenti e di procedere poi con sistemi rigorosi a accertarne l’efficacia? Si potrebbero individuare così docenti di comprovata efficacia ai quali andrebbe riconosciuto formalmente un ruolo di preminenza (eventualmente associato a un bonus retributivo più adeguato della attuale “valorizzazione del merito”), coinvolgendoli anche nella formazione dei propri colleghi e aprendo per loro una corsia preferenziale per la posizione dirigenziale nelle scuole.

Pubblica amministrazione e sindacato

Tutto questo è impossibile da realizzare con l’attuale legislazione sul pubblico impiego e nel contesto delle relazioni sindacali di oggi.

“Ma l’emergenza evidenziata dai dati sugli esiti scolastici richiede l’adozione di strumenti emergenziali di contrasto, che facciano leva su risorse esistenti, rigorosamente selezionate. Temiamo invece i progetti speciali a pioggia per la loro limitata capacità di discriminazione e di valorizzazione delle buone pratiche non risulteranno minimamente incisivi nel ridurre i divari”

Assenze per malattia, chi non è obbligato a rispettare le fasce di reperibilità

da La Tecnica della Scuola

Tutti i dipendenti sono obbligati a restare presso il proprio domicilio durante le assenze per malattia in orari ben precisi.

Per i dipendenti pubblici, compreso dunque anche il personale della scuola, le fasce di reperibilità sono dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 15 alle 18.

Esistono però delle eccezioni, stabilite dal decreto n. 206 del 17 ottobre 2017, che all’art. 4 ha previsto che non devono obbligatoriamente restare presso il proprio domicilio i dipendenti per i quali l’assenza sia riconducibile ad una delle seguenti circostanze:

“a) patologie gravi che richiedono terapie salvavita;

b) causa di servizio riconosciuta che abbia dato luogo all’ascrivibilità della menomazione unica o plurima alle prime tre categorie della Tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1981, n. 834, ovvero a patologie rientranti nella Tabella E del medesimo decreto;

c) stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità riconosciuta, pari o superiore al 67%”.

E in caso di infortunio?

Con messaggio 3265 del 9 agosto 2017, l’INPS, al punto 7 si è occupato di visite mediche di controllo per i casi di infortunio sul lavoro e malattia professionale.

In proposito, si legge che, pur considerando l’attribuzione esclusiva all’Inps della competenza in materia di visite mediche di controllo sullo stato di  salute dei lavoratori, l’Istituto ritiene di non poter procedere ad effettuare accertamenti domiciliari medico legali richiesti dai datori di lavoro per i casi di infortunio sul lavoro e malattia professionale, in quanto non può interferire con il procedimento di valutazione  medico-giuridica di tali tipologie di “eventi”.

Eventuali visite mediche di controllo che i datori di lavoro (pubblici o privati) dovessero chiedere per i propri dipendenti per i quali sia in corso l’istruttoria per il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro/malattia professionale non possono essere disposte.

Successivamente, è intervenuta sulla questione anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica, che con parere dell’8 febbraio 2018 ha chiarito che l’assenza per infortunio sul lavoro è stata eliminata come causa di esclusione dall’obbligo di reperibilità, poiché tale circostanza non è direttamente riscontrabile dall’INPS, rientrando piuttosto tra le competenze dell’INAIL, analogamente, peraltro, a quanto già previsto per i lavoratori privati.

Nei casi di infortunio sul lavoro, infatti, l’articolo 12 della Legge 11 marzo 1988, n. 67 attribuisce all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) la competenza relativa “agli accertamenti, alle certificazioni e ad ogni altra prestazione medico-legale sui lavoratori infortunati”.

Quindi, in caso di infortunio sul lavoro, gli accertamenti medico-legali rimangono in capo all’INAIL, secondo le modalità già vigenti prima del D.M. n. 206 del 2017.

Insediamento nuovo Ministro al MIUR

Il 17 settembre il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, accoglie al MIUR, alla presenza del suo staff, la Viceministra Anna Ascani ed i Sottosegretari Lucia Azzolina e Giuseppe De Cristofaro.

Insieme al Ministro, i tre partecipano al primo incontro con le Organizzazioni sindacali del comparto Scuola, che si svolge nel pomeriggio al Ministero.


Il 13 settembre il Consiglio dei ministri nomina i sottosegretari di Stato:

  • Anna Ascani – viceministro,
  • Lucia Azzolina,
  • Giuseppe De Cristofaro.

Il 5 settembre 2019 il nuovo ministro, Lorenzo Fioramonti, si insedia al MIUR.

Nominati

  • Luigi Fiorentino, Capo di Gabinetto;
  • Vincenzo Cramarossa, portavoce e capo ufficio stampa.

Miur, Fioramonti si insedia e saluta personale: “Da questo Ministero possiamo cambiare l’Italia occupandoci di scuola, università e ricerca”

(Giovedì, 05 settembre 2019) “Per me è un grande piacere tornare in questo Ministero che ormai è la mia casa. Non avrei accettato nessun altro incarico in questo Governo, perché sono convinto che è qui che noi cambiamo l’Italia, occupandoci di Scuola, Università e Ricerca”. Così il neo Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, che oggi, nel giorno del suo insediamento, ha voluto incontrare il personale del MIUR nel Salone dei Ministri per augurare a tutti un “buon lavoro” e condividere con i dipendenti lo spirito della sua azione politica.

“Ho molta fiducia nei ragazzi di oggi – ha spiegato il Ministro -. A volte possono sembrare distratti, ma, forse, la loro distrazione dipende dal fatto che pensano a cose più importanti di quelle alle quali abbiamo pensato noi. Riescono a immaginare un mondo diverso. Attraverso la scuola dobbiamo comunicare loro la possibilità di creare un Paese migliore”. La Scuola è “l’unico punto da cui tutti i nostri studenti possono in qualche modo rilanciarsi, ripartire. Lo stesso vale per l’Università e il mondo della Ricerca”, ha detto Fioramonti.

Il Ministro è poi intervenuto sui temi di competenza del Ministero, anticipando di volerne integrare di più le diverse ‘anime’: “Non esistono da una parte la Scuola e dall’altra l’Università e la Ricerca: sono un’unica realtà. Vi prometto che riusciremo a realizzare questa integrazione che ci sarebbe dovuta essere da tempo e non si è riuscita a realizzare”, ha spiegato.

“Mi piacerebbe che in questo Ministero si respirasse un’aria allegra – ha aggiunto -. Penso che un ragazzino di dieci anni che viene al Ministero della Scuola e dell’Università deve poter realizzare che qui si sviluppano tutte quelle idee che vorremmo realizzare nelle scuole. Vorrei che questo Ministero sprizzasse qualità della vita, anche in termini di sviluppo sostenibile, già dalla sua facciata”.

Vorrei “un MIUR allegro, positivo, una famiglia in cui esistono le tensioni ma anche le passioni. Ci aspettano tante sfide, la scrivania è già piena di questioni da affrontare, dai precari della scuola alla legge di bilancio tra qualche mese. Vi ringrazio, noi ci siamo, io ci sarò, ma non vedo l’ora di lavorare fianco a fianco con tutti voi”, ha concluso Fioramonti.