Sordocecità

Vita.it del 10.09.2019

Sordocecita’: cosi’ a Osimo l’eccellenza dei servizi e’ diventata green

Più ospiti, meno consumo energetico: siamo entrati nel nuovo Centro nazionale della Lega del Filo d’Oro. «Un sogno che si realizza: sentivamo la necessità di accorpare in un unico luogo tutte le attività dislocate in diversi edifici, per consentire agli ospiti di essere più autonomi ed evitare i disagi degli spostamenti». sottolinea il presidente Rossano Bartoli. 

Quando ti trovi all’ingresso del nuovo Centro nazionale della Lega del Filo d’Oro, ad Osimo (Ancona), non puoi non pensare a Sabina Santilli.

Chissà che emozione proverebbe di fronte a questa splendida costruzione, quella visionaria donna abruzzese che, rimasta cieca e sorda all’età di sette anni, nel 1924, a causa di una meningite, decide di dedicare la sua vita ad aiutare le persone sordocieche come lei.

Sabina, da ragazza, riesce ad imparare cinque lingue, oltre alle tecniche di comunicazione dei ciechi e dei sordi e alla dattilografa. Capisce quindi che il potenziale di un essere umano è sempre superiore a quanto si pensi, e lotta affinché chi si trova nella sua stessa condizione venga stimolato a lavorare sulle sua abilità residue, per essere il più possibile autonomo e integrarsi nella società.

Per portare avanti questa missione, nel 1964, aiutata da don Dino Marabini e da un gruppo di volontari, fonda la Lega del Filo d’Oro e ne diventa presidente. Senza udito, senza vista e pure donna (in un’epoca in cui le donne non hanno voce) Sabina combatte per quello in cui crede. Sono passati 55 anni da quel momento.

Oggi la Lega è presente in 8 regioni, con 5 centri residenziali e 3 sedi territoriali. I dipendenti sono 608 e i volontari 677. Nel 2018, gli assistiti (persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali) sono stati 911. E, sempre nel 2018, ha iniziato appunto la sua attività anche il nuovo Centro nazionale di Osimo.

Samuela e il suo Agostino.
«Questo Centro è un sogno che si realizza», spiega Rossano Bartoli, il presidente dell’associazione. «Sentivamo la necessità di accorpare in un unico luogo tutte le attività dislocate in diversi edifici, per consentire agli ospiti di essere più autonomi ed evitare i disagi degli spostamenti. Questa struttura si estende su una superficie di 5,6 ettari, di cui circa 2,4 sono spazi verdi. Al momento stiamo utilizzando solo il primo lotto, nel giro di tre anni finiremo anche il secondo. Quando la sede sarà completata, incrementeremo i posti letto per il ricovero a tempo pieno da 56 (quali erano nella vecchia sede) a 80 e quelli per la degenza diurna da 15 a 20. Raddoppieremo poi i posti del centro diagnostico da 4 a 8 e dimezzeremo i tempi di attesa per la valutazione iniziale».
Grande attenzione è stata data al risparmio energetico e all’ambiente: per il riscaldamento si è puntato su geotermia e fotovoltaico, mentre per il raffreddamento estivo si è optato per la tecnica del natural cooling (prelievo di acqua direttamente dal sottosuolo). Si sono privilegiati materiali ecocompatibili. La costruzione ha seguito criteri antisismici.
Nel nuovo Centro incontriamo Samuela, che vive a Casteldardo. Agostino, il suo bambino, otto anni fa è nato con la sindrome di Charge, patologia rara, riconosciuta come una delle maggiori cause di sordità e cecità. «Agostino ha vissuto in ospedale per i primi otto mesi. Era quasi sempre a letto, sdraiato, trattato come un malato», racconta.
«Una volta dimesso, l’abbiamo portato alla Lega del Filo d’Oro e qui hanno iniziato a considerarlo un bambino e a stimolare le sue capacità residue. Così si è capito che, diversamente da quanto si credeva, da un occhio ci vede abbastanza bene. Pian piano Agostino è riuscito a sedersi. Oggi sta in piedi e cammina. E poi comunica. Con sé ha sempre un album con immagini di oggetti, luoghi e persone: indicandole, esprime quello che desidera. Per noi la Lega del Filo d’Oro ha significato tutto. È una seconda famiglia».
Agostino frequenta le elementari, supportato da insegnanti di sostegno. Un’educatrice va regolarmente a domicilio per aiutarlo dal punto di vista cognitivo. Due volte a settimana, poi, Samuela lo accompagna nella sede di Osimo per i suoi incontri di fisioterapia, logopedia e musicoterapia.
I servizi educativo-riabilitativi e sanitari rappresentano infatti le principali attività del Centro nazionale di Osimo. Per ogni ospite, in collaborazione con la famiglia, viene elaborata una terapia riabilitativa personalizzata, grazie al lavoro di un team interdisciplinare di professionisti che comprende operatori educativo riabilitativi, fisioterapisti, psicologi, logopedisti, assistenti socia li e medici… 
Fondamentale il ruolo delle tecnologie assistive: da oltre 40 anni, il centro di ricerca lavora per sviluppare strumenti e ausili che facilitino la vita dei pazienti. Nella nuova sede di Osimo è attivo anche il Centro Diagnostico, dove si valutano i pazienti che si rivolgono per la prima volta all’associazione. Nel secondo lotto del Centro, troveranno spazio le residenze per gli ospiti a tempo pieno e la foresteria per le famiglie. E poi, piscine, palestre, lavanderia, mensa e in ne il Museo con la storia dell’associazione e il centro didattico.

Una legge da riformare.
Oltre a prendersi cura dei pazienti, la Lega del Filo d’Oro continua a combattere per il loro diritti, come sa bene Francesco Mercurio, 37 anni, presidente del Comitato delle persone sordocieche (organo interno alla Lega del Filo d’Oro).
Nato cieco, Francesco diventa sordo all’età di dieci anni e nel 2008 riesce a laurearsi in legge con 110 e lode: basta parlargli due minuti, per capire che tutti gli ostacoli sono crollati sotto la forza della sua caparbietà e dell’irresistibile ironia napoletana.
«Oggi il nostro obiettivo è migliorare la 107 del 2010», spiega, «La legge definisce sordocieche le persone cui siano riconosciute entrambe le minorazioni. Per la legislazione vigente, però, si è considerati sordi civili solo se lo si diventa prima dei 12 anni. Noi vogliamo che la 107 si applichi a tutte le persone che realmente sono sordocieche, quindi anche a coloro che perdono l’udito dai 13 anni».
«A me la Lega del Filo d’Oro ha dato tanto. È stata quel lo di Arianna che mi ha permesso di non perdermi nel labirinto della sordocecità. Con il mio lavoro vorrei poter porgere questo lo alle tante persone che ne hanno bisogno», conclude Mercurio.

di Diletta Grella

OCSE: MIOPE LA POLITICA CHE NON INVESTE SULL’ISTRUZIONE

OCSE, DI MEGLIO: MIOPE LA POLITICA CHE NON INVESTE SULL’ISTRUZIONE
“Fino a quando la politica continuerà a essere miope e a considerare le voci di bilancio riguardanti l’istruzione come una spesa invece che come un investimento, al nostro Paese mancheranno basi solide su cui costruire il futuro”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta i dati del rapporto Ocse ‘Education at a Glance 2019’ che evidenziano una retrocessione dell’Italia in termini di risorse stanziate per scuola e università.
“Dall’indagine Ocse emerge che dal 2010 al 2016 la spesa per l’istruzione è calata del 9%: invece di ingranare marce per accelerare il cammino del nostro Paese, ci muoviamo come i gamberi. Impietoso anche il confronto con gli altri Paesi dell’area Ocse, dove in media a scuola e università viene destinato il 5% del Pil, mentre in Italia la percentuale scende al 3,6. Si tratta di numeri che impongono alla nostra classe politica una riflessione seria che deve essere seguita con urgenza da interventi strutturali in grado di invertire la rotta”.
Altro tema caldo affrontato dal rapporto Ocse, l’età media della classe docente che in Italia supera i 50 anni. “Per invertire il trend – spiega Di Meglio – la Gilda propone di impiegare in attività di tutoraggio dei colleghi più giovani gli insegnanti ai quali mancano cinque anni per andare in pensione. Si tratta di un’operazione che non comporterebbe alcun onere aggiuntivo per lo Stato. Inoltre, si potrebbe concedere la possibilità di cumulare metà pensione e part time a tutti i docenti che si trovano nell’arco dei cinque anni dal raggiungimento del requisito pensionistico”.”Questa soluzione, già adottata in altri Paesi europei, – prosegue il coordinatore nazionale della Gilda – consentirebbe di liberare rapidamente cattedre a tempo parziale, agevolando l’ingresso di docenti giovani”. 
Riferendosi, infine, al 68% degli insegnanti interpellati dal rapporto Ocse secondo i quali migliorare i salari dovrebbe essere una priorità, Di Meglio rivolge un appello al nuovo Governo affinché garantisca un dignitoso aumento stipendiale che colmi l’ingiusto divario con le altre categorie di lavoratori del pubblico impiego.

Rapporto Ocse

Rapporto Ocse=On. Nicola Fratoianni (Sinistra):In questi anni si è speso troppo poco per scuola e università , con i governi che hanno pensato solo a tagliare.Ora è il momento di invertire la rotta.***
“L’Ocse oggi lancia un allarme sul sistema della formazione in Italia, che già purtroppo conoscevamo: solo il 3,6% del Pil viene utilizzato per la formazione, contro il 5% della media dei Paesi più avanzati.Si spende troppo poco in istruzione, con un crollo degli investimenti del 9% in pochi anni. “Lo afferma Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.“Emerge chiaramente come i vari governi di  questi anni – prosegue il parlamentare di Leu – abbiano utilizzato scuola e università (e quindi il futuro dei nostri figli) come un bancomat per rispondere alla crisi provocata dalla finanza. L’esito è stato che è aumentata la dispersione scolastica, sono diminuiti i laureati e gli immatricolati, è dilagato il precariato fra i docenti, e quelli di ruolo hanno stipendi troppo bassi.”“È ora di invertire la rotta – conclude Fratoianni – subito: investire su scuola e università pubbliche, alzare gli stipendi degli insegnanti e chiudere  la stagione infinita del precariato.”

AVVIO ANNO SCOLASTICO

AVVIO ANNO SCOLASTICO, DI MEGLIO: VALORIZZARE I DOCENTI, CARDINI DELLA SCUOLA   
“Con la campanella suonata questa mattina nelle scuole della provincia autonoma di Bolzano, hanno preso il via le attività didattiche in Italia. Auguro un buon inizio d’anno a tutti i docenti, a tutto il personale scolastico e a tutte le studentesse e agli studenti: se la scuola va avanti nonostante tanti problemi e tante difficoltà, è grazie all’impegno quotidiano degli insegnanti e dei dipendenti delle istituzioni scolastiche”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, nel suo messaggio indirizzato alla comunità scolastica in occasione dell’inizio delle lezioni.
“Quest’anno scolastico si apre con il giuramento di fedeltà alla Repubblica e l’insediamento del nuovo ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti del quale apprezziamo la richiesta di 2 miliardi di euro da destinare alla scuola. Al nuovo responsabile del Miur – afferma Di Meglio – chiediamo di intervenire per sburocratizzare il lavoro degli insegnanti, contrastando la deriva impiegatizia, e di valorizzare la funzione e la professione docente sempre più mortificata da un modello di scuola ‘progettificio’. L’essenza autentica del lavoro di un bravo docente si estrinseca nel rapporto con i suoi discenti, nella trasmissione del sapere e nello scambio con loro. Tutto il resto – incalza Di Meglio – è un fardello che grava indebitamente sulle spalle degli insegnanti e del quale vanno liberati”. 
Riferendosi alle prime parole pronunciate da Fioramonti in qualità di ministro, il coordinatore nazionale della Gilda giudica importante la presa di posizione rispetto al decreto precari che il successore di Bussetti ha dichiarato di voler far ripartire nel primo Consiglio dei Ministri per mandarlo in porto il prima possibile. Infine il coordinatore della Gilda lancia un appello agli insegnanti affinché la prima rivoluzione parta da loro: “Bisogna avere coscienza di non essere semplici individui ma professionisti, e quindi cominciare ad avere una conoscenza sempre più approfondita dei propri diritti, dei propri doveri e delle proprie responsabilità. Dal canto nostro – conclude Di Meglio – assicuriamo ai docenti il nostro costante impegno per una scuola che realizzi sempre e pienamente il mandato istituzionale assegnatole dalla nostra Costituzione”.

Il premier Conte alla Camera: nidi gratis e scuola di qualità o è declino

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Azzeramento totale delle rette per la frequenza degli asili nido a partire dal prossimo anno scolastico e aumento dei posti disponibili soprattutto al Sud. Miglioramento della didattica nelle scuole, aumento gli stupendi degli insegnanti in linea con l’Ue e contrasto del precariato anche attraverso i concorsi. Attenzione ai “cervelli in fuga”, perchè il rischio dell’Italia, altrimenti, è quello di un “inesorabile declino”.

Il discorso alla Camera
Il premier Giuseppe Conte nel discorso ieri alla Camera per chiedere la fiducia, ha puntato a testa bassa su giovanissimi, istruzione e famiglia, «le prime leve sulle quali agire». Al tema ha dedicato il primo, appassionato, lungo passaggio del suo discorso. È partito dal nervo che l’Italia ha maggiormente scoperto, quello dell’accudimento dei bambini molto piccoli, 0-3
anni, concausa dei bassissimi attuali tassi di denatalità in Italia, per promettere – il progetto è in sintonia con la volontà del ministero dell’Economia – che il governo, dal 2020-2021, azzererà totalmente le rette per la frequenza di asili nido e micro nidi e amplierà contestualmente l’offerta di posti disponibili.

È passato poi all’esame dei problemi della scuola, della ricerca e infine dell’università, parlando dell’Italia come di un futuro laboratorio di «innovazione, opportunità idee, capace di offrire ai giovani solidi motivi per rimanere» con un lavoro che «non sia precario e a basso costo» dal momento che «solo il lavoro di qualità è garanzia contro la povertà e l’insicurezza economica». Le sue parole sono state accolte con soddisfazione sia dalle forze politiche di maggioranza sia anche da molte associazioni e dai sindacati.

Le reazioni
Plausi, soprattutto per le novità promesse per gli asili nido, dal Forum delle Famiglie, Save the Children, dalle associazioni dei consumatori come il Codacons e l’Unione dei Consumatori, da Cittadinanzattiva, dall’Anief e da Fp Cgil, la quale ricorda che ben 1 milione di bambini oggi ne sono esclusi. Apprezzamento per le parole del premier è arrivato anche dal ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti. Il presidente della Regione Emilia Romagna, Bonaccini, ha ricordato che l’Emilia, sui nidi, sta facendo da apripista.

Solo un bimbo su 10 accede a un asilo pubblico

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

Frequentare l’asilo nido o trascorrere tempo di qualità con i propri genitori, migliora qualità e competenze nei bambini. Eppure, in Italia, solo 1 bambino su 10 può accedere a un asilo nido pubblico, con picchi negativi che si registrano in regioni come Calabria e Campania, dove la copertura è pressoché assente e solo il 2,6% dei bimbi in Calabria e il 3,6% dei piccoli in Campania, frequenta un nido pubblico. Uno scenario in cui le ripercussioni negative riguardano soprattutto i minori provenienti da famiglie economicamente svantaggiate e che hanno dunque maggiori difficoltà nell’accedere alla rete degli asili privati non convenzionati.

Il rapporto
È quanto emerge dal rapporto «Il miglior inizio – Disuguaglianze e opportunità nei primi anni di vita» diffuso da Save the Children – in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico nel nostro Paese. Il rapporto contiene i risultati di una indagine pilota condotta tra marzo e giugno in 10 città italiane – Brindisi, Macerata, Milano, Napoli, Palermo, Prato, Reggio Emilia, Roma, Salerno e Trieste – realizzata in collaborazione con il Centro per la Salute del Bambino e l’università di Macerata. L’indagine ha coinvolto 653 bambini di età compresa tra 3 anni e mezzo e 4 anni e mezzo, ai quali sono stati sottoposti una serie di quesiti.

I risultati
I bambini che hanno frequentato l’asilo nido hanno risposto in maniera appropriata a circa il 47% dei quesiti proposti a fronte del 41,6% di quelli che hanno frequentato servizi integrativi, che sono andati in anticipo alla scuola dell’infanzia o che sono rimasti a casa e non hanno quindi usufruito di alcun servizio. Una differenza che si fa ancor più marcata per i minori provenienti da famiglie in svantaggio socio-economico. Tra questi, infatti, coloro che sono andati al nido hanno reagito appropriatamente al 44% delle domande contro il 38% dei bambini che non lo hanno frequentato. Per quanto riguarda l’ambito matematico, ad esempio, i bambini tra i tre anni e mezzo e i quattro anni e mezzo in condizioni di svantaggio socio-economico che non hanno riconosciuto alcun numero sono stati il 44% tra coloro che sono andati al nido, percentuale che arriva al 50% per i bambini che non lo hanno frequentato. Allo stesso modo, se più del 14% dei bambini che hanno frequentato il nido riconosce tra 6 e 10 numeri, la percentuale scende al 9,6% per chi non ci è andato. Inoltre, l’indagine dice che i bambini in svantaggio socio-economico che hanno frequentato il nido riconoscono più lettere rispetto agli altri.

Analfabeti digitali Il futuro a rischio

da Corriere della sera

Milena Gabanelli e Mauro Magatti

a società digitale è ormai realtà, e nei prossimi anni il processo si intensificherà, considerati i cambiamenti radicali che si stanno mettendo in moto con la diffusione della Intelligenza artificiale, della robotica, della realtà aumentata, dei big data. Tutte innovazioni che impatteranno sul modo di lavorare e sulle professionalità del futuro. Con il 5G nasceranno le smart city, dove per far funzionare il sistema di reti integrate (ospedali, ambulanze, traffico urbano, nettezza urbana, servizi energetici, municipali ecc) occorrerà che tutti gli addetti dei vari settori sappiano dialogare con la tecnologia.

Il 70% della popolazione ha poco peso sociale

Di fronte a questi cambiamenti, il nostro Paese, pur avendo eccellenze, ha un ritardo drammatico. Secondo l’indice internazionale che misura il livello di competenze digitali, nel 2018 l’Italia si piazza quartultima fra i Paesi dell’Unione Europea, seguita solo da Bulgaria, Grecia e Romania. Una posizione che resta simile sia che si guardi alle competenze di base che a quelle specialistiche. La prima causa riguarda l’arretratezza del nostro sistema scolastico e formativo di base. Secondo il PIAAC (indice delle competenze degli adulti) «solo il 3,3% degli adulti italiani raggiunge alti livelli di competenza linguistica, contro l’11,8% della media dei 24 paesi partecipanti, e il 22,6% del Giappone, il Paese in testa alla classifica. Inoltre, solo il 26,4% ha un livello buono. Significa che il 70% della popolazione ha livelli di competenze inferiori in lettura e scrittura. Un dato molto preoccupante perché si traduce in maggiori probabilità di avere problemi di salute; nella convinzione di avere poco peso sul processo politico; nella non partecipazione alle attività associative, e minor fiducia nel prossimo. Anche per quel che riguarda le competenze matematiche, solo il 4,5% degli adulti italiani raggiunge un livello alto.

Quanti sono i cittadini che non utilizzano internet

La seconda causa riguarda l’accesso e l’utilizzo della rete. Sul piano privato, resta bassa la percentuale di chi in Italia utilizza Internet regolarmente (69%). Un ritardo che si riflette poi sugli altri principali indicatori quali l’internet banking (con il 31% restiamo in posizioni di retrovia), l’e-commerce, la partecipazione ai social network, la lettura di quotidiani online, l’ascolto della musica. Restiamo indietro anche nell’utilizzo dei servizi di e-government: nel 2018, soltanto il 13% ha sottoposto moduli digitali compilati all’amministrazione. La media europea è del 30%.

Il ritardo delle imprese: un deficit di competitività

Sul piano delle imprese le cose non vanno molto meglio. La percentuale di PMI che vendono online è dell’8% (dopo di noi solo la Bulgaria). Spagna e Germania arrivano rispettivamente al 20% e al 23%. Entrando nello specifico, secondo il Centro Studi di Confindustria — che si basa sulle rilevazioni Istat — l’89% delle 67.000 piccole imprese manifatturiere comprese fra i 10 e 49 addetti, sono ancora oggi analogiche o digitali incompiute.

Un dato impressionante e che certamente contribuisce a spiegare i nostri problemi di competitività. La situazione migliora solo nelle imprese con 250 e più addetti, dove quasi la metà delle imprese rientra negli «innovatori 4.0 ad alto potenziale». Sommando a questo dato anche i «possibili innovatori», si raggiunge l’88% del totale.

Ricadute sul mondo del lavoro Il paradosso dei giovani

Il problema non è solo la scarsa diffusione dei mezzi digitali. Ancora oggi, solo un quarto dei lavoratori usa quotidianamente software da ufficio (elaborazione testi o fogli di calcolo), e secondo la già citata indagine sulle competenze degli adulti (PIAAC), è dovuto al fatto che oltre il 40% dei lavoratori non è nelle condizioni di farne un utilizzo efficiente. Da notare poi che sussiste un differenziale di genere — a discapito delle donne — nell’uso di ITC e nell’accesso a Internet. Il ritardo nella preparazione digitale si ripercuote poi sul mercato del lavoro. Nonostante l’elevato tasso di disoccupazione giovanile (24%), la richiesta di nuove figure collegate proprio alla conoscenza digitale (robotic & automation manager, T expert ed engineer, cognitive computing expert) rimane in parte inevasa poiché questi profili professionali sono di difficile reperimento. Un vero paradosso che impedisce a molti giovani di sviluppare percorsi con sbocchi professionali certi.

Una congiura contro il futuro Non si investe nell’innovazione

È in queste condizioni di squilibrio che l’Italia, secondo l’Ocse, produce il basso livello di competenze di buona parte della manodopera, che finisce poi per indebolire anche la domanda di lavoro qualificato da parte delle imprese, e le spinge di conseguenza a non investire in innovazione. Una congiura contro il futuro. Per modificare una situazione che di fatto costituisce un ostacolo allo sviluppo della nostra società, sono necessari interventi urgenti. Gli orientamenti generali sono quelli già indicati dall’Unione Europea a partire dal 2012. Per tradurli in linee operative concrete bisogna intervenire sul sistema «Istruzione» con la digitalizzazione della scuola, ovvero sulla diffusione dell’impiego delle tecnologie digitali nei percorsi di insegnamento e apprendimento. Il presupposto è la digitalizzazione degli insegnanti. Per incentivare tale processo è necessaria anche l’introduzione di un patentino digitale obbligatorio per tutti i giovani che entrano nel mercato del lavoro, indipendentemente dalla qualifica o dalla funzione.

L’obbligo dei corsi di alfabetizzazione digitale

Parallelamente, per i lavoratori, occorre avviare un piano nazionale per lo sviluppo delle competenze e delle abilità digitali attraverso gli strumenti della formazione continua, non solo estendendo il diritto di usufruire dei permessi di studio (ancora previsti dalla vecchia legge delle 150 ore) a tutti coloro che frequentano corsi che elevano il livello di competenza, ma anche prevedendo incentivi fiscali per i lavoratori e le aziende che si muovono in questa direzione. Per le fasce deboli (disoccupati, neet, anziani): creazione di un fondo nazionale per l’alfabetizzazione digitale che affidi ai comuni il coordinamento per l’avvio di un’azione mirata a dotare le fasce deboli delle conoscenze digitali necessarie. Coinvolgendo in modo particolare le periferie e i gruppi sociali più fragili, che da soli non hanno la possibilità di accedere alla società digitale, e si avviano verso l’emarginazione. Con ricadute equivalenti all’analfabetismo.

Pensioni, visualizzazione contributi ed eventuali errori su NoiPa entro gennaio 2020

da Orizzontescuola

di redazione

NoiPA: servizio per visualizzare la propria storia contributiva. Per la scuola sarà attivato entro gennaio 2020

NoiPA: le novità

Il portale NoiPA, come riferito, è stato rinnovato e presenta alcune nuovi servizi:

  • visualizzazione e stampa dei cedolini arretrati: nella fase di rilascio a partire dal 2015 e successivamente a coprire tutto il patrimonio storico;
  • visualizzazione in modo veloce e intuitivo dei dati relativi alla retribuzione di ogni singolo rapporto di lavoro, sia in forma riepilogativa, con importi che si aggiornano automaticamente nel corso dell’anno, sia nel dettaglio delle voci che compongono la retribuzione, offrendo anche la possibilità di operare il confronto tra più anni;
  • riprogettazione dei servizi “Gestione modalità di riscossione”, che ora consente di adottare una modalità differente per ogni contratto di lavoro e di verificare la modalità di riscossione corrente prima di modificarla, e “Gestione residenza fiscale e/o domicilio” che consente di consultare l’archivio storico delle variazioni;
  • nuova area “Le mie richieste” che consente di monitorare tutte le richieste inviate verso il sistema NoiPA, sia per quanto riguarda l’erogazione di servizi, sia per quanto riguarda le richieste di assistenza.

Nuovo servizio “Sintesi contributi”

A breve, come leggiamo sul sito dedicato, sarà disponibile un nuovo servizio che consentirà di consultare la posizione contributiva risultante nel sistema NoiPA.

Nelle specifico, il nuovo servizio, denominato “Sintesi contributi”, consentirà di visualizzare la propria storia contributiva per i periodi di competenza di NoiPA, in modo da confrontare i dati con l’estratto conto contributivo disponibile sul sito INPS, per verificare eventuali differenze.

Nella sezione “Richiedi assistenza” sarà poi possibile segnalare le eventuali difformità riscontrate, chiedere ulteriori chiarimenti rispetto alle note presenti nella propria storia contributiva e segnalare eventuali periodi mancati o erroneamente dichiarati, allegando l’estratto conto contributivo.

Tale modalità – leggiamo sul sito – consente di indirizzare la richiesta verso il corretto gruppo di assistenza e di facilitare il confronto ricevendo una risposta specifica per ogni singolo caso.

Tempistica servizio “Sintesi contributi”

Il servizio sarà attivato entro pochi giorni, ma non per tutti gli amministrati. Per la scuola sarà attivato entro il mese di gennaio 2020.

Conte sulla scuola: sì ai concorsi, stipendi più alti, interventi didattica

da Orizzontescuola

di redazione

Discorso alla Camera del Premier Giuseppe Conte, prima tappa dell’iter per la fiducia al nuovo Governo. Ecco cosa ha detto per la scuola.

“Per quanto riguarda la scuola – ha affermato Conte –  occorre intervenire per migliorare la didattica e per contrastare la dispersione scolastica, concentrando i nostri sforzi sulla professionalità dei docenti, ai quali occorre garantire la giusta valorizzazione, anche economica, in linea con quanto accade in altri Paesi europei”.

“Occorre anche – ha proseguito Conte –  in questo contesto, contrastare il precariato, attraverso lo strumento di concorsi ordinari e straordinari, che riconoscano il valore dell’esperienza e, nello stesso tempo, valorizzino il merito – e i meriti – di chi, con passione e vocazione, vuole dedicarsi a far crescere le prossime generazioni», ha aggiunto il premier”

“Questo Governo  – ha concluso Conte –  quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà, con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili-nido e micro-nidi a partire dall’anno scolastico 2020-2021 e per ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno”.

Queste dunque le linee del Governo sulla scuola.

Una linea che il Ministro Fioramonti ha già declinato in numerose interviste in questi giorni

Fioramonti: non smantelleremo Buona Scuola, ma andremo oltre criticità

Fioramonti: docenti eroi civili, devono tornare ad essere persone riverite

Fioramonti, tasse su merendine e bevande zuccherate per finanziare istruzione e contrastare obesità

Pensionandi scuola 2020: è già possibile invio on line domanda pensione

da Orizzontescuola

di redazione

Da lunedì 02/09/2019 è possibile inviare on line all’INPS le domande per ottenere il pagamento delle pensioni (vecchiaia, anticipata, quota 100, opzione donna)

Per inviare la domanda è possibile utilizzare il servizio gratuito di un  Patronato o il”fai da te”con PIN  dipositivo o SPID.
Nella scheda inviataci dal Prof. Renzo Boninsegna vengono descritte le “schermate” della funzione INPS relative ai diversi “tipi “di PENSIONE  previsti  per i pensionandi scuola 2020.

Numerosi dipendenti scuola che hanno già raggiunto i requisiti per la pensione c.d. “QUOTA 100” o che li matureranno entro il 31/12/2020  si chiedono in queste ore… che fare?

In questa ulteriore scheda vengono forniti utili consigli su cui riflettere.

Docenti impiegati su potenziamento, quali attività devono svolgere. Supplenze in via residuale

da Orizzontescuola

di Nino Sabella

Docenti su potenziamento: quali attività devono svolgere e quando possono essere impiegati in supplenze brevi sino a 10 giorni.

Cattedre “miste”

Le cattedre/posti dei docenti possono essere strutturate in maniera mista, ossia parte di ore impiegate nelle attività curricolari e parte in quelle di potenziamento dell’offerta formativa (oltre che in quelle di supporto organizzativo al dirigente scolastico).

Il CCNL 2016/18 ha esplicitamente previsto quanto detto sopra, disponendo che l’orario obbligatorio dei docenti può anche essere parzialmente o integralmente destinato allo svolgimento di attività per il potenziamento dell’offerta formativa.

Attività di potenziamento

Il CCNL 2016/18, inoltre, ha indicato ulteriori attività di potenziamento rispetto a quelle previste per il conseguimento degli obiettivi fissati dall’articolo 1, comma 7, della legge 107/2015.  Ecco quali:

  • istruzione;
  • orientamento;
  • formazione;
  • inclusione scolastica;
  • diritto allo studio;
  • coordinamento;
  • ricerca e progettazione

Di seguito quelle previste per la realizzazione degli obiettivi indicati nell’articolo 1/7 della legge 107, tra i quali (obiettivi) le scuole individuano quelli ritenuti prioritari e sulla base dei quali individuano il fabbisogno di posti dell’organico dell’autonomia:

a) valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all’italiano nonché alla lingua inglese e ad altre lingue dell’Unione europea, anche mediante l’utilizzo della metodologia Content language integrated learning;
b) potenziamento delle competenze matematico-logiche e scientifiche;
c) potenziamento delle competenze nella pratica e nella cultura musicali, nell’arte e nella storia dell’arte, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, anche mediante il coinvolgimento dei musei e degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori;
d) sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture, il sostegno dell’assunzione di responsabilità nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri; potenziamento delle conoscenze in materia giuridica ed economico-finanziaria e di educazione all’autoimprenditorialità;
e) sviluppo di comportamenti responsabili ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità, della sostenibilità ambientale, dei beni paesaggistici, del patrimonio e delle attività culturali;
f) alfabetizzazione all’arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini;
g) potenziamento delle discipline motorie e sviluppo di comportamenti ispirati a uno stile di vita sano, con particolare riferimento all’alimentazione, all’educazione fisica e allo sport, e attenzione alla tutela del diritto allo studio degli studenti praticanti attività sportiva agonistica;
h) sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media nonché alla produzione e ai legami con il mondo del lavoro;
i) potenziamento delle metodologie laboratoriali e delle attività di laboratorio;
l) prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, di ogni forma di discriminazione e del bullismo, anche informatico; potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali attraverso percorsi individualizzati e personalizzati anche con il supporto e la collaborazione dei servizi socio-sanitari ed educativi del territorio e delle associazioni di settore e l’applicazione delle linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati, emanate dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca il 18 dicembre 2014;
m) valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare e aumentare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese;
n) apertura pomeridiana delle scuole e riduzione del numero di alunni e di studenti per classe o per articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scolastico o rimodulazione del monte orario rispetto a quanto indicato dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89;
o) incremento dell’alternanza scuola-lavoro nel secondo ciclo di istruzione;  
p) valorizzazione di percorsi formativi individualizzati e coinvolgimento degli alunni e degli studenti;  
q) individuazione di percorsi e di sistemi funzionali alla premialità e alla valorizzazione del merito degli alunni e degli studenti;
r) alfabetizzazione e perfezionamento dell’italiano come lingua seconda attraverso corsi e laboratori per studenti di cittadinanza o di lingua non italiana, da organizzare anche in collaborazione con gli enti locali e il terzo settore, con l’apporto delle comunita’ di origine, delle famiglie e dei mediatori culturali;
s) definizione di un sistema di orientamento.

Non è possibile far svolgere attività diverse da quelle indicate nel Contratto e da quelle finalizzate al conseguimento dei sopra elencati obiettivi.

Potenziamento e supplenze

La legge 107/2015 ha previsto che il dirigente scolastico può effettuare le sostituzioni dei docenti assenti, per la copertura di supplenze temporanee fino a dieci giorni, con personale dell’organico dell’autonomia che, ove impiegato in gradi di istruzione inferiore, conserva il trattamento stipendiale del grado di istruzione di appartenenza.

L’impiego nelle supplenze del citato personale deve avvenire tenuto conto del perseguimento degli obiettivi suddetti; pertanto, qualora le supplenze impediscano il raggiungimento degli obiettivi prefissati, ai fini del potenziamento dell’offerta formativa, i docenti interessati non devono svolgerle (le supplenze).

Il CCNL 2016/18 ha ulteriormente chiarito quanto previsto dalla legge 107/2015, fissando un paletto ben preciso, in quanto prevede che le eventuali ore non programmate nel PTOF dei docenti della scuola primaria e secondaria sono destinate alle supplenze sino a dieci giorni.

I docenti, in definitiva, possono essere impiegati nella sostituzione dei colleghi assenti sino a 10 giorni, soltanto per le eventuali ore non programmate nel PTOF, ai fini dell’ampliamento e del potenziamento dell’offerta formativa.

Da quanto detto sopra, è evidente che:

  • non è possibile destinare un docente, impiegato su potenziamento, esclusivamente per lo svolgimento delle supplenze sino a 10 giorni;
  • è possibile il predetto impiego solo ed esclusivamente in caso di eventuali ore non programmate nel PTOF;
  • la mancata programmazione delle ore si può ritenere un fatto residuale, considerata la ratio della legge 107/15 e i compiti affidati dalla stessa al potenziamento dell’offerta formativa.

Supplenze e titolo di studio

Evidenziamo, infine, che la circolare sulle supplenze a.s. 2019/20 (come quella dello scorso anno) ha precisato che il dirigente scolastico può effettuare sostituzioni di docenti assenti per la copertura di supplenze temporanee fino a 10 giorni con personale dell’organico dell’autonomia, che sia in possesso del previsto titolo di studio di accesso.

Docenti precari, mai così tanti: l’Unione europea pronta a sanzionare l’Italia

da La Tecnica della Scuola

I problemi della scuola sono tanti e diversificati. Ad elencarli, assumendosi la responsabilità di risolverli, è stato il premier Giuseppe Conte, durante la presentazione del programma del nuovo Governo M5S-Pd.

Tanti precari, Bruxelles si sta spazientendo

Il presidente ha parlato la dispersione scolastica troppo elevata, di scarsa retribuzione economica dei docenti, di asili nido gratis per chi ha redditi modesti. E poi di precariato, l’emergenza di questi giorni, che nelle previsioni del premier si combattono con concorsi trasparenti, che riconoscano il valore dell’esperienza e del merito, e ovviamente tante assunzioni.

Di assunzioni, soprattutto quelle mancate, si è occupata anche l’Unione europea, che ora minaccia di avviare un’infrazione nei confronti dell’Italia, proprio per abuso reiterato di precariato scolastico.

Una tendenza che quest’anno ha portato ad una quantità spaventosa di cattedre vacanti. Il Sole 24 Ore parla di “122mila supplenze, una ogni sette cattedre”. In realtà, potrebbero essere molte di più: più di 170 mila. “Con un ulteriore rischio dietro l’angolo: riaprire un fronte con l’Europa sui precari con 36 mesi di servizio”.

I motivi del boom di supplenze

Ma come si è giunti a questa situazione? Il quotidiano di Confindustria la attribuisce da una parte all’incapacità di programmazione del Miur, dall’altra ad un sistema di immissioni in ruolo farraginoso, il quale “prevede per metà assunzioni stabili dalle graduatorie a esaurimento e per il 50% concorsi. E molte classi di concorso delle graduatorie ad esaurimento sono esaurite. Si ipotizza che resteranno vuote per assenza di candidati 23-25mila posti. Le situazioni più critiche per le medie superiori nel Centro-Nord. Oltre a italiano e matematica, carenza di docenti abilitati in lingue e in materie tecnico-scientifiche”.

I motivi che rendono necessario, di anno in anno, il ricorso ai supplenti sono sempre gli stessi. Da un lato, l’incapacità di programmazione da parte del Miur e, dall’altro, un sistema di immissioni in ruolo degli insegnanti, che per metà prevede le assunzioni stabili dalle graduatorie a esaurimento e per il restante 50% dai concorsi.

Dal 1999 si è dovuto aspettare il 2012 per il ritorno a selezioni ordinarie, e quelle annunciate più volte dal ministro uscente, Marco Bussetti, non sono mai partite. Nel frattempo alcune graduatorie da “a esaurimento” sono diventate “esaurite”.

Organico di fatto in espansione

Anche le assunzioni stanno andando maluccio: su 53.627 cattedre che il Mef ha autorizzato a coprire a tempo indeterminato, infatti, allo scorso 27 agosto, risultavano andate a buon fine circa il 30% di nomine. Alla fine si ipotizza che tra i 23 e i 25mila posti restino vuoti per assenza di candidati.

Sempre Il Sole  24 Ore sostiene che “accanto a questi posti liberi e disponibili, coperti da precari storici e quasi sempre non abilitati, c’è poi l’organico di fatto: le cattedre legate, di anno in anno, al numero di studenti (ultimamente, in riduzione). Stiamo parlando di oltre 56mila disponibilità, in prevalenza sostegno, che con gli spezzoni orari spesso raddoppiano. L’anno scorso, ha ricordato di recente la Flc Cgil, 56mila posti dell’organico di fatto sono diventati 114mila supplenze fino al 30 giugno”.

La novità di quest’anno è la corsa da parte di molti neolaureati o disoccupati, non abilitati, a presentare le «Mad», vale a dire domande di «Messa a disposizione», nel caso in cui i presidi si trovassero a corto di insegnanti (da Gae o concorsi) e dovessero chiamare per una cattedra. La circolare che il Miur ogni anno invia alle scuole stavolta invita i presidi a pubblicare le messe a disposizioni per rendere più trasparente il percorso di assegnazione del posto, realizzato previa procedura comparativa.

Si assumono laureandi, si respingono supplenti “antichi”

Una procedura che stride con le indicazioni della Legge 107/15, poi cassate, che avrebbero voluto introdurre il divieto di assegnare supplenze su posti vacanti e disponibili a personale con tre anni di supplenze svolte: secondo il Pd, fautore di quella norma, non avrebbero potuto continuare ad insegnare; mentre si è costretti a reclutare, come supplenti annuali, i senza titolo e a volte anche privi di laurea.

Una contraddizione, chiosa Il Sole 24 Ore, che cozzano «sia con le recenti pronunce della Corte costituzionale e della Cassazione sia con il diritto e la giurisprudenza Ue» – come avverte Sandro Mainardi, ordinario di diritto del Lavoro all’università di Bologna – e che potrebbe spingere Bruxelles ad avviare una nuova procedura d’infrazione contro l’Italia.

Malattia, alcune indicazioni su visite fiscali e obbligo di reperibilità

da La Tecnica della Scuola

L’articolo 3, commi 1 e 2, del decreto 17 ottobre 2017, n. 206, ha confermato le fasce orarie di reperibilità per i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni (scuole comprese) che sono tuttora fissate nei seguenti orari: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. L’obbligo di reperibilità sussiste anche nei giorni non lavorativi e festivi.

Qualora debba assentarsi dal proprio domicilio (ad esempio, per visita medica o altri giustificati motivi), il dipendente pubblico è tenuto ad avvisare unicamente la propria amministrazione, la quale provvede a trasmettere l’informazione all’Inps.

L’amministrazione è dunque tenuta a comunicare eventuali assenze dal domicilio di reperibilità dei propri dipendenti in malattia con ogni possibile sollecitudine e nelle seguenti modalità:

  • inviando un’email alla casella medicolegale.nomesede@inps.it;
  • inviando specifica comunicazione al numero di fax indicato dalla struttura territoriale di riferimento;
  • rivolgendosi al Contact center.

Gli stessi canali devono essere utilizzati anche per i casi in cui il lavoratore abbia necessità di cambiare domicilio in corso di prognosi. In tali ipotesi, il dipendente pubblico è tenuto a comunicare preventivamente all’amministrazione presso cui presta servizio il nuovo indirizzo di reperibilità e la P.A., a sua volta, ne dà tempestiva comunicazione all’Inps.

Certificato di malattia e indirizzo sbagliato

Cosa succede se il medico curante sbaglia a indicare l’indirizzo per la reperibilità del lavoratore? Il lavoratore è giustificabile se viene disposta la visita medica di controllo domiciliare all’indirizzo errato?

Precisando che il lavoratore ha l’obbligo di assicurarsi che l’indirizzo riportato per la reperibilità sia corretto e completo di frazione, contrada e di ogni altro dettaglio utile per consentire l’eventuale visita medica di controllo, se la visita non può concludersi per indicazione errata o incompleta del domicilio, il lavoratore non è normalmente ritenuto giustificabile, verrà sanzionato secondo graduale aggravamento della sanzione fino alla perdita totale dell’indennità di malattia.

È quindi opportuno che il lavoratore, in quanto responsabile dei dati anagrafici riportati nel certificato, ne controlli con la massima attenzione la correttezza al momento della redazione.

Inoltre, per il lavoratore è possibile fare richiesta al medico curante di copia del certificato e dell’attestato di malattia (o in copia cartacea o via mail). Il lavoratore può comunque visualizzare il proprio certificato e/o attestato di malattia attraverso i servizi messi a disposizione dall’INPS sul proprio sito.

In caso di errori o inesattezze, il certificato può essere annullato dal medico estensore entro 24 ore dal suo rilascio.

Il codice “E” nei certificati non esonera dalla visita fiscale

Il medico può apporre il codice “E” nei certificati al fine di ottenere l’esenzione dal controllo per il lavoratore assente per malattia?

Innanzitutto, le norme vigenti non prevedono l’esonero dal controllo, ma solo dalla reperibilità; pertanto il controllo concordato è sempre possibile.

In secondo luogo, il medico curante certificatore può applicare solo ed esclusivamente le “agevolazioni” previste dai vigenti decreti quali uniche situazioni che escludono dall’obbligo di rispettare le fasce di reperibilità.

Nel caso dei dipendenti pubblici, compreso il personale della Scuola, le previsioni sono contenute nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 ottobre 2017, n. 206:

  • patologie gravi che richiedono terapie salvavita;
  • causa di servizio riconosciuta che abbia dato luogo all’ascrivibilità della menomazione unica o plurima alle prime tre categorie della “tabella A” allegata al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1981, n. 834, ovvero a patologie rientranti nella “tabella E” dello stesso decreto;
  • stati patologici connessi alla situazione di invalidità riconosciuta pari o superiore al 67%.

Soltanto in questi casi, la segnalazione da parte del medico curante deve essere apposta al momento della redazione del certificato e non può essere aggiunta successivamente, proprio perché l’esonero è dalla reperibilità e non dal controllo.

Il codice “E” è un codice a esclusivo uso interno riservato ai medici INPS durante la disamina dei certificati pervenuti per esprimere le opportune decisionalità tecnico-professionali, secondo precise disposizioni centralmente impartite in merito alle malattie gravissime.

Di conseguenza, ogni eventuale annotazione nelle note di diagnosi della dizione “Codice E” non produce alcun effetto di esonero né dal controllo né dalla reperibilità.

Spese per acquisto libri di testo, Adiconsum: siano detraibili

da La Tecnica della Scuola

Le spese per l’acquisto dei libri di testo dovrebbero essere ricomprese tra le spese per l’istruzione detraibili con la dichiarazione dei redditi.

A chiederlo è ADICONSUM (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente) che sostiene la richiesta dei librai di Ali Confcommercio di introdurre la detrazione Irpef per le spese sostenute dalle famiglie per l’acquisto dei libri di testo dalla dichiarazione dei redditi e la sottopone al nuovo Governo e al nuovo Ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti.

L’istruzione è alla base della crescita e dello sviluppo di un Paese e non può essere lasciato interamente sulle spalle delle famiglie – dichiara Carlo De Masi, Presidente di Adiconsum nazionale – Oltre alle detrazioni già in vigore per le spese sostenute per la mensa, i servizi di pre e post scuola, le gite, le assicurazioni e i corsi deliberati dall’istituto, è arrivato il momento di prevedere una detrazione anche per l’acquisto dei libri di testo che rappresentano la spesa più costosa per le famiglie“.

Spese ammesse in detrazione

L’art. 1, comma 151, della legge n. 107 del 2015 (c.d. “buona scuola”) ha modificato la detrazione delle spese per la frequenza scolastica che, a partire dal 2015, sono state distinte da quelle universitarie.

Sono così attualmente detraibili nella misura del 19 % anche le spese di istruzione non universitaria.

La detrazione spetta sia per le spese di frequenza della scuola secondaria di secondo grado sia per quelle delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione del sistema nazionale di istruzione (scuole statali e da scuole paritarie private e degli enti locali).

Tra le spese ammesse alla detrazione rientrano, in quanto connesse alla frequenza scolastica, le tasse (a titolo di iscrizione e di frequenza) e i contributi obbligatori.

Vi rientrano, inoltre, in quanto connesse alla frequenza scolastica, i contributi volontari e le erogazioni liberali deliberati dagli istituti scolastici o dai loro organi e sostenuti per la frequenza scolastica.

Tali contributi ed erogazioni, anche se versati volontariamente, in quanto deliberati dagli istituti scolastici, non rientrano tra quelli che costituiscono erogazioni liberali finalizzati all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e all’ampliamento dell’offerta formativa che danno diritto alla detrazione ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. i-octies), del TUIR.

Si tratta, ad esempio, delle spese per:

  • la mensa scolastica e per i servizi scolastici integrativi quali l’assistenza al pasto e il pre e post scuola. Per tali spese, la detrazione spetta anche quando il servizio è reso per il tramite del comune o di altri soggetti terzi rispetto alla scuola e anche se non è stato deliberato dagli organi d’istituto essendo tale servizio istituzionalmente previsto dall’ordinamento scolastico per tutti gli alunni delle scuole dell’infanzia e delle scuole primarie e secondarie di primo grado;
  • le gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo scolastico finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa deliberato dagli organi d’istituto (corsi di lingua, teatro, ecc., svolti anche al di fuori dell’orario scolastico e senza obbligo di frequenza). Se le spese sono pagate alla scuola, i soggetti che prestano l’assistenza fiscale non devono richiedere al contribuente la copia della delibera scolastica che ha disposto tali versamenti. La delibera va richiesta, invece, nel caso in cui la spesa per il servizio scolastico integrativo non sia sostenuta per il tramite della scuola, ma sia pagata a soggetti terzi (ad esempio: all’agenzia di viaggio). Nel caso in cui il pagamento sia effettuato per più alunni o studenti, ad esempio dal rappresentante di classe, ai fini della fruizione della detrazione è necessario che l’istituto scolastico rilasci un’attestazione dalla quale risultino i dati di ciascun alunno o studente.

Rientrano tra le spese ammesse alla detrazione anche quelle sostenute dal 1° gennaio 2018 per il servizio di trasporto scolastico anche se reso per il tramite del comune o di altri soggetti terzi rispetto alla scuola e anche se non è stato deliberato dagli organi d’istituto, atteso che, a partire dal 1° gennaio 2018, è possibile detrarre le spese sostenute per l’acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale.

La detrazione non spetta invece per le spese relative all’acquisto di materiale di cancelleria e di testi scolastici per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

Limite di detraibilità

La detrazione per le spese di frequenza sopra indicate è calcolata su un importo massimo che per le spese sostenute nel 2018 era di euro 786 per alunno o studente, da ripartire tra gli aventi diritto.

La detrazione non è cumulabile con quella prevista dall’art. 15, comma 1, lett. i-octies), del TUIR per le erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici.

Conte: ‘Per la scuola migliorare la didattica e ridurre la dispersione’

da Tuttoscuola

Il premier, Giuseppe Conte, presenta alla Camera il programma del nuovo governo giallorosso. Al centro, la legge di bilancio e le politiche migratorie, ambiente, diritti e riforme, in cerca di un rapporto più forte con l’Europa e con più voce in capitolo. Per quanto riguarda la scuola obiettivi chiari: migliorare la didattica e ridurre la dispersione scolastica. Ecco le parole che Giuseppe Conte ha speso per la scuola.

«Per quanto riguarda la scuola, occorre intervenire per migliorare la didattica e per contrastare la dispersione scolastica, concentrando i nostri sforzi sulla professionalità dei docenti, ai quali occorre garantire la giusta valorizzazione, anche economica, in linea con quanto accade in altri Paesi europei».

«Occorre anche, in questo contesto, contrastare il precariato, attraverso lo strumento di concorsi ordinari e straordinari, che riconoscano il valore dell’esperienza e, nello stesso tempo, valorizzino il merito – e i meriti – di chi, con passione e vocazione, vuole dedicarsi a far crescere le prossime generazioni», ha aggiunto il premier.

«Questo Governo, quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà, con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili-nido e micro-nidi a partire dall’anno scolastico 2020-2021 e per ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno».