Un pesce fuor d’acqua

Un pesce fuor d’acqua

di Enrico Maranzana

Il ministro Giannini ha illustrato alla commissione cultura del Senato la strategia che intende adottare per collocare “l’istruzione al centro dell’agenda politica del paese”.

Una finalità enunciata che, per il punto di vista inadeguato, evapora: non è stata identificata l’origine della crisi del sistema educativo.

Leggiamo tre paragrafi cardine delle linee programmatiche del Miur.

 

Prendiamo la normativa scolastica nel suo complesso, dove l’ultimo Testo Unico risale al 1994 – esattamente venti anni fa. Da allora il corpus giuridico è tornato velocemente ad assomigliare a quelle sezioni della Terra che si trovano nei libri di geografia: ere geologiche stratificate, norme su norme sedimentate, sovrapposte e interpretate da una giurisprudenza senza fine. Se vogliamo dare certezze alla scuola, e siamo tenuti a darne, è tempo di ridare certezze a tutti coloro che nella scuola lavorano e vivono, nell’esercizio quotidiano dell’insegnamento e dell’apprendimento”.

Si tratta di un indirizzo formulato in spregio alla GERARCHIA DELLE FONTI, principio cardine del nostro sistema giuridico:  una norma di fonte inferiore non può porsi in contrasto con  norme di fonte superiore.

Tutte le norme aventi pari livello gerarchico del TU del 94 ne hanno confermato lo spirito e gli indirizzi.

La questione che il ministro avrebbe dovuto porsi è: perché la volontà del legislatore non ha prodotto i risultati attesi?

 

Di strumenti snelli e di semplificazione c’è bisogno ovunque. Prendiamo ad esempio la governance della scuola e la revisione degli organi collegiali, dove sembra utile, anzi necessario, garantire la piena funzionalità dell’organo consultivo a livello nazionale, nonché degli organismi necessari ai diversi livelli di intervento locale”.

Revisionare per garantire la piena funzionalità degli organismi collegiali?

Il buon padre di famiglia, prima di revisionare o di modificare un dispositivo, ricerca e  identifica l’origine di funzionamenti anomali.

Perché il ministro prima di enunciare le sue linee programmatiche non ha interrogato i POF per conoscere come

  • La finalità del sistema educativo, che consiste nella promozione di capacità e di competenze, sia perseguita;
  • La valutazione periodica, prescritta dall’art. 7 lettera d) del tu 297/94, sia praticata;
  • La progettazione formativa/educativa/dell’istruzione, sostanza dell’autonomia delle scuole, condizioni la gestione scolastica;
  • Gli organigrammi siano concepiti in conformità alle disposizioni di legge e al dettato delle scienze dell’amministrazione e abbiano superato gli inefficaci modelli gerarchico-lineari;
  • Il concetto di sistema abbia portato a unità la vita della scuola;
  • …..

 

“Il terzo principio è quello della VALUTAZIONE, che significa eliminare i colli di bottiglia, e sostituire i controlli ex ante con la valutazione ex post. Significa assegnare le risorse sulla base dei meriti e dei demeriti”.

La dottrina afferma che i  controlli, intesi come rilevazione dello scostamento obiettivi-risultati, devono essere temporalmente differenziati:

a)    la valutazione della fattibilità di un progetto è la necessaria premessa a ogni attività (controllo antecedente);

b)   l’osservazione dell’evolversi dei processi è essenziale al loro monitoraggio (controllo concomitante);

c)    la verifica dei risultati conseguiti conduce alla determinazione dell’efficacia dell’attività svolta (controllo susseguente)

d)   l’esame della coerenza e della persistenza nel tempo della validità degli  obiettivi e della struttura di un progetto fornisce un riscontro al disegno complessivo dell’intervento (controllo dell’evoluzione).

Si tratta della scansione delle fasi di cui si sostanzia la progettazione, fondamento del DPR sull’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Sembra che l’unica preoccupazione del ministro sia l’assegnazione delle risorse .. non è così che si assicura la centralità e l’incisività della scuola.

Scuola, il ministro Giannini batte cassa per stabilizzare i docenti precari

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, il ministro Giannini batte cassa per stabilizzare i docenti precari

Non solo il piano sull’edilizia scolastica: il governo ha intenzione di tirar dritto sui test Invalsi, e di fare marcia indietro sul Tirocinio Formativo Attivo

di Lorenzo Vendemiale

Più soldi e più autonomia per riassorbire i precari della scuola. Che sono sempre di più, quasi 500mila. E per la cui stabilizzazione servirà “un significativo impegno finanziario”. Il nuovo ministro, Stefania Giannini, ha esposto ieri pomeriggio in Commissione al Senato le linee programmatiche del governo Renzi in tema di istruzione. Non solo il piano sull’edilizia scolastica: il Ministero ha intenzione di tirar dritto sui test Invalsi, e di fare marcia indietro sul Tirocinio Formativo Attivo, il canale di formazione dei docenti istituito dal ministro Francesco Profumo solo nel 2012, e già in previsione di superamento (verrà inglobato nelle lauree). Ma la vera novità riguarda ancora una volta le assunzioni: confermati i concorsi come canale principale di reclutamento, Giannini punta sugli organici funzionali e sull’autonomia dei singoli enti per implementare l’offerta formativa e sistemare le migliaia di docenti in attesa di una cattedra.

CONCORSI E ORGANICI FUNZIONALI

Quello del precariato è un “problema rilevante e drammatico, che riguarda la vita di molte persone”, ha detto il ministro in Commissione. Lo confermano anche i numeri: i docenti iscritti nelle graduatorie d’istituto (quelle che assegnano le supplenze) sono 460mila in tutta Italia. E fra questi, ci sono i 170mila iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento (da cui viene pescato, per legge, il 50% delle assunzioni), per la cui dismissione ci vorranno almeno dieci anni. Senza dimenticare i 10mila abilitati Tfa, i 70mila che arriveranno dai Pas (noti anche come Tfa speciali) e i 40mila idonei di vecchi concorsi. Un vero e proprio rebus che Giannini spera di risolvere, almeno in parte, con gli organici funzionali: un corpo docente messo su da singole scuole (o da reti di scuole) per gestire al meglio le supplenze e aumentare l’offerta formativa, affrontando anche il tema del sostegno e dell’integrazione.

Sin dal momento del suo insediamento il ministro ha insistito sul tema dell’autonomia scolastica. Per far questo, però, è la stessa Giannini a sottolineare che ci vorrà un “significativo impegno finanziario”. L’organico dell’autonomia, del resto, è stato già istituito nel 2012, ma fino ad oggi non è stato pienamente attuato per problemi di budget. Giannini, dunque, batte cassa: serviranno soldi non soltanto per rimettere in sesto i disastrati edifici della scuola italiana, ma anche per sistemarne il personale. Una soluzione, aggiunge, potrebbe arrivare dalla revisione dei costi attuali per le supplenze brevi e l’integrazione degli alunni disabili. Parole che potrebbero presagire una piccola rivoluzione nell’assegnazione delle cattedre temporanee, e anche sul sostegno. Bisognerà aspettare per capire quanto il governo vorrà spingere sull’autonomia, e come verranno attuate queste linee programmatiche. Intanto, il ministro chiede di reintegrare i Fondi per l’offerta formativa ai livelli del 2011, quando ammontavano a 1,5 miliardi di euro, prima di essere falcidiati dai tagli. Sul lungo periodo, invece, confermata la linea dettata da Carrozza: le assunzioni dovranno avvenire solo per concorso.

TFA: NUOVO BANDO, POI SI CAMBIA

Marcia indietro, invece, sul Tirocinio Formativo Attivo. Il sistema di abilitazione dei docenti non ha neppure due anni di vita, ma per il ministro Giannini è già desueto: il prossimo ciclo che era stato annunciato dall’ex ministro Maria Chiara Carrozza verrà confermato. Ma pur condividendo il principio sotteso al Tfa, per il futuro Giannini prefigura l’introduzione di “un modello più snello”, basato sull’inserimento di un periodo di tirocinio direttamente nel percorso della laurea magistrale universitaria.

INVALSI E BONUS AI DOCENTI

Da quando sono stati introdotti, i test Invalsi hanno suscitato solo polemiche. Ma per il ministro Giannini il momento della valutazione è decisivo per il passaggio da “una scuola per tutti” ad “una scuola di qualità per tutti”. Per questo Invalsi non sarà dismesso, ma anzi rilanciato, promuovendo un “maggior coinvolgimento delle scuole” (che fin qui hanno più che altro subito i test). Alla valutazione, del resto, si ricollega anche la novità dei bonus nei contratti dei docenti: un altro dei temi forti del ministro, che ha ribadito l’intenzione di voler superare l’attuale sistema, in cui gli scatti di anzianità sono l’unico meccanismo premiale per gli insegnanti. Questione su cui già si profila lo scontro con i sindacati.

CONFERME SULL’EDILIZIA SCOLASTICA

Nulla di nuovo, invece, sul fronte dell’edilizia scolastica, dove il ministro ha confermato gli annunci già fatti dal premier Renzi. Giannini ha sottolineato che il governo sta predisponendo un piano pluriennale che porterà a fare interventi in 10mila edifici su tutto il territorio nazionale. Per farlo, ribadito l’impegno economico e anche organizzativo, con uno snellimento delle procedure e il completamento dell’Anagrafe che manca da quasi 20 anni.

QUOTA 96: CAMERA PROMETTE SOLUZIONE

Prima dell’intervento del ministro Giannini in Senato, le Commissioni Bilancio e Lavoro della Camera hanno approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna il governo a sciogliere il nodo dei Quota 96, i 4mila docenti bloccati in servizio da una “svista” della riforma Fornero. In realtà, una soluzione sembrava molto vicina già lo scorso mese, con un testo unificato a firma Pd-M5s. Ma poi è arrivata la doccia fredda della Ragioneria dello Stato, che ha bocciato le coperture. Presto il Parlamento proverà a trovare una nuova soluzione. Sperando – si augurano gli insegnanti coinvolti – che sia la volta buona.

L’esercito di riserva dei precari E i costi umani anche per i ragazzi

da Corriere.it

in attesa del verdetto della corte di giustizia europea

L’esercito di riserva dei precari E i costi umani anche per i ragazzi

Ogni anno 140 mila supplenti garantiscono il funzionamento della scuola. Ma la girandola dei prof  incide  negativamente  sui livelli di apprendimento

di Orsola Riva

Sono tanti (140 mila), senza un posto fisso (lavorano a chiamata, una volta qui, un’altra volta là: ovunque ci sia bisogno) e non hanno diritto a scatti di anzianità e nemmeno alle ferie pagate. Sono i precari della scuola: un esercito di donne e uomini, maestri e maestre, professori, insegnanti di sostegno e personale ausiliario, senza i quali le scuole semplicemente non potrebbero funzionare ma che ogni anno vengono licenziati a giugno e riassunti a settembre per risparmiare sui due mesi di stipendio che altrimenti gli spetterebbero.

La Corte di Giustizia europea

Sulla sorte di questi dannati della scuola è chiamata a decidere la Corte di Giustizia europea che potrebbe condannare definitivamente lo Stato italiano per infrazione del diritto comunitario, coerentemente con altre prese di posizione analoghe dei mesi scorsi. Alla base del verdetto, una direttiva comunitaria del 1999 che prevede l’assunzione in via definitiva per tutti quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio anche non continuativo.  La sentenza non è attesa prima di un paio di mesi. Ma se, come i sindacati si augurano, fosse positiva provocherebbe un terremoto in Italia. E se già al Miur non dormono sonni tranquilli, ancor più preoccupati sono i funzionari del Ministero dell’Economia per il timore che un verdetto sfavorevole scarichi sulle casse statali un peso considerevole, viste le pesantissime sanzioni che ci verrebbero comminate: si parla di diversi miliardi di euro, arretrati compresi, senza pensare ai costi per stabilizzare i precari. L’unica carta che il governo può giocare a proprio favore è l’articolo 15 del decreto legge 104/13 («L’istruzione riparte») che prevede nel triennio 2014-2016 la copertura di circa 87 mila posti vacanti, fra docenti ordinari, insegnanti di sostegno e assistenti tecnico-amministrativi (personale Ata). Posti che andrebbero assegnati per metà ai precari storici e per l’altra metà ai vincitori dei concorsi. E che certo non possono bastare a stabilizzare tutti i precari. Il ministro Stefania Giannini è stata molto chiara: «Non credo – ha detto lunedì – che per risolvere il problema del precariato la strada sia la stabilizzazione. Bisogna trovare il modo di smaltire questa piaga tutta italiana e poi avviare un reclutamento che sia continuo, che consenta a tutti i giovani che lo vogliono di fare questo mestiere straordinario quando escono dall’Università». La stabilizzazione di tutti i precari storici sanerebbe un’ingiustizia pregressa ma ne creerebbe una nuova anche più grande tagliando fuori dalla scuola un’intera generazione di giovani e motivati aspiranti professori.

Gae, Pas, Tfa: l’alfabeto dei precari

Ma torniamo alla «piaga» del precariato, come l’ha definita il ministro. Quanti sono effettivamente i precari della scuola? Centoquarantamila infatti sono «solo» quelli che lavorano. Ma in realtà sono molti di più. Il gruppo più consistente è rappresentato dai 180 mila «precari storici» delle graduatorie a esaurimento (Gae). In queste liste provinciali, chiuse ormai da 6 anni (salvo periodiche sanatorie), stanno  coloro che hanno conseguito l’abilitazione con le Ssis (le scuole di specializzazione all’insegnamento secondario in funzione fino al 2008) o che hanno vinto un concorso (l’ultimo, prima che il ministro Profumo decidesse di bandirne uno nuovo nel 2012, risaliva al 1999). Data la loro anzianità di servizio, rappresentano l’élite, o comunque il girone meno diabolico, nell’inferno dei precari. A loro spettano infatti la metà dei posti concessi per le immissioni in ruolo e la prima scelta delle supplenze annuali e fino al termine delle lezioni. E questo spiega anche perché gli insegnanti italiani siano così vecchi (più della metà ha dai 50 anni in su, mentre gli under trenta sono appena il 2,5%). Poi ci sono i precari non abilitati con almeno tre anni di supplenze che hanno fatto domanda per i cosiddetti percorsi abilitanti speciali (Pas). In tutto 66 mila persone che attualmente stanno in terza fascia nelle liste di istituto da cui i dirigenti scolastici scelgono i supplenti lunghi e brevi ma che grazie ai Pas hanno la possibilità di acciuffare l’abilitazione in un anno senza nemmeno dover sostenere una selezione all’ingresso. Gli ultimi della fila sono i cosiddetti tieffini, coloro cioè che hanno conseguito l’abilitazione con i tirocini formativi attivi (Tfa) a numero chiuso e con test di accesso: costoro sono in molti casi neolaureati fuori da tutte le graduatorie e da tutte le liste, in altri docenti di terza fascia o docenti che hanno già un’abilitazione ma ne vogliono rendere un’altra. Passini e tieffini si contendono il diritto di precedenza nelle supplenze in nome gli uni dell’anzianità di servizio gli altri del merito.

Precari che lavorano

Ma quanto «pesano», quanto contano, alla fine, i precari nel funzionamento delle scuole? Quest’anno su 728.325 docenti si contano 120.339 supplenti: 108.284 assunti fino al 30 giugno e solo 12.055 «con le ferie pagate» (contratto al 31 agosto). Ai 120 mila insegnanti bisogna poi aggiungere 18.979 Ata: in tutto 139.318 persone (senza contare i 40-50 mila supplenti temporanei chiamati dai dirigenti scolastici a coprire i buchi di organico imprevisti). Nel linguaggio burocratico della pubblica amministrazione questi 140 mila rappresentano l’«organico di fatto» della scuola, quell’esercito di riserva che ogni anno a luglio si aggiunge, con decreto del Miur, all’«organico di diritto» per sopperire alle esigenze variabili delle scuole. A differenza dei colleghi di ruolo, non lavorano mai (o quasi mai) nello stesso istituto, con conseguenze drammatiche per loro e una ricaduta forse anche peggiore per bambini e ragazzi ai quali non riescono a garantire la necessaria continuità didattica. Se poi si pensa che la forbice fra organico di fatto e di diritto è massima per gli insegnanti di sostegno (49.741 supplenti su 101.391), che cioè proprio chi avrebbe più bisogno di un rapporto stabile con il proprio insegnante si ritrova in balia della girandola dei supplenti, si vede bene quanto costi caro il precariato non solo ai diretti interessati ma anche ai nostri figli. Perché alla fine, le vere vittime dei risparmi fatti sulla pelle dei precari sono proprio loro: i ragazzi. Lo dimostrava già uno studio sul turnover dei docenti redatto qualche anno fa dall’ex presidente dell’Invalsi Paolo Sestito. Ogni anno un insegnante su cinque è un nuovo arrivato nella scuola in cui si trova ad operare (o perché è un precario licenziato a giugno e riassunto in altro istituto a settembre o perché è un docente di ruolo che ha chiesto il trasferimento). Il risultato è lo stesso: la girandola dei prof incide negativamente sui livelli di apprendimento dei ragazzi. Sono  loro, alla fine, a pagare il costo più alto.

Giannini: 4 principi essenziali per un sistema dell’istruzione europeo

da La Stampa

Giannini:  4 principi essenziali per un sistema dell’istruzione europeo

Semplificazione, programmazione, valutazione e internazionalizzazione
roma

Sono quattro i principi che il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini considera «essenziali per un sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca davvero moderno ed europeo: semplificazione, programmazione, valutazione e internazionalizzazione».

È lo stesso ministro a illustrarli alla VII Commissione al Senato. Intervento il suo, per ragioni di tempo, concentrato solo sulle problematiche della scuola e rinviando quindi alla prossima settimana le altre competenze, ossia università e ricerca.

«Il primo principio – ha spiegato il ministro – è la semplificazione, che significa resistere alla tentazione di una ipertrofia normativa, del voler aggiungere un’altra norma, e concentrarsi sull’attuazione dei tanti provvedimenti già approvati. Significa lavorare per ridurre gli spazi di incertezza che alimentano conflittualità e contenziosi. Il secondo principio è quello della programmazione, che significa smettere di lavorare rincorrendo le emergenze, per darsi invece quell’orizzonte temporale e finanziario necessario per trasformare gli aggiustamenti puntuali in soluzioni strutturali».

Il ministro è poi sottolineato il terzo principio, quello della valutazione, che significa «eliminare i colli di bottiglia e sostituire i controlli ex ante con la valutazione ex post. Significa assegnare le risorse sulla base dei meriti e dei demeriti».

Infine, il principio dell’internalizzazione, «perché un sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca aperto alla comparazione e alla competizione del resto del mondo, non solo genera maggiore qualità intrinseca, nel piano didattico, scientifico e strutturale, ma è anche motore diretto dello sviluppo economico e di crescita».

Confindustria: più istruzione innalzerebbe il Pil del 15%

da Tecnica della Scuola

Confindustria: più istruzione innalzerebbe il Pil del 15%
di A.G.
Dal rapporto degli industriali ‘Il capitale sociale e umano: la forza del Paese’ emerge che se l’Italia avesse un livello scolastico come quello dei paesi più avanzati, in 10 anni avremmo un incremento in termini reali di 234 miliardi, con un guadagno di 3.900 euro per abitante. Inoltre, la nostra scuola non fa più da ascensore sociale: solo il 9% dei giovani arriva al traguardo della laurea se ha genitori con bassa istruzione contro il 64% dei laureati figli di laureati. Ma allora perché gli ultimi governi hanno fatto a gara per sottrarre risorse alla scuola?
Investire nell’istruzione non comporta solo vantaggi formativi e culturali, ma anche economici. A sostenerlo è il Centro studi di Confindustria, che il 28 marzo ha presentato il volume ‘Il capitale sociale e umano: la forza del Paese’. Snocciolando concetti e numeri davvero importanti. Peccato che il rapporto arrivi dopo che negli ultimi anni i governi abbiano fatto a gara per tagliare risorse e organici.
Ora, però, secondo l’associazione degli industriali più istruzione porterebbe più lavoro e perfino più felicità. E più ricchezza: in termini pratici l’aumento in 10 anni del grado di istruzione italiano al livello dei paesi più avanzati innalza il Pil fino al 15% in termini reali, cioè 234 miliardi, con un guadagno di 3.900 euro per abitante.
Nell’ampio rapporto del centro studi di via dell’Astronomia, Confindustria ha lanciato anche lo slogan “people first”, per approfondire il tema del capitale sociale e umano come leva su cui puntare, “la forza del Paese”, “gli unici veri asset italiani”. Mentre, al contrario, “le carenze del capitale umano” sono “tra le debolezze strutturali che frenano lo sviluppo del Paese”.
Dall’analisi del Centro studi di Confindustria, al centro del convegno biennale che si apre oggi a Bari, gli industriali fanno emergere “sette lezioni”. La prima è un avvertimento: “la materia prima del capitale umano, cioè la popolazione, tende a diminuire, invecchia ed è mal utilizzata”. Tra l’altro “l’immigrazione la tiene su”. Seconda lezione: “La scuola italiana non è immobile e immutabile”, tra “forti progressi e gravi lacune”: nel sistema italiano le scuole medie sono “l’anello debole”, mentre alle superiori gli istituti professionali rappresentano il “tracollo”. La terza: “l’Università resiste alle forme e ai cambiamenti”; La quarta: “Studiare conviene anche in Italia”. La quinta lezione è: “Per aumentare il capitale umano migrazione e lavoro sono altrettanto cruciali”: l’Italia “attrae poche persone altamente qualificate”,”si fa poca formazione”. “e così l’Italia rimane indietro”. Sesta lezione: “I valori contano quanto i saperi”: oltre alle conoscenze servono valori come fiducia e cooperazione. E la settima ed ultima lezione: “Conta molto la collaborazione tra mondo dell’istruzione e imprese”: i giovani italiani, emerge dai dati del CsC, sono “poco occupati e con meno competenze”.
Ma c’è anche un altro dato che è emerso dal rapporto degli industriali. Quello relativo al fatto che l’ascensore sociale in Italia continua a restare pressoché bloccato: “povertà economica e povertà di conoscenza sono strettamente legate”. Tanto che solo il 9% dei giovani arriva al traguardo della laurea se ha genitori con bassa istruzione contro il 64% dei laureati figli di laureati. In Italia, sottolinea infatti il rapporto, “l’istruzione funziona molto poco come scala sociale perché continua a studiare chi ha genitori più istruiti… e chi ha redditi più elevati”. Se il padre ha la laurea, nell’80,1% dei casi il figlio studia (la percentuale scende al 55,1% se il padre ha il diploma, addirittura al 27,4% se il padre ha la licenza media). Allo stesso modo se si guarda al conseguimento del titolo di studio universitario, tra chi ha almeno un genitore laureato il 64% ha la laurea, mentre per i figli dei diplomati questa percentuale scende al 32%; per chi proviene da una famiglia con bassa istruzione (al massimo la licenza media) si ferma al 9%: la metà rispetto al 18% che si registra in Europa nelle stesse condizioni.

Invalsi: disponibili alcuni materiali per le prove di maggio 2014

da Tecnica della Scuola

Invalsi: disponibili alcuni materiali per le prove di maggio 2014
di L.L.
L’Istituto ha pubblicato il formulario di matematica per la classe II delle superiori e l’elenco degli strumenti consentiti sempre alle prove di matematica delle scuole secondarie di secondo grado e primarie
Sul proprio sito l’Invalsi ha pubblicato alcuni documenti utili per lo svolgimento delle prove di matematica che si svolgeranno il prossimo mese di maggio.
In particolare è disponibile il formulario accluso alla prova di matematica della classe II della scuola secondaria di secondo grado. Il documento contiene le principali formule tra le quali gli allievi possono trovare quelle che serviranno loro come eventuale aiuto per rispondere ad alcuni quesiti della prova.
Come ogni anno, l’Invalsi ndica anche quali sono gli strumenti consentiti per lo svolgimento delle prove.
Per la prova di matematica per la classe II della scuola secondaria di secondo grado è consentito l’uso dei seguenti strumenti righello e calcolatrice (fortemente consigliati), Squadra Compasso e Goniometro. Èer quanto riguarda la calcolatrice, È consentito l’uso di qualsiasi tipo di calcolatrice a condizione che essa NON sia quella dei telefoni cellulari e che NON sia collegabile né alla rete internet né a qualsiasi altro strumento (ad esempio, tramite bluetooth, wireless, ecc.).
Per la prova di matematica nelle classi II e V della scuola primaria non è invece consentito l’uso della calcolatrice.

I 4 “comandamenti” della ministra

da Tecnica della Scuola

I 4 “comandamenti” della ministra
di P.A.
Sono quattro i “comandamenti”  che la ministra dell’istruzione, Giannini, vuole incidere sulla pietra per usarli come riferimento e mappa sulla lunga marcia della scuola attraverso la selva delle norme e portarla in Europa
A riassumere i 4 principi guida è La Stampa. La ministra infatti considera “essenziali per un sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca davvero moderno ed europeo: semplificazione, programmazione, valutazione e internazionalizzazione”. “Il primo principio è la semplificazione, che significa resistere alla tentazione di una ipertrofia normativa, del voler aggiungere un’altra norma, e concentrarsi sull’attuazione dei tanti provvedimenti già approvati. Significa lavorare per ridurre gli spazi di incertezza che alimentano conflittualità e contenziosi”. Il secondo principio “è quello della programmazione, che significa smettere di lavorare rincorrendo le emergenze, per darsi invece quell’orizzonte temporale e finanziario necessario per trasformare gli aggiustamenti puntuali in soluzioni strutturali”. Il terzo principio, quello della valutazione, che significa “eliminare i colli di bottiglia e sostituire i controlli ex ante con la valutazione ex post. Significa assegnare le risorse sulla base dei meriti e dei demeriti”. Infine, il 4 principio, quello dell’internalizzazione, “perché un sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca aperto alla comparazione e alla competizione del resto del mondo, non solo genera maggiore qualità intrinseca, nel piano didattico, scientifico e strutturale, ma è anche motore diretto dello sviluppo economico e di crescita”.

I test universitari ad aprile distolgono gli studenti dallo studio

da Tecnica della Scuola

I test universitari ad aprile distolgono gli studenti dallo studio
di Lucio Ficara
Così come più volte segnalato sono molti i malumori tra gli studenti e i docenti per i test di accesso ad alcuni corsi di laurea che si svolgeranno tra l’8 e il 10 aprile.
Una delle lamentele del momento, che provengono dagli studenti e dai loro prof, nonché da diversi dirigenti scolastici allarmati, è quella che vede impegnati i maturandi italiani, obtorto collo, per prepararsi e sostenere i test per accedere alle facoltà universitarie, che da quest’anno sono stati anticipati ad aprile.
I test per l’accesso all’università che fino all’anno scorso si svolgevano subito dopo aver sostenuto l’esame di Stato, quest’anno per volere dell’ex ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza sono stati anticipati ad aprile. Questo anticipo è per molti studenti e professori un vero e proprio intralcio al regolare svolgimento della programmazione delle quinte classi degli istituti d’istruzione secondaria di secondo grado.
Ci viene segnalato che alcuni dirigenti scolastici avrebbero di prendere carta e penna per scrivere, all’attuale ministro dell’istruzione Stefania Giannini il loro malcontento per questo anticipo dei test universitari.
Alcuni professori di materie scritte di esame di Stato raccontano di alunni deconcentrati nello studio, per perseguire la preparazione a questi test. In alcuni casi gli studenti che vanno a sostenere i test anche lontano da casa, si assentano anche dalle lezioni, per recarsi nelle sedi universitarie per sostenere il test per accedere nella facoltà prescelta.
Probabilmente chi ha deciso questo anticipo, non ricorda o ha sottovalutato, quanto sia importante per i ragazzi, soprattutto in questa fase dell’anno scolastico, la concentrazione e l’impegno nello studio, in modo tale che possano sostenere con pieno successo il primo e vero esame della loro vita. Alcuni dirigenti in maniera più diplomatica, consigliano i docenti di rallentare con il programma, di assegnare meno compiti a casa, in questo particolare mese di aprile, in modo da consentire agli studenti un organizzazione del lavoro che possa conciliare lo studio curricolare e la preparazione ai test universitari. Quindi oltre chi si lamenta c’è anche chi sdrammatizza e consiglia di conciliare i due impegni di studio utilizzando il massimo del buon senso. Esistono anche realtà scolastiche dove i dirigenti hanno pensato di proporre corsi ad hoc di preparazione ai test di medicina, ingegneria, matematica, fisica, chimica.
Certo in tempi di vacche magre dove non tutte le scuole hanno capacità economica di organizzare questi corsi, il problema è reale e forse il ministro Giannini dovrebbe pensare ad una soluzione.

I senatori: non toccate la Filosofia!

da Tecnica della Scuola

I senatori: non toccate la Filosofia!
di A.G.

Una ventina di parlamentari di Palazzo Madama avviano un’interrogazione con cui chiedono lumi al ministro Giannini sull’ipotesi di ridurre da tre a due gli anni di insegnamento nei licei. Ma anche di non cancellare la disciplina dai corsi universitari di Pedagogia e Scienze dell’educazione. L’iniziativa fa seguito al documento “Un appello per la filosofia“, sottoscritto nei giorni scorsi dai principali filosofi italiani.
Anche i senatori entrano in campo per difendere l’insegnamento della Filosofia. Una ventina di parlamentari di Palazzo Madama hanno presentato un’interrogazione parlamentare attraverso cui chiedono lumi al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, sui presenti tagli alla disciplina.

Con questa iniziativa chiedono quindi di non ridurre da tre a due gli anni di insegnamento della Filosofia nei licei, come già sta accadendo in diverse sperimentazioni. Ma anche di non cancellare la disciplina dai corsi universitari di Pedagogia e Scienze dell’educazione.
L’iniziativa parlamentare fa seguito al documento “Un appello per la filosofia” promosso nei giorni scorsi da Roberto Esposito, Adriano Fabris e Giovanni Reale e sottoscritto dai principali filosofi italiani, fra cui Dario Antiseri, Luisella Battaglia, Remo Bodei, Pier Aldo Rovatti, Emanuele Severino, Gianni Vattimo.
“Una riduzione complessiva della durata del ciclo scolastico – argomentano i senatori – va legata a una ridefinizione dell’intero percorso e a una generale riorganizzazione degli apprendimenti, evitando le facili scorciatoie di una riduzione del percorso finale che priverebbe la scuola superiore di coerenza e organicità”. “Il consolidamento di una cultura scientifica – spiega Sergio Lo Giudice, senatore del Partito Democratico, promotore dell’interrogazione – è necessario per il suo valore intellettuale oltre che come sostegno allo sviluppo tecnologico dell’Italia in un contesto di competitività globale, ma deve essere sostenuto da una riflessione critica sulle procedure e sulle implicazioni etiche delle nostre azioni e dei processi scientifici e tecnologici. Questo è il compito insostituibile della filosofia”.

Valutare i docenti per modernizzare la scuola

da Tecnica della Scuola

Valutare i docenti per modernizzare la scuola
di Pasquale Almirante
Giannini ritorna, nel corso dell’audizione in Commissione cultura al senato, su un argomento scottante e delicato per i docenti: la loro valutazione
Il riferimento della ministra Giannini va al regolamento 80/2013 sulla valutazione nazionale del sistema di istruzione che da settembre sarebbe avviato in tutte le scuole. “L’applicazione sistematica di tale regolamento in tutte le scuole a partire da settembre: è un impegno politico che assumo”, ha detto infatti la ministra, “il singolo capitolo che può decidere da solo se saremo in grado di dare al Paese una scuola moderna nella funzionalità e negli obiettivi e anche nella sua missione fondante, o se accettiamo di tenerci quella del Novecento”. “Presto dovremo iniziare la discussione sul contratto degli insegnanti. Per una volta, vorrei che i temi da cui partire fossero il valore della formazione, la valorizzazione delle figure che contribuiscono all’autonomia scolastica, la carriera professionale per arrivare a dire che la retribuzione degli insegnanti non può più essere basata solo sull’anzianità”. Su questa specifica materia, come abbiamo più volte scritto e come dai sondaggi effettuati da talune organizzazioni sindacali si evince, i docenti sono ben disposti ad accettare di avere valutato il loro lavoro e il loro impegno, ma a condizione imprescindibile che tali “giudizi” siano assolutamente oggettivi, senza fughe in vanti e senza demagogie, come quella che vedrebbe nei dirigenti il Minosse che a “seconda che avvinghia” decide il girone. Stesso discorso se si dà potere agli alunni e ai loro genitori. L’argomento è dunque estremamente “sensibile” e guai a trattarlo usando la falce che miete tutte le erbe senza distinzione. Ricordiamo pure che il tentativo di Luigi Berlinguer, di valutare i docenti con un concorso, ebbe esiti esiziali per il ministro stesso che, a causa del massiccio e quasi unanime sciopero dei prof, fu costretto a dimettersi.  Anche Mariastella Gelmini ci provò con delle sperimentazioni in varie scuole, molte delle quali le rifiutarono, mentre di quelle che si resero disponbili non si conoscono ancora i risultati.

Parte l’apprendistato nelle scuole

da Tecnica della Scuola

Parte l’apprendistato nelle scuole
di P.A.
La ministra all’istruzione, Stefania Giannini, ha annunciato ieri, alla Commissione cultura del senato, anche il via alle sperimentazioni di apprendistato nelle scuole 
“Intendiamo rafforzare e diffondere questa sperimentazione aumentando il numero di ore che i ragazzi passano in azienda e certificando le competenze che acquisiscono”. Si profila dunque una accelerazione con la presa d’atto che saranno sostenuti sia l’apprendistato e sia i tirocini formativi
presso le aziende nell’alternanza scuola-lavoro. Inoltre la ministra ha spiegato pure che intende aumentare il numero e gli indirizzi degli istituti tecnici a cui, degli attuali 65, se ne aggiungeranno altri, abilitati a formare nelle aree del turismo e dei beni culturali, anche se, ma forse la ministra ancora non ne ha preso atto, gli istituti a indirizzo turistico hanno perso, gestione Gelmini, abbondantemente ore di lingue e di storia dell’arte.

Edilizia scolastica: 3 miliardi per 10.000 interventi

da tuttoscuola.com

Edilizia scolastica: 3 miliardi per 10.000 interventi

Il governo è impegnato a stanziare tre miliardi di euro per effettuare 10.000 interventi in edilizia scolastica. Lo ha ribadito il ministro dell’istruzione Stefania Giannini, in un videomessaggio inviato in occasione della seconda Conferenza nazionale del Partito Democratico sull’edilizia scolastica che si è tenuta a Rivoli (Torino).

Occuparsi delle scuole – ha detto Giannini – non solo ‘rammendandole’ nella loro parte estetica, ma garantendo la sicurezza, garantendo la stabilità, è un dovere fondamentale in un Paese avanzato. Non possiamo mandare i nostri figli a scuola e aspettare con ansia che ritornino”.

Il Ministro ha quindi sottolineato che “il Miur insieme alla Presidenza del consiglio, ha iniziato un percorso molto importante che permetterà di fare 10.000 interventi in tutta Italia e di stanziare oltre tre miliardi di euro. Tutto quello che stiamo facendo è un impegno, è un dovere, è anche un patto che noi stringiamo con i nostri giovani, con i nostri ragazzi, con le famiglie”.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 74

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 74 del 29-3-2014

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


LEGGE 28 marzo 2014, n. 50


Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 gennaio
2014, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di emersione e
rientro di capitali detenuti all’estero, nonche’ altre disposizioni
urgenti in materia tributaria e contributiva e di rinvio di termini
relativi ad adempimenti tributari e contributivi. (14G00065)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 24 marzo 2014


Rilevazione dei tassi effettivi globali medi – periodo di rilevazione
1° ottobre – 31 dicembre 2013. Applicazione dal 1° aprile al 30
giugno 2014. (14A02594)

 

 

Pag. 11

 

 

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 


DECRETO 19 marzo 2014


Adeguamento del diritto di protesto e delle indennita’ di accesso
relativi alla levata dei protesti cambiari. (14A02593)

 

 

Pag. 15

 

 

MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

 


DECRETO 14 marzo 2014


Imposizione di oneri di servizio pubblico sui servizi aerei di linea
sulle rotte Alghero-Bologna e viceversa, Alghero-Torino e viceversa,
Cagliari-Bologna e viceversa, Cagliari-Napoli e viceversa,
Cagliari-Torino e viceversa, Cagliari-Verona e viceversa,
Olbia-Bologna e viceversa e Olbia-Verona e viceversa. (14A02484)

 

 

Pag. 15

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 12 marzo 2014


Integrazione ai decreti del 12 aprile 2000 recanti rispettivamente le
disposizioni generali relative ai requisiti di rappresentativita’ e
l’individuazione dei criteri di rappresentanza negli organi sociali
dei Consorzi di tutela delle denominazioni di origine protette (DOP)
e delle indicazioni geografiche protette (IGP). (14A02479)

 

 

Pag. 21

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 7 marzo 2014


Autorizzazione al rilascio di certificazione CE alla Seucer S.r.l.,
in Milano, ad operare in qualita’ di Organismo notificato per la
certificazione CE, in attuazione della direttiva 2006/42/CE, in
materia di macchine. (14A02460)

 

 

Pag. 22

 

 

 


DECRETO 10 marzo 2014


Autorizzazione al rilascio di certificazione CE all’Organismo I.S.I.
– Ispettorato Solvay Italia della Solvay Chimica Italia S.p.a., in
Rosignano, ad operare in qualita’ di organismo notificato per la
certificazione CE, ai sensi della direttiva 97/23/CE, in materia di
attrezzature a pressione. (14A02461)

 

 

Pag. 23

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


DETERMINA 10 marzo 2014


Riclassificazione del medicinale per uso umano «Imatinib Accord
(imatinib)» ai sensi dell’art. 8, comma 10, della legge 24 dicembre
1993, n. 537. (Determina n. 244/2014). (14A02318)

 

 

Pag. 25

 

 

 


DETERMINA 10 marzo 2014


Riclassificazione del medicinale per uso umano «Enterogermina» ai
sensi dell’articolo 8, comma 10, della legge 24 dicembre 1993, n.
537. (Determina n. 245/2014). (14A02319)

 

 

Pag. 26

 

 

 


DETERMINA 10 marzo 2014


Riclassificazione del medicinale per uso umano «Maalox» ai sensi
dell’articolo 8, comma 10, della legge 24 dicembre 1993, n. 537.
(Determina n. 246/2014). (14A02320)

 

 

Pag. 28

 

 

TESTI COORDINATI E AGGIORNATI

 


TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 28 gennaio 2014, n. 4


Testo del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4 (in Gazzetta Ufficiale
– serie generale – n. 23 del 29 gennaio 2014), coordinato con la
legge di conversione 28 marzo 2014, n. 50 (in questa stessa Gazzetta
Ufficiale – alla pag. 1), recante: «Disposizioni urgenti in materia
tributaria e contributiva e di rinvio di termini relativi ad
adempimenti tributari e contributivi.». (14A02647)

 

 

Pag. 29

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

 


COMUNICATO


Riapertura del procedimento relativo all’ottemperanza delle sentenze
del T.A.R. Lazio e del Consiglio di Stato relative ai contributi ex
articolo 96, legge n. 342/2000 e decreto attuativo n. 388/2001
relativamente alle rimanenti somme per le annualita’ 2004, 2005 e per
le annualita’ 2000 – 2001 – 2002 e 2003. (14A02475)

 

 

Pag. 62

 

 

 


COMUNICATO


Approvazione della delibera n. 111 adottata dal Consiglio di
amministrazione della Cassa nazionale del notariato in data 11
ottobre 2013. (14A02476)

 

 

Pag. 62

 

 

 


COMUNICATO


Approvazione della delibera n. 141 adottata dal Consiglio di
amministrazione della Cassa nazionale del notariato in data 14
dicembre 2013. (14A02477)

 

 

Pag. 62

 

 

 


COMUNICATO


Approvazione della delibera n. 20368/14 adottata dal consiglio di
amministrazione della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per
gli ingegneri ed architetti liberi professionisti (INARCASSA) in data
24 gennaio 2014. (14A02483)

 

 

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MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


COMUNICATO


Proposta di modifica del disciplinare di produzione della
denominazione di origine protetta «Pecorino Toscano». (14A02478)

 

 

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