‘I care’ come appello a responsabilità comune

“Accolgo con grande entusiasmo le parole della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Don Milani, con la scuola di Barbiana, è uno dei grandi modelli educativi della scuola italiana che ha lasciato un segno costruttivo nella nostra comunità – dichiara il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi -. Con il suo esempio, la sua passione e la sua determinazione, ha tracciato una strada per parlare a quei giovani di cui nessuno si stava prendendo cura e ha dato loro gli strumenti per crescere, mostrando, nei fatti, che l’istruzione è per tutti e non solo per chi se lo può permettere”.

“Anche oggi ci troviamo di fronte a un’emergenza educativa che stiamo affrontando, come singoli e come europei, anche attraverso le risorse destinate dal Recovery Fund. Sostengo quindi con orgoglio la proposta della Presidente von der Leyen che le parole di don Milani, ‘I care’, diventino il motto dell’Europa. È l’appello a una responsabilità comune, che trasformi questo ‘io’ in un ‘noi’”, conclude il Ministro.

Organico dirigenti scolastici 2021/2022

Organico dirigenti scolastici 2021/2022: per l’ANP vanno utilizzate tutte le sedi vacanti e disponibili

L’ANP ha partecipato oggi, in videoconferenza, all’incontro promosso dal Ministero dell’istruzione per un confronto sulla definizione dell’organico dei dirigenti scolastici per l’anno 2021/2022.  

Il Direttore generale Filippo Serra ha dichiarato che i dati relativi alla previsione di organico 2021/2022, comunicati durante l’incontro del 16 aprile 2021, non sono sostanzialmente mutati (risulta leggermente aumentato il numero delle scuole normodimensionate, in particolare in Campania), mentre sono circa 530 le domande di cessazione dal servizio. I dati, tuttavia, non sono ancora certificati. 

L’ANP ha rilevato l’irritualità dell’invito ricevuto dall’Amministrazione, in cui si parla di una seduta di confronto “pur non essendo previsto il confronto sugli organici”: abbiamo chiesto di precisare se si è inteso avviare un confronto in senso atecnico o un confronto inteso secondo la previsione dell’art. 5 del CCNL area istruzione e ricerca 2016-2018, visto che la tematica della definizione della consistenza dell’organico è fortemente interrelata a quella del conferimento degli incarichi dirigenziali. Non sfugge, infatti, che il decreto ministeriale sull’organico 2021/2022 sia preliminare non solo al conferimento degli incarichi dirigenziali in scadenza triennale (la cosiddetta ‘mobilità’ regionale e interregionale), ma anche all’immissione in ruolo, con decorrenza 1° settembre 2021, dei vincitori di concorso.  

In merito alla definizione dell’organico 2021/2022 abbiamo confermato quanto già evidenziato il 16 aprile scorso: la sua consistenza deve includere anche le sedi che, ai sensi dell’articolo 1, comma 978, della legge 178/2020, risultano normodimensionate per il prossimo anno scolastico. Abbiamo ricordato che durante quell’incontro l’Amministrazione ha dichiarato l’intenzione di utilizzare le sedi solo per la cosiddetta ‘mobilità’ intraregionale. A tal proposito abbiamo segnalato che, secondo tale interpretazione, la norma sarebbe destinata a essere inattuata. È ragionevole ipotizzare, infatti, che nessun dirigente in servizio avanzerebbe domanda di nuovo incarico presso una sede, nella medesima regione, sapendo che dopo un anno questa diventerebbe sicuramente sottodimensionata. La legge 178/2020 mira a garantire un dirigente scolastico e un DSGA a tutte le scuole con i requisiti previsti dall’articolo 1, comma 978 e tale interpretazione vanificherebbe il senso della norma. L’ANP ha anche sottolineato come l’attuazione della previsione contribuirebbe a gestire meglio le criticità dei colleghi in servizio in regioni diverse da quelle di residenza, rilevando per la definizione del numero di sedi disponibili per l’interregionalità.  

L’ANP ha ribadito all’Amministrazione la necessità che tutti gli Uffici Scolastici Regionali applichino in modo uniforme i criteri che disciplinano le procedure della mobilità. La medesima uniformità deve essere garantita anche nel rispetto della tempistica delle visite ispettive che di frequente si concludono ben oltre i trenta giorni stabiliti dalla legge 241/1990 senza che l’incarico ispettivo sia formalmente reiterato. Ne consegue una situazione inaccettabile che vede il dirigente destinatario della visita ispettiva “sotto inchiesta” sine die con l’aggravante che, molto spesso, non è destinatario della relazione ispettiva che lo riguarda se non a seguito di specifica istanza di accesso.  

L’Amministrazione ha specificato che era sua intenzione coinvolgere le organizzazioni sindacali su una tematica legata al conferimento degli incarichi, che è evidentemente materia di confronto. La norma risulta di complessa interpretazione e di difficile attuazione: la previsione riguarda solo l’anno scolastico 2021/2022 per cui le sedi non possono essere rese disponibili per le prossime immissioni in ruolo né per la ‘mobilità’ interregionale. Se l’Amministrazione decidesse in senso diverso, il decreto di definizione dell’organico non supererebbe il vaglio degli organi di controllo. 

L’ANP ha rilevato in proposito che l’articolo 1, comma 978 della legge 178/2021 ha introdotto una deroga per l’anno scolastico 2021/2022 rispetto a quanto previsto dall’ordinamento in merito ai requisiti per il normodimensionamento: la deroga, in quanto tale, non può non incidere su disposizioni, come quelle evidenziate dall’Amministrazione circa la durata dell’incarico dirigenziale, che altrimenti renderebbero inapplicabile la norma stessa.  

Abbiamo anche ribadito la richiesta di chiarimenti, già avanzata durante l’incontro del 16 aprile, circa le modalità di immissione dei vincitori del concorso del 2011 in Campania per i quali il Consiglio di Stato ha sciolto la riserva consentendone l’inserimento nella graduatoria ad esaurimento.  

L’Amministrazione ha comunicato che si tratta di 61 vincitori che saranno immessi attraverso lo scorrimento della graduatoria ad esaurimento relativa al concorso svolto in Campania nel 2011. 

Abbiamo, infine, colto l’occasione di interloquire con l’Amministrazione per chiedere notizie sulla validazione del FUN 2017/2018 che tarda in modo ormai indecoroso: mentre per gli enti di ricerca, i cui dirigenti sono compresi nella stessa area contrattuale dei dirigenti scolastici, si sottoscrivono i contratti integrativi validi per il 2020, i dirigenti delle scuole continuano a non avere certezza retributiva o piena e dovuta retribuzione a causa dell’ultrattività di contratti risalenti al 2016/2017. 

L’Amministrazione ha comunicato in merito che il FUN 2017/2018 è stato registrato, mentre manca ancora la registrazione della quota dei 13,1 mln previsti dall’articolo 230-bis, comma 3 del d.l. 34/2020, convertito nella legge 77/2020. 

L’ANP continuerà a tenere tempestivamente informati tutti i colleghi sui prossimi sviluppi della questione.  

L’Esame del Primo Ciclo con “La banda dei FuoriClasse”

Come affrontare l’Esame di Stato del Primo Ciclo e come preparare un elaborato da ‘fuoriclasse’, ogni venerdì su Rai Gulp e Rai Play

È stato un anno scolastico complicato, ma per tanti ragazzi e tante ragazze l’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di Istruzione è ormai alle porte.

Rai e Ministero dell’Istruzione vogliono essere al fianco di studentesse, studenti, docenti e delle scuole. Per questo, da venerdì 7 maggio, il programma “La Banda dei FuoriClasse”, in diretta tutti i giorni su Rai Gulp, realizzato in convenzione con il Ministero, darà il via a un’iniziativa pensata per studenti, studentesse, per i loro docenti, per le loro famiglie: sei puntate speciali per sciogliere ogni dubbio su come saranno gli Esami di quest’anno, dare consigli e aiutare chi affronterà le prove a farle al meglio, con un elaborato originale. 

Docenti ed esperti, in collegamento con il conduttore Mario Acampa, presente in studio, saranno pronti a rispondere ai dubbi e alle domande che arriveranno in diretta dal web, così da preparare gli studenti e le studentesse al loro primo grande traguardo scolastico.

Il programma di incontri partirà un mese esatto prima della consegna degli elaborati (che avverrà il 7 giugno) con un primo appuntamento, venerdì 7 maggio, con Daniela Marrocchi e Maria Rosa Silvestro, dirigenti tecniche del Ministero dell’Istruzione, che prevede un’introduzione all’Esame e la spiegazione generale delle nuove regole e delle scadenze.

I venerdì successivi, ovvero il 14 – 21- 28 maggio, con la collaborazione dei docenti Stefania Pascucci e Massimo Malerba, si approfondiranno la composizione dell’elaborato, l’individuazione delle fonti, le modalità utilizzabili (tradizionali e multimediali) per la sua produzione e i consigli sulla preparazione pratica.

Venerdì 4 e 11 giugno invece, con l’aiuto del dirigente scolastico Jaime Enrique Amaducci, ci si concentrerà sull’esposizione orale, come presentarsi al colloquio, interagire con la commissione e i consigli per raccontare al meglio il proprio lavoro.

Un lavoro trasversale e multidisciplinare esattamente com’è il programma La Banda dei Fuoriclasse che dal 17 aprile 2020, dalle prime fasi della pandemia, accompagna gli studenti e le studentesse di tutta Italia.

Si può bocciare anche se le attività scolastiche di recupero sono state inadeguate

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

La poca comunicazione scuola-famiglia nel corso dell’anno scolastico e la scarsa attivazione di corsi di recupero da parte della scuola non incidono sulla legittimità del giudizio finale di non ammissione dello studente alla classe successiva. Giudizio che deve essere formulato esclusivamente sulla base della preparazione e della “maturità” raggiunte dallo studente all’esito dell’anno scolastico. Come chiarito dal Tar Campania con la recente sentenza 1571/2021, la “bocciatura” dell’alunno si basa soltanto su questi elementi di “crescita” personale, che sono propri e necessari per accedere con serenità e corretta preparazione alla successiva fase di studi; “in pari” con i compagni di scuola.

Per l’alunno “immaturo” la bocciatura è un vantaggio
Le eventuali carenze della scuola nel predisporre tutti gli strumenti idonei a consentire il recupero dell’alunno con conseguente inserimento dello stesso in livelli di preparazione pari o prossima a quella degli altri studenti, non incidono sull’autonomia di giudizio di non promozione dell’alunno alla classe successiva. A ben vedere ciò scaturisce dal fatto che l’inclusione dello studente immaturo nella classe superiore potrebbe costituire, anziché un vantaggio, un vero e proprio svantaggio per lui.

Le (ragionevoli) probabilità di risultati migliori
In ogni caso, ha evidenziato il Tar partenopeo, senza una dimostrazione oggettiva e concreta delle “potenzialità” dello studente da parte della famiglia, nessun nesso logico può ritenersi automaticamente esistente tra l’eventuale mancanza dell’attività di recupero e il risultato scolastico negativo conseguito dall’alunno. È infatti specifico onere della famiglia dello studente fornire la prova, anche in via presuntiva o probabilistica, che qualora vi fosse stata una più ampia copertura e intensificazione della didattica di miglioramento da parte della scuola, i risultati scolastici dell’allievo sarebbero stati proficui fino a permettere l’ammissione del ragazzo alla classe maggiore.

Covid test e vaccini agli alunni da settembre

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Arrivo a scuola 15 minuti prima del previsto e uscita subito dopo aver svolto gli esami, distanza di 2 metri dalla commissione d’esame, utilizzo della mascherina e presenza, al momento del colloquio, di un solo accompagnatore: le regole previste dal Protocollo di sicurezza per lo svolgimento degli esami di maturità e di terza media saranno con molta probabilità simili se non uguali a quelle dello scorso anno. La grande novità è che quest’anno anche i ragazzini di terza media sosterranno la loro prova in presenza e non a distanza come avvenne nel giugno del 2020. Il Protocollo di sicurezza dovrebbe essere confermato, almeno nelle grandi linee, ma il lavoro è ancora in itinere.

Le richieste dei sindacati
Da parte dei sindacati sono arrivate, tuttavia, alcune richieste e suggerimenti di modifica e implemento dell’impianto delle regole di svolgimento degli esami. Per esempio la Cisl scuola suggerisce l’adesione volontaria, per ciascun componente della commissione, candidato o personale impegnato negli esami, di sottoporsi a tampone rapido gratuito , entro le quarantotto ore precedenti dall’inizio dei lavori della commissione o della prova d’esame; il supporto sanitario – dice sempre la Cisl Scuola – potrebbe essere affidato alla protezione Civile o alla Croce Rossa per fare i tamponi rapidi sul posto a tutto il personale e agli studenti. Sempre il sindacato guidato da Maddalena Gissi chiede che ci sia un obbligo di utilizzo, per tutto il personale scolastico, della mascherina chirurgica o FFp2 e che sia vietato l’uso delle cosiddette mascherine di comunità.

Ripartono le vaccinazioni ai prof
Intanto da ieri è ripartita la campagna di vaccinazione ai docenti che era rimasta in sospeso alcune settimane fa lasciando senza la prima dose circa 400 mila prof. «In raccordo con la struttura commissariale si è deciso da oggi la ripresa della somministrazione dei vaccini a tutto il personale scolastico anche in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico; dobbiamo tornare ad una nuova normalità partire dalla scuola», ha annunciato in question time il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. E arrivano notizie sul fronte della sperimentazione del vaccino Pfizer sui giovanissimi: nei soggetti di 12-15 anni che hanno partecipato allo studio di Fase 3 si sono visti risultati molto promettenti, con un’efficacia del 100% e una risposta anticorpale molto robusta, superiore a quella della fascia 16-25 anni. L’obiettivo è iniziare il nuovo anno scolastico con gran parte della popolazione scolastica vaccinata: per i ragazzi il vaccino potrebbe essere pronto già a giugno mentre per i più piccoli bisognerà attendere l’inizio della scuola. «Il governo pochi giorni fa ha preso impegni precisi in quest’Aula: ventilazione nelle aule, test periodici, igienizzazione, mascherine adeguate, termo-scanner. Abbiamo chiesto un cronoprogramma affinché da settembre, con le riaperture, questi impegni diventino effettivi», ha detto oggi Marianna Madia, del Pd.

Il nodo precari
È nell’aria un provvedimento che permetterebbe, con assunzioni per titoli, di evitare di ritrovarsi con oltre 200 mila supplenti a settembre. L’ipotesi più accreditata è prevedere per questi docenti precari da tempo, una formazione continua durante l’anno e una valutazione finale. Lo stesso ministro Bianchi, ieri, ha ammesso un lavoro in corso con il Mef e lo stesso premier Mario Draghi su questo tema.

Si ripete lo schema del 2020 Commissari tutti interni e solo il presidente esterno

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Quando va bene, per i presidenti, è uno stipendio mensile in più. Negli altri casi, per quasi tutti i commissari, è una “indennità” di poche centinaia di euro. Con la possibilità di finire l’incarico anche a luglio inoltrato se si tratta di prevedere prove “suppletive” per i ragazzi (impossibilitati nei giorni stabiliti) o rispondere a reclami e ricorsi dei genitori.

Parliamo delle commissioni d’esame, circa 13mila per 490mila maturandi (privatisti inclusi), che, come nel 2020, a causa dell’emergenza sanitaria, saranno composte da tutti membri interni (vale a dire dai professori dei ragazzi, nominati direttamente dai consigli di classe come lo scorso anno), tranne che il presidente, esterno, designato dagli Uffici scolastici regionali (Usr). Vista la prova di maturità, semplificata, è assicurata la presenza del commissario di italiano e di uno o più delle materie d’indirizzo. Il docente che insegna in più classi terminali può essere individuato massimo in due classi, salvo casi eccezionali e debitamente motivati.

Sono esclusi dalla nomina i docenti incorsi, nell’ultimo biennio, in sanzioni disciplinari superiori all’avvertimento scritto. I docenti di sostegno sono nominati dal presidente di commissione al momento del suo insediamento.

Sostituzione dei commissari

In generale, non è consentito rifiutare l’incarico o lasciarlo, tranne per legittimo impedimento. La partecipazione infatti è un obbligo inerente la funzione docente (salvo deroghe previste dalla norma). La sostituzione del commissario, essendo interno alla scuola, avviene ad opera del preside dell’istituto sede d’esame. Il presidente di commissione assente per impedimento motivato viene sostituito dall’Usr.

I lavori iniziano con la riunione plenaria del 14 giugno in cui si decide il calendario delle prove e si esaminano tutti i documenti tra cui quello del 15 maggio, gli argomenti assegnati per l’elaborato e il curriculum di ogni candidato. L’ordine degli studenti viene fissato, di norma, in base al sorteggio della lettera alfabetica.

Compensi

Ad ogni presidente viene attribuito il compenso lordo di euro 1.249. Ad ogni commissario interno viene attribuito un compenso forfettario lordo pari a euro 399 (tabella 1, quadro A Dm 24 maggio 2007). A questi importi viene aggiunta una quota forfettaria lorda correlata alla distanza del luogo di residenza o servizio dalla sede d’esame, che va da un minimo di euro 170 ad un massimo di euro 2.270 (tabella 1, quadro B Dm 24 maggio 2007). Per i tempi di percorrenza fanno fede gli orari ufficiali dei mezzi di linea extraurbani effettivamente utilizzabili per raggiungere la sede d’esame. Al commissario interno che opera su due classi compete una seconda quota di compenso forfettario. L’eventuale compenso riferito alla trasferta resta unico (nota ministeriale 4901/2014).

Accesso agli atti e ricorsi

Nel caso in cui la famiglia formuli accesso agli atti dei documenti d’esame ai fini di un eventuale ricorso, sarà il preside dell’istituzione scolastica sede d’esame a procedere all’apertura e successiva chiusura del plico sigillato dopo l’estrazione dell’atto. I ricorsi contro gli esiti dell’esame vanno, invece, presentati al Tar entro sessanta giorni o al Presidente della Repubblica entro centoventi giorni dalla data di pubblicazione degli esiti.

Nel caso di reclami ricevuti dalle famiglie per vizi formali, sarà il dirigente scolastico a valutare se accoglierli, nel qual caso correggendo le anomalie riscontrate entro trenta giorni dalla segnalazione. Nel caso in cui sia necessario che si riunisca la commissione (vanno valutati i motivi insieme al presidente), il dirigente scolastico inoltrerà apposita richiesta motivata di riconvocazione all’Usr.

Aiuti ad hoc per gli alunni con Dsa

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

Anche in sede di esame di maturità la scuola deve predisporre gli strumenti compensativi e le misure adeguate allo studente con disturbo specifico dell’apprendimento (Dsa). Nel caso affrontato dal Tar Molise con la recente sentenza 108/2021 uno studente con disturbo specifico di apprendimento, sebbene ammesso agli esami, all’esito delle prove risultava inidoneo. Nella stessa relazione di presentazione dello studente era stata evidenziata la necessità di adottare in sede d’esame tempi più lunghi per la lettura del testo in italiano. Non era avvenuto. La Commissione, debitamente riconvocata per ordine del Tar, all’esito della ripetizione delle prove ha dunque decretato il regolare superamento dell’esame di Stato da parte del ragazzo.

La dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento dello studente spesso si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di vere e proprie patologie neurologiche o deficit sensoriali; tuttavia, possono costituire una limitazione importante per le attività scolastiche, come per tutte le altre attività quotidiane. La scuola trasmette apposita comunicazione alle famiglie degli studenti che, nonostante adeguate attività di recupero didattico mirato, presentano persistenti difficoltà.

Gli studenti con Dsa sono ammessi a sostenere l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione sulla base del piano didattico personalizzato (Pdp). La commissione d’esame, sulla base del Pdp e di tutti gli elementi conoscitivi forniti dal consiglio di classe, individua le più adeguate modalità di svolgimento della prova d’esame. In particolare i candidati con Dsa possono utilizzare, ove necessario, gli «strumenti compensativi» già previsti nel Pdp e impiegati in corso d’anno, ovvero quelli più funzionali allo svolgimento dell’esame “alla pari” degli altri studenti. Infine – si badi – nel diploma non va fatta menzione alcuna dell’impiego degli strumenti compensativi in parola.

Il no alla lode va sempre motivato

da Il Sole 24 Ore

di P.A.P.

Anche il Tar Campania si è interessato di recente all’esame di Stato. Con la sentenza 68/2021 il giudice amministrativo ha affrontato la vicenda di uno studente che aveva impugnato il voto finale attribuitogli dalla commissione esaminatrice. In particolare lo studente lamentava l’attribuzione del voto finale (massimo) pari a 100/100 tuttavia con mancanza della lode. E ciò diversamente da due suoi compagni di scuola con un curriculum di rendimento sostanzialmente paragonabile al suo.Con l’occasione il Tar campano ha quindi chiarito quali sono gli effettivi presupposti per il conseguimento della “lode” alla maturità. A cominciare dal fatto che la commissione d’esame può motivatamente integrare il punteggio fino a un massimo di 5 punti ove il candidato abbia ottenuto un credito scolastico di almeno 15 punti e un risultato complessivo nella prova d’esame pari almeno a 70 punti. Ma non è possibile attribuire la lode allo studente che abbia raggiunto il suddetto punteggio massimo di 100 fruendo della riportata integrazione.

Il Tar napoletano ha evidenziato che anche il mancato riconoscimento della lode allo studente deve essere sorretto da adeguata e specifica motivazione. Sebbene, infatti, la disciplina normativa e le relative ordinanze ministeriali a ben vedere utilizzino spesso il verbo «può» in relazione al conferimento della lode, tuttavia indicano anche la sussistenza di condizioni oggettive e predeterminate che giustificano il relativo riconoscimento. Dal che va chiarito con apposito verbale perché la Commissione non ha inteso attribuire la lode a uno specifico studente nonostante abbia conseguito i crediti nella misura massima; abbia raggiunto il punteggio massimo in tutte le prove; possieda la media superiore agli 8/10 nel triennio precedente. E se la Commissione non lo ha fatto si rischia l’annullamento del giudizio finale dell’esame di maturità dello studente coinvolto; con onere dell’amministrazione di rinnovo del giudizio sulla “lode” a cura di diversa Commissione d’esame appositamente nominata.

Scontro sulle cattedre scoperte: la partita sul tavolo di Draghi

da la Repubblica

di Corrado Zunino

ROMA — La questione è che sul tema centrale della scuola — l’arruolamento dei docenti sempre al centro della scena perché da una vita non lo si risolve — il ministro Patrizio Bianchi non riesce ad andare avanti. Il problema atavico porta diritto alle cattedre scoperte, ai precari, e lega i due anni pandemici con la ripartenza «tutti in classe» del prossimo settembre. Bianchi ha detto una cosa chiara alla Camera, due pomeriggi fa: «Stiamo ragionando con il ministero delle Finanze per capire come riconoscere titoli e merito diversi e permettere di far confluire queste persone », intendeva i precari della scuola, i supplenti storici, «all’interno di una visione stabile per far partire la macchina di un’assunzione regolare e continua».

Parlava del Patto con i precari che, peraltro, Bianchi teorizza dalla scorsa estate, a voce e sui libri. È il passaggio necessario per arrivare, quindi, ai concorsi «ordinati e annuali ». Per ora deve ragionare sull’assunzione di 60 mila docenti senza cattedra da fare sulla base dell’anzianità di insegnamento e dei titoli conseguiti. È un’idea, questa, maturata la scorsa Pasqua. Doveva diventare un decreto entro aprile, ma a un mese dalla fine della scuola non matura. È un corso-concorso che offre la possibilità ad abilitati e no di entrare in classe per un anno, farsi valutare per una stagione scolastica con un rigore fin qui sconosciuto e sottoporsi a un controllo finale — un esame orale e scritto? — a giugno 2022. Un percorso obbligato visto che, dopo l’infinita pandemia, il Decreto Brunetta sui concorsi pubblici ha imposto un nuovo rallentamento ai due bandi ordinari: siamo alla quarta riunione di tecnici al ministero dell’Istruzione sul tema e si andrà alla quinta. Ecco, per avere i docenti in cattedra a fine agosto, altra promessa di Bianchi, le chiamate dovrebbero chiudersi a fine giugno, che è dopodomani.

Ma il professor Bianchi, l’ex rettore, non riesce a chiudere il suo atto più importante. Lucia Azzolina, ora portavoce alla Camera dei Cinque Stelle, si è piazzata di traverso: ha messo a tacere le voci dialoganti del movimento e ha portato la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, a scagliare l’alabarda sul Patto con i precari: «È una sanatoria, noi vogliamo in cattedra i migliori».

Sul Patto sono d’accordo il Pd, Forza Italia con Valentina Aprea, la Lega che ha ridotto le sue pulsioni «dentro tutti i precari». Italia Viva è pronta ad accettare una stabilizzazione «con un percorso rigoroso». L’asticella dell’ex ministra dell’Istruzione, però, non si sposta e il titolare in carica deve portare la questione direttamente al premier Draghi.

Alessandro Fusacchia, deputato di Facciamo Eco, ambientalisti che hanno votato la fiducia al governo, chiama «subito una riunione di maggioranza ». E il sottosegretario leghista Rossano Sasso spiega: «La vicenda precari è salita al livello del Consiglio dei ministri. Salvini mi chiede aggiornamenti quotidiani ed è pronto a difendere la stabilizzazione dei supplenti come ha fatto con riaperture dei ristoranti e coprifuoco». Il Mef, tra l’altro, ha fatto notare a Bianchi che ci sono soldi per assumere docenti o dai due concorsi o da questa stabilizzazione per titoli. Non per entrambi i percorsi.

Il ministro Bianchi: “A settembre tutti gli studenti in classe. Un piano per i precari”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

“Voglio riportare a settembre tutti gli studenti in aula e in sicurezza”. L’orchidea spunta tra le tante carte e i libri, sulla scrivania del ministro-professore s’impone il faldone del piano di ripresa e resilienza presentato dal premier Mario Draghi. Cardigan blu dei momenti di pausa, Patrizio Bianchi in realtà non ne ha molti nei giorni in cui la scuola deve arrivare alla fine dell’anno. Ed è da far ripartire in presenza. Tra le proteste, le Regioni in ordine sparso, i presidi che reclamano attenzioni, i malesseri dei ragazzi, le paure dei professori. Il mondo della scuola arriva stremato da oltre un anno di pandemia. “Ma sono fiducioso, so che si è consapevoli che il problema è di tutti, una sfida condivisa. E che in questa partita il Paese c’è, più di quanto si pensi”.

Ministro Bianchi, ormai tutti guardano avanti: come ripartirà la scuola a settembre?
“L’obiettivo è avere tutti gli studenti in presenza, anche quelli delle superiori. E per farlo il nostro primo problema è garantire la sicurezza. La scuola oggi ha bisogno di certezze e siamo a lavoro per questo. Con il decreto sostegni abbiamo già dato 150 milioni alle scuole per la sicurezza sanitaria. Adesso, in accordo con il generale Figliuolo, stiamo facendo ripartire le vaccinazioni per tutto il personale scolastico: siamo al 70%, a settembre avremo tutti vaccinati”.

È in arrivo il vaccino anche per gli adolescenti, cosa ne pensa?
“Insistevo da tempo su questo e, ora che le case farmaceutiche sono alle fasi finali della sperimentazione, se darà esito positivo, spero si cominci in fretta con i ragazzi”.

Rimarranno gli ingressi scaglionati?
“Stiamo lavorando con i ministri Gelmini, Lamorgese e Giovannini, con le Regioni e gli enti locali, insieme ai tavoli dei Prefetti, che hanno funzionato bene, per organizzare la gestione dei trasporti anche rispetto agli orari di ingresso e di uscita a scuola”.

Occorrerà avere tutti i docenti in cattedra, ma sono oltre 200 mila insegnanti precari. Si parla di sanatoria, il M5S si oppone. Quale soluzione arriverà?
“Io non intendo fare sanatorie. Il problema però esiste e va affrontato. È chiaro che non nasce adesso e non è imputabile a questo governo. Il mio obiettivo è arrivare a un sistema a regime con concorsi annuali. Stiamo concludendo il concorso straordinario e prima possibile avvieremo i due ordinari già banditi. Nel prossimo decennio andranno in pensione 28-30mila insegnanti all’anno e dovranno essere sostituiti con assunzioni a tempo indeterminato. Sui precari bisogna tener conto delle diverse situazioni: chi ha specializzazioni, chi ha già superato concorsi, chi ha tanti anni di servizio. Porremo attenzione alle persone, riconoscendo le loro esperienze professionali, e alle esigenze degli studenti, per garantire loro la continuità didattica”.

In che modo e con che tempi?
“Stiamo lavorando con la Presidenza del Consiglio e con il ministero dell’Economia per anticipare i tempi per garantire a settembre la ripartenza con soluzioni adeguate al Paese. Precostituire blocchi, ricorrere a veti, non serve. Credo che nessuno, in una fase di emergenza come questa, voglia farlo. Abbiamo tutti una responsabilità nei confronti della scuola e del Paese”.

Altro nodo della ripartenza sono le classi-pollaio.
“La riduzione del numero di studenti per classe fa parte di un nuovo disegno del sistema scolastico a cui stiamo lavorando e che abbiamo già previsto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le cosiddette classi-pollaio riguardano in particolare le superiori dei grandi centri urbani. Nelle zone interne e di montagna abbiamo il problema opposto: non riuscire a comporre le classi perché gli studenti diminuiscono a causa della denatalità. Andremo comunque verso classi ridotte progressivamente già dal prossimo anno. Ricordo infatti che per settembre abbiamo confermato l’organico dei docenti, anche a fronte di una riduzione degli alunni. Anzi, avremo seimila unità in più tra insegnanti di sostegno e potenziamento. Inoltre, abbiamo già destinato un miliardo e 125 milioni alle Province per intervenire su edilizia e messa in sicurezza delle superiori”.

Intanto si avvicinano gli scrutini e si potrà bocciare a differenza dello scorso anno. Giusto valutare e come?
“La valutazione è parte fondante della scuola e non è un fatto ispettivo o punitivo. I ragazzi hanno il diritto di essere valutati, in una logica che deve essere educativa per accompagnare ciascuno di loro in un percorso di crescita personale, che consideri dove sono arrivati e anche come sono cambiati dopo un anno così difficile”.

C’è chi parla di una generazione perduta, la generazione Covid.
“È una definizione che i ragazzi non si meritano. Un’etichetta sbagliata e ingiusta”.

Il tema più urgente è il recupero, come?
“Il recupero deve essere sia di competenze che di socialità e a questo andrà dedicato tutto l’anno prossimo a partire dall’estate. Il nostro progetto-ponte, dall’estate verso il nuovo inizio, dispone risorse per 510 milioni, di cui 150 ripartiti tra tutte le scuole, 320 di fondi Pon dedicati in particolare al Sud e 40 di progetti sulla povertà educativa. Già 2.500 istituti hanno iniziato le pratiche per accedere a questi finanziamenti. È la riprova del grande impegno che il mondo della scuola ha messo e sta mettendo nel tempo della pandemia”.

Ma quando partirà l’anno scolastico?
“Dal primo settembre le scuole saranno aperte per la fase dell’accoglienza. Stabilire la data di inizio delle lezioni è un compito delle Regioni e io mi auguro si arrivi a una data condivisa tra il 10 e il 15 settembre”

Lo sprint per la scuola. Ripartono da oggi le iniezioni ai prof

da la Repubblica

Alessandra Ziniti

Si riparte già oggi con le prenotazioni. Messi in sicurezza i più a rischio, si ricomincia a vaccinare per categorie da dove si era interrotto un mese fa quando il commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo ha deciso che l’unica priorità era proteggere i più anziani e fragili. Come promesso ad aprile (al momento dello stop), insegnanti, professori universitari, personale scolastico dovranno essere immunizzati subito: in 390.000 erano rimasti al palo. “Visto che la campagna vaccinale per le categorie prioritarie sta andando bene, d’accordo con il ministro della Salute – spiegano dall’ufficio di Figliuolo – riteniamo necessario riprendere parallelamente con le somministrazioni al personale scolastico e universitario, docente e non docente”.

A settembre, il nuovo anno scolastico partirà in presenza per tutti. Con docenti e personale immunizzati al 100 per cento o e – si spera – anche con una parte degli alunni (quelli delle superiori) almeno con la prima dose con la prospettiva di avere presto il via libera dall’Ema anche per i più piccoli, dai 16 anni in giù.

L’annuncio del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi al Question time alla Camera ufficializza la ripresa della campagna vaccinale per docenti e personale scolastico. Alcune regioni, come l’Emilia Romagna hanno già dato mandato ai medici di famiglia di riprendere in mano le vaccinazioni di questa categoria. Nelle altre gli Uffici scolastici regionali dovranno concordare con le Asl dei vari territori la ripresa della campagna con i vaccini previsti per le diverse classi d’età: considerato che i 390.000 bloccati sono in gran parte under 60, dovrebbero ricevere preferibilmente Pfizer o Moderna anche se già nei prossimi giorni l’Aifa potrebbe rivedere le raccomandazioni su AstraZeneca e Johnson e Johnson abbassando il limite d’età entro il quale somministrare i due farmaci adesso consigliati solo alla fascia d’età tra i 60 e i 79 anni.

Con AstraZeneca però è stato vaccinato quasi tutto il personale di scuola e università quando il farmaco (diversamente da ora) era destinato prima agli under 55 e poi agli under 60, più di un milione di persone che, a partire dalla prossima settimana, sempre con AstraZeneca cominceranno a ricevere la seconda dose, dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico che ha escluso che chi non ha avuto reazioni avverse importanti dopo la prima dose possa averne al richiamo. Si smaltiranno così tutte le fiale del farmaco di Oxford che al momento giacciono nei freezer delle Regioni.

Del milione e mezzo di personale scolastico, due su tre hanno ricevuto la prima dose, ma solo in 38.000 (il 2,52%) sono già del tutto immunizzati. Deve recuperare terreno la Liguria ( dove solo il 41 % ha avuto la prima iniezione) e le solite ritardatarie CalabriaSicilia e Sardegna dove solo un insegnante su due è stato vaccinato.

Scuola estiva solo per i fragili

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Dal prolungamento dell’anno scolastico, annunciato dal premier Mario Draghi nel suo discorso di insediamento, si passa a mini corsi di 30 ore per gli studenti più svantaggiati da farsi durante le vacanze. Il piano per la scuola estiva del ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi – che oggi al Senato illustrerà le Linee programmatiche del suo dicastero – ha preso forma con la pubblicazione ieri del manuale per partecipare al bando per l’accesso ai 320 milioni dei Pon. Per consentire la realizzazione del piano, nato per fare recuperare i decadimenti dell’apprendimento e della socialità provocati da un anno di pandemia e di ricorso alla Dad, piuttosto esteso soprattutto in alcune regioni, il ministero dell’istruzione ha attivato 3 linee di finanziamento. La prima contiene i 150 milioni di euro stanziati con l’articolo 31, comma 6, del decreto-legge 41/2021. La seconda linea è di 320 milioni di euro e deriva dal Programma operativo nazionale (Pon) , 2014-2020. Infine, la terza linea di finanziamento contiene i 40 milioni previsti dal decreto 2 marzo 2021, n. 48 (ex lege 440/1997). Micro interventi e non per tutti, che fanno a pugni con una situazione di perdita degli apprendimenti che ha riguardato «anche gli studenti più bravi», come ha detto Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, a ItaliaOggi in un’intervista del 23 marzo scorso. Alla luce delle ultime ricerche, afferma Gavosto, si può dire che quello che sta per concludersi «è stato un anno perso o quasi. È la peggiore emergenza educativa di sempre».

I 150 milioni saranno destinati a supportare le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado, compresa l’infanzia, nello sviluppo di attività volte a potenziare l’offerta formativa extracurricolare, il miglioramento delle competenze di base, il consolidamento delle discipline, la promozione di attività per il recupero della socialità, della proattività, della vita di gruppo degli studenti nel periodo che intercorre tra la fine delle lezioni dell’anno scolastico 2020/2021 e l’inizio di quelle dell’anno scolastico 2021/2022 e a seguire. Le risorse saranno ripartite considerando la popolazione studentesca, in media si calcolano che andranno 18 mila euro a istituzione. Le attività potranno essere progettate e realizzate con soggetti esterni alla scuola.

I 320 milioni di euro del Pon saranno invece destinati alle scuole statali e le scuole paritarie non commerciali, precisa il bando, del I e del II ciclo di istruzione, ma anche ai centri per gli adulti: tutti vi potranno accedere candidandosi con progetti di durata biennale. Le relative risorse saranno rese disponibili per circa il 70% alle regioni cosiddette in ritardo di sviluppo (e dunque Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), per circa il 10% alle regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e per il rimanente 20% alle altre regioni (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia-Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto).

Il Bando raccomanda il coinvolgimento «nelle attività didattiche e formative degli studenti in condizioni di particolari fragilità, favorendone l’inclusione e la partecipazione attiva». La fragilità è da intendersi in termini sociali ed economici, ma anche di apprendimento, tanto che uno degli indicatori per aggiudicarsi i fondi saranno i risultati dei test Invalsi, che però sono ancora in corso di svolgimento per quest’anno, e che daranno un punteggio di 30 su 100. Ai tassi di dispersione registrati andranno 25 punti, lo status economico della famiglia peserà per altri 25 punti.

Il massimale è previsto in 60 mila euro a istituzione fino a 600 iscritti, fino a 100 mila oltre i 600 studenti. Si stima un corso medio per 20 alunni per 30 ore, tre al giorno per dieci giorni. Il costo orario per gli esperti che lavoreranno al progetto sarà di 70 euro, per i tutor sarà di 30. Le scuole potranno rivolgersi anche a enti esterni per l’erogazione del servizio. Individuate le aree tematiche, lingua italiana e cittadinanza attiva, e gli obiettivi, dalla riduzione della dispersione scolastica e formativa al miglioramento delle competenze chiave, all’innalzamento del livello di studio anche per gli adulti.

Prof, il giallo della formazione

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Il piano nazionale di resistenza e resilienza (Pnrr) prevede 800 milioni di euro per la formazione del personale scolastico. E nemmeno un centesimo per retribuire il personale obbligato a frequentare i percorsi formativi. Nella prima stesura del Pnrr era stato reintrodotto il collegamento diretto tra l’acquisizione dei crediti formativi e i meccanismi di progressione di carriera. Ma questa previsione è stata cassata all’ultimo minuto. È probabile, però, che un qualche riferimento a questo collegamento rispunterà nell’atto di indirizzo che darà il via alle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro.

La questione è molto delicata perché tocca un nervo scoperto: la piaga del lavoro straordinario non retribuito del personale docente. Una prassi deteriore che rischia di peggiorare ulteriormente proprio per effetto della obbligatorietà della formazione. Prima dell’avvento della legge 107/2015 questo stato di cose rimaneva celato dietro la foglia di fico dell’articolo 64 del contratto di lavoro: la clausola che qualifica la formazione come diritto. Con questo escamotage la parte datoriale pubblica è sempre riuscita ad evitare il pagamento dello straordinario, che consegue alla partecipazione delle ore di formazione deliberate dai collegi dei docenti.

Con l’entrata in vigore della legge 107/2015, però, la situazione si è capovolta. Il comma 124, dell’articolo 1, della legge dispone infatti che: «la formazione in servizio dei docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale». E quindi, se la formazione è obbligatoria e va svolta durante il servizio, rientra a pieno titolo nell’obbligazione contrattuale. Pertanto, se ciò determina un incremento della quantità della prestazione, a tale incremento deve conseguire un aumento proporzionale della retribuzione. Niente di nuovo: lo dice l’articolo 36 della Costituzione.

E siccome la legge 107/2015 non reca alcuna copertura economica per le retribuzioni di competenza degli obbligati alla formazione, delle due l’una: o la norma è incostituzionale oppure la formazione va fatta rientrare nell’orario di lavoro in sostituzione di altre attività. Una cosa è certa, però, il lavoro non pagato è vietato dalla legge, che sanziona con l’invalidità gli accordi anche taciti volti a rinunciare alla retribuzione o ad accontentarsi di un compenso inferiore a quello spettante (si veda l’articolo 2113 del codice civile).

Se il contratto nulla dice al riguardo, spetta al datore di lavoro individuare in quale parte dell’orario di lavoro il docente sia obbligato ad assolvere la formazione (si veda la sentenza della Corte di cassazione 30907/2020). In buona sostanza, dunque, il datore di lavoro non può imporre ai docenti di lavorare oltre l’orario d’obbligo. Fermo restando il diritto alla retribuzione aggiuntiva. Anche se va detto che il contratto di lavoro della scuola non qualifica lo straordinario come elemento essenziale del contratto. E quindi, in ogni caso, lo straordinario non è obbligatorio per i docenti (si veda la sentenza della V sezione della Corte di giustizia europea C-350/99 dell’8 febbraio 2001).

Ma il datore di lavoro può indicare in quale parte dell’orario di lavoro debba essere inserita la formazione. Una prima indicazione, sebbene tramite lo strumento atipico delle Faq, è stata fornita dall’amministrazione centrale in materia di formazione per la didattica digitale integrata. Con la faq n.4 del 9 dicembre, il ministero ha chiarito:«Tale formazione deve essere assicurata all’interno degli impegni di cui all’ articolo 29, comma 3, lettera a) del Ccnl 2006/2009, sul punto ancora vigente».

Dunque, le ore di formazione vanno ricomprese nelle 40 ore annue destinate alle riunioni del collegio dei docenti e delle relative articolazioni. Sempre però fino alla concorrenza delle 40 ore annue. Superato tale limite scatta lo straordinario. Nel caso specifico si tratterebbe di ore aggiuntive funzionali all’insegnamento da retribuire secondo le tariffe della tabella 5 allegata al contratto di lavoro: 17,50 euro l’ora.

C’è un ultimo aspetto che va considerato: il comportamento che il docente è obbligato ad adottare in vista dell’insorgenza del credito retributivo supplementare. E cioè prima che si giunga allo sforamento del monte delle 40 ore obbligatorie. La regola di condotta è quella indicata dai principi di correttezza e buona fede di cui agli articoli 1175 e 1375 del codice civile.

In primo luogo, il docente dovrebbe porre la questione dell’eccedenza degli obblighi richiesti già all’atto della discussione del piano annuale delle attività da parte del collegio dei docenti. E poi, prima dell’assolvimento dell’obbligazione i docenti interessati dovrebbero notificare un’istanza al dirigente scolastico, evidenziando il prossimo sforamento delle 40 ore, chiedendo l’autorizzazione allo svolgimento dello straordinario. Contestualmente, bisognerebbe presentare anche un atto di rimostranza con effetti al decorso del termine di assolvimento delle 40 ore.

Riapertura scuole settembre, Bianchi: “Si sta lavorando per tornare a una nuova normalità”

da OrizzonteScuola

“Si sta lavorando per programmare un regolare avvio del prossimo anno scolastico in sicurezza per tutti. Dobbiamo tornare a una nuova normalità”. Così il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, al question time di oggi alla Camera.

“Nell’aggiornamento del vademecum pubblicato in precedenza sulla sicurezza delle scuole, che il Cts sta revisionando, con l’Istituto superiore di sanità, l’Inail e il ministero della Salute, e ci si atterrà ai protocolli già approvati dal Cts, con cui abbiamo frequenza settimanale di verifica – ha continuato Bianchi – Stiamo mettendo in atto tutte le misure necessarie affinché le istituzioni scolastiche possano continuare a rispettare i protocolli per la sicurezza degli studenti, del personale scolastico e delle famiglie”.

“Inoltre, con il piano per l’estate da 510 milioni vogliamo costruire un ponte verso il prossimo anno, anche valorizzando le buone pratiche attivate quest’anno”, ha aggiunto Bianchi precisando che “presso le prefetture continuano ad essere operativi i tavoli di coordinamento per la definizione per un più idoneo raccordo tra gli orari di inizio e termine le attività didattiche e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale, così da agevolare la frequenza scolastica in considerazione del carico derivante dal rientro in classe di tutti gli studenti. Per altro assieme ai colleghi Lamorgese, Gelmini e Giovannini abbiamo attivato un tavolo di monitoraggio e coordinamento
centrale per dare risposte e soluzioni per situazioni critiche che possono emergere in modo tempestivo”.

Curriculum dello studente: quali attività, scadenza, PCTO. FAQ del Ministero

da OrizzonteScuola

Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato come storie di Instagram alcune FAQ, ovvero delle risposte a domande poste dagli studenti in precedenza sul tema del curriculum dello Studente, la novità di questa maturità 2021.
Ecco le FAQ di seguito.

Il Ministero ha risposto con la rubrica #MIrisponde nelle stories 

Nel curriculum dello studente si possono inserire attività svolte prima dell’inzio delle superiori

Nel curriculum vanno riportate le attività extrascolastiche svolte durante i cinque anni di scuola secondaria di secondo grado.

Non sono sicura di essermi iscritta al curriculum dello studente. Come si fa?

Per accedere alle piattaforma è necessario essere in possesso delle credenziali di accesso all’area riservata del Ministero O Spid ed essere stati abilitati dalla segreteria.

C’è una scadenza per la compilazione del curriculum dello studente?

Le funzioni per la compilazione del curriculum sono attive fino a quando la segreteria avrà effettuato il consolidamento pre-esame.

Le attività extrrascolastiche da segnare nel curriculum devono risalire solo all’ultimo anno?

Nel curriculum vanno riportate le attività extrascolastiche svolte durante i cinque anni di scuola secondaria di secondo grado. Meglio se recenti però.

Come faccio a travasare i dati del PCTO inserito sulla piattaforma ASL del curriculum?

L’allineamento tra quanto inserito nella piattaforma dell’alternanza e il curriculum avviene in maniera periodica (Giornaliera e settimanale). Un riscontro immediato delle informazioni caricate sulla piattaforma è possibile tramite la funzione “IMPORTA” presente nella sezione del SIDI ALUNNI-GESTIONE ALUNNI-ALTERNANZA SCUOLA LAVORO-ALUNNI IN ALTERNANZA SCUOLA LAVORO.

Per ogni attività di volontariato ci deve essere una certificazione?

Non è richiesta alcuna documentazione a supporto delle attività extrascolastiche inserite nella parte terza

A che serve il curriculum? E’ rilevante per il voto finale della maturità?

Il curriculum dello studente fornisce alla commissione d’esame informazioni sul percorso personale dello studente relativo all’ambito scolastico ed extrascolatico di cui tenere conto nel colloquio. Non ha alcuna incidenza sul voto finale

Cosa dobbiamo inserire nel curriculum dello studente?

Possono inserite informazioni relative alle eventuali esperienze svolte in ambito exrtrascolatico (ad esempio in ambito professionale, sportivo, musicale, culturale e artistico, di cittadinanza attiva e di volontariato) e possono essere integrate le informazioni relative a certificazioni linguistiche/informatiche presenti già a sistema.

A partire dall’anno scolastico 2020/21 viene allegato al Diploma conseguito al termine dell’esame di Stato del II ciclo.

Il sito dedicato: https://curriculumstudente.istruzione.it/

Il Curriculum è uno strumento con rilevante valore formativo ed educativo, importante per la presentazione alla Commissione e per lo svolgimento del colloquio dell’esame di Stato del II ciclo.

Consente l’integrazione di tutte le informazioni relative ad attività svolte in ambito formale ed extrascolastico e può costituire un valido supporto per l’orientamento degli studenti all’Università e al mondo del lavoro.

In prima applicazione, nell’a.s. 2020/21, il Curriculum è valorizzato esclusivamente nell’ambito dell’esame di Stato del II ciclo.