Linee pedagogiche per il sistema integrato “zerosei”

Linee pedagogiche per il sistema integrato “zerosei”: incontro di consultazione al Ministero dell’istruzione

Nel pomeriggio di oggi l’ANP ha partecipato, in videoconferenza, a un incontro convocato dal Ministero dell’istruzione per raccogliere commenti, suggerimenti e osservazioni sul documento base delle Linee pedagogiche per il sistema integrato “zerosei”. 

Si tratta del primo di diversi momenti di ascolto avviati dall’Amministrazione attraverso strumenti di consultazione calibrati su differenti stakeholder (più strutturati per le OO.SS., più duttili per soggetti privati e famiglie). Nei mesi di maggio e giugno gli UUSSRR, in collaborazione con le Regioni e l’ANCI, organizzeranno degli incontri per diffondere il documento tra i vari attori coinvolti. Spetterà ai territori, infatti, la costruzione dei coordinamenti pedagogici previsti dalle Linee. Sul sito del Ministero, inoltre, è già disponibile una sezione dedicata alle Linee 0-6. 

L’Amministrazione, attraverso gli interventi di M. R. Silvestro e T. Musatti, ha illustrato sinteticamente il documento, frutto del lavoro della Commissione nazionale costituita da rappresentanti della scuola, dell’università, degli enti locali, delle famiglie. Si tratta di un testo snello, limato costantemente – anche in vista della prima stesura degli orientamenti pedagogici nazionali per i servizi educativi – che, pur salvaguardando le peculiarità dei due settori del sistema, lo 0-3 e lo 0-6, ne privilegia i punti di incontro. 

Le sezioni che compongono le Linee – connesse ai documenti internazionali di riferimento e alle teorie pedagogiche più rilevanti – insistono sulla centralità dei diritti dei bambini sotto il profilo della crescita e della formazione, sul ruolo dei genitori come interlocutori competenti per la nascita del curricolo e del cosiddetto “curricolo cauto”, ovvero il progetto educativo del segmento 0-3, sulla qualità della formazione in ingresso del personale e sulla presenza di ambienti ad alta densità relazionale e inclusiva. La cifra che meglio definisce il sistema integrato è, però, la continuità della proposta educativa, esito della visione unitaria dello sviluppo della fascia 0-6, con l’obiettivo di contrastare anche il fenomeno dell’anticipo. 

Nell’ultima parte del documento vengono individuati i vari livelli di governance coinvolti. Il D.Lgs. 65/2017 ha riunificato e integrato il sistema 0-6, uniformando competenze e attività e ricomponendole in una trama unitaria. Fondamentale sarà intrecciare e coordinare detti livelli. A tal fine è stato istituito un fondo nazionale pluriennale con il contributo delle Regioni. Particolare rilievo riveste il coordinamento pedagogico – da attivare stabilmente in tutti i territori – per riunificare esigenze e bisogni e creare una rete tra tutte le scuole dell’infanzia pubbliche e paritarie e il sistema 0-3 pubblico e privato. A tale coordinamento spetterà garantire coerenza educativa in tutti i territori e progettare interventi di formazione in servizio.  

L’ANP ha espresso apprezzamento per la costruttiva operazione di condivisione delle Linee e di ascolto con tutti gli stakeholder, operazione alla quale l’Associazione contribuirà in dettaglio tramite l’apposito strumento di consultazione messo a disposizione delle OO.SS.  

Riteniamo il documento ambizioso, di ampio respiro in termini di riflessione pedagogica e normativa, propositivo nel disegno degli interventi di governance e su alcuni aspetti strategici. Risulta vincente l’aggancio al quarto obiettivo dell’Agenda 2030 e ai documenti internazionali, come investimento a lungo termine sul capitale umano e sociale del Paese e per la realizzazione di un’istruzione di qualità in chiave sostenibile e di cittadinanza responsabile, in coerenza con l’art. 2, c. 1 della legge 92/2019 sull’introduzione dell’educazione civica. 

L’ANP ha rappresentato l’opportunità di agganciare il documento agli investimenti materiali e immateriali del PNRR destinati al segmento 0-6 all’interno di una cornice di senso che possa adeguatamente dare spessore e supporto alla realizzazione di quanto previsto dalle Linee. In particolare, sarà opportuno agire proattivamente, anche sul piano comunicativo e di sensibilizzazione dei territori, per stimolare la domanda di servizi educativi dell’infanzia all’interno di quelle aree del Paese maggiormente deprivate. In esse, in modo quasi paradossale, tale domanda appare ridotta generando un corto circuito socio-economico a danno, soprattutto, delle donne che rinunciano a partecipare al mercato del lavoro. Le politiche nazionali di welfare e la rapida attuazione del sistema integrato 0-6 possono senz’altro incidere positivamente su tale situazione e sul contrasto dell’abbandono scolastico. 

Consideriamo il reclutamento e la formazione in servizio le leve fondamentali per dare piena sostanza al sistema integrato. Occorre quindi intervenire sul primo in sinergia con il canale universitario, coerentemente con quanto disposto dal D.Lgs. 65/2017, e sulla seconda reperendo risorse per attivare percorsi formativi continui, efficaci e in grado di favorire l’incontro/confronto tra figure professionali – gli educatori e i docenti – con know-how al momento ancora disomogenei. 

L’ANP, infine, ha espresso l’auspicio che il sistema integrato 0-6 si proietti anch’esso, stanti le sue caratteristiche, verso quella dimensione del civic center capace di venire incontro alle esigenze di territori e famiglie sempre più diversificati e complessi e di valorizzarne le istanze sociali, formative e culturali.  

L’Amministrazione ha accolto con interesse le nostre sollecitazioni a cui darà riscontro nelle Linee e nel fondo pluriennale, entrambi propedeutici alla concreta attuazione del sistema integrato 0-6. 

Inclusione, caregiver, vaccini: i primi 100 giorni del ministero per le disabilità

Inclusione, caregiver, vaccini: i primi 100 giorni del ministero per le disabilità

SuperAbile INAIL del 13/05/2021

Intervista a Erika Stefani: “L’inclusione non vale solo per le persone disabili, è una possibilità per tutti”. Il progetto che lascerà il segno? “La legge quadro sulla disabilità, perché rappresenta la vera attuazione del progetto di vita individuale”

ROMA. “La legge quadro sulla disabilità per la realizzazione del progetto individuale di vita, il riconoscimento della Lingua dei segni, l’aver ottenuto 100 milioni di euro per il fondo sui progetti di inclusione che attraversano tanti settori, a partire dall’inclusione lavorativa, sono tutti segnali per dire che si può fare, perché l’inclusione non vale solo per le persone disabili: una scuola, un edificio pubblico, una spiaggia, nel momento in cui sono veramente accessibili diventano possibilità per tutti”. Eccoli i progetti a cui lavora il ministro per le Disabilità, Erika Stefani, che, interpellata, traccia un bilancio sugli obiettivi già centrati e sulle iniziative in cantiere avviate nei suoi primi cento giorni al dicastero più difficile e senza portafoglio del governo Draghi. Una squadra che, come lei stessa ha definito, è il ‘governo dei traghettatori.

Con un “si può fare” di Obamiana memoria, quello del ministro Stefani mira a ribaltare la narrazione problematica della Disabilità, sfruttando invece la trasversalità che il concetto di fragilità ha rivelato di sé, sia nella pandemia che nella stesura del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in cui la disabilità è declinata in tutte le sue sei missioni.

Ministro Stefani, per questi primi 100 giorni, ha messo a segno alcuni risultati importanti, quali la revisione della priorità vaccinale per fragili e disabili, le mascherine trasparenti per le persone con sordità o ipoacusia o ancora le risorse per il fondo di inclusione. Il tutto all’insegna della partecipazione e dell’ascolto delle associazioni, con il coinvolgimento degli altri partner di governo e istituzionali, in un’ottica trasversale del tema disabilità. Che bilancio fa di questa esperienza?
“È una bellissima esperienza, anche se all’inizio mi sono preoccupata- risponde Stefani- questo ministero è molto delicato, fortemente voluto dal mio partito, la Lega, e anche dallo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che appena nominata mi ha preso da parte per dirmi ‘Ci tengo molto. Così ho pensato da subito che dovevo mettermi a lavorare alacremente, a partire dal tema dell’epidemia, perché il programma di questo governo è la gestione della pandemia”.
C’è anche la costruzione di un Paese nuovo: ho incontrato le associazioni che lavorano sulla disabilità scoprendo che c’è molta energia e grande voglia di fare. Siamo quindi partiti dai piccoli problemi, o almeno quelli che sembrano tali- continua Stefani- ma che possono determinare soluzioni di vita quotidiana, piccole conquiste, come la revisione della priorità vaccinale per le persone con disabilità. La norma c’era, ma non era scritta in modo da rendere questa priorità davvero reale, applicata. Successivamente siamo intervenuti nel Dpcm del 2 marzo sulla possibilità per caregiver e familiari di poter accompagnare e assistere la persona con disabilità se ospedalizzata: una misura di civiltà, per non interrompere un rapporto, ma soprattutto un diritto”. E ancora: “Le mascherine trasparenti per le persone con sordità o ipoacusia- racconta il ministro per le Disabilità- su cui ho coinvolto subito il commissario Generale Francesco Paolo Figliuolo affinché potesse individuare le più valide, quelle che non si appannano. Nel corso di questo mese ne verranno distribuite 3,5 milioni e le altre da giugno”. Le iniziative intraprese dal dicastero guidato da Stefani sono davvero tante: “Abbiamo fatto in modo che le strutture sportive restassero aperte per chi deve seguire terapie motorie specifiche e abbiamo lavorato affinché gli studenti con disabilità potessero frequentare la scuola in presenza, assieme ad altri compagni, non soli, perché per loro la didattica a distanza non è possibile. Questa è forse la più complicata tra le iniziative portate avanti- ricorda il ministro- ma serviva dare un messaggio: attenzione a tutte le persone e costruire una società in cui tutti possono vivere a parità di condizionì.
La pandemia ha interrotto non solo le cure, ma i rapporti, I percorsi di crescita e di sviluppo di ognuno di noi. Situazioni che ora sono difficili da recuperare, per questo la nostra società ora ha bisogno di cambiare. Proprio per questa ragione è importante e delicato il ministero per la disabilità, per il quale sono contenta che non vi sia portafoglio, perché ci avrebbe indotto a fare una politica di ghettizzazione normativa. Invece- chiarisce Stefani alla Dire- dobbiamo agire come stimolo e trasversalmente, e lo stiamo facendo con un intervento molto impattante: il piano di ripresa e resilienza dove la disabilità interseca tutte le missioni. Oggi la persona con disabilità deve avere il diritto di essere messa al centro e attorno a lei si deve formare il suo progetto di vita, che non deve essere il progetto degli altri”.

Parliamo dell’inclusione lavorativa per le persone con disabilità. Lei ha sottolineato che la normativa italiana in tema di disabilità sia all’avanguardia, secondo gli osservatori esterni al nostro Paese, però ha anche denunciato la mancanza della banca dati prevista dal Jobs Act per il collocamento mirato. Ha infatti proposto un bollino blu che renda attrattive le imprese che hanno forza lavoro con persone con disabilità, allo stesso modo in cui sono diventate più sostenibili le aziende green. È un approccio che esce dal concetto di ‘dare lavorò, ma vuole entrare nel ragionamento del ‘creare lavorò: come si realizza?
“La normativa italiana è ben strutturata, ma il settore non ha governance unica e non c’è erogazione del servizio da parte di un solo soggetto, questo complica il quadro e la messa a terra dei servizi. Probabilmente una governance diffusa e distribuita ha bisogno di essere tale anche perché sono tanti gli aspetti di cui occuparsi: c’è la previdenza, il Terzo settore, gli enti locali, l’assistenza sanitaria. Il punto è- spiega Stefani- che bisogna fare rete tra tutto questo e non può esserci una norma che obblighi a realizzare tale rete. Le idee camminano sulle gambe della gente. Quello che dobbiamo fare, come istituzioni, è aiutare la vitalità di questa rete”.
Diverso il tema dell’inserimento lavorativo: “I dati emersi dall’ultima relazione non sono buoni. Vi sono linee guida che devono essere ancora preparate e la banca dati approntata, ma il ministro del lavoro si è reso subito disponibile. Tuttavia, anche con tutto questo, non sono sicura che la macchina e la rete funzionino al meglio- afferma il ministro per le disabilità – probabilmente dobbiamo uscire dal meccanismo sanzionatorio”. Di qui l’idea del bollino blu: “Il rispetto della normativa ambientale, per un’azienda, è diventato motivo di attrazione maggiore e di competitività: un’azienda green è pulita, responsabile, politicamente accettata e non dà semplicemente lavoro, lo crea. Se è scattato questo grimaldello per l’ambiente, può scattare anche per la disabilità. Occorre lavorarci perché la vera trasformazione sarà quando le aziende si sentiranno più ‘cool’, quando saranno realmente inclusive”.

Quali strumenti normativi e culturali sono importanti per cambiare l’approccio sulla disabilità, anche alla luce di recenti episodi di aggressione e violenza a danno dei disabili?
“Non c’è una ricetta unica ma un insieme di azioni: dalle piccole norme alla buona comunicazione, alla presenza delle persone con fragilità e disabilità in un talk tv o al Festival di Sanremo, tra i presentatori e non solo tra gli ospiti, per parlare degli aspetti problematici della disabilità, che pur ci sono. Bisogna fare in modo che tutta la società diventi un osservatorio- sottolinea il ministro- già oggi alcuni di noi segnalano quando manca l’accesso ai disabili in una struttura, un domani deve diventare patrimonio di attenzione comune: se c’è una rotatoria, come faranno ad attraversare la strada gli ipovedenti o persino le persone cieche? Quando tutti si porranno questo interrogativo, allora ci sarà il cambiamento culturale. Il PNRR ci aiuterà- sottolinea Stefani- in tutte le sue sei missioni c’è il tema della disabilità, attraversa tutti I capitoli della trasformazione di questo Paese”.

Qual è il progetto su cui sta seminando ora ma che lascerà un segno più profondo sulla disabilità, alla fine del percorso da traghettatori di questo governo?
“La legge quadro sulla Disabilità- rimarca- perché rappresenta la vera attuazione del progetto di vita individuale. Anche il riconoscimento della Lingua dei segni è un segnale forte, come I 100 milioni per i progetti di inclusione che significano interventi su ogni settore, dai trasporti all’istruzione, dall’ambiente alla sanità. Queste iniziative possono dare quel segnale che fa dire ‘Si può farè, perché la disabilità non deve più essere l’immagine di un corridoio della burocrazia dove attendiamo il turno per l’accertamento della disabilità tra le mille difficoltà quotidiane- conclude Stefani- ma una realtà piena di energie e volontà: una rete nella nostra società”.

Digitale, oltre 100 milioni per laboratori, strumenti, formazione dei prof e potenziamento delle competenze degli studenti

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Oltre 100 milioni di euro per la scuola digitale, per investimenti mirati alla creazione di spazi laboratoriali, acquisto di strumenti per le Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), al potenziamento delle competenze digitali di studentesse e studenti attraverso l’uso di metodologie didattiche innovative e alla formazione del personale scolastico. È il pacchetto di risorse stanziate in attuazione del Piano nazionale scuola digitale contenute all’interno del decreto (per 66 milioni) firmato nei giorni scorsi dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e di avvisi pubblici (per un totale di 35 milioni) per la formazione dei docenti.

Nella loro distribuzione sarà posta attenzione alle aree a maggior dispersione scolastica e ai contesti dove ci sono maggiori fragilità legate agli apprendimenti. Le scuole hanno ricevuto ieri la nota relativa alle risorse e alla loro distribuzione.«Con questo intervento di oltre 100 milioni puntiamo ad accrescere le competenze digitali di studentesse e studenti. Nuovi laboratori e spazi Stem consentiranno di lavorare e apprendere con metodologie didattiche innovative. Le risorse stanziate sono fondamentali per disegnare la nostra scuola oltre la pandemia», ha commentato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.

Spazi laboratoriali e strumenti digitali per le Stem
Per dotare le istituzioni scolastiche di spazi laboratoriali e strumenti digitali idonei a sostenere l’apprendimento curriculare e l’insegnamento delle discipline Stem è stanziata la somma di 51.700.000 euro.

Le risorse saranno assegnate alle scuole a seguito di una procedura selettiva pubblica. Si potranno progettare ambienti dedicati oppure dotare gli spazi interni delle aule con tecnologie specifiche. Ad esempio, potranno essere acquisiti strumenti digitali per l’insegnamento dei principi della programmazione, del coding, dell’intelligenza artificiale; per l’osservazione, lo studio e la ricerca nelle scienze; per la didattica laboratoriale della matematica; per la progettazione e creazione secondo le tecniche del making.

Le altre risorse
Con il decreto vengono stanziati, poi, 8.184.000 euro per potenziare le azioni per l’innovazione didattica e digitale nelle scuole, attraverso il coinvolgimento degli animatori digitali. Stanziati anche 4.189.056 euro per potenziare le competenze digitali delle studentesse e degli studenti attraverso scenari e metodologie didattiche innovative, promossi anche da reti di scuole, in grado di realizzare curricoli digitali, con particolare riferimento alla didattica digitale e alle Steam (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica e Arti).

Vengono poi destinati 1.500.000 euro alla quarta edizione del Premio nazionale scuola digitale, per favorire lo sviluppo delle migliori pratiche del tema della didattica innovativa e digitale.

A queste azioni contenute nel decreto vanno ricomprese anche quelle sulla formazione del personale scolastico, con 10.000.000 di euro stanziati per la formazione sulle metodologie didattiche innovative, e 25.000.000 di euro di fondi Pon per la formazione degli animatori digitali e del team per l’innovazione sulle tematiche dell’inclusione digitale, della cybersicurezza e della media education.

Con un ulteriore decreto del ministro sono stati anche stanziati per la Valle d’Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano 2.000.000 euro per fornire alle studentesse e agli studenti dispositivi digitali in comodato d’uso gratuito per la didattica digitale integrata.


Con la Dad al 90% degli studenti mancano le risate con i compagni

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Ai giovani in Dad è mancato soprattutto ridere coi compagni di scuola (89%) e la loro vicinanza fisica (68%). Ben il 15,8% segnala di non avere un computer adeguato per seguire le lezioni, il 32,2% che a casa ha problemi di connessione e per questo ha saltato lezioni. Ma il Pc non serve ai ragazzi solo per seguire le lezioni a distanza: l’85,6% segnala che lo usa per combattere la noia, e il 77,9 % che lo utilizza per rimanere al passo con il programma scolastico. Internet diventa però, per le nuove generazioni, anche il luogo grazie al quale si tengono informati, come segnala l’86% degli studenti e studentesse che hanno risposto al sondaggio. E’ quanto emerge dal sondaggio sulla scuola al tempo del Covid effettuato su oltre 20mila studenti di 92 province e 1470 Comuni d’Italia che verrà presentato oggi, alle 15, nell’Università degli studi Internazionali di Roma (Unint).

Il non essere fisicamente in classe a volte aiuta: il 40,1% dice che l’interrogazione diventa più facile perché non si sentono i commenti dei compagni, il 45,2% che è più facile anche perché gli altri non si accorgono del proprio imbarazzo. Ma nel 42,7% dei casi la motivazione allo studio è diminuita, nel 37,4% è rimasta costante e nel 20% è aumentata.

Il rendimento è segnalato come peggiorato nel 18,6% dei casi, è rimasto inalterato per il 51,4% ed è migliorato per il 30% degli studenti.

Tra le condizioni di vantaggio della Dad, l’aspetto più gradito è non doversi spostare per lunghi tragitti per arrivare a scuola (80,9%) e l’avere più tempo a disposizione (69,2%). Tuttavia moltissimi segnalano che ci si annoia (57%).

Tante anche le curiosità rivelate dal sondaggio: chi al mattino si lava ma poi resta in pigiama per seguire le lezioni è il 48,4%, mentre chi si lava e si veste come nel pre pandemia è il 44,4%: tra questi ultimi è maggiore il numero degli studenti (48,2%) rispetto a quello delle studentesse (42,2%), forse a testimoniare che in tempi di pandemia per le ragazze si allenta la pressione sociale connessa ai modelli estetici di riferimento, e si gode di una maggiore zona di comfort.

Vaccini anche ai ragazzi a partire dal primo luglio “E la scuola sarà sicura”

da la Repubblica

Michele Bocci

Vaccini ai ragazzi tra i 12 e i 15 anni a partire dal primo luglio. L’Italia conta sul via libera dell’Ema all’utilizzo di Pfizer sui più giovani, atteso per giugno, e così progetta già la campagna estiva. Servirà a mettere in sicurezza il rientro a scuola dopo le vacanze. È stata l’autorizzazione alle somministrazioni in quella fascia di età da parte della statunitense Fda, che ora valuterà l’uso del medicinale anche sugli under 12, a sbloccare il progetto del nostro Paese. Se negli Usa le iniezioni inizieranno già da domani, da noi bisognerà aspettare che si esprimano prima l’agenzia del farmaco europea, Ema appunto, e poi quella italiana, Aifa. Non sarà facile organizzare la campagna vaccinale per i più giovani in piena estate ma l’obiettivo è quello di estenderla il più possibile per fare in modo che il rientro a scuola possa avvenire senza problemi. La Germania ha lo stesso obiettivo, come ha detto ieri il ministro della Salute Jens Spahn: «I giovani dovrebbero avere la possibilità di ricevere almeno una dose del vaccino, idealmente entrambe, prima dell’inizio della scuola».

Se il nostro Paese punta su Pfizer per proteggere i giovani, allo stesso tempo non ascolta la multinazionale del farmaco quando mette in guardia sul richiamo a 42 giorni, cioè dopo un tempo doppio di quello indicato negli studi clinici. La richiesta di Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia, di rispettare i 21 giorni non avrà impatto sulla campagna vaccinale. Al ministero alla Salute sono convinti di proseguire sulla strada intrapresa, perché ci sono le ricerche sulle milioni di dosi iniettate nel mondo a dimostrare che si possono allungare i tempi. In questo modo è possibile avere più vaccini a disposizione per fare le prime dosi, quindi allargare la platea delle persone raggiunte dalla campagna.

Più complessa la vicenda di AstraZeneca, della quale si discute anche con le Regioni. Il commissario straordinario all’emergenza, generale Francesco Figliuolo, anche ieri ha chiesto al ministro alla Salute Roberto Speranza di suggerire l’uso di quel vaccino dai 50 anni in su. Al momento, come noto, il ministero, il direttore di Aifa Nicola Magrini e il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli hanno suggerito che il farmaco venga somministrato a chi ha più di 60 anni. Ma con la campagna tra i cinquantenni che è partita questa settimana sarebbe utilissimo avere a disposizione per loro AstraZeneca. Del resto anche secondo Ema non c’è quasi differenza tra il rischio di remotissimi effetti collaterali tra sessantenni e cinquantenni. I tecnici però non sono ancora tutti convinti di cambiare l’indicazione. «Il vaccino è comunque autorizzato dai 18 anni in su, quello sugli over 60 è solo un suggerimento», dicono. Un suggerimento che però pesa molto sui cittadini, che in alcune Regioni cercano di evitare Astra-Zeneca anche se appartengono a categorie alle quali può essere somministrato.

Ieri la presidente della Cts di Aifa Patrizia Popoli ha ricordato che quella Commissione tecnico scientifica ha dato una «valutazione rispetto al vaccino di Astra-Zeneca che non è cambiata: sulla base dei casi osservati, abbiamo detto che il beneficio/rischio è progressivamente sempre più favorevole al crescere dell’età». Però l’approvazione, come quella di Ema, è dai 18 anni in su. Sono stati il ministero, Consiglio superiore e lo stesso direttore dell’agenzia del farmaco a suggerire l’utilizzo sopra i 60 anni.

Proprio sfruttando il fatto che l’autorizzazione è per tutti i maggiorenni, il ministero pensa di anche di adottare un “modello tedesco” per AstraZeneca. L’idea, già per la verità attuata in alcune Regioni, è di offrire comunque quel vaccino a chi ha meno di 60 anni. Chi vuole, se c’è disponibilità, lo può fare. Contemporaneamente si lavorerà anche per abbassare ai cinquantanni la raccomandazione.

Nel corso dell’incontro tra Regioni e Figliuolo, è stato anche chiesto al commissario straordinario di aprire subito alla vaccinazione delle aziende. La risposta è stata che prima vanno coperti gli over 60. L’idea è di coinvolgere il mondo del lavoro a partire da giugno.

Piano nazionale scuola digitale, le misure per il 2021: oltre 100 milioni per laboratori e formazione docenti

da OrizzonteScuola

Di redazione

Con decreto del Ministro dell’istruzione 30 aprile 2021, n. 147, in corso di registrazione presso gli organi di controllo, è stata definita la destinazione delle risorse del Piano nazionale per la scuola digitale per l’anno 2021.

Il decreto prevede un investimento di oltre 66 milioni di euro, cui sono da aggiungere, sempre per l’anno 2021, altri 35 milioni destinati alla formazione dei docenti e del personale scolastico pure negli ambiti del digitale, per un totale di circa 101 milioni di euro. 

Con questo intervento di oltre 100 milioni puntiamo ad accrescere le competenze digitali di studentesse e studenti. Nuovi laboratori e spazi STEM consentiranno di lavorare e apprendere con metodologie didattiche innovative. Le risorse stanziate sono fondamentali per disegnare la nostra scuola oltre la pandemia”, commenta il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.

Le altre risorse

Con il decreto vengono stanziati, poi, 8.184.000 euro per potenziare le azioni per l’innovazione didattica e digitale nelle scuole, attraverso il coinvolgimento degli animatori digitali. Stanziati anche 4.189.056 euro per potenziare le competenze digitali delle studentesse e degli studenti attraverso scenari e metodologie didattiche innovative, promossi anche da reti di scuole, in grado di realizzare curricoli digitali, con particolare riferimento alla didattica digitale e alle STEAM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica e Arti). Vengono poi destinati 1.500.000 euro alla quarta edizione del Premio nazionale scuola digitale, per favorire lo sviluppo delle migliori pratiche del tema della didattica innovativa e digitale. A queste azioni contenute nel decreto vanno ricomprese anche quelle sulla formazione del personale scolastico, con 10.000.000 di euro stanziati per la formazione sulle metodologie didattiche innovative, e 25.000.000 di euro di fondi PON per la formazione degli animatori digitali e del team per l’innovazione sulle tematiche dell’inclusione digitale, della cybersicurezza e della media education.

Con un ulteriore decreto del Ministro sono stati anche stanziati per la Valle d’Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano 2.000.000 euro per fornire alle studentesse e agli studenti dispositivi digitali in comodato d’uso gratuito per la didattica digitale integrata.

LA NOTA

Ecco alcune azioni più rilevanti:

Spazi laboratoriali e strumenti digitali per le STEM 

La prima misura prevede un investimento complessivo di 51,7 milioni di euro per la realizzazione di spazi laboratoriali e l’acquisto di strumenti digitali per l’insegnamento delle STEM (come noto, l’acronimo descrive l’approccio multidisciplinare e interdisciplinare alle Scienze, Tecnologie, Ingegneria, Matematica). L’avviso per la presentazione delle candidature da parte delle istituzioni scolastiche statali sarà pubblicato il 13 maggio 2021. 

Potenziamento competenze digitali STEAM 

La seconda misura, che dispone di una dotazione finanziaria specifica di 4,1 milioni, è complementare alla precedente e concerne progetti nazionali, promossi anche da reti di scuole, sulle metodologie digitali innovative nella didattica delle STEAM (ovvero le STEM con l’addenda della dimensione creativa propria delle Arti), indirizzate all’apprendimento partecipato e cooperativo. Le scuole anche in questo caso saranno individuate a seguito di procedura selettiva, il cui avviso verrà pubblicato il prossimo 18 maggio 2021. 

Azione #28 del Piano nazionale scuola digitale 

La terza misura prevede l’assegnazione di 1.000,00 euro a favore di ciascuna istituzione scolastica statale, da utilizzare nell’anno scolastico 2021-2022, con il supporto dell’animatore digitale, per la realizzazione di attività di formazione e l’adozione di soluzioni digitali innovative. 

Si rammenta che l’articolo 1, comma 512, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, rende strutturale l’operatività nelle scuole dell’animatore digitale, figura strategica per l’attuazione del PNSD e, come dimostrato in occasione della pandemia, “acceleratore” della didattica digitale integrata. Il dirigente scolastico e l’animatore digitale, quindi, potranno avvalersi del contributo di cui trattasi anche per ulteriori azioni di formazione e sperimentazione di percorsi innovativi. L’importo verrà assegnato alle scuole nel mese di giugno 2021. 

Premio scuola digitale per l’anno scolastico 2021-2022 

Una ulteriore misura – contenuta nel decreto ministeriale 30 aprile 2021, n. 147 – concerne l’avvio, nel prossimo anno scolastico, della quarta edizione del “Premio scuola digitale”. Il Premio, in attuazione dell’Azione #5 del PNSD, ha consentito negli scorsi anni di valorizzare la creatività e le competenze degli studenti e delle scuole nella progettazione di soluzioni didattiche digitali innovative, sia nel primo che nel secondo ciclo di istruzione. E’ ora in svolgimento la terza edizione, dedicata alle innovazioni prodotte con la didattica digitale integrata, alla quale hanno partecipato 1.675 istituzioni scolastiche. Il decreto prevede una nuova edizione del Premio per favorire la dimensione della scuola “crocevia dell’innovazione” del territorio. 

Percorsi formativi per il personale scolastico 

Nell’ambito delle azioni del Piano scuola digitale è prevista la realizzazione di percorsi formativi per docenti sull’insegnamento delle STEM con le nuove tecnologie, il cui avviso sarà pubblicato nei prossimi giorni. 

A valere sul Programma operativo nazionale (PON) “Per la Scuola” 2014-2020 saranno inoltre organizzate attività formative prevalentemente rivolte agli animatori digitali e ai docenti del team per l’innovazione sulle tematiche dell’inclusione digitale, della cybersicurezza e della media education.

Domande ATA terza fascia: “Centinaia sono sbagliate, lavoro immane per le segreterie”. La denuncia di un AA

da OrizzonteScuola

Di redazione

Le scuole hanno iniziato la valutazione delle domande di terza fascia ATA, ma il lavoro non sembra essere semplice per le segreterie scolastiche. Ci sono “centinaia di domande sbagliate” denuncia alla nostra redazione l’assistente amministrativo Mario Amarante della scuola secondaria di primo grado Bonito-Cosenza di Castellamare di Stabia (NA).

Ennesimo carico di lavoro si riversa sulle segreterie scolastiche, che devono valutare centinaia di domande sbagliate per effetto di un sistema informatico che probabilmente è stato progettato da chi non conosce minimamente la materia”, afferma l’AA.

“Il sistema – spiega Ammirante – duplica i titoli culturali e bisogna fare la massima attenzione quando si valuta. Successivamente, per effettuare le correzioni, è necessario inserire obbligatoriamente, il decreto del Dirigente Scolastico specificando dettagliatamente i motivi della rettifica . Insomma un lavoro immane“.

Un lavoro che potrebbe far distendere i tempi per la pubblicazione delle graduatorie, considerando l’alto numero di domande inoltrate dagli aspiranti. Più di due milioni di istanze presentate, di cui oltre 265 mila in Sicilia, la regione con il più alto numero di domande, e oltre 161 mila istanze nella sola provincia di Roma.

I dati per provincia

In questa prima fase di gestione delle posizioni, le scuole possono:

– inserire nuove domande, nel solo caso in cui esista un contenzioso a seguito del quale venga riconosciuto all’interessato il diritto a partecipare
– modificare le domande inoltrate dagli interessati al fine di recepire eventuali rettifiche per errori materiali degli stessi.
La necessità di inserimenti e/o rettifiche deve essere avallata da un provvedimento del dirigente scolastico destinatario della domanda o da un provvedimento giurisdizionale.

Controlli

Nella fase di costituzione delle graduatorie si fa esclusivo riferimento ai dati riportati dall’aspirante nel modello di domanda, per verificare l’ammissibilità della stessa, l’inclusione nelle singole graduatorie richieste, il punteggio assegnato in base alla tabella di valutazione dei titoli e la conseguente posizione occupata, l’indicazione dei titoli di accesso ai laboratori per il solo profilo di assistente tecnico, nonché eventuali preferenze.

Sarà la scuola ove l’aspirante stipula il primo contratto di lavoro, sulla base della graduatoria di circolo o d’istituto di terza fascia nel periodo di vigenza delle graduatorie ad effettuare i controlli delle dichiarazioni presentate.

In caso di esito negativo della verifica, il dirigente scolastico che ha effettuato i controlli, adotta il relativo provvedimento registrando a sistema l’esclusione, ovvero la rideterminazione dei punteggi e delle posizioni assegnati all’aspirante.

Il dirigente scolastico comunica il provvedimento di esclusione o di rideterminazione del punteggio all’aspirante e alle scuole da quest’ultimo individuate in fase di presentazione dell’istanza.

Scuola digitale: nuove risorse per le scuole per strumenti, formazione e animatori digitali

da La Tecnica della Scuola

 

Ammonta a 101 milioni di euro il finanziamento in arrivo per le scuole nell’ambito del Piano Scuola digitale.

Lo fa sapere il Ministero, con la nota 722 del 12 maggio 2021, con la quale illustra le azioni più rilevanti.

 

NOTA 722 DEL 12 MAGGIO 2021

Il MI fornisce un’anticipazione dei prossimi bandi:

  • Spazi laboratoriali e strumenti digitali per le STEM: l’avviso sarà pubblicato il 13 maggio 2021.
  • Potenziamento competenze digitali STEAM: l’avviso sarà pubblicato il 18 maggio 2021.

Inoltre, è prevista l’assegnazione di 1.000 euro a favore di ciascuna istituzione scolastica statale, da utilizzare nel l’anno scolastico 2021-2022, con il supporto dell’animatore digitale, per larealizzazione di attività di formazione e l’adozione di soluzioni digitali innovative.

Nell’ambito delle azioni del Piano scuola digitale c’è anche la realizzazione di percorsi formativi per docenti sull’insegnamento delle STEM con le nuove tecnologie.

Mascherine scuola. Su 1,6 mld distribuite, solo 67 mln usate

da La Tecnica della Scuola

Non è una novità e ne abbiamo parlato più volte: le mascherine assegnate alle scuole dall’ex commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, non sono state apprezzate dagli studenti, risultando poco confortevoli per un uso prolungato quale è quello scolastico.

Lo conferma anche il sondaggio di ScuolaZoo: più di 8 studenti su 10 credono che le mascherine che gli vengono consegnate ogni giorno non siano di buona qualità.

Su un campione di 23 mila studenti tra i 14 e i 20 anni: l’83% non crede che le mascherine distribuite in classe siano di buona fattura, per il 65% fanno cattivo odore, per l’83% non sono di buona qualità e per il 76% non aderiscono bene al volto. Inoltre la metà dei rispondenti dice di non ricevere le mascherine a scuola. Solo uno studente su due, quindi, riceve regolarmente le mascherine in classe.

E ancora, rileva il sondaggio: praticamente tutti, il 96%, preferiscono portarsi la propria mascherina da casa.

Quanto alle mascherine Ffp2, come abbiamo già riferito, il Comitato tecnico scientifico, interpellato dal Ministero, ha espresso parere contrario circa l’ipotesi di prescrivere l’impiego dei dispositivi del tipo FFP2 da parte degli studenti, considerandone non consigliabile l’uso prolungato.

L’interrogazione parlamentare

La vicenda ha visto – riferiamo in un altro articolo – oltre alle proteste dei genitori, anche un’interrogazione parlamentare al ministro Bianchi sull’inadeguatezza di questi dispositivi, accantonati in 8 casi su 10. Le mascherine tuttavia continueranno a essere prodotte poiché esiste un contratto, che peraltro non prevede la sospensione della produzione in periodi in cui la didattica in presenza è interrotta.

Il report del Mi

Il portale del Ministero dell’Istruzione, aggiornato a oggi 12 maggio, riferisce che sono 1.688.627.540 le mascherine distribuite alle scuole, con una media giornaliera di circa 8 milioni di mascherine.

Di fatto, in pratica, considerando il 96% di ragazzi che dichiara di portarsi la mascherina da casa, se il dato di ScuolaZoo fosse reale ed estendibile a tutto il mondo della scuola, significherebbe che su 1.688.627.540 di mascherine distribuite dal Governo alle scuole, solo 67.545.100 svolgono il compito per il quale sono state distribuite (1.621.082.440 restano inutilizzate).

Tuttavia è molto probabile che il dato reale sia un po’ diverso, dal momento che l’indagine di ScuolaZoo riguarda gli studenti della secondaria di secondo grado; nella secondaria di primo grado e soprattutto nella primaria l’utilizzo delle mascherine “istituzionali” potrebbe essere decisamente più alto. Resta comunque il fatto che centinaia di milioni di dispositivi restano nei loro imballaggi, con problemi di smaltimento non di poco conto.

Riapertura scuole settembre: 500 mln nel Decreto Sostegni bis. Sistemi di aerazione in arrivo?

da La Tecnica della Scuola

Il Decreto Sostegni bis avrebbe pianificato ulteriori 500 milioni di euro per la riapertura delle scuole a settembre. Ne dà conto il Sole 24 ore, che parla di nuovo fondo, facendo riferimento a fonti di maggioranza.

In altre parole, per mettere in sicurezza le scuole e garantire ad alunni e docenti il rientro in classe sicuro, oltre ai termoscanner e ai tamponi (già previsti dal Decreto Sostegni, il D.L. 22 marzo 2021, n. 41di cui abbiamo riferito in un articolo precedente), potrebbero essere implementati finalmente i sistemi di aerazioneda sempre indicati dagli esperti tra i migliori strumenti per proteggere dal Covid, ma i cui costi spesso non sono stati alla portata delle scuole, dato che quei 150 milioni complessivi hanno di fatto significato per ogni singola scuola 18 mila euro, talvolta insufficienti per mettere in campo tutte le misure necessarie alla prevenzione del contagio.

Una misura, quella dei sistemi di ventilazione, che, ad esempio, la virologa Ilaria Capua, reputa fondamentale per la lotta al Covid e che anche Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega, a onor del vero, ha frequentemente richiesto.

Il Decreto Sostegni

Ricordiamo che i 300 milioni di euro predisposti ad oggi per le scuole, sono stati così destinati: 150 milioni di euro per l’incremento del fondo per il funzionamento; e altri 150 milioni di euro per il recupero degli apprendimenti e della socialità.

Con  nota del 31 marzo il Governo chiarisce:

L’art. 31, comma 1, del D.L. 41/2021 ha previsto l’incremento di 150 milioni di euro, nell’anno 2021, del Fondo per il funzionamento delle Istituzioni scolastiche di cui all’articolo 1, comma 601, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, al fine di consentire alle Istituzioni scolastiche di porre in essere tutte le misure di intervento necessarie a garantire la sicurezza negli ambienti scolastici, tramite la dotazione di materiale e strumenti di sicurezza.

Le categorie merceologiche

Tra le categorie merceologiche che le risorse del Decreto Sostegni finanziano, ricordiamo i vari dispositivi di sicurezza, DPI e prodotti per l’igiene, i dispositivi di aerazione e ventilazione, i prodotti di igiene degli ambienti, termoscanner, pannelli in plexiglass, kit pronto soccorso, macchinari per pulizie.

Il comunicato del Pd

L’informazione resa dal Sole 24 ore è stata indirettamente confermata in serata da una nota del Pd:

“L’impegno del Partito democratico per la scuola è stato prioritario durante tutta la pandemia, convinti come siamo che la scuola sia uno dei pilastri fondamentali dai quali ripartire. Ci siamo battuti per destinare fondi ingenti a tutto il mondo della scuola, e anche adesso stiamo continuando a lavorare perché nel decreto Sostegni ci siano le risorse adeguate, sia per la scuola pubblica che per quella paritaria. Riteniamo giusto, infatti, assicurare, potenziare e garantire la continuità dei servizi educativi e scolastici. Per questo il Pd propone, tra le altre cose, di recuperare nel decreto Sostegni quanto previsto nell’emendamento presentato al Senato in favore delle scuole paritarie per un importo pari a 40 milioni per ristabilire un equilibrio a favore di tutto il sistema scolastico nazionale”.

Lo hanno dichiarato – riferisce la testata economico-finanziaria – in una nota congiunta Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo dem in commissione Cultura, e Flavia Piccoli Nardelli, dell’Ufficio di presidenza del gruppo democratico alla Camera.

Corsi di sostegno, i posti del VI ciclo Tfa di specializzazione in base alle cattedre vacanti: lo dice il Consiglio di Stato

da La Tecnica della Scuola

Sulle selezioni per entrare a far parte degli ultimi corsi di specializzazione di sostegno, il Consiglio di Stato ha dato ragione a chi ha fatto ricorso: nel decidere la quantità di posti da assegnare ai singoli corsi di specializzazione, per i giudici di Palazzo Spada c’è stata una grave sperequazione nella distribuzione locale. Del resto, laddove i posti disponibili erano migliaia, le Università hanno organizzato corsi per poche centinaia di persone. Mentre, al contrario, nelle province dove non c’era un alto numero di posti vacanti di sostegno, soprattutto al Sud, gli atenei hanno allestito corsi specializzanti con migliaia di posti. A questo punto, appurati gli errori commessi in occasione dell’ultimo Tfa sostegno, il Consiglio di Stato ha stabilito, con la sentenza n. 3655/21 del 10 maggio, che in occasione del prossimo Tfa, il VI, specializzante gli atenei dovranno rispettare il fabbisogno territoriale di docenti di sostegno nella determinazione dei posti da mettere a bando. L’offerta formativa va adattata quindi alle necessità territoriali, non viceversa.

La sentenza

È lo stesso organo superiore di giustizia a fare degli esempi clamorosi: in Piemonte, scrive il Consiglio di Stato, “il fabbisogno di insegnanti da specializzare nel 2018 ammontava a 4.657 posti, ma nell’ultimo ciclo di TFA sono stati autorizzati solo 200 posti. In Emilia-Romagna il fabbisogno di insegnanti da specializzare ammontava a 4.860 posti (oggi sono diventati 6.000), ma nell’ultimo ciclo di TFA ne sono stati autorizzati solo 320”.

In pratica, “per ammissione della stessa amministrazione resistente è mancata la necessaria preventiva consultazione tra le Università e gli Uffici scolastici regionali in merito ai fabbisogni di personale da specializzare per le attività didattiche di sostegno”.

Le reazioni

A sottolineare l’orientamento dei giudici sono stati anche il professor Aurelio Tommasetti, responsabile del Dipartimento Università della Lega, e il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Scuola dello stesso partito

“Il Consiglio di Stato, con, ha accolto l’appello di quattro docenti del Piemonte e dell’Emilia-Romagna, non ammessi ai corsi di sostegno a causa della sperequazione territoriale dei posti autorizzati rispetto al reale fabbisogno espresso, ammettendoli a partecipare in sovrannumero. La sentenza evidenzia la sperequazione contra legem tra posti di sostegno e offerta formativa a danno dei docenti delle due regioni, portando anche esempi contrari degli ambiti territoriali di Calabria e Sicilia”.

Per la Lega è stato quindi procurato “un danno a disabili, scuole e a quei docenti che non hanno potuto frequentare il corso di formazione nella propria regione”.

Oltre a chiedere di allestire i nuovi Tfa sostegno sulla base delle “reali necessità in termini di fabbisogno di posti”, Tommasetti e Pittoni rivendicano pure la necessità di “migliorare la qualità della formazione dei docenti di sostegno alla luce del nuovo strumento organizzativo-didattico del Piano Educativo Individualizzato, dei mutamenti sociali nell’ultimo periodo e della legge di riforma dello sport, che allarga la partecipazione dei disabili ai gruppi civili e militari dello Stato”.

A commentare la sentenza è stato anche l’Anief, che aveva sollecitato il Consiglio di Stato perché si esprimesse sulla vicenda. “La sentenza definitiva del Consiglio di Stato – dichiara Marcello Pacifico, leader del sidnacato che ha prodotto il ricorso – è di fondamentale importanza perché sia assicurato su tutto il territorio nazionale un numero di specializzazioni adeguato al reale fabbisogno e che non si tenga soltanto conto, come nei casi denunciati dal nostro sindacato, delle esigenze organizzative degli atenei. Tanto più che oggi sappiamo essere possibile attivare e svolgere i corsi anche per via telematica, superando così le difficoltà strutturali delle università”.

Il sindacato “provvederà adesso a diffidare i rettori degli atenei interessati affinché pongano immediato rimedio a questa situazione attivando tutti i posti necessari sin dal prossimo ciclo di TFA Sostegno, che peraltro sarà l’ultimo del triennio di specializzazioni in corso”.

Erasmus+, c’è tempo fino al 18 maggio per la mobilità individuale

da La Tecnica della Scuola

La prima scadenza Erasmus+ del nuovo Programma 2021/2027, inizialmente fissata per l’11 maggio, è stata prorogata al 18 maggio, ore 12.

Infatti, si legge sul portale, “a causa di problemi tecnici sulla piattaforma europea di gestione delle webform – i moduli di candidatura elettronici – la Commissione europea ha prorogato la scadenza ERASMUS+ per l’AZIONE CHIAVE 1“.

La scadenza, ricordiamo, concerne la Mobilità ai fini di apprendimento.

Le candidature già inserite non andranno né perse né saranno respinte.

Attività possibili

Rientrano nei progetti finanziati con l’Azione Chiave 1, sia la mobilità del personale della scuola che quella degli alunni (finora all’interno dei partenariati), con varie attività possibili:

  • corsi di formazione
  • job-shadowing
  • mobilità di un gruppo di alunni o di una classe presso una scuola europea.

Inoltre, è possibile invitare esperti e ospitare docenti in formazione, organizzare visite preparatorie propedeutiche ad altre attività del progetto.

All’interno dell’Azione Chiave 1, per gli studenti delle scuole è possibile la mobilità individuale per un periodo di studio in una scuola ospitante in un paese del programma, per un breve periodo o fino all’intero anno scolastico.

Le altre scadenze

La prossima scadenza da ricordare, riferita questa volta all’Azione chiave 2, è il 20 maggio 2021, ore 17, per i partenariati di cooperazione nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù, nonché sui partenariati su piccola scala nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù.

Per tutte le azioni Erasmus+ la candidatura avviene attraverso moduli elettronici da compilare interamente online.

WEBFORM VALIDE PER LE SCADENZE 2021

Elaborato maturità 2021: consigli e riferimenti per realizzarlo

da Tuttoscuola

Elaborato maturità 2021: è previsto che entro lo scorso 30 aprile i consigli di classe assegnassero ad ogni candidato all’esame di maturità 2021 l’argomento da discutere davanti alla commissione esaminatrice nel lo colloquio d’esame, unica prova prevista in questa maturità straordinaria ai tempi della pandemia. Il candidato ha poi un mese di tempo per realizzare l’elaborato maturità 2021 sull’argomento assegnato, poi dovrà trasmetterlo via mail entro il 31 maggio al docente di riferimento della scuola, designato dallo stesso consiglio di classe tra i membri della commissione. È quanto disposto dalla Ordinanza 53/2021 sugli esami di maturità di quest’anno che, all’art. 18 precisa che il colloquio finale consiste nella “Discussione di un elaborato concernente le discipline caratterizzanti per come individuate agli allegati C/1, C/2, C/3, e in una tipologia e forma ad esse coerente, integrato, in una prospettiva multidisciplinare, dagli apporti di altre discipline o competenze individuali presenti nel curriculum dello studente, e dell’esperienza di PCTO svolta durante il percorso di studi. L’argomento è assegnato a ciascun candidato dal consiglio di classe, tenendo conto del percorso personale, su indicazione dei docenti delle discipline caratterizzanti, entro il 30 aprile 2021. L’elaborato è trasmesso dal candidato al docente di riferimento per posta elettronica entro il 31 di maggio”.

Ora che conosciamo l’argomento da trattare e i suoi contenuti disciplinari, è opportuno porre  attenzione a questo passaggio dell’ordinanza:

“elaborato (..) integrato, in una prospettiva multidisciplinare, dagli apporti di altre discipline o competenze individuali presenti nel curriculum dello studente, e dell’esperienza di PCTO svolta durante il percorso di studi”.

Come si vede, viene richiesto al candidato di ampliare l’orizzonte dell’argomento dell’elaborato maturità 2021 oltre lo specifico ambito disciplinare di riferimento. Si tratta di una richiesta vincolante che il candidato non può eludere e che lo impegna a cercare connessioni e rapporti con altre discipline di studio.

Ma l’orizzonte potrebbe ulteriormente ampliarsi ad un contesto che varca il limite delle tradizionali discipline d’insegnamento. In una accezione più ampia delle discipline di studio l’apporto per integrare l’elaborato maturità 2021 infatti potrebbe avere anche a riferimento tematiche di attualità che recentemente la legge sull’educazione civica ha inserito come insegnamenti trasversali.

Tra le tematiche individuate da questa legge per una possibile contestualizzazione dell’elaborato esame di Stato 2021, ricordiamo l’educazione ambientale, lo sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; l’educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.

Un elaborato maturità 2021 di ampio respiro e contestualizzazione, oltre che caratterizzato da una prospettiva multidisciplinare, consente di evidenziarne l’originalità e la personalizzazione, a tutto vantaggio del candidato.

PNRR: la lente sulle palestre delle scuole del primo ciclo

da Tuttoscuola

Il PNRR prevede un investimento di 300 milioni per il potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuola, per “favorire le attività sportive a cominciare dalle prime classi delle scuole primarie. Infatti, è importante valorizzare, anche attraverso l’affiancamento di tutor sportivi scolastici, le competenze legate all’attività motoria e sportiva nella scuola primaria”.

Con riferimento all’anagrafe dell’edilizia scolastica, secondo il Piano nelle istituzioni scolastiche del primo ciclo soltanto il 17% è privo di palestre. La percentuale può far ritenere che sia possibile colmare il divario per le strutture mancanti con la costruzione di 400 nuove palestre in un quinquennio.

Ma alle dipendenze delle ottomila istituzioni scolastiche vi sono oltre 40mila scuole (intesi come edifici scolastici) dove vivono i ragazzi che devono praticare sport o attività motoria, possibilmente in sede, anziché recarsi durante l’orario di lezione nella palestra del territorio. Si pensi ai piccoli alunni della primaria principali destinatari, secondo il PNRR, delle attività sportive.

Quanti sono i plessi e le scuole del primo ciclo (primaria e secondaria di I grado) collocate in edificio dotato di palestra o adibito a palestra?

Con la solita lente di ingrandimento per l’esplorazione dei dati riportati nel portale del ministero per l’edilizia scolastica 2018-19, è possibile rilevare che poco più della metà delle 26.754 scuole del primo ciclo sono dotate di palestra: per l’esattezza 14.827, pari al 55,4%.

Risulta pertanto privo di palestra il 44,6%, corrispondente a 11.927 scuole o plessi scolastici: una quantità enorme per la quale la previsione di 400 nuove strutture da costruire in un quinquennio, pur costituendo un impegno notevole e apprezzabile, rappresenterebbe poco meno del 4% del fabbisogno virtuale.

Tra le aree territoriali il divario in termini percentuali delle scuole con palestra è compreso tra il 60,2% delle regioni del Nord Ovest (3.982 scuole con palestra su 6.611) e il 45,7% delle regioni del Sud (3.264 su 7.136).

In Friuli Venezia Giulia tre scuole su quattro sono dotate di palestra: 387 su 514 (75,3%).

In Puglia 1.093 scuole del primo ciclo sono dotate di palestra su un totale di 1.526 (71,6%).

In Toscana sono 1.118 su 1.628 (68,7%) le scuole con palestra.; in Piemonte 1.175 su 1.754 (67%).

La Calabria è la regione con la più bassa percentuale di scuole del primo ciclo dotate di palestra: 26,3% corrispondente a 383 su 1.457.

È dalla consapevolezza di questa reale situazione che l’attuazione del PNRR dovrà partire.