Alunni con disabilità, in classe solo in piccoli gruppi: il racconto

Alunni con disabilità, in classe solo in piccoli gruppi: il racconto

Redattore Sociale del 12/05/2021

Gli alunni con disabilità e bisogni educativi speciali hanno potuto scegliere di restare a scuola in presenza. Il bilancio dell’Istituto comprensivo 6 di Bologna all’alba del ritorno tra i banchi

BOLOGNA. In classe di Andrea erano in tre, più il professore, l’insegnante di sostegno e l’educatore. Andrea è in prima media, ha una grave disabilità motoria a causa di una malattia molto rara e va a scuola alle Irnerio, la secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo 6 di Bologna. Lui e gli altri due studenti, tutti con bisogni educativi speciali, sono stati gli unici a frequentare in presenza perché a marzo l’Emilia Romagna è passata in zona rossa. Il resto degli alunni era in Dad ma, come prevede la normativa, gli studenti con disabilità e Bes hanno la possibilità di andare a scuola per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione. Anche se le lezioni erano solo la mattina, “è andata decisamente meglio rispetto al lockdown dell’anno scorso, quando avevo tutti e tre i figli a casa e Andrea da seguire costantemente in didattica a distanza perché ha sempre bisogno di qualcuno di fianco per usare il pc, visto che i movimenti delle sue mani sono minimi e non parla, pur essendo cognitivamente presente”, commenta Gianluca Dall’Osso, il papà. 
“La scuola aperta è una grande risorsa nella gestione della famiglia. E poi consente ad Andrea di mantenere parzialmente le sue routine, continuare a sperimentare la carrozzina elettronica imparando a usare il joystick e a utilizzare la statica, un ausilio che gli permette di stare in piedi sorreggendogli il busto. Tutte cose che a casa non ha”. Andrea a scuola ci va volentieri, tanto che quando vede il suo maestro si apre in un sorriso. “Ha frequentato le elementari sempre nello stesso istituto comprensivo, ma alle Giordani, una scuola primaria che ha una grande attenzione, nonché una lunga abitudine, alla disabilità, e in classe è inserito benissimo”.
Alle Giordani, infatti, che sono dotate di un’aula morbida e di un bagno con sollevatore, c’erano quattro alunni in presenza con bisogni educativi speciali, situazioni di disagio o neoarrivati in Italia per ognuna delle nove classi (quindi in tutta la scuola oltre una trentina di bambini), tre alle Ercolani (l’altra primaria), tre alle Irnerio e una bimba nella scuola dell’infanzia. Il resto degli studenti si collegava da remoto. “Abbiamo dovuto deliberare velocemente una nuova scansione oraria con tutto il corpo docente, e non solo, ma siamo riusciti a garantire le lezioni in presenza solo dalle 8.30 alle 12.30 anche per chi doveva frequentare il tempo pieno», spiega Alessandra Canepa, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo 6 di Bologna. “Non tutte le famiglie che hanno figli disabili, però, hanno accolto questa possibilità, e il motivo è ovviamente la paura del contagio. Comunque in certi giorni è capitato di avere solo un ragazzino in classe: quella ovviamente non era inclusione”.
Come ha funzionato questa didattica mista ce lo spiega Anna Lia de Berardinis, maestra di matematica alle Giordani e referente d’istituto per il sostegno. “Ogni insegnante teneva la sua lezione online con la classe collegata da casa. Gli alunni con Bes in presenza seguivano la didattica digitale in base alle proprie capacità, ma cercavamo comunque di avere “a distanza” più momenti condivisi possibile: i saluti, un disegno, una canzone da cantare tutti insieme. Per il resto hanno seguito il loro Piano educativo individualizzato con l’insegnante di sostegno, l’altro docente compresente in classe, l’eventuale educatore o l’assistente all’autonomia, a volte da soli e a volte con quel piccolo gruppetto che è a scuola. Non è stato l’optimum, ma è stato sempre meglio dell’anno scorso, quando quasi tutti i nostri alunni con disabilità non sono riusciti a seguire la Dad. Un vero disastro dal punto di vista dell’apprendimento e della socializzazione: in certi casi abbiamo assistito perfino a una regressione. E poi niente uscite, niente gite, niente teatro, tutte attività che diventano bei ricordi, non solo belle esperienze. Almeno per le elementari, quest’anno di covid equivale a due anni di scuola persi”, conclude perentoria de Berardinis.
Ma non tutti i ragazzini disabili hanno avuto la fortuna di andare a scuola durante la chiusura, con o senza compagni di classe. Virginia, per esempio, al liceo musicale de L’Aquila è stata di fatto sola con docente e assistente. Stessa cosa, sempre nella stessa città, anche per Jacopo e David, di otto e undici anni, entrambi con autismo. “Hanno accorpato due plessi per cui i due fratelli sono stati insieme”, racconta mamma Francesca. “Certo, l’ideale sarebbe stato che con loro ci fosse anche qualche compagno di classe”, così come la circolare ministeriale prevede. «Ma è anche vero che così siamo stati più al sicuro da eventuali contagi, che mi terrorizzano”. Invece Mario e Matteo, entrambi con la sindrome X Fragile, sono stati di nuovo a casa. Abitano a Roma. “In teoria la legge prevede la frequenza con un piccolo gruppo di compagni di classe. In pratica ho fatto richiesta”, dice la madre Viviana, “ma le maestre di sostegno vengono a scuola in treno e sono potenziali vettori del virus. Mi hanno fatto capire che mi dovevo arrangiare da sola”. Speriamo non ricapiti più.

Verso un fondo scuola da 500 milioni nel decreto Sostegni-bis

da Il Sole 24 Ore 

di Redazione Scuola

Un nuovo fondo da 500 milioni per garantire l’avvio del prossimo anno scolastico a settembre. È, secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza, una delle misure in arrivo con il nuovo decreto Sostegni bis. Nelle bozze del provvedimento circolate nei giorni scorsi la norma compariva ma era in bianco.

L’impegno del Pd
La circostanza è stata indirettamente confermata in serata da una nota del Pd: « L’impegno del Partito democratico per la scuola è stato prioritario durante tutta la pandemia, convinti come siamo che la scuola sia uno dei pilastri fondamentali dai quali ripartire. Ci siamo battuti per destinare fondi ingenti a tutto il mondo della scuola, e anche adesso stiamo continuando a lavorare perché nel decreto Sostegni ci siano le risorse adeguate, sia per la scuola pubblica che per quella paritaria. Riteniamo giusto, infatti, assicurare, potenziare e garantire la continuità dei servizi educativi e scolastici. Per questo il Pd propone, tra le altre cose, di recuperare nel decreto Sostegni quanto previsto nell’emendamento presentato al Senato in favore delle scuole paritarie per un importo pari a 40 milioni per ristabilire un equilibrio a favore di tutto il sistema scolastico nazionale». Lo hanno dichiarato in una nota congiunta Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo dem in commissione Cultura, e Flavia Piccoli Nardelli, dell’Ufficio di presidenza del gruppo democratico alla Camera.


Scuola: superiori, solo 1 su 4 può andare in classe al 100%

da Il Sole 24 Ore 

di Redazione Scuola

Siamo ormai all’ultimo mese di scuola “in presenza”: riusciranno tutti gli studenti, a sedersi al proprio banco in contemporanea, dalle elementari alle superiori? La domanda è legittima perché, molto probabilmente, questo obiettivo non si potrà realizzare appieno. Il Governo ha puntato sulla riapertura degli istituti, spingendo per riportare gli alunni in aula – specie quelli delle superiori, i più penalizzati – e sottrarli definitivamente alla Dad. E, in teoria, così è: dal 26 aprile, in zona gialla o arancione (quindi praticamente ovunque), le scuole di secondo grado possono ripartire a ranghi completi. Ma nella maggior parte dei casi, i progetti si sono dovuti scontrare con la realtà dei fatti. Perché, ad oggi, tra i più grandi solamente 1 studente 4 ha potuto riprendere a fare lezione con la classe al completo, dal vivo. A segnalarlo un sondaggio di Skuola.net che ha coinvolto 3.500 studenti delle superiori nelle settimane successive all’ennesima ripartenza.

Il rientro in classe
Le regole sulle riaperture, contenute nell’ultimo decreto governativo, in alternativa mettono a disposizione delle scuole (tranne quelle in zona rossa, che possono contenere i flussi al 50%) anche un ‘piano b’: laddove non si riesca a garantire il 100% di presenze almeno si arrivi a una quota minima del 70%. Parecchi istituti, però, potrebbero non riuscire a raggiungere neanche questo traguardo. Attualmente, stando a quanto dicono i ragazzi, sempre in zona gialla-arancione circa 1 su 3 fa lezione in classe al 50-60% delle ore. Il restante 43% oscilla tra il 70% e il 90%. Alcune scuole, però, hanno fatto il possibile per mandare almeno una porzione di alunni sempre in classe, concentrandosi su quelli che vivono passaggi cruciali: in un terzo dei casi (35%) le prime e le quinte vanno al 100%, nel 22% dei casi si è data la priorità ai maturandi, un residuo 4% ha scelto di salvaguardare chi ha appena cominciato il percorso. Nel 39% dei casi, però, si resta con tutta la comunità scolastica che si alterna tra Dad e presenza.

Gli edifici inadeguati
Il problema che impedisce la riapertura totale è soprattutto di tipo ‘strutturale’. Sono gli edifici a non essere pronti a una ripartenza nel rispetto dei protocolli anti-Covid. Quasi 4 studenti su 10, infatti, affermano che risulterebbe impossibile il distanziamento in classe dato l’elevato numero di alunni (17%) oppure che l’istituto non ha in generale spazi a sufficienza per ospitare tutti gli iscritti rispettando le norme. Per il 16%, invece, quella di rimanere in parte in Dad è una scelta consapevole della scuola; il 12% è stato fermato non tanto dall’istituto quanto da un’organizzazione deficitaria della rete dei trasporti locale che ha sconsigliato il ritorno di massa.

Il nodo trasporti
Proprio il tema del tragitto casa-scuola è uno dei più caldi e, forse, meno risolti del travagliato anno scolastico che sta per concludersi. Tra chi prende i mezzi pubblici, tra settembre e oggi, appena 1 su 10 – nei periodi di lezione in presenza – non ha dovuto combattere con il sovraffollamento sui veicoli. Tutti gli altri hanno viaggiato su mezzi che non garantivano il distanziamento ogni giorno (46%) o comunque molto spesso (44%). E oggi la situazione non è che sia cambiata di molto: solo il 40% di loro ha notato qualche miglioramento. Affollamento che continua a esserci anche all’ingresso degli istituti: solamente nella metà dei casi (53%) la scuola ha spalmato su più orari l’arrivo degli alunni.


Scuola d’estate: nuovo modello educativo tra gli obiettivi del Piano. Cosa sono i Patti di comunità. FAQ Ministero

da OrizzonteScuola

Di redazione

Piano scuola d’estate 2021: il progetto del ministero dell’Istruzione per il recupero della socialità dopo mesi di didattica a distanza a causa della pandemia. Un piano da oltre 500 milioni di euro, di cui 320 da fondi Pon e i quali è possibile presentare i propri progetti entro il 21 maggio. Ma quali sono gli obiettivi e cosa sono i Patti di comunità? Il ministero aggiorna le FAQ nella sezione dedicata alla scuola estiva

Quali sono gli obiettivi del “Piano scuola estate”?
Il Piano, con la principale finalità di contrastare la povertà educativa, rende disponibili alle scuole risorse economiche e strumenti per rinforzare e potenziare le competenze disciplinari e relazionali degli studenti, creando una sorta di “ponte” per l’avvio del nuovo anno scolastico 2021/2022. In tal modo, con il Piano si intende avviare un percorso di trasformazione ed evoluzione del sistema Istruzione per:

  • Una scuola accogliente, inclusiva e basata su logiche di apprendimento personalizzato;
  • Una nuova alleanza educativa con i territori, che consolidi il senso di appartenenza alla “comunità” e preveda il coinvolgimento attivo delle rappresentanze di studenti e genitori;
  • Un modello educativo finalizzato a mitigare il rischio di dispersione scolastica e di povertà educativa.

 Cosa sono i Patti educativi di comunità?
I Patti educativi di comunità sono accordi tra gli enti locali, le istituzioni pubbliche e private operanti sul territorio, le realtà del terzo settore e le scuole, per promuovere e rafforzare la collaborazione tra la scuola e tutta la comunità. Si tratta di una modalità di coinvolgimento del territorio affinché questo si renda sostenitore, d’intesa e in collaborazione con la scuola, della fruizione del capitale sociale espresso dal territorio medesimo, ad esempio negli ambiti della musica d’insieme, dell’arte e della creatività, dello sport, dell’educazione alla cittadinanza, della vita collettiva e dell’ambiente, delle tecniche digitali e delle conoscenze computazionali.

Nell’ambito del “Piano scuola estate”, i patti di comunità possono essere impiegati dalle scuole in particolare per la realizzazione delle attività della II Fase: Rinforzo e potenziamento competenze disciplinari e della socialità, nel periodo luglio-agosto 2021.

Infine, si rammenta che per la realizzazione dei Patti educativi di comunità nell’anno scolastico 2020/2021 (ai sensi dell’articolo 32, comma 2, lettera b), del decreto-legge 14 agosto 2020, n.104), sono stati assegnati agli Uffici Scolastici Regionali 10 milioni di euro da destinare alle Istituzioni scolastiche al fine di ampliare la permanenza a scuola degli allievi, alternando attività didattica ad attività ludico-ricreativa, di approfondimento culturale, artistico, coreutico, musicale e motorio-sportivo, in attuazione di quanto disposto dall’articolo 1, comma 7, della legge 13 luglio 2015, n. 107. Per ulteriori approfondimenti in merito ai Patti educativi di comunità, è possibile consultare:

«La scuola della nostra fiducia – Materiali per il tempo Covid e oltre», Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna – Stefano Versari, Tecnodid Editrice, febbraio 2021
https://www.istruzioneer.gov.it/wp-content/uploads/2020/08/PROT-2020-ago-19-ripartenza-17-Patti_di_comunit%C3%A0.pdf

Maturità 2021, elenchi regionali dei Presidenti di Commissione. Ordine di nomina

da OrizzonteScuola

Di redazione

Esami di Stato secondaria II grado anno scolastico 2020/21: gli Usr pubblicano da oggi gli elenchi dei Presidenti di Commissione. A fine mese saranno abbinati alla Commissione.

Ci saranno abbastanza Presidenti?

Qualora gli USR si rendessero conto di non avere abbastanza nominativi, procederanno con le domande di messa a disposizione

Elenchi Usr

Basilicata

Calabria

Campania

Lazio

Liguria

Lombardia

Molise

Piemonte

Puglia 

Sardegna 

Sicilia

Toscana

Trento

Umbria

Veneto

Ordine di nomina

Dirigente scolastico di istituto statale di istruzione secondaria di secondo grado, di Convitto nazionale o di Educandato Femminile, di Istituto statale nel quale funzionino corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Dirigente scolastico preposto ad istituti statali di istruzione primaria e secondaria di primo grado, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale di istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio, compreso in graduatoria di merito nei concorsi per dirigente scolastico nella scuola secondaria di secondo grado, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale di istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio, che abbia svolto per almeno un anno, nell’ultimo triennio, compreso l’anno in corso, l’incarico di dirigente scolastico, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale di istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio, che abbia svolto per almeno un anno, nell’ultimo triennio, compreso l’anno in corso, l’incarico di collaboratore del dirigente scolastico, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale d’istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio di ruolo, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti e provvisto di laurea quadriennale o specialistica o magistrale.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale d’istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti e non provvisto di laurea quadriennale o specialistica o magistrale.

Dirigente scolastico di istituto statale d’istruzione secondaria di secondo grado, di Convitto nazionale o di Educandato Femminile collocato a riposo da non più di tre anni, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Dirigente scolastico di istituto statale d’istruzione del primo ciclo, collocato a riposo da non più di tre anni, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.
Docente di istituti statali di istruzione secondaria di secondo grado, collocato a riposo da non più di tre anni, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Bianchi vuole riformare il sistema scolastico per allinearlo agli standard internazionali

da La Tecnica della Scuola

Nelle linee programmatiche  presentate il 4 maggio scorso alle VII Commissioni di Camera e Senato, il ministro Patrizio Bianchi ha messo in evidenza la necessità di riformare il nostro sistema scuola  allineandolo agli standard  internazionali.

Dal testo emerge la necessità di mirare allo sviluppo di competenze capaci di consentire ai giovani di inserirsi non solo “nel mondo del lavoro” ma anche di essere in grado di saper “utilizzare in modo consapevole e critico i nuovi strumenti di comunicazione e di analisi” e saper “comprendere e affrontare le continue e a volte repentine trasformazioni che i tempi impongono”.

In realtà l’auspicio del Ministro Bianchi trova legittimazione nel dibattito pedagogico presenta a livello nazionale e negli stessi documenti ministeriali.

Basti pensare al “Piano Nazionale Scuola digitale” emanato dal ministero nel 2015 e che ha visto, a distanza di un anno, un investimento di 500 milioni per lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, il potenziamento degli strumenti didattici e laboratoriali e la formazione dei docenti.
La necessità di riformare e migliorare il sistema educativo nell’era digitale,  annunciato dal Ministro Bianchi e volto a promuovere negli studenti non solo le competenze tecnologiche necessarie per comprendere la società di  domani, ma anche quelle competenze ecologiche che riprendendo un passo delle indicazioni del 2012 consentono di preparare le studentesse e gli studenti a “saper stare al mondo”.

Nel documento, inoltre, è messa in evidenza “una maggiore diffusione delle discipline scientifiche in tutti i livelli di istruzione” e “un maggior potenziamento delle competenze per l’innovazione tecnologica e didattica dei docenti e per lo sviluppo sostenibile per la transizione ecologica”, riservando particolare attenzione “allo sviluppo delle competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e STEAM (Science, Technology, Engineering, Art and Mathematics), delle competenze digitali e linguistiche degli studenti”.

Mentre per il secondo ciclo è dato risalto agli interventi volti a colmare il cosiddetto “skill mismatch” tra educazione e mondo del lavoro alfine di promuovere una maggiore professionalità e garantire una risposta adeguata da parte della scuola alla richiesta del mondo del lavoro “in termini di competenze manageriali, scientifiche e di elevata specializzazione tecnica”.

In questa direzione trova spazio la previsione di introdurre nel sistema scolastico “dei moduli di orientamento formativo, di durata non inferiore a 30 ore annue, da ricomprendersi all’interno del curriculum complessivo annuale – rivolti alle classi quarte e quinte della scuola secondaria di II grado – al fine di accompagnare gli studenti nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzante (ITS), propedeutica all’inserimento nel mondo del lavoro”.

Scuola d’estate, quali risorse e modalità per ottenerle

da La Tecnica della Scuola

Con una faq pubblicata sul portale dedicato al Piano scuola estate, il Ministero ha riepilogato quali saranno le fonti di finanziamento che le scuole riceveranno per realizzare le attività e come ottenerle.

In particolare, ci saranno delle risorse messe a bando, mentre altre saranno erogate direttamente alle scuole.

Infatti, l’assegnazione delle risorse utilizzabili per la realizzazione del “Piano scuola estate” può variare in base alla linea di finanziamento.

Per quanto concerne il Programma operativo nazionale (PON) «Per la scuola» 2014-2020 e le risorse afferenti al D.M. 2 marzo 2021, n. 48 (ex L. 440/1997), l’accesso ai finanziamenti avviene tramite la partecipazione delle scuole agli avvisi pubblici del Ministero dell’Istruzione. Tali avvisi sono pubblicati nella sezione “Come partecipare” del sito. L’avviso pubblico per il PON è già disponibile al seguente link https://www.istruzione.it/pon/.

Per quanto riguarda le risorse di cui all’art. 31, comma 6 del D.L. 22 marzo 2021 n. 41 (c.d. Decreto Sostegni), il Ministero ripartirà a breve con apposito provvedimento le risorse tra le Istituzioni scolastiche in relazione al numero di alunni di ciascuna scuola.

Le scuole hanno inoltre la possibilità di individuare ulteriori risorse per finanziare le iniziative progettuali attraverso meccanismi di crowdfunding; a tal fine è possibile utilizzare IDEArium, la piattaforma di crowdfunding gratuita messa a disposizione dal Ministero, disponibile al seguente link https://idearium.pubblica.istruzione.it/crowdfunding/.

Con specifici atti delle Direzioni generali competenti in materia, saranno fornite ulteriori istruzioni concernenti le modalità di accesso e rendicontazione delle predette risorse finanziarie.

Piano scuola estate, le tre fasi: tempistiche e iniziative attivabili

da La Tecnica della Scuola

Il Piano scuola estate presentato dal Ministro Bianchi per la sua realizzazione prevede tre fasi distinte che si svilupperanno dal mese di giugno.

La fase 1 è di rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali e si realizzerà nel mese di giugno.

La fase 2 di rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e della socialità si svolgerà nei mesi di luglio e agosto 2021.

Infine, la fase 3 sarà di rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali con introduzione al nuovo anno scolastico (settembre 2021).

Iniziative della fase 1

Come chiarito dal Ministero con apposita faq, le Istituzioni scolastiche, in ragione della valutazione dei percorsi formativi, potranno proporre iniziative di orientamento (ad esempio, nell’ambito delle STEAM); attività laboratoriali (ad es. musica d’insieme, sport, educazione alla cittadinanza e all’ambiente, utilizzo delle tecnologie); approfondimenti per la conoscenza del territorio e delle tradizioni delle realtà locali, l’incontro con “mondi esterni”, delle professioni o del terzo settore, promuovendo stili cooperativi degli studenti, soprattutto quelli più esposti al rischio dispersione. Il coinvolgimento degli stessi studenti nella progettazione ne favorirebbe la responsabilizzazione.

In particolare, il focus prioritario per la scuola primaria potrà essere incentrato sulle abilità di base in Italiano e Matematica e, per la scuola secondaria di I grado, sugli apprendimenti di Italiano, Matematica e Lingua Inglese.

Per le scuole del secondo ciclo, le iniziative accennate per il primo ciclo si rendono ulteriormente necessarie, ovviamente declinate in relazione alla diversa classe di età.

Esempi di azioni attivabili sono:

  • “Summer School” e stage;
  • gruppi di apprendimento con tutoraggio di pari, di studenti universitari, di esperti o docenti;
  • imprese simulate;
  • simulazione di processi e situazioni complesse anche con l’utilizzo di software dedicati.

Iniziative della fase 2

Le iniziative hanno l’obiettivo di consentire agli studenti di riprendere contatti con la realtà educativa e al contempo recuperare le competenze relazionali, con particolare attenzione agli studenti in condizione di fragilità.

Esempi di iniziative realizzabili sono:

  • Attività ludico-creative legate alla musica d’insieme, all’arte e alla creatività
  • Attività ludico-creative legate all’ambiente e alla sostenibilità
  • Attività sportive e motorie
  • Iniziative per l’educazione alla cittadinanza e alla vita collettiva
  • Iniziative per l’utilizzo delle tecniche digitali e per il miglioramento delle conoscenze computazionali

In questa fase, le scuole potranno coinvolgere enti e organizzazioni del territorio ricorrendo ai Patti educativi di comunità. Per le attività motorie e sportive, potrebbero essere realizzati contesti sportivi scolastici, con la collaborazione degli Organismi sportivi affiliati al Coni e al Cip, anche in prosecuzione di progetti già avviati.

Iniziative della fase 3

Questa fase ha l’obiettivo di accompagnare gli studenti alla partenza del nuovo anno scolastico, mediante contatti personali e riflessioni, incoraggiati e sostenuti per affrontare la prossima esperienza scolastica.

Si possono a tale fine ipotizzare, ad esempio, attività laboratoriali o momenti di ascolto, anche avvalendosi di collaborazioni esterne per sportelli informativi tematici o di supporto psicologico o, nel caso di materie afferenti specificatamente all’inclusione, potenziando ad esempio il ruolo dei CTS e di sportelli ad hoc (ad es. sportelli autismo).

È, inoltre, auspicabile affrontare tematiche legate al rinforzo disciplinare in un’ottica laboratoriale e di peer tutoring, anche autogestiti dagli studenti (in base all’età) e supervisionati da docenti tutor, avvalendosi delle innovazioni didattiche di cui si è fatta esperienza nell’ultimo anno: didattica blendedone to onecooperative learning, realizzando unità formative brevi e autosufficienti, personalizzate e responsabilizzanti.

Contratto scuola, i sindacati chiedono più soldi ma anche che si parli chiaramente di libertà di insegnamento

da La Tecnica della Scuola

Il dibattito sull’apertura del tavolo per il rinnovo del contratto nazionale del comparto scuola non è ancora entrato nel vivo ma qualche idea sta già circolando.
Ovviamente il tema centrale è quello delle risorse che saranno disponibili e di quelle che sarebbero necessarie.
I sindacati chiedono che alla scuola venga riconosciuto uno stanziamento aggiuntivo rispetto a quello degli altri comparti, ma per ottenere questo risultato sarà necessario individuare una soluzione che possa essere accettata dagli altri sindacati del Pubblico Impiego. Ed ecco che si sta parlando della possibilità di istituire un apposito capitolo nel bilancio dello Stato dedicato proprio al personale della scuola.
Per la verità un fondo del genere esiste già e venne creato all’epoca della ministra Valeria Fedeli ma la sua dotazione è davvero modestissima, 10 milioni di euro, praticamente meno di 10 euro all’anno per ogni dipendente.

Uno dei problemi di cui si sta parlando è quello della formazione: l’Amministrazione vorrebbe introdurre nel CCNL il principio della obbligatorietà, i sindacati stanno facendo resistenza e sembra che il punto di incontro si possa raggiungere usando l’espressione “diritto soggettivo”.
“In cambio” di questa concessione al Ministero i sindacati chiedono innanzitutto che la formazione venga svolta all’interno dell’orario di servizio o comunque retribuita come lavoro straordinario.
Ma le organizzazioni sindacali hanno anche un’altra richiesta pronta: vogliono che nel CCNL venga ribadito in modo esplicito che al personale docente sia riconosciuta la libertà di insegnamento.
Richiesta, peraltro, del tutto superflua dal momento che la libertà di insegnamento è tutelata da una precisa norma contenuta nel 1° comma dell’articolo 33 della Costituzione.

Covid 19: record di positività tra i ragazzi in età scolare

da Tuttoscuola

Nelle ultime due settimane il 21% degli oltre 166mila casi di positività al Covid 19 ha meno di 19 anni. Una percentuale che, secondo quanto segnala Italia Oggi, non sarebbe mai stata tanto alta dall’inizio della pandemia e che sarebbe in aumento. A registrarla sono i dati dei monitoraggi dell’Istituto Superiore di Sanità. Quasi inutile dirlo: i dati includono il periodo del rientro in presenza a scuola avvenuto dopo Pasqua.

In ogni caso per valutare l’effetto del ritorno a scuola bisognerà aspettare i dati di venerdì prossimo, 14 maggio. Intanto i nuovi contagi tra gli under 19 dal 5 al 9 maggio scorso sono stati 9680, oltre il 23% dei 40810 nuovi casi in Italia. A conferma dei nuovi positivi tra gli studenti ci sarebbe l‘aumento di casi di quarantene nelle scuole riportati dagli ultimi casi di cronaca. Un trend questo che sembrerebbe in aumento. Tuttavia l’aumento di casi di positività al Covid 19 in età scolare era prevedibile con il rientro in presenza di pressoché tutta la popolazione scolastica. Ricordiamo infatti che subito dopo le ultime vacanze pasquali è iniziato il ritorno sui banchi di scuola anche degli studenti delle scuole superiori, da mesi in didattica a distanza.

Patto per la scuola in stand by: precari, aumento degli stipendi e mobilità gli scogli da superare

da Tuttoscuola

“Supplemento di istruttoria” sul “Patto per la scuola” da sottoscrivere con i sindacati: slitta ancora la firma. Ben tre sarebbe gli scogli da superare: precariato, aumento degli stipendi e mobilità dei docenti. Il testo del Patto per la Scuola è stato comunque definito nelle sue parti essenziali, ma  dovrà essere sottoposto direttamente al premier, Mario Draghi. Proprio dal presidente del Consiglio avremo dunque la prima formula del nuovo reclutamento, che riguarderà nell’immediato anche la stabilizzazione dei precari. Saltano le tempistiche: pensare di farcela per settembre sarebbe infatti davvero surreale.

Secondo quanto riporta IlSole24Ore, il primo scoglio sarebbe il maxi piano di assunzioni e stabilizzazioni di almeno 60mila (se non più) insegnanti precari allo studio dell’Istruzione, da realizzare, secondo quanto scritto nella bozza di patto, “anche attraverso una procedura urgente e transitoria di reclutamento a tempo indeterminato”. L’intenzione del Ministero dell’Istruzione sarebbe quella di far leva su un insieme di strumenti, ordinari e straordinari, con lo scopo di coprire quante più possibili delle oltre 100mila cattedre oggi libere e disponibili. Ma i costi sarebbero elevati, senza contare che una nuova sanatoria dovrebbe superare il vaglio dell’Ue che da anni ha acceso un faro sulla gestione italiana del precariato scolastico.

Il secondo ostacolo da superare sarebbe poi quello relativo agli aumenti. Nella bozza del Patto per la scuola si parla infatti di “efficaci politiche salariali del personale, con il prossimo rinnovo del contratto, richiedendo lo stanziamento di risorse aggiuntive”, ma oggi con i fondi a disposizione, gli aumenti previsti per gli oltre 800mila insegnanti, precari inclusi, oscillano intorno ai 90 euro lordi mensili (50-55 euro netti). Il governo Conte si era prefissato di arrivare a un aumento di 100 euro.

Terzo ostacolo, l’agevolazione della mobilità dei docenti. Oggi il vincolo è di 5 o 3 anni, ma si vorrebbe passare a 3 per tutti.

Maturità 2021: il curriculum della discordia

da Tuttoscuola

La maturità 2021 sarà, come abbiamo già rilevato, un esame fortemente personalizzato, e non solo perché consisterà in una unica prova orale in presenza, senza prove scritte (come l’anno scorso), che muoverà dalla discussione di un elaborato presentato dal candidato, ma anche perché per la prima volta al diploma maturità 2021 sarà affiancato il curriculum dello studente, diviso in tre parti: carriera scolastica ed eventuali altri titoli posseduti (educazione formale), certificazioni di tipo linguistico, informatico o altro (educazione non formale), attività extrascolastiche svolte in ambito professionale, sportivo, musicale, culturale e artistico, di cittadinanza attiva e di volontariato (educazione informale).

Sarà così data applicazione a una norma della legge 107/2015, disciplinata dal Decreto legislativo 62 del 2017, la cui finalità era quella di dare consistenza e visibilità a tutte le competenze comunque rilevanti sul piano formativo acquisite dal candidato a conclusione degli studi secondari, comprese le esperienze di alternanza scuola-lavoro.

Una forma di “asservimento nei confronti del cosiddetto ‘mondo del lavoro’”, ha tuonato Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera (5 maggio), al quale la scuola italiana “si incarica” di fornire il “tracciamento caratteriale” del candidato e futuro lavoratore attraverso “Un esame un po’ classista” (titolo del suo editoriale) anziché limitarsi a verificare e certificare il sapere da lui acquisito.

Una tesi condivisa dallo storico dell’arte Tomaso Montanari e anche dal filosofo Massimo Cacciari, che però dichiara all’AdnKronos di apprezzare il carattere “almeno non ipocrita” del curriculum, visto che non fa che rendere visibile la effettiva disuguaglianza di condizioni e opportunità tra gli studenti.

A difendere le ragioni della valutazione, in sede di esame di maturità 2021, delle esperienze acquisite dallo studente per via non formale o informale, interviene sempre sul Corriere della Sera (7 maggio) e in una ampia intervista a Tuttoscuola, Giorgio Vittadini, docente di Statistica all’università di Milano Bicocca e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. “Nell’era digitale”, è la sua tesi, “la scuola non può limitarsi a insegnare solo nozioni, sia pure fondamentali, come la lettura o la matematica”, ma deve stimolare e valutare anche le “character skills”, come “l’apertura mentale, la capacità di collaborare, lo spirito di iniziativa”, aspetti della personalità che si manifestano spesso nelle esperienze formative extrascolastiche, che meritano dunque di essere incoraggiate e valutate.

Con tutto il rispetto per i nostalgici della “scuola in grembiule, solennemente egualitaria” (copyright di Montanari), quella della maturità di un tempo, ci sembra che la scuola delle competenze – tutte, comprese quelle personali e tecnologiche – sia al confronto assai meno aristocratica e selettiva. Insomma, meno classista. (O.N.)

Nota 12 maggio 2021, AOODPIT 722

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

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Oggetto: Piano nazionale per la scuola digitale (PNSD). Misure di attuazione per l’anno 2021. Decreto del Ministro dell’istruzione 30 aprile 2021, n. 147.