Biblioteca dell’Innovazione

Scuola: online la Biblioteca dell’Innovazione per creare e condividere risorse educative

Dal 12 maggio, un ciclo di webinar per i docenti sui contenuti della piattaforma sviluppata da INDIRE

INDIRE, l’Istituto nazionale di ricerca educativa, dal 10 maggio mette a disposizione della scuola italiana la Biblioteca dell’Innovazione, una piattaforma online per creare e condividere risorse didattiche, lezioni e approfondimenti. L’iniziativa assegna un ruolo centrale ai docenti che tramite il sito potranno ottenere informazioni e supporto sul piano metodologico per poi procedere con il caricamento dei video realizzati, rendendoli così disponibili a beneficio dell’intera comunità scolastica. Al momento, sono disponibili oltre 300 risorse video, con la prospettiva di crescere di giorno in giorno con lo sviluppo del progetto attraverso il contributo degli istituti scolastici.

“Con la ‘Biblioteca dell’Innovazione’ – dichiara il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – le scuole avranno a disposizione un patrimonio di materiali e informazioni che potranno utilizzare per potenziare l’offerta didattica fin dall’estate. L’emergenza sanitaria, soprattutto nelle prime settimane, ha spinto le comunità scolastiche a organizzarsi per continuare a garantire il diritto allo studio a studentesse e studenti, sfruttando al meglio le nuove tecnologie. In questi mesi c’è stata un’accelerazione nell’innovazione delle metodologie didattiche. Dobbiamo fare tesoro di questa esperienza e strutturare percorsi di miglioramento, di formazione dei docenti e del personale scolastico, di potenziamento delle competenze, anche grazie alla condivisione di buone pratiche. Lo strumento che INDIRE fornisce rappresenta, quindi, un’importante occasione di arricchimento per la comunità scolastica con esperienze reali e concrete”.

“INDIRE realizza questa iniziativa in virtù della grande esperienza maturata negli anni sia sul piano della ricerca sia nell’attività di supporto alle scuole”. Dichiara il Presidente di INDIRE Giovanni Biondi, che aggiunge: “Su queste solide basi, abbiamo concepito una piattaforma che favorisce l’innovazione educativa e la didattica collaborativa online. Quest’ultima, in particolare, va inquadrata oltre la contingente crisi sanitaria come un’opportunità per affrontare vari problemi che si riscontrano, ad esempio, nelle piccole scuole delle aree marginali. Nella biblioteca sono presenti tre tipologie di contenuti: le esperienze di innovazione, ovvero video raccontano la buone pratiche per la trasformazione del modello scolastico, le risorse didattiche, cioè documenti, tutorial e materiali a corredo delle esperienze innovative, le videolezioni di esperti e docenti sui temi educativi e di carattere disciplinare”.

Di seguito, il link per accedere alla Biblioteca: https://biblioteca.indire.it/home

Inoltre, dal 12 maggio, è in programma un ciclo di webinar sui contenuti presenti nella biblioteca. Gli esperti e i docenti che hanno realizzato le risorse educative forniranno negli incontri online un approfondimento metodologico e tematico sulle risorse sviluppate, offrendo allo stesso tempo spunti di riflessione per la creazione di contenuti da parte degli altri insegnanti. Per consultare il calendario dei webinar e iscriversi: https://www.indire.it/webinar-biblioteca-innovazione/ .

La scuola deve ripartire con realismo e dai territori

La scuola deve ripartire con realismo e dai territori

Il Segretario Nazionale anticipa la presentazione di nuove proposte per la scuola

L’UGL Scuola, ritenendo d’assoluta importanza il confronto e la presenza sui territori per la costruzione di un nuovo modello di scuola funzionale e realistica, continua nel proprio confronto con gli operatori della scuola e con le famiglie.

In tale contesto, il Segretario Nazionale UGL Scuola, Ornella Cuzzupi, nell’ambito di un Forum tenuto nei giorni scorsi nel territorio agro nocerino sarnese dal titolo “Se non ora, quando?” riferito alle esigenze di orientamento e formazione, ha ancora una volta rimarcato quanto, per l’UGL Scuola, sia fondamentale la presenza sindacale nei territori, a fianco degli operatori della scuola e delle famiglie.

Il nostro ruolo non deve essere solo fatto di protesta e denuncia. Accanto a queste occorrono le proposte, quelle vere e realizzabili, che siano parte del progetto di una scuola pienamente funzionale, educativa e propositiva verso il mondo del lavoro. L’UGL Scuola quel progetto lo ha chiaro. Proporre voli pindarici – continua Cuzzupi – serve agli imbonitori e ai venditori di fumo. Sono convinta che per trovare soluzioni alle questioni non servono illustri cattedratici e geni incompresi, bensì una sana, e oserei dire essenziale, concretezza e conoscenza dei problemi”.

Da questa convinzione nasce anche il nuovo sportello UGL Scuola a San Valentino Torio (presso i locali della Saron Consulting) che punta a essere luogo di aggregazione e riferimento per tutto l’agro nocerino sarnese e non solo.

La scuola – continua il Segretario Nazionale – ha tanti problemi e le soluzioni devono essere fattibili e praticabili, così come ha affermato il Ministro Bianchi che pare abbia finalmente sposato la nostra tesi, più volte manifestata, di una programmazione che consenta un turn-over e quindi una stabilizzazione dei precari. Ma accanto a questo, ammesso che non siano solo parole al vento, occorre affrontare con urgenza situazioni a danno di docenti e personale ATA che rasentano l’assurdo. Su questi aspetti, proprio in questi giorni, stiamo definendo una proposta che porteremo all’attenzione di tutti gli organi competenti al fine di rendere la scuola una realtà funzionale liberandola dalle corde dei tanti “uffici complicazioni” che costituiscono una sciagurata e deleteria zavorra. Ecco, questo peso lo vogliamo lasciar per strada e puntare dritti al futuro. Noi siamo pronti a confrontarci senza pregiudizi con tutti, anche con quelli che sino a oggi son scappati di fronte alle nostre proposte!”.  

Federazione Nazionale UGL Scuola

Scuole aperte d’estate occasione da cogliere

Scuole aperte d’estate occasione da cogliere

Franco Buccino

LA REPUBBLICA ed.Napoli 10 maggio 2021

Le scuole aperte d’estate è un’idea che ci affascina da sempre. Figuriamoci dopo un anno scolastico maledetto che ancora vede, soprattutto nella nostra regione, migliaia di studenti fuori dalle aule.

Ci affascina perché tanti ragazzi, soprattutto quelli più fragili, non possono stare tre mesi e più senza scuola.

E anche perché non ha senso affidare tanti altri ragazzi ad “agenzie esterne” che organizzano dai campi estivi alle vacanze studio all’estero, alle ripetizioni private, esautorando le scuole, togliendo loro la “titolarità” e comunque non coinvolgendole nella definizione e valutazione di attività che sono di formazione e di educazione.

È una buona notizia, o meglio un segnale di attenzione, dopo lunghi mesi di enormi ambiguità. Ci fa per un po’ mettere da parte grandi riserve e dubbi che ci vengono spontanei. 520 milioni di dotazione sono molto pochi rispetto agli ambiziosi obiettivi che si pone il piano, addirittura di una scuola nuova. Sono soldi già “non spesi”, parte di fondi europei, di complicata gestione e rendicontazione. La circolare è arrivata da una settimana e tra altre due e mezzo le scuole devono aver già preso contatto con altri partner, aver trovato il personale disponibile e aver deliberato le attività.

L’iniziativa piomba sulle solite due Italie: una abituata alle attività estive per i propri studenti, con enti locali sensibili e risorse adeguate; l’altra con i ragazzi per strada o davanti a televisione e telefonino, al massimo qualcuno in colonia, gestita da qualche prete dinamico e coraggioso.

L’ottimo ministro Bianchi ha messo 520 milioni a disposizione per il piano scuola estate 2021, ma ha qualche difficoltà in più ad offrire più tempo scuola, laboratori, aule e palestre  alle istituzioni scolastiche del Sud. 

E noi siamo costretti a subire, in incontri nazionali, il disappunto di regioni del centro nord per la maggior quota di risorse al Sud, secondo la logica dei fondi europei. E il sorrisino nei nostri confronti, che al solito neanche riusciremo a spenderli, quei soldi.

È venuto il momento di cominciare ad accettare le sfide. Anche se dovessimo rimanere sul campo: poche scuole, qualche Centro per l’istruzione degli adulti, alcune associazioni e un paio di enti locali ”illuminati”.

Noi abbiamo un obiettivo prioritario. Che viene prima di rinforzi disciplinari e delle attività del c.a.m.p.u.s. Si tratta del riavvicinamento tra scuola e studenti, della riappropriazione da parte dei ragazzi dello spazio scuola.

E non mi stancherò mai di ripetere dell’esperienza fatta un po’ di anni fa con “Vivi la scuola!”, un breve periodo di vita scolastica in cui i ragazzi facevano esclusivamente le cose che piacevano loro. Recite, canzoni, attività sportive, visione di film, esperimenti di laboratorio. Individuammo e perseguimmo più obiettivi disciplinari, specifici e generali, in quelle attività, che non nel resto delle lezioni dell’intero anno.

E ci capitò di ritrovare le più profonde motivazioni della nostra professione nel condividere e toccare con mano le emozioni di qualche centinaio tra preadolescenti e adolescenti che assistevano alle vicende dei protagonisti di “Stand by me”.

Ministero: in Dad si può bocciare ma occorre tener conto del Covid

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

La valutazione degli apprendimenti e delle attività svolte in didattica a distanza ha gli stessi effetti delle attività didattiche svolte in presenza ma « è opportuno richiamare l’attenzione sulla necessità che la valutazione degli alunni e degli studenti rifletta la complessità del processo di apprendimento maturato nel contesto dell’attuale emergenza epidemiologica». Pertanto, le valutazioni sul raggiungimento degli obiettivi di apprendimento «avverrà in considerazione delle peculiarità delle attività didattiche realizzate, anche in modalità a distanza, e tenendo debito conto delle difficoltà incontrate dagli alunni e dagli studenti in relazione alle situazioni determinate dalla situazione emergenziale», nell’intero anno scolastico. Lo stabilisce una circolare del ministero dell’Istruzione diffusa venerdì scorso alle scuole.

Gli alunni delle scuole elementari – spiega nella circolare il capo dipartimento del ministero, Stefano Versari – sono ammessi alla classe successiva e alla prima classe della scuola media «anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione».

I docenti «possono non ammettere gli alunni alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione». Alle elementari, da quest’anno scolastico, la valutazione è tornata ad essere con i giudizi, non più con il voto numerico. Per la scuola media, la valutazione finale per le classi prime e seconde è espressa con il voto in decimi «tenendo conto dell’effettiva attività didattica svolta, in presenza e a distanza», spiega la circolare ministeriale, la quale stabilisce anche che «nel caso di parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline, il consiglio di classe può deliberare, con adeguata motivazione, la non ammissione alla classe successiva».

La valutazione del comportamento è espressa con un giudizio sintetico riportato nel documento di valutazione.

Il ministero stabilisce anche che «per procedere alla valutazione finale dell’alunno, le istituzioni scolastiche possono stabilire, per casi eccezionali, motivate e straordinarie deroghe rispetto al requisito di frequenza anche con riferimento alle specifiche situazioni dovute all’emergenza pandemica».

Nelle scuole superiori, nelle classi che non siano all’ultimo anno e non debbano quindi conseguire la maturità, il consiglio di classe procede alla valutazione degli studenti sulla base dell’attività didattica effettivamente svolta; sono ammessi alla classe successiva gli studenti che in sede di scrutinio conseguono un voto di comportamento non inferiore a sei decimi e una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina.

Nel caso in cui il voto dell’insegnamento trasversale di Educazione civica sia inferiore ai sei decimi, si sospende il giudizio. L’accertamento del recupero delle carenze formative relativo all’Educazione civica è affidato, collegialmente, a tutti i docenti che hanno impartito l’insegnamento nella classe, secondo il progetto d’istituto.

Anche per le superiori, per procedere alla valutazione finale dello studente, le scuole possono stabilire, per casi eccezionali, motivate e straordinarie, deroghe rispetto al requisito di frequenza, anche con riferimento alle specifiche situazioni dovute all’emergenza pandemica.

Ocse, gli adolescenti italiani sono «online» 35 ore la settimana, vulnerabili alle fake news

da Il Sole 24 Ore

di Giuliana Licini

Gli adolescenti trascorrono sempre più tempo online, leggendo miriadi di dati e informazioni di ogni genere, ma molto spesso non sono attrezzati per distinguere la loro attendibilità, intercettare le fake news, riconoscere un’interpretazione fuorviante o vedere la differenza tra un fatto e un’opinione. A sottolinearlo è uno studio dell’Ocse che analizza i risultati dei sondaggi condotti duranti i test internazionali Pisa.

L’Italia, che è sotto la media dei Paesi avanzati nelle competenze di lettura (voto 476 contro 487 Ocse), figura di frequente sotto la media anche nelle competenze digitali, cioè di comprensione critica del testo online. In base ai dati del 2018 (quindi pre-Covid), i teen ager in media passano 35 ore la settimana online, quasi il normale orario lavorativo di un adulto, con un netto aumento rispetto alle 21 ore del 2012.

I più connessi sono i ragazzi danesi con 47 ore la settimana e sopra le 40 ore ci sono i 15enni svedesi, cileni e degli Usa. Gli italiani sono invece in questo caso esattamente nella media Ocse con 35 ore, quasi il doppio comunque rispetto alle 18 ore del 2012, e per 28 ore “navigano” a casa e per le altre 7 a scuola. L’aumento degli adolescenti che utilizzano internet (l’88% in media nell’Ocse contro il 74% del 2006) e del tempo che vi dedicano non cambia solo le modalità di interazione tra persone, ma anche l’interazione con i testi.

Il vasto mare di informazione a cui si accede con un click, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, richiede infatti una maggiore selettività nella lettura, oltre a una maggiore capacità di analisi del testo.

Tuttavia, mentre l’uso di internet è un fenomeno ormai globale, l’opportunità di imparare le competenze digitali a scuola è lungi dall’essere universale. Di fronte al massiccio flusso di informazioni da internet, e-mail, social o chat, solo il 54% dei 15enni indica di essere preparato a scuola a distinguere tra un’informazione obiettiva e un’indicazione tendenziosa.

Vi sono naturalmente forti differenze tra Paesi: in Australia, Canada e Danimarca oltre il 70% dei 15enni riferisce di avere avuto un training per distinguere se un’informazione è attendibile o faziosa, ma la percentuale scende sotto il 45% in Lettonia, Repubblica Slovacca, Slovenia e Svizzera.

Anche l’Italia è sotto la media, con il 49%. A fare la differenza è pure lo status socio-economico: la percentuale degli studenti da contesti avvantaggiati a cui si insegna a ‘leggere’ adeguatamente dalle fonti digitali è di 8 punti superiore a quella dei ragazzi svantaggiati in media e in alcuni Paesi, come la Germania, la Svezia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, la percentuale arriva a 14 punti o più. L’Italia in questo caso è sotto la media, con 6 punti di differenza.

In genere, secondo il sondaggio, a scuola ai ragazzi si insegna soprattutto a capire le conseguenze di rendere pubbliche le informazioni online, cioè su Facebook, instagram o su qualche altro social (76%, Italia al 60%), mentre la competenza digitale meno diffusa è quella di riconoscere le e-mail spam o il phishing (40%, Italia al 27%).

Tra le competenze digitali insegnate a scuola vi sono poi la ricerca sul web tramite i motori come Google ( Ocse 56%, Italia 44%) e come decidere se fidarsi di un’informazione letta su internet (media 69%, Italia 58%).

Gli studenti di Danimarca, Germania, Irlanda, Giappone ed Olanda hanno mostrato per altro di essere i più preparati nelle strategie di lettura per rilevare la credibilità delle fonti ‘online’, mentre i ragazzi delle Filippine, dell’Indonesia e della Thailandia sono i più sprovveduti e anche gli italiani sono decisamente sotto la media. E ancora una volta, gli studenti socio-economicamente avvantaggiati sono i più preparati su questo fronte rispetto ai coetanei che vengono da contesti difficili, anche se nella Penisola il divario è tra i più limitati.

I dati Pisa 2018 mostrano inoltre che se gli studenti hanno l’opportunità di imparare a distinguere nella lettura tra un’informazione obiettiva e una faziosa a scuola, hanno anche una maggiore capacità di distinguere la differenza tra un fatto e un’opinione (in Italia la loro capacità è nuovamente sotto la media, 40% contro 47%) e questo influisce sulla comprensione del testo più del loro voto in lettura o del Pil pro-capite. Il che naturalmente non vuol dire che le opinioni non siano importanti per contestualizzare l’informazione.

Tuttavia – sottolinea l’Ocse – la capacità di distinguere i fatti dalle opinioni, di valutare la credibilità delle informazioni e di imparare le strategie per riconoscere le informazioni false o fuorvianti sono competenze necessarie per leggere nel mondo digitale. Le conseguenze della disinformazione sono ampiamente documentate, possono portare alla polarizzazione politica e a minare la fiducia nelle istituzioni pubbliche. Quindi, in ultima analisi, «la capacità di distinguere la buona informazione dalla cattiva è importante per preservare i valori democratici».

Scuola, si toccano i gangli anche se manca ancora una visione d’insieme

da Il Sole 24 Ore

di Andrea Gavosto*

Come ha sottolineato il presidente del Consiglio Mario Draghi, il Pnrr rappresenta la migliore opportunità di questa generazione per rilanciare la crescita economica e sociale dell’Italia. Il ruolo dell’istruzione – per il benessere di ogni individuo, dell’economia e del tessuto civile – è così centrale che inevitabilmente il piano le assegna un peso significativo: nel complesso si investiranno più di 20 miliardi in cinque anni, per affrontare alcuni dei troppi nodi irrisolti, dagli asili nido all’università.

Sono molti soldi, ma l’impegno resta immane. Per dare un’idea delle difficoltà, secondo l’ultima rilevazione Invalsi del 2019, almeno un terzo dei maturandi non raggiungeva il livello minimo di apprendimento indispensabile per il loro futuro, mentre nelle regioni del Sud si superava il 50%: c’è una voragine educativa da colmare. Analogamente, la percentuale di italiani sotto i 35 anni con una laurea è il 28%, la più bassa in Europa, anche per l’assenza di una formazione terziaria professionalizzante.

Come nel resto del Pnrr, il capitolo dedicato alla missione 4 (Istruzione e ricerca) propone sia una serie di riforme, per definire le linee di miglioramento del sistema, sia investimenti specifici a cui destinare i finanziamenti europei. Le riforme previste toccano gangli vitali della scuola: fra le altre, una ristrutturazione di tutta la filiera dell’istruzione tecnica e professionale; lo sviluppo degli Its, sia pure con obiettivi poco ambiziosi e senza un coordinamento con le lauree professionalizzanti; un orientamento efficace alle scelte della scuola superiore e dell’università; un nuovo meccanismo di reclutamento e carriera degli insegnanti, insieme alla riorganizzazione della loro formazione.

Se la lista è in gran parte condivisibile, convincono meno due aspetti: l’assenza di una visione d’insieme e la mancanza di dettagli. Un esempio della prima è quando, in sei righe, si annuncia una riforma dell’organizzazione della scuola, che prevede sia la riduzione degli allievi per classe sia il superamento delle classi formate per età per andare – immaginiamo – verso gruppi basati sul livello di abilità, tipici del modello anglosassone.

Al di là del giudizio di merito, queste due novità da sole costituirebbero una rivoluzione copernicana per la nostra scuola: se attuate, tutte le altre misure previste andrebbero radicalmente ripensate. Per contro, la riforma del reclutamento dei docenti, che con la formazione è la madre di ogni futuro miglioramento nella scuola appare troppo parca di dettagli: non stupisce, data la delicatezza politica e sindacale del tema, su cui è in corso uno scontro feroce all’interno della maggioranza; così però è difficile capire se agli insegnanti verrà data una migliore preparazione, soprattutto didattica. Molto positiva è l’idea di introdurre finalmente una carriera dei docenti che riconosca, attraverso progressione retributiva e responsabilità organizzative, i meriti di quelli più bravi e impegnati: se ne discute da tempo, che sia la volta buona?

Passando agli investimenti, la parte del leone tocca a due voci, in parte sovrapposte: l’aumento dell’offerta prescolare, fra 0 e 6 anni, e l’edilizia scolastica. I primi passi del percorso educativo di ogni bambino sono decisivi: giusto quindi ampliare la disponibilità di nidi e scuole dell’infanzia, soprattutto al Sud, investendo risorse ingenti (4,6 miliardi). Altre aree critiche, come la scuola media e la formazione professionale, avrebbero meritato simile attenzione. Per quanto riguarda gli edifici scolastici, la cifra complessiva (8 miliardi, al netto delle risorse per nidi e infanzia, incluse quelle per la Scuola 4.0) sembra essere di 2,5 miliardi inferiore rispetto al piano del governo Conte. Una perdita secca o li ritroviamo altrove, nel bilancio dello Stato? Preoccupa, inoltre, l’assenza di una logica che tenga insieme, anche operativamente, le tre dimensioni indissolubili dei nuovi ambienti di apprendimento: sicurezza, sostenibilità e qualità didattica. Importante è l’intervento straordinario per ridurre divari territoriali e povertà educativa, che prevede un aumento del tempo scolastico e la presenza di mentori esterni, anche online, in aiuto ai docenti e ai ragazzi, per aumentare le competenze di base di almeno un milione di studenti all’anno nelle aree arretrate. Tanto giusta quanto scontata è la scelta di sviluppare le competenze scientifiche, tallone d’Achille della nostra scuola, grazie a una didattica più moderna e sperimentale.

Nonostante squilibri e omissioni, nel Pnrr ci sono idee e risorse per dare linfa nuova all’istruzione italiana dopo il Covid, anche se va messa meglio a fuoco la visione d’insieme. La differenza la faranno la volontà di affrontare i nodi politicamente spinosi delle riforme, insieme alla capacità di esecuzione
e controllo dei progetti. La partita per il governo
è appena iniziata.

*Direttore Fondazione Agnelli

Scrutini 2021, ecco le indicazioni del Ministero alunni con disabilità o con DSA

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione, Stefano Versari, in una nota inviata ai dirigenti scolastici, dà ulteriori indicazioni in merito alla valutazione periodica e finale nelle classi intermedie per il primo e secondo ciclo di istruzione.

Per gli alunni e gli studenti con disabilità certificata ai sensi della legge n. 104 del 1992, si procede alla valutazione degli apprendimenti e del comportamento sulla base del piano educativo individualizzato, anche tenendo conto degli adattamenti richiesti dalle disposizioni impartite per affrontare l’emergenza epidemiologica. Per gli alunni e gli studenti con diagnosi di disturbo specifico di apprendimento ai sensi della legge n. 170 del 2010, la valutazione degli apprendimenti è coerente con il piano didattico personalizzato.

NOTA

Il riferimento restano il piano educativo individualizzato per gli studenti con disabilità e il piano didattico personalizzato per gli studenti con DSA.

Piano scuola estate, docenti e Ata parteciperanno solo volontariamente. Ecco quanto guadagneranno

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il Ministero dell’Istruzione ha varato nei giorni scorsi un Piano per l’estate da 510 milioni di euro. Questo per consentire a studentesse e studenti di recuperare socialità e rafforzare gli apprendimenti, usufruendo di laboratori per il potenziamento delle competenze, di attività educative incentrate su musica, arte, sport, digitale, percorsi sulla legalità e sulla sostenibilità, sulla tutela ambientale.

Il sondaggio realizzato da Orizzonte Scuola, che in meno di 24 ore ha visto la partecipazione di oltre 5 mila persone, rivela che gli utenti che non intendono partecipare alle attività d’estate sono 3725, più del 71% degli intervenuti totali. Chi invece pensa di partecipare alle attività estive previste dal piano del Ministero è stato il 18% del totale.

I Pon, per chi non lo sapesse, sono i progetti realizzati con i Fondi Strutturali Europei, per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale al fine di ridurre il divario fra le regioni più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo. Rappresentano lo strumento con il quale si offre alle scuole l’opportunità di accedere a risorse comunitarie aggiuntive rispetto a quelle ordinariamente a disposizione.

Per i progetti Pon, infatti, la misura del compenso è stabilita per i docenti in 70 euro lordi l’ora e sarà commisurata all’attività effettivamente svolta. La misura per il tutor, invece, può arrivare fino a 30 euro lordi l’ora. Compensi previsti anche per i dirigenti scolastici e il personale tecnico amministrativo eventualmente coinvolto.

Per calcolare il compenso netto per un docente interno bisognerà togliere Irap e Inpdap per il lordo dipendente. Da quello si tolgono le ritenute e si arriva al netto che è circa la metà (cifra netta poco al di sotto dei 35 euro).

Ecco il calcolo

Il lordo dipendente o “scorporo” si ottiene: importo lordo stato x 100/132,70 = lordo dipendente. Da questo importo si calcoli 8,80 di INPDAP; 0,35 CREDITO DIPENDENTE. Dall’importo si detrae IRPEF (23,27 o 38% a seconda della fascia) e si avranno gli emolumenti netti.

Identico passaggio dovrà essere fatto per il tutor per una cifra poco al di sotto dei 15 euro netti.

Per le altre attività che non sono progetti PON, dunque per le prestazioni aggiuntive o funzionali, ma anche per altre attività realizzate con i fondi del Ministero, si fa riferimento alla tabella 5 del CCNL del 2007  (cifre anche in questo caso al lordo).

Bianchi: la scuola diventi il motore del Paese

da La Tecnica della Scuola

Le Linee Programmatiche del Ministro dell’Istruzione Bianchi, presentate alle Commissioni Cultura di Camera e Senato il 4 maggio, hanno offerto l’opportunità di fare considerazioni nuove e importanti su una nuova Dirigenza scolastica e tecnica, necessaria alla scuola del post-covid per accompagnare le comunità professionali e le Istituzioni scolastiche verso necessarie innovazioni per affrontare con efficacia le sfide del futuro.

Testo presentazione Linee Programmatiche

Testo linee Programmatiche

Nel dibattito scaturito è da apprezzare l’onesta intellettuale del Ministro che, facendo una riflessione su questi primi 20 anni di autonomia funzionale delle Istituzioni scolastiche, non ha risparmiato considerazioni pesanti, ma necessarie per ripartire con il piede giusto, sull’operato tenuto finora da parte del Ministero e degli stessi Dirigenti scolastici.

Non ha avuto, quindi, remore il Ministro ad ammettere che spesso i Dirigenti scolastici sono stati considerati dal Ministero al pari di Dirigenti amministrativi cui inviare “atti troppo dettagliati”, ma contemporaneamente ha stigmatizzato come le “le istituzioni scolastiche non sempre hanno avuto un atteggiamento intraprendente nel valorizzare i propri spazi di autonomia e se pure assurte al rango costituzionale sino ad oggi hanno fatto fatica ad affermarsi compiutamente”.

Dalla necessità di “consentire all’autonomia funzionale delle scuole di esprimersi al meglio, in un armonico rapporto con il territorio e con la comunità” è opportuno, quindi, “liberare le scuole dai troppi adempimenti burocratici, che impediscono alle stesse di liberare le energie nella direzione dell’autonomia della didattica e della ricerca”.

Nelle Linee Programmatiche si riconosce quindi che per ridefinire il ruolo della scuola al servizio della persona e della comunità in cui opera è necessario “rilanciare l’autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche e permettere loro di poter erogare servizi adeguati”.

Fine delle reggenze?

La prima condizione per rilanciare l’autonomia, ha ammesso il Ministro “è che ogni istituzione possa contare sulla presenza di un suo dirigente scolastico e per questa ragione saranno banditi nuovi concorsi a cadenza regolare e con logica di programmazione”. Questo passaggio dovrebbe far presupporre che, al di là delle ragioni del dimensionamento. è necessario garantire a ogni Istituzione scolastica la presenza di un Dirigente titolare e dovrebbe finire, di conseguenza, la pratica deleteria delle reggenze?

Dirigenti tecnici

Accanto alla centralità della Dirigenza scolastica, per dare autorevolezza progettuale alle scuole, nelle Linee Programmatiche si riconosce che le “Istituzioni scolastiche, per rafforzare l’autonomia, hanno bisogno di essere supportate da figure professionali specifiche, in modo particolare dai dirigenti tecnici, il cui contingente è attualmente ridotto rispetto alle esigenze di tutte scuole e del territorio. Tali figure sono fondamentali per la qualificazione dell’azione amministrativa in campo educativo, per le funzioni di supporto alla formazione, innovazione e ricerca, per le azioni di monitoraggio, consulenza e accertamento, per la valutazione e il miglioramento del sistema nazionale d’istruzioneEd anche per queste figure si prevede l’espletamento imminente di un nuovo concorso”.

Dirigenti Scolastici e Tecnici e successo scolastico

Queste indicazioni programmatiche per rilanciare l’autonomia delle Istituzioni scolastiche in funzione del successo scolastico degli studenti avvalendosi delle competenze e di un nuovo ruolo dei Dirigenti Scolastici e Tecnici è di buon auspicio e scaturisce anche dal monitoraggio fatto da Indire su 15 dirigenti scolastici titolari del gruppo di scuole che fanno parte di “Avanguardie Educative” e che hanno spinto le loro scuole verso la sperimentazione e le innovazioni didattiche.

Il monitoraggio ha confermato come sia stato determinante e decisivo il ruolo del Dirigente scolastico nel motivare, sostenere, incoraggiare la propria comunità professionale nell’affrontare le innovazioni didattiche avvalendosi anche della collaborazione dei genitori e degli studenti.

Dirigenti scolastici e tecnici possono essere di guida e di sostegno, come “capitani di vela d’altura” per intraprende una “nuova rotta”, che permetta alle scuole di ridefinire il proprio ruolo e la propria funzione.

In questi primi venti anni di “esercizio di autonomia”, erroneamente, si è pensato da parte delle scuole di potersi limitare ad applicare semanticamente il concetto di “autonomia” come possibilità di “autodeterminarsi”, di “autogestirsi” con la conseguenza anche della autoreferenzialità e di un certo monadismo istituzionale. È necessario, invece, per il futuro, cogliere l’opportunità dell’autonomia per cercare di “rideterminare” il proprio ruolo e la propria funzione nei confronti dei bisogni formativi degli studenti e nei confronti della comunità di riferimento in una dimensione di “area vasta” e non di singola istituzione.

I fondi europei

La programmazione dei fondi strutturali europei ci invita alla progettazione di “area vasta”, come prefigurato anche nel decreto legislativo 66 del 2017 che assegna agli ambiti territoriali l’elaborazione di un Piano territoriale per l’inclusione assegnandone ad un dirigente tecnico il coordinamento e facendo prefigurare per esso il ruolo assegnato ad un’Authority territoriale per il successo scolastico.

Dalla nostra capacità e convinzione di voler e poter diventare protagonisti di una nuova sfida per il futuro dipende il successo e la crescita culturale del nostro Paese come ha voluto sottolineare il Ministro assegnando di fronte al Parlamento alla scuola il ruolo di essere il “motore del Paese”.

“I care”, il nuovo motto dell’Europa unita

da La Tecnica della Scuola

Il “mi sta a cuore” del prete-maestro di Barbiana, Don Lorenzo Milani, è un modo diverso per definire il principio di solidarietà che è il cardine dell’Europa dei 27.

Questa citazione della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel suo discorso allo “Stato dell’Unione” del 6 maggio, traccia il nuovo percorso, un vero cambio di passo della Comunità Europea che riprende il cammino dopo la grave crisi pandemica che ha travolto il vecchio continente.

Nel maggio 2021 si registrano i seguenti eventi: il Social Summit del 7 maggio ospitato a Porto dalla presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione Europea, con l’obiettivo generale di definire l’agenda della politica sociale europea per il prossimo decennio, garantendo di affrontare le sfide del presente e del futuro “senza lasciare indietro nessuno”; il vertice informale dei Capi di Stato e di governo dei 27 Paesi per discutere di questioni sociali, tra cui quelle connesse alla pandemia di Covid-19 il giorno 8 maggio e l’inaugurazione della “Conferenza sul futuro dell’Europa”, proprio il 9 maggio, che celebra la “Giornata Europea” nel ricordo della Dichiarazione del primo ministro francese Robert Schuman, a Parigi nel 1950.

In aprile è stata avviata una piattaforma digitale, nelle 24 lingue ufficiali dell’Unione, che offre a ciascuno la possibilità di iscriversi e prendere parte con le proprie proposte alla  Conferenza  e dai dibattiti  dei rappresentanti delle istituzioni comunitarie, dei Paesi aderenti e dei cittadini  si  dovrebbe giungere a  fornire orientamenti sul futuro dell’Unione cercando strade percorribili per andare incontro alle reali esigenze dei cittadini, che oggi chiedono salute, lavoro, scuola, sicurezza sociale, sostegno alle fragilità. In questo senso l’Ue può rivelarsi un adeguato livello di governance, riacquistando credibilità agli occhi degli europei.

L’Unione europea prova, ancora una volta, a cambiare marcia. La tragedia pandemica rappresenta, tutt’ora, un segnale d’allarme e impone profonde revisioni – non solo al vecchio continente, ma al mondo intero – su diversi piani: sanitario, economico, sociale, ecologico, politico-istituzionale. Il Covid-19 ha confermato che “nessuno si salva da solo” e che i nazionalismi (a partire dai “nazionalismi vaccinali”) sono semplicemente fuori tempo massimo e per nulla produttivi per il bene comune.

Nel rilanciare il motto di Don Milani e nel voler dare concretezza al suo messaggio, si recupera lo spirito e la volontà ricostruttiva pacificatrice dei Padri Fondatori, che a conclusione della seconda guerra mondiale hanno sognato un’Europa unita e solidale, a servizio dell’integrazione comunitaria nell’ottica di un’efficace inclusione sociale.

Nei 12 mesi scorsi, quando si è compreso che la pandemia non avrebbe risparmiato nessuno, si è progressivamente imposta una nuova convinzione: cercare risposte condivise al comune problema sanitario, che nel frattempo stava generando una profonda crisi economica, occupazionale e sociale e tali emergenze hanno trovato risposta nel Next Generation Eu, nel piano da 750 miliardi per fronteggiare la pandemia e i suoi effetti, dando avvio alla “nuova fase” dell’integrazione europea.

L’Italia sarà tra i Paesi potenzialmente più beneficiati da queste nuove politiche, con l’obbligo di sfruttare l’opportunità storica di un cambio di passo sempre rifiutato nei decenni passati.

Ritornano al cuore dell’agenda politica il primato del diritto alla salute e la centralità del lavoro, come pure la sostenibilità ambientale e uno sviluppo tecnologico a misura d’uomo, ma anche ampliamento della ricerca e dell’istruzione utilizzando i nuovi alfabeti tecnologici e digitali.

Nota 10 maggio 2021, AOODGPER 14671

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico – Ufficio IV
Personale docente ed educativo

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Direttore Generale del Dipartimento Istruzione della Provincia Autonoma TRENTO
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la Scuola delle Località Ladine BOLZANO
Al Sovrintendente Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta AOSTA
e p.c. Al MEF – Dipartimento dell’Amministrazione Generale del Personale e dei Servizi
Direzione Sistemi informativi e dell’Innovazione
dcsii.dag@pec.mef.gov.it
Alla Ragioneria Generale delle Stato
rgs.ragionieregenerale.coordinamento@pec.mef.gov.it
flussi.dematerializzati.rgs@pec.mef.gov.it

Oggetto: Delegazione convenzionale di pagamento – Nota MEF – DSII – Prot. 24837 del 04/05/2021.

Nota 10 maggio 2021, AOODGSIP 1148

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico

Agli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente scolastico per la lingua italiana – BOLZANO
All’Intendenza scolastica per la lingua tedesca – BOLZANO
All’Intendenza scolastica per la lingua ladina – BOLZANO
Al Sovrintendente scolastico per la Provincia di – TRENTO
Alla Sovrintendenza agli studi per la Regione autonoma della Valle d’Aosta – AOSTA
e p.c. Ai Dirigenti Scolastici delle Scuole di ogni ordine e grado LORO SEDI
Ai referenti regionali per le attività di contrasto del bullismo e del cyberbullismo (individuati sulla base della legge 71/2017)

OGGETTO: Azioni di educazione ad un uso corretto e consapevole della Rete e delle tecnologie digitali. Aperte le iscrizioni al percorso ePolicy del progetto Generazioni Connesse, rivolto a tutte le scuole Primarie e Secondarie di I e II grado.

Nota 10 maggio 2021, AOODGOSV 11299

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l ‘internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione
UFF I

Agli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Ai Dirigenti Scolastici delle Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado Statali e Parietari LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi della Valle d’Aosta AOSTA
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione per la Provincia Autonoma di TRENTO
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di BOLZANO
Al Sovrintendente Scolastico della Provincia di BOLZANO

Oggetto: Scuola estiva di astronomia, per la preparazione e la partecipazione alle Olimpiadi di Astronomia “A scuola di Stelle”.