Togliamo la mascherina al green-pass

Togliamo la mascherina al green-pass… e vediamo cosa si nasconde dietro

Inizia il nuovo anno scolastico, questa volta sotto l’insegna del green-pass; questa misura del governo che per quanto riguarda la scuola assume aspetti particolarmente illogici e sembra manifestare una sorta di punitiva volontà di rivalsa nei confronti di una categoria che si è vaccinata oltre il 90%.

Sosteniamo che il green-pass svolge un’opera di distrattore, che fa seguito alla campagna propagandistica sulla scuola estiva, e gioca un ruolo chiave nel nascondere i reali problemi che, anche nella nostra regione, funestano questo inizio di anno scolastico a causa di ciò che la politica non ha voluto fare.

Gli organici non sono stati adeguati alle necessità: ci troviamo con un numero di classi complessivo addirittura diminuito rispetto allo scorso anno con un conseguente aumento del numero di studenti per classe (alla faccia dell’abolizione delle classi pollaio). Le risorse previste per il cosiddetto organico covid sono notevolmente ridotte e limitate a contratti che scadranno il 31 dicembre 2021 rendendo di fatto impossibile quello sdoppiamento delle classi che lo scorso anno aveva consentito di rispettare le norme sul distanziamento, almeno in alcune situazioni. Tutte quelle classi sono state tagliate in organico di diritto e non è stato possibile ripristinarle in organico di fatto né sarà possibile farlo con l’arrivo dell’organico covid. Tutto ciò è possibile anche grazie alla scomparsa dei vincoli di distanziamento, derubricati a mera raccomandazione, per risparmiare sugli spazi e sugli organici.

Il ministro Bianchi millanta un impegno straordinario a favore delle singole scuole con emergenza classi pollaio, ma ciò si tradurrà, nella migliore delle ipotesi, in qualche risorsa aggiuntiva assegnata a giochi fatti, con la formazione delle classi già ultimata; si tratterà di risorse finalizzate ad estemporanei e limitati  interventi-cerotto per mitigare lo scempio che continua a protrarsi anche dopo due anni di scuola a distanza.

Ma per il ministro Bianchi e per l’intero governo, bisogna ricordarlo, 27 alunni per classe vanno comunque bene, rappresentano la norma e non pongono nessun problema educativo, vengono infatti definite classi pollaio solo quelle con 30 e passa studenti! Nessuna forza politica di governo infatti ha pensato che sarebbe stato il momento buono per prendere di petto il problema, facendosi promotrice di  un intervento legislativo che ridefinisse i parametri sul numero massimo di studenti per classe e ponesse fine allo scempio della Legge Gelmini-Tremonti del 2008 che ne ha imposto l’innalzamento!

A ciò si aggiunge la gravissima e disarmante situazione dei corsi serali. L’impossibilità di assicurare l’inizio regolare delle lezioni a tutti gli studenti iscritti ai corsi serali per carenze di organico rappresenta uno schiaffo alla scuola intera e alla sua funzione sociale, tanto più nel periodo che attraversiamo: un livello di inettitudine politica e amministrativa che rasenta l’impensabile.  Quasi ci vergogniamo a dover chiedere oggi un intervento immediato straordinario sugli organici dei serali (e non certo utilizzando l’organico covid al 31 dicembre!) per garantire il mero diritto ad andare a scuola alle e agli studenti adulti regolarmente iscritti.

Sul fronte precariato come previsto le assunzioni hanno rappresentato una goccia nel mare: si prevedono ancora oltre 150.000 posti assegnati a supplenza annuale lasciando sostanzialmente inalterato il problema del  precariato. 

Le richieste di Tempo Pieno delle scuole e delle famiglie continuano a rimanere in gran parte disattese e rifiutate. Inoltre nella scuola primaria assistiamo all’endemica difficoltà nel reperire supplenti. Com’è possibile che la facoltà di Scienze della Formazione Primaria sia a numero chiuso, quando il numero di insegnanti è così scarso?

Intanto si assiste all’ennesima farsa generata dal nuovo “algoritmo” che ha già presentato problemi ed è stato “riavviato” nel corso delle assegnazioni delle supplenze, generando, come prevedibile, disguidi e disparità che daranno luogo a ricorsi e revisioni delle nomine con gravi danni per tutti, a partire dagli studenti.

Infine rimane critico il nodo degli spazi: non solo si è derogato alle norme sul distanziamento che imponeva il reperimento di spazi aggiuntivi, ma diverse scuole superiori non sono in grado neppure di far fronte all’aumento di iscrizioni e stanno programmando il ricorso straordinario alla DAD, cosa che peraltro non è assolutamente né prevista nè permessa dalle attuali normative e circolari. Come avevamo denunciato già lo scorso anno lo sdoganamento della DAD avrebbe comportato il rischio concretissimo di incorporarla come elemento strutturale del funzionamento delle scuole e quindi come via di fuga per far fronte a situazioni, come l’attuale mancanza di aule, che nulla hanno a che fare con l’emergenza. 

Come Cobas, insieme a tutti coloro che hanno a cuore le sorti della scuola pubblica, rifiutiamo di farci schiacciare su una discussione che cerca di spostare l’attenzione sulla esigua minoranza che non ha ancora ricevuto il vaccino per creare un nuovo capro espiatorio (che non sarà certo l’ultimo) su cui scaricare le responsabilità dei problemi che si verificano e si verificheranno nel corso dell’anno scolastico e in definitiva le inefficienze di chi governa.

Siamo assolutamente distanti da qualsiasi posizione no-vax; non è in discussione l’importanza del vaccino nella lotta alla pandemia, ma piuttosto l’uso politico dell’emergenza per finalità diverse e per certi versi addirittura in contrasto con le misure di tutela della sicurezza nelle scuole, nelle quali il distanziamento è stato derubricato a semplice raccomandazione e continua a non essere adottata alcuna misura di tracciamento come se il virus fosse magicamente scomparso con il controllo del green-pass di una parte peraltro minoritaria di chi frequenta quotidianamente le scuole.

Per questi motivi aderiamo e sosteniamo la mobilitazione lanciata da PaS per il 20 settembre (primo giorno di scuola in Puglia e Campania, due delle regioni dove la scuola ė stata più martoriata)  e, come passo di avvicinamento, lanciamo un presidio il giorno 13 (primo giorno di scuola nella nostra regione) alle ore 15 sotto l’ufficio scolastico in via de’ Castagnoli 1 per sostenere con forza le misure di cui ha bisogno il rilancio della scuola pubblica: 

  • la riduzione del numero di alunni per classe
  • l’assunzione dei precari e delle precarie per coprire le carenze di organico
  • l’assegnazione degli organici per  il funzionamento regolare delle scuole serali
  • l’accoglimento delle richieste di ampliamento del tempo pieno
  • il reperimento di spazi adeguati 
  • il rifiuto totale e assoluto della DAD
  • il rifiuto del green-pass
  • l’istituzione di presidi sanitari nelle scuole, che svolgano anche funzione di tracciamento e monitoraggio
  • la predisposizione, nell’ambito di questa opera di tracciamento, di tamponi rapidi gratuiti per tutta popolazione scolastica

Lunedì 13 Settembre ore 15

presidio sotto l’Ufficio scolastico regionale,

in via de’ Castagnoli 1

COBAS SCUOLA BOLOGNA

Sul Crocifisso

Sul Crocifisso

di Gabriele Boselli

La recente enigmatica se non ambigua sentenza della Cassazione concede da un lato l’apertura al mistero, all’infinito così come intravedibili attraverso la storia dell’uomo; ma può essere agitata anche come autorizzazione all’intolleranza verso il simbolo essenziale della nostra civiltà.

Non penso si possa aprire all’intolleranza per il nostro simbolo cardinale. Per due millenni si sono incardinati nel Crocifisso tutti i saperi d’Occidente e ancora costituisce la struttura sintattica profonda (syn-taxis, vettrice d’orientamento all’Intero) del nostro in-tendere il visibile e l’invisibile. 


Essenza della laicità

 In un’aula coesistono e con varia intensità convivono diverse fedi e non fedi e diverse disponibilità ad accettare quelle altrui. Certamente la scuola di Stato è laica, non solo nel senso che non è esercitata da chierici ma anche in quello che ha un orizzonte valoriale incentrato sulla storia del cristianesimo  ma aperto a una pluralità di credenze e di valori con un minimo comune denominatore indicato nella Costituzione.

Laico è chi non teme alcun simbolo e nelle nostre contrade è orgoglioso del Crocifisso come -risiedendo in India- lo sarebbe di Brahma. Laico non significa solo “non sacerdote”, non-custode di un sacro assolutamente precostituito. Laicità non significa neutralità valoriale né indifferenza al senso della vita umana e al mistero in cui questa accade come narrati nella nostra terra dalla tradizione cristiana. Laico non tanto è colui che dichiara di non professare alcuna fede, sia religiosa che non; laicità è abito mentale di chi non ha rifiutato il calice dell’incertezza propostogli dai saperi della modernità e si assume la responsabilità della scelta. Laicità non è intolleranza.

Laico è chi è impegnato nello sforzo costante di guadagnare una prospettiva sull’Intero la più alta possibile. Laicità è capacità di credere nei propri valori sapendo che ne esistono altri, anch’essi rispettabili purchè tengano conto dei diritti essenziali della persona. E’ consapevolezza che senza idee non c’è possibilità di esistenza autentica e nel contempo queste vanno intese come vie verso una ricerca incessante e non come procedure di archiviazione e applicazione.

La questione ermeneutica è essenziale.  C’è chi interpreta il dettato divino come fondamento immutabile e chi lo interpreta come fondazione, ovvero come eredità attiva, dinamica, serie di linee di attrazione che portano la persona ad agire dialetticamente per il mondo e per il Dio in cui confida. 

 
Umiltà nella proposizione sul numinoso


A mio avviso la cultura che la scuola trasmette e le stesse discipline che insegna sono intrise dei valori del cristianesimo, essendo anche eredità di 1500 anni in cui la teologia rappresentava la scienza in cui tutto il sapere era incardinato. In ogni sapere contemporaneo e nei suoi simboli riverbera la potenza fondazionale dei secoli in cui la teologia era la scienza regina. Anche la pedagogia e parte degli ordinamenti scolastici sono ispirati dal cristianesimo: i principi di uguaglianza, fratellanza, accoglienza, tradizione. 

Quel che deve differenziare una scuola di Stato da una a forte vocazione identitaria, sia essa religiosa o altro, è l’umiltà della non affermazione delle proprie tesi come assolutamente vere, come incontrovertibile sistema di certezze ma come patrimonio che si ha il dovere di mostrare  e offrire insieme alla facoltà di accettare o sottrarvisi.

 
..e in ogni aula un Crocifisso, una Bibbia, un insegnante/Maestro

Ciò che è dato (documenti, simboli, immagini, costruzioni) è dato e deve avviarsi un processo di comune riconoscimento; poi c’è il processo interpretativo e proiettivo che costituisce i fatti in atti, espande e personalizza i significati.

Personalmente ritengo che ogni aula d’Europa stia dunque bene il crocifisso come simbolo di due millenni di storia, addensamento materiale di due millenni di dolore, di emersioni dal dolore, di persecuzioni e liberazioni, di interrogazioni su ciò che sta oltre tutti i cieli.  Il Crocifisso è un testo che tutti ereditiamo nascendo in questa terra. Poi c’è la Bibbia, il libro all’origine di tutti i libri (piuttosto negletto per la verità) e poi c’è un insegnante che a volte riesce a essere un Maestro il quale può essere legittimamente convinto che Dio sia o non sia, che esista e che non esista; essere una persona che nutre la certezza del nulla dopo la morte o quella di una vita eterna; vi è il di-sperato e chi spera, anche se non è certo, di poter incontrare nell’altrove le persone amate.

 La pluralità delle posizioni personali non può però confliggere con il dovere di illustrare il carattere fondazionale e non fondativo della nostra eredità religiosa come struttura culturale essenziale della  costellazione dei valori essenziali della nostra forma di civiltà.


Gli insegnanti/Maestri e il loro accennare

 La conoscenza religiosa, insieme alla musica, alla poesia, a tutte le discipline ha molto da dire e in modo profondo con i suoi testi e i suoi simboli sui grandi interrogativi dell’esistenza: la fragilità e la forza della condizione umana, il dolore, il male, la sofferenza, la gioia, la morte, la speranza, figlia virtuosa dell’incertezza. A partire dalle scritture sacre come da quelle che non dichiarano un’ispirazione divina, Dio può essere narrato (non “dimostrato”) come l’insieme del reale e l’Ente che è pensato da millenni come punto di origine e conversione, termine in cui vengono a collimare tutte le direzioni di senso.

 Ma introdurre ai fenomeni religiosi della vita è primariamente aprire ai ragazzi uno squarcio sul velo dell’apparenza (oggi principalmente elettronica) per gettare insieme lo sguardo oltre i confini del visibile e del contingente. La persona umana va protetta e difesa dall’alienazione dell’incultura religiosa poichè va lasciata aprirsi come  un “frammento del futuro”, una creatura (Schillebeek) nel senso etimologico del termine: una entità creaturale che non è stata ma sarà creata, nell’infinito processo in cui quel che in-tendiamo come Dio distende il proprio essere.

La scuola non appartiene esclusivamente all’epoca, non può essere integralisticamente “secolare”. Pensa anche nelle forme della contingenza storica ma attraversa l’epoca “epochizzandola”, mettendola tra parentesi, esperendola e traendosene fuori, con l’eredità dei millenni trascorsi e la proiezione/profezia verso quelli venturi. Pensa quel che sta entro l’orizzonte e l’attualità ma sa anche indirizzare lo sguardooltre l’ultima stella, a prima del “fiat lux” come a quando la vicenda di tutti gli universi sarà compiuta.

Testi fondazionali

  • Bibbia (qualsiasi edizione)
  • Divina Commedia ( “  )
  • Franz Rosenzweig La stella della redenzione, 1918, ed it. Adelphi, 1985  II it. Presso Vita e pensiero, 2017

Scuola, genitori con green pass

da Il Sole 24 Ore

di Marzio Bartoloni

«A breve ci sarà un intervento più ampio di estensione dell’obbligo del Green pass». Il premier Mario Draghi non abbandona la rotta già tracciata e lo annuncia ai ministri riuniti in consiglio dei ministri ieri per il via libera al decreto che ha fatto muovere un altro passo verso l’estensione più ampia del certificato verde che ora dovrà esibire chiunque entri a scuola:  il pass già previsto per il personale scolastico non sarà richiesto solo a chi ci lavora – dalle mense alle pulizie comprese le ditte esterne -, ma anche ai genitori che accompagnano i figli dentro gli istituti, compresi i più piccoli che frequentano gli asili o a chi deve entrare per un colloquio con un prof. Stessi obblighi per «chiunque accede» – così recita il decreto che non lascia adito a dubbi – anche in università, accademie e conservatori oltre che negli Its, gli Istituti tecnici superiori dove sarà chiesto il pass anche agli studenti (come già avviene per gli universitari). Misure, queste, necessarie per far partire in sicurezza già dai prossimi giorni l’anno scolastico. A controllare il pass saranno i dirigenti delle istituzioni scolastiche ma anche i datori di lavoro. Previste sanzioni da 400 a mille euro sia per chi non ha il pass sia per i dirigenti e i datori di lavoro ai quali sono demandati i controlli.

Ma per Draghi questo è appunto solo un primo passo, un “antipasto” prima del piatto forte finora rinviato dopo le tensioni nella maggioranza per la frenata della Lega: si tratta dell’obbligo di certificato verde per i dipendenti della Pa e per i lavoratori dove già oggi viene chiesto il pass, due ingredienti del nuovo menu di misure che saranno sul tavolo del Governo già la prossima settimana e su cui Draghi non vuole fare passi indietro. Si ragiona al momento se approvare un solo provvedimento già la prossima settimana con le misure per Pa e privato, o se procedere a tappe partendo prima dai lavoratori di alcuni settori (ristoranti, trasporti, cinema, teatri, ecc.) per poi estendere l’obbligo di pass ai dipendenti pubblici per i quali Salvini chiede di limitare il certificato ai soli sportelli al pubblico. Mentre per il resto dei lavoratori del privato si dovrebbe aspettare ancora. Un nodo questo della gradualità o dell’immediato intervento che si scioglierà in cabina di regìa dove si proverà a mediare . «Lo estenderemo nelle prossime settimane, la linea del Governo è netta. È uno strumento per aprire una fase nuova», ha ribadito ieri il ministro della Salute Roberto Speranza che spinge dall’inizio per un allargamento immediato del pass.

Intanto il decreto di ieri lancia anche un segnale sul percorso verso l’obbligo vaccinale, considerato oggi ancora un opzione da valutare solo dal prossimo autunno, ma che viene per la prima volta esteso al di fuori della platea sanitaria, l’unica dove al momento vige l’obbligo: dal 10 ottobre – si legge nella bozza del dl licenziato ieri – «si applica altresì a tutti i soggetti anche esterni che svolgono, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa» nelle Residenze sanitarie per gli anziani. Una scelta, questa, che nasce della esplicita richiesta di chi gestisce queste strutture così colpite dal Covid che proprio nei giorni scorsi avevano scritto una lettera inviata al premier Draghi e al ministro Speranza – firmata dalla principali associazioni di settore (Agespi, Anaste, Aris e Uneba) – per chiedere di estendere l’obbligo vaccinale a tutto il personale che opera in queste strutture dove si entra in contatto ogni giorno con pazienti particolarmente fragili (grandi anziani e disabili) e dove si cominciano a rivedere i contagi. Si tratta di tantissimi operatori – in tutto nelle Rsa lavorano circa 250mila persone – tra amministrativi, personale che fa pulizie o prepara i pasti, compresi gli ausiliari socio assistenziali (circa 130mila)  che si occupano dei bisogni dei ricoverati, ma finora esclusi dall’obbligo che per legge è scattato da aprile scorso solo per il personale sanitario. Per chi non rispetterà l’obbligo è prevista la sospensione della prestazione lavorativa e dunque dello stipendio. Anche in questo caso i controlli spettano ai dirigenti delle strutture sanitarie e ai datori di lavoro.


Green pass scuola, a chi si applica, chi è esonerato, fino a quando sono in vigore le norme. FAQ sul nuovo decreto

da OrizzonteScuola

Di redazione

Giovedì pomeriggio il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per fronteggiare l’emergenza da COVID-19 in ambito scolastico, della formazione superiore e socio sanitario-assistenziale.

Fino a quando sono in vigore le norme?

Le nuove norme restano in vigore sino al 31 dicembre prossimo, termine di cessazione dello stato di emergenza

A chi si applica?

L’obbligo, in base al decreto legge 9 settembre, si applica a chiunque accede a tutte le strutture delle istituzioni scolastiche, educative e formative. Quindi anche i lavoratori esterni sono tenuti ad avere il green pass per accedere ai locali scolastici: sia il personale delle mense, sia gli addetti alle ditte di pulizia.

Il green pass sarà obbligatorio anche per i genitori?

Sì, per accedere ai locali scolastici o di qualsiasi istituzione educativa e formativa anche i genitori degli alunni devono avere la certificazione verde. Il genitore deve avere il green pass anche se entra nella scuola per andare a un colloquio con i docenti, o solo per firmare una giustificazione, per portare un libro dimenticato o per accompagnare il proprio figlio.

Il green pass vale per gli studenti?

No, l’obbligo non vale per gli studenti delle scuole, che possono accedere ai locali scolastici senza green pass, ma rispettando alcune regole: indossare la mascherina a meno che tutta la classe sia vaccinata e rispettare il distanziamento di almeno un metro.

Il green pass vale anche per i centri dedicati all’infanzia?

Chiunque accede a tutte le strutture delle istituzioni scolastiche, educative e formative è tenuto a possedere la certificazione verde. La norma si applica anche ai servizi educativi per l’infanzia.

E per gli Its?

Sì. L’obbligo di green pass vale, non solo per il personale, ma anche per gli studenti degli Istituti tecnici superiori (Its), oltre che per gli studenti che frequentano università, conservatori e accademie.

Chi è esonerato?

A scuola sono esonerati dal possesso del green pass non solo gli studenti, ma anche i soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute.

Sono previste sanzioni per chi entra a scuola senza green pass?

Sanzione dai 400 ai 1ooo euro per chi, pur avendo l’obbligo, non ha il green pass. Per i docenti c’è la sanzione aggiuntiva, dopo cinque giorni, della sospensione dello stipendio. A controllare il pass saranno i dirigenti delle istituzioni scolastiche, ma anche i datori di lavoro. Previste sanzioni da 400 a 1000 euro sia per chi non ha il pass sia per i dirigenti e i datori di lavoro ai quali sono demandati i controlli.

Come funziona la piattaforma per il controllo della certificazione?

Da lunedì 13 settembre, con l’inizio delle lezioni nella maggior parte delle regioni d’Italia, i dirigenti scolastici, o i loro delegati, avranno a disposizione uno strumento agile per poter controllare, in tempo reale, ogni giorno, lo stato (attivo/non attivo) del green pass dei dipendenti scolastici.

La piattaforma sarà inserita nel sistema informativo del Ministero dell’Istruzione, già noto ai dirigenti. Il controllo avverrà in pochi passaggi. Basterà entrare nel sistema e selezionare la propria scuola per poter visualizzare, nel totale rispetto della privacy, l’elenco dei pass attivi e non attivi.

Ogni dirigente potrà visualizzare, una volta entrato in piattaforma, sia la propria scuola che quelle di cui dovesse essere reggente. Il tutto in un’unica schermata. Sarà possibile delegare il controllo a un altro dipendente della scuola. Tutto il sistema è pensato per salvaguardare la privacy: non è possibile conoscere la motivazione di un eventuale green pass non attivo.

NOTA

GUIDA OPERATIVA

Allegato 2 – Conferimento di delega di funzioni ai fini della verifica della certificazione verde Covid-19 del personale docente e ATA

Allegato 3 – Informativa sul trattamento dei dati personali per la verifica del possesso delle certificazioni verdi Covid-19 del personale

Classe e organici, solo dopo informazione e confronto con i sindacati. Il CCNL 2016/2018

da La Tecnica della Scuola

Nel ridefinire e potenziare le relazioni sindacali il CCNL 2016/2018 ha introdotto, oltre alla Contrattazione integrativa d’Istituto, due aspetti importanti e delicati: l’informazione e il confronto.

Questi sono di fatto due modelli relazionali che mirano ad instaurare quel necessario dialogo costruttivo tra le parti, pubblica e sindacale, relativamente all’organizzazione complessa dell’istituzione scolastica e ai rapporti di lavoro garantendo una partecipazione attiva e trasparente.

L’informazione

L’art. 5 definisce l’informazione quale presupposto per il corretto esercizio delle relazioni sindacali e dei relativi strumenti. Sono oggetto di informazione tutte le materie per le quali si prevede il confronto o la contrattazione. Con l’informazione il dirigente scolastico trasmette dati ed elementi alla parte sindacale per consentire loro di prendere conoscenza delle questioni inerenti alle materie di confronto e di contrattazione integrativa, procedere ad una valutazione ed esprimere osservazioni e proposte.

Sono oggetto di informazione tutte le materie per le quali si prevedono il confronto o la contrattazione integrativa, costituendo presupposto per la loro attivazione.

Specificatamente a livello di istituzione scolastica l’art.22, comma 9 definisce quale oggetto di informazione le seguenti materie:

  • proposta di formazione delle classi e degli organici
  • criteri di attuazione dei progetti nazionali ed europei

Il Dirigente scolastico deve dare l’informazione in tempi congrui rispetto alle operazioni propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico.

Il confronto

L’art.6 del CCNL 2016/18 definisce il confronto “la modalità attraverso la quale si instaura un dialogo approfondito sulle materie rimesse ai diversi livelli di relazione (nazionale, regionale e di singola scuola), al fine di consentire ai soggetti sindacali di esprimere valutazioni esaustive e di partecipare costruttivamente alla definizione delle misure che l’amministrazione intende adottare”. 

Il Dirigente trasmette le informazioni ai soggetti sindacali, che, entro 5 giorni, possono richiedere il confronto. L’incontro può anche essere proposto dall’amministrazione contestualmente all’invio dell’informazione. Il periodo durante il quale si svolgono gli incontri non può essere superiore a quindici giorni. Al termine del confronto è redatta una sintesi dei lavori e delle posizioni emerse.

Ai sensi dell’art.22 comma 8 sono oggetto di confronto:

  • l’articolazione dell’orario di lavoro del personale docente, educativo ed ATA, nonché i criteri per l’individuazione del medesimo personale da utilizzare nelle attività retribuite con il Fondo d’Istituto
  • i criteri riguardanti le assegnazioni alle sedi di servizio all’interno dell’istituzione scolastica del personale docente, educativo ed ATA
  • i criteri per la fruizione dei permessi per l’aggiornamento
  • la promozione della legalità, della qualità del lavoro e del benessere organizzativo e l’individuazione delle misure di prevenzione dello stress da lavoro-correlato e di fenomeni di burn-out.

Cyberbullismo, il Garante privacy spiega ai ragazzi come difendersi

da La Tecnica della Scuola

Con il termine «cyberbullismo» si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali realizzati, per via telematica, a danno di minori, nonché la diffusione di contenuti on line riguardanti uno o più componenti della famiglia di un minore con lo scopo di isolarlo, attaccarlo o metterlo in ridicolo.

La definizione è contenuta in una scheda informativa, realizzata dal Garante privacy, per spiegare ai ragazzi come difendersi da questo fenomeno dell’era moderna.

Infografica – Legge n 71 2017 sul cyberbullismo

Nella scheda il Garante spiega quali azioni intraprendere quando si è vittima di cyberbullismo. Insieme al documento, il Garante ha anche predisposto un video.

Infine, ha reso disponibile anche un modello di reclamo.

MODELLO per la segnalazione/reclamo in materia di cyberbullismo

da inviare a: cyberbullismo@gpdp.it

Green pass genitori, Bianchi: “Hanno sempre portato i figli alle porte della scuola”

da La Tecnica della Scuola

Non più solo il personale della scuola, ma adesso tutti coloro che accederanno in un istituto scolastico dovranno presentare il green pass. Tra questi i lavoratori delle ditte esterne che prestano servizio nelle scuole, ma anche i genitori degli alunni. Su questi ultimi è intervenuto il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli che a ‘Omnibus’ su La7 ha affermato come ci sia il rischio di creare assembramenti all’interno e all’esterno delle scuole.

La risposta del ministro Patrizio Bianchi non si è fatta attendere e a margine di un convegno a Reggio Emilia, il titolare del dicastero dell’istruzione ha dichiarato: “L’assembramento non c’è, i genitori hanno sempre portato i figli alle porte della scuola. Il genitore che deve entrare a scuola per parlare con un insegnante, lo farà nella tutela di tutti. È quello che stiamo facendo e che abbiamo sempre fatto”.  Bianchi ha poi ribadito che i ragazzi non dovranno presentare il green pass ad eccezione dei ragazzi iscritti agli Its e gli universitari. “I ragazzi non sono fonte di preoccupazione, stanno facendo già tantissimo e sono tra le categorie col più alto tasso di vaccinati del Paese”.

Green pass a scuola anche per i genitori. I presidi: ‘Problemi enormi per le scuole’

da Tuttoscuola

Capisco l’esigenza di estendere il green pass ai genitori” che accompagnano i figli a scuola ma questo creerà “un enorme problema alle scuole“. E’ quanto dichiara Antonello Giannelli, Presidente nazionale della associazione presidi, a Omnibus La7 dopo l’approvazione di ieri in Consiglio dei ministri del decreto che estende l’obbligo di esibire il green pass per chiunque entri a scuola, genitori compresi. Esclusi gli studenti.

“Per i controlli si creeranno code all’esterno o all’interno delle scuole con il rischio di creare assembramenti“, ha spiegato dunque il presidente dell’Anp per il quale non si può fare “un paragone con i ristoranti o con le stazioni perché in questi casi non entrano tutti allo stesso minuto come avviene invece nelle scuole”.

Il problema dei trasporti – ha evidenziato – come quello dei locali, per la riapertura delle scuole non è stato risolto. Per i trasporti si prevede in alcuni casi “lo scaglionamento dell’orario di entrata tra le 8 e le 10”.  “Sono assolutamente contrario, si stravolgono i tempi dei ragazzi che tornerebbero in alcuni casi alle 17 senza un pasto caldo e a quell’età è un problema”. Resta poi “il problema delle classi pollaio, anche se io non amo questo termine. La situazione, dal punto di vista dei locali, è infatti identica a quella di settembre 2020″, ha concluso Giannelli.