AA.VV., Capodanno in giallo

Tanti autori, tanti lettori

di Antonio Stanca

   Con Capodanno in giallo, riedito l’anno scorso da Sellerio nella serie “Promemoria”, la casa editrice siciliana ha voluto continuare un progetto iniziato da tempo che consiste nella pubblicazione periodica di una breve antologia di racconti “gialli”. Ha avuto molto successo, vi hanno aderito scrittori di questo genere, ognuno con un racconto, e attirati sono stati i lettori dalla possibilità, dalla facilità di venire a contatto, tramite una lettura unica, con autori diversi, col loro diverso modo di scrivere, costruire una vicenda, con vicende diverse.

   Un’iniziativa riuscita si può dire! Una finalità didattica, sociale ha assunto!

   Anche in Capodanno in giallo ci sono autori tra i più noti del genere quali Aykol, Camilleri, Costa, Malvaldi, Manzini, Recami. Nell’antologia compare un loro racconto. Ogni racconto è un caso poliziesco, ogni caso un enigma da risolvere, in ognuno tra chi è colpevole, chi indaga, chi assiste, chi partecipa, chi sa, chi non sa, chi parla, chi tace, tra uomini e donne, innamorati e amanti, sono tante le persone che compaiono, si muovono, tanti i luoghi che le vedono, tanti i motivi, gli interessi, i rapporti che tra loro corrono. Se alla varietà propria di un singolo racconto si aggiunge quella di ogni altro, quella che li fa diversi tra loro, si capisce l’interesse che queste pubblicazioni stanno suscitando tra i lettori. Li incuriosiscono per le tante cose che fanno loro scoprire, sapere. Come la promessa di un piacere si presentano e da qui il loro successo. Permettono di passare con una sola lettura da una città ad un’altra, da un reato ad un altro, da un investigatore ad un altro, di trovarsi tra ambienti, persone, usi, costumi completamente diversi, di partecipare di vite diverse. In uno spettacolo variamente composito si trasformano queste antologie, uno spettacolo ricco di sorprese, rivelazioni e tutto tramite un solo libro.

   È un progetto che sta riuscendo bene e non poteva andare diversamente. C’è d’ammirarlo sia per quanto fa conoscere sia perché in una maniera utile a promuovere la lettura si è trasformato. Si pensa tanto a come fare, Sellerio lo sta facendo!

La scuola non è il capro espiatorio

La scuola non è il capro espiatorio

Franco Buccino

(Repubblica ed. Napoli, 14 febbraio 2024)

La scuola torna alla ribalta per continui e recenti casi di aggressioni agli insegnanti da parte di studenti o genitori. Ancor più spesso è chiamata in causa per tutto o quasi tutto ciò di negativo che avviene fuori, come se avesse, o avesse avuto, chissà quale potere taumaturgico. Per affrontare qualunque problema bisognerebbe “cominciare dalla scuola”… Quasi mai ci interessiamo del “prodotto” e men che mai degli “strumenti di produzione”: percorsi didattici, laboratori, audiovisivi, visite istruttive, attività sportive. Neanche ci interessano i progressi degli studenti, i loro problemi, le crisi, le disabilità, la dispersione.     Forse, all’origine c’è una visione distorta della realtà: pensare che la scuola sia fuori, sia altro rispetto alla società, e non parte integrante e immagine di essa.

Quotidianamente vediamo o leggiamo di baby gang, di episodi di bullismo, di violenze d’ogni genere con minori, protagonisti o vittime. Neanche più ci stupiamo. Eppure sappiamo che la maggioranza di essi frequentano la scuola. Proviamo a collegare i fenomeni. A interessarci di loro quando stanno a scuola e quando stanno fuori, quando le scuole stanno aperte e quando stanno chiuse. A coinvolgerli di più nelle scelte che riguardano il loro presente e il loro futuro. A smetterla di fare a scaricabarile tra famiglia, scuola e altre istituzioni.

La povertà educativa, che è il vero dramma del nostro tempo, non si risolve a scuola, non riguarda solo famiglie con  problemi economici. Ma è trasversale a tutta la società, mancano gli “educatori”, che non sono automaticamente la mamma, il papà, i nonni, il parroco; neanche gli insegnanti, il tempo pieno, la frequenza di tutte le attività extracurricolari. Ma se, insieme, tutte queste persone prendono a cuore l’educazione del ragazzo, se ne assumono la responsabilità; se programmano le attività di loro competenza, ne curano lo svolgimento e ne verificano gli esiti. Se si arriva a momenti di personalizzazione. che pure il processo educativo richiede. Se anche lo Stato e gli Enti Locali fanno la loro parte, allora forse ci sarà una inversione di tendenza. Insomma istruzione affidata a “educatori” e impegno prioritario per lo Stato. E, invece, in che considerazione è tenuta l’abbiamo visto durante la pandemia: scuole tenute chiuse per lunghi periodi, nessun progetto finanziato per il recupero, diversamente da come si è fatto in tutti gli altri campi. E ci siamo meravigliati quando l’ineffabile Invalsi ci ha comunicato che abbiamo perso qualche posizione in classifica nella scuola primaria. Sembra poco grave, ma è come un tumore diventato invasivo in modo incontrollato, se arriva alle elementari.  

Al governo fanno capo educazione e istruzione, ordine pubblico e giustizia, lavoro e politiche sociali. Ed è logico che al governo della repubblica ci si rivolga in primo luogo e ci si attenda risposte concrete sull’istruzione e sulle politiche giovanili. Del tutto insufficienti, inadeguate, perfino sbagliate e controproducenti. Dal governo attuale come dai precedenti.

Ci vorrebbero, anziché iniziative estemporanee, annunciate con enfasi e poi lasciate a metà, abbandonate, ci vorrebbero piani impegnativi di riforme e di revisione coraggiosa della rete scolastica, ampliamento del tempo scuola e non anacronistiche divisioni sociali tra gli studenti. Ci vorrebbero intere “finanziarie” centrate sull’istruzione.

E le cose non vanno meglio in famiglia. Permane un’aria di sufficienza nei confronti dei ragazzi, o, peggio, l’intima convinzione che li trattiamo bene, li viziamo anche troppo, rimpinzandoli di cibo ipercalorico, dotandoli di smartphone e tablet per le relazioni e le ricerche, di scarpe e abiti griffati. E invece li priviamo di ciò di cui hanno più bisogno: il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra guida, il nostro affetto, perfino.

In un tale contesto, all’interno e all’esterno della scuola, qui solo abbozzato, come si muovono i ragazzi, almeno la maggioranza, come reagiscono?

Con la ribellione o con l’apatia. Non so quale è più grave, quale è preferibile. Di sicuro sbagliamo a prendere di petto quelli che si ribellano o ad abbandonare alla loro apatia gli altri.

Valutazione scuola, Valditara: basta con definizioni incomprensibili tipo avanzato e intermedio, meglio ottimo e buono

da La Tecnica della Scuola

Di Laura Bombaci

Valutazioni scuola primaria, cosa cambierà? Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha rilasciato un’intervista a Il Gazzettino di Venezia in cui ha detto la sua opinione in modo netto: a suo avviso alle elementari si dovrebbero usare valutazioni “semplici”.

Valditara, in merito alla valutazione alla scuola primaria, è deciso: “Cambieremo il sistema di valutazione alla scuola Primaria. Basta con le definizioni incomprensibili tipo ‘avanzato’, ‘intermedio’, ‘base’, ‘in via di prima acquisizione’. Al di là del giudizio analitico, vogliamo che alle Elementari le valutazioni siano chiare, semplici: ottimo, buono, discreto, sufficiente, insufficiente, gravemente insufficiente”.

Valutazione scuola primaria, l’opinione dell’esperto

Ieri Cristiano Corsini ha commentato il dibattito in merito alla valutazione nella scuola primaria. Come abbiamo scritto, fra le forze di maggioranza è stata trovata una “sintesi”: si cancella la “riforma Azzolina” che prevedeva giudizi descrittivi, ma non si torna al voto numerico introdotto ai tempi della ministra Gelmini.

Ecco l’opinione di Corsini: “Si tratta di un passo indietro, per sostenere una valutazione formativa serve uno sviluppo delle competenze dei docenti e servono investimenti. I voti sono più semplicistici, costano meno. Questo è un fatto al ribasso sulla pelle degli studenti. Abituarsi al fallimento? Non è una cosa positiva, dovremmo smetterla. Se il voto funzionasse, noi ce ne accorgeremmo. Purtroppo non mi pare che funzioni così bene. Stiamo insistendo su una strada sbagliata solo perché non mette in discussione le nostre routine. Il voto è un capriccio degli adulti”, ha concluso.

Di questo emendamento si era molto parlato nelle settimane scorse anche perché era stata la stessa sottosegretaria Frassinetti, insieme con diversi parlamentari di Fratelli d’Italia, a ribadire che prima o poi si sarebbe dovuti ritornare al voto numerico anche nella scuola primaria.

In pratica si dovrebbe ritornare al “buono, ottimo, distinto, discreto, sufficiente” e altri termini simili. La notizia di questa proposta del Governo sta ricevendo commenti contrastanti. Molte associazioni professionali dei docenti parlano di un “passo indietro” e di un ritorno a vecchie logiche antipedagogiche. Ma sui social si leggono anche tanti commenti di insegnanti che si dicono soddisfatti (“Era ora” esclamano in tanti).

La sottosegretaria lo scorso novembre ha rilasciato alcune dichiarazioni a Il Fatto Quotidiano: “L’idea di tornare al voto o al giudizio tradizionale (insufficiente, discreto, ottimo) nasce dall’ascolto di tantissime famiglie che non comprendono appieno gli attuali giudizi così come anche di molti maestri e maestre. Non capisco quale sia il timore nel ripristinare una valutazione più chiara. Nella vita i voti arrivano in ogni caso inesorabili e abituarsi da bambini è un modo per prepararsi alle valutazioni future, certo con questo nessuno vuole drammatizzare il brutto voto ma far capire che c’è la possibilità serenamente di poter migliorare”.

Iscrizioni scuola 2024/2025, il commento di Valditara

Valditara, all’indomani della pubblicazione dei dati relativi alle iscrizioni 2024/2025, ha anche parlato delle novità in merito alle iscrizioni, soprattutto sulla riforma del 4+2.

Ecco le sue parole: “Il risultato è al di là delle nostre aspettative. Pensavamo di avere un migliaio di iscritti sulla formula dei quattro anni più due, che come è noto è una sperimentazione. Abbiamo avuto 1669 richieste, un risultato importante del quale sono grato alle scuole che si sono candidate e alle famiglie che ci hanno creduto. Per valutare questo risultato le fornisco un dato: i nuovi quadriennali di filiera sono stati scelti dallo 0,72% e dallo 0,96% di quanti hanno fatto rispettivamente iscrizione all’istruzione tecnica e a quella professionale. La sperimentazione Bianchi del diploma in 4 anni, decisa nel 2021, ha avuto per i tecnici lo scorso anno 0.41% delle iscrizioni, lo 0,18 per i professionali, mentre l’anno prima si fermò per i tecnici allo 0,28%”.

“Devo dire che abbiamo avuto ottimi risultati al Sud, che ha risposto benissimo. Ma anche nel Lazio, in Lombardia, in Emilia. In generale è un passaggio importante, per mettere in contatto domanda e offerta di lavoro”, ha aggiunto.


Nota 14 febbraio 2024, AOODGPER 16553

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per il personale scolastico

Agli Uffici Scolastici Regionali Loro sedi
e, p.c., All’INPS Direzione centrale pensioni dc.pensioni@postacert.inps.gov.it

OGGETTO: Cessazioni dal servizio del personale scolastico dal 1° settembre 2024, a seguito delle disposizioni in materia di accesso al trattamento di pensione anticipata, introdotte dall’art. 1, commi 136, 138 e 139, della legge 30 dicembre 2023 n. 213. Indicazioni operative.