No all’Autonomia Differenziata


NO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: APPELLO PER UN GRANDE SCIOPERO UNITARIO CONTRO LA REGIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA

A Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals, Cobas Scuola, Cobas Sardegna, Gilda, Anief, nonché a tutte le altre OOSS del settore

 

No all’Autonomia Differenziata che frammenta e spezza l’Italia, perché:

1 – esalta le disuguaglianze fra Nord e Sud, che sono già le più profonde e durature del mondo, all’interno di uno stesso Paese;

2 – frammenta la formazione scolastica, legando l’offerta nazionale dell’istruzione obbligatoria non al diritto di cittadinanza, ma alla ricchezza dei territori, favorendo così i più ricchi. Con l’attuale situazione di sfacelo generale degli istituti, per il 90% non in regola neanche con le norme su igiene e sicurezza (il cui rispetto grava proprio sugli enti locali), cosa potrebbero più garantire le regioni più povere, prive di mense e laboratori e nelle quali spesso non è mai partito il tempo pieno? Le Università del Sud rischierebbero di chiudere e le scuole (già piene di problemi) diventerebbero un cronicario didattico. L’alternanza scuola-lavoro, intesa come mero apprendistato aziendalista, ne uscirebbe dovunque rafforzata ed ulteriormente distorta. L’attuale (assai compromesso) assetto costituzionale prevede che, qualora le regioni lo chiedano, resti allo Stato solo l’indicazione degli indirizzi generali sull’istruzione, aprendo un varco a velleità più vicine al localismo prepotente che al federalismo. 

Il mondo dell’istruzione pare infine destinato a fare da apripista, incardinando per la prima volta la regionalizzazione del personale (cosa mai successa prima in nessun altro settore): questo governo aprirà così la strada alle gabbie salariali con contratti regionali anche per la sanità, i trasporti rimasti allo stato ed i servizi, chiudendo in un ghetto retributivo il Meridione. Per quanti passeranno dallo stato alle regioni è pronto lo stesso tiro mancino che subì in ogni parte del Paese quella parte di personale non docente statalizzata nel 2000 provenendo dagli Enti Locali, con l’annullamento dell’anzianità e l’eliminazione per loro (ma non per i colleghi dello stato) dei “gradoni”, non presenti nel Ccnl degli Enti Locali. Venne azzerata loro l’anzianità di servizio, con un danno fortissimo su stipendi e pensioni. Ricordiamo che questi 70mila lavoratori della scuola che, a parità di mansioni ed orario percepiscono oggi uno stipendio ridotto rispetto ai loro colleghi o sono andati in pensione dopo 42 anni di contributi anche con pensioni da 1000 euro, attendono ancora giustizia nonostante undici sentenze favorevole della Suprema Corte Europea. Oggi, in caso di una regionalizzazione dei contratti, potrebbe avvenire l’opposto, con lo scomputo degli anni di servizio maturati nello stato ed analoghe disparità;

3 – trasforma i diritti costituzionali in merci che alcuni potranno “acquistare” e altri no;

4 – mira a far esplodere la differenza di dotazione di infrastrutture (strade, scuole, ospedali…), anche con la ventilata pretesa di trasformarne la proprietà da statale a regionale, in modo che quello che è di tutti gli italiani, perché pagato da tutti, andrebbe a incrementare il patrimonio pubblico solo di alcuni, che si ritroverebbero così ancora più ricchi, impoverendo gli altri;

5 – sottrae risorse allo Stato, consentendo alle Regioni di trattenere una percentuale forte delle tasse nazionali per finanziare competenze delegate dall’Amministrazione centrale. Ma, subdolamente, in tal modo si avrebbe un trasferimento di fondi pubblici proporzionato alla ricchezza dei territori e non al costo dei servizi, quindi chi già ha di più riceverebbe ancora di più e chi ha meno, ancora meno, generando tensioni il cui sviluppo è imprevedibile;

6 – dal momento che l’Autonomia differenziata, ovvero il passaggio di competenze dai ministeri alle Regioni deve avvenire, per legge, a invarianza di bilancio, se alcune Regioni riescono a sottrarre più risorse, per le altre non può che restare poco o niente e lo Stato centrale potrebbe avere difficoltà a far fronte ai suoi compiti (a meno di non voler regionalizzare, per dire, anche le Forze Armate, la Diplomazia, eccetera);

7 – l’Autonomia Differenziata non può prescindere dai Livelli essenziali delle prestazioni, Lep, ovvero i servizi da fornire al cittadino. Come impone persino la scellerata riforma del Titolo V della Costituzione, del 2001. Ma i Lep (quali, quanti, quanto costano, ci sono i soldi?) non sono stati definiti in 23 anni, poi lo si è fatto in pochi giorni semplicemente fotografando l’esistente (con le lacune che questo comporta); per finanziarli servirebbero non meno di cento miliardi che per di più il governo vorrebbe distogliere da quelli già destinati al Mezzogiorno; ma anche se i Lep fossero definiti e finanziati, per la messa a regime ci vorrebbero decenni. Se l’Autonomia Differenziata partisse, nessuno potrebbe garantire la realizzazione dei Lep;

8 – ci sono almeno una decina di pesanti violazioni dei principi costituzionali nel disegno di legge Calderoli per l’AD; e il ruolo del Parlamento viene azzerato. Tutto verrebbe deciso unicamente dal governo e dalle regioni interessate.

Appello promosso da:

Pino Aprile (giornalista e scrittore, Presidente onorario dell’Intergruppo Parlamentare per il Sud, le aree interne e le piccole isole)

Stefano d’Errico (Segretario nazionale dell’Unicobas Scuola & Università)

6 Febbraio 2024: Quarantacinque sindaci del Mezzogiorno si uniscono all’appello dello scrittore Pino Aprile, Presidente onorario dell’Intergruppo parlamentare Sud e dei sindacati di base. Chiedono a tutti i restanti sindacati dell’istruzione l’organizzazione di uno sciopero generale unitario della scuola contro l’autonomia differenziata, in una data da decidersi in comune. Tra i sindaci che hanno dato la loro adesione anche Mosè Antonio Troiano, sindaco di San Paolo Albanese, nominato vicepresidente dell’Associazione dei Sindaci del Sud Recovery Sud Italia insieme a Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, Vito Fusco, sindaco di Castelpoto, Maria Grazia Brandara, sindaca di Naro e Giovanna Bruno, sindaca di Andria. Quindi sono rappresentate tutte regioni del Sud. L’associazione ha deciso anche di aderire alla manifestazione nazionale davanti al ministero della Coesione indetta dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. 

Nell’ordine:

Gennaro Capparelli, sindaco di Acquaformosa
Maria Grazia Brandara, sindaca di Naro
Simona Colotta, sindaca di Oriolo
Domenico Vuodo, sindaco di Alessandria del Carretto 
Alessandro Tocci, sindaco di Civita
Rosaria Capparelli, sindaca di San Benedetto Ullano
Lucia Nicoletti, sindaco Santo Stefano di Rogliano
Raffaele Pane, sindaco di Scigliano
Antonio Iorio, sindaco Di Tortora
Mosè Antonio Troiano, sindaco di San Paolo Albanese
Giovanni Galli, sindaco di Salcito
Alfredo Lucchesi sindaco, Santa Maria Talao
Agostino Chiarello, sindaco Di Campana
Francesco Silvestri, sindaco Di Verbicaro
Riccardo Gullo, sindaco Di Lipari
Pietro Caracciolo, sindaco di Montalto Uffugo
Francesco Tursi, sindaco di Plataci
Michele Chiodo, sindaco di Soveria Mannelli
Vincenzo Nania, sindaco di Sorbo San Basile 
Francesco Severino, sindaco di Santa Caterina dello Ionio
Pasquale Fera, sindaco di San Nicola da Crissa 
Francesco Miglio, sindaco di San Severo
Giovanna Bruno, sindaca di Andria
Giuseppe D’Onofrio, sindaco Serracapriola
Raffaele Falbo, sindaco di Melissa
Maria Grazia Vittimberga, sindaca Di Isola Capo Rizzuto
Angelantonio Angarano, sindaco Di Bisceglie
Luigi Sarnataro, sindaco di Mugnano di Napoli
Francesco Fazio, sindaco di Fabrizia
Mimmo Lo Polito, sindaco di Castrovillari
Francesco Cacciatore, sindaco di Santo Stefano Quisquina
Antonio Vella, sindaco Di Montevella
Massimo Chiarella, sindaco di Gimigliano 
Raffaele Mirenzi, sindaco di Pentone 
Francesco Scalfaro, sindaco di Cortale 
Luca Papaianni, sindaco di Paterno Calabro
Sebastiano Tarantino, sindaco di Taverna 
Francesco Silvestri, sindaco di Verbicaro 
Gabriele Corrado, sindaco di Dasá
Alfredo Lucchesi, sindaco di Santa Domenica Talao 
Vincenzo De Marco, sindaco di San Sosti 
Antonio Pomillo, sindaco di Vaccarizzo
Pasquale Iacovella, sindaco di Casalduni 
Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Ionio

Ulteriori adesioni verranno costantemente aggiunte nel corso di questa campagna che comincia oggi

Agenti a scuola?

Agenti a scuola? FLC CGIL: il Ministro si occupi di Istruzione

Roma 6 febbraio – Il ministro Valditara pensa alla presenza delle forze dell’ordine a protezione delle scuole più a rischio di aggressioni nei confronti dei docenti e del personale scolastico e all’inasprimento delle pene, ritenendo gli episodi di violenza un reato non solo per l’aggredito ma “un danno di immagine e reputazionale” per lo Stato. Ancora una volta risposte di tipo repressivo che trascurano la complessità del fenomeno.

Ferme restando le responsabilità di carattere civile e penale sanzionate dalla legge e di cui altri, non il ministro dell’Istruzione (e del merito), devono occuparsi, le scuole vanno sostenute nel compito di adottare provvedimenti che abbiano finalità educativa e che salvaguardino il benessere psicologico di tutte le anime della comunità educante, in un clima di reciproco rispetto.

Per restituire autorevolezza alla scuola dopo anni di cattive riforme, serve un suo un nuovo posizionamento sociale, serve la volontà politica, servono investimenti per procedere a una ristrutturazione dell’intero sistema e dei suoi metodi, recuperandone la missione costituzionale di promozione della persona e di emancipazione dei futuri cittadini attraverso l’istruzione.

Pugno duro dello Stato contro i violenti a scuola

da Il Sole 24 Ore

Si lavora, tra l’altro, a una norma che contempli la presunzione di danno reputazionale da parte di chi aggredisce un dipendente scolastico, in modo da rendere automatico il risarcimento
di Redazione Scuola

Contro chi aggredisce il personale scolastico non solo è stata prevista la difesa da parte dell’Avvocatura dello Stato ma quest’ultimo è pronto a costituirsi parte civile nel giudizio penale. E c’è di più: il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sta lavorando con il ministro della Giustizia Carlo Nordio ad una norma che contempli la presunzione di danno reputazionale da parte di chi aggredisce un dipendente scolastico, in modo da rendere automatico il risarcimento.

Risponderanno anche i genitori

Nel caso di minori dovranno ovviamente essere i genitori a farsene carico. «Toccando anche nel portafoglio chi è responsabile dell’educazione dei propri figli, forse un’inversione di rotta si riuscirà ad ottenere», sintetizza il ministro. Di fronte ai ripetuti episodi che vedono docenti, presidi e personale scolastico vittime di violenze da parte di allievi o di loro familiari, il ministero dell’Istruzione ha deciso di intervenire con il pugno duro. «Dobbiamo dare una risposta forte, lo Stato deve dimostrare di essere accanto al personale della scuola», va ripetendo come un mantra il titolare del dicastero di viale Trastevere, che punta innanzitutto alla riforma del voto di condotta.

Il disegno di legge

Il disegno di legge – attualmente all’esame del Senato e che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno scolastico – prevede cambiamenti significativi nella valutazione del comportamento degli studenti. Il voto di condotta – che farà media e inciderà sull’esame di maturità – diventerà più influente e sarà considerato nell’arco dell’intero anno scolastico, anziché solamente per quadrimestre. Comportamenti violenti o aggressivi nei confronti di docenti, studenti e personale scolastico peseranno maggiormente; la gravità di questi atti può portare a conseguenze: con il 5 si viene bocciati, con il 6 rimandati. Per chi viene sospeso, poi, non si chiuderanno più le porte della scuola: per sospensioni fino a due giorni, lo studente sarà coinvolto in attività di riflessione e approfondimento, culminanti nella produzione di un elaborato critico. Per sospensioni più lunghe, verranno assegnate attività di cittadinanza solidale. Il ministro pensa anche a un’azione incisiva sul fronte del supporto psicologico e psichico degli studenti “dobbiamo affrontare le situazioni di disagio, dandovi attenzione particolare”, riflette.

Pene più severe

Infine, entro pochi giorni, arriverà in Senato – è già stata approvata alla Camera – la proposta di legge della Lega che inasprisce le pene per chiunque usi violenza nei confronti di un professore. Per il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini «è sempre più urgente approvarla definitivamente».
La pensano diversamente Flc Cgil e Uil: «La frequenza di questi episodi – dicono – ci allarma e ci mette di fronte a un problema di profondo disagio giovanile, che non va combattuto con metodi repressivi, ma va affrontato mettendo in campo iniziative di ascolto e promuovendo un modello di scuola impegnata nel formare cittadini consapevoli».


Aggressioni contro i docenti raddoppiate: una grave a settimana, spesso i violenti sono familiari degli alunni. Il piano Valditara per frenarle

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

La violenza dentro le scuole non è più una meteora: i casi eclatanti di docenti e presidi malmenati o ancora peggio, come accaduto a Varese dove un ragazzo ha accoltellato un’insegnante, si rincorrono alla media di uno a settimana. L’Ansa ha contato 27 aggressioni da settembre a oggi, quasi sempre con studenti e familiari nelle vesti dei facinorosi. Anzi, quelli che vedono responsabile un familiare, sono più che raddoppiati.

Complessivamente, i casi di violenza, purtroppo, risultano in sensibile: lo scorso anno sono stati in tutto 36; nell’anno in corso sono quasi 30, ma mancano diversi mesi alla fine.

Gli ultimi casi

Ripercorriamo quelli più recenti. Meno di una settimana fa a Taranto, all’istituto comprensivo Europa Alighieri, il preside Marco Cesario era finito al pronto soccorso dopo essere stato immobilizzato ad un polso, scaraventato per terra e colpito con calci e pugni dal padre di una bambina.

Il 2 febbraio è stata invece la volta del dirigente scolastico dell’istituto Bozzini-Fasani di Lucera, nel foggiano: la madre di un allievo lo ha aggredito non ritenendo sufficiente la sospensione di 5 giorni disposta dal consiglio di classe nei confronti di un ragazzo che aveva picchiato suo figlio e di un altro che aveva diffuso il video del gesto.

A metà gennaio il preside del Liceo scientifico Scoza di Cosenza, Aldo Trecroci, era stato aggredito dal padre di una studentessa che non concordava con la destinazione della figlia nell’ambito del progetto di alternanza scuola lavoro e aveva colpito il dirigente scolastico con uno schiaffo, facendolo finire per terra.

I primi di novembre un professore di matematica di 56 anni era stato colpito con una testata al volto dal padre di uno dei suoi allievi all’istituto alberghiero di Arbus, nel sud della Sardegna: lo studente, ricevuto un rimprovero, aveva risposto al docente e poi era uscito dall’aula dove aveva chiamato il padre, subito intervenuto in difesa del figlio.

A fine novembre invece, un professore di sostegno dell’Istituto professionale Vallauri di Carpi, vicino Modena, era stato colpito al volto mentre cercava di sedare una rissa tra studenti avvenuta durante la ricreazione nel cortile della scuola.

Uno degli episodi più gravi è avvenuto però alla fine del passato anno scolastico, nel mese di maggio, ad Abiategrasso dove una docente di 51 anni è stata pugnalata al braccio da uno studente sedicenne all’istituto Alessandrini davanti ai compagni: l’aggressore è stato poi ricoverato in neuropsichiatria e a fine anno scolastico è stato bocciato.

Un altro grave episodio era avvenuto lo scorso anno scolastico all’Its Viola Marchesini di Rovigo: una professoressa Maria Cristina Finatti, era stata colpita alla testa da alcuni pallini di gomma sparati da due studenti, mentre un terzo aveva filmato l’atto. I giovani non hanno ripetuto l’anno, al contrario del loro collega lombardo, e all’esito dello scrutinio avevano addirittura preso un 9 in condotta, causando l’intervento del ministro Valditara e quindi l’abbassamento dei voti.

La “stretta” ministeriale

E contro chi aggredisce il personale scolastico va avanti la “stretta” del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: sta lavorando con il ministro della Giustizia Carlo Nordio ad una norma che contempli la presunzione di danno reputazionale da parte di chi aggredisce un dipendente scolastico, in modo da rendere automatico il risarcimento. Nel caso di minori dovranno essere i genitori a farsene carico.

Inoltre, è stata prevista la difesa da parte dell’Avvocatura dello Stato e quest’ultimo è pronto a costituirsi parte civile nel giudizio penale.

“Toccando anche nel portafoglio chi è responsabile dell’educazione dei propri figli, forse un’inversione di rotta si riuscirà ad ottenere”, sintetizza il ministro.

“Dobbiamo dare una risposta forte, lo Stato deve dimostrare di essere accanto al personale della scuola”, va ripetendo da tempo Valditara, che punta innanzitutto alla riforma del voto di condotta. Il disegno di legge – attualmente all’esame del Senato e che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno scolastico – prevede cambiamenti significativi nella valutazione del comportamento degli studenti: farà media e inciderà sull’esame di maturità, diventerà più influente e sarà considerato nell’arco dell’intero anno scolastico, anziché solamente per quadrimestre.

Comportamenti violenti o aggressivi nei confronti di docenti, studenti e personale scolastico peseranno molto di più: a fine anno scolastico, con il 5 lo studente sarà automaticamente bocciato, con il 6 rimandato e obbligato a seguire un corso di educazione civica.

Per chi viene sospeso, poi, non si chiuderanno più le porte della scuola: per sospensioni fino a due giorni, lo studente sarà coinvolto in attività di riflessione e approfondimento, culminanti nella produzione di un elaborato critico.

Per sospensioni più lunghe, quindi oltre i due giorni, verranno assegnate attività di cittadinanza solidale in luoghi indicati dalle scuole.

Il ministro pensa anche a un’azione incisiva sul fronte del supporto psicologico e psichico degli studenti: “dobbiamo affrontare le situazioni di disagio, dandovi attenzione particolare”.

Scuole occupate, chi rompe paga

Il 5 febbraio, intanto, lo stesso ministero dell’Istruzione, per mezzo del capo dipartimento, Carmela Palumbo, ha stabilito anche che laddove vi siano state occupazioni di istituti superiori, con danneggiamento di beni pubblici, la scuola debba procedere a denunce e all’applicazione di misure disciplinari come previsto dal regolamento di ciascun istituto.

“L’occupazione espone gli studenti a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici”, che le scuole “sono tenute a denunciare”, ha fatto sapere il Mim.

“Occorre valutare l’applicazione delle misure disciplinari previste dal Regolamento di ciascun istituto” ed è necessario “stimare la portata dei danni degli eventuali atti vandalici, considerando che troppo spesso se ne fa carico l’intera collettività e non gli autori. Dovranno essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie e per il ripristino di arredi, pc e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola”.

Il ministero dell’Istruzione, assieme a diversi componenti della maggioranza, inoltre vuole che sia reintrodotto il voto numerico alla primaria e un emendamento in tal senso è già stato presentato.

Infine, entro pochi giorni, arriverà in Senato – è già stata approvata alla Camera – la proposta di legge della Lega che inasprisce le pene per chiunque usi violenza nei confronti di un professore: per il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini “è sempre più urgente approvarla definitivamente”.

Secondo Flc Cgil e Uil, però, “la frequenza di questi episodi ci allarma e ci mette di fronte a un problema di profondo disagio giovanile, che non va combattuto con metodi repressivi, ma va affrontato mettendo in campo iniziative di ascolto e promuovendo un modello di scuola impegnata nel formare cittadini consapevoli”.

Formazione docenti: va svolta fuori dalle ore di insegnamento, nelle 80 ore (40 + 40) dedicate alle attività collegiali del personale docente

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Sulla formazione docenti la confusione regna sovrana, perché oltre le norme contrattuali, dove la formazione dei docenti è un diritto-dovere, esistono norme legislative molto più cogenti in cui la formazione continuativa dei docenti è di carattere obbligatorio.

Formazione docenti nel CCNL scuola 2019-2021

Se ci dovessimo limitare a considerare le norme sulla formazione dei docenti solo quelle del CCNL scuola vigente, allora potremmo dire che la formazione è un diritto-dovere da svolgeri fuori dalle ore di insegnamento e dentro le 80 ore di attività funzionali previste da contratto. Le ore di formazione eccedenti le 80 ore dedicate alle attività collegiali dovrebbero essere retribuite con compensi stabiliti dalla contrattazione integrativa di Istituto. C’è da specificare, per avvalorare quanto suddetto, che nell’art. 36, comma 7 del CCNL 2019/2021, la formazione dei docenti avviene in orario non coincidente con le ore destinate all’attività di insegnamento di cui all’art. 43 (Attività dei docenti). Le ore di formazione ulteriori rispetto a quelle di cui all’art. 44, comma 4 (Attività funzionali all’insegnamento) sono remunerate con compensi, anche forfettari stabiliti in contrattazione integrativa, a carico del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa di cui all’art. 78. Nel comma 4 dell’art.36 del CCNL scuola 2019-2021 è specificato che la formazione continua costituisce un diritto ed un dovere per il personale scolastico in quanto funzionale alla piena realizzazione e allo sviluppo della propria professionalità.

Per quanto scritto nel suddetto comma 4, si definisce la formazione dei docenti, un diritto ed un dovere, non si utilizza il termine “obbligo” per la formazione, come invece è disposto da più leggi a partire dalla legge 107/2015. Mentre il comma 4 dell’art.44 del CCNL 2019-2021 destina senza ombra di dubbio che le ore residue dai collegi docenti e dai consigli di classe, ovvero le ore residue delle lettere a) e b) (40+40), saranno destinate alle attività di formazione programmate annualmente dal collegio docenti con il PTOF.

La legge dispone la formazione obbligatoria

Bisogna segnalare che alcune norme legislative, abbastanza recenti, dispongono la formazione dei docenti e più in generale del personale scolastico, come di carattere obbligatorio e continuativo. Ricordiamo ad esempio il comma 3 dell’art.44 del decreto legge 36/2022 in tale norma è scritto: “La formazione continua obbligatoria, al pari di quella continua incentivata di cui all’articolo 16-ter, dei docenti di ruolo prosegue e completa la loro formazione iniziale secondo un sistema integrato, coerente con le finalità di innovazione del lavoro pubblico e coesione sociale, volto a metodologie didattiche innovative e a competenze linguistiche, digitali, pedagogiche e psicopedagogiche, nonché a competenze volte a favorire la partecipazione degli studenti. Per la realizzazione di questo obiettivo la Scuola di alta formazione dell’istruzione di cui all’articolo 16-bis, in stretto raccordo con le istituzioni scolastiche, oltre a indirizzare lo sviluppo delle attività formative del personale scolastico, indica e aggiorna le esigenze della formazione iniziale degli insegnanti. Le iniziative formative di cui al presente comma si svolgono fuori dell’orario di insegnamento e sono definite, per i profili di competenza, dalla contrattazione collettiva, ferme restando l’autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche e le disposizioni del contratto collettivo nazionale”.

L’art.16-ter del decreto legislativo n.59 del 2017, richiamato dal comma 3 dell’art.44 del dl 36/2022, ribadisce la formazione obbligatoria e introduce un sistema di formazione e aggiornamento permanente delle figure di sistema di cui al comma 3 e dei docenti di ruolo, articolato in percorsi di durata almeno triennale. Per rafforzare tanto le conoscenze quanto le competenze applicative, sono parte integrante di detti percorsi di formazione anche attività di progettazione, tutoraggio, accompagnamento e guida allo sviluppo delle potenzialità degli studenti, volte a favorire il raggiungimento di obiettivi scolastici specifici e attività di sperimentazione di nuove modalità didattiche. Le modalità di partecipazione alle attività formative dei percorsi, la loro durata e le eventuali ore aggiuntive sono definite dalla contrattazione collettiva. La partecipazione alle attività formative dei percorsi si svolge al di fuori dell’orario di insegnamento ed è retribuita…”

In buona sostanza la confusione regna sovrana tra un CCNL scuola che accoglie alcuni aspetti dettati dal PNRR, ma non definisce, come la legge fa, la formazione obbligatoria, si limita a definirla come un diritto ed un dovere del personale scolastico. Su questo delicato, ma importantissimo argomento, spetta al Ministero dell’Istruzione e del Merito dare delle direttive chiare e precise.

Personale ATA in servizio: come avviene il passaggio alle nuove aree introdotte dal CCNL/2019/2021

da La Tecnica della Scuola

Di Salvatore Pappalardo

L’art. 59 del CCNL 2019/2021 nel dettare le norme di prima applicazione concernente il nuovo ordinamento professionale del personale ATA, al fine di consentire alle istituzioni scolastiche e educative di procedere agli adempimenti necessari, fissa il termine di 3 mesi dal 18 gennaio 2024 data della firma definitiva del contratto.

Passaggio alle nuove aree

Il personale ATA in servizio alla data dell’entrata in vigore del nuovo contratto transiterà automaticamente nel sistema di classificazione secondo quando indicato nell’allegato B al CCNL che prevede il passaggio dall’attuale sistema di classificazione al nuovo sistema di classificazione secondo il seguente schema:

  • L’area A del precedente sistema passa all’area dei COLLABORATORI
  • L’area AS del presente sistema passa all’area degli OPERATORI
  • L’area B del presente sistema passa all’area degli ASSISTENTI
  • L’AREA C e D del presente sistema passano all’area dei FUNZIONARI ED ELEVATA QUALIFICAZIONE

Posizione economica

Il personale in servizio che all’atto dell’entrata in vigore dell’attuale normativa contrattuale, risulti titolare della prima o della seconda posizione economica, mantiene la posizione economica in godimento

Procedura concorsuale in atto

Le procedure concorsuali di accesso alle Aree del precedente ordinamento professionale, ivi incluse quelle riservate al personale già in servizio presso l’amministrazione, già bandite prima dell’entrata in vigore del nuovo ordinamento, sono portate a termine e concluse sulla base del precedente ordinamento professionale. Il personale vincitore delle stesse è inquadrato nel nuovo sistema di classificazione applicando la disciplina prevista dal presente contratto.

Passaggio da un’area all’altra

I criteri per il passaggio da un’area a un’altra hanno luogo con procedure valutative cui sono ammessi i dipendenti in servizio in possesso dei requisiti indicati nell’allegata tabella di corrispondenza di cui all’Allegato D al CCNL 2019/2021

Requisiti per il passaggio

In merito alla possibilità di passaggio da un’area ad un’altra il MIM (Ministro dell’Istruzione e del Merito) definisce, in relazione alle caratteristiche proprie delle Aree di destinazione e previo confronto con i sindacati, (il primo incontro è previsto per l’otto febbraio 2024) i criteri per l’effettuazione delle procedure di passaggio sulla base dei seguenti elementi di valutazione a ciascuno dei quali deve essere attribuito un peso percentuale non inferiore al 25%:

  •  esperienza maturata nell’Area di provenienza;
    • titolo di studio;
    • competenze professionali acquisite attraverso percorsi formativi e competenze certificate e acquisite nei contesti lavorativi, oltre alle abilitazioni professionali.

Prerequisito

E’ considerato prerequisito nel passaggio:

  • dall’Area degli Assistenti all’Area dei Funzionari e delle Elevate Qualificazioni, l’aver svolto a tempo pieno le funzioni di DSGA per almeno tre anni interi. Fermo restante l’esperienza maturata nell’Area di provenienza che costituisce prerequisito di partecipazione alla procedura;
  • dall’Area degli Operatori all’Area degli Assistenti, costituisce prerequisito di partecipazione alla procedura l’aver svolto a tempo pieno – con contratto a tempo determinato – le mansioni dell’Area e profilo per cui si concorre.

Nota 6 febbraio 2023, AOODGOSV 5506

Ministero dell’Istruzione e del Merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione

Agli Uffici Scolastici Regionali
Alla Sovrintendenza agli Studi per la Regione autonoma della Valle d’Aosta
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Provincia Autonoma di Bolzano
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Provincia Autonoma di Trento
All’Intendenza Scolastica per le scuole delle località ladine di Bolzano
Ai Dirigenti scolastici delle scuole di ogni grado Statali e Paritarie
E,p.c. Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione SEDE
All’Ufficio Stampa SEDE
Al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Direzione Generale promozione Sistema Paese Ufficio V

OGGETTO: Settimana delle STEM. Webinar “La robotica educativa per l’acquisizione di competenze STEM”

Nota 6 febbraio 2023, AOODGPOC 188

Ministero dell’Istruzione e del Merito
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per la progettazione organizzativa, l’innovazione dei processi dell’amministrazione, la comunicazione e i contratti

Agli Istituti scolastici secondari del Sistema nazionale di istruzione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per la progettazione organizzativa, l’innovazione dei processi dell’amministrazione, la comunicazione e i contratti

Agli Istituti scolastici secondari del Sistema nazionale di istruzione

Oggetto: 7ª edizione del progetto – Bando di Concorso “Diffusione della cultura della legalità e promozione del merito” – Proroga termini di partecipazione fino al 16 febbraio 2024

Nota 6 febbraio 2024, AOODGSIP 429

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico
Ufficio II

Agli Uffici Scolastici Regionali All’Intendenza scolastica per la scuola in lingua italiana – BOLZANO
All’Intendenza scolastica per la scuola in lingua tedesca – BOLZANO
All’Intendenza scolastica per la scuola in lingua ladina – BOLZANO
Alla Provincia Autonoma di Trento Servizio istruzione – TRENTO
Al Sovrintendente degli studi per la Regione Valle D’Aosta AOSTA
e, p. c. Ai Dirigenti Scolastici delle scuole secondarie di II grado
Ai Referenti regionali per la Didattica della Shoah Presso gli UU.SS.RR

Oggetto: Selezione di n. 13 docenti di Storia/Lettere delle scuole secondarie di II grado, per il Seminario “The Holocaust as a Starting Point – 7th edition”. Lubiana (Slovenia) dal 20 al 22 marzo 2024.

Protocollo d’Intesa MIM – GdF

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e il Comandante Generale della Guardia di finanza Andrea De Gennaro hanno sottoscritto oggi al Ministero un Protocollo d’intesa per il contrasto ai “diplomifici”.

La collaborazione avviene nell’ambito del Piano straordinario di verifica della permanenza dei requisiti per il riconoscimento della parità scolastica negli istituti autorizzati ad attivare corsi di Scuola secondaria di II grado, avviato dal MIM. Il Ministero rafforzerà così la prevenzione e il contrasto delle irregolarità.

Il nuovo accordo rappresenta il consolidamento di una collaborazione già in essere tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e la Guardia di finanza che da anni operano, fianco a fianco, in un progetto teso a promuovere la legalità economica, con percorsi formativi nelle scuole.

“Oggi compiamo un ulteriore passo nel contrasto ai diplomifici, ovvero a scuole che non svolgono vera attività formativa, violano la legge e danneggiano gli studenti. Danneggiano altresì il buon nome delle scuole paritarie che sono nella grande maggioranza istituzioni serie. Il Piano straordinario che abbiamo attivato per vigilare sul rispetto dei requisiti richiesti per la parità scolastica viene reso ancor più efficace da questa collaborazione con la Guardia di finanza, che ringrazio. Allo stesso tempo, prosegue la nostra azione legislativa per eliminare le storture che hanno permesso la nascita del fenomeno dei “diplomifici” e per affermare la cultura della legalità nell’istruzione”, ha dichiarato il Ministro Giuseppe Valditara.

Nota 6 febbraio 2024, AOODGCASIS 675

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per i sistemi informativi e la statistica

Alle Istituzioni scolastiche ed educative statali LORO E-MAIL
e, p.c. Ai Direttori generali e Dirigenti responsabili degli Uffici Scolastici Regionali
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della Provincia Autonoma di Trento
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola località ladine di Bolzano
Al Sovrintendente agli studi della Regione Autonoma della Valle D’Aosta

Oggetto: Scuola digitale 2022-2026 – Avviso 1.2 Migrazione al Cloud. Promemoria per scadenza termine per contrattualizzazione fornitori.

Safer Internet Day

Nota 23 gennaio 2024, AOODGSIP 207

Safer Internet Day “Together for a Better Internet” 6 febbraio 2024. Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete: evento in diretta streaming per tutte le istituzioni scolastiche


Safer Internet Day 6 Febbraio 2024, “Together for a Better Internet for Kids”.

A Roma l’evento nazionale con un videomessaggio del Ministro Valditara.

La diretta dalle 10.00 sul canale YouTube del MIM.

 Il 6 febbraio ricorre la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, promossa dalla Commissione Europea e celebrata in contemporanea in oltre 100 nazioni. Anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito aderisce all’iniziativa, quale “importante occasione per promuovere le riflessioni delle ragazze e dei ragazzi non solo sull’uso consapevole della Rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno nella realizzazione di Internet come luogo positivo e sicuro”.

In particolare, il Ministero ha previsto per il 6 febbraio un evento per le scuole che si terrà a Roma, dalle 10.00 alle 12.30, al quale il Ministro Giuseppe Valditara invierà un videomessaggio di saluto. Tema della giornata: l’Intelligenza Artificiale. Sarà possibile seguire la manifestazione in diretta streaming sul canale YouTube del MIM, per dare l’opportunità a tutte le Istituzioni scolastiche italiane di partecipare da remoto. L’iniziativa è organizzata dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico che, dal 2012, coordina il Safer Internet Centre italiano “Generazioni Connesse”, attraverso il quale sono promosse numerose attività sul tema della sicurezza in Rete e sull’uso positivo degli strumenti digitali.

L’obiettivo del Safer Internet Day 2024 sarà, come sempre, condurre una riflessione sui rischi e le opportunità della Rete con gli stessi protagonisti della comunità scolastica, studenti, docenti, insieme a stakeholder pubblici e privati.

Quest’anno il SID si svolgerà alla presenza di circa 500 studenti. Nella nota inviata alle scuole, tutti i dettagli utili per poter seguire l’evento del 6 febbraio e partecipare alle iniziative del Safer Internet Centre italiano “Generazioni Connesse”.

In tutta Italia si svolgeranno poi attività promosse con i principali partner di “Generazioni Connesse”: l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’Autorità Garante per la protezione dei Dati Personali, il Dipartimento per le Politiche della Famiglia, la Polizia di Stato, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Telefono Azzurro e Save the Children. Sul web il racconto della giornata sarà accompagnato dagli hashtag #SID2024 e #SICItalia. 

La Ricerca 

Anche quest’anno il Safer Internet Centre ha realizzato una ricerca, a cura di Skuola.net e delle Università di Firenze e Roma La Sapienza, al fine di fotografare le competenze e le abitudini di circa 2.000 tra studentesse e studenti. Dalla ricerca è emerso tra l’altro, che 2 adolescenti su 3 hanno già fatto uso di applicazioni basate sull’intelligenza artificiale “generativa” come ChatGpt, ossia quella tecnologia in grado di creare online, in autonomia, contenuti di ogni tipo – scritti, immagini, audio, ecc – partendo da semplici input da parte dell’utente. 

Temi del SID 2024

Ogni anno il Safer Internet Day mira a sensibilizzare la responsabilità di ciascuno per rendere Internet uno strumento positivo per tutti. Il tema principale dell’attuale edizione sarà l’Intelligenza Artificiale, analizzata a partire dalle sue applicazioni e implicazioni, in termini di opportunità e rischi, all’interno dei seguenti 5 ambiti:

  1. Adescamento, Privacy e Diritto d’immagine.
  2. Metaverso.
  3. BES e Tecnologie applicate.
  4. Intelligenza Artificiale e Mestieri del Futuro.
  5. Gaming.

Concorrono all’organizzazione, lo Youth Panel e il Teacher Panel, i gruppi di consultazione rispettivamente formati da giovani e da docenti, del Safer Internet Centre, e autorevoli ospiti chiamati a un approfondimento e a un confronto sui temi proposti.

Campagna di comunicazione “Il mese della Sicurezza in Rete”

Con il SID 2024 partirà la settima edizione della campagna “Il Mese della Sicurezza in Rete”. Durante tutto il mese di febbraio le scuole interessate a partecipare ad attività formative e di sensibilizzazione relative all’uso consapevole degli strumenti digitali potranno trovare informazioni relative agli eventi organizzati da associazioni, istituzioni ed aziende sul sito: SIC Italia – SID – Safer Internet Day 2024 (generazioniconnesse.it)

Inoltre, durante il mese, verranno lanciate due importanti iniziative del Safer Internet Centre: la Terza Stagione della miniserie “WE ARE FEARLESS” – Noi non abbiamo paura – dedicata alle studentesse e agli studenti delle Scuole secondarie di secondo grado e il nuovo percorso di supporto dedicato alle scuole per dotarsi del documento di ePolicy per l’uso consapevole e sicuro delle tecnologie digitali.