A scuola senza bussola

A scuola senza bussola

di Giovanni Fioravanti

Per il Censis siamo affetti da sonnambulismo, precipitati nel profondo sonno della ragione che continuerà a  generare mostri, se non ci riscuotiamo. 

Non sappiamo che cosa ci sta accadendo, ed è precisamente questo che ci sta accadendo” è la celebre frase di José Ortega y Gasset, che Edgar Morin ha posto, due anni or sono, ad epigrafe del suo Svegliamoci! 

Per il filosofo francese è necessario trovare una bussola per orientarci nell’oceano dell’incertezza in cui vaghiamo come sonnambuli. Una bussola che ci aiuti a comprendere la storia che stiamo vivendo.

E qui sta la difficoltà. Ad uscirne dovrebbero aiutarci i nostri sistemi di istruzione i quali, benché rincorrano i cambiamenti del tempo, restano però nella sostanza identici a se stessi, ancora espressione di culture da noi ormai lontane, tanto da essere impotenti a generare nuovi modelli di pensiero, indispensabili al benessere e alla sopravvivenza dell’umanità.

Con l’ingresso nel nuovo secolo credevamo che si sarebbero aperti nuovi orizzonti, nuove prospettive fondate sulla potenza dei saperi e della scienza. Pensavamo che l’Antropocene potesse conoscere un’epoca di rigenerazione ambientale e sociale, di nuova umanizzazione, di solidarietà e coesione, un nuovo spirito comunitario come alternativa alla esclusione e alla devitalizzazione suicida del tessuto sociale.

Il corso della storia ha già deturpato il volto di questo secolo ancora adolescente con le cicatrici delle guerre e di un’economia finanziaria implacabile, minacciando le fondamenta sociali e peggiorando le condizioni di disuguaglianza nel mondo.

A questa crisi di umanizzazione corrisponde la crisi dei sistemi educativi incapaci di porsi come argini e come luoghi di recupero dell’umanizzazione, di apprendimento ad essere umani.

Su questo dovrebbero riflettere i sistemi scolastici nel mondo, oggi scossi da numerose contraddizioni e da difficoltà nuove, di fronte a generazioni di alunni e di adulti che sempre più appaiono disorientati, quando non sbandati. Ma disorientamento, e sbandamento, impreparazione e ritardi non possono essere ammessi per le istituzioni scolastiche che sono la fonte del capitale umano, di quello culturale e sociale.

Insegnare a vivere è il manifesto che Edgar Morin ha scritto per  rifondare l’educazione, bastava leggerlo e assumerlo come guida, come suggerimento di un percorso di rinnovamento dei nostri sistemi formativi.

Riforma del pensiero e riforma dell’insegnamento ne rappresentano gli elementi essenziali. 

Come negare che qui si gioca il destino delle nuove generazioni e come non guardare con apprensione allameschinità con cui si discute di scuola nel nostro paese, dal merito, al voto in condotta, al made in Italy, con la preoccupazione per un sonnambulismo profondo da cui pare assai difficile il risveglio. “Svegli, dormono”, diceva Eraclito.

Il sapere è in espansione, ma la saggezza purtroppo languisce. L’abisso che si spalanca sotto i nostri piedi richiede di essere colmato per rovesciare l’attuale tendenza che conduce al disastro, e proprio in questo l’educazione, nel senso più ampio del termine, riveste un’importanza vitale. 

Il compito non può essere ignorato perché da esso dipende il destino sociale di questo secolo.

Nel momento in cui abbiamo colto che la vita delle nostre comunità poteva essere minacciata da generazioni prive di senso civico, ci siamo precipitati a riempire il vuoto con l’insegnamento dell’educazione civica.

Ora che è gravemente minacciata la convivenza mondiale sarebbe urgente provvedere con l’insegnamento dell’ educazione alla mondialità che investa tutti i sistemi formativi del pianeta.

Comprendere la realtà, quella dell’umanità e quella del mondo, riconoscere le interdipendenze che creano il bisogno di varie forme di solidarietà. 

La coesione sociale e la solidarietà appaiono come aspirazioni e finalità indissolubilmente legate, in armonia con la dignità dell’individuo. Il rispetto dei diritti umani va di pari passo con un senso di responsabilità che incita uomini e donne ad imparare a vivere insieme.

Ciò richiede innanzitutto di rimuovere la patina etnocentrica che ancora riveste i contenuti dei nostri sistemi formativi, che impedisce di dialogare tra loro, che ostacola il riconoscimento dell’interdipendenza planetaria.

Etica, felicità, tradizioni religiose, problema della conoscenza, problemi logici, il rapporto tra le forme del sapere, in particolare con la scienza, il senso della bellezza, la libertà sono destinati a isterilirsi, a divenire paratie costruite a difesa della propria identità contro l’identità dell’altro, se non ritrovano comuni significati entro un quadro di cultura mondiale condivisa.

La cultura che trasmettono le nostre scuole è ancora essenzialmente monoetnica rispetto alla mondialità che sempre più incombe. 

Lo scriveva il sociologo messicano Rodolfo Stavenhagen, occupandosi delle minoranze, come la maggior parte dei moderni stati-nazioni sia organizzata sul presupposto della omogeneità culturale. Questa omogeneità costituisce l’essenza della “nazionalità” moderna, su cui si basano oggi le nozioni di stato e di cittadinanza. L’idea di una nazione monoetnica, culturalmente omogenea, viene usata prevalentemente per nascondere il fatto che questi stati meriterebbero di essere definiti più propriamente etnocrati, nella misura in cui solo un gruppo etnico maggioritario o dominante arriva a imporvi il proprio concetto di “nazionalità” alle altre componenti della società.

Il risultato è sotto i nostri occhi dall’emigrazione all’escalation dei conflitti sociali e bellici a cui impotenti oggi assistiamo, da quello russo-ucraino a quello israelo-palestinese.

Attenzione, dunque, anche a sottovalutare o a interpretare in modo folcloristico le pretese di una cultura che intende rilanciarsi con il culto della nazione e lo slogan Dio, Patria e Famiglia, specie se di mezzo ci sono le nostre scuole e la formazione della nostra gioventù la cui patria sempre più sarà il mondo intero.

Obiettivi di apprendimento e competenze forse sono utili per un sistema sociale chiuso, non per società aperte al mondo che necessitano, per dirla con Morin, di due parole chiave: conoscenza della conoscenza e comprensione

La conoscenza della conoscenza per cogliere i nostri errori e quelli degli altri, la comprensione come virtù principale di ogni vita sociale che consiste nel riconoscimento della piena umanità e della piena dignità degli altri. Comprensione, benevolenza, riconoscimento permetteranno, scrive Morin, non solo un “miglior vivere” in ogni relazione umana, ma anche di combattere il male morale più crudele, il più atroce che un essere umano possa fare a un altro essere umano: l’umiliazione.

Dobbiamo preoccuparci seriamente perché i nostri sistemi formativi non sono più in grado di garantire un “miglior vivere” alle nuove generazioni,  segnale allarmante sono le parole sporche tornate a circolare come: merito, punizione, umiliazione, anche queste espressione evidente della crisi di pensiero che stiamo vivendo, immersi in una sorta di sonnambulismo generalizzato.

Il Governo Meloni vuole cambiare la scuola, monta la protesta di studenti e Sinistra: no all’istruzione classista, meritocatica sottomessa al mercato

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Cresce il dissenso sindacale, studentesco e della Sinistra politica verso le scelte che il Governo Meloni e il ministro Giuseppe Valditara stanno attuando sulla scuola, in particolare sulla “stretta” a proposito della condotta degli studenti sulle sanzioni maggiori da dare a chi non rispetta le regole, sull’autonomia differenziata, sugli istituti tecnici e professionali ridotti a quattro anni, il liceo Made in Italy e altro ancora. A scendere in campo per dire ‘no’ sono stati anche l’Unione degli Studenti, che durante l’Assemblea nazionale hanno svolto tre giornate di assemblee, dibattiti e laboratori – assieme a Mnl, Obessu, Rete della Conoscenza, Flc-Cgil, Actionaid, Libera, Legambiente, Sbilanciamoci, Movimento No base, Non Una Di Meno e Fridays For Future, Maleducat3, Giovani Palestinesi  – con cui è stato messo in pratica “un modello di scuola alternativo, costruito dal basso dimostrando che non solo è possibile ma necessario”.

Uds: la nostra scuola con 5 diritti fondamentali

Domenica 18 febbraio una rappresentanza degli studenti Uds si è recata davanti al ministero dell’Istruzione per chiedere “alla politica un altro modello di scuola basato su 5 diritti fondamentali che hanno portato nelle piazze di tutto il paese il 17 novembre scorso.

“Alzando i cartelli con le nostre rivendicazioni rivendichiamo un modello differente e costruito dal basso – ha spiegato Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione Degli Studenti – non accettiamo più che il ministro Valditara continui ad ignorare i nostri bisogni, convocando le organizzazioni studentesche solo per giustificare decisioni già prese senza confrontarsi con chi la scuola la vive ogni giorno. Ma tutto questo non ci fermerà, scenderemo in piazza in primavere contro le riforme su condotta e Its, contro un modello di scuola meritocratica, classista e non inclusiva”.

“Ribadiamo ancora una volta che i diritti non si meritano – ha aggiunto Alice Beccari, dell’esecutivo nazionale Uds – pretendiamo che il diritto allo studio sia realmente garantito in tutte le sue forme, il diritto ad una scuola libera dalle logiche del mercato, il diritto ad una didattica tutelante, il diritto ad un edilizia sicura ed educante e il diritto ad essere realmente rappresentati”.

L’Uds ha predisposto anche i passi successivi: “il ministro – ha concluso Chiesa – non può più stare a guardare, abbiamo dimostrato che un’altra scuola è possibile e questo mese di attivazione, verso i prossimi mesi di lotta tra l’8 marzo e il 21 lottiamo perché i diritti non si meritano“.

L’azione della Flc-Cgil

Nel frattempo, anche la Flc-Cgil prosegue le sue battaglie contro l’attuale Governo: il sindacato si è scagliato da un po’ di tempo soprattutto contro l’autonomia differenziata, perchè sostiene “che finirà per arrecare gravi disagi soprattutto ai territori locali. Una linea che, favorendo la privatizzazione della scuola, potrebbe finire per disunire il paese riducendo diritti e retribuzioni”.

Un concetto che l’organizzazione Confederale ribadirà nei prossimi giorni anche nelle Marche, dove sta circolando il camper che la Cgil ha deciso di fare girare in tantissime località all’insegna dello slogan “Stesso paese, stessi diritti”.

Schlein: Pd in prima linea contro la politica anti-Sud

Intanto, pure la segretaria del Pd, Elly Schlein, sostiene che “il Partito democratico è in prima linea nel contrasto all’autonomia differenziata e alle scelte contro il Sud che sta facendo questo Governo”.

Intervenuta a a Vasto, sempre domenica 18 per sostenere la candidatura di Luciano D’Amico a presidente della Regione alle elezioni del prossimo 10 marzo, la segretaria dei dem ha detto che la loro “non è una battaglia che interessa soltanto il Sud, interessa l’unità nazionale, perché in nessun paese civile si può pensare di avere 20 diverse politiche energetiche, una per quante sono le diverse regioni”.

“E così vale per la scuola: oggi – continua la dem – ci occupiamo di scuole e di nidi anche qui a Vasto, mentre il Governo approva il dimensionamento, che vuol dire togliere autonomie scolastiche alle aree interne. C’è un motivo se ogni volta che veniamo nelle province dell’Abruzzo giriamo proprio nelle aree interne perché è lì che la politica deve tornare a chiedere scusa per le assenze che ci sono state e a promettere una soluzione su misura dei bisogni diversi delle comunità che vivono in quelle aree”.

“Non si può contrastare lo spopolamento se non si portano i servizi. a partire proprio dalla sanità pubblica, dalla scuola pubblica, dagli asili nido, dal trasporto pubblico. Sono tutte cose che le scelte del governo Meloni stanno mettendo molto in difficoltà”, ha concluso Schlein.

Buondonno (Si): flop del liceo Made in Italy, ma a Cremona….

A schierarsi fortemente contro l’operato del Governo Meloni è anche Giuseppe Buondonno, responsabile nazionale scuola di Sinistra Italiana: “La scuola ridotta a propaganda obbligatoria davvero non è sopportabile. L’indiscutibile flop dell’inutile liceo Made in Italy ha prodotto, all’Istituto Munari di Crema un esito che supera la fantasia: nonostante un solo iscritto, il dirigente scolastico (evidentemente smanioso di compiacere il ministro) fa partire lo stesso la classe; annunciando che, alcuni alunni iscritti al liceo delle scienze economiche e sociali saranno “estratti a sorte” e, di fatto, iscritti d’ufficio al Made in Italy, cioè trasferiti contro la volontà loro e delle loro famiglie. Volontà che, per il preside, evidentemente conta meno di zero. Presenteremo, naturalmente, una interrogazione in Parlamento al ministro Valditara”.

Per la verità nel tardo pomeriggio di sabato il preside della scuola ha tenuto a specificare che senza adesioni volontarie da parte delle famiglie, il liceo del Made in Italy non partirà, ma attiveremo due classi di liceo economico-sociale, come richiesto dalle famiglie”.

In ogni caso, secondo l’esponente dell’Alleanza Verdi Sinistra “la scuola non è merce di propaganda governativa e che sarebbe bene prendere atto dell’insensatezza e del fallimento di una proposta. In ogni caso, preside, dirigenti ministeriali e ministro dell’istruzione – conclude Buondonno – si tolgano dalla testa di poter costringere studenti e famiglie a seguire i loro deliri”.


Dirigenti scolastici, più responsabilità e numerose innovazioni a scuola: come affrontare tutto ciò?

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Negli ultimi anni sono davvero tantissimi i cambiamenti che hanno trasformato a tutti gli effetti le scuole. Come devono affrontare tutto ciò i dirigenti scolastici o gli aspiranti tali? Per quali ragioni occorre una formazione ad hocVAI AL CORSO

Negli ultimi anni, e in particolare, negli ultimi mesi, molte sono state le innovazioni introdotte nella scuola. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si è rivelato un’occasione preziosa per contribuire all’innovazione delle istituzioni scolastiche e renderle più idonee ai cambiamenti veloci ai quali stiamo assistendo. Infatti grazie al PNRR le scuole hanno la possibilità di fare investimenti in tecnologia e nelle infrastrutture digitali, ma anche nella formazione digitale del personale.

In questo nuovo contesto l’autonomia scolastica assume un valore determinante per un ripensamento radicale della nostra scuola, in considerazione delle sfide che sempre più urgentemente siamo chiamati ad affrontare.

Il ruolo del dirigente diventa, pertanto, sempre più complesso per le maggiori responsabilità delle quali si dovrà fare carico per affrontare i cambiamenti che la transizione ecologica e culturale delle scuole sta apportando e apporterà, dovendo questa figura garantire sempre e comunque una qualità dell’offerta formativa costantemente adeguata ai nuovi bisogni delle studentesse e degli studenti imposti dal progredire vertiginoso delle nuove tecnologie e dall’Intelligenza Artificiale.

I punti tematici

  • Il PNRR e la “rigenerazione” della scuola riguardo ai saperi, ai comportamenti, alle infrastrutture e alle opportunità.
  • La funzione del coordinamento nella transizione ecologica e digitale. Le “Linee Guida per l’orientamento” delineate dal D.M. n. 328 del 22-12-2022.
  • Il D.M. 328 del 22 dicembre 2022 e le Linee Guida per l’orientamento.
  • La formazione del personale scolastico per la transizione digitale (D.M. 66/2023)
  • il Disegno di legge che fa nascere in Italia la nuova filiera formativa tecnologico-professionale, gli istituti tecnici, gli istituti professionali statali, i percorsi Ifts, IeFp regionale e Its Academy. Il progetto, che partirà come sperimentazione dal 2024/25


Linea dura di Valditara: chi rompe paga, ma la Flc Cgil obietta

da Tuttoscuola

Chi occupa, chi compie un atto illecito, deve rispondere civilmente dei danni cagionati”, e chi risulta colpevole “deve essere bocciato”, ha detto il ministro Valditara al termine della visita effettuata lo scorso 12 febbraio, senza preavviso, all’istituto milanese “Severi-Correnti”, che ospita un liceo e un istituto professionale, dove l’ultima occupazione aveva provocato gravi danni per un ammontare stimato di 70.000 euro.

Linea dura, dunque, anche se lo stesso ministro ha specificato che l’eventuale bocciatura non sarebbe decisa né da lui né da nessun altro dirigente, ma dagli organi collegiali della stessa scuola: “le eventuali sanzioni verranno decise dopo una riflessione, presa in comune, sulle norme di disciplina in vigore nel singolo istituto”. Non è da escludere però il varo di una normativa nazionale (la “stiamo studiando”, ha detto Valditara) in materia di risarcimento dei danni provocati alle scuole nel corso delle occupazioni.

L’opinione pubblica è divisa: giornali e social ospitano pareri contrastanti, che vanno dall’appello al massimo rigore (“bocciateli tutti”…) alla linea, anch’essa non nuova, della comprensione delle ragioni del disagio degli studenti unita all’opposizione a misure “diseducative” nei loro confronti.

In questa direzione va la nota diffusa dalla Flc Cgil di Milano il 15 febbraio, intitolata “Dalla presunzione di innocenza alla certezza della colpevolezza?!”, nella quale, dopo aver premesso che “Certamente i danni alla struttura della scuola sono una sconfitta e una ferita”, si sostiene che comunque il compito della scuola è quello di “educare, che significa ‘tirar fuori’. Anche da una situazione complessa come questa, si tratta di ‘tirar fuori’ quello che serve per crescere, riconoscendo le proprie responsabilità ma in un contesto di diritto come scritto nella Carta costituzionale, in cui chiunque è innocente finché non si dimostra il contrario e non chiunque è colpevole finché non si scagiona”.

Una vera e propria intimidazione da ‘bullismo istituzionale’” è il duro commento del sindacato, che poi amplia lo spettro della sua analisi sociopolitica sostenendo che al ministro Valditara è lo stesso concetto di democrazia (che si fonda su condivisione e partecipazione) a risultare “oscuro”: anziché del Merito il suo sembra piuttosto il Ministero della “Paura”.

La polarizzazione del dibattito tra colpevolisti e innocentisti non aiuta però ad affrontare in modo costruttivo la questione, di rilevanza decisiva, della perdita di autorevolezza della scuola e degli insegnanti (ora anche dei presidi) agli occhi degli studenti e dei loro genitori, aspetto settoriale della più generale crisi del principio di autorità, profetizzata già nel 1963 dall’inascoltato sociologo e psicoanalista tedesco Alexander Mitscherlich in “Verso una società senza padre”, testo tradotto in italiano nel 1970 ma rimasto purtroppo ai margini del dibattito.

Iscrizioni 2024-2025. Le due Italie, anzi 3

da Tuttoscuola

L’analisi dei dati relativi alle iscrizioni, se prendiamo in considerazione la distribuzione delle domande nelle diverse Regioni, e le compariamo, mette in luce la presenza non di due ma di tre grandi blocchi perché accanto alle tradizionali differenze tra il Nord, dove prevalgono (di poco) gli istituti tecnici e professionali e il Sud, più orientato verso i licei, emerge una terza tendenza, dove la scelta per i licei è addirittura strabordante, e trova la sua punta più significativa nel Lazio, dove raggiunge il 69,27%, con un 8,66 per il liceo classico. Segue la Sicilia, con i Licei al 60,80% e il Liceo classico all’8,50%.

Al Nord, come da sempre, è più forte la domanda di istruzione tecnica e professionale, che raggiunge quasi il 50% in Lombardia (36,23% i tecnici, 23,54 i professionali); percentuale superata abbondantemente nel Veneto (54,10%), con i tecnici al 39,31% e i professionali al 14,79, e in Emilia-Romagna (54,82%), con i tecnici al 37,8% e i professionali al 17,14%.

Sia pure con un significativo calo a livello nazionale, i licei, soprattutto quelli scientifici con le loro varianti, continuano comunque ad essere i preferiti dalle famiglie italiane, mentre per i classici continua il lento declino in quasi tutte le Regioni, come vediamo meglio in una notizia di approfondimento successiva.

Nell’area dei tecnici è forte, soprattutto nelle Regioni industriali del Nord, la domanda di percorsi tecnologici (20,17% in Lombardia, 21,61% nel Veneto, 22,15 in Emilia-Romagna), ma forse, anzi certamente al di sotto delle richieste e dei fabbisogni delle imprese. Per questo c’è una diffusa attesa per gli sviluppi della filiera tecnologica e del modello 4+2 sul quale il ministro Valditara ha puntato molte delle sue carte, correndo anche qualche rischio.

Iscrizioni 2024-2025. Il triste tramonto del Liceo classico

da Tuttoscuola

Negli ultimi tre anni le iscrizioni al Liceo classico sono passate dal 6,2% del 2022-23 al 5,8% del 2023-24 scendendo ulteriormente al 5,34% nel 2024-25. Un calo sensibile ma non un crollo, considerando che i licei classici non hanno mai avuto elevate percentuali di iscrizioni: nel 1989-1990 raggiungevano il 7%, sono lievemente cresciuti negli anni successivi per poi riprendere la discesa, malgrado i tentativi di rilanciarli con iniziative come la “Notte nazionale del liceo classico” e un famoso “Processo al Liceo classico”, svoltosi al teatro Carignano di Torino nel novembre 2014, nel quale Umberto Eco intervenne a sua difesa, con Andrea Ichino nel ruolo di accusatore e il magistrato Armando Spataro a presiedere la Corte. Il Classico fu assolto, ma a condizione che aprisse alla cultura scientifica. Qualche tentativo di rafforzare le materie scientifiche è stato fatto in alcune sedi, ma con scarsi risultati. Così il Classico ha ripreso la sua discesa piena di nostalgie e rimpianti, come la Gloria Swanson di “Viale del tramonto”, fagocitato dagli altri percorsi liceali, soprattutto dal Liceo scientifico, con e senza il latino (25,59%), e anche dal Linguistico (7,86%).

Una discesa che è marcata soprattutto nella parte più trainante del Paese, il Nord, dove il Liceo per eccellenza appare condannato a una condizione di marginalità: sotto il 3% degli iscritti totali alle Superiori, o pochissimo sopra, in Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia; comunque sotto al 4% in Piemonte e Lombardia (percentuali ancora più basse tra gli alunni maschi). Mentre nel Lazio, in Calabria e in Sicilia gli iscritti al Classico sfiorano il 9%.

Diverso, ma anch’esso in forte declino, l’andamento degli Istituti tecnici e professionali, che nel 1989 erano i preferiti, allora scelti rispettivamente dal 45 e 24% degli alunni provenienti dalla scuola media, ma che poi iniziarono una china discendente rovinosa, malgrado i ripetuti tentativi di frenare la tendenza, soprattutto per quanto riguarda gli Istituti tecnici, attestatisi su valori medi attorno al 30% mentre i professionali, più volti riformati, si sono dimezzati. Così i lievi incrementi verificatisi quest’anno rispetto all’anno scorso (31,66% da 30,90% per i tecnici, 12,72% da 12,10% per i professionali) sono stati accolti dal ministro Valditara, impegnatosi a portare tali percorsi “in serie A” (oggi, quella dei Licei), come positivi auspici e segnali di consenso per la sua linea.

A ben vedere, considerando le cifre assolute accanto alle percentuali, quella del Liceo classico (28.000 iscritti in prima per il 2024-25) è sempre stata una scelta minoritaria, effettuata da una élite di genitori quasi sempre laureati e spesso provenienti dallo stesso tipo di studi, con qualche eccezione costituita da alunni provenienti da famiglie con modesto livello di istruzione ma che a scuola hanno ottenuto buoni risultati, soprattutto nelle materie letterarie. Continuerà a essere una scelta minoritaria, ma di una minoranza tenace e convinta: anche in uno scenario futuro di forte personalizzazione degli itinerari formativi c’è da credere che gli estimatori del Liceo classico seguiteranno a scegliere piani curricolari con il greco, il latino, la filosofia, la storia dell’arte. Del resto tanti professori universitari confermano che chi proviene dal Classico alla lunga emerge, anche nelle Facoltà scientifiche.

Concorso educazione motoria, 42mila candidati per meno di mille posti per la secondaria

da Tuttoscuola

Per il concorso educazione motoria nella scuola secondaria di II e I grado si sono candidati nell’attuale concorso circa 42mila candidati (esattamente 41.955), di cui rispettivamente 21.805 per la classe di concorso A048 nella secondaria di II grado e 20.150 per la classe di concorso A049 nella secondaria di I grado. I primi concorreranno per 782 posti, i secondi soltanto per 178, per complessivi 960 posti. Come si vede, il numero di candidati è pressoché uguale sia nel II che nel I grado, per effetto della possibilità di effettuare la doppia opzione da parte di ciascun candidato. Si può stimare, quindi, che il numero effettivo di candidati concorso educazione motoria (persone fisiche) sia poco più di 20mila unità.

Il maggior numero di posti (782) per la classe di concorso A048 nel II grado determinerà mediamente un rapporto decisamente più favorevole (un vincitore ogni 28 candidati), rispetto alla A049 del I grado dove, per effetto del ridotto numero di 178 posti, è previsto mediamente un vincitore ogni 113 candidati.

La Lombardia, nell’insieme dell’A048 e dell’A049, avrà il primato sia del numero di vincitori (239) che dei non vincitori (6.343) in un rapporto medio di un vincitore ogni 28 candidati.
Sarà invece meno favorevole la situazione della Campania, perché a contendersi i 29 posti delle due classi di concorso vi saranno 5.547 candidati, in un rapporto di un vincitore ogni 191 candidati.
Nelle Marche (9 posti in tutto per 1.119 candidati) il rapporto è di un vincitore ogni 124 candidati.
Una situazione simile anche in Emilia R. con un rapporto di un vincitore ogni 121 candidati, conseguente al numero complessivo di 18 posti cui concorrono 2.177 candidati.

Tra i 42mila candidati che tra qualche settimana affronteranno la prova scritta, al termine dell’intero percorso concorsuale vi saranno 960 vincitori e 40.995 non vincitori.

Avviso 19 febbraio 2024, AOODGPER 19093

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico

Concorso per titoli ed esami per l’accesso ai ruoli del personale docente della scuola secondaria di I e di II grado su posto comune e di sostegno, ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del Decreto ministeriale 26 ottobre 2023, n. 205 – Calendario della prova scritta

Avviso 19 febbraio 2024, AOODGPER 18503

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico

Concorso per titoli ed esami per l’accesso ai ruoli del personale docente della scuola dell’infanzia e primaria su posto comune e di sostegno, ai sensi del Decreto ministeriale 26 ottobre 2023, n. 206 – Calendario della prova scritta