Ambiente e Responsabilità

AMBIENTE, GLOBALIZZAZIONE, SVILUPPO SOSTENIBILE, SCIOPERO, RESPONSABILITÀ

di Maria Grazia Carnazzola

Lo scenario

Più di quarant’anni fa si svolgeva a Stoccolma la prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano che inseriva, di fatto, l’ambiente nell’agenda internazionale. Altri incontri al vertice seguirono negli anni e si pensava che tutti, poveri e ricchi della Terra, si fossero messi d’accordo per una visione comune per la crescita, l’equità, la conservazione dell’ambiente. Non è andata proprio così: la situazione ambientale continua ad essere instabile, le discussioni sulla finanza e sull’economia globale sembrano ancora riservare all’ambiente il ruolo di ospite tollerato: si fatica a comprendere che tutti abbiamo interesse a proteggere l’ambiente e a promuovere, senza allarmismi ma con determinazione, forme di sviluppo sostenibile da fondare sulla costruzione di una responsabilità etica globale.

A   partire dagli anni ’70 del secolo scorso cominciano ad assumere contorni sempre più netti due problemi: il permanere dello squilibrio tra sviluppo e arretratezza e il manifestarsi inequivocabile degli esiti negativi dello sviluppo, soprattutto nello spreco di risorse e nel degrado ambientale. Occorre ora capire se l’umanità è in grado di sopportare la “smisuratezza” della crescitao se invece sia urgente connotare lo sviluppo di eticità, sottolineandone i limiti necessari. L’insostenibilità della crescita illimitata è evidente sia negli effetti sull’equilibrio della biosfera sia sull’equilibrio dell’ordine sociale. Nel dibattito attuale, politico, economico e sociale, uno dei vocaboli maggiormente ricorrente è globalizzazione, termine complesso, pervasivo, dai contorni sfumati, percepito come un’idea-chiave attorno alla quale costruire le spiegazioni dei fenomeni culturali, sociali, economici e politici della contemporaneità. Al di là delle sfumature semantiche, il termine veicola l’idea di un pianeta come scenario unico di avvenimenti interrelati, dove i processi hanno carattere transnazionale e gli eventi non coinvolgono solo i grandi sistemi. Sostiene Domenico De Masi che la globalizzazione non è un fenomeno recente e non ha un’unica forma. Nel corso del tempo le scoperte geografiche, gli scambi commerciali, le colonizzazioni, la diffusione delle idee – facilitata oggi dalle potenti tecnologie dell’informazione -, l’istituzione degli Organismi Internazionali hanno accelerato il processo di unificazione mondiale. Gli effetti sono evidenti sul piano dei rapporti sociali, economici, dell’organizzazione del lavoro, degli assetti politici, del modo di sentire e si manifesta da una parte nella massificazione dei consumi e dei gusti, dall’altra nell’arroccamento di identità etniche in carne ed ossa dentro uno spazio. È importante tenerlo presente e ricordarlo nel dibattito politico, perché lo spazio virtuale non è lo spazio pubblico: questo richiede, simultaneamente, la parola e il corpo. Il corpo vive, vede, ricorda e trascrive; la rete informatica annulla la distanza e mette a rischio le culture particolari entro le quali si può essere individuo e gruppo. La distruzione della memoria porta all’omologazione, perché la memoria è legata all’esperienza e ai valori del viverla che esprimono una visione del mondo, una cultura, trasmessa da gruppi umani e da esperienze collettive. Ma globalizzazione è da intendersi come sinonimo di omologazione? Ed è sinonimo di occidentalizzazione? Nei dibattiti che hanno accompagnato le manifestazioni di Fridays for future pare di sì. C’è stato chi ha dichiarato “Avete rubato i miei sogni…” Ma ci sono solo i sogni e i desideri dei ragazzi formati e cresciuti nel pensiero occidentale? I bambini, gli adolescenti, i giovani, che a questo progresso, che nausea chi partecipa alle manifestazioni di piazza, non hanno avuto accesso, che direbbero? Ancora una volta globalizzazione viene confusa con occidentalizzazione. Greta si è posta il problema dal loro punto di vista? E chi la guida e chi la segue?Bisognerebbe riflettere e far riflettere su questi aspetti perché questi fenomeni non coinvolgono solo ciò che sta “fuori”, ma influiscono sui risvolti più intimi e personali delle nostre vite. E questa è educazione civica, è cittadinanza planetaria, intesa nel senso più profondo di atteggiamento etico e politico. Sarebbe opportuno anche un affondo sul perché, dopo decenni in cuieminenti personalità del mondo filosofico e scientifico hanno posto il problema, inascoltati, all’improvviso una ragazzina mobiliti masse di ragazzi e non solo. E questo può farlo solo la Scuola. Apprezzo la partecipazione degli studenti, davvero. Il rispetto dell’ambiente in cui viviamo è un valore, ma proteggerlo è una missione e le missioni non si reggono sulle dichiarazioni e sui proclami. Servono azioni, impegno, volontà e coerenza. Coerenza che, francamente non ho visto neanche negli adulti che accompagnavano alcune scolaresche nelle manifestazioni di piazza il 27 settembre a Roma. “Ragazzi, andiamo di là, altrimenti la fila diventa troppo lunga”. E la fila era davanti a un fast-food.Non mi scandalizza la cosa, ma non posso non rilevarla. Eovviamente assenze potenzialmente giustificate; anche questo la dice lunga: siete autorizzati a scioperare; un’altra distorsione dell’intendere il diritto all’autodeterminazione di cittadini liberi e responsabili. È giusto scegliere di dire, di urlare “Questo no, cosìno”, ma contemporaneamente bisognerebbe proporre “Questo sì, così sì”. Altrimenti è troppo facile e deresponsabilizzante. Si ponecosì, ancora una volta, il problema della gestione del potere, della leadership, del carisma che non è una caratteristica della persona, ma dipende in parte dalle situazioni, come sostiene J. Hillman. E dalle sponsorizzazioni finalizzate di gruppi di potere, aggiungo.Cui prodest?

La Scuola.

La contemporaneità fa registrare un livello di complessità altissimo, determinato dalla rapidità con cui variano gli scenari sociali, economici, culturali e richiede da parte di ciascuno adeguate strumentalità di accesso alla “conoscenza possibile” – veicolata e filtrata in larga misura dai social- sostenute da robuste competenze di interpretazione, di scelta, di integrazione e di elaborazione: cioè di pensiero critico. Ma come si costruisce il pensiero critico e quali sono le responsabilità della Scuola in questo ambito? È possibile insegnare che il livello di civiltà si misura anche dal rispetto per il pianeta che ci ospita, che furbizia non è intelligenza e che al dichiarato dovrebbe far seguito un agito coerente? Per fare questo alla Scuola servono impegno lucido e appassionato, principi etici, conoscenze significative, identità forte. La consapevolezza, i modi di pensare sono generati dalla formazione e dall’esperienza interrelati: la prima dà forma, direzione, respiro alla seconda. 

Questa considerazione ci costringe a riflettere sull’efficacia reale del sistema di istruzione/ formazione di fronte alla crescente complessità e al raggiungimento degli obiettivi educativi che istituzionalmente gli competono: educare alla complessità, al pensiero critico, alla responsabilità delle scelte… in altre parole educare alla cittadinanza attiva, nel senso di pensarsi come uomini liberi, capaci di vivere nel mondo di oggi e in quello di domani. Questa è una priorità: insegnare ai bambini e ai ragazzi che ciò che accade nel mondo influenza la vita di ciascuno e, nel contempo, che ciascuno di noi è responsabile del futuro dell’umanità e del pianeta; che i problemi che oggi toccano l’ambiente e l’umanità intera non possono essere affrontati se non con la comprensione, scientificamente fondata e sorretta da dati verificati e argomentati, di essere parte di un unico destino planetario. Ma è necessario che la Scuola lavori perché si impari a documentarsi autonomamente, a distinguere l’informazione corretta dal sentito dire, il dire corretto dall’invettiva che spesso maschera l’indifferenza, il sapere scientifico dalla falsa conoscenza che è vera ignoranza.

Il mondo della formazione tutto, scuola e mondo accademico, è chiamato a riflettere e a far riflettere sulla caduta di senso generatadal paradigma economico della crescita smisurata, perché la smisuratezza porta con sé la svalutazione dei fini e la sopravvalutazione dei mezzi che, a sua volta, offusca il senso del tempo (le radici), le speranze (il futuro) ed espande il senso dello spazio, del qui e ora, alimentando la minaccia dello sterminio ecologico e sociale. Ma è anche chiamato a far riflettere sulla necessità che il dibattito e le inevitabili, necessarie scelte siano fondati su solide conoscenze scientifiche.  Solo cittadini, e non sudditi, consapevoli e responsabili potranno continuare a creare le condizioni per la miglior vita possibile dell’umanità. E forse per tutto questo un banner e qualche proclama non bastano e non bastano neppure le riforme scolastiche: serve una radicale riforma del pensiero e dei modi con cui si utilizzano i saperi disciplinari per dare forma alla conoscenza. Questo, solo una Scuola che ci crede veramente può farlo.

Per concludere

Tre sono i passaggi che ritengo necessari:

-prendere coscienza del problema, perché emerga un nuovo paradigma etico;

-costruire il consenso intorno alle possibili soluzioni o, almeno, intorno alla condanna della “crescita necessaria”; questo è costruzione di cittadinanza politica;

– puntare sull’educazione per sviluppare apprendimenti, intelligenza ambientale, approfondimenti culturali che arricchiscano di eticità lo sviluppo valorizzandone i limiti.

Ciò potrà condurre a quel concetto di “bene sufficiente” su cui fondare uno sviluppo quanto più sostenibile, tenendo ben presente che “sviluppo sostenibile” è un concetto politico.

BIBLIOGRAFIA

J. Hillman, Il Potere, RCS Libri S.p.A., Milano 2002;

D. De Masi, Il futuro del lavoro. Fatica e ozio nella società postindustriale, Rizzoli, Milano 2003;

E.Morin, Insegnare a vivere, Raffaello Cortina Editore, Milano 2014;

Agenda 2030;

Amartya Sen, Il Sole 24Ore;

A.Golini, La popolazione del pianeta, Il Mulino, Bologna 2003.

Problema precariato, Fioramonti: concorsi ogni due anni

da Orizzontescuola

di redazione

Per l’immissione in ruolo “delle persone abilitate occorre fare in modo che ci siano concorsi per docenti regolari, almeno ogni biennio”.

Questo quanto detto oggi da Lorenzo Fioramonti parlando ai dirigenti del FvG.

“Una serie di interventi” strutturali per far fronte al precariato, altrimenti il “problema è più solo educativo e della scuola” ma diventa “un problema sociale del Paese”.

“Il Fvg – ha aggiunto a margine dell’incontro – è vicino a Roma e il ministero ha la volontà di dialogare e discutere per risolvere eventuali problemi burocratici che sono in essere, quindi riuscire a trovare la possibilità di contribuire allo Statuto che verrà riscritto in queste settimane”.

L’obiettivo è “aprire un canale di collaborazione diretta con il Friuli, come con tutti gli Uffici regionali scolastici, affinché la riorganizzazione del settore possa essere il più possibile rapida ed efficiente”.


Fioramonti: presto rinnovo contratto, la scuola resta nazionale

da Orizzontescuola

di redazione

Il ministro Fioramonti torna a parlare dell’autonomia differenziata nella scuola e afferma sicuro che non si farà: “La scuola resterà nazionale”.

In un’intervista a Il Manifesto, il ministro dell’Istruzione ha parlato della regionalizzazione, dopo le recenti affermazioni del ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia. “La scuola resterà unica, pubblica e nazionaleafferma Fioramonti – Con il ministro Boccia ci siamo confrontati più volte. Per me la scuola pubblica in tutto il territorio nazionale è un valore. Boccia sta cercando di capire come si possano coniugare l’esigenza di una scuola pubblica nazionale e quella di occupare nelle regioni tutte le cattedre in maniera tempestiva. Il docente comunque resterà un dipendente dello Stato“.

Tra le altre questioni, il ministro è tornato anche sul tema del precariato, in attesa del decreto, ha spiegato: “Si sta ultimando il negoziato con le forze sindacali e a giorni si annuncerà“.

Sul rinnovo del contratto ha promesso che “si è impegnato per portarlo presto a casa” e così anche gli aumenti stipendiali: “La legge di bilancio è il momento nodale per entrambe le questioni” ha concluso Fioramonti.

Gli studenti in 160 piazze: «Vogliamo scuole ecologiche»

da Corriere della sera

Riccardo Antoniucci Valentina Santarpia

Roma

C’è la preside dell’istituto comprensivo Capasso-Mazzini di Frattamaggiore (Napoli), Fernanda Manganelli, che si è impegnata a «contenere la temperatura dell’acqua calda entro i 37 gradi e a chiedere al Comune interventi per produrre energia con apparecchi fotovoltaici». E c’è la dirigente del liceo Orazio di Roma, Maria Grazia Lancellotti, che si prefigge di «ridurre i consumi di bottigliette di plastica, promuovere la raccolta differenziata, il riciclo e percorsi di divulgazione scientifica, e incrementare l’uso di prodotti per le pulizie biodegradabili».

È lo stato di emergenza ambientale ed ecologica l’ultima frontiera delle scuole per partecipare in maniera concreta ai Fridays for future, i venerdì di protesta per sostenere la battaglia di Greta Thunberg per il clima. La manifestazione che oggi porterà in piazza migliaia di studenti in tutta Italia è già stata avallata dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti che ha invitato i presidi a giustificare l’assenza dalle lezioni. Nella sede di viale Trastevere dieci istituti da tutta Italia presenteranno i loro progetti per l’ambiente. E ci saranno due punti di consegna delle borracce plastic free del Miur.

Ma agli attivisti non basta: «È necessario che le parole si trasformino in fatti», si legge sul profilo Facebook di Fridays for future Italia. I ragazzi del movimento non vogliono solo evitare le sanzioni per chi sciopera il 27 settembre, come la penalizzazione del voto in condotta, ma chiedono al ministro che aumenti i fondi alla scuola, all’università e alla ricerca, per sostenere l’innovazione ecologica e rendere gli istituti scolastici al 100% sostenibili, che riveda i programmi didattici perché evidenzino «le tragiche conseguenze dell’utilizzo di combustibili fossili», che «inserisca insegnamenti basati su modelli di sviluppo sostenibile» e che interrompa le collaborazioni tra Miur e aziende inquinatrici. Insomma, più che al banner appeso al ministero sono interessati alle azioni, consapevoli che dietro l’angolo c’è il rischio di essere bollati come il solito movimento che svuota le aule ma non riempie le menti. «Concretezza? Noi ci siamo — dice Ludovico Arte, preside dell’istituto Marco Polo di Firenze —. Abbiamo acquistato 2 mila borracce in alluminio che regaleremo a studenti e personale e accompagneremo noi stessi i ragazzi alla manifestazione, come se fosse un’uscita didattica». Ma in tutta Italia ci saranno mobilitazioni per chiedere trasporti pubblici ecologici e più attenzione al riciclo dei rifiuti. Le piazze convocate sono 160, raccolte in una mappa virtuale pubblicata su www.fridaysforfutureitalia.it. A detta di tutti gli attivisti, da Torino a Napoli, questo terzo sciopero sarà il più partecipato di sempre.

A Milano i cortei sono addirittura due. A Roma il Campidoglio ha approvato proprio ieri la dichiarazione di «emergenza climatica» presentata dagli attivisti sul modello di altre 26 città. A Venezia il movimento si unirà agli attivisti di «No grandi navi», e in Veneto proveranno a bloccare il traffico su tangenziali e autostrade. A Napoli, in coincidenza con lo sciopero, i Verdi pianteranno il primo albero acquistato grazie a una raccolta fondi. Il Comune di Bari ha garantito bus gratuiti. Il patron di Slow Food, Carlo Petrini, parteciperà al corteo di Alba (Cuneo)

Fondo istituto, firmato accordo: alle scuole 800.860.000 euro, 30mln per ore eccedenti. C’è bonus merito

da Orizzontescuola

E’ stato sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) sull’utilizzo delle risorse del Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF) per l’anno scolastico 2019/2020.

Il CCNI deve passare il controllo degli organi competenti, ma è la base per avviare la contrattazione d’Istituto.

La somma complessiva delle risorse è di 800.860.000,00 euro. La differenza rispetto all’anno scorso (circa 18 milioni) è stata utilizzata a favore dello stipendio base così come previsto dal CCNL 2018.

Nei parametri di calcolo delle risorse sono stati computati fra il personale ATA anche gli ex co.co.co (compresi i 305 ex LSU di Palermo).

Secondo l’ipotesi di contratto, le risorse non utilizzate negli anni precedenti potranno essere utilizzate senza vincoli di destinazione e quindi anche con finalità diverse da quelle di origine.

Nel contratto anche ’assegnazione delle risorse per i progetti delle aree a rischio ai CPIA.

Scarica Ipotesi Contratto MOF

Decreto clima, in Consiglio dei Ministri il 3 ottobre? Soldi per informazione e formazione nelle scuole

da Orizzontescuola

di redazione

Decreto clima in Consiglio dei Ministri il prossimo 3 ottobre? Si tratterà di un decreto legge.

Decreto legge clima: in consigli il 3 ottobre?

Si tratterà di un decreto legge, in quanto l’emergenza climatica, afferma il Ministro Costa, è ormai nota a tutti.

“Secondo me, con un po’ di fortuna, il tre ottobre ce la facciamo”, afferma Costa, come leggiamo sull’Ansa.

Il lavoro sul decreto si sta svolgendo in concomitanza con la legge di bilancio per le necessarie coperture.

Il decreto mira, naturalmente, a contrastare i cambiamenti climatici e a preservare la qualità dell’aria.

Costa ha poi ringraziato il collega Fioramonti per l’atteggiamento tenuto in merito allo sciopero degli studenti: “Bene Fioramonti, in strada lezioni di vita”. “Ringrazio il ministro Fioramonti per aver detto ‘andate e partecipate’.

Misure scuola

Il decreto, scrive il Corriere, prevede un Programma strategico per “il rinnovo integrale, entro cinque anni, dei mezzi di trasporto pubblico locale con mezzi a basso o nullo impatto ambientale”. Si parla anche di disposizioni per la promozione del trasporto scolastico sostenibile con uno stanziamento di 20 milioni. Al riguardo c’è stato già il benestare del Miur.

Presso il Ministero dell’Ambiente, inoltre, è prevista la creazione di un fondo, denominato “Programma #iosonoAmbiente”, di 2 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2020, 2021, 2022. Tali risorse serviranno a dar vita a campagne di informazione, formazione e sensibilizzazione sulle questioni ambientali nelle scuole di tutti i gradi di istruzione.

Mense biologiche 2019, ripartizione 10 mln di euro. Decreto in Gazzetta Ufficiale

da Orizzontescuola

di redazione

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto di “Riparto del Fondo per le mense scolastiche biologiche per l’anno 2019”.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali  e del turismo, di concerto con il Miur, ha adottato il decreto che ripartisce la quota di 10 milioni di euro per il 2019 del Fondo per le mense scolastiche biologiche.

Il riparto è effettuato sulla base del numero dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica presenti in ciascuna regione e provincia autonoma, riportati alla data del 31 marzo 2019 nell’elenco delle stazioni appaltanti e dei soggetti eroganti il servizio di mensa scolastica biologica e sulla base della popolazione scolastica accertata dal Miur per l’anno scolastico 2017-2018.

Decreto e allegati

Mobilità docenti, Fioramonti: chi si trasferisce deve essere pagato dignitosamente

da Orizzontescuola

di redazione

Il ministro Lorenzo Fioramonti, ospite ieri sera a “Piazza pulita”, è intervenuto sul tema della mobilità dei docenti: “Dare la possibilità a chi si trasferisce in altra regione di vivere dignitosamente”.

Dobbiamo creare condizioni tali per cui i docenti possano essere pagati in maniera dignitosa: abbiamo gli insegnanti meno pagati d’Europa, l’ha detto anche l’Unione europea, è inaccettabile. Dobbiamo cominciare a dare la possibilità a chi si trasferisce in un’altra regione volontariamente di poter essere pagato in modo dignitoso e poter vivere lì. Molti docenti restano nella propria regione di appartenenza dove non ci sono posti, vanno fuori, ma non possono permettersi di vivere lì, quindi devono costantemente fare i pendolari. Noi dobbiamo investire in quello che fa bene a una società. L’economia ha bisogno di formazione, di investimenti di base, queste sono le cose che fanno crescere l’economia“, spiega Fioramonti durante la trasmissione di La7, soffermandosi in seguito sul tema dell’autonomia, in uno scambio di battute con il direttore de Il Giornale Sallusti.

Decreto Clima, giovedì 3 ottobre può esserci il via libera dal governo. Le novità per la scuola

da La Tecnica della Scuola

Oggi in 180 città italiane e 27 paesi del mondo i giovani sono in piazza per chiedere azioni forti e immediate contro i cambiamenti climatici. Si tratta la terza volta che il movimento “Fridays For Future” ispirato da Greta Thunberg organizza uno sciopero globale dopo marzo e maggio scorso.

Il governo Conte si muove nella direzione sperata dai manifestanti e si appresta a varare un decreto con delle misure volte a salvaguardare l’ambiente.

Rispetto alle indicazioni delle scorse settimane, il decreto clima sta subendo delle modifiche. Dalle indiscrezioni emerse oggi, il nuovo documento presenterebbe parecchie differenze rispetto al vecchio.

“Sarà un decreto legge perché l’emergenza climatica ormai la riconosciamo tutti. Se c’è un’emergenza climatica c’è anche un’emergenza legislativa; e il decreto legge è un decreto di urgenza, fermo restando che poi il Parlamento lo può arricchire. Ci mancherebbe altro”. Così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – a margine della presentazione di un rapporto Conai insieme con l’Anci – sul decreto Clima. “Secondo me, con un po’ di fortuna, il tre ottobre ce la facciamo”, dice Costa.

Il testo sembra destinato a diventare più snello, lasciando aperti alcuni punti da verificare con i ministeri di competenza”.

Via le detrazioni sugli scuolabus ecologici

Niente più detrazioni di 250 euro per le spese relative al trasporto scolastico sostenibile. La nuova bozza eliminerebbe infatti quanto trapelato nei giorni scorsi, e cioè incentivi all’utilizzo degli scuolabus a ridotte emissioni per asili, scuole elementari e medie, comunali o statali. Resta invece il fondo da 10 milioni l’anno (per il 2020 e il 2021) per incentivare il servizio nelle città metropolitane più inquinate e su cui grava la procedura di infrazione Ue sulla qualità dell’aria.

Campagna di informazione e formazione nelle scuole

Una delle norme del nuovo decreto prevede una campagna di informazione e formazione ambientale nelle scuole, che si chiamerà ‘L’ambiente siamo noi’. La campagna di sensibilizzazione partirà dall’anno scolastico 2019-2020: l’obiettivo è informare e sensibilizzare gli studenti di tutte le scuole italiane sui temi dell’ambiente e degli effetti climatici. Le risorse messe a disposizione dal ministero dell’Ambiente sono 500mila euro, a partire già da quest’anno.

Decreto salvaprecari. Burrasca nella maggioranza di Governo

da La Tecnica della Scuola

Sulla questione del precariato Italia Viva mette alcuni paletti e lascia intendere che sarà molto difficile arrivare ad una soluzione condivisa.
E’ di queste ore un comunicato del deputato Gabriele Toccafondi, gapogruppo di Italia Viva nella Commissione Cultura della Camera, il cui titolo non lascia spazio a dubbi: “Discontinuità con precedente governo, no a sanatorie e spazio ai giovani che vogliono insegnare”

Toccafondi: basta con le sanatorie


“Fonti giornalistiche – afferma Toccafondi – riferiscono che nei prossimi giorni arriverà in Consiglio dei Ministri il decreto cosiddetto ‘salva precari’. Quello fortemente voluto dalla Lega e approvato ‘salvo intese’ dal vecchio governo che però non trovò mai le necessarie intese pare per l’opposizione di alcuni parlamentari Cinquestelle”.
“Si trattava a tutti gli effetti di una sanatoria che fortunatamente non ha visto la luce” sostiene il deputato che aggiunge: “Se siamo alternativi al precedente governo, e noi di Italia Viva ne siamo più che convinti, siamo sicuri che quel testo sarà totalmente riscritto, perché la scuola ha bisogno di insegnanti preparati, selezionati, convinti, che portino entusiasmo e che siano ben pagati”.

Maggioranza riunita a Palazzo Chigi

Nella mattinata del 27 si è svolto a Palazzo Chigi un incontro di maggioranza (a quanto pare, però, Italia Viva non sarebbe stata invitata) per affrontare l’argomento in vista del prossimo incontro Ministro-sindacati già programmato per il prossimo martedì 1° ottobre.
Nulla si sa sull’esito della riunione ma è molto probabile che ci sia stato il tentativo di mettere d’accordo tutti. Ma non sarà per nulla facile e soprattutto non sarà semplice trovare una soluzione gradita anche ai sindacati che restano fermi sulla loro posizione e continuano a difendere l’intesa firmata con Conte il 24 aprile e l’accordo raggiunto con Bussetti (ma soprattutto con Mario Pittoni) a fine luglio.

Toccafondi, per parte sua, non è meno irremovibile e sostiene: “Ci auguriamo che sia archiviata l’era delle sanatorie e che ci si limiti a garantire a chi ha tre anni di servizio ciò che è giusto, ovvero un concorso riservato, ma selettivo. Ci auguriamo che non si abilitino decine di migliaia di docenti a prescindere dalle reali esigenze della scuola perché questa sarebbe solo l’anticamera per nuove sanatorie nei prossimi anni”.
“Ci auguriamo anche – conclude il deputato di Italia Viva – che sia bandito in contemporanea anche un concorso ordinario in modo da dare possibilità anche ai laureati più giovani che vogliono insegnare e che venga riservato loro la maggior parte dei posti.
Ci auguriamo che i posti dei concorsi, incluso il riservato, siano assegnati esclusivamente alle materie e alle province per le quali c’è carenza di organico di ruolo”.

Lingue regionali o minoritarie in Europa, il nuovo Rapporto di Eurydice

da La Tecnica della Scuola

Sono circa 60 le lingue regionali o minoritarie che sono riconosciute e promosse dalle autorità educative dei rispettivi Paesi europei. Ma quali sono queste lingue e in quali Paesi vengono insegnate?

Ne parla il breve rapporto The teaching of regional or minority languages in schools in Europe, presentato dalla Rete Eurydice.

L’armoniosa coesistenza di molte lingue in L’Europa – scrive nella prefazione Tibor Navracsics, Commissario responsabile per Istruzione, cultura, gioventù e sport – è un potente simbolo dell’aspirazione dell’UE ad essere uniti nella diversità, uno dei cardini del progetto europeo”.

Le competenze linguistiche – continua – sono al centro della visione ambiziosa per sviluppare un buon funzionamento dell’istruzione in Europa. Essere in grado di parlare lingue diverse è necessario per studiare e lavorare all’estero. Inoltre, l’apprendimento delle lingue consente alle persone di scoprire culture diverse e di ampliare le proprie prospettive”.

Nel maggio 2019, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato una Raccomandazione per un approccio globale all’insegnamento e all’apprendimento delle lingue. L’Unione europea e i suoi Stati membri si sono impegnati ad aumentare l’attenzione per l’apprendimento delle lingue a scuola. Ciò include non solo la conoscenza della lingua nazionale, ma anche l’apprendimento di due lingue aggiuntive. In linea con la raccomandazione, agli studenti deve essere data la possibilità di apprendere lingue meno insegnate, da inserire nel loro portafoglio linguistico personale.

Il Rapporto offre una panoramica delle lingue regionali o minoritarie parlate in UE, presentando anche alcuni esempi delle politiche e delle misure nazionali di supporto all’insegnamento di tali lingue, insieme a una selezione di progetti europei focalizzati sulla diversità linguistica.

Bullismo e cyberbullismo: analisi del fenomeno per prevenirlo a scuola

da Tuttoscuola

Come è noto il termine bullismo deriva dall’inglese “bullying” e viene usato nella letteratura internazionale per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta i lavori pionieristici di Heinemann (1969) e Olweus (1973) rilevarono un’elevata presenza di comportamenti bullistici in molte scuole scandinave catalizzando l’attenzione anche della stampa (Zanetti, 2007). È proprio Olweus (1996) che, per primo, formula una definizione del feenomeno, affermando che: “uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”.

Le definizioni che si sono succedute negli anni hanno aggiunto ulteriori particolari, ad esempio Björkqvist e collaboratori (1982) hanno enfatizzato la disparità di potere e la natura sociale del bullismo; Besag (1989) ha sottolineato la sistematicità e la durata nel tempo dell’azione aggressiva e l’intenzionalità nel causare il danno alla vittima; Sullivan (2000) ha parlato di abuso di potere premeditato e diretto verso uno o più soggetti. Il bullismo fa parte della più ampia classe dei comportamenti aggressivi, può essere presente durante tutto l’arco di vita dell’individuo e assumere forme diverse a seconda dell’età (Pepler & Craig, 2000; Pepler et al., 2004), è però sempre caratterizzato da intenzionalità, persistenza e squilibrio di potere.

In linea generale sono identificabili tre tipologie di comportamento aggressivo: violenza fisica diretta, aggressività verbale e relazionale – anche indiretta – caratterizzata spesso da violenza psicologica come diffamare, escludere, ghettizzare o isolare la vittima (Menesini, 2000, 2003).

In genere le vittime di genere femminile reagiscono al sopruso con tristezza e depressione, i soggetti di genere maschile invece esprimono più spesso la rabbia (Fedeli, 2007). Inoltre, mentre le ragazze tendenzialmente denunciano le prepotenze subite e, se spettatrici di episodi di bullismo perpetuati ai danni di altri, reagiscono cercando di difendere la vittima, i ragazzi adottano più spesso un comportamento omertoso e complice (Sullivan, 2000).

Le differenze di comportamento tra i generi si acutizzano con l’età: meno evidenti nei primi anni di scuola, emblematiche del genere di appartenenza durante il periodo adolescenziale (Genta, 2002). Molteplici sono i modelli teorici che hanno cercato di spiegare l’aggressività e il bullismo e di comprendere i fattori del disagio o della devianza. Dalla teoria dell’interazione sociale alla teoria del controllo socia- le vengono tenuti in debito conto i principali fattori della devianza (Patterson et al., 1992). Entrambe le teorie postulano che la personalità del bambino si struttura a partire dalla relazione con i genitori, i quali diventano agenti di facilitazione dei valori sociali e delle funzioni di controllo (sviluppo morale). È la teoria dell’attaccamento (Bolwby, 1989) che chiarifica la funzione protettiva che una relazione sana con il caregiver può assumere nello sviluppo del bambino, o, al contrario, quanto un rapporto conflittuale possa divenire sinonimo di difficoltà nel processo di crescita. Inoltre, non bisogna dimenticare un’ampia parte di letteratura che evidenzia come episodi di bullismo, subiti e perpetrati, nell’infanzia e nell’adolescenza abbiano forti probabilità di sfociare in gravi disturbi della condotta in tarda adolescenza e nell’età adulta (Menesini, 2000, 2008; Menesini et al., 2012).

Rilevante è stato il contributo di Oliverio Ferraris (2008) nel sintetizzare le cause originarie degli atti persecutori: il bullismo appare fondarsi su un disagio familiare che spinge l’individuo a mettere in atto comportamenti vessatori essenzialmente per due differenti ragioni quali l’apprendimento pregresso e il vissuto di rivalsa. Nel primo caso il soggetto ripropone in classe il modello di comportamento violento appreso in famiglia. Nel secondo, riattualizza ciò che ha vissuto come vittima di aggressioni, invertendo però il proprio ruolo (identificandosi così con l’aggressore).

Una variabile importante per la descrizione e l’interpretazione del fenomeno è il periodo di insorgenza dei comportamenti bullistici. Le azioni aggressive che insorgono in età adolescenziale assumono una valenza prioritariamente relazionale con lo scopo di far assumere al singolo un’identità all’interno del gruppo. La condivisione diventa la condizione identificativa e definitoria del gruppo, in una costante interazione tra il dentro (da salvaguardare) e il fuori (il nemico), l’azione diviene l’espressione della frustrazione interna che deve essere scaricata, allontanata da sé e diretta verso una vittima esterna (Ingrascì & Picozzi, 2002).

Con i suoi primi lavori condotti su oltre 130.000 ragazzi norvegesi tra gli 8 e i 16 anni, Olweus (1983) trovò che il 15% degli studenti era coinvolto, come attore o vittima, in episodi di prepotenza a scuola. Successivi studi hanno poi confermato l’incidenza e la diffusione di questo fenomeno nelle scuole. Nella nostra realtà nazionale, già i primi dati raccolti negli anni ’90, con un campione di 1.379 alunni tra gli 8 e i 14 anni, indicarono come il 42% di alunni nelle scuole primarie e il 28% nelle scuole secondarie di primo grado riferissero di aver subito prepotenze (Menesini, 2003). Questi studi mettono in evidenzia come la scuola possa diventare possibile luogo di persecuzione e violenza (Petrone & Troiano, 2008) a carico di tre specifiche categorie: il bullo, la vittima, il gruppo.

Il bullismo non è un fenomeno di nuova generazione, ma è innegabile che presenti oggi dei caratteri di novità, uno dei quali è ascrivibile nelle potenzialità offerte dalle strumentazioni tecnologiche. Una nuova manifestazione di atti di bullismo, è infatti, il cyberbullismo, frutto dell’attuale cultura globale in cui le macchine e le nuove tecnologie sono sempre più spesso vissute come delle vere e proprie estensioni del sé.

Gli sms, le e-mail, i social network, le chat sono i nuovi mezzi della comunicazione, della relazione, ma soprattutto sono luoghi “protetti”, anonimi, deresponsabilizzanti e di facile accesso, quindi perversamente “adatti” a fini prevaricatori come minacciare, deridere e offendere. Tra le definizioni di cyberbullismo maggiormente accreditate sono rintracciabili quelle di Smith et al. (2008) che parlano di un atto aggressivo attuato tramite l’ausilio di mezzi di comunicazione elettroni- ci, individuale o di gruppo, ripetitivo e duraturo nel tempo, contro una vittima che non può facilmente difendersi.

Come accade per il bullismo inteso in senso classico anche il cyberbullismo può assumere diverse manifestazioni a seconda dei mezzi e delle modalità con cui si esplica. Willard (2004) categorizza il cyberbullismo in otto specifiche tipologie di comportamento: il flaming, ovvero, inviare messaggi volgari e aggressivi ad una persona tramite gruppi on-line, e-mail o messaggi; l’on-line harassment, inviare messaggi offensivi in maniera ripetitiva sempre utilizzando la messaggistica istantanea; il cyber- stalking, persecuzione attraverso l’invio ripetitivo di minacce; la denigration, pubblicare pettegolezzi, dicerie sulla vittima per danneggiarne la reputazione e isolarla socialmente; il masquerade, ovvero l’appropriarsi dell’identità della vittima creando danni alla sua reputazione; l’outing, rivelare informazioni personali e riservate riguardanti una persona; l’exclusion, escludere intenzionalmente una persona da un gruppo on-line; e infine, il trickery, ingannare o frodare intenzionalmente una persona.

Bullismo e cyberbullismo si differenziano in particolare nella dimensione contestuale: nel cyberbullismo gli attacchi non si limitano esclusivamente al contesto scolastico, ma la vittima può ricevere messaggi o e-mail dovunque si trovi, e questo rende la sua posizione molto più difficile da gestire e tollerare (Tokunaga, 2010). Nel bullismo digitale la responsabilità può essere condivisa anche da chi visiona un video, un’immagine e decide di inoltrarla ad altri, il gruppo, quindi, acquisisce un ruolo, un’importanza, una responsabilità diversa (Brighi, 2009), e – in particolare – la portata del gesto aggressivo assume una gravità spesso superiore, con conseguenze estremamente gravi (Slonje & Smith, 2008).

Sciopero per il clima, studenti in piazza in 180 città: cosa possono fare le scuole per l’ambiente

da Tuttoscuola

Sciopero per il clima del 27 settembre: non solo studenti in piazza. Oggi, 27 settembre, migliaia di persone provenienti dal mondo della scuola, insegnanti compresi, stanno manifestando in difesa dell’ambiente per il Global Strike For Future. Ma in pratica, cosa possono fare attivamente le scuole per combattere l’emergenza climatica? Potrebbero iniziare da ben 8 azioni elencate in un documento redatto dal gruppo Teachers for Future (Tff). Proprio in occasione dello sciopero per il clima del 27 settembre spieghiamo quindi come le scuole possono lavorare per tutelare l’ambiente.

1. Emissioni zero per l’istituto scolastico
Farsi promotori nei confronti dei Comuni, con pressante richiesta, di coibentazione, efficientamento e risparmio energetico dell’edificio – Fare richiesta di contratti con fornitori di energia 100% rinnovabile – Emissioni neutre: partecipazione a campagne di riforestazione per compensare emissioni residue fino al raggiungimento delle zero emissioni.

​2. Emissioni zero per i trasporti scolastici (per studenti e personale della scuola)
Pianificazione car pooling (viaggio in auto condiviso) e car sharing per famiglie e personale scolastico, anche in caso di spostamento su diversa sede – Agevolazioni per il trasporto pubblico al personale scolastico – Pianificazione gruppi ciclabili da e verso scuola – Partecipazione a campagne di implemento della ciclabilità urbana e suburbana – Fare richiesta al Comune di rimpiazzo del parco auto dei mezzi di trasporto scolastico.

​3. Acquisti con emissioni zero e rifiuti zero
Acquisto di carta esclusivamente riciclata – Abolizione della carne dalle mense e consumo di prodotti esclusivamente biologici e a km 0 – No all’acquisto di prodotti alimentari confezionati in monodose (ad esempio acqua in bottiglia) – Riduzione o taglio netto della plastica a scuola – Laboratori di riciclo, recupero e riuso dei materiali di uso quotidiano – Prodotti per le pulizie biodegradabili – Rifiuti zero entro i tempi concordati.

​4. Ritorno alla Terra
Orti scolastici coltivati dalla comunità scolastica e utili all’autoproduzione e all’autoconsumo – Piantumazione di alberi negli spazi scolastici esterni (anche per protezione dalle sempre più frequenti ondate di calore) – Partecipazione a campagne di riforestazione e rewilding nel territorio comunale – Campagne di pulizia dei rifiuti nel territorio – Produzione di compost e biochar dai rifiuti organici – Favorire incontri pubblici di gestione di orti urbani e permacultura – Mettere a disposizione gli spazi scolastici per attività di scambio di sementi locali o rari.

​5. Programmazione didattica e comunicazione scientifica
Favorire incontri pubblici, utili alla comunità scolastica e locale, di informazione scientifica sul cambiamento climatico –Riprogrammazione della didattica: revisione di tutte le materie curriculari, umanistiche e scientifiche, alla luce della crisi climatica ed ecologica, approvata in sede di Consigli di Istituto – Avviare progetti di outdoor education per la conoscenza ed esperienza diretta della Natura.

​6. Fare rete
Costituire in ogni scuola o dipartimento un comitato per l’emergenza climatica – Favorire il collegamento con le altre scuole in Italia e nel mondo in stato di emergenza climatica utile allo studio e allo scambio di idee e buone pratiche – Fare attivamente pressione sulle istituzioni locali affinché dichiarino emergenza climatica – Mettere a disposizione gli spazi scolastici per i momenti assembleari (attività di comitati, cittadini, associazioni, ecc.) che siano coerenti all’applicazione dell’emergenza climatica locale o nazionale.

​7. Prevenzione
Informare la comunità scolastica e locale sui comportamenti di prevenzione in previsione di eventi meteorologici estremi: incendi, alluvioni, o razionamento dell’acqua e delle risorse alimentari – Creazione di gruppi di acquisto nella comunità scolastica e locale per prodotti e generi di prima necessità, cibo, pronto soccorso in caso di calamità naturale – Prevenzione psicologica a scuola per supportare i ragazzi più grandi in occasione della dichiarazione di emergenza climatica – Favorire una rete comunitaria scolastica di ascolto e di appoggio ­– Interruzione dei rapporti di collaborazione con enti privati coinvolti nella produzione e distribuzione di energia da fonti fossili.

​8. Portare a casa
Favorire l’applicazione delle medesime pratiche anche a casa degli studenti, per riproporle in famiglia, tra amici e conoscenti e nelle proprie comunità.