BLOCCO CONTRATTI: “PRONUNCIA CONSULTA MONITO PER IL GOVERNO”

BLOCCO CONTRATTI, GILDA: “PRONUNCIA CONSULTA MONITO PER IL GOVERNO”

“La Corte Costituzionale, dichiarando illegittimo il blocco dei contratti del pubblico impiego, ha dato un pesante giudizio sul comportamento dei governi che dal 2010 hanno penalizzato i docenti e il personale Ata, facendo perdere oltre il 15% del potere d’acquisto degli stipendi e impoverendo l’intera categoria”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams.
“Questa pronuncia della Consulta – aggiunge Di Meglio – mette in guardia anche il governo Renzi, perché ci sono principi giuridici che le leggi ordinarie non possono travalicare, come appunto il diritto dei lavoratori della scuola ad aver un contratto e un livello stipendiale decente. Nel momento in cui Palazzo Chigi, ponendo la fiducia sul maxiemendamento, dimostra di non ascoltare le donne e gli uomini della scuola e la forte opposizione della società civile alla riforma – conclude il coordinatore della Gilda degli Insegnanti – chiediamo di non elargire elemosine, come fa il disegno di legge, ma di trovare le somme necessarie alla riapertura del contratto e a corrispondere immediatamente l’indennità di vacanza contrattuale”.

L’indignazione della scuola è al massimo: anche oggi e domani in piazza in tutta Italia

Renzi, in guerra totale con il popolo della scuola, impone al Senato: o votate la fiducia sul Ddl  o il governo va a casa. Ancora una volta le “opposizioni” interne al PD accetteranno il ricatto?
L’indignazione della scuola è al massimo: anche il 24 e il 25 in piazza in tutta Italia; a Roma oggi presidio davanti al Senato (P. Cinque lune, ore 17); e domani corteo da P. Bocca della Verità (ore 17) a Campo de’ Fiori. Ma se l’ignobile Ddl verrà approvato, provocherà una “guerriglia vietnamita” nelle scuole
Renzi ha fugato gli ultimi dubbi, riconfermandosi nella sua versione più autentica di ducetto  indifferente ad ogni opposizione e dissenso, fossero pure oceanici. Dopo i passati annunci di rinvio, che sembravano un ritorno alla ragione, ora il Conducator si gioca le sorti della legislatura – forse conoscendo bene la tempra dell’“opposizione” interna – sull’ignobile Ddl, del quale gli emendamenti hanno addirittura peggiorato la sostanza. In tutto ciò, quel che continua a sorprenderci è l’incredibile sottovalutazione dell’intreccio tra la grandiosa mobilitazione del popolo della scuola pubblica e i clamorosi e ripetuti tracolli elettorali del PD, due eventi che anche il più sprovveduto degli italiani/e non può non aver collegato. Abbiamo ascoltato in questi giorni due tipi di spiegazioni di tale arroganza e cecità: a) la definitiva affermazione della scuola-azienda, privatizzata e mercificata, viene imposta a Renzi dai potentati politici ed economici della UE, da cui dipenderebbero le fortune del Conducator; b) i cittadini/e italiani dimenticano presto; e siccome le prossime elezioni ci saranno tra un anno, nel frattempo anche il popolo della scuola si sarà fatta una ragione della propria sconfitta. La prima tesi dimentica che in Italia non votano né la Merkel, né la BCE o la Wolkswagen. Votano gli stessi italiani/e che si sono astenuti al 50% nelle ultime elezioni ma che hanno pure punito drasticamente il PD togliendogli un paio di milioni di voti. E di questa sottrazione il popolo della scuola è stato artefice principale, come già successe nel 2000 quando il fallimento del “concorsaccio” berlingueriano costò la sconfitta del governo D’Alema alle elezioni regionali e le sue conseguenti dimissioni.
La scuola pubblica trae spesso in inganno il potere politico: per anni inghiotte tutto, ma quando si ribella, lo fa con ondate improvvise, potenti e travolgenti che, vincenti o meno, lasciano segni duraturi. Imporre con la “fiducia” una legge odiosa e unanimemente rifiutata, non significa solo l’ostilità attuale del popolo della scuola (che, grazie al suo enorme “indotto”, sposta milioni di voti) ma la sua inimicizia duratura. Anche se il Ddl otterrà i voti in Parlamento, nessuno dei protagonisti della lotta dimenticherà la guerra che il governo ha dichiarato loro, perché, ad esempio, per i docenti è intollerabile perdere la libertà di insegnamento, essere assunti e licenziati da un preside-padrone, essere premiati o puniti da un “gran Giurì” composto dallo stesso “padrone”, da alcuni colleghi, più uno studente e un genitore (o due genitori) che nulla sanno per valutarli: un Giurì che instaurerebbe un potere insindacabile, alla Marchionne, in ogni istituto. Si romperà ogni collegialità, lo scontro interno diverrà la norma quotidiana, il preside-padrone dovrà affrontare non solo l’ostilità dei non-premiati ma dotarsi anche di un buon ufficio legale e di consulenza permanente: insomma, una sorta di “guerriglia vietnamita”, certo disarmata e non-violenta ma altrettanto pervasiva, diffusa e duratura. E alla prima occasione, una raffica di schiaffoni elettorali al ducetto e alla sua corte PD. Cui prodest? È la domanda che in extremis facciamo ad un governo al contempo antidemocratico e velleitario, ma soprattutto a quella “opposizione” interna che potrebbe ancora bloccare il Ddl.
In ogni caso, di certo l’indignazione della scuola è al massimo e la lotta proseguirà potente fino all’ultimo secondo. Anche il 24 e il 25, le scuole, le Rsu, i COBAS e gli altri sindacati saranno in piazza in tutta Italia; oggi a Roma presidio davanti al Senato (P. Cinque lune, ore 17); e domani corteo da P. Bocca della Verità (ore 17) a Campo de’ Fiori.

Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS

Dopo la pronuncia della Consulta si aprano le trattative per i contratti pubblici

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti nelle pubbliche amministrazioni, anche se l’effetto non sarà retroattivo. Non ci sono più pretesti all’apertura delle trattative per il rinnovo dei contratti pubblici, per le parti normativa ed economica. Cadono anche tutti i tentativi di intervento legislativo su materie contrattuali. Il DDL sulla brutta scuola interviene pesantemente su molti istituti contrattuali e si è dovuto ricorrere alla magistratura persino per fermare l’attacco al diritto alla salute. Il DDL delega sulla pubblica amministrazione punta a indebolire fortemente la contrattazione decentrata e nazionale. Sull’apertura delle trattative la FLC darà battaglia.

Nei prossimi mesi saranno sottoposti al giudizio della Consulta altri ricorsi, tra i quali anche quello promosso dalla FLC CGIL, sul mancato rinnovo dei contratti pubblici.

Fondo Ordinario Enti Ricerca (FOE)

Fondo Ordinario Enti Ricerca (FOE)
Giannini avvia iter per l’assegnazione

È partito l’iter per l’assegnazione del FOE, il Fondo Ordinario per il finanziamento degli Enti di ricerca vigilati dal Miur. Il Ministro Stefania Giannini ha firmato l’atto di trasmissione del decreto di ripartizione alle Camere per il previsto parere.

Il Fondo prevede per il 2015 uno stanziamento di 1,7 miliardi. All’interno del FOE oltre 85 milioni sono destinati ad attività di ricerca di valenza internazionale, anche in previsione dell’avvio del nuovo programma europeo Horizon 2020. Mentre 98,7 milioni sono destinati alla quota premiale del Fondo. Circa 40 milioni vengono stanziati per i Progetti bandiera, 30 milioni per progettualità di carattere straordinario. Un milione è destinato all’assunzione per chiamata diretta di ricercatori e tecnologi italiani o stranieri dotati di altissima qualificazione scientifica.

FRIENDLY COMPETITION

Sintesi del progetto Titolo :“FRIENDLY COMPETITION”: Transdisciplinarità e crescita culturale  per la formazione giovanile. Sottotitolo : percorsi di innovazione TRA ARTE MODERNA E LE FRONTIERE DELLA SCIENZA CONTEMPORANEA e l’ ARTIGIANATO CREATIVO
(illustrare in modo sintetico il progetto, specificando obiettivo generale e specifico, azioni e risultati attesi)    MAX 2.000 caratteri .
Obiettivo Generale : Il progetto Friendly Competition,è orientato a sviluppare una visione strategica di rinnovamento creativo dell’ arte e delle attivita’ culturali ad elevato valore di innovazione sociale, creando sinergie tra arte e scienza contemporanea promuovere idee e progetti proiettati verso una visione comune transdisciplinare non piu limitata dal dualismo tradizionale tra scienza e cultura.
Obiettivi Specifici: il Programma d Competizione Amichevole tra arte ,scienza e artigianato creativo è basato su: a) realizzare una rete progressivamente estesa di partner per favorire la co-produzione di contributi di “thinking design” finalizzati a la ideazione e creazione di produzioni artigianali ad alto valore estetico ;b) attivare una cultura trans-disciplinare ed innovativa e divulgare una nuova cultura imprenditoriale nel quadro di un modello di sviluppo culturale e creativo del capitale umano .
Le attivita di promozione di nuovi contenuti culturali generati dalla contaminazione transdiscipliare tra Arte e Scienza ,saranno sviluppate, in tre Moduli di “open innovation”, allo scopo di animare la creativita come potente fattore di innovazione culturale e sociale. Tali azioni saranno basate su dialogo on line ed incontri in presenza, per favorire un “thinking design innovativo” per dare sviluppo e diffusione ad una manifattura evoluta dell’ artigianato creativo e della produzione culturale della industria creativa. I risultati attesi sono : 1.Il Grado di radicamento nel territorio, tramite la partecipazione allo svolgimento del progetto di enti pubblici e di organizzazzioni no-profit locali. 2.L’ ampio coinvolgimento in rete di giovani artisti, ricercatori ed artigiani nella ricognizione strategica della innovazione della creativita’ sociale e culturale su base transdisciplinare delle conoscenze .3. La con-partecipazione di media- partners nella trasferibilità e la spendibilità dei risultati attesi e della loro implementazione ed arricchimento
Translation in Eng.
Project Summary Title: “FRIENDLY COMPETITION”: Transdisciplinarity and cultural growth for the youth team. Subtitle: innovation paths BETWEEN MODERN AND THE FRONTIERS OF SCIENCE CONTEMPORARY and the CREATIVE CRAFTS
General Objective: Friendly Competition The project is aimed at developing a strategic vision for creative renewal of ‘art and cultural activities’ with a high value of social innovation, by creating synergies between art and contemporary science, promote ideas and projects projected towards a common transdisciplinary vision , no longer limited by the traditional dualism between science and culture.
Specific objectives: the Programme of Friendly Competition between art, science and creative craft is based on: a) create a network of partners gradually extended (at the European and international level) to encourage co-production contributions of “design thinking” aimed at the design and creation of handicraft production with  high aesthetic value; b) establish a transdisciplinary and innovative culture and disseminate a new culture of entrepreneurship within the framework of a model of cultural development and creative human capital.
The activities to promote new cultural content generated by transdisciplinary contamination between Art and Science, will be developed in three modules of “open innovation”, oriented in order to liven up the creativity as a powerful driver of innovation culture and society. These actions will be based on online dialogue and meetings in person, to promote a “thinking innovative design” to give the development and diffusion of advanced manufacturing to a ‘creative crafts and cultural production of the creative industry. The expected results are: 1.The degree of local roots, through participation in the development of the project of public and World Organizations of local nonprofits. 2.The ‘extensive involvement in the network of young artists, researchers and artisans in the recognition of the strategic innovation of creativity’ social and cultural basis of trans-disciplinary knowledge .3. The with-holding of mediation partners in transferability and marketability of expected results and their implementation and enrichment

Scuola: maxi emendamento, l’ennesimo atto di arroganza del governo non fermerà la protesta

Scuola: maxi emendamento, l’ennesimo atto di arroganza del governo non fermerà la protesta

La decisione del governo di procedere sulla riforma con un maxi emendamento, su cui intende porre il voto di fiducia, è l’ennesimo atto di arroganza nei confronti della scuola, del parlamento e del Paese. Una decisione intollerabile per il metodo e per i contenuti, che abbiamo più volte avuto modo di contestare.
Le nostre critiche e proposte sono rimaste inascoltate, al di là dei soliti annunci di apertura, giunti dal Presidente del Consiglio
Il governo ha deciso, infatti, di forzare la mano per approvare un provvedimento dannoso per la scuola, ignorando le ragioni di insegnanti, studenti, famiglie e le prerogative del parlamento. Esso verrebbe così privato degli spazi e dei tempi necessari per discutere una riforma decisiva per il Paese, resa ancora più ampia da ben otto deleghe in bianco. Vengono messi in discussione basilari principi costituzionali: inclusività, uguaglianza sociale e libertà di insegnamento.
Non si può migliorare il sistema scolastico, come l’esecutivo invece proclama, con provvedimenti che l’intero mondo della scuola ritiene, con solide motivazioni, sbagliati.
Questa legge infatti:
non risolve ma aggrava il problema del precariato
esclude e ignora le professionalità ATA
mortifica la partecipazione e la collegialità
non rispetta la libertà di insegnamento
cancella diritti contrattuali fondamentali e indebolisce la funzione del contratto nazionale
Il dissenso finora espresso in modo massiccio e compatto dalla scuola, attraverso una partecipazione storica allo sciopero unitario che ha visto incrociare le braccia a 618 mila lavoratori, oltre un milione di fiaccole nelle piazze delle città italiane, 10 milioni di post e, non ultima, l’altissima adesione allo sciopero degli scrutini, non si fermerà.
I sindacati andranno avanti con tutti gli strumenti di lotta possibili. Non si illuda il premier che la scuola, complice il periodo estivo, possa alla fine rassegnarsi alla sua decisione. Il prossimo anno scolastico sarà contrassegnato dal caos di scelte organizzative e didattiche improvvide e sbagliate, in cui la voce di protesta si farà sentire ancora più forte e chiara.
Renzi e il Governo sappiano che la scuola non accetta padroni, che esiste una comunità educante fatta di professionalità e competenze che ogni giorno lavora con passione e dedizione, a dispetto di stipendi bassissimi, mancato rinnovo del contratto nazionale e tanta precarietà. Questi lavoratori formano al valore della conoscenza e della democrazia le giovani generazioni. La scuola non può tollerare prepotenze e improvvisazioni, ma pretende di essere ascoltata, rispettata e valorizzata.

Flc CGIL

Domenico Pantaleo

CISL Scuola

Francesco Scrima

UIL Scuola

Massimo Di Menna

SNALS Confsal

Marco Paolo Nigi

GILDA Unams

Rino Di Meglio

CON MAXIEMENDAMENTO GOVERNO CONTINUA A SBAGLIARE

SCUOLA: UGL,
CON MAXIEMENDAMENTO GOVERNO CONTINUA A SBAGLIARE
(dall’Agenzia Adnkronos)
“Con il maxiemendamento al ddl Scuola, il governo continua a percorrere la strada degli errori, attraverso provvedimenti unilaterali che annientano il principio democratico”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, ribadendo che ”di questa riforma è sbagliato l’intero impianto e quindi deve essere riscritto e non limato con gli innumerevoli ‘aggiustamenti’ fino ad oggi presentati in Commissione”.
” Le nostre proposte in qualità di portavoce dei lavoratori – prosegue – sono rimaste inascoltate anche dopo uno sciopero che ha raggiunto un’adesione superiore al 60 per cento, e le uniche modifiche che il premier ha cercato di apportare sono praticamente il cucchiaino di zucchero per far ingoiare, agli addetti ai lavori, un boccone fin troppo amaro”.
”Non sono stati tenuti in considerazione i principi di libertà di insegnamento e di costituzionalità – aggiunge -, e riteniamo inaccettabile il ricatto delle immissioni in ruolo, anche perché continuiamo a farci carico delle multe della Corte europea che, tra l’altro, aggravano la situazione delle finanze pubbliche”.
”L’unico effetto che potrebbe scaturire dall’approvazione di questo ddl è quello di rendere inefficace e svalutare il sistema scolastico italiano, continuando ad umiliare i precari e gli addetti ai lavori, a danno di studenti e famiglie. A ciò si aggiunge la mancata volontà del premier di procedere al rinnovo del ccnl di categoria: con queste prospettive – conclude Mascolo -, il premier si prepari a ulteriori iniziative di protesta e a un inizio ‘ caldo’ del nuovo anno scolastico”.

Buona scuola, ecco i contenuti del maxi emendamento

da Repubblica.it

Buona scuola, ecco i contenuti del maxi emendamento

Assunzioni subito, ma parte della riforma inizia nel 2016/17. Finestra per i precari “di seconda fascia”. E slitta la chiamata diretta

Centomila assunzioni entro il prossimo mese di agosto, ma un parte della riforma slitta al 2016/2017. Ecco il compromesso che esce dal maxiemendamento confezionato dai relatori  –  Francesca Puglisi e Franco Conte  –  della riforma scolastica targata Renzi-Giannini presentato in commissione Istruzione al Senato poche ore fa. Le 100mila assunzioni previste dalla Buona scuola scatteranno tutte dal primo settembre 2015 e saranno appannaggio dei vincitori dell’ultimo concorso a posti  –  quello del 2012  –  e degli inclusi nelle graduatorie ad esaurimento. Ma soltanto una parte potrà coronare il sogno nella stessa provincia della graduatorie in cui si trova inserita. Se la proposta si trasformerà in legge, entro poche settimane oltre 50mila precari dovranno scegliere un’altra provincia o un’altra regione italiana e rimanere pronti ad un eventuale trasferimento a tempo di record.

L’organico dell’autonomia e gli albi territoriali slittano all’anno scolastico 2016/2017. Stesso discorso per la chiamata diretta dei presidi-sindaci. Anche i ruoli del personale docente si trasformeranno in ruoli regionali a partire dallo stesso anno, quando la mobilità non avverrà più tra le scuole  –  com’è stato finora  –  ma tra gli albi. Ma prima verrà avviato un piano di mobilità straordinario per consentire a tutti coloro che volessero avvicinarsi a casa di farlo, prima dell’assunzione dei 100mila precari in lista d’attesa. Per i precari di seconda fascia che rientrano nella sentenza della Corte di giustizia europea  –  che ha condannato l’Italia per abuso di precariato nella scuola  –  si aprono le porte di un concorso pubblico, da bandire entro il prossimo primo settembre, nel quale il servizio prestato per almeno 180 giorni verrà valorizzato attraverso un punteggio aggiuntivo.

Sarà il preside a valutare i neo immessi in ruolo, sentito il parere del Comitato di valutazione che nascerà in ogni scuola: 40 milioni annui. Prenderà il via dal prossimo anno scolastico  –  il 2015/2016  –  invece la valorizzazione del merito degli insegnanti, cui sono destinati 200 milioni all’anno. E sarà sempre il preside-sceriffo, sulla base dei criteri confezionati dal Comitato di valutazione, a distribuire i premi agli insegnanti “migliori”. Il Comitato sarà presieduto dal dirigente scolastico. E sarà composto da tre docenti, due genitori  –  uno studente e un genitori al superiore  –  e un rappresentante nominato dell’Ufficio scolastico regionale. Restano le detrazioni fiscali per le famiglie che optano per le scuole paritarie e la possibilità di donare finanziamenti liberali alle scuole: statali e paritarie. Viene però introdotto, accogliendo le richieste di opposizioni e minoranza Pd, un tetto di 100 mila euro per le erogazioni liberali alle scuole fatte da privati o associazioni e un fondo perequativo da destinare agli istituti che ricevono meno donazioni volontarie rispetto alla media nazionale.
Mentre restano 9 le deleghe all’interno del disegno di legge su cui, probabilmente, sarà votata la fiducia: dalla formazione iniziale degli insegnanti alla riforma del sostegno.

Ddl scuola, governo accelera: domani in aula Senato. Voto fiducia giovedì

da Repubblica.it

Ddl scuola, governo accelera: domani in aula Senato. Voto fiducia giovedì

Il testo dei relatori scontenta le opposizioni. Lega e M5s non ritirano le oltre 800 modifiche presentate. Renzi: “Se la riforma andrà in porto ci saranno 100 mila assunzioni. Altrimenti 20-25mila”

ROMA – Accelera il governo sulla riforma della scuola. Domani, tra le proteste dell’opposizione, arriva in aula al Senato il ddl Scuola. A deciderlo la capigruppo di Palazzo Madama. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le ore 19 di domani. Dunque stop ai lavori in Commissione Istruzione di Palazzo Madama. Il testo arriva in aula senza l’ok della Commissione e senza relatori. E giovedì arriva la fiducia: il Consiglio dei ministri, infatti, ha autorizzato a porre la questione di fiducia ove fosse necessario.

Oggi la conferenza dei capigruppo ha preso atto che la commissione Istruzione non dà il mandato ai relatori di riferire per l’aula. Di conseguenza sarà portato all’esame dell’assemblea il testo uscito dalla Camera, su cui verrà formulata una serie di proposte di modifica da parte dei senatori che in commissione svolgono la funzione di relatori (Puglisi del Pd e Conte di Ap), riunita in un maxiemendamento su cui il governo porrà la questione di fiducia.

Il compromesso trovato dai due relatori prevede centomila assunzioni entro il prossimo mese di agosto e lo slittamento di una parte della riforma al 2016/2017. Ma, di fronte al rifiuto delle minoranze di ritirare la grande mole di emendamenti presentati (circa 3mila), l’ipotesi di porre la fiducia sul provvedimento è concreta.

L’obiettivo, hanno riferito i senatori Gian Marco Centinaio (Ln) e Loredana De Petris (Sel) al termine della riunione, è quello di votare la fiducia entro giovedì stesso. Successivamente il provvedimento ritornerà all’esame della Camera.

Il termine per la presentazione degli emendamenti in aula è già stato fissato per domani alle 19. Durissima la reazione delle opposizioni. Il capogruppo della Lega nord, Centinaio, ha già annunciato che al momento del voto di fiducia i senatori del Carroccio lasceranno l’aula. “La fiducia se la voteranno loro e i loro amici. Noi usciremo perché non partecipiamo ai teatrini che fanno ridere i polli”.

La presidente dei senatori Sel, De Petris ha stigmatizzato il fatto che la maggioranza sia ricorsa “ancora una volta ai trucchi. Hanno addirittura fissato il termine per i subemendamenti in commissione, per domani alle 14, pur non avendo alcuna intenzione di discutere alcunché in commissione. Se pensano che la questione terminerà e che tutto si placherà con il voto di fiducia, maggioranza e governo si sbagliano di grosso. Il mondo della scuola è molto più consapevole di quanto credano”.

SCHEDE Il testo originale del maxiemendamento  /  Sintesi esplicativa dei contenuti del testo

Ottimista il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, presente in commissione assieme al sottosegretario Davide Faraone: “L’emendamento interamente sostitutivo presentato dai relatori è un ottimo lavoro di sintesi che accoglie alcune richieste e che contiene la fattibilità del piano delle assunzioni. Spero che il ddl vada a buon fine”, ha commentato al termine dei lavori. E ha sottolineato che il provvedimento “mette 3 miliardi nelle casse della scuola pubblica”.

Intanto il premier Matteo Renzi da Courmayer ha ribadito lo stesso concetto già espresso ieri: “Se il progetto della buona scuola andrà avanti avremo 100mila assunzioni in più. Se non andrà in porto, ci sarà il regolare turn-over: non 100mila, ma 20-25mila assunzioni”. E ha aggiunto che “non è previsto nessun cambio del calendario delle vacanze nella riforma della scuola. Di questo parleremo solo dopo che sarà approvato il ddl”.

DOCUVIDEO: La rivolta dei Prof

Rispetto al testo della Camera, al Senato rientrerebbe l’assunzione al primo settembre degli idonei del concorso del 2012 inizialmente rimandata al 2016. Il concorso 2016-2019 verrebbe bandito entro il 1° dicembre 2015 (e non più entro il 1° ottobre). E potrà parteciparvi chi ha più di 36 mesi di supplenze.

Se il testo dei relatori scontenta le opposizioni che, pur avendone dato una lettura ancora superficiale, sono concordi nel dire che di fatto “l’impianto rimane lo stesso” (resta ad esempio la chiamata diretta dei docenti da parte del preside, anche se slitta di un anno) e che quindi gli emendamenti di Sel, M5S e Lega resteranno e non saranno ritirati, la relatrice Francesca Puglisi sostiene che il maxiemendamento “raccoglie quanto ascoltato durante le audizioni, tiene conto del dibattito svolto in commissione e raccoglie diverse richieste delle opposizioni. Ci sono – ha spiegato – dei miglioramenti ad esempio nei criteri per la quota premiale per i docenti”. E ancora, ha difeso “la buona scelta” della ‘chiamata diretta’ dei presidi e ha sostenuto: “I dirigenti scolastici non sono manager né sceriffi ma persone responsabili degli esiti della scuola”.

Sull’ipotesi di porre la fiducia, Marcucci ha commentato: “Valuterà il governo, ma certo il ddl sulla scuola è urgente”. Posizione ribadita anche in un tweet:
Mentre Roberto Speranza, leader dell’area bersaniana della minoranza Pd, ha detto che la fiducia sarebbe una sconfitta per il Parlamento.

Intanto  l’Anief fa sapere che sono 70mila i precari pronti a ricorrere in tribunale: “Se il testo dovesse rimanere immutato – afferma il sindacato in una nota – rimarranno fuori tutti gli insegnanti che hanno frequentato i corsi di abilitazione Pas o i Tfa, oltre a coloro che hanno conseguito il titolo all’estero e in Scienze della formazione primaria dopo il 2011”.

Renzi spacchetta le assunzioni

da ItaliaOggi

Renzi spacchetta le assunzioni

Oggi al senato il maxiemendamento che riscrive la riforma della scuola. Ci sarà il voto di fiducia. Subito 50 mila contratti con le vecchie regole, gli altri slittano

Alessandra Ricciardi

Rinviare le assunzioni di un anno non serve. Politicamente e giuridicamente, meglio procedere subito, anche se, dal punto di vista pratico, non tutte scatteranno dal prossimo primo settembre. L’ennesima mediazione spuntata ieri a Palazzo Chigi sulla riforma della scuola, accantonata -pare- definitivamente l’iniziale ipotesi avanzata dal premier Matteo Renzi di rinviare tutto di un anno, parla di una metà delle assunzioni, circa 50 mila, da fare subito per questo settembre su tutti i posti vacanti e disponibili, e non solo a copertura del turn over, utilizzando le vecchie regole, e dunque lo scorrimento delle graduatorie. L’altra metà invece andrebbe più in là di qualche mese, con decorrenza giuridica sempre dal primo settembre, ma presa di sede e stipendio da novembre almeno. Per queste, legate all’organico dell’autonomia, si applicherebbe il sistema della chiamata diretta sui nuovi ambiti territoriali previsto dalla riforma. La mediazione sarà contenuta nel maxiemendamento che i relatori della riforma al senato, Francesca Puglisi (pd) e Franco Conte (Ap), depositeranno oggi in commissione istruzione al senato. E su cui il ricorso al voto di fiducia pare ormai certo. Una mezza vittoria per entrambi i fronti, quello della maggioranza e della minoranza interna al Pd: la prima voleva che non ci fossero assunzioni senza la riforma, la seconda si batteva per farle tutte e senza che la Buona scuola fosse legge. D’altra parte le immissioni in ruolo andavano fatte comunque, anche per evitare ulteriori azioni risarcitorie, con probabile soccombenza dell’amministrazione, da parte dei docenti precari con più di 36 mesi di servizio alle spalle. Ed è una buona ragione tecnica, non bastasse quella politica di non lasciare sulle barricate i precari della scuola, dopo averli illusi di una stabilizzazione dietro l’angolo, e al tempo stesso di darla vinta a minoranza interna e sindacati. Che allo slittamento avevano brindato.

Il maxiemendamento dovrà anche indicare gli altri punti di mediazione, dalla valutazione dei docenti al prossimo concorso. Se dal comitato di valutazione è data per certa l’uscita di scena di genitori e studenti, il concorso del 2016 potrebbe avere una corsia preferenziale per i precari della seconda fascia di istituto, quelli che sono rimasti fuori dalla stabilizzazione. Corsia che potrebbe concretizzarsi in un super punteggio da assegnare nel concorso, con quota di posti riservata, o addirittura in un esame semplificato. «I centomila precari da assumere sono utilizzati come una clava per imporre scelte inutili o dannose», attacca Walter Tocci, deputato della minoranza Pd e componente della VII commissione. «A proposito di disinformazione sulla riforma della scuola, riterrei il ricorso alla fiducia un abuso e una dichiarazione di guerra. Chiaro?», rincara la dose l’altro senatore della minoranza dem, della commissione VII, Corradino Mineo. «Per quello che ci riguarda è del tutto evidente che se la riforma passa, ci saranno 100 mila assunzioni, se la riforma non passa o non passa in tempo, le assunzioni saranno quelle del turn over, che sono circa 20-22mila persone», diceva nelle stesse ore Renzi. Difficile credere che l’intesa ci sia già.

Ma fare 100mila immissioni è possibile anche se la riforma non dovesse passare

da ItaliaOggi

Ma fare 100mila immissioni è possibile anche se la riforma non dovesse passare

A legislazione vigente già si può assumere su tutti i posti

Carlo Forte

Per disporre le 100mila immissioni in ruolo del ddl sulla scuola non è necessario cambiare l’organizzazione delle scuole. Basta applicare le leggi che già ci sono. Per le assunzioni sull’organico di diritto, valgono le disposizioni del testo unico. E per le immissioni in ruolo aggiuntive, le disposizioni sul ricollocamento dei docenti nell’organico di fatto, contenute nel decreto legge 95/2012. L’effetto sarebbe quello di coprire il turn over e di assorbire nell’organico di fatto i docenti che vengono assunti annualmente con i contratti di supplenza, stabilizzandoli secondo le necessità. I numeri ci sono. Secondo il servizio studi della camera dei deputati, le assunzioni da effettuare sull’organico di diritto sarebbero oltre 50mila. Si tratta di posti vacanti e disponibili a vario titolo, tra i quali rientrano anche i posti lasciati liberi dai docenti che andranno in pensione dal 1° settembre prossimo. Le assunzioni a tempo indeterminato sulle disponibilità dell’organico di diritto, dunque, proprio perché su posti vacanti, non farebbero altro che coprire l’esistente. E non necessiterebbero di alcun provvedimento di legge aggiuntivo.

Le restanti 50mila assunzioni, invece, potrebbero essere disposte compensando almeno in parte le supplenze annuali e temporanee fino al termine delle attività didattiche, applicando le disposizioni che regolano le utilizzazioni dei docenti senza sede. Nel successivo anno scolastico, l’amministrazione potrebbe procedere al loro assorbimento nell’organico di diritto, tramite la riassegnazione delle cattedre lasciate libere dai docenti che andranno in pensione. Oppure potrebbe riversarle nell’eventuale organico aggiuntivo. Ad ogni buon conto, anche se le 50mila assunzioni aggiuntive non dovessero trovare una tempestiva collocazione nell’organico di diritto, i docenti in più andrebbero a svolgere le stesse funzioni dei docenti aggiuntivi previsti dal disegno di legge. In entrambi i casi, infatti, verrebbero assegnati alle istituzioni scolastiche e potrebbero svolgere attività aggiuntive di insegnamento oppure potrebbero essere utilizzati per le sostituzioni dei docenti assenti. In alternativa o in aggiunta a queste mansioni, i docenti interessati potrebbero essere utilizzati anche in compiti di collaborazione con il dirigente scolastico. Insomma, è già tutto pronto: non occorre cambiare nemmeno un comma della legislazione vigente per fare tutto ciò.

Quanto alla normativa in dettaglio, le disposizioni da applicare sono quelle contenute nel comma 17 dell’articolo 14 del decreto legge 95/20102. Il dispositivo prevede una serie di ipotesi tassative, per ricollocare nell’organico di fatto i docenti in più rispetto all’organico di diritto. Prima di tutto l’amministrazione deve provare a utilizzarli nella classe di concorso di appartenenza, qualora, in sede di organico di fatto dovesse liberarsi una cattedra utile. Se ciò non dovesse avvenire, l’ufficio scolastico deve provare ad utilizzare il docente in altre classi di concorso per le quali risulti in possesso dell’abilitazione in aggiunta all’abilitazione della classe di appartenenza. Se nemmeno questa ipotesi è percorribile, l’amministrazione deve provare a ricollocare il docente interessato secondo il titolo di studio posseduto. Ultima ipotesi, l’ufficio deve procedere ad utilizzare l’insegnante su eventuali spezzoni oppure, in ultima istanza, deve assegnarlo in rete ad un gruppo di scuole per provvedere alle sostituzioni. In definitiva, dunque, nessun docente in più rimarrebbe senza far nulla.

L’ipotesi dello scorporo delle assunzioni, peraltro, oltre ad andare incontro alle proposte di sindacati, associazioni e della minoranza parlamentare, sembrerebbero anche in linea con l’orientamento della Cei, manifestato da suo presidente, cardinal Bagnasco: «Non ci si deve far prendere dalla fretta. Se poi ci fossero all’interno dei provvedimenti urgenze particolari, nulla vieta che si possano scorporare».

Mobilità ko pure alle superiori

da ItaliaOggi

Mobilità ko pure alle superiori

Il ministero dell’istruzione anticipa la riforma e bypassa quanto prevede il contratto. Trasferimenti sbagliati per gli insegnanti DOP

Carlo Forte

Il ministero dell’istruzione ha sbagliato anche i trasferimenti dei docenti in esubero della secondaria di II grado. È quanto si evince dalla consultazione degli esiti della mobilità a domanda degli insegnanti delle scuole superiori. Che sono stati resi noti dall’amministrazione scolastica il 16 giugno scorso. Fidando sull’approvazione del disegno di legge sulla scuola, che sembra essere destinato a slittare di un anno, l’amministrazione ha omesso di applicare le disposizioni contrattuali sulla cosiddetta dotazione organica provinciale (Dop): una graduatoria di docenti di ruolo, in esubero sull’organico di diritto, che vengono ricollocati in organico di fatto tramite le utilizzazioni. E anziché trasferire d’ufficio gli ultimi in graduatoria, come prevede il contratto, il dicastero di viale Trastevere ha prima trasferito tutti i docenti della Dop, direttamente sul codice della provincia, e poi ha assoggettato al trasferimento d’ufficio i docenti con più punti anziché gli ultimi. Come se si trattasse dei di neoimmessi in ruolo.

Secondo quanto risulta a Italia Oggi, l’operazione sarebbe stata effettuata per anticipare gli adempimenti di attuazione della riforma. Per evitare di farsi trovare impreparati. Resta il fatto, però, che la riforma non è ancora entrata in vigore. E con ogni probabilità non entrerà in vigore prima di un anno. Nel frattempo la normativa di riferimento è ancora quella contenuta nel contratto sulla mobilità. In buona sostanza, dunque, l’anticipo della riforma, già di per sé non legittimo (anche se la riforma fosse stata approvata in tempi brevi) lo è ancora di più adesso che il governo ha deciso di rallentare la marcia. Tanto più che, comunque vadano le cose, ormai non si fa più in tempo a partire con le novità già dal 1° settembre. Resta il fatto, però, che i trasferimenti d’ufficio dei docenti della Dop delle secondarie di I e II grado sono sbagliati. E per evitare l’insorgenza dell’ennesimo contenzioso seriale, con sicura soccombenza dell’amministrazione, il ministero, usando il cosiddetto potere di autotutela, dovrebbe avere tutto l’interesse a rimettere le cose a posto. La mancata applicazione della disciplina sul trattamento degli esuberi determina infatti l’insorgenza di due situazioni lesive, tutelabili in giudizio.

La prima è quella dei trasferiti d’ufficio che si trovano ai vertici delle graduatorie Dop. E la seconda è quella degli ultimi, che sono stati esclusi dal trasferimento d’ufficio per errore. I primi in graduatoria avrebbero avuto diritto a rimanere nella dotazione organica provinciale (la Dop). E grazie a questa particolare situazione giuridica, avrebbero avuto titolo a giovarsi della disciplina delle utilizzazioni così come ridefinita dall’articolo 14, comma 17 del decreto legge 95/2012. Che consente ai titolari sulla Dop di vantare il diritto ad essere ricollocati anche sulla base del mero titolo di studio. Va detto subito che si tratta di un’ipotesi residuale, che può concretizzarsi solo se l’interessato non può essere utilizzato nella propria classe di concorso oppure in altre classi di concorso per le quali possieda l’abilitazione. Ma costituisce comunque un vantaggio rispetto ai docenti che non versano in tale situazione. In molti casi ha consentito la piena ricollocazione su altre classi di concorso, mentre, prima dell’avvento del decreto legge 95/2012, gli interessati erano spesso costretti ad essere utilizzati su spezzoni e, per le restanti ore, a fare da tappabuchi per sostituire i colleghi assenti.

La mancata permanenza sulla Dop, dei primi in graduatoria, dunque, lede gli interessi di questa particolare categoria di docenti, che si vedranno precludere la possibilità di essere utilizzati sulle classi di concorso per le quali possiedono il titolo di studio, ma non l’abilitazione. La seconda situazione potenzialmente lesiva è quella degli ultimi in graduatoria. E cioè dei docenti che avrebbero avuto diritto al trasferimento d’ufficio e, invece, sono rimasti nella Dop. Anzi, sono stati trasferiti d’ufficio sul codice della provincia. Il mancato trasferimento d’ufficio su sede non solo comporta la lesione del diritto in sé, ma rischia di avere conseguenze su tutta la vita lavorativa degli interessati. Il disegno di legge sulla scuola, infatti, prevede che i docenti che non chiederanno di essere trasferiti non saranno collocata negli albi. E manterranno il diritto alla titolarità della sede in cui prestano servizio anche dopo l’entrata in vigore della riforma.

Supplenze e blocco contratti, la Corte costituzionale rinvia tutto

da ItaliaOggi

Supplenze e blocco contratti, la Corte costituzionale rinvia tutto

La Consulta prende tempo sulle decisioni da prendere

Antimo Di Geronimo

La Corte costituzionale ha rinviato la causa sulla questione della reiterazione dei contratti a termine. Il rinvio è stato disposto il 17 giugno scorso con un decreto emanato dal presidente, Alessandro Criscuolo. Rinviata a data da destinarsi anche la discussione della causa riguardante il blocco dei contratti nel pubblico impiego.

Una vera e propria boccata d’ossigeno per il governo Renzi. Che con ogni probabilità, se la Consulta si fosse pronunciata su queste due materie, avrebbe dovuto mettere il turbo per assumere i docenti precari che hanno lavorato più di 36 mesi su cattedre vacanti.

E forse avrebbe dovuto anche trovare i soldi per rinnovare il contratto ai dipendenti pubblici, le cui retribuzioni sono ferme dal 2009. Va detto subito che sul blocco dei contratti l’esito della causa è tutt’altro che scontato. Ma sulla faccenda delle assunzioni dei precari della scuola, l’esito lo ha già scritto a chiare lettere la Corte di giustizia europea, alla quale la Consulta si era rivolta tempo fa per chiedere lumi.

I giudici di Bruxelles hanno spiegato, infatti, che l’ordinamento comunitario non consente agli stati membri di fruire della reiterazione dei contratti a termine sui posti vacanti senza fissare un limite e, soprattutto, senza prevedere un indennizzo al superamento del limite prefissato. La Corte costituzionale, dunque, non potrà fare altro che conformarsi dichiarando incostituzionale la norma italiana che lo consente.

Perché ciò che non è compatibile con l’ordinamento comunitario non lo è nemmeno con la Costituzione. Il contrasto nasce dall’articolo 117 della Carta, che prevede l’inserimento «a pettine» delle norme comunitarie nella nostra Costituzione. E dunque, la norma interna che risulti incompatibile con il diritto comunitario è, automaticamente, incostituzionale. Va detto, inoltre, che le sentenze della Consulta valgono per tutti (salvo che per i rapporti già esauriti).

E quindi, se la Corte dichiarerà incostituzionale legge 124/99, nella parte in cui non fissa un limite per la reiterazione delle supplenze annuali e, soprattutto, non determina un indennizzo al superamento di tale limite, il governo non potrà fare altro che prenderne atto e comportarsi di conseguenza.

Il che vuole dire che l’amministrazione scolastica dovrà necessariamente disporre le immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti (50mila).

Il precariato scolastico, infatti, è composto da docenti che insegnano da molti anni. E dunque, la maggior parte di loro ha già collezionato anni di supplenza anche su posti vacanti (fino al 31 agosto).