Acquisto hardware con Carta docente

È stato prorogato fino al 31 luglio 2020 il termine entro il quale sarà possibile acquistare con la Carta del docente anche webcam e microfoni, penne touch screen, scanner e hotspot portatili. Lo rende noto la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

L’ampliamento del pacchetto dei dispositivi acquistabili con la Carta, finalizzato all’aggiornamento professionale dei docenti per organizzare la didattica a distanza, era stato annunciato a marzo dalla Ministra. Gli acquisti ora potranno proseguire fino a fine luglio.

Sul sito della Carta, le FAQ aggiornate relative ai beni acquistabili.

RSA: una tragedia annunciata

RSA: una tragedia annunciata

Lo dirà la Magistratura, lo dirà magari una commissione di indagine parlamentare che come FISH invochiamo, lo diranno opportune indagini quali siano le responsabilità individuali nella tragedia che si è consumata nelle RSA e nelle strutture italiane che accolgono disabili e non autosufficienti.

Di certo è ora di mettere in discussione un intero sistema di strutture segreganti, di “luoghi speciali” o spacciati per tali in funzione di pseudo-specialità riabilitative perché indirizzati a questa o a quella condizione patologica.

Oggi leggiamo con orrore i report del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale su quanto è accaduto nelle RSA, senza tuttavia stupirci che questa ecatombe si sia consumata proprio in quelle strutture che da anni segnaliamo come segreganti, come umilianti della dignità personale, come espressione lontanissima a qualsiasi logica di abitare sociale, di inclusione, di prossimità e di trasparenza rispetto al territorio.

Da anni ripetiamo che lo Stato e le Istituzioni territoriali debbano compiere ogni sforzo mirato alla deistituzionalizzazione delle persone con disabilità che vivono in strutture segreganti, intervenendo sia nella direzione di garantire adeguate dimissioni da quei luoghi di detenzione, sia nel divieto alla realizzazione di nuove strutture che riproducano situazioni segreganti vietandone l’accreditamento istituzionale e, conseguentemente, qualsivoglia finanziamento diretto o indiretto.

Oggi in Italia circa 300.000 persone con disabilità o non autosufficienti vivono in strutture potenzialmente segreganti. Nelle prime fasi dell’emergenza COVID 19 queste strutture sono state blindate verso l’esterno con l’intento di proteggerle dal contagio. In molte realtà strutture già non permeabili al territorio e alle famiglie si sono così isolate anche da controlli, da attenzioni, da “occhi indiscreti”. Il risultato – purtroppo ancora parziale – è all’attenzione di tutti.

Ma non sono solo le lacune o gli errori di profilassi ad avere causato il disastro, ma stessa logica di coabitazione, di aggregazione forzata, che troppo spesso contraddistinguono queste strutture e questi modelli. Le eccezioni, le buone prassi che non mancano rendono ancora più grave tutto ciò che non funziona.

Il contrasto alla segregazione, i sostegni all’abitare autonomo e adulto, i supporti e i servizi all’abitare dignitoso quando non sia proprio più possibile restare a casa propria, sono al centro delle rivendicazioni di questi anni di FISH. Appelli e istanze rimaste inascoltate nonostante siano basate sui principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità: ognuno deve poter vivere dove, come e con chi gli pare.

FISH l’ha ripetuto inutilmente in questi anni, ha voluto che questi intenti fossero trasfusi nel II Programma d’azione per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità (dicembre 2017), atto dimenticato nel cassetto da ben tre Governi.

Al contrario, in questi anni hanno continuato a fiorire strutture sempre più grandi, sempre meno rispondenti a criteri di inclusione sociale, a nascere e ad essere finanziate strutture residenziali indicate come eccellenze a decine di chilometri dall’abitato più vicino. Vecchie strutture e sigle antiche, con stucco e cartongesso hanno elevato “solidali” padiglioni o condomini per il co-housing in cui concentrare decine di unità abitative di persone con disabilità, godendo magari di nuove linee di finanziamento nate con tutt’altri intenti.

Con queste premesse, con queste lobbies, con il prevalere di questi modelli, le persone anziane non autosufficienti e le persone con disabilità continueranno a vivere – e a morire – nel loro isolamento e nella loro segregazione, quando non nelle molestie, abusi, eccessi di sedazione, deprivazione… cioè proprio in quel brodo di coltura in cui è maturata la tragedia di questi giorni.

Le istanze di FISH sono secche e chiare: commissione di indagine parlamentare subito e con il coinvolgimento del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale; revisione dell’intero sistema di accreditamento istituzionale delle strutture residenziali con l’adozione delle norme UNI 11010 sui requisiti dei “Servizi per l’abitare e servizi per l’inclusione sociale delle persone con disabilità”; confronto con le Regioni per la definizione di un piano per l’abitare sociale adulto e autonomo delle persone con disabilità nello spirito della Convezione ONU (art. 19, vita indipendente).

Questo affinché questa tragedia non sia avvenuta invano. Affinché quelle morti silenziose non siano state inutili.

Una rondine può far primavera

 Una rondine può far primavera

       II Decreto Legge n. 22/2020 disegna le linee per la gestione della conclusione dell’anno scolastico lasciando, però, aperte molte questioni che, si auspica, le previste ordinanze ministeriali definiscano al più presto per consentire ai dirigenti scolastici e docenti di valorizzare il molto lavoro svolto in questi mesi di emergenza e di valutare il percorso di apprendimento di ciascuno studente. 

Il Decreto contiene, tuttavia, anche alcuni aspetti che possono diventare spunti da tenere in considerazione per avviare un modello di scuola più rispondente alle attese dei tempi. Eccone alcuni.

§  Didattica integrata – Il Decreto stabilisce l’obbligatorietà della didattica a distanza come modalità per garantire agli studenti il diritto all’istruzione in tempo di emergenza. E’ il riconoscimento di un processo avviatosi spontaneamente in questi tempi che rilancia per il futuro non solo il tema della formazione dei docenti nelle competenze informatiche, ma la necessità di sviluppare modelli di insegnamento/apprendimento innovativi e all’altezza della sfida formativa del XXI secolo. 

§  Corresponsabilità – Il Decreto demanda al Consiglio di classe il compito di deliberare l’ammissione degli alunni alle classi successive ed agli esami: uno spazio dato al valore della corresponsabilità educativa che la situazione di emergenza ha rivitalizzato e che ha guidato, in questi mesi, il confronto sulle progettazioni e metodologie da attuare e la condivisione dei criteri con cui valutare il percorso di apprendimento degli studenti. 

§  Valutazione – Il Decreto scuola prevede che le ordinanze definiscano i requisiti di ammissione alla classe successiva per le scuole secondarie tenendo conto “del possibile recupero degli apprendimenti”, “del processo formativo e dei risultati di apprendimento conseguiti sulla base della programmazione svolta”. Si apre alla possibilità che gli scrutini finali diventino momenti in cui i team formativi verifichino in quale grado la progettazione didattica sia stata impostata su valutazioni per l’apprendimento, ricche, cioè, di modalità che abbiano consapevolmente osservato il processo di apprendimento e di autoapprendimento dell’alunno valorizzandone percorsi, progressi e risultati.

§  Esami di stato – Il Decreto prelude a modalità semplificate di svolgimento delle prove conclusive dei cicli scolastici. “Il mito del valore legale del diploma scolastico è davvero insostituibile?” si chiedeva L. Einaudi già nel 1955. La norma, emanata per la gestione dell’emergenza, potrebbe costituire un precedente in materia di esami conclusivi per riaprire un confronto sul valore legale del titolo di studio che porti ad ideare  forme nuove di certificazione al termine dei cicli scolastici.

§  Raccordo tra saperi ed esperienza – Il Decreto conferma l’accertamento delle esperienze maturate nei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento in sede di colloquio d’esame di II ciclo: una conferma che va rilevata con favore, perché riconosce il valore del raccordo tra saperi ed esperienza. La prospettiva dell’alleanza tra scuola e lavoro deve essere ulteriormente valorizzata e consolidata.

       Questi mesi hanno fatto emergere il valore della scuola come comunità generata da relazioni vive e consapevoli tra i diversi soggetti. E come ambito formativo capace di sperimentare processi di innovazione, nell’azione didattica, nell’organizzazione delle risorse (umane, tecnologiche, gestionali, finanziarie), nel rapporto con le famiglie e con i territori. Tante e ricche esperienze sul campo e, ora, qualche spunto normativo dai quali partire per impostare l’attesa fase di ripresa scolastica. 

       Una rondine, si sa, non fa primavera, ma è pur vero che non c’è una primavera senza un segno che la anticipi, anche piccolo come una rondine. 

       Sapremo, tutti insieme, sostenere i segni della intravista nuova ‘stagione’ della scuola?

Azzolina: il prossimo anno gli organici restano invariati

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

C’è l’accordo con il ministero dell’Economia sugli organici del prossimo anno scolastico, che resteranno invariati. «Le cattedre non saranno toccate, non diminuiranno, come abbiamo sempre promesso, nonostante la denatalità. È un risultato importante per il mondo dell’Istruzione. Frutto di una lunga interlocuzione con il ministro Roberto
Gualtieri, che ringrazio», ha commentato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

I numeri dello scorso anno
Lo scorso anno sono autorizzati poco più di 620mila posti di diritto comune, oltre 100mila sul sostegno e confermati gli 48mila di potenziamento. Fece tuttavia scalpore il taglio di 5mila cattedre, tra i posti autorizzati per le immissioni in ruolo, giustificato dal Mef proprio per il calo degli alunni. Il mantenimeto dello stesso numero di cattedre dello scorso anno, collegato alla riduzione degli scolari, comporterà probabilmente un effetto sulle aule. «Ciò consentirà di lavorare nell’ottica della riduzione del numero di alunni per classe», ha infatti sottolineato Lucia Azzolina. Soddisfatta anche la vice ministra dell’Istruzione, Anna Ascani: «Avremo a disposizione un numero congruo di insegnanti per garantire agli studenti una formazione di qualità e soprattutto sicura: maggiori risorse professionali, infatti, ci consentiranno di organizzare meglio l’avvio del prossimo anno scolastico, nel caso in cui si dovesse prevedere una riduzione di alunni per classe».

Più posti sul sostegno
Soddisfatto il sindacato. «È certamente molto positivo che sia rientrata l’ipotesi di tagliare cinquemila posti di organico – dichiara Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola -, con ricadute pesanti in una situazione già così difficile e complicata». Per i posti di sostegno, ricorda ancora la Cisl Scuola, trova applicazione l’incremento di 1.090 ulteriori posti previsto dalla legge di bilancio. Tale incremento comporterà una pari riduzione dell’organico di fatto dei posti comuni (per effetto di quanto espressamente previsto nella citata legge), riduzione che in ciascuna regione sarà esattamente pari al numero dei posti di sostegno di nuova assegnazione.

Dalla maturità ai libri di testo, ecco le novità in arrivo per studenti e docenti

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

In Gazzetta ufficiale il provvedimento: stop a gite e viaggi, cambia anche l’esame di terza media. Più tempo per le immissioni in ruolo dei docenti

Dagli esami di Stato alle graduatorie dei precari. Dall’avvio del nuovo anno ai viaggi d’istruzione, passando per la sospensione di 60 giorni delle procedure concorsuali. Il decreto legge sulla scuola, 8 aprile 2020 n. 22, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’8 aprile, è pronto a sbarcare in Senato per l’iter di conversione in legge. In tutto sono 9 articoli, ecco, voce per voce, cosa prevede il provvedimento.

Ammissione all’anno successivo
Il decreto prevede che tutti possano essere ammessi all’anno successivo, ma tutti saranno valutati, nel corso degli scrutini finali, secondo l’impegno reale. Non ci sarà “6 politico”.

Anno di prova
In relazione al periodo di formazione e prova del personale docente ed educativo, esclusivamente per l’anno scolastico 2019/2020, le attività di verifica da parte dei dirigenti tecnici, qualora non effettuate entro il 15 maggio 2020, sono sostituite da un parere consultivo reso dal dirigente tecnico in sede di comitato di valutazione.

Avvio del nuovo anno
Il decreto consente di lavorare, da subito, anche al nuovo anno scolastico dando al ministero dell’Istruzione gli strumenti per operare con rapidità e di raccordarsi, ad esempio, con le Regioni per uniformare il calendario di avvio delle lezioni.

Come cambia la maturità
Il 96% dei ragazzi viene ammesso, in media, ogni anno, all’esame finale. Quest’anno tutti saranno ammessi e avranno, quindi, la possibilità di sostenere le prove, tenuto conto del periodo dell’emergenza. Ma i crediti di accesso relativi alla classe quinta e il voto finale saranno comunque basati sull’impegno di tutto l’anno. Il decreto indica, poi, una doppia possibilità. Se i ragazzi potranno rientrare a scuola entro il 18 maggio, ci sarà un esame con commissione tutta interna, tranne il presidente esterno. La prima prova, italiano, sarà preparata dal ministero. La seconda, quella diversa per ciascun indirizzo, sarà predisposta dalle commissioni. Poi ci sarà l’orale. Se non si rientra a scuola, è previsto il solo colloquio orale. Resta ferma la necessità di raggiungere almeno il punteggio di 60/100 per ottenere il diploma.

Conferma libri di testo
Si prevede anche l’eventuale conferma dei libri di testo adottati per il corrente anno per il successivo anno 2020-2021.

Didattica a distanza
Il decreto “blinda” la didattica a distanza. Le norme prevedono che il personale docente sia tenuto ad ssicurare comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione.

Esame di terza media
Il decreto prevede che il ministero possa, con provvedimento specifico, modificare l’impianto dell’Esame. Se sarà possibile farlo in presenza, potrà essere semplificato. Altrimenti si procederà con la valutazione finale da parte del consiglio di classe, prevedendo la consegna anche di un elaborato da parte degli studenti. In ogni caso ci sarà una valutazione seria e corrispondente all’impegno degli alunni.

Graduatorie, slitta l’aggiornamento
Nell’anno scolastico 2020/2021 restano valide le graduatorie di istituto attualmente vigenti. L’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento di cui all’articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, avviene nell’anno scolastico 2020/2021, per spiegare efficacia per il triennio successivo, a decorrere dall’anno scolastico 2021/2022.

Immissioni in ruolo
Slitta il termine per definire l’inserimento inruolo: tutte le procedure, comprese utilizzazioni, assegnazioni provvisorie e nomina supplenze, dovranno concludersi entro il 15 settembre, anziché il 31 agosto. Ogni anno quest’ultimo termine non è mai stato rispettato.

Professioni, nuovo calendario per esami ed abilitazioni
In relazione al protrarsi dello stato di emergenza, qualora sia necessario, potranno essere definite misure urgenti per lo svolgimento degli esami di Stato di abilitazione all’esercizio delle professioni e dei tirocini professionalizzanti e curriculari, mediante uno o più decreti del ministro dell’Università e della Ricerca. Tali misure saranno volte ad assicurare il riconoscimento delle qualifiche professionali, l’organizzazione e le modalità della prima e della seconda sessione dell’anno 2020 degli esami di Stato di abilitazione all’esercizio delle professioni regolamentate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, delle professioni di odontoiatra, farmacista, veterinario, tecnologo alimentare, dottore commercialista ed esperto contabile, nonché delle prove integrative per l’abilitazione all’esercizio della revisione legale.
A cambiare potrebbero essere anche le modalità di svolgimento, rispetto a quelle ordinarie, comprese modalità a distanza, per le attività pratiche o di tirocinio previste per l’abilitazione all’esercizio delle diverse professioni elencate, oppure, ad esempio, il semestre di tirocinio professionale previsto per l’accesso alla professione forense.

Sospensione delle prove concorsuali
Il provvedimento prevede che la sospensione dello svolgimento delle procedure concorsuali per l’accesso al pubblico impiego di cui all’articolo 87, comma 5, primo periodo, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, si intende riferita esclusivamente allo svolgimento delle prove concorsuali delle medesime procedure.

Stop a gite e viaggi d’istruzione
Per tutto l’anno scolastico 2019/2020, sono sospesi i viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche comunque denominate, programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.

Valutazione e recupero apprendimenti
“Congelato”, per quest’anno, il meccanismo dei debiti alla secondaria di secondo grado. All’inizio di settembre, infatti, invece degli abituali corsi di recupero delle insufficienze, sarà possibile, per tutti i cicli di istruzione, dalla primaria fino alla classe quarta del secondo grado, recuperare e integrare gli apprendimenti: ciò che non è stato appreso, o appreso in parte quest’anno, potrà essere recuperato/approfondito all’inizio del prossimo. Ci sarà particolare attenzione ai ragazzi con disabilità e a quelli con bisogni educativi speciali.

Didattica a distanza, più di 9 studenti su 10 promuovono i loro prof

da Il Sole 24 Ore

di Maria Piera Ceci

Più abituati ad essere giudicati che a giudicare, gli studenti italiani si dimostrano indulgenti nei confronti dei loro docenti, alle prese con le tecnologie. 9 ragazzi su 10 promuovono l’operato dei loro prof in questo periodo di scuole chiuse e didattica a distanza. E circa 1 su 3 ha rivalutato in positivo l’idea che aveva del proprio insegnante. È quanto emerge da un sondaggio di Skuola.net, realizzato per Radio 24, al quale hanno partecipato 15mila alunni di medie e superiori.

Gli studenti di «manica larga»
Il 14 per cento assegna un ‘ottimo’ ai propri prof (dato che alle scuole medie sale al 22 per cento), spiegando che non avrebbe potuto chiedere di meglio. Quasi il 60 per cento dà un ‘buono’, perché, nonostante i problemi, i professori hanno fatto il massimo per limitarli. Poco più i 1 su 5 invece si ferma alla sufficienza, rispolverando il vecchio adagio ‘potrebbe fare di più’, giudizio di solito molto caro agli insegnanti nei confronti dei propri alunni. Solo il 7 per cento attribuisce ai docenti l’insufficienza, sostenendo che i progressi fatti nell’ultimo mese di didattica da casa sono soprattutto frutto dello studio individuale.

Competenze tecnologiche da rivedere
Anche sulla preparazione tecnologica, gli studenti si mostrano comprensivi nei confronti degli insegnanti. La maggioranza dei prof, pur non essendo nativa digitale, si è vista assegnare un ‘buono’, mentre l’insufficienza è andata ad un risicato 5 per cento. Gli studenti si dicono comunque nel complesso soddisfatti della didattica a distanza, anche se lamentano un carico di compiti aumentato e problemi tecnici a causa della connessione che va e viene e dei compagni che disturbano. Il 12 per cento si dice pienamente soddisfatto (il 19 per cento alle medie), il 51 per cento è molto contento, andamento accettabile per il 30 per cento, solo il 7 boccia l’iniziativa con un’insufficienza. In questo caso si tratta degli studenti che non sono ancora riusciti a partire con lo smart learning.

La mancanza per la vita di classe
Comincia però a serpeggiare la nostalgia, anche nei confronti dei propri insegnanti. I dati raccontano infatti di un programma che va avanti e di ragazzi che studiano, ma poi i messaggi raccontano un’altra verità: «Spero di rivedervi presto», scrive un ragazzo. «Mi mancate» – ammette un altro. E poi l’unanime senso di gratitudine verso i prof: «Grazie per la pazienza, perché ci insegnate ancora tante cose anche in questo periodo buio», scrivono «Grazie per averci messo al primo posto».

La presentazione in radio
Il sondaggio verrà commentato nel corso della puntata speciale di Verso il futuro e oltre, dedicata alla didattica a distanza, in onda il 13 aprile, dalle 10, su Radio 24.

Appello dei presidi alla ministra: sciogliere il nodo su esami e voti

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«È ora urgente sciogliere in modo chiaro il nodo della valutazione finale e degli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo,esplicitando tutte le relative procedure. È un passaggio essenziale per dare certezza e legittimità a quanto le scuole attueranno sia nel caso di un ottimistico rientro in aula entro il 18 maggio, sia nell’eventualità che ciò non avvenga». A chiederlo è Antonello Giannelli, presidente dell’Assocaizione nazionale presidi, dopo che il decrto scuola ha introdotto la data spartiacque del 18 maggio per sapere che ne sarà dell’anno scolastico in corso e ha affidato a una o più ordinanze della ministra Lucia Azzolina il compito di prendere la decisione definitiva sugli esami di terza media e di maturità.«È fondamentale – prosegue Giannelli – che il Ministro, nelle relative Ordinanze, garantisca che l’impegno degli alunni sia adeguatamente valutato e che non vi sia alcuna forma di sanatoria antimeritocratica».

L’appello dell’Anp per settembre
Sull’avvio del prossimo anno scolastico Giannelli sottolinea: «La sfida che abbiamo davanti è la gestione e l’organizzazione del futuro prossimo. Auspico che il Ministero faccia conoscere quanto prima il testo delle ordinanze che disciplineranno le operazioni di avvio del nuovo anno scolastico. Occorre decidere in fretta, ma lucidamente, come la scuola italiana affronterà l’anno scolastico 2020/2021 e cosa farà nell’evenienza di una prosecuzione della fase di emergenza. A settembre potremmo trovarci davanti a situazioni del tutto nuove, scardinanti, e comunque non gestibili attraverso prassi operative consolidate».A suo giudizio, infatti, «il tempo per decidere c’è, sebbene non sia molto, ma una cosa è farlo sul presente e sull’immediato futuro avvalendosi di buon senso e spirito pratico, un’altra è compiere scelte politiche di sostanza che potrebbero condurre a una nuova configurazione della scuola italiana stessa».

Coronavirus: il 18 maggio scuole non riapriranno, scatta piano B

da Orizzontescuola

di Anselmo Penna

Quest’anno le scuole non riapriranno, ormai è certo. Già ieri è stata fornita dalla nostra redazione una anticipazione importante su quest’argomento. Il comitato tecnico scientifico, infatti, ritiene pericoloso mettere in movimento 12 milioni di persone tra studenti, genitori, docenti, personale ATA, dirigenti scolastici legati al riavvio delle attività didattiche.

Chiusura dell’anno scolastico scattano i piani B

Se la chiusura per tutto l’anno scolastico sarà riconfermata, scatteranno gli scenari contenuti nel Decreto scuola pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale che contemplano lo scenario peggiore.

Esami di Stato secondaria I grado

Non si svolgerà l’esame, ma in questo caso, si procederà con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, prevedendo la consegna anche di un elaborato da parte degli studenti.

Esami di Stato secondaria II grado

In questo caso l’esame viene ridotto al solo colloquio orale. Resta ferma la necessità di raggiungere almeno il punteggio di 60/100 per ottenere il diploma. Tutti gli studenti avranno la possibilità di partecipare agli esami

Ammissione all’anno successivo

Il decreto prevede che tutti possano essere ammessi all’anno successivo, ma tutti saranno valutati, nel corso degli scrutini finali, secondo l’impegno reale. Per l’ammissione agli esami di Stato si deroga alle ore di Alternanza e alla prova Invalsi.

Recupero a settembre

All’inizio di settembre, infatti, invece degli abituali corsi di recupero delle insufficienze, sarà possibile, per tutti i cicli di istruzione, dalla primaria fino alla classe quarta del secondo grado, recuperare e integrare gli apprendimenti: ciò che non è stato appreso, o appreso in parte quest’anno, potrà essere recuperato/approfondito all’inizio del prossimo.

Rientro a settembre

Quando si rientrerà a settembre? E’ notizia anticipata ieri dalla nostra redazione: le prime settimane di settembre saranno dedicate al recupero degli apprendimenti. Poi partenza unica per tutte le scuole, che potrebbe essere il 21. Si tratta di una data non definitiva, tra l’altro le regioni sono già sul piede di guerra perché ritengono una invasione di campo una eventuale decisione centrale per l’avvio delle attività didattiche. Il calendario è, infatti, una prerogativa delle regioni, tanto che Lombardia, Veneto, Liguria e Toscana hanno già parlato di volontà di ricorso.

Come si rientrerà a scuola? Non è da escludere, probabilmente si potrebbe dare già come certo, un rientro a settembre con didattica a distanza. Tra le ipotesi, anche quella di un rientro “misto”, con parte delle lezioni online e parte in presenza con studenti che ruotano tra le due modalità per garantire a scuola le misure di sicurezza. Misure che comprendono mascherine, guanti e distanza di sicurezza. Quest’ultima che probabilmente sarà modificata dal comitato tecnico scientifico in un metro e 80. Una vera e propria sfida per le scuole.

Possibile partenza diversificata

Non è da escludere una diversa modalità di rientro tra una regione ed un’altra. Infatti, le Regioni che hanno avuto il maggior numero di contagi (dove la popolazione risulta dunque più immune) e quelle che hanno un numero basso di malati potrebbero ottenere dal governo dei via libera diversificati. Nelle prime, infatti, le lezioni in presenza potrebbero partire prima.

Coronavirus non ferma cyber-bullismo: insufficienze e conseguenze per famiglie anche con didattica a distanza

da Orizzontescuola

di Giuseppe Sferrazzo

In questi giorni ci stiamo riscoprendo tutti molto più deboli e fragili di quanto avessimo potuto immaginare. Eppure, nonostante le nostre vite private, le attività professionali e i nostri ritmi, sono letteralmente sconvolte dall’emergenza COVID-19 e stiamo scoprendo la Rete Internet come una straordinaria risorsa, c’è chi ancora la usa per il suo potenziale negativo.

Il cyber-bullismo, fenomeno già noto e tristissimo, così come la violenza sul web non si fermano.

Proprio qualche settimana fa, quelle stesse piattaforme digitali che stanno permettendo, con grande impegno da parte di tutti, docenti e studenti, lo svolgimento delle attività didattiche, sono diventate scenario di violenza e campo fertile per gli “haters” (coloro che seminano odio e discordia tramite i canali digitali).

In alcuni Istituti della provincia di Milano, proprio attraverso le piattaforme online, alcuni studenti hanno insultato e riempito di volgarità le chat; ovviamente le attività sono state sospese e secondo procedura sono state avvisate le Autorità competenti.

Così come, in tutta Italia, si moltiplicano le segnalazioni di oscenità e incitamento all’odio, che hanno luogo nelle chat e nei gruppi WhatApp creati dagli studenti per scopi didattici.

Cosa cambia da un punto di vista giuridico per i casi di cyberbullismo in questo momento di emergenza

Purtroppo, quello che molti non sanno, soprattutto famiglie e giovani haters, è che in questa fase di “didattica a distanza”, per i reati di cyberbullismo non cambia assolutamente niente. La legge 71/2017che ha chiarito e formalizzato tutta una serie di “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” e che lo ha definito istituzionalmente per la prima volta come una forma di prepotenza virtuale attuata attraverso l’uso di internet e delle tecnologie digitali, continua ad essere assolutamente valida anche in questi giorni.

Infatti da un punto di vista giuridico le piattaforme usate per le videochiamate o videoconferenze sono equiparati a “luoghi frequentati e aperti al pubblico”; vale quindi la stessa giurisprudenza già definita in ambito canali Social. In più, quello che è necessario ricordare è che, in questi luoghi virtuali che hanno lo stesso valore dei luoghi “pubblici”, i docenti continuano ad essere “pubblici ufficiali”; la distanza in questo caso non cambia le norme! E’ chiaro che le offese e le oscenità online, rivolte contro gli insegnanti, determinano una conseguente denuncia con la possibilità di una grave accusa per il reato di oltraggio a Pubblico ufficiale.

Non meno gravi, ovviamente, sono tutti gli atteggiamenti ingiuriosi e violenti rivolti verso i compagni di “aule virtuali” oppure i frequentatori di Social network, che possiamo raccogliere sotto la denominazione molto ampia di cyber-stalking. Anche se l’odio non si rivolge a dei “pubblici ufficiali” ma ad altri adolescenti, il reato non è meno grave… anzi le stesse famiglie ne vengono coinvolte.

Conseguenze per le famiglie

Per gli atteggiamenti di cyber-bullismo, che possono avere un forte impatto sociale, anche le famiglie e i genitori sono coinvolti nel contrasto e nella prevenzione e, chiaramente, anche nelle conseguenze giuridico-amministrative.
Se i ragazzi sono minorenni, dai 14 anni sono sentiti dalle Autorità competenti e chiamati a rispondere in sede penale dei fatti commessi. Da un punto di vista della responsabilità civile si fa riferimento alla cosiddetta “culpa in educando”, sancita dall’articolo 2048 del Codice di Procedura Civile, che sposta sui genitori la responsabilità di rispondere civilmente per i danni “causati” dagli atteggiamenti dei ragazzi. Nella culpa in educando rientra, secondo alcune recenti sentenze del 2018 e del 2019 di vari Tribunali per i Minorenni, anche la carenza educativa che si manifesta come “mancata educazione all’uso corretto ed etico delle tecnologie”. Quindi le famiglie hanno un ruolo determinante per contrastare questo odioso fenomeno, soprattutto in questa fase storica ben precisa, nella quale siamo confinati a casa, è possibile dedicare del tempo “di qualità” alle relazioni con i propri ragazzi.

Le sanzioni disciplinari per gli atti di cyberbullismo

Ricordiamo che ogni Istituto scolastico sul territorio nazionale, di ogni ordine e grado, si è dotato in questi ultimi anni, durante i quali la sensibilità anche da un punto di vista normativo è aumentata, di un regolamento interno per la gestione dei casi di cyber-bullismo e cyber-stalking che riguardano l’ambito scolastico.

Le sanzioni per gli studenti possono essere svariate e anche molto importanti: insufficienze in condotta, sospensioni e bocciature, fino all’espulsione nei casi più gravi.

E per arrivare a questo non ha importanza che gli atteggiamenti violenti siano prodotti sui canali interni di una piattaforma, in realtà anche le offese su un qualsiasi Social rivolte a un insegnante, seppur fuori dall’orario scolastico, possono avere delle conseguenze sul curriculum del giovane, come stabilito nel 2018 da una sentenza del TAR di Napoli.

Conclusioni

Per il mondo della Scuola è fondamentale non abbassare la guardia, proprio in questo momento particolare. E’ vero che l’emergenza Coronavirus ha messo in evidenza anche altri problemi e la didattica è la priorità.

Nonostante tutto è importantissimo non abbassare la guardia proprio relativamente alle attività di informazione, sensibilizzazione e formazione di tutti gli attori protagonisti del “sistema- Scuola”.

E’ fondamentale non trascurare le linee direttive della legge 71/2017 per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo e, nonostante le criticità che la nuova didattica a distanza sta riscontrando e affrontando, sarebbe opportuno prevedere prima della fine dell’anno scolastico, delle attività formative e informative rivolte ai giovani studenti.
Questo perché, anche in un momento “caratterizzato” dalla didattica a distanza il sistema scolastico deve prevedere azioni preventive ed educative e non solo sanzionatorie, sullo scottante tema del cyber-bullismo.

Il rischio è che, tale odiosa pratica, possa uscire rafforzata dal lungo periodo di isolamento sociale che stiamo affrontando tutti; per molti giovani potrebbe essere caratterizzato da un rafforzamento e da una reiterazione dei comportamenti disfunzionali, aggressivi e offensivi.

Maturità 2020/21, come saranno le prove: solo colloquio anche online se non rientra. Commissari solo interni

da Orizzontescuola

di redazione

Maturità 2020/21, come si articolerà: le due ipotesi del decreto legge sulla conclusione del 2019/20 e sull’avvio del 2020/21. Commissioni di soli interni.

Decreto

Pubblicato in gazzetta ufficiale il decreto legge n. 22 dell’8 aprile 2020, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato.

Nella decreto si prevede che, per il solo a.s. 2019/20, il Ministro dell’Istruzione con o una o più ordinanze può adottare specifiche misure relative alla valutazione finale degli alunni  e agli  esami di Stato nei casi e nei limiti indicati nel decreto medesimo.

Coronavirus: il 18 maggio scuole non riapriranno, scatta piano B. A settembre regioni con più contagi potrebbero riaprire prima

Vediamo le due ipotesi possibili in merito all’articolazione delle prove dell’esame di stato di secondo grado e la composizione delle commissioni.

Commissioni

La modifica della composizione delle commissioni degli esami di stato di secondo grado a.s. 2019/20 è disciplinata, tramite ordinanza ministeriale, sia in caso di rientro a scuola entro il 18 maggio 2020 (e sia possibile svolgere gli esami in presenza) sia in caso di mancato rientro entro la predetta data (o non sia possibile svolgere gli esami in presenza).

L’eventuale modifica interverrà  sull’articolo 16, comma 4, prevedendo delle commissioni composte da soli commissari interni, quindi appartenenti all’istituzione scolastica sede di esame, con presidente esterno.

Prove d’esame, punteggi e voto finale: come sono

Le prove d’esame previste dal D.lgs. n. 62/2017 sono le seguenti:

  • prima prova scritta nazionale di italiano;
  • seconda prova scritta nazionale di indirizzo;
  • colloquio.

A ciascuna delle suddette prove è attribuito un massimo di 20 punti per un totale di 60.

Al suddetto punteggio, per il voto finale dell’esame in centesimi, si aggiungono i 40 punti di credito scolastico, per un totale di 100/100.

Prove d’esame: quali modifiche in caso di rientro e non rientro a scuola

  • Rientro a scuola entro il 18 maggio

In caso di rientro a scuola entro il 18 maggio 2020, l’articolo 1, comma 3 lettera d), del decreto dell’8 aprile 2020 prevede che l’ordinanza ministeriale disciplini le prove d’esameprevedendo la sostituzione della seconda prova a carattere nazionale con una prova predisposta dalla singola commissione di esame, al fine di renderla coerente con le attività didattiche effettivamente svolte sulle specifiche discipline di indirizzo nel corso dell’anno scolastico.

Quanto detto in deroga agli articoli 17 e 18 de D.lgs. 62/2017.

L’ordinanza ministeriale, in definitiva, deve disciplinare  le prove scritte e il colloquio e prevedere lo svolgimento di una seconda prova scritta non nazionale predisposta dalla commissione d’esame.

  • Mancato rientro a scuola entro il 18 maggio

In caso di mancato rientrato a scuola entro il 18 maggio 2020 o nel caso non sia possibile svolgere gli esami in presenza per ragioni sanitarie, l’ordinanza/e ministeriale disciplina:

  • l’eliminazione delle prove scritte d’esame
  • la sostituzione delle suddette prove con un unico colloquio (anche telematico), stabilendone contenuti, modalità e punteggio

Bisogna inoltre prevedere specifiche previsioni per i candidati esterni.

La seconda ipotesi, al momento, sembrerebbe la più plausibile, considerato che la comunità scientifica è contraria al rientro degli studenti e del personale a scuola.

La didattica a distanza deve essere “agile e leggera” ma svolgere il compito educativo. Una miniguida

da Orizzontescuola

di redazione

Ministero dell’istruzione e Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza hanno pubblicato la miniguida per la didattica a distanza, uno strumento metodologico-pratico e spunti per l’azione educativa nel rispetto dei diritti delle persone di minore età.

Riportiamo l‘avviso odierno del Ministero dell’istruzione:

Il diritto alla salute, costituzionalmente tutelato, è un bene primario. Per tutelare la salute propria e quella della comunità, sono state assunte, per decisione del Governo, misure rigorose, tra cui la chiusura delle scuole. Ad essa hanno fatto seguito indicazioni ministeriali per il proseguimento delle lezioni attraverso la didattica a distanza, in modo che non venisse meno la garanzia del diritto all’istruzione, fondamentale per il presente e il futuro del nostro paese.

Tuttavia, per reggere efficacemente una situazione di straordinario cambiamento, è necessario, anche “cambiare le regole del gioco”, rendendo la didattica a distanza agile e leggera, senza che essa rinunci a svolgere il suo importante compito educativo. Tale compito, in questo momento in cui l’isolamento sociale è spesso fonte di disagio e di stress, può tradursi in un accompagnamento virtuale dei bambini e dei ragazzi al fronteggiamento del cambiamento, affinché da esso sia possibile trarre nuovi apprendimenti. In questa direzione è importante porsi all’ascolto dei bambini e dei ragazzi, dei loro disagi e delle lori paure, così come delle loro proposte.

Il Comitato paritetico istituito in attuazione del protocollo di intesa tra il Ministero dell’istruzione e l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha predisposto una mini-guida “didattica a distanza e diritti degli studenti” che offre riflessioni e stimoli a partire dal “Manifesto della scuola che non si ferma” del Ministero dell’istruzione e dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

L’obiettivo che ci si è posti, in questi difficili giorni in cui gli insegnanti si stanno mettendo in gioco sperimentando la didattica a distanza e i bambini e i ragazzi, dal canto loro, stanno vivendo a fatica l’isolamento sociale, è quello di offrire uno strumento metodologico-pratico, contenente degli spunti per proseguire l’azione educativa nel rispetto dei diritti delle persone di minore età, sanciti dalla Convenzione ONU del 1989.

Si tratta di uno strumento pratico che ha anche la finalità di porsi quale interfaccia dei docenti, chiedendo loro di inviare all’indirizzo di posta elettronica lascuolanonsiferma@istruzione.it materiali, idee, video, spunti ulteriori che potranno diventare patrimonio comune della comunità educante.
Pertanto l’ottica è bidirezionale: si offre uno strumento metodologico-pratico, ma ci si pone anche in posizione di ascolto.

La guida

Su Rai lezioni in diretta per bambini

da La Tecnica della Scuola

I componenti del Movimento 5 Stelle della commissione di Vigilanza Rai fanno sapere, attraverso un comunicato, che “Oltre al nuovo palinsesto Rai già messo a punto da settimane con rafforzamento di canali tematici dedicati alla scuola e alla cultura, arriva un nuovo segnale importante: dopo Pasqua saranno lanciate delle lezioni in diretta per i più piccoli. La scuola entrerà virtualmente nelle case di tantissime famiglie italiane”.

Grazie alla Ministra Azzolina

Dopo avere ringraziato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina “per aver lavorato a un accordo, firmato il 24 marzo scorso tra il ministero dell’Istruzione e la Rai, che rafforzerà ancora di più l’impegno dell’emittente pubblica sul fronte della programmazione e degli spazi dedicati alla scuola”, aggiungono: “Sui canali Rai saranno raccontate diverse esperienze di didattica a distanza, di docenti che stanno lavorando duramente nel corso dell’emergenza coronavirus”.

Pronti i rimborsi per i mancati viaggi di istruzione

da La Tecnica della Scuola

Due senatori di Italia Viva, firmatari dell’emendamento sui rimborsi dei pacchetti turistici, in una nota hanno dichiarato: «I pacchetti turistici acquistati, con particolare riferimento ai viaggi di studio ed alle gite scolastiche annullate, saranno rimborsati o trasformati in voucher grazie ad un emendamento di Italia Viva al decreto Cura Italia. Crediamo sia davvero importante in questo momento di difficoltà economica ristorare subito le famiglie delle spese che avevano anticipato senza mettere in difficoltà il settore turistico, che già deve affrontare una crisi durissima».

Hacker attaccano le piattaforme della dad. Rischio cyberbullismo

da La Tecnica della Scuola

Forse c’era da aspettarselo e in ogni caso non è una novità che gli hacker, seguendo il loro mestiere e la loro vocazione, mettano le mani sulle piattaforme e dentro i portali più sensibili, bloccandoli;  e così hanno fatto col registro elettronico gestito da Axios, una delle piattaforme che fornisce i servizi per la scuola digitale.

La denuncia dell’azienda

Ed è stata proprio l’azienda a denunciare di essere sotto attacco di hacker, allertando la polizia postale che sulla vicenda sta svolgendo una serie di accertamenti e che da giorni è anche a lavoro su una serie di intrusioni verificate durante lezioni on line su diverse piattaforme utilizzate da docenti e studenti. Ma è anche in costante contatto con i tecnici dell’azienda per capire cosa è accaduto e risalire agli autori.

Troppi attacchi informatici

«La nostra struttura – afferma Axios – è continuamente vessata da attacchi informatici (tipo DDoS) da parte di hacker. Abbiamo bloccato questo attacco grazie al tempestivo intervento» ma «purtroppo il servizio nella giornata di oggi potrà subire delle alterazioni e non funzionare regolarmente».  La società aggiunge che «i nostri sistemi sono sicuri, ma l’enorme numero di accessi fraudolenti blocca il regolare accesso ai servizi».

Anche la piattaforma “Impari” nei giorni scorsi è stata oggetti di attacchi informatici.

Hacker scatenati

In ogni caso attacchi a lezioni on line sono stati segnalati anche da diversi istituti che si avvalgono di altre piattaforme, cosicchè molte scuole stanno correndo ai ripari come possono: ad esempio assegnando all’amministratore della videolezione, ovvero al docente, la funzione di esclusione dei partecipanti per eliminare eventuali estranei che si introducono nella classe virtuale.

Ma non solo, molti Istituti hanno anche reso obbligatorio l’accesso alle piattaforme solo con l’account della scuola, escludendo ed inibendo le funzionalità di accesso agli account privati degli studenti. In questo modo sono tracciabili e si possono identificare eventuali incursioni di esterni.

Cyberbullismo

La preoccupazione di molti dirigenti scolastici riguarda anche la tutela della privacy di minorenni e i possibili atti di cyber bullismo attraverso filmati o immagini della vita scolastica virtuale carpita in maniera pirata.

E infatti hanno inviato mail agli studenti e ai genitori ricordando esplicitamente «il rispetto della normativa vigente sulla privacy» e mettendo in guardia sul cyber bullismo sottolineando che è «assolutamente vietato estrarre e/o diffondere foto o video registrazioni relative alle persone presenti in videoconferenza e alla lezione on-line».

Fra l’altro, hanno fatto presente, come «la violazione delle norme sulla privacy e su eventuali comportamenti lesivi della dignità dell’immagine di altre persone e atti individuali come cyberbullismo, comportano la responsabilità civile e penale in capo ai trasgressori e a coloro che ne hanno la responsabilità genitoriale».

Riapertura scuole, il Governo vuole spostarla al 4 maggio ma il virologo Pregliasco dice settembre

da La Tecnica della Scuola

Alla vigilia di Pasqua, si fa largo l’ipotesi di “un prolungamento di 14 giorni delle attuali misure restrittive e di isolamento previste dal Dpcm in scadenza il 13 aprile, con una probabile ulteriore proroga delle misure di isolamento a casa almeno fino al 2 maggio”. Che per la scuola, significherebbe lunedì 4 maggio. La notizia, è stata resa pubblica dall’agenzia di stampa Ansa, la quale asserisce di averla appresa da “fonti qualificate”.

L’orientamento del governo è confermato anche dal segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che, all’uscita dell’incontro con il governo ha detto: “Il presidente del Consiglio ci ha confermato che, ad oggi, non ci sono ancora le condizioni per far ripartire le attività sospese. Prima di tutto la salute dei lavoratori”.

Il ritorno dopo la festa del lavoro, però, non sembra bastare ai virologi. Almeno a quello milenese Fabrizio Pregliasco, per il quale “una riapertura a maggio sarebbe totalmente inopportuna”.

Il 18 maggio? Troppo presto

Nei giorni scorsi, Pregliasco aveva spiegato che riapertura delle scuole va spostata più avanti possibile nel tempo, confermando l’indicazione della Tecnica della Scuola di escludere con ogni probabilità un ritorno precedente al 5 maggio, ma anche la possibilità che gli ultimi a tornare sui banchi potrebbero essere gli alunni più piccoli, frequentanti la scuola dell’infanzia e primaria.

Stavolta, l’esperto di virus prende come riferimento il 18 maggio, indicato nel Decreto Scuola n. 22, come lo spartiacque per decidere sulle modalità di fine anno scolastico e per capire come si svolgeranno gli Esami di Stato.

Secondo il virologo, intervistato sempre dall’Ansa, non vi sono dubbi: riaprire le scuole entro il 18 maggio “sarebbe estremamente rischioso. Andrebbero riaperte comunque non prima di settembre”.

Scuole riaperte non prima di settembre

Le scuole, ha spiegato l’epidemiologo, “non andrebbero comunque riaperte prima di settembre”.

Quella di Pregliasco sembra una sentenza, non proprio un’indicazione. Riaprire gli istituti scolastici “a maggio sarebbe un enorme rischio, perchè rappresentano un concentrato di soggetti a contatto tra loro e dove la distanza di sicurezza è difficilmente realizzabile”.

Anche stavolta, il virologo punta il dito sulla primaria. Il discorso della riapertura ritardata a fine estate vale “soprattutto per le scuole elementari, dove bambini più piccoli sono difficilmente controllabili”.

Decide la politica

Su chi deciderà quando si tornerà a scuola, quando non ci sarà più il pericolo di contagio da Coronavirus, se il Governo o gli epidemiologi, domenica scorsa su Rai Due c’è stato un piccolo scambio di battute, durante la trasmissione Che tempo che fa, tra la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e lo scienziato e divulgatore scientifico Roberto Burioni.

La titolare del ministero dell’Istruzione ha confermato che per decidere quando torneranno otto milioni di alunni in classe e oltre un milione tra docenti, Ata e presidi, sarà decisivo “quello che le autorità sanitarie diranno”.

Il medico, accademico e divulgatore scientifico ha replicato che su un possibile ritorno a scuola degli alunni italiani “la scienza dice ‘prudenza’, ma poi tocca alla politica scegliere”.

Lucia Azzolina, ha quindi ribadito che “la politica sarà ancora più prudente e si assumerà tutte le responsabilità, mai e poi mai metteremo a rischio la vita degli studenti”.

È evidente che la responsabilità della decisione e su come si realizzerà il ritorno reale alle attività, scuola compresa, l’ultima parola sarà di chi firmerà i decreti. Quindi della politica, come ha fatto osservare diverse volte l’ex premier Matteo Renzi, per il quale i governanti non si possono nascondere dietro i tecnici. E chi si assumerà questo incarico non potrà sbagliare.