Filosofia della luce

Filosofia della luce

ovvero lo sguardo oltre il giardino

di Alessandro Baldi

Tra le tante teorie che potremmo consapevolmente assumere per leggere e interpretare i radicali cambiamenti tecnologici in atto nelle società complesse e incerte come la nostra, quella elaborata da Paul Watzlawick e altri ricercatori di Palo Alto (California), che va sotto il nome di “costruttivismo”, è sicuramente la più affascinante e anticonformistica. Tale teoria è incompatibile con il pensiero tradizionale codificato intorno al modello della causalità lineare. Infatti, la maggior parte delle visioni ideologiche, filosofiche, scientifiche, per quanto diverse fra loro, hanno un elemento in comune: la fondamentale nozione che una realtà “reale” esiste come concatenazione temporale segnata da un prima e da un poi e che certe teorie o convinzioni personali le corrispondono più correttamente di altre.

Il costruttivismo (o meglio la ricerca della realtà), invece, afferma che l’ambiente così come noi lo percepiamo è una nostra invenzione, e che tutto, fino ai meccanismi neurofisiologici del nostro percepire e del nostro pensare è prodotto della capacità inventiva umana, circolare e non rettilinea. Paradossalmente il costruttivismo asserisce che tutto ciò che noi possiamo conoscere del mondo reale è ciò che il mondo non è. Se si assume quest’ottica paradossale,allora i grandi cambiamenti che si succedono via via davanti ai nostri occhi smetteranno di essere percepiti come simulacri annebbiati e torneranno a essere visti per quello che sono: cioè nostre costruzioni. Un esempio emblematico per il nostro discorso è la questione del lavoro, della sua nuova natura, della sua straordinaria forza rappresentativa e del suo misterioso paradosso sociale: cioè la sua opacità percettiva. In altri termini oggi il lavoro sta cambiando nella sua forma e sostanza, nella sua più intima essenza ontologica (la natura di ciò che è), mentre paradossalmente rimane immodificato, si direbbe mummificato, l’apparato percettivo, ideale e culturale, individuale e sociale, col quale lo identifichiamo tra le tante attività umane.

Ciò avviene perché crediamo di conoscere che cosa sia il lavoro e non ci poniamo la domanda “come conosciamo quello che crediamo di conoscere”: cioè come vediamo i cambiamenti del mondo e di converso quelli che riguardano il lavoro, che negli ultimi dieci anni – è bene dire subito -sono stati più profondi di quanto lo siano stati nei cento anni precedenti. Vediamone i due aspetti più evidenti e paradossalmente i più oscuri. Il primo è “il lavoro senza luogo”. Esso ha una forte connotazione tecnologica di tipo telematico, di cui il telelavoro è solo una prima romantica approssimazione, in quanto esiste ancora un luogo fisico identitario come l’abitazione del lavoratore e un collegamento tra ciò che si fa e uno spazio minimamente affettivo. La forma radicale del “lavoro senza luogo” è invece “l’ufficio mobile”. In questa nuova attività (reale?) l’operatore dispone di un PC portatile, di un cellulare per mezzo deiquali riceve e dà informazioni da qualsiasi luogo a un centro operativo posto in una qualsiasi zona.

L’operatore potrà agire sempre in luoghi diversi, in automobile, in treno, a casa di amici, al ristorante, in un giardino pubblico o su un ventoso lungomare o comodamente in un albergo. Questo tipo di lavoro, oltre a svincolare l’operatore da un luogo fisso, lo libera da orari fissi e rituali legati alla presenza-assenza: egli può lavorare un’ora al giorno come dieci, un giorno alla settimana come alcune settimane sì altre no; anche se si prevede in quasi tutte le attività di questo genere la presenza dell’operatore di tanto in tanto in azienda (per ricevere commesse o per consegnare i lavori). Egli, comunque, non ha sede né stanza, tanto che si è coniata l’espressione comune “deskless job”, per indicare appunto il lavoro senza scrivania.

Si tratta di un lavoro di grandissima autonomia, nel quale l’operatore risponde unicamente in termini di qualità e di convenienza economica; ma anche di un lavoro che stravolge radicalmente il tradizionale apparato percettivo-simbolico, col quale, dalla rivoluzione industriale in poi, noi siamo abituati a pensare e a sentire che stiamo effettivamente lavorando. Altri tipi di “lavoro senza luogo” sono il lavoro interattivo multimediale col supporto informatico (detto cooperativo in rete), che si avvale simultaneamente di tanti operatori sparsi nel mondo e quello, attualissimo, dell’”impresa virtuale”. Questa si avvale sempre di collaborazioni sparse nel mondo, non è collegata anessun luogo fisico, l’unico indirizzo è quello della posta elettronica, esiste solo nello spazio elettronico delle reti: il cyberspazio.Il secondo è “il lavoro senza corpo”, senza corporeità. Il lavoro perde la sua materialità perché diviene informazione e comunicazione: cioè testi digitati e formattati.

L’economia e la finanza mondiali diventano schermate e lettere trascritte su video. Basti pensare alle stanze dei borsini di banca, che diventano giorno dopo giorno i dopolavoro per anziani, che passano lì parte del loro tempo, senza più parole da regalarsi, in silenzio attenti a cogliere segnali sulla sorte dei risparmi di una vita. Tutto diventa segno lampeggiante sullo

schermo, effetto di un lavoro senza corpo e senza incontro. L’economia dematerializzata ha già un nome: la cybereconomia che, misurata in miliardi di dollari, vale molto di più dell’economia dei beni fisici e degli incontri-scambi tra persone. Attraverso la testualizzazione elettronica,l’organizzazione del lavoro diventa un libro aperto in grado di essere letto da chiunque; tutti possono sapere tutto, senza spazio e senza tempo: cioè senza geografia e senza storia. Tutto ciò comporta l’incremento massiccio dei mediatori tecnologici, che rendono il lavoro sempre più smaterializzato, separano i corpi, recidono legami ambientali, sterilizzano situazioni d’incontro (reale?). 

Dispositivi tecnologici quali la posta elettronica, i sintetizzatori di voce, gli sportelli automatici, già pronti a entrare nelle 

nostre case sotto forma di “home banking”, rendono superflui i rapporti (reali?) tra persone e ridisegnano il significato stesso dei rapporti umani e di ciò che vuol dire socializzare. A tal proposito non è banale ricordare che gli uomini nella nostra tradizione occidentale riescono più facilmente a sopportarsi e ad interagire, quanto più sono lontani e separati (è questa un’altra delle radicali opportunità su nuovi e possibili vincoli di convivenza civile che la desertificazione informatica dei rapporti tra individui e macchina può dare?). Il lavoro senza luogo, il lavoro senza corpo tendono ad essere un lavoro sempre più separato dai contenuti stessi del lavoro. E, come osserva il sociologo Luciano Gallino, all’interno di questo costruttivismo radicale,oggi si possono cogliere quattro dimensioni, che continuamente, come le luci degli alberi di natale, si accendono e si spengono a intermittenza davanti ai nostri occhi: a) la progettazione e la realizzazione di materiali informatici per realizzare altrove il prodotto e il servizio; b) la ricezione e la ritrasmissione della scatola dei “bit”; c) l’estrazione dai contenitori di quelle informazioni con le quali realizzare cose materiali; d) produrre quanto è stato progettato dal primo operatore.

Si tratta di quattro dimensioni che da sole valgono i prossimi cento anni e che, come ben si capisce, ci dicono che questo cambiamento radicale non riguarda tanto la realtà e il mondo, ma essenzialmente il modo in cui noi li percepiamo, costruiamo e inventiamo; e con una decisiva variante: che tutto ciò non comporta una pura e semplice possibilità culturale più o meno snobbistica, ma attiene aldestino stesso della civiltà industriale, della nostra civiltà, dove tra i tanti diritti giustamente reclamate e magari poco protetti, quello al lavoro richiede prioritariamente l’impegno dell’individuo a imparare (ecco la funzione della scuola di insegnare ad apprendere) a vederlo là dove si crea la domanda e a inventarlo là dove si determina l’offerta. Ciò attiene non all’individuo singolo e senza risorse, ma all’individuo tecnologico. In altri termini, l’individuo che in una realtà di rete costruisce con altri individui le condizioni migliori perché sia la società civile sia le istituzioni democratiche e i sindacati prendano atto che, accanto al lavoro materiale e intellettuale tradizionali, c’è un radicalmente “nuovo” lavoro. Che, ovviamente, richiede anch’esso che si individuino diritti e riconoscimenti.

E’ la sfida degli anni avvenire!

Informativa sui concorsi scuola, nessuna interlocuzione

Informativa sui concorsi scuola, nessuna interlocuzione. Sinopoli: sul reclutamento intrapresa una strada sbagliata

Roma, 17 aprile – “La partecipazione all’incontro di informativa sindacale sui bandi di concorso è stata funzionale solo a formalizzare la richiesta di invio dei testi predisposti dal Ministero. Questo perché quello che avrebbe dovuto tenersi oggi e che avevamo richiesto unitariamente, era un confronto politico nel merito della gestione dei concorsi”. A dirlo è Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL.

“Siamo convinti e ribadiamo che la strada intrapresa dal Ministero è sbagliata, non consente la copertura delle cattedre e produrrà un aumento esponenziale delle supplenze. La nostra richiesta invece, è una misura ponderata e lungimirante: coprire le migliaia di cattedre vacanti con una procedura per titoli per poi procedere alla formazione abilitante e successivamente alla valutazione prima di dare la conferma nel ruolo. Una scelta, aggiunge il dirigente sindacale, che è quanto di più distante possa esistere da una ‘sanatoria’, come irrispettosamente la definiscono diversi esponenti della maggioranza, in quanto punta sulla formazione pedagogico didattica e non bypassa la selezione, ma la ricolloca al termine del percorso di prova e formazione, per farla più seriamente e con maggiore contezza di quanto non possa fare il quiz. Non bisogna dimenticare che i supplenti di cui si mette in dubbio la professionalità sono i medesimi che stanno insegnando da anni nelle classi e che oggi sono in prima linea anche nella didattica a distanza”.

 “La scelta di questo Ministero di procedere senza confronto ricadrà sull’intero governo e sulle forze politiche che lo sostengono, ecco perché, conclude Sinopoli, al presidente Conte e alla maggioranza chiediamo scelte meno demagogiche e più utili per il bene della scuola”.

DIDATTICA A DISTANZA: ECCESSO CREA DANNO

CORONAVIRUS. DIDATTICA A DISTANZA, MARZETTI: ECCESSO CREA DANNO GARANTE INFANZIA LAZIO: PUÒ CAUSARE DIPENDENZA DA PC E RISCHI SALUTE 

Roma – “La didattica a distanza e’ molto importante, soprattutto ora che siamo obbligati a utilizzarla, ma allo stesso tempo non bisogna eccedere. L’eccesso puo’ portare a una sorta di dipendenza dal computer, da internet e dal telefonino. Situazioni che abbiamo sempre contrastato”. Lancia un’allerta Jacopo Marzetti, garante dell’Infanzia edell’Adolescenza della Regione Lazio, che aggiunge: “Dobbiamostare attenti che non diventi l’unico strumento, come una sortadi meccanismo obbligatorio, per studiare o per sentirsi. Il periodo storico lo richiede, ma facciamolo con cautela”.Marzetti consiglia ai docenti, “che utilizzano questo strumento, di non sottovalutare i rischi per la salute dei nostri minori. Stare ore e ore davanti a un computer puo’ causare danni alla vista e alla salute in generale. Infine, e’ importante che queste lezioni garantiscano una interazione tra professori e alunni per sviluppare un contatto, anche se virtuale”.Un’ultima battuta il garante la rivolge ai genitori: “Non e’ facile lavorare in smart working e fare anche il padre e la madre, ma in emergenza l’impegno deve essere massimo. Dobbiamo studiare insieme ai nostri figli”, conclude. “Sia da padre che da garante auspico la riapertura dei parchi per i bambini. È chiaro allo stesso tempo che bisogna farlo con la massima cautela, per garantire la salute dei nostri piccoli ed evitare che interpretino il gioco e il contatto con un compagno come un fatto negativo”. A dirlo e’ Jacopo Marzetti, garante dell’Infanzia e dall’Adolescenza della Regione Lazio, in merito alla proposta avanzata dalla ministra della Famiglia, Elena Bonetti.In ogni caso, “quando il governo lo decidera’ in base alla situazione sanitaria del paese- continua Marzetti- si potra’ iniziare con delle passeggiate. I genitori, per non correre rischi, dovranno camminare singolarmente con i figli. Dovranno evitare di dire ‘Non ti avvicinare’- conclude- cosi’ da non creare traumi sul lato sano dei rapporti con i compagni”. (DIRE)

CONCORSI: NIENTE CONFRONTO E ASCOLTO

CONCORSI, DI MEGLIO: NIENTE CONFRONTO E ASCOLTO

“La riunione che si è svolta questa mattina tra le delegazioni sindacali e il Ministero dell’Istruzione per l’informativa sui bandi di concorso si è conclusa con un nulla di fatto. Non avendo ricevuto risposta alle richieste di un incontro politico preliminare a quello tecnico, abbiamo troncato sul nascere il dibattito, chiedendo di inviarci le bozze dei bandi di concorso e l’apertura del confronto, come previsto dal contratto nazionale”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

“La totale chiusura nei confronti di chi rappresenta un milione di lavoratrici e lavoratori del mondo della scuola ci lascia sorpresi e dispiaciuti. Se proseguirà questa cieca ostinazione nel rifiutare un rapporto dialettico con i sindacati, che in un sistema democratico sono interlocutori e non meri uditori, l’Amministrazione si assumerà la piena responsabilità del contenuto dei bandi di concorso e della loro praticabilità nella situazione di emergenza che stiamo vivendo”.       

Docenti FIT ancora senza mobilità

Docenti FIT ancora senza mobilità, Barbaro (Lega): «situazione generata dalle inadempienze degli Uffici Scolastici Regionali, il ministro Azzolina intervenga»

ROMA – Una palese ingiustizia continua a colpire i docenti abilitati FIT – Formazione Iniziale e Tirocinio, modalità di accesso alle graduatorie attiva nell’unico anno scolastico 2018/19 – che, a causa di un ritardo nella pubblicazione delle graduatorie, vedono impedita la possibilità di inoltrare domanda di mobilità.

Sul caso è intervenuto il sen. Claudio Barbaro (Lega) con una interrogazione presentata al Senato ed indirizzata al Ministro dell’IstruzioneLucia Azzolina, in cui si sottolinea soprattutto come l’inadempienza degli Uffici Scolastici Regionali abbia portato a questa situazione.

«Ai docenti abilitati FIT – si legge nel testo – è stato imposto un vincolo quinquennale di permanenza nella sede di titolarità unicamente per il fatto che la loro graduatoria di merito è stata pubblicata dopo il 31 agosto 2018; a questi docenti viene impedito di inoltrare domanda di mobilità, persino in presenza di malattie personali attestate dalla legge n. 104 del 1992, nonostante gli stessi docenti abbiano regolarmente svolto gli esami nei tempi previsti, ma la pubblicazione delle loro graduatorie è avvenuta con gravissimo ritardo, finanche di 8 mesi, per le inadempienze degli uffici scolastici regionali».

Questa condizione di vincolo, scrive il Senatore, deriva proprio dai ritardi nella pubblicazione degli elenchi poiché «nonostante gli esami si siano svolti nel 2018, molte graduatorie, come ad esempio quelle della Regione Campania, sono state pubblicate solo nel 2019, in vigenza della nuova legge di stabilità che ha previsto un nuovo sistema di reclutamento che obbliga i docenti a restare nella sede di prima assegnazione a livello regionale per 5 anni».

A tal proposito, il sen. Barbaro chiede al Ministro di conoscere «quali uffici scolastici regionali abbiano pubblicato nel 2019 le graduatorie delle prove sostenute nel 2018; quanti candidati ritenuti idonei nel 2018 siano stati pregiudizievolmente danneggiati dalla pubblicazione tardiva delle graduatorie, che ha imposto loro il lungo vincolo di permanenza; come il Ministro in indirizzo intenda intervenire al fine di rimuovere le oggettive disparità emerse fra idonei di regioni diverse».

«Nella stessa situazione dei docenti FIT vincitori concorso 2018 – dichiara il sen. Barbaro – si trovano anche i vincitori del concorso del 2019. Una situazione che, confermata ulteriormente nella Finanziaria in vigore, crea una decisa disparità di trattamenti che ritengo ulteriormente ingiusta soprattutto perché nei bandi di riferimento non era stato previsto alcun blocco della mobilità».

CHE COSA PREVEDE IL DECRETO SCUOLA SU ESAMI E NUOVO ANNO

M5S SUL BLOG: CHE COSA PREVEDE IL DECRETO SCUOLA SU ESAMI E NUOVO ANNO

In queste settimane di emergenza la scuola non si è mai fermata: docenti e studenti stanno dando il loro meglio mettendosi alla prova con la didattica a distanza, e il Governo si è impegnato investendo 85 milioni di euro per dotare le scuole e gli studenti più in difficoltà economiche dei dispositivi digitali necessari per proseguire le lezioni in e-learning. 
Ora c’è bisogno di guardare alla fine dell’anno scolastico e all’inizio del nuovo, organizzandoli entrambi nel migliore dei modi. Di fronte ai tanti interrogativi che ancora esistono sullo sviluppo della situazione sanitaria, la nostra ministra Lucia Azzolina è già intervenuta con un decreto prevedendo soluzioni a ogni tipo di scenario. Ad oggi è ancora improbabile un rientro a scuola entro il 18 maggio, ma il provvedimento che nei prossimi giorni sarà esaminato dal Parlamento contiene le risposte che servono, in primis per gli esami di maturità.
Nel caso si tornasse a far lezione tra i banchi, infatti, sono previste due prove scritte e una orale, valutate da una commissione interna e un presidente esterno, sulla base anche dell’impegno dimostrato durante la didattica a distanza. Se invece non si rientrerà a scuola, le prove scritte saranno eliminate e ne rimarrà solo una orale: un esame semplificato nelle modalità, dunque, ma non per questo meno serio.
L’epidemia ha sconvolto il modo di fare lezione, e nessuno studente deve essere penalizzato per questo: tutti saranno quindi ammessi all’esame, ma per diplomarsi sarà comunque necessario raggiungere il punteggio di 60/100, considerato l’impegno nell’arco di tutto l’anno scolastico.
Due distinte ipotesi sono previste anche per gli esami a conclusione della scuola secondaria di primo grado: se sarà possibile svolgerli in presenza saranno semplificati; in alternativa, si procederà con una valutazione finale da parte del Consiglio di classe, anche sulla base di una tesina scritta dagli studenti.
Il decreto sulla scuola, che intanto sta per approdare al Senato per la conversione in legge, prevede anche che tutti gli alunni che non sono alla fine di un ciclo di istruzione siano ammessi all’anno successivo, ma attenzione: non ci sarà nessun “6 politico”, perché l’impegno sarà valutato con serietà e scrupolo nel corso degli scrutini finali.
Altra novità riguarda il meccanismo dei debiti: invece del recupero a inizio dell’anno nuovo ci sarà la possibilità di recuperare e integrare gli apprendimenti.
In tutte queste fasi, massima attenzione sarà prestata agli studenti con disabilità e a quelli con particolari bisogni educativi: la scuola deve continuare a essere inclusiva, a maggior ragione in una fase come questa, che rischia di aumentare le disuguaglianze.
Infine, nel decreto sono previste disposizioni per organizzare fin da subito l’avvio del nuovo anno, in particolare il calendario scolastico in accordo con le Regioni tenendo in considerazione la necessità di recuperare gli apprendimenti e la conferma dei libri di testo. 
A tutto il personale scolastico e agli studenti che si stanno impegnando come e più di prima, così come alle famiglie che li supportano nonostante le difficoltà, vanno i nostri ringraziamenti: ora il nostro compito è quello di accompagnare la scuola alla fine di questo anno e traghettarla verso il nuovo. Andiamo avanti, con lo sguardo rivolto al futuro.
Così il MoVimento 5 Stelle in un post sul Blog delle Stelle.

Azzolina: riapertura delle scuole? Non a maggio, troppi morti. A settembre niente doppi turni

da Corriere della Sera

di Gianna Fregonara

In Italia la situazione è ancora troppo pericolosa per tornare subito a scuola come faranno in Germania e forse in Francia. Anche se tutti saranno promossi le pagelle saranno «vere» con bei voti se meritati e le insufficienze, i 5 e anche i 4, se gli studenti non hanno fatto il loro dovere. Di come ricominciare a settembre si occuperà la commissione presieduta dall’ex assessore alla scuola dell’Emilia Romagna Patrizio Bianchi. Ma nel nuovo anno non si faranno veri e propri doppi turni: i professori dovrebbero lavorare il doppio. Ecco la scuola che verrà secondo la ministra Lucia Azzolina.

Si può immaginare di anticipare a maggio la riapertura delle scuole?
«Il governo a giorni prenderà una decisione. Ma con l’attuale situazione sanitaria ogni giorno che passa allontana la possibilità di riaprire a maggio. Significherebbe far muovere ogni giorno oltre 8 milioni di studenti».

Riaprire dove il virus non c’è quasi più? O mandare in classe i maturandi?
«Scegliere di seguire un principio di cautela, come consigliato dalla comunità scientifica, è una decisione molto politica. E non affatto scontata. Solo ieri ci sono stati altri 525 morti. Non cancelliamo gli sforzi fatti finora».

Come fanno i genitori a tornare al lavoro, è possibile un servizio nelle materne?
«I bambini più piccoli sono quelli più a rischio. Ma aiuteremo le famiglie con un’estensione del congedo parentale e del bonus baby-sitter».

Tutti promossi, è scritto nel decreto scuola. Ma ci saranno i 5 e i 4 in pagella?
«Se lo studente merita 8 avrà 8, se merita 5 avrà 5. La didattica a distanza ci ha permesso di mettere in sicurezza l’anno che altrimenti sarebbe andato perso. Alla fine tutti avranno un voto. Chi risulta insufficiente recupererà il prossimo anno con attività individualizzate».

Per la Maturità esclude che il colloquio si svolga a scuola? Non è un rischio un esame online, mai sperimentato?
«Ricevo lettere di studenti che mi chiedono un esame in presenza: sarebbe auspicabile, vedremo se si potrà. Escludo l’ipotesi mista: studenti a scuola e professori a casa».

Perché non si può prolungare la scuola in estate?
«Perché la scuola ha chiuso ma non si è mai fermata. Significherebbe non riconoscere il lavoro di queste settimane. E l’Italia ha già uno dei calendari più lunghi d’Europa».

#LaScuolaNonSiFerma, Azzolina: «Potenziata alleanza Rai-Istruzione»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

L’alleanza fra la Rai e il ministero dell’Istruzione si rafforza. Dopo la Carta di intenti siglata il 24 marzo scorso dalla ministra Lucia Azzolina e dall’amministratore delegato Fabrizio Salini, che aveva dato il via a un potenziamento dell’offerta dedicata alla scuola, parte ora una programmazione speciale, frutto del lavoro congiunto fra la Tv pubblica e il ministero.
Presentato ieri mattina, in conferenza stampa, il palinsesto completo (qui l’offerta – http://www.rai.it/portale/LaScuolaNonSiFerma-b8e35487-a4ca-47d5-9e52-2023ea19a27e.html) che vede coinvolte Rai Cultura (attraverso Rai Scuola e Rai Storia – Rai 3), Rai Ragazzi, Rai Play e le sue “aule” aperte. Ogni giorno, su diversi canali, ci sarà un’offerta dedicata che va dai più piccoli fino ai ragazzi che devono fare gli Esami di Stato del secondo ciclo, con lezioni, approfondimenti, suggerimenti utili (in allegato il documento con tutto l’approfondimento).

«Con questa presentazione, si concretizza un lavoro portato avanti in queste settimane da ministero dell’Istruzione e Rai. Credo che questa sia un’alleanza che fa bene alla scuola e quindi spero si possa mantenere, d’ora in avanti, in modo permanente», ha sottolineato la Azzolina, che intende appunto rendere stabile il lavoro congiunto con la Rai, rafforzandolo e non legandolo alla sola emergenza in atto. Proprio perché, ha spiegato, «il tema scuola possa essere sempre più presente nella Tv pubblica e possa avere una rinnovata attenzione. Oggi, che siamo in emergenza, è importantissimo farlo, ma anche in futuro».

Con riferimento alla programmazione presentata, la ministra ha sottolineato che «c’è un’offerta importante per i più piccoli, che sono naturalmente il segmento più fragile e che ha più bisogno del sostegno del mezzo televisivo. E c’è l’offerta multidisciplinare per la scuola secondaria. E poi abbiamo anche pensato ad un prodotto, diciamo, più ‘aperto’: che è un contenuto rivolto a tutta la comunità scolastica, che simbolicamente possa avvicinare e riunire bambini, adolescenti e famiglie. Tutti insieme davanti ad un prodotto televisivo di grande qualità realizzato grazie alla collaborazione di grandi divulgatori e di nomi importanti del nostro panorama intellettuale». Fra questi, ad esempio, Alberto Angela, Alessandro Barbero, Sabino Cassese, Marta Cartabia, Telmo Pievani, Luca Serianni, Antonino Cannavacciuolo e molti altri.

La ministra ha ringraziato «tutti coloro che stanno lavorando a questi progetti”, in particolare, i docenti delle scuole italiane che si sono messe a disposizione per le lezioni. “Nella scuola – ha chiuso – abbiamo un grande capitale umano di cui esser fieri. La scuola ha saputo reagire immediatamente a questa emergenza. E anche la Rai. Insieme possiamo fare davvero tanto per le famiglie e per i ragazzi».

Noi professori senza classe sul pianeta DaD

da la Repubblica

Emanuele e Filippo Marazzini

Non male, come primo anno di insegnamento nella scuola statale. Anzi, nemmeno un anno. Perché da settembre a fine febbraio tutto fila liscio: la tensione di fronte a venti volti nuovi, i segni rossi su una verifica, le riunioni in cui ti riscopri studente, l’esperienza dei veterani che incoraggia, suggerisce prassi, svela meccanismi. Poi, d’un tratto, il vuoto. Dall’estremo Oriente, la terra che, come spieghiamo in prima media, Marco Polo raggiunse dopo un Milione di passi, non arriva la seta, ma una malattia. Classi vuote, case piene. Lavagne pulite, e-mail impazzite. Il calendario scrolla via programmi, progetti, recuperi e gite. Si profila una terra inesplorata, le danno persino un nome: Didattica a Distanza (in burocratese, DaD).

Se ne sentiva parlare in coda ai corsi di aggiornamento, ma solamente gli stolti rimanevano seduti. Oggi sono i primi ad uscire dal fortino e a guardarsi intorno. Non comprendono tutto, però uniscono punti. Al telefono, li senti euforici. Intanto la verità, nei giorni, si fa chiara proprio a tutti: non siamo più insegnanti, ma coloni. L’esplorazione non inizia nel migliore dei modi. La settimana 1, come dei parenti alla lontana, compensiamo l’assenza con l’eccesso: regaliamo ai nostri pupilli centinaia di pagine da sottolineare, migliaia di esercizi, un plotone di espressioni. Li immaginiamo attendere, voraci, le nostre istruzioni davanti al computer. Sogniamo che sarà proprio la nostra materia a far loro dimenticare la noia della quarantena. Un mantra: che Petrarca vinca su FIFA, il complemento di origine su Fortnite!
Silenzio, nessuna risposta per giorni. Le foreste della DaD cominciano a mettere paura.

#2
Lo sconforto sparisce all’alba della settimana 2; segnali di fumo si alzano dalle colline, arrivano le prime e-mail di risposta. Intanto, il governatore della colonia ha ricevuto ordini dalla madrepatria: possiamo iniziare a dialogare, ci dice, prendete contatto con gli indigeni. I nativi digitali sono curiosi, fare scuola con Internet li diverte. La comunicazione, agli inizi, è rudimentale: non li vediamo, ma loro vedono noi (sinistra) e scrivono dei commenti alla lezione (destra). In mezzo alle parole che scrivono si intuisce l’umore della loro tribù. I più si dicono sereni, per fortuna, sono goliardici, il clima è vacanziero. Prof., è un periodo brutto, mi annoio tanto, scrive ad un certo punto M., di seconda media. Così, l’indomani, alla fine della videolezione, chiedo a tutti la prima cosa che faranno una volta finita la clausura. Stanno al gioco. Annoto: una partita a calcio con mio cugino, girare in bici fino all’argine, guardare l’erba da vicino, correrecorrerecorrere, organizzare una merenda con i miei amici, fare una lezione di italiano dal vivo (ruffiano!), passeggiare con Gnoghi (un gatto?), andare in montagna con la famiglia. Dove se ne stava tutta questa umanità? Nascosti tra i cespugli della rete, i nativi lamentano la perdita di riti e di ritmi (in fondo, la radice greca è la stessa); non si lagnano più, mirabile a dirsi, dei compiti perché hanno profumo di pomeriggio, eco di normalità. Li consegnano persino in anticipo come se, finalmente, ci fosse il tempo per leggere a fondo, comprendere. Oppure, forse, è solo fretta di finire e che tutto finisca.

Didattica a distanza, come e perché rimodulare l’Atto di Indirizzo. Un esempio da scaricare

da Orizzontescuola

di Antonio Fundaro

Non tutti l’hanno ancora predisposto (vuoi per la molteplicità di adempimenti che si stanno rincorrendo a scuola e, sovente, l’urgenza con cui debbono essere predisposti o evasi), ma in molti ne stanno valutando la necessità. Il riferimento va all’adeguamento dell’Atto di Indirizzo al Collegio dei Docenti riguardante la definizione e la predisposizione del Piano triennale dell’Offerta Formativa che predispone il dirigente scolastico.

La normativa istitutiva

È la Legge 13 luglio 2015 n. 107 che introduce la “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti” e che prevede all’articolo 1, ai commi 12-17, prevede che:

  1. le istituzioni scolastiche predispongono, entro il mese di ottobre dell’anno scolastico precedente il triennio di riferimento, il piano triennale dell’offerta formativa (d’ora in poi: Piano);
  2. il piano deve essere elaborato dal Collegio dei Docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico;
  3. il piano è approvato dal Consiglio d’Istituto;
  4. esso viene sottoposto alla verifica dell’USR per accertarne la compatibilità con i limiti d’organico assegnato e, all’esito della verifica, trasmesso dal medesimo USR al MIUR;
  5. una volta espletate le procedure di cui ai precedenti punti, il Piano verrà pubblicato nel portale unico dei dati della scuola;

L’articolo 25 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n° 165 recante “Norme generali sull’0rdinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche” attribuisce al dirigente scolastico, quale garante del successo formativo degli alunni, autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane, per assicurare la qualità dei processi formativi e per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica e per l’attuazione del diritto di apprendimento da parte degli alunni

L’articolo 1, comma 2, del Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n° 150 individua, tra l’altro, la migliore organizzazione del lavoro, elevati standard qualitativi ed economici delle funzioni e dei servizi, il rafforzamento dell’autonomia, dei poteri e della responsabilità della dirigenza, l’incremento dell’efficienza del lavoro pubblico e il contrasto alla scarsa produttività e all’assenteismo e la trasparenza dell’operato delle amministrazioni pubbliche anche a garanzia della legalità.

Il richiamo alla normativa emessa in stato emergenziale

La situazione emergenziale in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 ha imposto, alla scuola, una rimodulazione dell’organizzazione della didattica e non solo di quella. Rimodulazione necessaria anche alla luce di una modifica sostanziale della normativa in tema di sicurezza, luoghi di lavoro, didattica, valutazione, gestione dell’emergenza, e, in particolare, il riferimento va:

  • al decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19» e, in particolare, l’articolo 3;
  • al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 febbraio 2020, recante «Disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 febbraio 2020; • al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 febbraio 2020, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25 febbraio 2020;
  • al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° marzo 2020, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 52 del 1° marzo 2020;
  • al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 marzo 2020, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 4 marzo 2020;
  • al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 8 marzo 2020;
  • alle note del Ministero dell’istruzione n. 278 del 6 marzo 2020, n. 279 dell’8 marzo 2020 e n. 323 del 10 marzo 2020;
  • la nota MIUR prot. 388 del 17.03.2020 avente per oggetto “emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus. Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza”;
  • al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri emanato in data 10 aprile 2020.

Atto di indirizzo e l’esempio dell’Istituto tecnico economico statale “Luigi Einaudi” di Verona

Sarebbe utile e necessario che il dirigente scolastico, nel suo nuovo atto di indirizzo, inviti i docenti, come ha fatto il dirigente scolastico dell’Istituto tecnico economico statale “Luigi Einaudi” di Verona, la professoressa Carla Vertuani, “a valutare ed attivare, responsabilmente, nel periodo di sospensione dell’attività didattica tutte le iniziative adattabili al proprio gruppo classe, tenuto conto delle competenze personali e della possibilità di formazione e autoformazione messe a disposizione dal Gruppo di lavoro e disponibili nel drive condiviso, utilizzando gli strumenti che la scuola ha a disposizione, anche accedendo, in presenza e su base volontaria, ai dispositivi disponibili nelle aule digitali della scuola”.

Obiettivi dell’Atto di indirizzo

L’Atto di indirizzo (e le prime linee guida approntate dal Gruppo di lavoro formato dai docenti proff. Ottaviani, Ligorio, Lanzarotto, Ottaviano, Federico, Comencini, Salemme e Passaro), riformulato alla luce della modificata normativa scolastica che ha parecchio modificata ‘organizzazione della scuola e le modalità di erogazione della didattica, dovrebbe elencare, come ha fatto quello dell’Istituto tecnico economico statale “Luigi Einaudi” di Verona, i riformulati obiettivi.

A titolo esemplificativo e riprendendo quelli del “Luigi Einaudi” di Verona, si potrebbe prevedere di inserire “- Trasformare la didattica on line improntata in fase di emergenza in una didattica blended che integra la lezione in aula con le nuove tecnologie, diventando prassi quotidiana, aggiornando il PTOF con linee guida sulla didattica digitale;

  • pianificare periodicamente alcune attività strutturate di didattica online, tali da fungere da “esercitazioni” per favorirne la pratica;
  • formare i docenti e gli studenti sulla creazione di contenuti da fruire sia in modalità sincrona che asincrona e sulla loro gestione anche in modalità e-learning;
  • creare sezioni digitali e repository di attività/lezioni on line per tutte le discipline;
  • imparare a ricercare le fonti più attendibili in particolare digitali e/o sul Web, abituandosi a documentarne sistematicamente l’utilizzo con la pratica delle citazioni;
  • diffondere le potenzialità delle piattaforme DaD;
  • prevedere nella progettazione didattica iniziale e intermedia contenuti digitali da condividere in sede di Dipartimenti per materia;
  • documentare le attività di didattica on line oltre che condividendo i prodotti in Bacheca, anche tramite il registro elettronico indicando argomenti, contenuti, modalità e l’elenco degli studenti partecipanti;
  • ridurre il digital divide all’interno della comunità professionale e tra gli studenti;
  • favorire una didattica inclusiva come richiesto dai decreti citati a vantaggio di ogni studente, anche nei casi di assenza dalle lezioni sia per cause di salute, sia per la partecipazione agli scambi individuali all’estero che per altri documentati motivi”.

Aspetti organizzativi

L’Atto di indirizzo dovrebbe anche intervenire relativamente agli aspetti organizzativi. Si potrebbero invitare i docenti più esperti a costituire un gruppo di lavoro di supporto alle attività dei colleghi.

Indicazioni operative di lavoro per la didattica a distanza e on line

Il rimodulato atto di indirizzo potrebbe prevedere, come ha fatto l’Istituto tecnico economico statale “Luigi Einaudi” di Verona, indicazioni su:

  • Le comunicazioni: auspicabile che siano ridotte le comunicazioni via mail e siano privilegiati spazi condivisi;
  •  La didattica a distanza individuando cosa fare, cosa non fare e cosa evitare. Ad esempio: a. sulla fruizione di risorse asincrone condivise, ad esempio mediante piattaforme e bacheca del registro elettronico rappresentano due strumenti importanti, comprese le lezioni registrate e rese disponibili sulle diverse piattaforme; b. sulla limitazione delle comunicazioni dirette point-to-point da riservarsi alle “exceptions”, cioè alla gestione di errori, emergenze individuali, anomalie di funzionamento; c. sull’uso di eventi sincroni (quali conference call nelle varie forme, compresi i webinar, lezioni online …) solo quando la dimestichezza nell’uso delle tecnologie e le caratteristiche del substrato informatico lo consentono;
  • lezioni asincrone online indicando cosa deve fare un docente. Ad esempio, idealmente ogni docente/dipartimento di materia dovrebbe fornire in linea di massima una lezione x classe a settimana, contenente i riferimenti ai contenuti/testi da studiare, i link ai siti di riferimento, le esercitazioni o consegne in genere da svolgere da parte degli studenti (operando di fatto quindi in modalità Flipped Classroom). I materiali potranno essere pubblicati nello spazio Bacheca e gli studenti potranno procedere a depositare i propri elaborati ed eventualmente i propri quesiti scritti ai quali il docente risponderà pubblicando le risposte in un file riepilogativo affine ai materiali didattici forniti.
  • tutoring online che dovrebbe interessare tutti i docenti. Ogni docente, infatti, (in grado tecnicamente e logisticamente di effettuare l’attività) dovrebbe fornire un orario (una-due ore alla settimana) in cui si rende disponibile per essere raggiunto.
  • test online necessari dal momento che l’emergenza si sta protraendo temporalmente. È necessario, dunque, attivare forme di verifica (quiz, elaborati, prove di vario tipo …) da realizzarsi online – progettate in genere con modalità asincrona.
  • organizzazione tecnica. I docenti più “tecnici” in stretto raccordo fra loro e suddivisi per aree di intervento costituiranno un comitato di redazione in grado di: – individuare alcuni standard formali e strutturali e applicarli ai materiali per renderli fruibili ai docenti già con il formato individuato; – archiviare copia dei materiali pubblicati.

Atto di indirizzo sì o no?

L’Istituto comprensivo Primo Milazzo di Milazzo (Me), guidato dal dirigente scolastico dott.ssa Elvira Rigoli, come altri, d’altronde, ha ritenuto l’Atto di indirizzo indispensabile “per la realizzazione delle attività di didattica distanza, al fine di assicurare elementi di coerenza all’azione didattica e di coordinamento dei diversi interventi didattici”. Scrive il dirigente scolastico dott.ssa Elvira Rigoli “le condizioni per le attività di didattica a distanza, nella attuale situazione di emergenza, non possono prescindere dal considerare il possesso di strumentazione e di specifiche competenze di cui dispongono i docenti e gli alunni, ma anche dall’età degli alunni e dalla loro possibilità di partecipare/ricevere i materiali in termini di device e di connettività”. Ciò, perché, continua il dirigente scolastico dell’ICS Primo Milazzo di Milazzo (Me) “è necessario che i docenti e il Consiglio di Classe verifichino e tengano conto delle difficoltà segnalate dai genitori e nel caso individuare modalità operative adeguate, ricercare possibili soluzioni specifiche, anche al fine di non discriminare parte dell’utenza, facilitando al contempo la restituzione delle attività /compiti con modalità semplici , accessibili e non impegnative per le famiglie”.

Atto di indirizzo sì o no? Naturalmente ciascun dirigente scolastico scelga ciò che ritenga più utile, ma una considerazione da cui partire c’è: qualcosa di importante è davvero cambiato. Serve tenerne conto, anche solo per ragionarvi sopra e null’altro.

Scarica esempio

Azzolina: escludo rientro a maggio. Niente scuola in estate, ma docenti potranno dare insufficienze

da Orizzontescuola

di redazione

Ancora molte incertezze sulla scuola. La Ministra conferma ciò che è nell’aria ormai da giorni, ma che non ha ancora una ufficialità: difficile pensare di poter rientrare a scuola a maggio.

In una intervista al Corriere la Ministra finalmente si sbilancia “Con l’attuale situazione sanitaria ogni giorno che passa allontana la possibilità di riaprire a maggio. Significherebbe far muovere ogni giorno oltre 8 milioni di studenti”, come già ieri aveva fatto il Sottosegretario De Cristofaro.

Si punta quindi a settembre, e l’inizio dell’anno scolastico sarà particolarmente problematico.

Innanzitutto bisognerà decidere la data di rientro a scuola, sarà stabilita insieme alle Regioni.

le prime settimane di settembre dovranno però essere dedicate a recuperi individualizzati. E’ vero infatti che il Decreto Scuola prevede l’ammissione alla classe successiva per tutti gli studenti, ma non il “sei politico”.

I voti saranno reali, lo studente che ha meritato 8 sarà gratificato in pagella, così come sarà possibile assegnare i 4 e i 5 e indirizzare lo studente verso il recupero.

Congedo parentale e computo del sabato e domenica: parere ARAN

da Orizzontescuola

di redazione

L’ARAN ha pubblicato una faq riguardo al computo del sabato e della domenica, intermedi tra due richieste di congedo parentale ma per figli diversi.

Secondo l’ARAN, non si inserisce nel computo del congedo parentale il sabato e la domenica, quando sono intermedi tra due assenze che hanno diversa causa, ad esempio quando il congedo si stacca il venerdì e si riprende l’assenza il lunedì per malattia del bambino o del genitore.

Se invece si stacca il congedo parentale il venerdì e si riprende il lunedì, il sabato e la domenica intermedi rientrano nel computo del congedo. Solo l’effettivo servizio ripreso il lunedì può staccare il congedo parentale per il sabato e la domenica.

Qual è l’esatto computo dei periodi di congedo parentale chiesti dal personale della scuola per ciascuno dei propri due figli, dal lunedì al venerdì per il primo figlio e dal lunedì al venerdì successivi per il secondo? Ai fini del computo del predetto periodo, debbano essere considerati anche il sabato e la domenica, in osservanza delle precisazioni dell’art. 12, comma 6, del CCNL 2006-2009 del comparto scuola?

Nel merito del quesito, si ritiene opportuno rilevare che l’art. 12 del CCNL del 29.11.2007 del comparto scuola, al comma 6, espressamente dispone che i periodi di congedo parentale “nel caso di fruizione continuativa comprendono anche gli eventuali giorni festivi che ricadono all’interno degli stessi. Tale modalità di computo trova applicazione anche nel caso di fruizione frazionata, ove i diversi periodi di assenza non siano intervallati dal ritorno al lavoro del lavoratore o della lavoratrice”. L’aver considerato i giorni festivi o, comunque, non lavorativi ricompresi all’interno dell’istituto del congedo parentale comporta che, sotto il profilo contrattuale, il calcolo di tale periodo di assenza debba effettuarsi tenendo conto di tutti i giorni di calendario ricadenti nel periodo di congedo richiesto.

Diverso è, invece, il caso prospettato da codesto istituto, in quanto la/il dipendente chiede due periodi di congedo riferiti a bambini diversi.

L’ipotesi in esame, a parere della scrivente Agenzia, è assimilabile al caso di fruizione di due diversi istituti con la conseguenza che se la/il dipendente riprende effettivamente servizio il lunedì successivo al secondo periodo di congedo parentale le giornate di sabato e domenica non rientrano nel computo del congedo parentale.

A fortiori, si richiama sia la circolare n. 2/2011 del Dipartimento della Funzione Pubblica, che con riferimento al congedo biennale così chiarisce “Il congedo è fruibile anche in modo frazionato (a giorni interi, ma non ad ore). Affinché non vengano computati nel periodo di congedo i giorni festivi, le domeniche e i sabati (nel caso di articolazione dell’orario su cinque giorni), è necessario che si verifichi l’effettiva ripresa del lavoro al termine del periodo di congedo richiesto. Tali giornate [il sabato e la domenica] non saranno conteggiate nel caso in cui la domanda di congedo sia stata presentata dal lunedì al venerdì, se il lunedì successivo si verifica la ripresa dell’attività lavorativa ovvero anche un’assenza per malattia del dipendente o del figlio”, sia il messaggio Inps 18 ottobre 2011, n. 19772, che nel fornire ulteriori precisazione per i criteri di computo ed indennizzo del congedo parentale di cui agli artt. 32 e ss. del d.lgs. 151/2001, ritiene non computabili il sabato e la domenica compresi in un periodo unico di assenza ma fruita ad altro titolo.

Risposta Aran

Didattica a distanza, Ascani: stiamo valutando la costruzione di una piattaforma ministeriale

da Orizzontescuola

di redazione

“Abbiamo ragionato a lungo al ministero e il tema è stato se obbligare tutti all’utilizzo di una piattaforma tutta da costruire o fosse meglio indicare gli strumenti preferibili” che il Ministero dell’Istruzione ha indicato sul suo sito.

Lo ha detto la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani rispondendo su Facebook alle domande del vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Francesco Russo.

“In prospettiva una ipotesi è avere una piattaforma del Ministero costruendola magari con una società che faccia questo di mestiere: non si poteva fare in emergenza, lo stiamo valutando in prospettiva”, ha concluso.

Venerdì sindacati al Ministero per parlare di concorso e diffida al Ministro

da Orizzontescuola

di redazione

I sindacati sono stati convocati questo venerdì dal Ministero per discutere su due punti all’ordine del giorno.

Ricordiamo che i sindacati FLCGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA erano già stati convocati dal Ministero per giorno 15 di aprile. Convocazione che è stata disertata in segno di protesta, richiedendo un ruolo più attivo nelle decisioni.

Il Ministero ha nuovamente convocato i sindacati per questo venerdì. Punto all’ordine del giorno una nuova informativa sui concorsi (ordinario infanzia e primaria, procedura straordinaria secondaria, concorso ordinario secondaria), nonché sulla procedura di abilitazione scuola secondaria e relativi decreti ministeriali.

Secondo punto all’ordine del giorno, la diffida che la UIL scuola ha presentato giorno 14 di aprile contro il Ministro Azzolina per attività antisindacale.

Non sappiamo ancora se i sindacati parteciperanno o meno a questa nuova informativa.

Coronavirus, Ascani: scuole potranno realizzare anche a distanza i progetti PON

da Orizzontescuola

di redazione

Al Ministero siamo al lavoro per definire la migliore e più sicura ripartenza delle nostre scuole. Ma il nostro sistema di istruzione non si è mai fermato in queste settimane e ha colto tutte le opportunità a disposizione per portare avanti la sua missione educativa.

“Come Ministero, infatti, siamo andati incontro alle richieste che diversi istituti ci hanno inviato per poter svolgere online le attività relative al PON Scuola. Dare loro questa possibilità è una decisione che consente di ampliare l’offerta formativa destinata agli studenti, di intervenire in aree svantaggiate e di dare sempre maggiori opportunità ai nostri giovani”. Così la Vice Ministra dell’Istruzione Anna Ascani.

“Nello specifico, potranno essere portati avanti i progetti relativi alla formazione degli adulti, all’inclusione e alla lotta al disagio, alla cittadinanza globale ed europea, alla promozione dell’imprenditorialità, per esempio. A breve, inoltre, si forniranno indicazioni alle scuole sulle piattaforme che rispettano i requisiti richiesti per la successiva rendicontazione dei progetti realizzati con questa modalità. Nella nostra scuola sono presenti risorse straordinarie, che in questo momento particolare stanno emergendo in maniera chiara. Un altro importante tassello per supportare il personale scolastico, le famiglie e gli studenti in questa fase di emergenza, nonostante la sospensione delle attività didattiche”, conclude Ascani.

La nota