Audizione Senato su Disegno di Legge n. 1774 (DL n. 22/2020)

AUDIZIONE INFORMALE
7^ Commissione (Istruzione Pubblica – Beni culturali) Senato
su Disegno di Legge n. 1774 (DL n. 22/2020 conclusione e avvio anno scolastico e svolgimento esami di Stato)

Onorevole Presidente, Onorevoli Commissari,

La sospensione delle attività educative e didattiche sull’intero territorio nazionale e l’avvio della “didattica a distanza” hanno posto a scuole, alunni e famiglie una sfida senza precedenti.

Va riconosciuto che in questo periodo le istituzioni scolastiche hanno saputo mobilitare le migliori risorse professionali ed umane per favorire, sia pure in via straordinaria ed emergenziale, il diritto costituzionalmente garantito all’istruzione attraverso modalità innovative di apprendimento.

Nonostante i diversi livelli di competenza digitale e le differenziate dotazioni di dispositivi in possesso degli alunni e delle istituzioni scolastiche, i docenti italiani hanno profuso uno sforzo ammirevole nel tentativo di assumere un nuovo approccio alla didattica.

Sono emersi, ovviamente, tutti i ritardi che conosciamo riguardo a competenze, infrastrutture e apparecchiature digitali. Con i finanziamenti disposti recentemente dal Ministero le istituzioni scolastiche hanno dovuto avviare tutta una serie di procedure per dotarsi di applicativi e piattaforme e-learning, di dispositivi digitali e connettività da dare in comodato d’uso gratuito agli studenti meno abbienti.

Sarebbe auspicabile che, in aggiunta alle attività formative sulla DaD che metteranno in essere le istituzioni scolastiche singole o in rete, il Ministero avviasse un piano straordinario di formazione dei docenti sulla DaD, avvalendosi di esperti qualificati da individuare a livello nazionale.

Il Disegno di Legge in discussione interviene, pertanto, su una situazione ancora in progress, in cui è davvero molto difficile valutare l’efficacia formativa delle attività a distanza, soprattutto se consideriamo le condizioni diseguali di accesso alle proposte formative e le caratteristiche dei bambini più piccoli che, com’è noto, avrebbero bisogno di vivere la relazione educativa all’interno di un rapporto di vicinanza effettiva ed affettiva con l’insegnante.

Per i motivi sopra accennati l’ANDIS auspica che si possa ripartire, quanto prima, con le attività didattiche in presenza, valutando anche la possibilità di una ripresa scaglionata in tutte quelle situazioni che lo consentano e con l’assunzione di tutte le dovute precauzioni.

Nel caso che, a parere degli esperti, non si possano riprendere le attività didattiche in presenza entro il prossimo 18 maggio, l’ANDIS propone che il colloquio orale previsto per gli esami di Stato del I e del II ciclo si svolga in presenza, attivando ovviamente le misure di distanziamento e di protezione necessarie. Si tratterebbe di una sperimentazione di ripartenza davvero sostenibile.

Entrando nel merito del DdL 1774 l’ANDIS formula le seguenti osservazioni e proposte:

valutazione finale e ammissione degli alunni alla classe successiva: gli elementi di valutazione che i docenti stanno raccogliendo in questa fase andrebbero utilizzati con valenza formativa. In particolare nella scuola primaria la valutazione per l’ammissione alla classe o al grado successivo dovrebbe limitarsi alla “descrizione del processo e del livello globale degli apprendimenti raggiunti” dagli alunni, senza ricorrere all’attribuzione del voto numerico per singole discipline.

Riguardo all’ammissione generalizzata di tutti gli alunni all’anno successivo, prevista dall’art.1 comma 3 lett.a) e comma 4 in deroga ai requisiti fissati dal D.P.R. 122/2009 e dal D. Lgs. 62/2017, l’ANDIS propone di non limitare le attività di integrazione e di recupero degli apprendimenti al primo periodo di settembre, ma di prevederne lo sviluppo nel corso dell’anno scol. 2020-21 in un’ottica di percorso formativo biennale, alla stregua di quanto avviene nel primo biennio degli istituti professionali ai sensi del d. lgs. 61 del 13 aprile 2017.

adozione libri di testo: in relazione a quanto previsto dall’art. 2 c.1 d) l’ordinanza dovrebbe chiarire le modalità di adozione per i nuovi indirizzi autorizzati e per i testi non più in produzione.

aggiornamento graduatorie di istituto (art.2 c.4): l’ANDIS segnala il rischio di criticità in cui si ritroverebbero, nel prossimo mese di settembre, le istituzioni scolastiche a causa dell’esaurimento delle graduatorie di II e III fascia docenti. A tal riguardo ribadisce la necessità di avviare l’aggiornamento delle graduatorie di istituto con procedure telematiche che risultano del tutto compatibili con le modalità di lavoro “agile” del personale amministrativo degli uffici territoriali e delle istituzioni scolastiche.

Roma, 22 aprile 2020

Il Presidente nazionale
Paolino Marotta

NUOVE RISORSE FONDAMENTALI PER COMBATTERE DISPARITA’ DIGITALE

CORONAVIRUS, TESTAMENTO E VACCA (M5S): NUOVE RISORSE FONDAMENTALI PER COMBATTERE DISPARITA’ DIGITALE

Roma, 22 aprile – “Aver impresso un’accelerazione all’attivazione della didattica a distanza è stato decisivo per garantire la conclusione dell’anno scolastico e non abbandonare milioni di giovani, ma è anche vero che si tratta di uno strumento ancora in rodaggio. Rispetto al punto di partenza è stata fatta moltissima strada, e per questo bisogna fare un plauso al Miur, grazie ad un costante potenziamento della didattica a distanza. Se nel decreto Cura Italia si sono stanziate risorse per rafforzare strumenti digitali e per mettere computer a disposizione degli studenti meno abbienti, oggi abbiamo chiesto al ministro Azzolina come intendesse procedere per ridurre ulteriormente il divario digitale che ancora permane nel Paese: troppi sono ancora gli studenti vittime del gap territoriale e che non accedono alla didattica a distanza. Siamo soddisfatti per la risposta del ministro che ha previsto ulteriori 80 milioni di euro a valere sulle risorse PON destinati proprio all’acquisto di pc, tablet e dispositivi per la connessione internet, dedicati alle scuole del I ciclo. Si lavora tutti insieme nella giusta direzione, per non lasciare nessuno indietro”.

Lo dichiarano in una nota congiunta Rosa Alba Testamento e Gianluca Vacca, deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura, a margine del question time nel quale hanno interrogato il ministro Azzolina.

“Grazie anche all’enorme sforzo messo in campo da docenti, studenti e famiglie, la scuola italiana ha mostrato una grande resilienza all’emergenza coronavirus mettendo in campo forme alternative alla didattica frontale. La comunità educante del Paese sta dando una grande prova di se stessa e ciò deve essere motivo di orgoglio nazionale”, aggiungono i deputati.

“Da sempre siamo per una scuola pubblica e di qualità. Ci batteremo come MoVimento 5 Stelle affinché si azzerino nel Paese anche le diseguaglianze ed inequità digitali”, conclude la nota.


MoVimento 5 Stelle Camera dei Deputati

La ripartenza deve avere la scuola come priorità

CORONAVIRUS, FASE 2

WeWorld: la ripartenza deve avere la scuola come priorità

Delle tante disuguaglianze che questa emergenza ha messo in luce, l’accesso all’educazione è una di quelle più evidenti. La vediamo in Italia, come nel mondo e a subirne le conseguenze, sono sempre le comunità più vulnerabili. 

La scuola non è solo il luogo dove si studia, ma è lo spazio in cui le bambine e i bambini, anche chi ha più difficoltà e vive situazioni di marginalità, trova il confronto con un mondo adulto diverso da quello familiare, magari assente o addirittura dannoso, pratica attività sportiva, ha accesso a un pasto equilibrato.

WeWorld, Organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini in 29 Paesi, incluso l’Italia, chiede che la scuola sia al centro della ripartenza, in tutto il mondo, perché nessuno resti indietro, perché questa emergenza non vada e radicare ancora più profondamente le disuguaglianze già esistenti.

Molti paesi in tutto il mondo erano già in una situazione di precarietà per l’accesso all’istruzione per bambini e, soprattutto, bambine e questa interruzione della scuola rischia di riportare indietro di decenni i passi in avanti fatti.

Anche in Italia emergono fragilità e profonde diversità tra chi ha accesso a strumenti e competenze e riuscirà a ripartire e chi in questo momento è tagliato fuori dalla scuola e resterà indietro.

Per questo vogliamo che i diritti dei bambini tornino al centro del ragionamento pubblico: la scuola deve rientrare tra le priorità del Governo da subito perché è lì che si costruisce il futuro del nostro Paese.

“Questa emergenza ha reso ancora più evidente la diversità di accesso all’educazione e le conseguenze di una sospensione prolungata della scuola, differenze tra i vari paesi e in Italia. Dobbiamo fare in modo che questa crisi diventi l’opportunità di ripensare un sistema inclusivo – spiega Marco Chiesara, presidente di WeWorld –Da anni siamo impegnati in tutto il mondo e nelle periferie italiane per sostenere quei ragazzi che proprio durante questa emergenza hanno dovuto affrontare molte più difficoltà. Facciamo in modo che siano proprio loro il perno intorno a cui ruota il “nuovo” sistema scolastico post emergenziale”.

Guardando all’Italia, quattro priorità da cui ripartire:

  1. Non lasciare indietro nessuno; nella didattica da remoto non siamo tutti uguali.
  2. La scuola non è solo didattica: non si può non tenerne conto.
  3. Un piano di ripartenza efficace deve esserlo per tutti, anche la fascia 0-5 che non ha didattica a distanza.
  4. Non lasciare tutto il peso sulle spalle delle donne, ancora una volta

1 –LA DIDATTICA A DISTANZA NON È PER TUTTI

I dati Istat ci raccontano che anche in quarantena non siamo tuti uguali. Un ragazzo su 8, tra i 6 e i 17 anni, non ha un computer o un tablet a casa. In termini assoluti parliamo di circa850 mila studenti in grave difficoltà con la didattica a distanza

Per questo riaprire la scuola dopo il lockdown imposto dall’emergenza sanitaria per Covid-19 deve essere una priorità. Un’urgenza da affrontare al più presto affinché non avvenga accentuato, ancora una volta, il divario tra i giovani. Proprio quei giovani, e giovanissimi, che finora sembrano essere i grandi esclusi dalle politiche di ripartenza.

In questa fase di ripartenza infatti è necessario porre particolare attenzione alle fasce che vivono in situazioni familiari a rischio di povertà educativa ed economica, già escluse in precedenza, che oggi stanno soffrendo maggiormente della chiusura delle scuole.

Dal 24 febbraio in Lombardia e dal 2 marzo nel resto d’Italia, è infatti in atto una didattica a distanza che però non si svolge in modo uniforme perché deve fare i conti con la mancanza di dispositivi e connessioni lente o limitate. Non a caso la rete Alleanza per l’infanzia di cui facciamo parte, denuncia come il mancato accesso o l’accesso sporadico alla didattica on line sta accrescendo le diseguaglianze.

2 – LA SCUOLA NON E’ SOLO DIDATTICA 

La scuola non è solo didattica: non si può non tenerne conto. È il luogo dove bambini acquisiscono anche competenze sociali, di comunità. In molte aree vulnerabili, inoltre, è l’unico luogo in cui entrano in contatto con altri modelli, fanno attività motoria etc

Nelle aree in cui la povertà educativa è più evidente i genitori non sono in grado di fornire ai bambini supporto nei compiti ma neppure un supporto emotivo, psicologico. Senza la scuola quindi i bambini e le bambine sono privati di relazioni e contatti sociali, perché vivono in situazioni di disagio, degrado e spesso sono a rischio violenza assistita o subita.

3 – FASCIA 0-5: UN’ALTERNATIVA ALLA DIDATTICA A DISTANZA

I servizi educativi per i bambini e le bambine della fascia 0-6 saranno essenziali nella ripresa, anche per consentire ai genitori (le mamme) di tornare al lavoro. È l’occasione per attuare cambiamenti strutturali atti a potenziare questi servizi per garantire uguaglianza di sviluppo e opportunità sin da piccoli (ormai assodato che chi frequenta servizi educativi 0-6 ne gioverà nei anni scolastici futuri).

Diventa quindi necessario che le Istituzioni tengano presente, nella sua interezza, la complessità del corpo studentesco che deve tornare ad occupare i banchi di scuola. E non solo.

4 – NON LASCIARE SOLE LE DONNE  

Il coronavirus ha avuto forti ripercussioni anche sulla vita scolastica di quasi 300 milioni di studenti in tutto il mondo, che sono costretti a rimanere a casa a causa della chiusura delle scuole (dati Unesco). Uno stop forzato alla routine che ha impattato (e impatterà) maggiormente sulla vita delle donne, su cui spesso ricade la responsabilità della cura dei figli, come controllare i compiti o aiutarli nell’esecuzione.

I servizi educativi consentono conciliazione famiglia lavoro e quindi la permanenza delle donne nel mercato del lavoro retribuito.

Molti nidi sono a rischio chiusura e se chiuderanno, questo avrà effetti dirompenti per le famiglie e soprattutto per le donne che rinunceranno al lavoro retribuito per accudire i figli (anche per chi ha i nonni e quindi potrebbe farsi aiutare nella cura dei figli sarà difficile, dal momento che le fasce anziane sono quelle più a rischio coronavirus).

Le diseguaglianze di genere si accentueranno e il nostro Paese rischia di fare enormi passi indietro.

Qui è possibile trovare alcune proposte che troviamo utili e sosteniamo

Petizione: #prioritàscuola

Petizione: #decretobambini

Alleanza Infanzia

WeWorld

WeWorld è un’organizzazione italiana indipendente che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini con progetti di Cooperazione allo Sviluppo e aiuto Umanitario in 29 Paesi del Mondo, compresa l’Italia. 

WeWorld lavora in 157 progetti raggiungendo oltre 4,7 milioni di beneficiari diretti 38,9milioni di beneficiari indiretti

WeWorld è attiva in ItaliaGrecia, Siria, Libano, Giordania, Palestina, Libia, Tunisia, Burkina Faso, Benin, Burundi, Kenya, Senegal, Tanzania, Mozambico, Mali, Niger, Bolivia, Brasile, Perù, Nicaragua, Guatemala, Repubblica Dominicana, Haiti, Cuba, India, Nepal, Tailandia, Cambogia.

Bambine, bambini, donne e giovani, attori di cambiamento in ogni comunità sono i protagonisti dei progetti e delle campagne di WeWorld nei seguenti settori di intervento: diritti umani (parità di genere, prevenzione e contrasto della violenza sui bambini e le donne, migrazioni), aiuti umanitari (prevenzione, soccorso e riabilitazione), sicurezza alimentare, acqua, igiene e salute, istruzione ed educazione, sviluppo socio-economico e protezione ambientale, educazione alla cittadinanza globale e volontariato internazionale.

Mission

La nostra azione si rivolge soprattutto a bambine, bambini, donne e giovani, attori di cambiamento in ogni comunità per un mondo più giusto e inclusivo.  Aiutiamo le persone a superare l’emergenza e garantiamo una vita degna, opportunità e futuro attraverso programmi di sviluppo umano ed economico (nell’ambito dell’Agenda 2030). 

Vision

Vogliamo un mondo migliore in cui tutti, in particolare bambini e donne, abbiano uguali opportunità e diritti, accesso alle risorse, alla salute, all’istruzione e a un lavoro degno.    

Un mondo in cui l’ambiente sia un bene comune rispettato e difeso; in cui la guerra, la violenza e lo sfruttamento siano banditi. Un mondo, terra di tutti, in cui nessuno sia escluso.

Una stagione di “certezze… incerte”

Una stagione di “certezze… incerte”

di Dino Castiglioni

Superata la fase di iniziale disorientamento nel Paese si sta manifestando, come era prevedibile, una forte esigenza di riprendere ritmi di vita che in una certa misura possano definirsi “normali”. Tutto questo è ovvio e legittimo, ne va della tenuta sociale del Paese, della sua economia ma soprattutto del bisogno di riacquistare certezze e visione di prospettiva anche attraverso l’adozione di procedure di tutela individuale e collettiva che interessano il comportamento di ciascuno ma che devono essere necessariamente definite con indicatori di “garanzia istituzionale”.

Se il parametro di riferimento quale forma di protezione diverrà, almeno per un determinato periodo di tempo, il distanziamento sociale, sarà sulla base di questo che dovrà essere gestita ogni singola fase di riorganizzazione della quotidianità.

Partendo da questo presupposto propongo alcune riflessioni:

è cresciuta una maggiore sensibilità sulla necessità di assicurare in ogni ambiente lavorativo la piena tutela della salute della persona;

è maturata una diffusa consapevolezza sul ruolo fondamentale del servizio sanitario; torna alla mente l’articolo 32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.“. Tale articolo per alcuni versi è complementare all’articolo 3, “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Significa che per la Repubblica la tutela della salute ha valenza prioritaria, in quanto permette la piena affermazione del singolo alla sua partecipazione attiva alla vita del Paese. Per la Costituzione non esistono cittadini “più” cittadini di altri, tutti hanno pari dignità e a maggior ragione devono averla coloro che costituiscono la nostra memoria storica e che hanno contribuito all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Se l’obiettivo è tutelare l’individuo nell’interesse della collettività, non possiamo dimenticare le centinaia di decessi avvenuti nelle strutture per anziani che per antonomasia sono definite “protette”.

I comportamenti non potranno essere più gli stessi, il sistema delle relazioni sociali complessivamente intese risulta profondamente modificato, ogni aspetto della vita ordinaria andrà “curvato” in funzione della tutela prioritaria della salute individuale e collettiva.

La scuola in questo periodo ha sperimentato, generalizzandolo, un modello finora adottato occasionalmente e che ha reimpostato radicalmente il concetto di lezione. Alla luce di tali esperienze, possiamo chiederci se tutto questo potrà diventare sistema, trovare continuità e soprattutto complementarietà con i modelli tradizionali.

Il modello didattico/educativo del nostro Paese è sostanzialmente fondato fin dalla scuola dell’infanzia sul rapporto diretto docente e studente; tutta la nostra pedagogia si basa su tale principio, essendo considerato essenziale ai fini dello sviluppo della persona. L’adulto assume il ruolo di formatore oltre che per la propria competenza anche per la propria presenza. Il tempo trascorso a scuola favorisce la crescita democratica attraverso il dialogo; ognuno ha modo di confrontarsi sistematicamente e costantemente; si impara a mediare, a non assolutizzare i propri punti di vista.

Questa parte così importante ora è sospesa e non sappiamo quando e come riprenderà. Con l’insegnamento a distanza, necessariamente complementare, almeno per un congruo periodo di tempo, a quello frontale, sarà importante continuare a garantire il punto focale del rapporto docente/discente. Alla “distanza” fisica andrà contrapposta la “vicinanza” di obiettivi. In questo sarà fondamentale il contributo di ognuno nel rielaborare culturalmente nuovi modelli di organizzazione/gestione del sistema scolastico del nostro Paese, con l’intento di assicurarne la tenuta unitaria nonchè l’omogeneità del sistema di valutazione, la definizione dei modelli di apprendimento, la tutela della libertà dell’insegnamento coniugata con nuovi modelli didattici.

Necessario sarà definire l’orizzonte per il quale operare, il presupposto pedagogico che sottostà alle nuove forme di insegnamento e su cui si fonda il sistema scolastico del Paese, che trova le sue radici nel dettato Costituzionale, agli articoli 34 “la scuola è aperta a tutti” e 33 “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento“.

Ne deriva, affinchè la scuola possa essere effettivamente aperta a tutti, che andranno rimossi gli ostacoli economici e sociali che impedirebbero il pieno sviluppo della persona umana. Nella prospettiva di una metodologia che non sostituirà ma affiancherà la didattica frontale, è necessario che ogni studente possa disporre di idonei strumenti e adeguate connessioni che gli permettano di vivere attivamente il gruppo classe.

Tutti i docenti della scuola italiana si sono trovati improvvisamente a dover far fronte a qualcosa che nella maggior parte dei casi non apparteneva al proprio vissuto professionale. Di qui il bisogno di predisporre azioni di formazione sistematica e continuativa per garantire un’azione equilibrata in tutto il Paese. La scuola è palestra di educazione: uno dei suoi punti cardine è quello riguardante l’inclusività, assicurata dal sistema scolastico del nostro Paese particolarmente nei confronti di chi è più fragile, di chi ha maggiori necessità di essere affiancato nel proprio percorso formativo. Fondamentale diventa pertanto elaborare modelli innovativi che assicurino tale principio, fornendo anche con la didattica a distanza continuità di azione al rapporto privilegiato e in alcuni casi personalizzato tra docente e studente.

Pur nella particolare situazione, il Paese tutto deve andare avanti, e la scuola con esso. Assicurate le tutele alla salute richiamate in premessa, vanno create le condizioni per garantire tutti gli altri diritti, tra i quali quello all’istruzione. Ognuno di noi è chiamato a farsi parte attiva nella costruzione di nuovi modelli sociali in cui l’aspetto delle relazioni interpersonali sarà determinato anche da contatti via web. Le stesse tutele del lavoro e del rapporto contrattuale esploreranno sicuramente nuove strade alla ricerca costante di equilibrio tra legittime tutele del singolo e della comunità.

Non è la prima volta che il nostro Paese si trova nella condizione di dover ricostruire; la nostra storia è piena di momenti in cui è stato necessario rimboccarsi le maniche, testimoniando senso di appartenenza e identità. Oggi siamo nuovamente chiamati a contribuire per realizzare una visione di prospettiva in una stagione in cui tutto sembra possibile e nulla garantito, cercando di rendere sicuro ciò che oggi appare incerto.

Nipotini a scuola, nonni al cimitero? 2

Nipotini a scuola, nonni al cimitero? 2

di Gabriele Boselli

A settembre, riapriranno le scuole (Franco Battiato, lp. Orizzonti perduti, 1985)

Sono un nonno 72.nne, obeso, lievemente polipatologico e imbacucchito (di testa non lievemente, dicono i miei figli) ma con un’aspettativa di vita di un’altra decina d’anni, se tutto andasse bene. Sono preoccupato per settembre allorchè, a Coronavirus ancora tutt’altro che scomparso, faranno riaprire le scuole. I miei nipotini si salveranno facilmente in forza dell’integrità delle loro difese. Contagiato da loro, necessariamente in mia custodia per i loro genitori al lavoro, io potrei finire anzitempo all’ombra dei cipressi.

I nonni – è un pensiero social non chiaramente espresso ma molto diffuso – devono morire affinchè il resto della società sopravviva. Occorre dunque che di fatto venga meno il criterio di “massima cautela” nei confronti della pandemia. E’ necessario per lapressione del mondo economico e gioverà sicuramente alla riduzione dei costi previdenziali e assistenziali, alla produzione dei beni e all’incremento dei redditi di alcuni.

Certo continuano ad addensarsi nubi nerissime: devastazioni dell’ambiente alla brasiliana o alla cinese con conseguenti nuove patologie con milioni di morti, ipermigrazioni in Europa dall’Africa e dall’Asia, conseguenti tensioni sociali vicine alle linee di faglia della coesione sociale (v. R.Thom, Teoria delle catastrofi). Si diffondono peraltro tra gli indigeni aspettative improprie (reddito garantito senza -di fatto- alcun obbligo di lavoro) ma gridate e sostenute politicamente. Sempre più diffusa l’incoscienza dei doveri, anche per assenza di reali fattori di deterrenza a causa della depenalizzazione formale o di fatto di numerosi reati.

Per limitare tutto questo è richiesta una forte ripartenza dell’economia, a qualsiasi costo, foss’anche di altre decine -forse centinaia- di migliaia di morti. Ogni allentamento del lockdown comporta necessariamente un incremento dei decessi, magari solo di qualche migliaia alla volta. Appare quindi socialmente opportuno far anticipare la dipartita a un certo numero di anziani attraverso segregazione nelle RSA dei più deboli o esponendo al contagio in casa gli autosufficienti.

Essendo la pressione dell’economia insostenibile per i vari gruppi di potere politico dominanti, come fare per ridurre la quantità di nonni (esposti a contagio? Per gli esami di stato chiaramente solo prove on line e tutti promossi con voti alti, altrimenti ci penserebbero i TAR ad annullare i giudizi, con seguito di cause allo Stato per danni. Insieme alle folte schiere di avvocati che stanno già preparando migliaia di cause alle ASL per omicidio colposo, per il bilancio pubblico sarebbe il colpo definitivo.

A meno che il dono di Wuhan non scompaia da solo, serve un compromesso tra tutela della vita di noi vecchi e tutela dell’economia. A settembre, occorrerà dunque ridurre il contagio tra gli alunni. Come? Con riarticolazione delle classi in gruppi di cinque riducendo proporzionalmente le ore di lezione per ciascuno di loro (ora molte ore sono peraltro di tempo vanamente impiegato), coinvolgendoli in modo stringente in forme di didattica computerizzata e motivandoli con incentivi e deterrenti allo studio personale sui libri di testo, spesso sino ad oggi intonsi. Altrimenti occorrerebbe triplicare il numero dei docenti o il loro orario di lavoro in classe, cose evidentemente impossibili.

DL 22/2020: EMENDAMENTI IN AUDIZIONE AL SENATO

DL 22/2020, FGU-GILDA PRESENTA EMENDAMENTI IN AUDIZIONE AL SENATO

Si è svolta questa mattina in video collegamento l’audizione presso la 7ª Commissione del Senato della Federazione Gilda-Unams in merito al decreto legge 22/2020 “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”.

Di seguito, le osservazioni e le proposte illustrate dalla delegazione e contenute nella memoria depositata. 

Esame di Maturità

No a una semplificazione delle prove dell’esame di Stato, o con commissioni formate solo da membri interni, protratta oltre le necessità dettate dall’emergenza in corso. La preoccupazione espressa dalla FGU è che le misure adottate possano cristallizzarsi, provocando un ritorno all’esperienza, del tutto negativa, del ministero Moratti che accentuò una sorta di anarchia valutativa in molte istituzioni scolastiche e un abbassamento del livello generale di preparazione dei candidati. Il rischio concreto è di aprire la strada all’abolizione del valore legale del titolo di studio con la decostruzione dei principi fondativi della Scuola della Repubblica. 

Mancano, inoltre, riferimenti normativi circa le modalità di convocazione, svolgimento, verbalizzazione e votazione degli organi collegiali della scuola che possono essere convocati nel periodo emergenziale in modalità telematica. 

Reclutamento

I numeri del precariato sono impressionanti: altri 50.000 supplenti che si aggiungeranno agli attuali 150.000 incarichi a tempo determinato, prefigurando una situazione esplosiva con un corpo docente composto al 25% da precari. Occorre avviare un percorso abilitante riservato aperto a tutti i docenti che, con tre anni di servizio nella scuola statale, hanno maturato i requisiti previsti per la partecipazione al concorso straordinario e aspettano da mesi la possibilità di veder stabilizzato il loro rapporto di lavoro.

Per quanto riguarda l’aggiornamento delle graduatorie, se necessario, pur di procedere per evitare l’esplosione delle MAD a settembre 2020, si ritiene praticabile anche l’aggiornamento delle graduatorie così come sono ora per un solo anno scolastico, in attesa di quelle provinciali che potrebbero partire dal successivo anno scolastico 2021/2022. 

Didattica a distanza

L’istituzione scuola e la sua funzione, sancite dalla Costituzione, si esplicano nella relazione in presenza tra insegnante e discente. Per la FGU, dunque, lo strumento della DaD deve necessariamente limitarsi alle situazioni emergenziali e straordinarie.

La norma del decreto che sembrerebbe renderla obbligatoria è fumosa e, in quanto tale, si presta alle più svariate, e spesso deleterie, interpretazioni da parte di alcuni dirigenti scolastici. In primis, va chiarito che qualsiasi deroga alle modalità di prestazione del servizio previste dal Ccnl deve essere oggetto di specifica contrattazione con i sindacati. Necessario, dunque, che si attivi un tavolo di confronto con l’Amministrazione in merito alle ricadute sull’organizzazione del lavoro. Occorre, inoltre, che sia il Parlamento a individuare gli strumenti per garantire l’accesso ad internet a tutti gli alunni attraverso finanziamenti dedicati non solo all’acquisto agevolato o al comodato d’uso dei necessari device, ma anche alla fruizione gratuita della Rete veloce, così da realizzare uniformemente su tutto il territorio nazionale il diritto all’istruzione sancito dall’art. 34 della Costituzione.

Formazione delle classi per il prossimo anno scolastico

La FGU-Gilda degli Insegnanti rileva la necessità di riprendere le lezioni in presenza, che sole garantiscono la relazione insegnamento/apprendimento. Tale ripresa deve avvenire, però, nelle condizioni di massima sicurezza per gli studenti e gli insegnanti, in particolare con il rispetto del distanziamento. Per questo, ritiene doveroso inserire nel decreto legge la modifica delle norme relative alla formazione delle classi: il numero degli alunni deve essere calcolato sugli spazi del distanziamento e comunque non oltre le 18 unità.

C. Augias – G. Filoramo, Il grande romanzo dei Vangeli

Augias e Filoramo impegnati nei Vangeli

di Antonio Stanca

Il grande romanzo dei Vangeli è un’opera pubblicata da Einaudi nel 2019 ed ora comparsa in allegato a “la Repubblica”. Contiene una lunga, ampia conversazione avvenuta tra Corrado Augias, giornalista, scrittore e autore di programmi culturali per la televisione, e Giovanni Filoramo, professore emerito di Storia del Cristianesimo presso l’Università di Torino. Entrambi hanno scritto saggi importanti in ambito religioso e sociale. Tradotti in lingue straniere sono stati alcuni loro lavori. In quest’ultimo hanno avviato un discorso circa l’aspetto letterario, narrativo dei quattro Vangeli della tradizione religiosa cristiana. Un aspetto nuovo dell’opera hanno voluto esaminare, valutare. Hanno voluto andare oltre quanto dicono le parole e scoprire le persone che le pronunciano, le loro condizioni, la loro vita. Non tralasceranno, naturalmente, il carattere religioso, teologico di queste scritture ma non ne faranno il solo come sempre è avvenuto. Vorranno sapere, rappresentare la società, la storia che era di quella religione, che con quella religione si combinava. Un volto, un corpo, una voce, un’anima acquisteranno in tal modo figure, personaggi, dei quali tante volte si è sentito il nome ma che sono rimasti fissati in una funzione, in un ruolo unico, definitivo. Nell’opera dell’Augias e del Filoramo succederà, invece, che altri aspetti, altri modi assumano quei personaggi, che finiscano di essere statici e si svelino capaci di movimento, di altre identità, di altre azioni. Molto di più di quanto si è sempre saputo dei Vangeli si saprà leggendo il libro, molto più ricca sarà la conoscenza che di essi procureranno le sapienti domande dell’Augias e le ampie e documentate risposte del Filoramo. A persone vere, comprese quelle del Cristo, degli apostoli, di Maria, di Giuseppe, si assisterà, a persone del loro tempo. Un tempo nel quale Cristo era venuto ad interpretare quell’attesa di una vita nuova che tanto era sentita e diffusa, quel bisogno di un sistema diverso in un paese povero, lacerato, diviso tra il potere della vecchia religione e quello di Roma.

   Grazie a questo lavoro, all’impegno dei due autori la vicenda di Cristo e di quanto l’ha accompagnata cessano di essere avvenimenti di carattere solo ideale, religioso, divino ed assumono anche una dimensione reale, concreta, terrena. Dio e l’uomo scoprono di poter stare insieme, di potersi avviare insieme verso quella direzione di salvezza totale, di superamento del male, di vittoria sulla morte che i Vangeli perseguono.    Suggestiva, affascinante è la scoperta alla quale i due studiosi invitano ad assistere tramite la lettura della loro opera. Con essa hanno voluto rendere partecipi anche gli altri di quanto avevano appurato, la dimensione umana dei Vangeli. Non significa ridurre la loro importanza ma accrescerla poiché più vicini diventano, più facili, più comprensibili e più efficace la loro funzione di redenzione.

Scuola, ecco le 10 cose da sapere sulla fine dell’anno (e l’inizio del nuovo)

da Il Sole 24 Ore

Maturità solo orale e riapertura a inizio settembre anticipata per chi accumula «debiti» sono alcune delle tessere del puzzle sul rientro in classe ai tempi del coronavirus

di Eugenio Bruno

Nel Nord Europa il servizio scolastico è già ripartito. In Germania il rientro in classe è imminente: faranno da apripista gli studenti che devono svolgere la maturità il 27 aprile; poi dal 4 maggio li seguiranno i loro compagni più piccoli. E dall’11 maggio toccherà alla Francia. Da noi ormai è chiaro che se ne riparlerà a settembre, dando priorità agli alunni che in questi mesi di didattica a distanza hanno continuato ad accumulare “debiti”. L’unica eccezione, a giugno inoltrato, potrebbe essere rappresentata dai 500mila maturandi qualora la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ravvisasse le condizioni di sicurezza per fare svolgere in presenza almeno il colloquio d’esame. Vediamo allora le 10 cose da sapere in vista della fine dell’anno scolastico 2019/20 e l’inizio del 2020/21.

1. Quando torneranno in classe gli studenti italiani?
La decisione ufficiale ancora non c’è. Ma sia gli scienziati sia la ministra Lucia Azzolina hanno lasciato intendere che le lezioni in presenza ricominceranno solo a settembre con il nuovo anno scolastico 2020/21. Unica eccezione i maturandi che potrebbero tornare in classe il 17 giugno per svolgere l’esame solo orale a cui si sta lavorando.

2. Per tutti gli altri la scuola riaprirà per tutti il 1° settembre?
No, si partirà dagli studenti che hanno accumulato uno o più debiti formativi durante le lezioni in presenza oppure in questi mesi di didattica a distanza. Nel decreto scuola veniva indicata la data del 1° settembre come inizio delle attività di recupero ma il calendario è regionale e dunque va concordato con i governatori.

3. Quali misure di sicurezza verranno prese nelle classi?
La ministra Azzolina vorrebbe evitare l’uso delle mascherine in classe e il ricorso ai doppi turni. Si punterà quindi sul distanziamento tra gli studenti e probabilmente sull’alternanza tra lezioni in presenza e didattica a distanza in sottogruppi delle singole classi. A meno che la task force appena nominata in vista della riapertura di settembre non suggerisca misure differenti.

4. Quest’anno tutti gli studenti verranno ammessi alla classe successiva con il 6 politico?
Non ci sarà alcun 6 politico. Tutti gli alunni passeranno alla classe successiva ma con i voti che hanno conquistato. Dunque, in pagella continueranno a esserci i 4, i 5 eccetera. Poi avranno a disposizione tutto l’anno scolastico 2020/21 per recuperare.

5. Che valore hanno le lezioni a distanza che le scuole hanno avviato da quando sono chiuse?
Le lezioni a distanza sostituiscono a tutti gli effetti la didattica in classe. Per i professori sono ore di servizio, per i ragazzi un modo di portare a termine i programmi ed essere valutati. Accumulare insufficienze adesso può però pregiudicare il giudizio del prossimo anno. Soprattutto, per chi farà la maturità nel 2020/21, perché rischia di abbassare il credito scolastico di partenza, che si basa sui risultati in terza, quarta e quinta superiore.

6. Agli esami di Stato verranno ammessi tutti gli studenti e poi tutti promossi?
Sì, sia all’esame di terza media che a quello di maturità verranno ammessi tutti gli 1,1 milioni di studenti interessati (ma i privatisti dovranno comunque sostenere un esame preliminare). L’esame andrà comunque superato altrimenti si rischia la bocciatura.

7. In che cosa consisterà l’esame di terza media?
La decisione verrà esplicitata in un’ordinanza della ministra Lucia Azzolina ma appare chiaro che consisterà in una semplice “tesina” scritta dello studente su cui la commissione esprimerà il giudizio finale.

8. Che tipo di esame di maturità dobbiamo aspettarci?
Con la scelta ormai evidente di non ripartire con le lezioni in presenza scatta lo scenario B previsto dal decreto Scuola in caso di non ritorno in classe entro il 18 maggio: ci sarà solo l’orale che durerà circa un’ora e spazierà su tutte le materie. Per i privatisti sia l’esame preliminare sia la maturità si svolgeranno invece a settembre. Il ministero sta lavorando per farlo svolgere in classe a partire dal 17 giugno e non online.

9. Come saranno composte le commissioni di maturità?
I sei componenti della commissione, in via eccezionale, saranno tutti interni. Unico esterno sarà il presidente.

10. Come sarà calcolato il voto finale?
Sarà sempre in centesimi. In una condizione normale il curriculum scolastico degli ultimi tre anni poteva valere fino a 40 punti e l’intero esame gli altri 60. Se si volesse lasciare intatta questa ripartizione ad attribuire tutti e 60 punti sarebbe il colloquio. Ma la scelta finale anche qui è affidata all’ordinanza della ministra Azzolina che dovrà anche individuare i criteri per la lode.

Concorsi, Azzolina va avanti: bandi entro venerdì, prove ad agosto

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

La strategia sui concorsi non cambia. Nonostante il no dei sindacati nella nuova informativa di ieri la ministra Lucia Azzolina va avanti con la sua road map: venerdì 24 aprile sono attesi sulla Gazzetta Ufficiale i tre bandi in stand-by da quasi due anni. Uno dei quali – lo straordinario da 24mila posti per i precari con 3 anni di servizio alle spalle negli ultimi 12 – si svolgerà ad agosto per provare ad avere i primi vincitori in cattedra a settembre e contrastare, almeno in parte, il boom di supplenze che rischia di verificarsi all’inizio del prossimo anno scolastico. Per gli altri due – quelli ordinari da 25mila disponibilità per le superiori e da 12.863 per infanzia e primaria – se ne parlerà dopo l’estate.

Il confronto con i sindacati
Il nodo principale è il concorso straordinario per i precari di “lungo corso”. Durante l’incontro in streaming di ieri – che seguiva quello analogo di venerdì – le organizzazioni sindacali hanno ribadito la loro posizione: vista l’emergenza degli ultimi mesi il concorso straordinario va fatto per soli titoli senza la prova scritta computer based da 80 quesiti in 80 minuti prevista dal bando messo a punto dal ministro dell’Istruzione. Vistasela respinta hanno messo nero su bianco la loro contrarietà alla road map della ministra Azzolina.

La replica del ministero
Nel ribadire che l’impalcatura del concorso straordinario non si tocca al tavolo i rappresentanti di viale Trastevere hanno a loro volta sottolineato che i bandi ricalcano quanto previsto dal decreto scuola di dicembre e ne costituisce l’attuazione. Evidenziando che l’ipotesi di avviare una selezione per soli titoli «non è prevista dalla vigente normativa».

La road map della ministra
A questa punto la responsabile dell’Istruzione proseguirà sulla linea tracciata nei giorni scorsi (su cui si veda il Sole 24 ore di sabato 18 aprile e Scuola24 di lunedì 20 ). Entro venerdì 24 i tre bandi (più la procedura per l’abilitazione straordinaria) sono attesi sulla Gazzetta Ufficiale. Nel frattempo bisognerà aspettare che passino i 60 giorni di sospensione dei concorsi, causa coronavirus, previsti dal decreto “cura Italia” (e cioè bisognerà scavallare il 16 maggio). Dal 28 maggio al 3 luglio gli 80-100mila precari interessati potranno presentare la domande – al massimo in una regione – e prepararsi a sostenere la prova al Pc di agosto. Il risultato di quella e la valutazione dei titoli (per cui ogni anno di servizio ad esempio varrà un punto) porteranno alla formazione delle graduatorie regionali. E – è l’auspicio di Azzolina – alle assunzioni dei primi vincitori già a settembre.

Gli altri concorsi

Dopo l’estate, presumibilmente a ottobre, toccherà invece alle selezioni ordinarie. Che finiranno nel 2021 inoltrato visto che andranno affrontate uno scritto e un orale più una prova preselettiva a risposta multipla nelle regioni che risulteranno in overbooking di candidati.

Modelli di nuova normalità per le lezioni

da Il Sole 24 Ore

di Giampaolo Colletti

«Video, video, video». Così Nicola Mendelsohn, vice-presidente di Facebook Europa, profetizzava su Fortune il futuro dei social e della rete. Oggi quella cultura videocentrica è entrata prepotentemente anche negli stream dedicati alla scuola, con le lezioni necessariamente da casa per milioni di studenti.

Fenomeno di crescita globale per gli attori tecnologici che offrono piattaforme di didattica. In questo periodo hanno affollato le vette degli indici borsistici altalenanti, dimostrando di fatto come le tecnologie siano diventate una parte essenziale delle abitudini di consumo per questa nuova normalità scolastica: così i colossi hi-tech, in testa Google e Microsoft, hanno registrato performance di crescita a due punti percentuali.

Il boom di Zoom

Per gli studenti forzatamente casalinghi a distinguersi è anche Zoom. Una crescita in Borsa, inversamente proporzionale a quella reputazionale. Questa società californiana di videoconferenze con duemila dipendenti – il giro d’affari è sui 330 milioni di dollari – è una di quelle realtà che ha scommesso sulla presenza integrata del video e dell’audio. Usabilità dell’interfaccia e immediatezza dell’integrazione dei canali che fanno presa anche su un’utenza giovane, oltre che ovviamente sul target professionale.

Ma nelle passate settimane è stata messa sulla graticola per comprovate falle al sistema di gestione dei dati. Per correre ai ripari ci ha messo la faccia lo stesso Eric Yuan, carismatico fondatore e Ceo, intervenuto direttamente alla Cnn. «Ci siamo mossi troppo in fretta e abbiamo commesso alcuni passi falsi, ma abbiamo imparato la lezione e abbiamo deciso di concentrarci su privacy e sicurezza», ha dichiarato Yuan.

Dall’America all’Italia

Tra le soluzioni proposte la più diffusa vede i natali in Silicon Valley. Si chiama Google suite for Education. L’azienda statunitense ha messo a disposizione gratuitamente la propria piattaforma per la scuola a distanza nella versione più avanzata. Collabora in qualsiasi momento e ovunque con una suite di strumenti per l’istruzione: questo il messaggio di presentazione.

Il valore aggiunto è nel pacchetto di servizi della galassia Google. Oltre a quelli classici ci sono poi anche Hangouts Meet e Classroom, ossia gli applicativi che abilitano direttamente la didattica a distanza. Proprio Classroom è il servizio web che mira a semplificare la creazione e la distribuzione di materiale didattico, l’assegnazione e la valutazione di compiti online. Le classi che adottano Microsoft Education vengono abilitate all’ultimo pacchetto del colosso informatico di Redmond chiamato Office 365. Tra questi c’è l’utilizzo di OneNote nella sua versione multimediale. In questo modo gli studenti, guidati dai loro docenti, partecipano in tempo reale a una proposta multifinestra: c’è la presenza del docente, l’area di scrittura con lo scambio di materiale informativo e la chat per interagire in tempo reale durante la sessione. Tra le realtà più promettenti arrivate in Italia c’è Streamyard, creata da due giovani programmatori conosciutisi in università. La piattaforma si basa su facilità d’uso e stabilità.

Una risposta tecnologica italiana arriva da Lascuolacontinua.it, promossa da Cisco, Google, Ibm e Weschool by Tim. Il progetto prevede la creazione di una community virtuale per scuole, dirigenti e docenti, col coinvolgimento attivo della scienziata Ilaria Capua insieme all’Associazione Copernicani e col supporto metodologico del Centro Studi ImparaDigitale. «Abbiamo a bordo 100mila docenti e oltre 440mila studenti e siamo la seconda app più scaricata dopo Google nel settore istruzione. Siamo arrivati tre anni fa sul mercato con uno strumento user friendly pensato per il mobile. Oggi la collaborazione è la chiave per fare formazione», afferma Marco De Rossi, ventinovenne milanese a capo di Weschool: nel team una decina di professionisti per erogare formazione a studenti e docenti. Così è soprattutto nell’alleanza tra docenti e piattaforme che si prova a ripensare la scuola al tempo del Coronavirus.

La guida per genitori e insegnanti targata Unesco

da Il Sole 24 Ore

di Dario De Notaris

In questo momento di emergenza, l’ambito educativo ha accusato un duro colpo. I docenti si sono rimboccati le maniche per portare avanti il proprio lavoro online. Cercando di sfruttare al meglio la sfida dell’e-distance.

Scuola

L’investimento nella formazione dei cosiddetti Animatori digitali di qualche anno fa ha contribuito ad arginare la problematica del riassestamento della didattica online in ambito scolastico. Il ministero dell’Istruzione ha pubblicato un «sito in progress» in cui è possibile trovare rimandi a siti web di portali, piattaforme e hub multimediali per supportare le attività di insegnamento.

Indire, l’Istituto nazionale per la documentazione, innovazione e ricerca educativa, ha predisposto un ambiente dedicato in cui le scuole possono condividere le proprie esperienze. Sono stati prodotti più di 170 webinar, che approfondiscono l’uso degli strumenti digitali a supporto della didattica (ebook, mappe concettuali, strumenti di presentazioni…), oltre a dare suggerimenti pratici sull’organizzazione della lezione online. Anche la Rai apre i suoi archivi digitali fornendo spazio a rubriche e approfondimenti utili a docenti e studenti. Ad esempio, in un recente contributo si illustra l’importanza delle risorse open e dei Mooc per il proprio studio. E sul portale RaiPlay è presente una sezione Learning dedicata a documentari e servizi di approfondimento.

Una delle criticità emerse nel corso dello svolgimento delle lezioni è il rispetto del “registro comportamentale”. L’uscita dalle quattro mura scolastiche ha costretto studenti e docenti a rielaborare l’aula virtuale, dotandosi di nuove regole o rimodellando le preesistenti. A questo scopo, il portale Orizzonte Scuola ha fornito un piccolo vademecum sulla base delle esperienze di alcune scuole.

Non mancano le risorse che tengano conto dello stato emotivo dei bambini nonché di chi ha problemi nell’apprendimento. L’Associazione Italiana Dislessia ha preparato una breve guida per suggerire l’uso di risorse online dedicate.

Sempre il gruppo Orizzonte Scuola, tra le guide realizzate a supporto dei docenti, ha reso disponibile gratuitamente un corso per utilizzare al meglio Google Classroom. Molto in uso in questo periodo è anche la piattaforma WeSchool che offre strumenti per stimolare una didattica collaborativa e partecipata. Per prendere un po’ di dimestichezza con gli strumenti che la Rete mette a disposizione, la lettura della guida “Insegna a casa” realizzata proprio da Google può essere un primo passo. Per la realizzazione di prodotti audiovisuali, OpenShot è un software gratuito, disponibile per i più comuni sistemi operativi, che consente di effettuare le più comuni attività di montaggio.

Università

Un ecosistema più complesso, per numero di studenti in aula, di docenti e di attività didattiche e valutative (lezioni, esami, lauree…), anche l’Università ha dovuto fare i conti con la rimodulazione online. L’Università di Venezia ha fornito indicazioni sulla durata delle lezioni, che non dovrebbe superare i 20 minuti; mentre l’Università di Milano segnala che un’ora di didattica in presenza corrisponde a circa 20/25 minuti di videolezione. Sul portale di Agenda Digitale si suggerisce anche un modello di organizzazione della lezione, definito con la combinazione dei numeri 5-10-15-10-5: si parte con il tempo previsto dal docente per il “benvenuto” agli studenti, l’ascolto di feedback degli studenti, il contenuto della lezione, la rielaborazione e il congedo.

In base alle proprie disponibilità, ogni ateneo ha messo a disposizione dei propri docenti corsi di aggiornamento/formazione, o accessi dedicati alle principali piattaforme collaborative o di conferenza, da Teams di Microsoft, a Zoom, ad Hangout di Google. Una guida utile, che raccoglie indicazioni generali nonché suggerimenti su software e piattaforme da utilizzare, è quella della Regione del Friuli Venezia Giulia. Va comunque tenuto presente che si tratta di strumenti che offrono grandi potenzialità, ma altrettante perplessità sulla privacy e sulla sicurezza della fruizione. Migliaia di studenti che devono attivare account su servizi esterni alla propria università, con acquisizione – seppur gratuita – dei loro indirizzi email utili per future pratiche di marketing; o docenti che devono organizzare la propria aula virtuale anche improvvisandosi guardiani, per evitare che altri possano parteciparvi senza autorizzazione. Per Zoom, il software di meeting online che nell’ultimo mese ha registrato un incremento d’uso del 1300% sollevando però molte critiche sulla gestione della privacy, il Washington Post ha predisposto una rapida guida per rendere sicure le conversazioni.

Streaming vs Asincrono

Se lo streaming può risolvere solo in parte il problema dell’aula (si pensi alla difficoltà di gestire, in diretta online, aule con più di 100 studenti), i contenuti asincroni quali risorse aperte o corsi MOOC, consentono agli studenti di organizzare meglio la propria giornata di studio. E ai genitori di accompagnarli in questo sforzo. L’UNESCO ha proposto guide dedicate agli insegnanti e ai genitori, con una lista di alcune soluzioni pronte all’uso: alle già citate piattaforme collaborative, vi sono indicazioni su ulteriori risorse open quali Khan Academy, che offre corsi in più di quaranta lingue su tematiche che spaziano da discipline scientifiche a umanistiche, o Duolingo, che propone una piattaforma per l’apprendimento delle lingue.

Federica Web Learning

Semplificazioni, ritardi e il nodo delle aree bianche senza copertura

da Il Sole 24 Ore

di Andrea Biondi

«Mi si è stretto il cuore guardando la foto di quel ragazzo che ogni mattina si incammina e fa un chilometro per trovare un posto dove poter seguire le lezioni online con tavolino, tablet, libri perché a casa sua non c’è segnale». Quella citata dall’amministratore delegato di Tim Luigi Gubitosi nel corso dell’audizione (in videoconferenza) con i deputati della commissione Trasporti e Tlc, è la storia di Giulio, 12 anni, di Scansano, in piena Maremma toscana. «Ho detto immediatamente ai miei di fare qualcosa. Ma non si tratta di un caso isolato. Le aree bianche senza copertura – ha precisato Gubitosi – non devono essere collegate solo a paesaggi bucolici. Sono un problema nazionale perché in questa condizione ci sono anche zone delle periferie delle grandi città».

Il nodo «aree bianche»

La vicenda dello studente 12enne, costretto dall’emergenza coronavirus a peripezie che ricordano tempi lontani, è in fondo l’emblema di una questione irrisolta, in cui si racchiude un nodo ben presente anche al mondo politico. Ne sono una testimonianza la nascita di una Open Fiber controllata da Enel e Cdp – e creata dall’allora governo Renzi per dare una sferzata ai programmi di copertura in fibra del Paese – e tutte le ormai annose discussioni attorno all’eventualità di avere una rete unica, facendo unire le forze di Tim e della stessa Open Fiber. All’atto pratico, però, non se ne riesce a venire a capo. E il risultato finale è in quel ritardo digitale del Paese rispetto alla media europea che, impietosamente, l’indice della Commissione Ue (Desi) mette in luce ogni anno. L’emergenza coronavirus ha tuttavia fatto inevitabilmente da acceleratore in un quadro in cui fra smart working, videoconferenze, consumo di contenuti video on demand in streaming, l’esigenza di avere infrastrutture digitali all’altezza di questo nome ed adeguate ad affrontare la situazione è diventata indifferibile.

Per questo l’8 aprile i vertici delle compagnie telefoniche sono sfilati, seppur in videoconferenza, davanti alla Commissione trasporti e tlc della Camera mettendo sul tavolo tutto il maggior lavoro che questa situazione sta comportando alle telco. I vertici delle compagnie non hanno però d’altro canto perso l’occasione di chiarire necessità e priorità. Innanzitutto hanno segnalato come prioritaria la necessità di accelerare sulla copertura delle aree bianche, vale a dire quelle dove non essendoci interesse del mercato a investire si è provveduto a incentivare con bandi pubblici. A vincere è stata Open Fiber. Ma per tutta una serie di motivi (burocrazia, permessi e ricorsi vari) quello sviluppo è in ritardo sulla tabella di marcia. Nella copertura di quelle aree, hanno spiegato i vertici delle telco, occorre intervenire in fretta per correggere il trend per far guadagnare terreno al Paese.

Semplificazioni e vincoli

C’è poi il tema delle reti mobili. Il 5G è stato pagato a caro prezzo – 6,5 miliardi di euro per le frequenze – e il mondo delle compagnie telefoniche sarà chiamato a implementare le reti con altre risorse proprio in un momento in cui ci si lecca le ferite di ricavi e margini dilapidati negli anni passati, che oggi peraltro bruciano ancora di più visto il periodo di ricavi calanti anche per la mancanza delle entrate da roaming – e sono centinaia di milioni – garantite dai turisti che vengono in Italia. In questo quadro semplificazioni e un adeguamento dei limiti elettromagnetici che in Italia sono più stringenti di quelli europei sono stati indicati come fattori imprescindibili. «Un’armonizzazione – ha detto Roberto Basso, direttore affari esterni di Wind Tre sempre in audizione davanti alla commissione Trasporti e tlc della Camera – permetterebbe un aumento della capacità di rete del 15-20%, una riduzione della congestione fino al 50%, un aumento di copertura indoor».

Il ritardo rispetto alla Ue

A questi propositi per il futuro fa da contraltare una situazione che ha luci, ma anche tante ombre sia sulle infrastrutture sia sulle competenze digitali. L’Istat ha segnalato che un terzo delle famiglie non ha un computer o un tablet in casa. La quota scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minore. Solo per il 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o tablet. Nel Mezzogiorno i dati sono più allarmanti: il 41,6% delle famiglie è senza computer in casa con Calabria e Sicilia in testa (rispettivamente 46% e 44,4%) rispetto a una media di circa il 30% nelle altre aree del Paese e solo il 14,1% ha a disposizione almeno un computer per ciascun componente.

A questi gap vanno poi aggiunti i ritardi strutturali, di sistema. In Europa il digital divide di primo livello è identificato con la mancata copertura di banda larga fissa, ad almeno 2 Megabit (Adsl sostanzialmente). In Italia questo dato riguarda lo 0,5% delle famiglie (dato Desi 2019 che però è riferito al 2018) contro un 3% di media europea. Bene, ma sul versante della diffusione l’Italia finisce per essere 24esima nella classifica Ue con un 60% di famiglie contro un 77% nella Ue. Se si passa alla copertura a banda ultralarga – quella con velocità superiore a 30 Mbps, sostanzialmente inevitabile per una degna connessione ai servizi internet – il dato positivo è che il 90% delle famiglie risulta coperto. L’incaglio però sta nel fatto che a fare uso di questa infrastruttura è solo il 24%, contro un 41% della Ue.

Da qui si arriva al vero nodo: la copertura in ultrabroadband dai 100 Mbps in su. Qui il ritardo appare lampante (con una copertura al 24% delle famiglie a confronto con una media Ue del 60%), piazzando l’Italia in prossimità del fondo classifica (27esimo posto). Sulle reti in questo periodo sono stati fatti interventi per aumentare la capacità: «Abbiamo già potenziato del 30% e stiamo programmando un aumento fino al 50% per mettere fisso e mobile tutto in sicurezza» ha sottolineato l’ad Vodafone Albo Bisio. Su quella sicurezza si gioca il futuro digitale dell’Italia.

Secondarie, due scritti e un orale

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Gli aspiranti docenti delle secondarie che intendono partecipare al concorso ordinario hanno tempo dalle ore 9.00 del 15 giugno fino alle ore 23.59 del 31 luglio prossimo. Le prove sono previste nel mese di ottobre. In palio: 25 mila cattedre. I termini sono riportati in una bozza di decreto predisposta dal ministero dell’istruzione, che sarà pubblicato dopo il confronto con i sindacati, che si terrà oggi pomeriggio presso il dicastero di viale Trastevere. Le domande dovranno essere presentate via web, insieme al versamento di un contributo di 10 euro da versarsi con bonifico bancario. Ciascun candidato potrà concorrere in una sola regione e per una sola classe di concorso, distintamente per la scuola secondaria di primo e di secondo grado oltre che per le distinte e relative procedure sul sostegno. La richiesta di partecipazione a più procedure concorsuali dovrà essere effettuata mediante la presentazione di un’unica istanza con l’indicazione dei concorsi a cui si intenda partecipare.

L’accesso alle selezioni sarà consentito ai candidati in possesso dell’abilitazione specifica della classe di concorso di interesse e ai candidati in possesso della specifica laurea magistrale o titolo accademico di II livello o altro titolo equiparato e di 24 Cfu nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, garantendo comunque il possesso di almeno sei crediti in ciascuno di almeno tre dei seguenti quattro ambiti disciplinari: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione; psicologia; antropologia; metodologie e tecnologie didattiche. I candidati in possesso di un’abilitazione per una classe di concorso diversa da quella per cui si concorre saranno ammessi anche se non saranno in grado di vantare il possesso dei 24 Cfu.

Fermo restando, però, che dovranno comunque possedere il titolo di studio di accesso. I candidati delle classi di concorso degli insegnanti tecnico-pratici saranno ammessi al concorso anche se saranno in grado di vantare soltanto il diploma di scuola superiore specifico per la classe di concorso richiesta. Le nuove norme che prevedono il possesso della laurea triennale e dei 24 Cfu, infatti, entreranno in vigore solo dall’anno scolastico 2024/2025. Coloro che intendono partecipare alle selezioni per il sostegno, oltre ai requisiti di accesso per il posto comune, dovranno possedere anche il possesso del titolo di specializzazione per il sostegno. I candidati iscritti ai percorsi di specializzazione sul sostegno avviati entro la data del 29 dicembre 2019 saranno ammessi con riserva. Ma la riserva sarà sciolta positivamente solo se conseguiranno il titolo entro il 15 luglio prossimo. Qualora, sulla base del numero delle domande di partecipazione, a livello regionale e per ciascuna distinta procedura, il numero dei candidati risultasse superiore a quattro volte il numero dei posti messi a concorso e comunque non inferiore a 250, l’amministrazione potrà avvalersi della facoltà di procedere all’espletamento di una prova di preselezione computer-based.

Tale prova, comune alle diverse procedure concorsuali, sarà diretta all’accertamento delle capacità logiche, di comprensione del testo, di conoscenza della normativa scolastica e della conoscenza della lingua inglese almeno al livello B2. La prova preselettiva sarà costituita da 60 quesiti con quattro opzioni di risposta, di cui una sola corretta. 20 domande verteranno sull’accertamento delle capacità logiche; 20 sulla capacità di comprensione del testo; 10 sulla conoscenza della normativa scolastica; 10 sulla conoscenza della lingua inglese. I quesiti saranno estratti da una banca dati, resa nota tramite pubblicazione sul sito del ministero, almeno 20 giorni prima dell’avvio delle sessioni di preselezione. Per svolgere la prova i candidati avranno a disposizione un’ora. Le risposte esatte saranno valutate 1 punto, quelle sbagliate od omesse 0 punti. All’esito delle preselettive sarà compilata una graduatoria e sarà ammesso alla prova scritta un numero di candidati pari al triplo dei posti messi a concorso. E in aggiunta a questo contingente saranno comunque ammessi tutti i candidati che avranno ottenuto la medesima valutazione dell’ultimo degli ammessi e i candidati portatori di handicap affetti da invalidità uguale o superiore all’80%.

Il concorso vero e proprio si articolerà in due prove scritte e in un colloquio. Per la prima prova scritta, che verterà sull’accertamento della padronanza della disciplina di insegnamento, i candidati avranno a disposizione due ore. E per superarla ed essere ammessi alla seconda prova, dovranno totalizzare un punteggio non inferiore a 28/40. La seconda prova scritta consisterà nella risposta a due quesiti a risposta aperta. Il primo sarà volto all’accertamento delle conoscenze e competenze antropo-psico-pedagogiche, il secondo, delle conoscenze e competenze didattico-metodologiche. Per superare la seconda prova ed essere ammessi alla prova orale, i candidati dovranno ottenere un punteggio non inferiore a 28/40. La prova orale avrà una durata massima complessiva di 45 minuti. E consisterà nella progettazione di una attività didattica, comprensiva dell’illustrazione delle scelte contenutistiche, didattiche e metodologiche compiute e di esempi di utilizzo pratico delle Tic. Per le classi di concorso A-24 e A-25 la prova orale sarà condotta nella lingua straniera oggetto di insegnamento. Per le altre classi di concorso una parte del colloquio sarà dedicato all’accertamento delle capacità di comprensione e conversazione in lingua inglese almeno al livello B2.

Per alcune classi di concorso potrà essere prevista anche una prova pratica. Anche la valutazione della prova orale sarà espressa in 40esimi. Nelle classi di concorso dove sarà effettuata la prova pratica anch’essa sarà valutata in quarantesimi e il risultato finale della prova pratica e della prova orale sarà dato dalla media delle due prove. Le commissioni valuteranno anche gli altri titoli di studio e professionali e, per tale valutazione, avranno a disposizione fino a un massimo di 20 punti. Il calendario delle prove sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e sul sito del ministero dell’istruzioni. Calendari analitici e sedi di svolgimento saranno pubblicati, invece, sui siti degli uffici scolastici regionali ed avranno valore di notifica.

Selezione straordinaria, prove ad agosto

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Al via il concorso straordinario per 24 mila cattedre riservato ai precari triennalisti e ai docenti di ruolo e non di ruolo che intendono conseguire solo una nuova abilitazione per insegnare nelle scuole secondarie. Il ministero dell’istruzione ha predisposto il decreto che darà il via alle operazioni, che sarà emanato non appena sarà terminato il confronto con i sindacati che si terrà oggi a viale Trastevere. L’accesso alla sessione riservata sarà consentito ai candidati che saranno in grado di vantare almeno 3 di servizio prestati tra l’anno scolastico 2008/2009 e il 2019/2020. Il servizio sarà considerato valido indipendentemente dal fatto che sia stato prestato sul posto comune o sul posto di sostegno. Ma almeno uno dei 3 anni deve essere stato svolto sulla classe di concorso o sul posto di sostegno per cui si concorre. È prevista un’eccezione per i docenti di ruolo che intendano conseguire solo una nuova abilitazione: questi docenti saranno ammessi a partecipare a prescindere dal fatto che abbiano prestato almeno un anno di servizio nella classe di concorso per cui si concorre. Ognuno dei 3 anni di servizio, per essere considerato valido deve essere stato effettuato, anche frazionatamente, per almeno 180 giorni nell’anno scolastico di riferimento. L’anno sarà considerato valido anche se il servizio sarà stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale.

Ai fini della maturazione del triennio necessario per l’ammissione al concorso sarà considerato utile anche l’anno scolastico 2019/2020. Ciò a patto che entro il 30 giugno prossimo gli interessati maturino i requisiti di servizio. È valido anche il servizio prestato nelle scuole paritarie e nella formazione professionale. Sono previste alcune eccezioni per i candidati che abbiano prestato servizio come docenti di musica nelle secondarie di II grado (classe A030) e di trattamento testi (A066). Per questi docenti sarà considerato utile, rispettivamente, il servizio prestato nella classe A030 ai fini della partecipazione al concorso nella classe A029 (Musica nelle secondarie di I grado) e il servizio prestato nella classe A066 per partecipare alla selezione per la classe di concorso A041 (Scienze e tecnologie informatiche). L’accesso al concorso sarà consentito sempre che i candidati possiedano la laurea quinquennale o il titolo accademico di II livello o, comunque, un titolo equiparato dalla legge. È prevista, però, una deroga per i candidati che concorreranno per le classi di concorso degli insegnanti tecnico pratici. Il titolo di accesso per questa tipologia di classi di concorso rimane, infatti, il diploma di scuola superiore specifico senza alcun obbligo di conseguire i 24 Cfu nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Tale requisito, invece, è previsto per le altre classi di concorso, ma non costituisce requisito di accesso. Chi non li avrà conseguiti prima del concorso li acquisirà successivamente: i vincitori di concorso con costi a carico dello stato, gli altri con costi a carico proprio. I candidati potranno presentare la domanda di partecipazione, a pena di esclusione, in un’unica regione e per una sola classe di concorso per la quale possiedano i requisiti di accesso. La domanda dovrà essere inoltrata via web dal sito: www.miur.gov.it utilizzando come credenziali lo Spid oppure quelle per accedere a istanze online.

Stando a quanto riportato nella bozza di decreto, le istanze potranno essere presentate dalle ore 9.00 del 28 maggio 2020 fino alle ore 23.59 del 3 luglio 2020. E bisognerà anche versare un contributo di 15 euro esclusivamente con bonifico bancario (si veda l’articolo 3 comma 5 del decreto). Il calendario delle prove sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4ª serie speciale, concorsi ed esami e sul sito del ministero dell’istruzione. Sedi e calendari saranno pubblicati sui siti degli uffici scolastici regionali e le pubblicazioni varranno come notifica. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, il periodo ipotizzato dal ministero dell’istruzione per lo svolgimento delle prove dovrebbe coincidere con il mese di agosto. La prova scritta, computer based, sarà composta da 60 quesiti a risposta chiusa con quattro opzioni di risposta, di cui una sola corretta e si baseranno sul programma contenuto nell’allegato A del decreto. Che coincide con il programma dell’ultimo concorso ordinario. 40 quesiti saranno incentrati sulle competenze della disciplina di riferimento e 20 su didattica e metodologia. Ogni risposta corretta varrà 1 punto, ogni risposta non data o errata 0 punti. Supererà la prova chi totalizzerà almeno 42 punti su 60. I candidati che supereranno la prova saranno inseriti in un elenco non graduato. Entro il mese di settembre il ministero dell’istruzione emanerà un decreto che recherà le disposizioni sul conseguimento dei 24 Cfu e sulla prova orale che i candidati dovranno sostenere al termine dell’anno di formazione.

Maturità, commissione completa

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Le commissioni degli esami di stato saranno composte da 6 commissari interni designati dal consiglio di classe e da un presidente esterno nominato dall’ufficio scolastico. Ed è obbligatorio designare il docente della materia della seconda prova scritta anche se l’esame sarà solo orale. Lo prevede l’ordinanza 197 emanata dalla ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, il 17 aprile scorso. «In questo modo, spiega la ministra, gli studenti saranno valutati da docenti che conoscono il loro percorso e quanto realmente fatto durante questo particolare anno scolastico». L’individuazione dei commissari dovrà essere effettuata per il tramite di una deliberazione collegiale dei singoli consigli delle classi terminali «anche riunendosi in modalità a distanza». E il dirigente scolastico dovrà comunicare all’amministrazione gli effetti della decisione compilando il modello ES-C. Che dovrà essere trasmesso all’ufficio scolastico regionale per il tramite dell’ambito territoriale provinciale. La designazione dei commissari dovrà avvenire individuando i docenti appartenenti al consiglio di classe, titolari dell’insegnamento, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato. Potrà essere designato anche il docente la cui classe di concorso sia diversa da quella prevista dal quadro orario ordinamentale per la disciplina selezionata, purché insegni la disciplina stessa nella classe terminale di riferimento. L’amministrazione ha spiegato che i consigli di classe non potranno individuare come commissari i docenti che insegnano discipline della cosiddetta quota dell’autonomia.

Pertanto, nei licei non potranno essere incaricati commissari con riferimento agli insegnamenti facoltativi previsti dall’articolo 10, comma 1, lettera c), del decreto del presidente della repubblica 89 del 2010. Per quanto riguarda i professionali la preclusione riguarda invece i docenti che insegnano le discipline collegate al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano dell’offerta formativa individuate ai sensi dell’articolo 5, comma 3, lettera a), del decreto del presidente della repubblica 87 del 2010. Idem per quanto riguarda gli ulteriori insegnamenti degli istituti tecnici finalizzati al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano dell’offerta formativa individuati in applicazione dell’articolo di cui all’articolo 5, comma 3, lettera a), del decreto del presidente della repubblica n. 88 del 2010.

In ogni caso la designazione dovrà avvenire nel rispetto dell’equilibrio tra le discipline. E dovrà comunque essere assicurata la presenza del docente di italiano e dell’insegnante della materia su cui verterà la seconda prova scritta, già individuata per ciascun indirizzo di studio dal decreto 28 del 2020. Va detto subito che l’ordinanza non considera la possibilità (prevista dal comma 4, dell’articolo 1, del decreto-legge 22/2020) che non si rientri a scuola entro il 18 maggio prossimo. Ipotesi più che probabile che comporterà «l’eliminazione delle prove scritte e la sostituzione con un unico colloquio». In tal caso, peraltro, non sarà necessario rifare le commissioni, che resteranno valide anche nella composizione prevista per l’ipotesi in cui gli esami dovessero svolgersi in presenza. L’ordinanza prevede, inoltre, che il docente che insegni in più classi terminali possa essere designato per un numero di classi o commissioni non superiore a due, appartenenti alla stessa commissione, salvo casi eccezionali e debitamente motivati.