Comunicati

CURA ITALIA, RUSSO (M5S): ASSUMERE PERSONALE ATA PER SUPPORTO DIDATTICA A DISTANZA
Roma, 9 apr. – “Approvato in Commissione Bilancio il mio ordine del giorno che impegna il governo a valutare l’opportunità di inserire stabilmente nella pianta organica le 1000 unità di personale ATA assunte temporaneamente come supporto alla didattica a distanza. È impensabile ritornare indietro sull’importante processo di digitalizzazione iniziato e le unità assunte, fra l’altro, vanno a colmare una mancanza di personale nei laboratori che si fa sentire da anni.Confido nell’impegno della Ministra Azzolina a confrontarsi con il MEF per reperire i fondi volti alle definitive assunzioni”.
Così in una nota la senatrice del Movimento 5 Stelle Loredana Russo.

SCUOLA, IOVINO (M5S): RECEPITE ISTANZE SU TIROCINI E ABILITAZIONI. AVANTI PER TUTELARE DIRITTO ALLO STUDIORoma, 9 apr – “Nel decreto Scuola, oggi pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Governo ha recepito alcune delle istanze e problematiche che ho esposto al Ministro Manfredi la settimana scorsa nell’interpellanza urgente. In particolare sulla questione dei tirocini, delle abilitazioni e dei praticantati, affinché il periodo d’emergenza venga conteggiato come valido a tutti gli effetti nei vari ambiti di studio e professionali. Per quanto riguarda il tirocinio professionale forense, in accordo con il Ministero della Giustizia, il periodo di sospensione delle udienze è considerato svolto regolarmente. Inoltre la durata è ridotta a 16 mesi per coloro i quali si sono laureati nell’ultima sessione dell’anno accademico 2018/2019”. Così Luigi Iovino, deputato del MoVimento 5 Stelle.
“Anche tramite questo decreto, in sede di conversione, cercherò di introdurre degli interventi per aiutare gli studenti in difficoltà e tutelare l’alta formazione e il post-laurea, come ulteriore sostegno a chi si deve abilitare, in vista della laurea abilitante in ogni ambito, e la proroga facoltativa per i dottorandi. Andiamo avanti, nella tutela del diritto allo studio universitario”, conclude Iovino.

SCUOLA, M5S: NO A POSIZIONI STRUMENTALI, EMERGENZA RICHIAMA A SENSO DI RESPONSABILITA’ 
Roma, 9 apr – “In un momento difficile come questo dobbiamo tutti dimostrare massimo senso di responsabilità e massimo impegno per dare risposte efficaci al mondo della scuola, in Parlamento come al Governo. È ciò che sta facendo la ministra Azzolina, garantendo soluzioni alternative quando la ‘normalità’ non è possibile, come nel caso della didattica a distanza e degli scenari previsti in merito agli esami. Dobbiamo anche evitare stravolgimenti ingiustificati delle misure programmate, come nel caso del reclutamento dei docenti”. Così, in una nota, le deputate e i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura.
“La fase di emergenza che stiamo attraversando deve richiamare tutti, esponenti governativi e forze di maggioranza in primis, all’esigenza di evitare prese di posizione strumentali facendo leva su un malcontento che questa emergenza inevitabilmente crea. Di fronte agli enormi sforzi non solo di docenti e personale scolastico, ma anche di studenti e famiglie, dobbiamo concentrare le energie nel supportare il mondo della scuola e traghettarlo nella maggiore serenità possibile verso la fine di quest’anno scolastico e l’inizio del prossimo”, concludono i portavoce pentastellati.

CORONAVIRUS, M5S: MIBACT ESTENDA 18APP A DIDATTICA A DISTANZA
Roma, 9 apr. – “Il Movimento 5 Stelle sta lavorando fin dall’inizio dell’emergenza per sostenere il mondo della scuola. In questi giorni è partita la distribuzione alle scuole, in attuazione del decreto ‘Cura Italia’, di 85 milioni per il potenziamento della didattica a distanza che sono già nelle casse degli istituti scolastici italiani. Ovviamente ogni altra risorsa è la benvenuta. Sono tantissime ad esempio le richieste da parte degli studenti volte ad estendere l’utilizzo della 18App per acquistare dispositivi tecnologici e strumenti per le connessioni in favore degli studenti più bisognosi.  Molti di questi appelli vengono rivolti al ministero dell’Istruzione, ma in questo caso ad essere competente è il Mibact. Per questo ci rivolgiamo al ministro Franceschini affinché valuti di acconsentire all’estensione della card a questa tipologia di spesa in misura limitata e per un periodo consono ad aiutare i ragazzi a superare l’emergenza. Questa misura, siamo sicuri troverebbe il sostegno della Ministra dell’Istruzione.”.
Così in una nota le senatrici e i senatori del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura e Istruzione al Senato.

SCUOLA, CASA (M5S): BENE CONFERMA ORGANICO DOCENTI. LAVORIAMO PER RIDURRE NUMERO STUDENTI PER CLASSE
Roma, 9 apr – “Per l’anno scolastico 2020/2021 l’organico della scuola resta invariato. Il Ministero dell’Istruzione ha confermato lo stesso numero di cattedre, nell’ottica di una scuola che metta al centro i valori dell’inclusione, della personalizzazione e della flessibilità dei percorsi didattici.Con la presenza di più docenti in rapporto agli studenti iscritti, sarà possibile lavorare alla riduzione del numero di alunni per classe. Un obiettivo importantissimo, tra le priorità del nostro programma, che permetterà di operare in ambienti scolastici a misura di studente.Ora più che mai occorre comprendere che gli investimenti nel mondo dell’istruzione costruiscono sentieri verso il futuro”. Lo scrive, sulla sua pagina Facebook, la deputata del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura Vittoria Casa.

Assumere 24mila precari, rinnovo delle supplenze brevi, sblocco graduatorie

On. Nicola Fratoianni (Leu) a M5S: Nessuna posizione strumentale. Dobbiamo sostenere il mondo della scuola che sta affrontando una sfida difficile con grande impegno e fatica. Assumere 24mila precari entro 1/9, rinnovo delle supplenze brevi, sblocco graduatorie.Insieme possiamo farcela

“Vedo che il M5S, in nome della serenità che va garantita al mondo della scuola definisce strumentali alcune prese di posizione sul tema dei concorsi e delle assunzioni. Siccome ho posto pubblicamente la questione sento la necessità di fare chiarezza, perché di tutto ci si può accusare, ma certo non di avere posizioni strumentali in questa fase drammatica.”
Cosi su Facebook il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni replica alle dichiarazioni dei deputati M5S della commissione cultura di Montecitorio.
“Abbiamo avanzato tre proposte: l’assunzione entro il 1 settembre 2020 di 24mila precari, il rinnovo di tutte le supplenze brevi e lo sblocco delle graduatorie. E lo chiediamo di nuovo a gran voce – prosegue l’esponente di Leu – proprio perché avvertiamo un fortissimo senso di responsabilità verso l’intera comunità scolastica che sta rispondendo alle difficoltà con grandissimo impegno e fatica. 
“Non abbiamo mai fatto mancare il nostro contributo e la nostra lealtà a questo governo – insiste il parlamentare della sinistra –   neanche in questa fase di emergenza epocale, ma pensare che una pandemia mondiale generi valide giustificazioni per modificare la didattica, gli esami, la valutazione e invece sia irrilevante rispetto alla concreta possibilità di bandire i concorsi ci pare francamente surreale. “
“Dobbiamo sostenere il mondo della scuola in questa difficoltà e per questo dobbiamo impegnarci per trovare tutte le soluzioni alternative praticabili per garantire la massima serenità possibile anche in questa fase. Non possiamo immaginare che congelare la vita di centinaia di migliaia di precari anche per il prossimo anno scolastico sia l’unica soluzione possibile. Giustamente non lo abbiamo fatto per gli studenti e le loro famiglie, così non dobbiamo farlo per il personale scolastico. Per questo – conclude Fratoianni – chiediamo lealmente un confronto dentro la maggioranza per discutere, confrontarci e trovare insieme le soluzioni migliori. Sono sicuro che insieme possiamo farcela.”

Un anno scolastico finito a distanza

Un anno scolastico finito a distanza

di Rita Manzara Sacellini

La didattica a distanza rappresenta, in questo travagliato periodo, l’unico mezzo possibile per cercare una possibile continuità nel percorso didattico intrapreso all’inizio di questo anno scolastico.

Molti, tuttavia, si interrogano sui possibili elementi di conflittualità tra l’uno e l’altro modo di “fare scuola”, in termini di caratteristiche e principi educativi.

E’ essenziale, a questo proposito, analizzare i fondamenti della comunicazione come elemento basilare della relazione pedagogica tra alunno e docente.

Partiamo dal presupposto che ogni evento comunicativo, oltre ad essere finalizzato alla trasmissione di informazioni, stabilisce un rapporto con l’altro sul piano non verbale. Tale rapporto produce un’influenza reciproca negli interlocutori.

Basti pensare alle distanze mantenute nelle transazioni quotidiane: lo spazio fisico frapposto tra noi e l’altro è un indicatore delle relazione interpersonale, così come la gestualità, non limitata a viso ed occhi ma estesa a tutto il corpo.

Un docente deve imparare ad osservare questi ed altri aspetti relativi alla comunicazione non verbale per trarne informazioni utili non solo per valutare l’efficacia dello specifico intervento didattico ma anche (direi soprattutto) per verificare il clima relazionale in classe e la condizione emotiva di ciascun alunno, 

Quest’ultimo aspetto della comunicazione è fortemente influenzato dalle caratteristiche personali dei soggetti che si mettono in relazione e che si basano su un personale sistema di riferimento (strutturato sul concetto di sé, la propria storia personale, i bisogni affettivi, le capacità cognitive, le motivazioni e aspettative, ecc.).

La comunicazione non risulta, di fatto, realmente efficace (neppure in termini di comprensione dei messaggi) qualora una persona non riesca, al momento opportuno, a decentrarsi dal proprio sistema per entrare in quello del proprio interlocutore.

Queste considerazioni ci fanno riflettere sulla difficoltà a realizzare lezioni a distanza nel corso delle quali il docente possa percepire in modo attendibile l’effettivo grado di  partecipazione e di coinvolgimento di ogni discente.

E’ facile intuire il motivo della difficoltà suddetta: all’atto di “comunicare a distanza” (in particolare nelle prime sperimentazioni di tale sistema) sia il docente sia i ragazzi sono catturati (in una grande percentuale di  casi) dagli aspetti “tecnici” dei mezzi impiegati. Le difficoltà sin qui descritte, per fortuna, tendono ad attenuarsi man mano che si acquisisce dimestichezza e competenza nell’uso degli strumenti. Spesso, tuttavia, anche dopo aver acquisito una certa padronanza, nella comunicazione a distanza l’attenzione è riservata non tanto alla relazione con l’altro/gli altri ma ai contenuti veicolati. Lo scambio di informazioni, in altre parole, tende a prevalere sugli aspetti relazionali, anche se è noto che nella “normale”comunicazione il “peso” del contenuto è relegato al 10% del processo. 

Personalmente ritengo che, con la “didattica a distanza” non si possa raggiungere in alcun caso il livello di relazione consentito dalla comunicazione in presenza . 

L’aspetto peggiore della questione è rappresentato dal fatto che la relazione stessa costituisce (o almeno così dovrebbe essere) un elemento essenziale del percorso formativo.

Questo breve intervento non vuole, in ogni caso, essere inteso come un giudizio negativo sul lavoro svolto con impegno e dedizione da moltissimi docenti in queste lunghe e difficili settimane. 

E’ evidente che, nella situazione attuale, nessuna altra strada poteva considerarsi percorribile. Consideriamo, però, quanto possa essere difficile per i medesimi insegnanti portare a termine la valutazione finale degli alunni rispetto a un percorso così strutturato.

Basti pensare che, a conferma delle criticità sin qui esposte presenti in quest’ultimo periodo nel rapporto tra docenti e alunni, l’operato “a distanza” è stato fino a poco tempo considerato alla stregua di “compito a casa” . Molti Dirigenti scolastici e docenti lo hanno ritenuto soltanto uno degli elementi da prendere in considerazione per il giudizio  finale, che si auspicava basato comunque su una verifica in presenza.

Nel Decreto scuola del 6 aprile 2020, vengono invece indicate come probabili “le modalità, anche telematiche, della valutazione finale degli alunni, ivi compresi gli scrutini finali, in deroga all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62 e all’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122”.

E’ richiesto, quindi, un ulteriore sforzo agli insegnanti per effettuare una valutazione del percorso “a distanza” basata sia sul raggiungimento di obiettivi formativi (partecipazione, attenzione, ascolto, interazione con l’altro), sia sulla verifica degli apprendimenti effettivamente maturati. 

Anche in quest’ultimo campo i problemi non mancheranno. Ci si dovrà chiedere, ad esempio, se l’alunno ha svolto il lavoro a distanza autonomamente o con aiuto. Nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, si dovrà indagare sugli ostacoli che hanno impedito o reso complicato poter seguire le lezioni a distanza (es. mancanza di qualsiasi supporto da parte della famiglia, spazi inadeguati al lavoro e allo studio, ecc.). Ci si dovrà interrogare sul da farsi a fronte di atteggiamenti di demotivazione e disimpegno in merito ai quali la scuola non ha potuto in alcun modo intervenire. 

La questione, questo è certo, non potrà esaurirsi con il “sei per tutti”, anche se – così dicono – non sarà un “sei politico”.

La DAD e i suoi limiti

LA  DAD E I SUOI LIMITI: pedagogici, psicologici, epistemologici, metodologici  e didattici.

di Luigi Manfrecola

Parte prima

A scanso di possibili equivoci ritengo di dover precisare in Premessa che la DIDATTICA A DISTANZA è,i n questo momento storico, di fondamentale ed insostituibile ausilio. TUTTAVIA  esiste il serio rischio di una sua sopravvalutazione che possa riproporre  l’antico equivoco di UN INSEGNAMENTO NOZIONISTICO E CATTEDRATICO SCAMBIATO per EDUCAZIONE, almeno fra i non “addetti ai lavori” : famiglie in primis.

Insomma, abbiamo impiegato secoli per fondare una seria TEORIA DELLA FORMAZIONE che sconfessasse il vizio del nozionismo erudito ed una certa concezione magistro-centrica  dell’atto educativo ed ora rischiamo , invece, di fondare sull’ ENFASI RETORICA DELLA TECNOLOGIA ONNIPOTENTE un primato formativo che non può appartenerle. Rischiamo così, per l’enorme potenza comunicativa  dei mass-media, di veicolare un messaggio distorto presso quelle masse  che non mostrano di possedere una sufficiente capacità critica in una materia tanto complessa ed articolata . Mentre apprezzo l’impegno divulgativo di Alcuni, pur prestigiosi alfieri sostenitori  del “nuovo corso” didattico, volto ad ammodernare le stantie prassi scolastiche, non posso esimermi dal segnalare i seri rischi di un approccio totalizzante nel segno delle pressanti tecnologie dell’istruzione.

Peraltro, che debba esservi una costante misura nell’utilizzarle è testimoniato perfino dalla prassi che ne ha sempre accompagnato la diffusione. Si pensi alla modalità “blended  learning”, sempre adottata per favorire un’interazione efficace fra docenti ed allievi.

Ciò premesso e vista la complessità della problematica, intendo spendere alcune considerazioni in forma schematica e secondo l’itinerario in alto scandito.

LIMITI  PEDAGOGICI – Concernono il concetto stesso di educazione (ex ducere) che pone l’allievo in primo piano come protagonista attivo della propria formazione, da favorire conoscendone i profili attitudinali, mentali ed affettivi  mediante un approccio” personalizzato”che presuppone un rapporto faccia a faccia, in presenza. E la memoria non può che rimandarci ad un Rousseau, ad un Claparéde e a mille altri…fino ad un Bloom in tempi più recenti, passando per le analisi di un Gardner e dal suo focus sui “talenti individuali”. Ma non dimenticando ma anche i diversi stili cognitivi focalizzati da vari Autori( Boscolo, Cornoldi…)

E  VA OSSERVATO  CHE LA DAD  È IMPARI AL COMPITO…

LIMITI PSICOLOGICI- Ma qui basterà richiamarsi al Piaget ed alla sua insistenza sui ritmi personali di sviluppo e sui  differenti ritmi di maturazione di ciascun individuo: una posizione troppo prematuramente abbandonata da un’accelerazione curricolare fondata su un presuntuoso intellettualismo, generato dalla consapevolezza dei tanti stimoli apprenditivi che l’attuale società cibernetica ed i mass- media hanno reso possibili. Senza scendere nel dettaglio dei numerosi studi di psicologia dell’apprendimento e senza riproporre le varie analisi degli psicologi COGNITIVISTI di varia scuola: dallo STRUTTURALISMO cognitivo di Bruner  (che sottolinea le strategie de “l Problem solving” , che ugualmente assegnano al docente solo un ruolo di guida), fino al COSTRUTTIVISMO  di Vygotskij.

E ANCHE QUI LA DAD  RISULTA INADEGUATA

LIMITI  EPISTEMOLOGICI  Possono discendere da un frammentarismo degli interventi dei docenti, non ben coordinati nell’impartire le loro personali e singole  lezioni :  restando, ciascuno, rinchiuso nella propria gabbia disciplinare. Privilegiando, insomma, quei saperi “paradigmatici” che anche per Bruner non bastano da soli, se non sono affiancati dai saperi “narrativi”. Alla “mano destra” va sempre affiancata anche “la mano sinistra”. Oggi abbiamo principalmente bisogno di “educare il sentimento”,  di esercitare gli allievi alla cittadinanza attiva, come giustamente raccomandava Carlo Petracca in un recente suo  intervento mentre richiamava alla lezione di Morin. Una lezione che vale qui riproporre proprio nei termini essenziali della  denuncia  mossa dall’Autore francese:«Viviamo in una crisi di civiltà, una crisi di società, una crisi di democrazia nelle quali si è introdotta una crisi economica…..Queste crisi si iscrivono in una nebulosa spirale di crisi ll cui insieme forma la crisi dell’umanità, abbandonata al corso scatenato delle scienze , delle tecnologie, dell’economia…» Per concludere poi,  nelle pagine finali del testo INSEGNARE A VIVERE,  «lo scopo della riforma dell’educazione è poi il “ben vivere di ciascuno e di tutti…”(pag.105- Ed. Cortina»

E ANCORA UNA VOLTA LA DAD RISULTA IMPOTENTE, nella misura in cui rischia di rinchiudere i ragazzi nella “prigionia degli alfabeti elettronici” (Frabboni)


Parte seconda

Restano ancora da analizzare due questioni fondamentali: a livello  metodologico e didattico , quali problematiche si pongono nella pratica della DAD?

Cominciamo dalla prima questione accennata, quella metodologica,che resta fondamentalmente affidata alla capacità del docente.

METODOLOGIA – In tal senso s’impone un serio richiamo alla INTERDISCIPLINARITA’ nel momento in cui ciascun docente opera nei suoi spazi e per proprio conto.

A questo livello si profila infatti il serio rischio di un intervento ex cattedra che confluisca nella vecchia MODALITÀ DELLA LEZIONE FRONTALE, col conseguente carico di esercitazioni assegnate per fare acquisire ai ragazzi conoscenze meccaniche, in forma ripetitiva ed esecutiva (dal comportamentismo di Thorndike fino al condizionamento operante di Skinner, fondato su “rinforzi” fissi e prefigurati).

La situazione non cambia di molto, quando pure si faccia riferimento agli eserciziari ed ai quiz posti a corredo per via cartacea e telematica. C’è anzi il rischio che si determini nel docente un eccesso di preoccupazione per il PROGRAMMA da svolgere “nonostante tutto”, con carico di assegni utili soltanto ad accrescere il disagio degli allievi. Con l’aggravante di operare, ciascun insegnante, per la parte disciplinare che gli compete, con buona pace per l’integralità dei saperi e per quella  interdisciplinarità che caratterizza e  permea ogni autentica cultura

Due ulteriori  regole metodologiche fondanti sono ormai acquisite e rischiano di essere ignorate>

1) occorre dare spazio alla RICERCA ATTIVA DEGLI ALUNNI, porli dinanzi a situazioni-problema secondo l’avviso concordemente espresso dal Dewey, dal Bruner, dal Morin e dalla stessa nostra Commissione dei Saggi sul finire degli anni ’90. E’ questione di dare spazio ai “saperi reticolari” poiché  l’iper-specializzazione raggiunta dai saperi scientifici non può evitare la frammentazione e quindi occorre capire che i giovani non riescono più a contestualizzare i saperi e ad integrarli fra loro.

Bisogna garantire l’acquisizione d’un SAPERE PERTINENTE (MORIN), capace di percepire i problemi globali, interrelando le conoscenze in quadri organici e significativi. In altri termini, secondo Morin, occorre
“Educare all’identità terrestre”. Solo una ritrovata consapevolezza della complessità dell’esistenza e della nostra natura può consentirci di APPRENDERE A VIVERE, educando alla LUCIDITA’ e trasmettendo ai nostri ragazzi l’EROS, in quanto “Amore per la conoscenza” (La Testa ben fatta). Insomma, evitando ogni parcellizzazione ed ogni suggestione “erudita”, bisogna puntare sui “saperi significativi”. Potrà mai farlo un singolo docente intento a lucidare le sbarre della sua gabbia disciplinare?

La tragedia che stiamo vivendo in questi giorni evidenzia, a mio avviso, la verità profonda di una profezia  che denunziava proprio i limiti di una cultura e di una società frettolosa, disomogenea, ingiusta e travolta da una globalizzazione senz’anima.

2) In secondo luogo occorre recuperare l’avviso di Bruner ad ASSICURARE UNA CULTURA CHE SAPPIA FONDERE INSIEME I SAPERI PARADIGMATICI (SCIENTIFICI) – NUTRIMENTO DELLA MENTE – ED I “SAPERI NARRATIVI” – nutrimento del cuore. CULTURA UMANISTICA E CULTURA SCIENTIFICA debbono fondersi sinergicamente.  Ma ciò richiede che l’alunno si abitui a ricercare ed a RICOSTRUIRE LA CULTURA con i propri mezzi e con le giuste strategie di indagine che il docente deve sforzarsi di trasmettergli. LA SCUOLA  veramente formativa è solo la scuola  della ricerca organica di cui dicevamo e nella quale il docente ha tuttavia un’importante funzione di guida e di orientamento dell’alunno poiché un’assoluta libertà di ricercare, che venga a questi concessa, può anche condurlo a non trovar nulla di significativo (BRUNER).

E qui si aprirebbe  una  preziosa via di utilizzo delle tecnologie e della DAD se essa fosse adoperata per lanciare  stimoli tematici, per avviare discussioni problematiche con l’obbligo di utilizzare solo INTERNET e di percorrerne gli infiniti sentieri di conoscenza. Uno dei problemi che abbiamo di fronte è proprio quello di assicurare la competenza d’uso della rete, sapendone verificare criticamente attendibilità ed affidabilità nella prospettiva del life-long learning. Agli alunni, poi, toccherebbe il compito di presentare in piattaforma l’esito delle ricerche, per confrontarsi criticamente, per effettuare sintesi, per promuovere e condividere ipotesi conclusive: in modo da innestare quei processi fondamentali di BRAINSTORMING, di confronto e di scambio di idee e di opinioni. MA CHI VOLETE CHE LO FACCIA in via ordinaria ed al di fuori di una logica di confronto in team? Certamente non va sottovalutata la preziosa funzione che può svolgere – nel bene e nel male –  l’alfabeto elettronico, forsennatamente utilizzato da generazioni che hanno ormai la prevalente – ahimé – consuetudine d’uso  del linguaggio iconico, velocemente intuitivo ma assai lento e poco aperto alla riflessione: al punto da educare una generazione  di  “babbuini”, incapaci di utilizzare il codice verbale  (Postman  in “Ecologia dei media).

Non certo sono abituati ad avviare i ragazzi ad un uso critico della rete, questi nostri insegnanti, preoccupati principalmente di rincorrere il programma …

DIDATTICA- Utilizziamo ed isoliamo questo termine volendo indicare con esso  LA PRASSI EDUCATIVA nella misura in cui essa si avvale di particolari strategie di intervento. Ed è chiaro che, a questo livello, si è scelto dal primo novecento un modello attivistico che vede l’alunno al centro del fatto educativo. Basterà pensare all’impostazione pedagogica del Dewey ed alla felice esperienza delle “Scuole nuove” in Europa, col Decroly, col Claparede e coi tanti sostenitori dell’ATTIVISMO , psicologicamente fondato sul rispetto dell’allievo, dei suoi interessi, dei suoi ritmi di sviluppo (Piaget).

Ebbene, in cosa possiamo individuare l’obiettivo primo ed il  metodo strutturante dei queste esperienze?

NELL’EDUCAZIONE DEMOCRATICA realizzata nel confronto assiduo ed in una   convivenza  fattiva  e responsabile. Oggi parleremmo di EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA ATTIVA , di quella che il Morin, come abbiamo appena visto , invoca quando consiglia di far sì che gli alunni “apprendano a vivere”.

Ebbene, qui entra in gioco un’altra umana  dimensione : quella  AFFETTIVITA’ che attinge al serbatoio  della EMOTIVITA’.

Prima di accennare ai contributi del Goleman è però il caso di chiedersi qui : QUALE EDUCAZIONE SOCIALE ED AFFETTIVA È MAI POSSIBILE ATTRAVERSO LA DAD? LA RISPOSTA È OVVIAMENTE NEGATIVA.

Che fine fanno in tale seducente prospettiva tecnologica:  La didattica laboratoriale (learning by doing) oggi fondamentale in una prospettiva  che oramai insiste sull’acquisizione di reali  competenze-chiave, valorizzando la triade conoscenze> abilità > competenze; Il Cooperative Learning – Il peer tutoring- la sperimentata tecnica della flipped class-room…?

Mancano nella DAD le dinamiche di gruppo, l’interazione e il confronto che generano le identità, mancano i momenti cooperativi che si sono dimostrati preziosi in chiave formativa. Così evaporano molte tecniche rivelatesi preziose nella gestione della classe: IL Focus Group , il  Circle-Time (Kurt Lewin), e qualunque concreta altra forma di cooperazione operosa raccomandata dal Cousinet…

A scoraggiare facili obiezioni di chi volesse  imputare la mia analisi di vecchiume pedagogico basterà qui richiamare il contributo di pensiero e di esperienza di ricercatori e psicologi contemporanei. Mi riferisco al già citato Goleman  ed ai suoi studi sulla INTELLIGENZA EMOTIVA,  da privilegiare in quanto è posta alla base di ogni altro apprendimento comportamentale e cognitivo

A tale proposito posso qui suggerire ,a chi voglia approfondire la questione ,di leggere , “A SCUOLA DI FUTURO-(Manifesto per una nuova educazione)- di Daniel Goleman e Peter Senge
Segnalo in alternativa, la possibilità di prendere visione di una mia puntuale sintesi pubblicata su EdScuola alcuni anni fa.

GOLEMAN  sostiene l’esigenza di una educazione alla CONSAPEVOLEZZA di sé ed alla EMPATIA
Ebbene, viene così a prospettarsi un’educazione intellettiva non più sterilmente individualista, rinchiusa in una dimensione riflessiva di carattere analitico ed isolazionistico,sviluppata entro comparti culturali fissi e stagnanti, ma una ginnastica mentale flessibile ed onnicomprensiva scandita dal problem solving. In ogni caso , un’educazione da fondare a 360 gradi per riavviare, secondo le parole di GOLEMAN , “un’educazione alla VITA (Cap.1”)

L’Autore  afferma che ” la relazione tra gli effetti dell’educazione sociale ed emotiva, il comportamento e il rendimento scolastico ha costituito, nel corso di una sperimentazione dal lui promossa, un’enorme piacevole sorpresa” e che “la triplice attenzione (interiore, verso gli altri e verso l’esterno) può preparare al meglio i ragazzi per il futuro” (Cap. 1)
In conclusione , “sono cinque i punti che costituiscono ora le abilità fondamentali insegnate nell’educazione sociale ed emotiva, per come è venuta sviluppandosi in America: autoconsapevolezza, autogestione, empatia, abilità sociali e buon decision making” (pag. 5).

Ed è chiaro che un tal genere di educazione non trova posto nella DAD, salvo diversa prova.

CONCLUSIONI – Ai tanti che si dicono preoccupati di garantire comunque una “seria “valutazione dei nostri ragazzi , principalmente in sede di esami conclusivi ed a quanti acutamente sostengono la fondatezza di tale preoccupazione affinché non sia messa a rischio “la validità” del titolo di studio, intendo rispondere con una raccomandazione, con una domanda e con uno sberleffo

La raccomandazione è mirata a consigliare un vecchio testo degli anni 70-80 di tale Zavalloni “Valutare per educare” (ed. La Scuola)- Nel titolo è chiaramente indicato il senso ed il fine di tale processo docimologico.

La domanda è rivolta agli attuali  docenti delle scuole secondarie superiori che non finiscono mai di stupirmi nella misura in cui oggi, agli esami di Stato, scoprono tanti e numerosi “piccoli geni”

Lo sberleffo , sonora espressione di dissenso, è riservato a quanti si stanno ponendo le domande di cui sopra : in una situazione di totale emergenza che mette a rischio le esistenze individuali e collettive.

Grazie per l’attenzione protratta che vi è stata richiesta.

Per il diritto allo studio

Gilda Bologna per il diritto allo studio

La Gilda degli insegnanti di Bologna fa una donazione per oltre 5000 € alle scuole bolognesi, facendo recapitare nella settimana di Pasqua tredici personal computer portatili di buona qualità, in modo che siano dati in comodato d’uso agli studenti bisognosi.

La scelta, decisa da tempo, è caduta su quattro istituti professionali, cioè su comunità che frequentano indirizzi specifici e per le quali sono richiesti spesso sacrifici da parte delle famiglie e dei ragazzi, che affrontano quotidianamente un pendolarismo faticoso e oneroso.

Guarda il video di presentazione

Si tratta di un piccolo gesto rispetto alle esigenze che palesemente sono emerse, ma confidiamo non rimanga isolato.

Gli istituti scelti sono i seguenti: 

  • Istituto Professionale Meccanico Malpighi di Crevalcore 
  • Istituto Agrario Ferrarini di Sasso Marconi, sede staccata dell’Istituto Serpieri
  • IPSAR Veronelli di Casalecchio di Reno
  • IPIA Fioravanti di Molinella sede staccata del Giordano Bruno di Budrio.

Bologna, 9 aprile 2020

Gilda degli insegnanti della provincia di Bologna

Il digitale una risorsa per mantenere vivo il rapporto con la scuola

Il Ministero dell’Istruzione sceglie tra i suoi partner Telefono Azzurro

Il digitale una risorsa per mantenere vivo il rapporto con la scuola 

Il Ministero dell’Istruzione ha scelto tra i suoi partner Telefono Azzurro, condividendo l’idea che il digitale è una risorsa che offre l’opportunità di mantenere vivo il rapporto tra la comunità scolastica, formata da alunni e docenti, e la Scuola.

Attraverso la didattica digitale, infatti, il Ministero dell’Istruzione ha creato un ambiente di lavoro per supportare gli istituti che hanno attivato forme di didattica a distanza a causa dell’emergenza Coronavirus e, all’interno di questo spazio, Telefono Azzurro mette a disposizione la propria esperienza proponendo webinar tematici e consigli per ragazzi e famiglie, affinché si possa ripartire con nuovi stimoli e nuove prospettive. 

Tante le proposte e le sollecitazioni offerte, sempre frutto di molteplici collaborazioni messe in campo in questa stato di emergenza:

1.       La prima è stata quella con Future Education Modena con cui è stato attivato da subito il progetto di pear education dal titolo “SFIDE”, nel quale i ragazzi delle scuole medie e superiori sono coinvolti, attraverso i loro docenti, per 8 settimane nel realizzare video pillole informative.

2.       La seconda proposta riguarda la collaborazione a SOS didattica a distanza, iniziativa attivata dall’Unità Nazionale eTwinning, che fornisce una serie di materiali, risorse, forum tematici e eventi online al fine di supportare i docenti e le scuole. Telefono Azzurro si inserisce in questo progetto proponendo webinar per i docenti che si basano sulle tematiche trattate nel progetto “SFIDE”. 

3.       La terza, infine, riguarda la collaborazione con Attiviamo Energie Positive, progetto di Produzione dal Basso, che propone un ciclo di formazione e webinar gratuiti nel quale Telefono Azzurro collabora realizzando un webinar sulla Sicurezza in Rete di bambini e adolescenti, con un focus specifico sulla situazione attuale, rivolto agli adulti (genitori, docenti, ecc.) 

“Stiamo lavorando a stretto contatto col Miur per capire come adattare le tecnologie che abbiamo a disposizione a una generazione di ragazzi che vuole partecipare, essere presente, testimoniare un impegno per il proprio futuro” – dice il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro – “Dobbiamo riorganizzare la scuola sulla base di quelle che sono le esigenze dei giovani. Per questo è necessario uno sforzo enorme, una rivoluzione nell’impostazione, che cerca e trova risposte nel loro ascolto dal quale risulta che in molti casi le hanno già”.

Concerto “a distanza”

Europa: Orchestra Erasmus esegue concerto “a distanza”

Galli: “Uniti da musica e valori, gli studenti danno un messaggio di speranza’’

Firenze, 9 Aprile 2020 – L’Orchestra Erasmus lancia un messaggio di speranza e unità con un’inedita interpretazione “a distanza” dell’Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Su iniziativa dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, 38 studenti dei Conservatori e degli Istituti di musica italiani hanno registrato, ognuno nella propria abitazione, un contributo individuale che poi è stato assemblato in un unico video, sotto la conduzione del Maestro Elio Orciuolo, del Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli.

Per il Direttore Generale dell’Agenzia, Flaminio Galli: “Distanti, per rispettare le norme anti contagio, ma uniti dal linguaggio universale della musica e dai valori del programma Erasmus, questi studenti hanno espresso a nome di un’intera generazione un forte messaggio di solidarietà e di speranza in un periodo di incertezza e sofferenza. In condizioni avverse, hanno fatto prevalere lo spirito unitario e il senso di appartenenza, regalandoci una performance emozionante di grande valenza simbolica”.

Link al video dell’Orchestra Erasmushttps://youtu.be/M0m49NL8kcU

Per maggiori informazioni sull’Orchestra:   http://www.erasmusplus.it/orchestra-erasmus/

Non possiamo svolgere concorsi

Scuola =Sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro :È una situazione inedita, serve realismo, non possiamo svolgere concorsi.Immaginare altre strade per immettere dal 1 settembre docenti nelle scuole.Non sottovaluto i problemi tecnici nell’aggiornamento delle graduatorie, ma non possiamo parlarne l’anno prossimo…

“La situazione è inedita, dobbiamo fare un bagno di realismo: non siamo nella condizione di far svolgere i concorsi per assumere gli insegnanti. Ed è meglio non bandire concorsi che poi non si faranno. Dobbiamo immaginare da subito altre strade per immettere nella scuola nuovi docenti sin dal primo settembre.” 

Lo afferma il sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro in un’intervista che appare oggi su Il Manifesto.

“Sia chiaro: le assunzioni sono irrimandabili  – prosegue il sottosegretario di Leu – L’anno scolastico 2020-21 sarà persino più delicato di questo che si sta per chiudere. I docenti dovranno farsi carico di quello che ha funzionato solo in parte nella didattica online.

Dobbiamo individuare una procedura per stabilizzare le migliaia di precari che sarebbero stati assunti con il concorso straordinario. Penso ai titoli, alle abilitazioni. Ma diciamoci subito che non siamo nelle condizioni in fare in altro modo.”

“C’è anche un’altra questione spinosa: l’aggiornamento delle graduatorie. Non sottovaluto certo  i problemi tecnici – conclude De Cristofaro – ma non si può dire a chi ha lavorato, ‘ci spiace, ne riparliamo l’anno prossimo’..

Pubblicato in G.U. il D.L. SCUOLA

Le misure urgenti contenute nel decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22  consentono di definire i contorni, peraltro ampiamente anticipati dai media, del piano di azione del Ministero per la gestione dell’emergenza. Saranno le Ordinanze Ministeriali attuative del piano stesso a fornire chiare indicazioni operative sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato.

Sciogliere in modo univoco il nodo della valutazione finale e degli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo, esplicitando tutte le relative procedure, rappresenta, quindi, un passaggio essenziale per dare certezza e legittimità a quanto le scuole attueranno sia nel caso di un ottimistico rientro in aula entro il 18 maggio, sia nell’eventualità che ciò non avvenga.

Riteniamo, tuttavia, che la vera sfida sia costituita, oltre che dalla gestione della necessità contingente, anche e soprattutto da quella del futuro prossimo. Per questa ragione, auspichiamo di conoscere quanto prima il testo delle ordinanze che disciplineranno le operazioni di avvio del nuovo anno scolastico.

Sottolineiamo che occorre decidere in fretta, ma lucidamente, come la scuola italiana  affronterà l’anno scolastico 2020/2021 e cosa farà nell’evenienza di una prosecuzione della fase di emergenza. A settembre, potremmo trovarci davanti a situazioni del tutto nuove, scardinanti, e comunque non gestibili attraverso prassi operative consolidate. Il tempo per decidere c’é, sebbene non sia molto, ma una cosa è farlo sul presente e sull’immediato futuro avvalendosi di buon senso e spirito pratico, un’altra è compiere scelte politiche di sostanza che potrebbero condurre a una nuova configurazione della scuola italiana stessa.

L’ANP, in tal senso, condivide appieno la riflessione di Roger Abravanel, pubblicata sul Corriere della Sera del 7 aprile 2020, secondo cui per un cambiamento di queste dimensioni i cinque mesi tra oggi e settembre sono un tempo brevissimo. Non sprechiamoli illudendoci che dopo l’estate tutto tornerà come prima.

Le Regioni al ministero: la competenza sul calendario della scuola è nostra

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Sul calendario scolastico regionale «la competenza è delle Regioni». A ricordarlo parlando con l’Ansa è Cristina Grieco, coordinatrice degli assessori regionali alla Scuola. «Lo Stato individua il periodo minimo di giorni di lezione – spiega – poi le Regioni stabiliscono i loro
calendari». E dunque «se l’anno scolastico inizia il 1° settembre 2020-2021 il calendario delle lezioni poi lo decidono le singole Regioni. In Toscana per esempio abbiamo fatto una programmazione permanente per la quale non si torna mai a far lezione prima del 15 settembre». E questo anche per non compromettere la parte finale della stagione turistica che quest’anno, spiega l’assessore, sarà ancora più complicata per gli operatori.

«Se il ministero – dice Grieco – dovesse unilateralmente prevedere un inizio delle lezioni il 1° settembre, provocherebbe evidenti problemi per le Regioni. Eventualmente è possibile prevedere di utilizzare la prima parte di settembre per il recupero delle lacune. Insomma serve un confronto con il ministero, dobbiamo iniziare a porci il tema dell’inizio del nuovo anno scolastico che non sarà certamente un anno ordinario. Io non sono preoccupata tanto della ripresa delle lezioni ora, quanto per l’avvio del prossimo anno, serviranno misure che assicurino sicurezza e distanziamento. È necessario convocare quanto prima un tavolo con il ministero dell’Istruzione per lavorare a tutto questo».

Il decreto sulla chiusura dell’anno scolastico approvato due giorni fa dal Consiglio dei ministri prevede che «con una o più ordinanze del ministro dell’Istruzione sono adottate misure volte alla definizione della data di inizio delle lezioni per l’anno scolastico 2020-2021 d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, anche tenendo conto dell’eventuale necessità di recupero degli apprendimenti quale ordinaria attività didattica e della conclusione delle procedure di avvio dell’anno scolastico».

Ok emendamento rimborsi gite scuola e pacchetti turistici

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

«I pacchetti turistici acquistati, con particolare riferimento ai viaggi di studio ed alle gite scolastiche annullate, saranno rimborsati o trasformati in voucher grazie ad un emendamento di Italia Viva al decreto Cura Italia. Crediamo sia davvero importante in questo momento di difficoltà economica ristorare subito le famiglie delle spese che avevano anticipato senza mettere in difficoltà il settore turistico, che già deve affrontare una crisi durissima». Così in una nota i senatori di Italia Viva Donatella Conzatti ed Eugenio Comincini, firmatari dell’emendamento sui rimborsi dei pacchetti turistici.

Sì ai consigli di classe on line
«Le sedute degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado possono svolgersi in videoconferenza, anche ove tale modalità non sia stata prevista negli atti regolamentari interni». Lo prevede un emendamento al decreto Cura Italia presentato dal relatore Daniele Pesco (M5s) e approvato dalla commissione Bilancio del Senato.

Didattica a distanza (di sicurezza): come studiare rimanendo protetti

da Il Sole 24 Ore

di Gastone Nencini*

In queste settimane, a causa della delicata situazione nella quale purtroppo ci troviamo in seguito al diffondersi dell’epidemia di Covid-19, si parla sempre più spesso di didattica a distanza, diventata ormai la normalità per molti studenti.
Così come altre tecnologie utilizzate in questo periodo, anche gli strumenti per la didattica a distanza erano già presenti sul mercato da diverso tempo e sono molto simili a quelli che le aziende hanno implementato per lo smart working.
La differenza principale è che una buona parte delle organizzazioni che si erano già dotate di queste piattaforme aveva scelto implementazioni commerciali, mentre chi ha dovuto rincorrere la situazione di emergenza ha optato per quelle che sono le versioni di prova o limitate dei differenti prodotti presenti sul mercato.
Questo aspetto è importante e va tenuto in considerazione, perché la disponibilità di funzioni nelle versioni di prova dei prodotti è limitata rispetto all’upgrade commerciale e questo impatta anche sulla componente security.

I problemi di sicurezza legati alla didattica a distanza sono molteplici e spaziano dalla security intrinseca offerta dalla piattaforma scelta, ai problemi legati alla privacy e al controllo di chi si collega, passando per i problemi relativi al Copyright dei documenti condivisi su queste piattaforme. Infine, si devono tutelare i minori e le persone che utilizzano la piattaforma.

Come utilizzare in maniera sicura queste piattaforme? Ecco dieci consigli pratici dal lato studenti/genitori.
• Installare un software Antivirus commerciale e abilitare il Controllo parentale sui computer utilizzati, per poter controllare eventuali malware, impostare i tempi di utilizzo del computer stesso, attivare le funzionalità di controllo privacy sui social network e controllare la navigazione web
• Nel caso si utilizzi un router commerciale, non gestito da un operatore telefonico, verificare o far verificare a un tecnico specializzato che il firmware del router sia aggiornato
• Verificare di aver installato tutti gli aggiornamenti sia del sistema operativo che dei programmi utilizzati, ad esempio la suite di office automation, il reader dei file pdf, il browser internet e tutti i programmi che vengono utilizzati per la didattica a distanza
• Attivare le funzionalità di firewall, presenti ormai di default, anche nei sistemi operativi che hanno una configurazione standard

Ecco, invece, i consigli dal lato docenti/istituti
• Scegliere piattaforme commerciali che offrono un servizio di prova, per verificare la possibilità di settare i parametri di sicurezza e privacy
• Inviare i dettagli del collegamento in modo sicuro, preferire le sessioni che richiedono la registrazione dell’utente e controllare sempre (ad esempio invitando alla lezione via email) chi si collega in anticipo, in modo tale da verificare durante la lezione che il numero dei partecipanti non sia superiore a quello atteso. Se i numeri lo consentono, fare l’appello
• Controllare i seguenti parametri nel momento in cui si attiva una lezione a distanza:
– disattivare la funzionalità di invito alla lezione per i partecipanti
– disattivare la funzionalità di poter vedere la lista di tutti i partecipanti
– disattivare la funzionalità di poter modificare l’evento per i partecipanti
– attivare le funzionalità di cifratura (Encryption) delle comunicazioni
– limitare o disattivare le funzionalità di File Transfer
– limitare o disattivare le funzionalità di chat private tra i partecipanti lasciando attiva solo quella pubblica
– se non indispensabile, disattivare le capacità video
– in generale attivare o disattivare tutte quelle funzioni che potrebbero violare il rispetto della privacy
• quando si utilizzano siti o tools per sessioni Q&A, accertarsi che le comunicazioni avvengano in modalità cifrata e verificare la gestione della privacy del servizio stesso
• verificare che non vengano violate le regole sul Copyright per i materiali utilizzati
• evitare di far collegare in video gli studenti se non strettamente necessario o attivare la sessione video singolarmente e non per la totalità dei partecipanti. Sostituire anche le foto con fotografie generiche. Non inserire nome e cognome al momento del collegamento, se possibile utilizzare solo il solo nome o dei nickname.

In generale, è importante evitare il più possibile di disseminare online troppe informazioni, che potrebbero essere sfruttate per campagne mirate di phishing e colpire gli utenti con malware o ransomware, chiedendo poi riscatti in denaro per sbloccare i computer. Oggi esiste però anche un altro rischio, quello dei deepfake. I cybercriminali potrebbero impossessarsi degli audio e dei video sparsi online per produrre video falsi, ad esempio utilizzando un insegnante per fargli lanciare comunicazioni o notizie falsi agli studenti, che a loro volta potrebbero vedere il loro volto utilizzato in altre campagne maligne.

  • Country manager Trend Micro Italia

Scuola, stessa riapertura per tutti dal primo settembre i recuperi

da Il Messaggero

Tutti a scuola dall’1 settembre: il prossimo anno scolastico giocherà di anticipo per recuperare il tempo perduto. E poi, dopo le prime tre settimane di ripasso, partiranno le lezioni del 2020 probabilmente nell’ultima settimana di settembre, con un’unica data uguale per tutta Italia. A decidere però se la riapertura sarà reale o virtuale, spetterà ai medici in base alla curva dei contagi da Covid-19. La riapertura dopo il lockdown, infatti, non sarà semplice. Soprattutto per la scuola.

LA PAROLA D’ORDINE

Per la cosiddetta fase 2 la parola d’ordine, ribadita più volte dalla ministra all’istruzione Lucia Azzolina, è sicurezza: non si torna a scuola, quindi, se non ci sono le condizioni sanitarie per farlo. Vale a dire che, con il virus ancora in circolazione, la ripresa delle lezioni in classe potrebbe farsi attendere più a lungo del previsto. Accantonata infatti l’idea di poter rientrare fisicamente nelle aule entro il 18 maggio, che significherebbe rimettere in circolazione quasi 8 milioni di studenti e un milione tra docenti e personale tecnico e amministrativo, ora si pensa al futuro. L’idea, prevista nel decreto scuola fresco di approvazione, è quella di trovare una data unica per il rientro a settembre: a differenza di quanto accadeva fino allo scorso anno, quando il ministero dava un calendario nazionale su cui le singole Regioni avevano la possibilità di apportare modifiche in base alle esigenze del territorio. Per l’anno scolastico 2020-2021 questo aspetto potrebbe diventare ininfluente visto che tutte le scuole avvieranno le lezioni più tardi rispetto al solito.
Probabilmente, infatti, si andrà a riprendere la scuola, per tutti, nell’ultima settimana di settembre. Fino a quel momento, però, gli istituti avvieranno comunque la didattica per riprendere il tempo andato perduto nelle ultime settimane. Si partirà infatti il 1 settembre con i corsi di recupero: un rientro che potrebbe avvenire, nella migliore delle ipotesi, con i docenti in classe. Almeno per quelle materie che hanno maggior bisogno di riprendere le fila del discorso: saranno infatti le scuole a decidere quali approfondimenti far partire dal primo giorno del mese. Qualora invece il rientro potesse essere solo a distanza, sarà necessario riavviare la didattica online. Da qui a settembre sarà opportuno potenziarne gli strumenti: secondo l’Istat infatti un ragazzo su 3, in Italia, non ha un computer o un tablet con picchi vertiginosi al Sud. In questi giorni le scuole stanno correndo ai ripari: il ministero dell’istruzione ha stanziato 70 milioni per l’acquisto dei computer da assegnare in comodato d’uso alle famiglie sprovviste, 10 milioni per le piattaforme e-learning delle scuole e 5 milioni per la formazione digitale dei docenti.
Lorena Loiacono

Coronavirus e didattica a distanza, la riforma fai-da-te inventata da presidi e professori

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Che cosa sia per davvero la didattica a distanza, non lo sa dire nessuno. Neppure il ministero dell’Istruzione, che nel renderla obbligatoria con il decreto di lunedì, ha comunque messo nero su bianco che non se ne possono valutare i risultati in termini di apprendimento e di prestazione dei ragazzi. Alla fine dell’anno, si legge all’articolo 1 sarà dunque valutato «l’impegno degli alunni». Un paradosso che è la fotografia ben definita di quello che sta succedendo in queste settimane nelle scuole italiane. L’unica certezza della didattica a distanza, è la distanza, cioè le lezioni non sono tenute a scuola. Per il resto è un grande fai-da-te, un improvvisato bricolage affidato agli insegnanti, un esperimento di creatività collettiva che potrebbe diventare una riforma. Persino la ministra Lucia Azzolina quando la ha inaugurata pensava ad una modalità per permettere alle scuole del Nord Italia di rimanere vicino ai propri ragazzi per un paio di settimane durante la prima quarantena. L’esperimento ha rischiato di travolgere tutto ed è stato rapidamente trasformato in una necessità: ma i contorni e i contenuti sono ancora tutti da disegnare. E per ora si basa sullo sforzo di professori e presidi.

Tutti online

Che cosa succede nelle scuole lo ha fotografato in questi giorni una rilevazione della Cisl: su un campione di 2600 scuole, il trenta per cento di quelle presenti nel nostro Paese, praticamente tutte fanno qualche forma di didattica a distanza. Si ferma all’1,8% dei casi la situazione in cui è svolta da una minoranza di docenti, mentre nel 62,7% risulta coinvolta la totalità del personale docente e nel 35% dei casi dalla maggioranza. Il ministero si era limitato nei giorni scorsi a far sapere che oltre l’ottanta per cento delle scuole era in qualche modo in contatto con gli studenti: ma il «contatto» può essere il WhatsApp delle maestre, una piano di lezioni, una mail con i compiti, insomma un po’ di tutto. Senza contare che il Miur ha censito le scuole – via Facebook – e non le classi. Anche in uno stesso istituto le lezioni sono molto diverse perché dipende dalla preparazione al digitale e dall’intraprendenza e appunto creatività degli insegnanti.litici

Lo sforzo dei docenti: impegno raddoppiato

«Non è poco – spiega Maddalena Gissi, segretario scuola della Cisl -, se si considera quanto l’emergenza sia giunta improvvisa e imprevista, e se si tiene conto delle difficoltà con cui ci si misura non solo a livello di competenze e dimestichezza nell’uso di tecnologie e linguaggi della comunicazione a distanza, ma soprattutto della frequente carenza di efficaci dotazioni strumentali e infrastrutturali, come evidenziano gli intervistati, segnalando l’esistenza di problemi legati sia alle difficoltà di connessione, sia alla disponibilità di strumentazione» Un dato molto interessante e poco noto riguarda l’impegno per i docenti, per preparare, correggere, tenere i contatti e aggiornarsi: per l’87,3 per cento dei docenti è maggiore di quello richiesto normalmente. Solo il 10,8% considera invariato il carico di lavoro, a fronte di un 2,1% che lo considera diminuito. Tra gli insegnanti c’è chi lavora più di 25 ore (64per cento) e chi più di 36 (21 per cento) . Tutto ciò, nonostante le attività agli alunni avvenga nella maggior parte dei casi (76%) per una quantità di ore ridotta rispetto a quelle previste ordinariamente in presenza. Solo nel 24% dei casi infatti l’orario delle lezioni corrisponde a quello ordinario. La valutazione degli alunni si fa nel 69 per cento delle scuole. In tre casi su quattro sono stati i presidi ad attivarsi e a coordinare la nuova modalità, mentre nel 25 per cento hanno lavorato autonomamente i professori delle singole classi.

Le esperienze

Ci sono scuole in cui si fa un’ora al giorno (per le elementari) tra le proteste dei genitori. Altre in cui le maestre mandano video e piccoli documentari da vedere (con i genitori), chi dà solo compiti (modalità espressamente esclusa dalla didattica a distanza nei documenti ministeriali: ci vuole il feedback della maestra o dei professori), ci sono scuole in cui i professori hanno paura di mostrarsi in video, altre in cui hanno preso il congedo parentale. Ci sono istituti in cui si è fatta la simulazione della Maturità (quella normale) online, ma anche professori che chiedono agli studenti di bendarsi prima di essere interrogati per evitare la tentazione di sbirciare dai libri. Persino l’associazione nazionale dei presidi ha preso posizione per dire che gli insegnanti devono abbandonare la valutazione tradizionale e sforzarsi di fare un passo avanti e valutare le competenze. Oggi è difficile immaginare che cosa resterà di questo esperimento nazionale, che ogni giorno si arricchisce di novità, di soluzioni e anche di nuovi tablet che le scuole stanno distribuendo a chi ancora non li ha (l’Istat dice una famiglia su tre).

E-learning, quando la scuola arriva a casa

da la Repubblica

Maria Francesca Fortunato

Emergenza Coronavirus, la didattica si reinventa a distanza e le piattaforme di insegnamento on line diventano il canale principale. Raggiunto l’81% degli studenti. E anche nelle università otto iscritti su dieci seguono le lezioni e affrontano gli esami tra le mura domestiche. Insomma, un’indicazione per il futuro. Ecco quali sono le piattaforme e come funzionano

La campanella suona ancora. Magari in radio, come succede a Frosinone, all’Istituto “Bragaglia”, dove le giornate di lezione sono diventate un palinsesto e raggiungono i ragazzi via streaming. È una delle storie della scuola che cambia ai tempi del Coronavirus, per non fermarsi.
Secondo i dati del ministero dell’Istruzione gli alunni finora raggiunti dalla didattica a distanza sono 6,7 milioni, pari all’81 per cento del totale. Tra le prime scuole a sperimentarla l’istituto comprensivo di Lozzo Atestino, in Veneto, con un plesso anche a Vo’: zona rossa dal 21 febbraio, la scuola ha organizzato in dieci giorni lezioni di coding e incontri sull’intelligenza emotiva. A Passirano, nel bresciano, si fanno a distanza anche le prove dell’orchestra della scuola media mentre a Caivano (Napoli) i ragazzi dell’Alberghiero “Morano” fanno pratica di cucina girando videotutorial.
Preservare il contatto tra classi e insegnanti
Le modalità, insomma, sono tante. I mezzi essenziali due – una connessione internet e un pc, sostituibile con tablet o smartphone – ma non è detto che siano accessibili a tutti. Il digital divide, è l’ostacolo principale oggi per i presidi che cercano di portare avanti l’anno scolastico. Gli istituti che ne avevano la possibilità hanno distribuito in comodato gratuito pc e tablet alle famiglie ancora sprovviste e il ministero dell’Istruzione è corso ai ripari con uno stanziamento di 85 milioni di euro. Soldi destinati all’acquisto di dispositivi per gli studenti e al potenziamento delle piattaforme di e-learning delle scuole. Perché il ministero su un punto è stato chiaro: per fare didattica a distanza non basta assegnare compiti, dicono le circolari di viale Trastevere, ma bisogna preservare il contatto tra insegnanti e classi. Via libera quindi a chat di gruppo, documenti condivisi, videolezioni in diretta o registrate (e se si decide di andare live, meglio farne una copia e caricarla sulla piattaforma, a disposizione di chi ha una connessione ballerina).

Applicativi per classi virtuali
Gli applicativi che consentono di mettere su la propria classe virtuale sono diversi. Accanto al registro elettronico o a social network dedicati all’insegnamento, come Edmodo, ci sono anche gli stessi strumenti che nella stanza accanto mamma e papà usano per fare smart working.
Tra le piattaforme più usate c’è la G-Suite for Education di Google, con le app Meet, per comunicare via chat e in videoconferenza, e Classroom, per scambiare compiti e commenti. «Nell’ultimo mese il numero di scuole che usa la nostra suite si è quadruplicato – dice Marco Berardinelli, head of education di Google Italia – E pur sommersi dalle richieste, abbiamo ridotto i tempi di approvazione da due settimane a pochi giorni. Stiamo per rilasciare anche nuove funzioni per gestire meglio le classi virtuali». Per aiutare le scuole, Google ha allestito un sito pieno di consigli (Insegna da casa) e, con Tim, un servizio di helpdesk. «Sfatiamo un mito: per un’ora di lezione bastano pochi mega – continua Berardinelli – e se ci sono problemi di connessione, consigliamo di chiudere la webcam e utilizzare solo il canale audio».
Le videolezioni delle scuole italiane viaggiano anche su Microsoft Teams, WeSchool, Zoom, Cisco Webex, Amazon Chime. Come avviene con Google Meet, la lezione diventa una riunione, gli alunni sono i suoi partecipanti. Il docente parla ai ragazzi avviando la conference call, può condividere lo schermo per mostrare slide o attivare una lavagna virtuale. Non è proprio come disporre di una lavagna vera, ma per avere la stessa resa di scrittura si può connettere al pc una tavoletta grafica o uno schermo touch per disegnare. Anche Skype, grazie alla videochiamata di gruppo, è uno strumento adottato in queste settimane dalle scuole. In casa Facebook, invece, c’è la funzione Gruppi, per utenti dai 13 anni in su.

Attenzione alla tutela dei dati personali
Nella scelta della piattaforma le scuole devono però prestare attenzione alla tutela dei dati personali. Il Garante della privacy pochi giorni fa ha raccomandato, nel caso in cui si scelgano piattaforme non destinate solo alla didattica, di attivare solo i servizi necessari per la formazione e ridurre i dati personali trasmessi (niente geolocalizzazione, ad esempio).

Anche gli atenei bussano alle porte
Come la scuola, anche l’Università è ormai on line. I dati della Crui (la Conferenza dei rettori delle università italiane) dicono che l’80 per cento degli iscritti, ovvero 1 milione 400mila studenti, fa lezione via web. E nel salotto di casa sostiene anche gli esami e discute la tesi di laurea.
L’Università di Milano Bicocca ha registrato, agli inizi di aprile, oltre 200mila accessi sulla piattaforma Moodle (una delle due utilizzate per la didattica a distanza), con 2 milioni e mezzo di videolezioni visualizzate. A Bologna l’Alma Mater ha messo on line per i suoi 85mila studenti tutti i 3.667 insegnamenti del secondo semestre e nelle prime due settimane di stop ha permesso a 2.400 studenti di laurearsi. All’Università della Calabria si assicurano in modalità telematica lezioni, esami, lauree e tutti quei tirocini compatibili con lo smart working. L’ateneo ha messo su anche una task force per aiutare le scuole del territorio ad avviare la didattica a distanza.
La Federico II di Napoli combina le lezioni in live streaming su Teams al piano di intervento straordinario del centro d’ateneo Federica Web Learning. Nata 13 anni fa, la piattaforma Federica.eu è nella top ten mondiale per la produzione di Mooc (Massive open online courses): ne ospita 200, gratuiti e aperti a tutti. Per la fase di emergenza ha lanciato FedericaGo, una linea di produzione più rapida di corsi e-learning: un team di videomaker assiste i docenti, che registrano da casa o in dipartimento. «Il live streaming è la risposta che può andar bene nei momenti d’emergenza, su Federica invece si fa didattica multimediale avanzata con corsi progettati e strutturati, dall’organizzazione dei contenuti alla registrazione in studio – spiega Mauro Calise, professore di Scienza politica e direttore del Centro di Web Learning – È alla seconda formula che speriamo si avvicinino in futuro molti più atenei».