Didattica a distanza, alunni ospedalizzati e istruzione famigliare

da Orizzontescuola

di Antonio Fundaro

La “Scuola in Ospedale” assicura, alle alunne e agli alunni, di qualsiasi età, ricoverati in strutture ospedaliere, il diritto a conoscere e ad apprendere in ospedale, nonostante la malattia.

Consente la continuità degli studi e permette agli alunni e alle famiglie di seguitare a sognare, a essere certi e a investire sul proprio futuro con consapevolezza e con grande sicurezza giuridica, stante l’impegno del ministero, anche in questo momento di didattica a distanza, finalizzato a adattare l’istruzione ai bisogni di ciascuno. Chiaramente, oggi, al tempo del COVID-19, con una certa naturale difficoltà organizzativa.

Fine delle attività svolte con i degenti in età scolare, che si trovano ricoverati in ospedale, è aiutarli a avviare un percorso conoscitivo, emozionale-relazionale e didattico che consenta di conservare le relazioni con la propria classe e, più in generale, con quel sistema formativo che assicura la scuola.

La “Scuola in Ospedale”, forma di intervento previsto dal ministero dell’istruzione, è identificata e valutata nell’ambito della sanità (non solo pubblica) come parte fondamentale del programma terapeutico. Sono presenti, ad oggi, sul territorio italiano circa 170 sezioni ospedaliere che coinvolgono quasi 770 docenti di più ordini e di più gradi dell’istruzione.

Inquadramento storico e normativo

La “scuola in ospedale” in Italia si afferma negli anni ’50, allorché in certuni reparti pediatrici – grazie ad alcuni docenti di scuola elementare – furono inaugurate delle sezioni di scuole speciali per dare un appoggio didattico ai piccoli pazienti e sottrarsi, così, alle problematicità proprie del ritorno nella classe di provenienza. In quel tempo i ricoveri ospedalieri erano, talvolta, interminabili, e rilevanti le difficoltà che il minore incontrava nel riprendere quello che allora si chiamava “programma” e ritrovare forme di parità con gli altri compagni della stessa classe. Da quel momento iniziarono ad aumentare le sezioni scolastiche negli ospedali pediatrici, rivolte non solamente a garantire agli studenti una vigilanza didattica, ma anche a dare il giusto sostegno ai disagi di qualunque specie, emotivi e psicologici, determinati dalla malattia.

La normativa

La Circolare Ministeriale 2 dicembre 1986, n. 345 ufficializza la nascita delle sezioni scolastiche all’interno degli ospedali. La circolare, di fatto, viene a ribadire il carattere “normale” della scuola in ospedale come sezione staccata della scuola del territorio a cui fa riferimento. La successiva C.M. n. 353 del 1998 asserisce poi che “organizzare la scuola in ospedale significa riconoscere ai piccoli pazienti il diritto–dovere all’istruzione e contribuire a prevenire la dispersione scolastica e l’abbandono” mirando, in questo caso, a prevenire la dispersione scolastica. Il ministero fa presente che “il servizio vanta la collaborazione di docenti di ogni ordine e grado, per fornire un sufficiente livello di conoscenze agli alunni ospedalizzati e/o seguiti in regime di day-hospital. Il funzionamento della scuola in ospedale richiede un rapporto programmato e concordato con i servizi socio-sanitari per gli interventi perequativi delle ASL e degli Enti Locali. Sono localmente concordate le modalità di potenziamento dell’offerta formativa dei docenti sulle discipline di indirizzo e su progetti definiti di istruzione domiciliare”.

D.M. 461 del 6 giugno 2019

Il D.M. 461 del 6 giugno 2019 adotta le “Linee di indirizzo nazionali sulla scuola in ospedale e l’istruzione

Domiciliare”, che costituiscono parte integrante del decreto. Di particolare interesse appaiono le due sezioni riservate alla “Metodologie e strumenti” e a “Il portfolio dello studente”, a seguire si ripropongono i due paragrafi.

Metodologie e strumenti

“Le bambine e i bambini, le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti, che, per necessità, sono costretti ad avvalersi dei servizi scolastici ospedalieri o domiciliari, hanno esigenze e bisogni formativi a cui si deve rispondere con la massima professionalità del personale coinvolto.

Particolare importanza riveste l’approccio con l’alunno che, per vari motivi (patologia, situazione scolastica preesistente, contesto socio-culturale) potrebbe rifiutare la scuola o l’intervento in istruzione domiciliare. Si tratta, quindi, di mettere in atto strategie per ottenere risultati sia sotto il profilo didattico-curricolare sia sul piano della qualità della vita dell’alunno.

In una situazione in cui l’alunno temporaneamente malato è costretto ad affrontare il percorso di cura, è bene privilegiare modelli didattici che gli permettano di agire sul piano culturale, che lo facciano sentire l’artefice dei prodotti che realizzerà.

Vanno poi considerati i limiti strumentali dovuti alle patologie, con le conseguenti ridotte abilità. Tempi di applicazione allo studio e limitazioni fisiche e psicologiche vanno considerati attentamente prima della progettazione di qualunque tipo di intervento.

Il rapporto insegnante-allievo se, da una parte, favorisce l’approfondimento, sia sul piano didattico che emotivo, dall’altra pone l’allievo in una condizione di isolamento. È bene, quindi, cercare di superare tale condizione, sfruttando le possibilità offerte dalle moderne tecnologie per la comunicazione.

Il Piano Nazionale Scuola Digitale, le esperienze come Avanguardie educative di INDIRE, ma, soprattutto, la rete nazionale delle scuole ospedaliere mettono a disposizione esperienze e ricerche maturate negli anni, che propongono modelli personalizzabili e individualizzabili per un curricolo degli apprendimenti inclusivo, che faccia riferimento non solo agli interventi didattici, ma anche all’organizzazione dello spazio e del tempo, dei materiali e delle risorse, e che sia monitorato secondo le necessità della persona malata e gli effetti delle cure e della malattia”.

Il portfolio delle competenze individuali, la valutazione e gli esami di Stato

“Si ribadisce che, ai sensi dell’art. 22 del D.lgs. n. 62/2017, per le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti che frequentano corsi di istruzione funzionanti in ospedali o in luoghi di cura per periodi temporalmente rilevanti, i docenti, che impartiscono i relativi insegnamenti, trasmettono alla scuola di appartenenza elementi di conoscenza, in ordine al percorso formativo individualizzato attuato dai già menzionati alunni e studenti, ai fini della valutazione periodica e finale.

Nel caso, invece, in cui la durata della frequenza nell’anno scolastico sia prevalente nelle sezioni ospedaliere, saranno gli stessi docenti ospedalieri a procedere alla valutazione ed effettueranno lo scrutinio, previa intesa con la scuola di riferimento, che fornisce gli eventuali elementi di valutazione di cui è in possesso.

Qualora, infine, lo studente sia ricoverato nel periodo di svolgimento degli esami conclusivi, potrà svolgere l’esame secondo le modalità di cui al decreto ministeriale del 10 ottobre 2017, n. 741, per il primo ciclo di istruzione, e secondo le modalità indicate nell’ordinanza del MIUR di cui all’art. 12, co. 4 del D.lgs. n. 62/2017, per l’esame di Stato del secondo ciclo di istruzione”.

Il portfolio dello studente

“Come già indicato nel Vademecum 2003, i progressi negli apprendimenti e la relativa documentazione costituiscono il portfolio di competenze individuali, che accompagna l’allievo al suo rientro a scuola e durante tutto il percorso scolastico.

Il portfolio è compilato e aggiornato a cura, rispettivamente, del docente o dei docenti domiciliari e dei docenti della classe di appartenenza, anche sulla base della relazione degli insegnanti ospedalieri e/o di istruzione domiciliare. Il portfolio dello studente è parte integrante del progetto formativo e contribuisce ai processi di comunicazione scuola-famiglia-azienda sanitaria e supporta i processi di progettazione, verifica e valutazione dei percorsi. Per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado sono determinate, dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, specifiche modalità di integrazione con il curriculum dello studente di cui all’art. 1, co. 28, della legge n. 107/2015.

Qualora non tutte le materie possano essere oggetto di istruzione domiciliare, è opportuno che la scuola che ha preso in carico l’alunno preveda anche attività di insegnamento a distanza”.

Il Vademecum, le tecnologie e la didattica a distanza

Il paragrafo denominato “Le finalità del servizio di scuola in ospedale e di istruzione domiciliare” difatti prevede, per la “Scuola in ospedale”, alcuni modelli educativi, già sperimentati e validati, ma anche “nuovi modelli pedagogici e didattici, volti:

  • alla flessibilità organizzativa, metodologica e valutativa,
  • alla personalizzazione delle azioni di insegnamento-apprendimento,
  • all’utilizzo didattico delle tecnologie,
  • alla particolare cura della relazione educativa”.

In particolare, dunque, l’utilizzo delle tecnologie, mai come adesso indispensabili.

Nello specifico, il Vademecum, nello stabilire il monte ore di lezioni, “stabilito in base ai bisogni formativi, d’istruzione, di cura e di riabilitazione del malato”, finisce con l’auspicare di “contemplare l’utilizzo delle tecnologie e, qualora possibile, un’efficace didattica a distanza”.

Sì, proprio i due elementi con i quali ci si confronta adesso: uso delle tecnologie e DaD. Di fatto, “sfruttando le possibilità offerte dalle moderne tecnologie per la comunicazione”.

La Carta dei “Diritti e bisogni educativi di bambini e adolescenti malati”

La Carta dei “Diritti e bisogni educativi di bambini e adolescenti malati” è stata voluta da HOPE e promulgata dalla Assemblea Generale di HOPE, a Barcellona, il 20 Maggio 2000 (emendata, poi, dall’Assemblea Generale di HOPE, a Vienna, il 13 Maggio 2016).

La carta prevede i seguenti articoli:

  1. Ogni bambino o adolescente malato ha diritto a ricevere una educazione, sia a casa che in ospedale, anche quando viene curato in un paese diverso dal proprio.
  2. Lo scopo di questa attività è quello di far proseguire a bambini ed adolescenti il proprio percorso formativo, consentendo loro di continuare a vivere il proprio ruolo di studenti.
  3. La scuola in ospedale, creando una comunità di bambini ed adolescenti, favorisce la normalità nella vita quotidiana. L’educazione ospedaliera può svolgersi in gruppi classe, come insegnamento individualizzato e/o direttamente in camera di degenza.
  4. L’insegnamento domiciliare e quello svolto in ospedale devono adattarsi ai bisogni ed alle capacità di ogni bambino o adolescente e verranno svolti in collaborazione con la scuola di appartenenza.
  5. L’ambiente di apprendimento deve essere adattato ai bisogni di bambini ed adolescenti malati. Le tecnologie della informazione e della comunicazione potranno essere usate anche per prevenire forme di isolamento.
  6. Le attività didattiche faranno uso di una pluralità di risorse e metodi. I contenuti del curricolo formativo tradizionale potranno essere ampliati con aspetti relativi a particolari bisogni che derivano dall’ospedalizzazione o dalla malattia.
  7. Gli insegnanti che operano in ospedale ed in assistenza domiciliare devono essere pienamente qualificati per questo lavoro e avere accesso ad ulteriori percorsi di formazione in servizio.
  8. Gli insegnanti di bambini ed adolescenti malati sono a pieno titolo membri dell’équipe multidisciplinare di cura e fungono da collegamento tra il bambino o adolescente malato e la sua scuola di appartenenza.
  9. I genitori devono essere informati del diritto all’istruzione scolastica e delle opportunità educative per il proprio bambino o adolescente malato. Essi saranno considerati partner responsabili ed attivi di questi progetti.
  10. L’integrità personale di ogni bambino o adolescente dovrà sempre essere rispettata. Particolare attenzione verrà posta alla tutela delle informazioni mediche e al rispetto di ogni forma di credenza personale.

Il Piano Nazionale Scuola Digitale, le esperienze come Avanguardie educative di INDIRE

Il Piano Nazionale Scuola Digitale, le esperienze come Avanguardie educative di INDIRE, ma, soprattutto, la rete nazionale delle scuole ospedaliere pongono a disposizione dei docenti che lo volessero e delle istituzioni scolastiche interessate le “esperienze e ricerche maturate negli anni, che propongono modelli personalizzabili e individualizzabili per un curricolo degli apprendimenti inclusivo, che faccia riferimento non solo agli interventi didattici, ma anche all’organizzazione dello spazio e del tempo, dei materiali e delle risorse, e che sia monitorato secondo le necessità della persona malata e gli effetti delle cure e della malattia” come si legge nel “Vademecum del ministero dell’Istruzione.

Modello educativo e il ponte formativo

In questi ultimi anni decenni la scuola si è approssimata, sempre più, a questi studenti malati, naturalmente, tenendo nel giusto esame quelle che sono le condizioni fisiche quanto psicologiche della persona. Ai docenti, in possesso di particolari capacità relazionali, si chiede di possedere qualità reazionali e psicologiche in grado di affermare, il confronto educativo con l’alunno, in maniera serena e, principalmente, serena.

Alla scuola in ospedale si chiede di essere volano di sperimentazione e di mettere continuamente in pratica il “modello integrato di interventi”, per far in modo che ciascun alunno abbia, o meglio, gli siano riconosciute, pari opportunità. In realtà è un modo per assicurare un ponte educativo e formativo tra la famiglia e l’ospedale dove l’alunno è ricoverato. Ciò evita l’insorgere di possibili situazioni di dispersione scolastica. Per queste sue caratteristiche, la scuola in ospedale costituisce un esempio pure per la scuola maldestramente detta “normale”, ovvero, più appropriatamente, la scuola delle classi, adesso delle classi virtuali, lì dove si concretizzano, al tempo del COVID-19, le attività didattiche-educative-formative.

Il sito ministeriale

Si può leggere nell’home page dedicata alla “Scuola in Ospedale”, accessibile dal seguente link, https://www.miur.gov.it/scuola-in-ospedale-e-istruzione-domiciliare come il ministero abbia a cuore di assicurare il diritto all’istruzione per tutti e come sia evidente che, in ragione di questa finalità, abbia innescato tutte quelle procedure per rendere assolutamente percorribile questa strada, solo apparentemente (fino a qualche anno fa) complessa. Strada che, come sarà chiaro a tutti, il COVID-19 ha nuovamente resa di difficile percorribilità (almeno nei primi giorni).

“Questa è una piattaforma che crea legami. Qui si incontrano gli studenti e gli insegnanti, i medici, gli operatori sanitari e le famiglie” afferma il ministero nel presentare la piattaforma, gradevole sia dal punto di vista dell’accessibilità che dei contenuti didattici, pedagogici, metodologici e esperienziali. “La scuola in ospedale si avvicina alla realtà dei bambini e dei ragazzi malati con rispetto e comprensione, ma anche con la profonda consapevolezza che questi pazienti sono innanzitutto persone che hanno diritto a restare se stessi, crescere ed evolvere. La presenza della figura dell’insegnante accanto alle tradizionali presenze ospedaliere deve servire a rassicurare, attraverso un rapporto personalizzato, il bambino ammalato e a sostenerlo e guidarlo sul piano didattico. Importante è il ruolo di “cerniera” tra il momento della terapia, quello della didattica ed il collegamento tra ospedale-scuola e famiglia rivestito dai docenti della scuola ospedaliera. In questo portale, parliamo di continuità educativa, narrazione, prevenzione e di cura; c’è un’area per le domande e le risposte; per i materiali e i nuovi argomenti di riflessione”. Perché, in effetti, è proprio necessario e improcrastinabile il ruolo di “cerniara”

L’Istruzione domiciliare e il diritto all’apprendimento

L’Istruzione Domiciliare, meglio nota con l’acronimo di ID, nasce per garantire il diritto ma anche il dovere all’apprendimento, ma congiuntamente anche per prevenire le problematicità degli allievi colpiti da gravi patologie mediche oche sono impossibilitati a frequentare l’istituzione scolastiche per gravissimi motivi di salute. Il servizio è garantito agli alunni che, impediti temporaneamente da malattia, non sono nelle condizioni di frequentare la scuola per un numero di giorni superiori a 30. Ad attivare la richiesta può essere solo la famiglia.

L’attivazione del servizio di istruzione domiciliare

L’istruzione domiciliare è erogato nei confronti di alunni, iscritti a scuole di ogni ordine e grado, anche paritarie, a seguito di formale richiesta della famiglia e di idonea e dettagliata certificazione sanitaria, in cui è indicata l’impossibilità a frequentare la scuola. Per gli alunni con disabilità certificata, impediti a frequentare la scuola, l’istruzione domiciliare trova una garanzia nell’insegnante di sostegno, attribuito in coerenza con il progetto individuale e il piano educativo individualizzato. Il servizio di istruzione domiciliare ha, dunque, un iter e un’attenta pianificazione sia di tipo organizzativa che amministrativa. La scuola di appartenenza può, eventualmente, anche recepire personale all’esterno del proprio ambito territoriale, provinciale e regionale. Non è da scartare il coinvolgimento dei docenti ospedalieri.

I numeri della Scuola in ospedale

La Scuola in ospedale è uno dei punti di eccellenza del sistema nazionale di Istruzione. Nel 2017/2018 ne hanno usufruito 68.900 studenti, prevalentemente della Scuola dell’infanzia e primaria (oltre il 70%) e quasi 6.000 della Scuola secondaria di II grado, con l’ausilio di 740 docenti. Il servizio è attivo su tutto il territorio nazionale, le Regioni maggiormente coinvolte sono Campania, Lazio, Liguria e Sicilia.

Il servizio e i numeri dell’Istruzione domiciliare

Hanno usufruito di questo servizio più di 1300 alunni, per un totale di quali 75 mila ore di Istruzione domiciliare.

Il nuovo Portale Nazionale per la Scuola in ospedale

Il nuovo Portale Nazionale per la Scuola in ospedale e l’Istruzione domiciliare è uno strumento necessario per dare alle famiglie degli alunni ricoverati in ospedale o stanziati a domicilio, tutte le informazioni sul servizio scolastico. Rafforza l’impegno dei docenti con l’uso delle tecnologie, specie in questi mesi e, certamente, nei mesi che varranno. Permette, infine, alle scuole, di concretizzare le migliori strategie di tipo inclusivo, ugualmente attraverso un contatto tempestivo degli alunni con le relative classi di iscrizione. È, infine, un interessante catalogo delle esperienze più significative.

Il vademecum per l’istruzione domiciliare

Se volessimo, ulteriormente, far leva sugli strumenti giuridici a disposizione della scuola, un importante documento è il “Vademecum sul Servizio di Istruzione Domiciliare” del 2003, stilato al termine del “1° Seminario Nazionale sul servizio di istruzione domiciliare” voluto dal Ministero dell’Istruzione e tenutosi a Viareggio.

Il “vademecum:

  • delinea i passaggi necessari alla attivazione del servizio educativo domiciliare;
  • raccomanda la scelta di metodologie didattiche capaci di coniugare buoni risultati disciplinari con un’attenzione agli aspetti legati alla qualità della vita dell’alunno, anche valorizzando la comunicazione attraverso diversi linguaggi e la progettualità interdisciplinare;
  • consiglia l’impiego di modelli didattici che permettano all’alunno malato di agire sul piano culturale, facendolo sentire coinvolto in prima persona nella creazione di prodotti concreti;
  • indica l’opportunità di utilizzare metodologie didattiche in grado di superare la situazione di solitudine e il dualismo alunno-insegnante, coinvolgendo la classe di appartenenza del bambino malato, sia con incontri e visite dirette, sia con l’ausilio di tecnologie per la comunicazione e per la didattica a distanza.

Dal punto di vista valutativo si raccomanda l’impiego di un portfolio delle competenze, anche se poi si raccomanda che questo venga redatto ed aggiornato dagli insegnanti”.

Il vademecum ministeriale, inoltre, comprende pure novità di tipo medico, nello specifico catalogando:

  • le malattie da tenere presente per l’avviamento della scuola a domicilio
  • le questioni psico-pedagogiche
  • Gli effetti collaterali alle cure
  • ciò che bisogna considerare e attuare per garantire l’integrità oltre alla salute dell’insegnate, anche quella dell’alunno malato e dei compagni dello stesso.

La nota n.388 del 17 marzo 2020

Con la nota n.388 del 17 marzo 2020, il Ministero dell’Istruzione nel fornire le prime indicazioni operative per le attività di didattica a distanza si sofferma e fornisce indicazione anche per la “Scuola in ospedale”. Nello specifico ribadisce che “resta necessario garantire il diritto all’istruzione anche agli alunni ricoverati presso le strutture ospedaliere o in cura presso la propria abitazione. In considerazione della sospensione dell’attività didattica in presenza su tutto il territorio nazionale, nonché dei progetti di istruzione domiciliare e del servizio di scuola in ospedale, si segnala che, per tali alunni, l’attivazione delle procedure per effettuare didattica a distanza risulta necessaria soprattutto al fine di mitigare lo stato di isolamento sociale connesso alla specifica situazione. Per lo specifico della Scuola in ospedale il Dirigente scolastico si confronta con la Direzione sanitaria per individuare i possibili interventi e le modalità organizzative per garantire agli studenti ospedalizzati di fruire delle attività didattiche a distanza. Per quanto riguarda la specificità delle istituzioni scolastiche con sezioni carcerarie, il dirigente scolastico dovrà confrontarsi con il Direttore del carcere e con la figura incardinata del coordinamento didattico, per individuare con quali forme e modalità poter continuare l’attività didattica, che rappresenta, in queste situazioni, a maggior ragione un dovere istituzionale per la Repubblica”.

SiO OnLine

I docenti della Sezione Ospedaliera del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Catania, per proseguire nel dare l’importante supporto didattico agli allievi ospedalizzati hanno formato un gruppo di WhatsApp, per uno scambio di informazioni e di materiali di studio di svariata tipologia, ma pure per brevi lezioni in videochiamata. L’idea è stata ricevuta dagli alunni e dai loro genitori con grande entusiasmo.

Le proposte formative e le buone pratiche fornite dal ministero dell’Istruzione

Il ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione degli insegnanti una serie di proposte formative e di buone al link https://scuolainospedale.miur.gov.it/sio/news/ .

Tra gli ultimi importanti aggiornamenti:

Itinerari formativi

Lo studio dei casi più gravi e la condivisione delle strategie di cura educativa più efficaci: i nostri webinar per la Didattica a distanza, rivolti ai Dirigenti delle sezioni ospedaliere e ai docenti ospedalieri e domiciliari

Io tifo Sveva

Un video realizzato dagli amici della famiglia di Sveva, la bambina mancata il 30 settembre nel reparto di Oncoematologia dell’ospedale Burlo di Trieste. La famiglia ha dato vita a #IoTifoSveva, per il sorriso dei bimbi ospedalizzati

Accogliere bambini in classe dopo l’emergenza coronavirus

Un corso per insegnanti di scuola primaria e secondaria curato da esperti del Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, umane e della formazione dell’Università di Perugia e disponibile gratuitamente per tutti gli insegnanti.

La scuola e l’ospedale non vanno in quarantena: teleconsulti e Dad in Campania.

Un progetto pilota del Centro regionale Diabetologia pediatrica “G.Stoppoloni” dell’AOU della Campania e della sezione ospedaliera del 17° C.D. Angiulli permetterà ai piccoli pazienti visite specialistiche ed attività didattiche a distanza.

L’inclusione ai tempi del coronavirus? Un Incanto!

700 bambini italiani cantano tutti insieme “Nessun Dorma” di Puccini. Decine di scuole italiane hanno aderito al progetto di “Europa InCanto” e il 5 aprile oltre 700 bambini hanno voluto testimoniare che la scuola sta facendo la sua parte!

Gli studenti e la TV: La didattica a distanza più innovativa e creativa nasce in Liguria

Come raggiungere tutti, proprio tutti, gli studenti liguri con la didattica a distanza? Ecco il progetto TV!

Uno Sportello d’ascolto didattico durante l’emergenza COVID – 19

In Puglia, l’esperienza delle docenti della Scuola in Ospedale al servizio di tutti gli studenti e del territorio

La storia di Tommy nella Giornata nazionale sull’autismo

I genitori di Tommy Nicoletti vogliono creare un atelier artistico e artigianale per persone autistiche che la Onlus Insettopia sta realizzando a Roma…aiutiamoli!

Un pensiero per non dimenticare Francesca Diletta

I genitori di Francesca Diletta Gobbi, hanno perso la bambina a causa di un tumore tremendo; a sostegno dei bambini affetti da patologie oncologiche, hanno avviato il Progetto a sostegno dei genitori e dei fratelli dei bambini malati.

Le caratteristiche del percorso educativo ospedaliero a distanza

Una riflessione della ricercatrice Ludovica Broglia sui processi di comprensione e rielaborazione degli eventi negativi, essenziali agli alunni malati per l’attribuzione del significato e l’attivazione di corrette strategie di coping

La grande scrittrice, Sara Ciafardoni, legge “Il gabbiano Jonathan Livingston”

Sara Ciafardoni, autrice del best seller “Con tutto l’amore che so”, è anche un’incontentabile lettrice. Ci propone la rilettura critica di un altro best seller, “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach.

L’autrice di 14 anni di “Con tutto l’amore che so” diventa docente universitaria a Torino

Sara Ciafardoni, 14 anni, è stata chiamata all’Università di Torino per una lezione sulla scuola in ospedale e la disabilità. Ecco le pagine del suo successo e due brevi lettere di Sara

Il cinema in ospedale

Il progetto “Cinema in ospedale” nasce con l’intento di dare la possibilità ai ragazzi di esprimere emozioni attraverso un film, intraprendere diverse tematiche, riflettere su se stessi vivendo ed affrontando con maggiore positività e determinazione

La Pedagogia dei genitori di Riziero Zucchi e Augusta Moletto

La Pedagogia dei genitori è la metodologia ideata da Riziero Zucchi e Augusta Moletto, docenti dell’Università di Torino, per l’efficace valorizzazione, in ambito didattico, delle competenze dei genitori. E’ adottata da centinaia di scuole.

L’amore dei docenti del Gaslini per i piccoli pazienti ricoverati davanti al mare

I docenti della scuola ospedaliera del Gaslini desiderano raggiungere tutti i piccoli pazienti e lavorare con loro a pieno ritmo. Ecco i volantini che hanno prodotto e diffuso i vari ordini di scuola presenti nel grande ospedale ligure.

Donatella De Rosa racconta e condivide le sue storie del buon pomeriggio agli studenti

Le storie del buon pomeriggio della docente Donetella De Rosa su youtube: vogliono divertire e far sognare i suoi studenti, vicini e lontani.

Il Coronavirus e il Principe senza paura

Roberta Gasperini, docente ospedaliera di Trieste e fra le migliori della penisola, condivide con noi una bella visione, per continuare a crescere e apprendere serenamente.

Antonio Conte, grande calciatore e allenatore e la moglie Elisabetta, regalano 12 pc alla sezione ospedaliera scolastica del “Regina Margherita” di Torino

La generosità di un grande campione, Antonio Conte, a servizio dei bambini e ragazzi ricoverati al “Regina Margherita” per facilitare la didattica a distanza in un periodo così drammatico di isolamento dovuto all’emergenza sanitaria

Etna: un vulcano, una civiltà. Ecco una lezione molto utile!

Progetto educativo interdisciplinare, svolto in assetto di pluriclasse, (classi 1-5 scuola primaria), da alunni ricoverati presso il reparto di oncoematologia del Policlinico Universitario di Catania.

La voce ai giovani protagonisti della Scuola in ospedale di Padova: la scuola è la migliore alleata del percorso di guarigione

Testimonianze di alcuni studenti della SiO secondaria di secondo grado di Padova

Lettera di una docente ospedaliera

A seguito del nostro webinar, del 25 marzo, sulla Dad più efficace per i bambini e i ragazzi ospedalizzati e ricoverati a domicilio, una delle lettere più belle. Di quelle che è impossibile chiudere e abbandonare in un cassetto…

Il maestro Dino Mascia propone altre videoletture per augurare la buonanotte ai bambini degli ospedali, di Dino Mascia

Dino Mascia, docente e attore, da alcune settimane legge per i bambini degli ospedali italiani e in molti si stanno appassionando. Ecco, allora, “Ti voglio bene anche se” di Debi Gliori e “Shh…sto leggendo!” di John Kally e Elina Ellis

Ciaocomestai? E’ l’iniziativa del Gaslini per i bambini ricoverati che affrontano a colori il periodo drammatico che stiamo vivendo

Il Gaslini invita bimbi e adolescenti a inviare messaggi, disegni, video, audio alla mail che, non a caso, si chiama così: ciaocamestai@gaslini.it. Per capire come i più piccoli riescono ad affrontare questa criticità

A seguito di numerose richieste pervenute, ecco le altre videoletture della Buonanotte per i bambini degli ospedali, di Dino Mascia

Dino Mascia, docente e attore, legge per i bambini degli ospedali. Proseguono in questi giorni le sue videoletture con “Siete tutti i miei preferiti” di Sam McBratney e “Fortunatamente” Remy Charlip. Per avviarci a splendidi sogni!

Il desiderio di una Stella. Un pizzico di magia nell’imprevedibile quotidianità della scuola in ospedale

Questa è la storia di Stella, una bambina speciale, che combatte la sua battaglia in rianimazione e sogna di poter andare al cinema per vedere il film Frozen2, ma non poteva…

E allora la sua maestra Roberta ha fatto una magia.

E tantissime altre esperienze di buona scuola utili per rispondere, nell’era del Coronavirus, ai bisogni dei docenti e degli alunni ospedalizzati.


Coronavirus, Locatelli (CSS) pensa a scuole riaperte a settembre, ma decisione spetta al Governo

da Orizzontescuola

di redazione

Coronavirus, intervento di Franco Locatelli (Consiglio superiore di Sanità) a Che tempo che fa su RaiDue.  Una delle domande che tormenta le famiglie italiane: le scuole potrebbero riaprire in sicurezza dopo il 3 maggio?

“Personalmente penso che si possa fare una riflessione per posporre la riapertura delle scuole al prossimo anno” ha affermato il presidente del Css.

La decisione “spetta al governo.” Quello che mi preoccupa di più al momento  è se si abbandonano i comportamenti individuali che ci hanno portato a limitare il numero dei ricoverati e ridurre il numero dei morti. Se chiudere le attività produttive e attuare il distanziamento sociale e la limitazione delle libertà personali è stato doloroso, riaprire senza che il Paese torni nell’emergenza è un’operazione delicata”.

Al momento le attività didattiche in presenza sono sospese fino al 3 maggio, ma chi conosce a fondo la scuola sa che difficilmente si potrebbero attuare quelle misure di sicurezza alle quali si sta pensando per attuare la fase 2.

Probabilmente la scuola entrerà a far parte della fase 3, quella che potrebbe iniziare in estate ma che per la scuola inevitabilmente inizierà a settembre.

Ma anche a settembre potremmo non trovare una scuola tradizionale: si parla già di turni e di mantenimento di una parte delle lezioni online.

Nel frattempo il Ministro Azzolina ha nominato un gruppo di esperti per l’innovazione didattica e la formazione, che molto probabilmente avranno il compito di traghettare la scuola verso questo nuovo modello.


Coronavirus, Giannelli: impensabile rientro a scuola con le mascherine, sarebbe un costo per le famiglie

da Orizzontescuola

di redazione

Emergenza sanitaria: Antonello Giannelli, presidente Anp, spiega perché non sarebbe possibile tornare a scuola con le mascherine e tenere la distanza di sicurezza in aula.

Nessuno – dice all’Agi il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli –pensa di tornare se non ci saranno le necessarie condizioni di sicurezza. Le scuole sono i luoghi di assembramento per eccellenza, qualunque malattia si propaghi per via aerea a scuola si diffonde subito, quindi bisogna essere sicuri che non si riaccendano i focolai, perché questo virus non è come l’influenza“.

Quanto alla possibilità di tenere la distanza di sicurezza tra i banchi di scuola, di cui si è discusso nell’ultimo periodo, Giannelli non concorda: “Come si fa a tenere la distanza nei momenti delle uscite e delle entrate? Si immagini che mediamente in un istituto ci sono 1.000 studenti, se devono rispettare un metro di distanza tra di loro quando escono, si formerebbe una coda di un chilometro“.

Il presidente Anp boccia anche l’idea del ritorno a scuola con le mascherine: “È impraticabile che i ragazzi vadano in giro a scuola bardati con i dispositivi di sicurezza, come se fossero in un reparto di infettivologia. Considerando che le mascherine chirurgiche possono essere indossate una sola volta, e costano circa 1,50 euro ciascuna, c’è da considerare anche il costo per le famiglie“.

Con il DPCM del 10 aprile 2020 le scuole restano chiuse fino al 3 maggio, ma è  molto probabile che per quest’anno gli istituti scolastici restino chiusi. Si attendono pertanto i prossimi provvedimenti governativi.

L’attività didattica nel frattempo prosegue grazie alle lezioni online, divenute ormai obbligatorie con il decreto scuola dell’8 aprile 2020.

Istat, obbligo alla dad ma persistono differenze strutturali fra nord e sud

da La Tecnica della Scuola

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in una lunga intervista a Tpi.it, dice: “Sarebbe inutile negare la condizione in cui si trovava la scuola quando l’epidemia ci ha investito. Ancora troppe disparità fra un istituto e l’altro. Ma la scuola ha saputo reagire, questo va detto. Dobbiamo esserne fieri. Ringrazio tutto il personale. Come Ministro ho voluto fortemente la didattica a distanza quando siamo stati costretti a chiudere le aule”.

Didattica a distanza obbligatoria

E poi aggiunge: la  didattica a distanza nel primo decreto era opzionale, “ci sono state diverse resistenze. Ma adesso abbiamo già cambiato la normativa: la didattica a distanza non può essere più opzionale. È un obbligo”.  “A questa scuola io darei un bell’otto. Un buon insegnante deve valutare i risultati anche nelle condizioni in cui si producono”.

Tuttavia, imposto l’obbligo alla didattica a distanza,  occorre pure vedere il livello di connessione alla rete e capire se tutti gli studenti hanno la pari opportunità stabilita dalla costituzione.

Se l’obbligo non è seguito dalle pari opportunità

Perché si può pure obbligare, ma se chi obbliga dimentica o ignora di dare i mezzi per ossequiare il precetto, qualcosa non funziona, in termini di equità, giustizia e buon governo.

E infatti,  dai dati, relativi al 2019, e che vengono raffrontati sulla base dell’ultima indagine Istat, si vede che la percentuale di famiglie connesse alla rete è molto differente, come sempre del resto, spostandosi a un 82,3% nella provincia autonoma di Trento al 67,3% della Calabria. Più in generale, scendendo da Nord verso Sud la percentuale di nuclei famigliari connessi si riduce, tanto che la media nazionale è pari al 76,1%.

Connessione sconnessa

Per quanto riguarda poi  la percentuale di famiglie connesse in base alla dimensione del comune, i residenti dei comuni più piccoli sono quelli più penalizzati, come accade al 41,1% della Calabria e Basilicata dove viene a mancare pure un collegamento veloce alla rete.

Un disastro che coinvolge anche le fasce di età. Se infatti il  75% di bambini e ragazzi tra i 6 e i 14 anni utilizza la rete, senza avere dunque difficoltà a seguire le lezioni online, la rimanente percentuale, uno su quattro, potrebbe avere invece bisogno dell’aiuto dei genitori, con un aggravio in più per chi lavora.

A Vittoria in Sicilia

Secondo quanto pubblica l’Ansa, a  Vittoria, in provincia di Ragusa, nella scuola “Portella della Ginestra”, di fronte alla mancanza di pc, ci sono pure  bambini di famiglie povere che non si sognano nemmeno di possedere la connessione internet.

È vero che stanno arrivando pc e tablet per i ragazzi con più bisogno, ma il problema grave della povertà permane, compresa l’inefficienza antica dei servizi e del loro utilizzo.

Si tornerà in classe a settembre, gli scienziati sembrano avere deciso: ora tocca al Governo

da La Tecnica della Scuola

Riflettere sul fatto di spostare la riapertura delle scuole italiane a settembre. A dirlo, in linea con la massima cautela dell’Oms, è stato uno degli esperti medici italiani in prima linea nella lotta alla pandemia del Coronavirus, Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità.

Locatelli (Css): serve una riflessione

Durante la trasmissione televisiva Che tempo che fa, andata in onda domenica 12 aprile su Rai2, l’oncoematologo ha detto: “Personalmente penso che si possa fare una riflessione per posporre la riapertura delle scuole al prossimo anno“.

Il presidente del Consiglio superiore di sanità decisione ha però anche precisato che la decisione finale su quando gli studenti e i docenti torneranno a scuola, però, “spetta al Governo“.

Una settimana fa l’aveva detto Burioni

Una settimana prima, sempre durante la trasmissione Che tempo che fa, era stato lo scienziato e divulgatore scientifico Roberto Burioni, a ricordare, alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che sul possibile ritorno a scuola degli alunni italiani “la scienza dice “prudenza”, ma poi tocca “alla politica scegliere”.

Anche le regioni del Nord spingono

A ricordare che spetterà al Governo stabilire quella data, che potrebbe essere anche scaglionata, con i più piccoli che tornerebbero per ultimi, è stato anche Luca Zaia: “La tragedia non è conclusa – ha detto il governatore del Veneto – Sono molto preoccupato che qualcuno possa pensare che è già finita”.

Per me riaprire le scuole sarebbe un errore“, ha sottolineato Zaia, perché “non possiamo permetterci una nuova accelerazione del virus”.

Secondo Zaia, tornare a scuola “significa masse di ragazzi che si muovono, e in ambienti confinati come un’aula, quindi pericoloso”.

Per ora tutti a casa fino al 3 maggio

In base all’ultimo decreto governativo, come annunciato dal premier Giuseppe Conte il venerdì precedente alla Pasqua, le misure di prevenzione volte a contrastare l’avanzare del Coronavirus sono state prorogate fino al prossimo 3 maggio.

L’attività didattica in classe rimane quindi sospesa: si proseguirà, dal 14 aprile, con la didattica a distanza, mentre gli istituti scolastici verranno aperti dai dirigenti scolastici solo per le attività indifferibili.

In ogni caso, come abbiamo già scritto, sul ritorno in classe, “quando si realizzerà, lo decideranno i politici. Certamente sulla scorta delle indicazioni dei virologi. Ma la responsabilità ultima sarà di chi firmerà i decreti. E di certo, quella decisione dovrà essere corretta”.

Azzolina: “Grande la risposta di docenti e presidi. Attendo il ritorno in classe come una liberazione”

da La Tecnica della Scuola

Lunga intervista a The Post Internazionale per la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Tanti i temi trattati dalla titolare del dicastero di Viale Trastevere: “Inutile negare la condizione in cui si trovava la scuola quando l’epidemia ci ha investito. Ancora troppe disparità fra un istituto e l’altro. Ma la scuola ha saputo reagire, questo va detto. Dobbiamo esserne fieri. Ringrazio tutto il personale. Come Ministro ho voluto fortemente la didattica a distanza quando siamo stati costretti a chiudere le aule”.

Sulla didattica a distanza, Azzolina rivendica quanto realizzato: “Bisogna considerare le condizioni di partenza. Lavoriamo per garantire che tutti i ragazzi abbiano una risposta. Abbiamo stanziato risorse perché le scuole potessero intervenire direttamente. Ai ragazzi e alle loro famiglie dico di avere fiduca nella scuola. Sono in contatto con tanti dirigenti scolastici, che ringrazio sempre per il lavoro che stanno svolgendo, che, insieme ai rappresentanti dei genitori, si stanno occupando di censire le esigenze delle famiglie”.

Sui fondi per la didattica a distanza (70 milioni) Azzolina dice: “Questi soldi sono già arrivati. Fondi dedicati che sono già nelle casse delle scuole. Abbiamo attivato diverse modalità: in alcuni casi sono i dirigenti scolastici a consegnare, soprattutto nei piccoli centri, altrimenti è la protezione civile che si reca a domicilio. I primi dispositivi sono già nelle mani dei ragazzi e già attivi”.

Poi un plauso a docenti e dirigenti scolastici: “Persino in mezzo alla tempesta la nostra scuola ha dimostrato di essere viva, e di reagire alle difficoltà con coraggio e – in molti casi – persino con fantasia”.

E poi: “Un professore o un maestro hanno il dovere di insegnare, per me, esattamente come un medico ha il dovere di curare. Io di questo sono profondamente convinta. E sono pronta a discuterne con chiunque. Ricevo centinaia di messaggi che mi confermano che tanti la pensano così fra genitori e docenti”.

Sulla didattica a distanza, Azzolina è chiara: “Non può essere più opzionale. È un obbligo”.

E sul ritorno in classe afferma: “Io quel giorno lo attendo come una liberazione. Ma in qualcosa saremo arricchiti: sul piano digitale”.

Pagamento del FIS, il coronavirus ne stravolge tutto l’impianto

da La Tecnica della Scuola

Ai tempi del coronavirus e di una conseguente prolungata sospensione delle attività didattiche, che ormai sembra chiaro si protrarrà per tutto l’anno scolastico, anche il pagamento del Fondo di Istituto, regolarmente contrattato entro il novembre 2019, rischia di essere stravolto nei suoi accordi sottoscritti ad inizio anno scolastico.

Pagare compiti non svolti e il rischio di danno erariale

L’anno scolastico si interrompe il 22 febbraio in alcune aree del Paese e il 5 marzo in tutta Italia, probabilmente, come dichiarato dagli esperti di sanità, non si tornerà, almeno fino alla fine dell’anno scolastico, a svolgere la didattica in presenza. Allora una domanda sorge spontanea:” Sarà possibile pagare per intero, le ore pattuite nel Contratto integrativo di Istituto, se tali ore non sono state svolte nella loro interezza?

Per esempio la chiusura dei plessi delle scuole ha di fatto interrotto il ruolo assegnato dai Collegi docenti ai responsabili di plesso, i direttori dei laboratori delle singole scuole hanno terminato i loro compiti a metà anno scolastico, i collaboratori dei Ds hanno esaurito i loro compiti aggiuntivi in coincidenza della chiusura delle scuole. Invece ci sono dei ruoli che anche nella fase della didattica a distanza hanno continuato ad operare pienamente nelle loro funzioni, pensiamo agli animatori digitali e il relativo team digitale, il responsabile della protezione dei dati personali e della privacy, anche i coordinatori di classe hanno lavorato per fare funzionare la didattica a distanza e risolvere le varie problematiche di orario scolastico a distanza e delle assenze degli studenti alle lezioni digitali. Molti progetti del PTOF, come per esempio i laboratori di recitazione e teatro, sono stati bruscamente interrotti e non vedranno un prodotto finale, le commissioni dei viaggi di istruzione e delle uscite didattiche hanno terminato anzitempo il loro lavoro, i progetti di potenziamento e le commissioni che si occupavano delle varie olimpiadi di matematica, informatica, chimica o dei Certamina, delle Olimpiadi del talento piuttosto che dei vari giochi sportivi, hanno dovuto interrompere i loro compiti o in alcuni casi non li hanno proprio iniziati.

Appare ovvio il fatto che pagare, con il Fondo di Istituto, i compiti non svolti potrebbe comportare un concreto rischio di danno erariale.

Ipotesi riapertura contrattazione Istituto

Come risolvere la questione del pagamento con il FIS dei compiti non assolti interamente o non svolti per nulla? Una delle ipotesi più accreditate è quella di una riapertura della contrattazione di Istituto in tutte le scuole di Italia per riformulare la distribuzione del FIS in funzione della situazione reale, in modo da potere indirizzare i fondi nelle attività realmente svolte e nei nuovi compiti svolti in fase di emergenza. Tale riapertura potrebbe consentire alla contrattazione di indicare come distribuire il bonus del merito 2019/2020. Bisogna ricordare che con la legge di bilancio 2020,    all’art. 1, comma 249, è previsto che le risorse del “bonus merito dei docenti” siano utilizzate dalla contrattazione integrativa in favore del personale scolastico, senza ulteriore vincolo di destinazione.