GUARDARE A FUTURO ISTRUZIONE

SCUOLA, VACCA (M5S): UTILE INCONTRO MAGGIORANZA MA PER GUARDARE A FUTURO ISTRUZIONE

Roma, 11 aprile – “È giusto che il Parlamento rifletta sulle misure per la scuola e sugli scenari del post emergenza, ma in questa fase delicata la riflessione va fatta insieme e nelle sedi opportune. Per questo abbiamo proposto un incontro alle altre forze di maggioranza e alla ministra Azzolina, che anche stavolta come sempre in passato si è mostrata disponibile al dialogo e al confronto. Anche in questa occasione terremo nel dovuto conto tutte le istanze che arrivano dai docenti e valuteremo tutte le ipotesi in campo senza pregiudizi, purché siano percorribili e coerenti con l’agenda di governo. Il dibattito tra noi deve però guardare al futuro, perché l’emergenza che stiamo vivendo non può e non deve rappresentare il pretesto per rimettere in discussione decisioni già assunte collegialmente con il consenso e il sostegno di tutta la maggioranza. Allo stesso modo, il MoVimento 5 Stelle continuerà a prestare ascolto alle diverse istanze che arrivano dal mondo della scuola e vigilerà affinché ogni soluzione adottata sia in grado di garantire standard di qualità più elevati di quelli attuali, a partire dalla didattica”. Così Gianluca Vacca, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura alla Camera.

Percezioni e vissuti emotivi ai tempi del COVID-19

Percezioni e vissuti emotivi ai tempi del COVID-19: una ricerca esplorativa

Un gruppo di ricerca, composto da ricercatori in campo educativo, sta realizzando un’indagine conoscitiva finalizzata allo studio delle percezioni e dei vissuti emotivi sul COVID-19.

Grazie per la tua collaborazione.

Maria Buccolo, PhD in Progettazione e valutazione dei processi formativi, docente a c. Università Sapienza Roma;
Valerio Ferro Allodola, PhD in Qualità della Formazione, docente a c. Ateneo Telematico “Ecampus” Milano;
Silvia Mongili, PhD in Qualità della Formazione, docente a c. Università di Cagliari.

Questionario al seguente link:

https://forms.gle/cg5PzsTD6oewKtfe7

Diritto al dissenso è sacro, ma ha anche il dovere di non inquinare il dibattito politico

Covid19 – Governo =

Sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro (Leu):

Premier Conte persona degna che cerca di fare il bene del suo Paese.

Per decenni sono stato all’opposizione, ma un’opposizione che non nutriva fake news o menzogne.

Il diritto al dissenso dell’opposizione per me è sacro, ma ha anche il dovere di non inquinare il dibattito politico

***

“Leggo di diverse persone, anche sinceramente democratiche, che si dicono preoccupate da una eventuale contrazione dei diritti delle opposizioni, cosa che a maggior ragione in una fase di pandemia merita ovviamente attenzione. E’ una preoccupazione che riguarda un aspetto decisivo della democrazia, e quindi e’ giusto che se ne discuta. 

Nella mia militanza politica, sono stato all’opposizione per decenni. Per qualche anno in Parlamento, per qualche decennio in piazza. E qualche volta, come ai tempi del ‘pensiero unico’ delle larghe intese,  piuttosto in solitudine. Non foss’altro che per questo, ho davvero molto a cuore il tema del rispetto del pensiero delle opposizioni.  Negli anni, mi è capitato di confrontarmi, e di subire, molte iniziative, parlamentari e non,  di diversi Presidenti del Consiglio. “

Lo scrive in un lungo post sulla sua pagina Facebook il sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro.

“Qualcuno cercava di stravolgere la Costituzione a colpi di maggioranza, qualche altro cambiava leggi elettorali a un mese dal voto – prosegue il sottosegretario di Leu – per esempio introducendo soglie di sbarramento per eliminare le opposizioni sgradite, qualcuno  promuoveva le liste ‘civetta’ (chi non sa di cosa si tratta vada a vedere). Qualche altro ancora attaccava a reti unificate la magistratura gridando a golpe giudiziari.  Quello che voglio dire e’ che si trattava di provvedimenti profondamente lesivi dei diritti delle opposizioni, infinitamente più gravi di una frase in diretta Tv, peraltro per smentire una evidente bugia. 

Eppure ricordo il silenzio assordante di mezzi di comunicazione spesso asserviti al potere politico. 

Eppure la nostra era una opposizione che non utilizzava fake news, che non mentiva sapendo di mentire, che non sottraeva milioni di euro allo Stato. E ciò nonostante, io la solidarietà democratica faccio fatica a ricordarla. “

“Certo, – insiste l’esponente della sinistra – si può discutere dell’opportunità che un presidente del consiglio attacchi i leader dell’opposizione in diretta tv.  Senza dimenticare, magari, che le funzioni del capo di un  governo,  quindi di una maggioranza parlamentare, non sono le stesse dell’’arbitro’,  che come sappiamo la Costituzione riconosce al Presidente della Repubblica, non a quello del Consiglio dei Ministri.

Eppure, cerco lo stesso di comprendere i dubbi di chi è sinceramente preoccupato da come la pandemia possa contrarre pericolosamente il dibattito. Qualcuno dice: “pensate se ci fosse stato Salvini al posto di Conte”. Capisco, ma gli chiedo: se fossimo  noi all’opposizione utilizzeremmo gli stessi argomenti? La stessa propaganda becera che si fonda su un castello di menzogne? 

L’opposizione va tutelata nel suo sacrosanto diritto al dissenso. Ma ha anche dei doveri: non inquinare il dibattito pubblico con il ricorso permanente alla menzogna, per esempio. Alimentata pagando decine di migliaia di euro per sponsorizzare ‘la bestia’ Salviniana, che da anni sparge odio e bugie, veleno e razzismo. “

“Sarà che si avvicina il 25 aprile, e come tutti gli anni sento rimbombare nella mia mente che ‘Aldo dice 26X1’. 

Sarà che in un momento drammatico come questo vedo nel Presidente del Consiglio una persona degna – conclude De Cristofaro – che cerca di fare il bene del suo Paese.  E quindi, pur comprendendo la perplessità sinceramente democratica di alcuni, mi rimane forte l’impressione che, quando il dito indica la luna, si faccia un errore grave a soffermarsi sul dito.”

Per comitato tecnico, docenti e ATA fra lavoratori più a rischio Coronavirus. Difficile rientrare a scuola a breve

da Orizzontescuola

di redazione

Emergenza sanitaria Coronavirus: quali sono le categorie di lavoratori più a rischio? Sicuramente fra loro vi è il personale scolastico e proprio questo inciderà sulla data di rientro a scuola.

Come si può valutare il rischio contagio da Covid-19? Tra le misure anti contagio messe in atto dal Governo c’è proprio il mantenimento della distanza di sicurezza. I lavoratori maggiormente a rischio risultano essere pertanto coloro i quali non possono tenere una sufficiente distanza da altri individui o che stanno in luoghi affollati.

Abbiamo detto che al primo posto per il pericolo c’è il personale sanitario, quindi medici, infermieri ma anche dentisti. A rischio poi sono tutte le categorie di lavoratori di uffici pubblici nonché degli istituti scolastici.

Il Governo studia ora le misure per la fase due e, in previsione della riapertura di locali, aziende e scuole, il Comitato tecnico scientifico della Protezione civile lavora a una classificazione del pericolo. Rischio alto per tutto il comparto scolastico in particolare per alunni, docenti, personale ATA. Le aule sono di fatto luogo luogo di aggregazione.

Questo potrebbe portare a una chiusura delle scuole ancora lunga o, peggio, si potrebbe pensare che ancora a settembre potrebbe essere rischioso recarsi a scuola. Ad avere maggiori difficoltà potrebbero essere soprattutto le classi degli alunni più piccoli proprio per la loro età.

Serve un approccio direi culturale rispetto a una gestione del rischio e anche rispetto ai livelli di produttività, rispetto alla tutela dei lavori fragili, alle misure di protezione e prevenzione, e rispetto alla responsabilizzazione di ogni lavoratore nel compiere una serie di operazioni che si possono fare per garantire e continuare“. Così si è espresso il direttore Dipartimento Medicina Epidemiologica Igiene del Lavoro ed Ambiente, Inail, Iavicoli, chiedendo di tutelare i lavoratori più fragili.

Coronavirus, quando è possibile esonerare dal servizio i collaboratori scolastici

da Orizzontescuola

di redazione

Supplenze brevi personale ATA, possono non essere attribuite o non prorogate in caso si preveda l’esenzione dal servizio a causa dell’emergenza coronavirus.

La questione è affrontata da una nota del’USR marche, anche in relazione a quanto previsto dalla circolare n. 2/2020 del Ministro della Pubblica Amministrazione che fornisce indicazioni e istruzioni in merito a quanto disposto dal decreto n. 18 del 17 marzo 2020.

Circolare

La circolare n. 2/2020 del Ministro della Pubblica Amministrazione fornisce indicazioni e istruzioni in merito a quanto previsto dal decreto n. 18 del 17 marzo 2020.

Vediamo cosa prevedono le indicazioni ministeriali in merito all’esenzione dei lavoratori, nel nostro caso del personale ATA che non può svolgere il lavoro in modalità agile (in primis i collaboratori scolastici), ricordando dapprima cos’è previsto in merito alla chiusura fisica delle scuole e alla loro apertura in caso di esigenze indifferibili.

Chiusura fisica scuole e gestione ATA

Il suddetto decreto n. 18 del 17 marzo 2020 ha previsto che il lavoro agile, nel periodo dell’emergenza sanitaria, diventi modalità ordinaria di lavoro.

Il decreto, nel caso delle Istituzioni scolastiche, dà la possibilità ai dirigenti scolastici di tenere le scuole fisicamente chiuse ma virtualmente aperte. L’apertura fisica va prevista solo in caso di attività indifferibili, come ribadito anche dal Ministero nella nota n. 392/2020, in cui si indica.

Per quanto riguarda la gestione del personale ATA, come detto sopra,  il lavoro agile diviene la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa,  eccetto i casi in cui non può essere svolto, come ad esempio nel caso dei collaboratori scolastici.

Per i collaboratori e per tutti colori i quali non possono svolgere il lavoro in modalità agile, qualora la scuola resti aperta per esigenze indifferibili con contingente di personale minimo o resti chiusa fisicamente, la gestione avviene ricorrendo agli “strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri analoghi istituti, nel rispetto della contrattazione collettiva” e, in ultimo, all’esenzione dal servizio, che viene considerato svolto a tutti gli effetti. Le ferie a cui si fa riferimento nella nota sono quelle relative all’a.s. 2018/2019 (art.13, comma 10, CCNL 2007).

Supplenze ed esonero servizio

Alla luce di quanto previsto dalla circolare del Ministro della PA, l’USR Marche precisa quanto segue.

  • Quando ricorrere all’esonero

L’USR sottolinea che l’esonero dal servizio è l’extrema ratio cui ricorrere, soltanto dopo avere verificato la non praticabilità di:

  • lavoro agile
  • ferie pregresse
  • congedo
  • banca ore (nel caso della scuol anche riposi compensativi)
  • rotazione
  • analoghi istituti

Il periodo di esonero è equiparato al servizio prestato a tutti gli effetti di legge.

  • Motivazione esonero e valutazione esigenze servizio

L’esonero dal servizio del personale scrive l’USR:

  • va motivato
  • deve avere alla base una preventiva valutazione delle esigenze di servizio
  • potrà essere concesso solo se non determini, con riguardo al particolare ed eccezionale contesto emergenziale in atto, effetti negativi sull’attività che l’amministrazione è chiamata ad espletare

Il provvedimento di esenzione pertanto dovrà illustrare, in maniera puntuale, la disamina della situazione in ordine ad ogni singolo dipendente esentato e rendere conto del ricorrere dei presupposti summenzionati.

  • Supplenza e motivi ostativi

Alla luce di quanto detto sopra, spetta al dirigente scolastico valutare la presenza di eventuali puntuali ed imprescindibili motivi ostativi alla prosecuzione del contratto di supplenza, non esclusa l’esistenza dei presupposti per l’esenzione assoluta dal servizio al momento della nomina. Si confida nella fattiva collaborazione e nel puntuale adempimento.

Conclusioni

Il dirigente, in definitiva, valuta se l’esenzione dal servizio, concessa nelle forme e nelle modalità sopra indicate, sia un motivo per non prorogare la supplenza e, conseguentemente, per non attribuire una nuova.

La supplenza breve, pertanto, può non essere prorogata o attribuita, secondo quanto scrive l’USR Marche, in caso è previsto l’esonero dal servizio (per le motivazioni suddette) e se per il dirigente ciò sia un motivo ostativo. Dunque la proroga dei contratti o l’assegnazione di una nuova supplenza, previsti dall’articolo 121 del suddetto decreto n. 18/2020, come indicato anche dalla nota del ministero del 18 marzo, nel predetto caso di esonero dal servizio, sono rimessi alla valutazione del dirigente scolastico.

nota

Nella nota si affronta a questione delle supplenze brevi del personale docente, se rientra il titolare, di cui abbiamo parlato in : Coronavirus, Supplenze: le FAQ SIDI. Prima del 17 marzo e dopo il 3 aprile niente proroga, adesso si attende monitoraggio 15 aprile

9 studenti su 10 promuovono i loro prof e la dad

da La Tecnica della Scuola

Secondo un sondaggio di Skuola.net, realizzato per Radio 24, al quale hanno partecipato 15mila alunni di medie e superiori, l’operato dei prof, in questo periodo di didattica a distanza, è positivo e dunque ben fatto. Lo hanno infatti segnalato 9 ragazzi su 10, promuovendoli. E in più circa 1 su 3 ha rivalutato in positivo l’idea che aveva del proprio insegnante.

Il sondaggio verrà commentato nel corso della puntata speciale di Verso il futuro e oltre, dedicata alla didattica a distanza, in onda il 13 aprile, dalle 10, su Radio 24.

Alunni soddisfatti

Dunque il 90% dei ragazzi è soddisfatto del lavoro dei prof, dell’impegno e dell’uso anche degli strumenti tecnologici per la didattica a distanza.

Inoltre un buon 14 percento per le superiori e il 22 percento della secondaria di primo grado assegna un ottimo ai propri prof,  spiegando che non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Quasi il 60 per cento dà un ‘buono’, perché, nonostante i problemi, i professori hanno fatto il massimo per limitarli.

Gli insufficienti

1 su 5 invece si ferma alla sufficienza, rispolverando il vecchio adagio ‘potrebbe fare di più’, giudizio di solito molto caro agli insegnanti nei confronti dei propri alunni.

C’è infine un buon 7 per cento che attribuisce ai docenti l’insufficienza, sostenendo che i progressi fatti nell’ultimo mese di didattica da casa sono soprattutto frutto dello studio individuale. In pratica lamentano neghittosità e disimpegno.

Sul versante delle conoscenze tecnologiche stesso giudizio per lo più. Infatti per gli studenti la maggioranza dei prof, pur non essendo nativa digitale, si è vista assegnare un ‘buono’, mentre l’insufficienza è andata ad un risicato 5 per cento.

Ok la didattica a distanza

Gli studenti si dicono comunque nel complesso soddisfatti della didattica a distanza, anche se lamentano un carico di compiti aumentato e problemi tecnici a causa della connessione che va e viene e dei compagni che disturbano.

Il 12 per cento delle superiori e il 19 delle ex medie  si dicono pienamente soddisfatti, il 51 per cento è molto contento, andamento accettabile per il 30 per cento, solo il 7 percento  boccia l’iniziativa con un’insufficienza. In questo caso si tratta degli studenti che non sono ancora riusciti a partire con lo smart learning.

Nostalgia

Singolare il dato sulla nostalgia della scuola, dopo tanti giorni di assenza: «Spero di rivedervi presto», scrive un ragazzo. «Mi mancate» – ammette un altro. E poi l’unanime senso di gratitudine verso i prof: «Grazie per la pazienza, perché ci insegnate ancora tante cose anche in questo periodo buio», scrivono «Grazie per averci messo al primo posto».

Firma sul registro elettronico nella didattica a distanza: il reato inesistente

da La Tecnica della Scuola

L’improvvisa introduzione – per cause di forza maggiore – della didattica a distanza nella scuola italiana, al fine di tentare di garantire il diritto allo studio, ha sollevato un ampio dibattito tra i docenti.
C’è chi ha colto questo “esperimento sul campo” come un’occasione da sfruttare per contribuire all’innovazione della scuola, c’è chi invece è più scettico perché meno avvezzo all’utilizzo degli strumenti tecnologici; c’è chi ha analizzato, più o meno approfonditamente, gli aspetti giuslavoristici e sindacali del fenomeno, e c’è anche chi ha prospettato in seguito allo svolgimento dell’attività a distanza conseguenze di varia natura, addirittura anche di tipo penale.

In particolare, in questi giorni si registra un ampio dibattito circa le conseguenze della firma sul registro elettronico, in occasione delle lezioni svolte a distanza.
Ci si chiede: se il docente ha prestato la propria disponibilità allo svolgimento dell’attività didattica a distanza, perché mai non dovrebbe tracciare la sua presenza firmando il registro elettronico e registrare l’attività effettivamente svolta da remoto?

Sul punto si susseguono tesi, invero forse eccessivamente allarmistiche, circa possibili conseguenze penali alla sottoscrizione del registro elettronico nella Dad, che potrebbe addirittura configurare il reato di “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”.
In particolare, chi sostiene detta tesi, in alcuni casi con pregevoli argomentazioni, effettivamente punta sui rischi derivanti dalla “incertezza” connessa all’attività a distanza; incertezza derivante da possibili interruzioni della connessione o atteggiamenti più o meno corretti degli alunni, che potrebbero comportare una falsa rappresentazione della realtà da parte del docente nel momento in cui attesta l’attività svolta sul registro elettronico e lo sottoscrive.

Solo allo scopo di tentare di rasserenare gli animi di chi, giustamente, ha manifestato qualche apprensione, fermo restando che ognuno è libero di sostenere le proprie tesi con argomentazioni che possono essere o meno condivisibili, tentiamo di dare una nostra lettura.
Per comprendere meglio il nostro punto di vista, partiamo dalla definizione del reato di falso ideologico previsto dall’art.479 c.p., il quale recita:
“Il pubblico ufficiale, che ricevendo o formando un atto nell’esercizio delle sue funzioni, attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell’art. 476”.

La giurisprudenza ha costantemente affermato che “In tema di falso ideologico in atto pubblico, aggravato ex art. 476, comma 2, c.p. , il registro di classe e il registro dei professori costituiscono atti pubblici di fede privilegiata, in relazione a quei fatti che gli insegnanti di una scuola pubblica o ad essa equiparata, cui compete la qualifica di pubblici ufficiali, attestano essere avvenuti in loro presenza o essere stati da loro compiuti” (Cassazione penale , sez. V , 02/07/2019 , n. 47241).

Ma quando si può configurare il reato di falso ideologico?
Si tratta in realtà di un reato doloso, nel senso che la condotta viene considerata illecita solo se c’è la consapevolezza di attestare falsamente qualcosa che non è avvenuto o che si è verificato in maniera difforme da quanto affermato.

Sul punto la giurisprudenza è infatti unanime, nel ritenere che la falsità ideologica in atto pubblico è punita con il dolo generico; ossia deve essere sussistente la volontarietà e la consapevolezza della falsa attestazione, essendo irrilevante l’intenzione di produrre un danno e se la falsità sia dovuta ad una semplice leggerezza o negligenza dell’agente il reato non sussiste.

La Cassazione ha costantemente affermato in particolare che “in tema di falsità documentali, ai fini dell’integrazione del reato di falsità materiale o ideologica, in atto pubblico, l’elemento soggettivo richiesto è il dolo generico, il quale, tuttavia, non può essere considerato in re ipsa , in quanto deve essere rigorosamente provato, dovendosi escludere il reato quando risulti che il falso deriva da una semplice leggerezza ovvero da una negligenza dell’agente, poiché il sistema vigente non incrimina il falso documentale colposo” (Cassazione penale , sez. V , 08/03/2019 , n. 28029).

Quindi, per configurarsi il reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale, è richiesto il dolo generico, ossia la volontarietà della dichiarazione falsa e la sua consapevolezza del carattere non veritiero.
Ciò posto, è lecito porsi una domanda.
Se per configurarsi il reato in questione occorre che la falsa attestazione sia volontaria e consapevole, nei termini sopra evidenziati, non si comprende per quale motivo il docente chiamato a firmare il registro elettronica possa – in condizioni normali – esporsi al rischio di commettere il reato di falso ideologico.
Abbiamo visto infatti che, anche nell’ipotesi in cui quanto risultante dal registro non dovesse essere del tutto rispondente a come si sono svolti i fatti, se la falsità è dovuta ad una semplice leggerezza o negligenza dell’agente il reato non sussiste, richiedendosi, come detto, la volontà e la consapevolezza di dichiarare il falso.

A questo punto appare francamente eccessiva la preoccupazione rappresentata da qualcuno in quanto, si ripete, per configurarsi questo tipo di reato occorre una condotta volontaria e consapevole.

Coronavirus, conferenza stampa di Conte: “Ancora un sacrificio, a casa fino al 3 maggio”

da La Tecnica della Scuola

Il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ufficializza quanto trapelato nelle ultime ore, prosegue il lockdown in tutta Italia: le misure di prevenzione volte a contrastare l’avanzare del coronavirus proseguiranno fino al 3 maggio.

IL TESTO DEL DPCM

Di conseguenza, per il mondo della scuola, rimangono attive le misure già previste fino al 13 aprile: dunque l’attività didattica in classe è sospesa, si proseguirà, dal 14 aprile, con la didattica a distanza, mentre le scuole saranno aperte solo per le attività ordinarie indifferibili.

Resteranno in vigore fino al 3 maggio le restrizioni adottate a livello nazionale nell’ambito dell’emergenza coronavirus. La maggior parte delle attività resteranno chiuse ancora per tre settimane al fine di evitare il rischio di una seconda ondata di contagio. Senza valide motivazioni (lavoro, spesa, visite sanitarie) sarà quindi vietato uscire dal proprio domicilio. Dal punto di vista commerciale sono previste pochissime deroghe, tra cui quella per librerie, negozi per neonati e cartolerie che riapriranno dal 14 aprile. “Apriamo queste attività con grano salis” ha detto Conte

In conferenza stampa, il premier annuncia che “non ci sono le condizioni di poter ripartire a pieno regime. Dal 14 aprile riapriamo librerie, cartolerie, negozi per bambini e qualche attività produttiva. Le misure decise dal governo “stanno funzionando e dando frutti. L’Italia si sta dimostrando un esempio, anche per altri Paesi, nelle misure per tutelare la salute. Non possiamo vanificare gli sforzi, se cedessimo adesso tutti i risultati potremmo perderli e sarebbe una grande frustrazione per tutti, dovremmo ripartire da capo con un aumento dei decessi. La nostra determinazione è allentare il prima possibile le misure per tute le attività  produttive per far ripartire quanto prima in piena sicurezza il motore del nostro Paese a pieno regime: non siamo ancora nella condizione di farlo, dobbiamo attendere ancora”.

E ancora: “Nella nuova fase ci sarà un gruppo di esperti che dialogherà con comitato tecnico-scientifico, per rivedere modello lavoro e vita economica, presieduto da Vittorio Colao. Ci saranno tra gli altri Enrico Giovannini, Mariana Mazzucato, Moretti, Sadun”.

E poi sull’Europa: Vedo che in Italia si dibatte giustamente di Mes. Ma deve svilupparsi con chiarezza, senza falsità. Il Mes esiste dal 2012, al contrario di quanto dicono Salvini e Meloni. In Europa non firmerò finché non avremo pacchetto di strumenti adeguato”.

“Le prime stime ci dicono che servono 1500 miliardi di euro” per affrontare la crisi. Le proposte dell’Unione europea “sono solo un primo passo che è insufficiente”, dice il presidente del Consiglio. “La principale battaglia è quella di un fondo che va finanziato con gli Eurobond. E’ necessario che ci sia una potenza di fuoco proporzionato” alla sfida, aggiunge Conte. “E il fondo deve essere disponibile subito”, chiarisce il presidente del Consiglio.

Conferme incarichi di presidenza, domande dal 20 aprile al 20 maggio

da La Tecnica della Scuola

Il M.I. ha trasmesso la direttiva n. 189 del 31 marzo 2020, concernente la conferma degli incarichi di presidenza nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, nelle scuole secondarie di secondo grado e negli istituti educativi per l’a.s. 2020/2021.

Gli incarichi di presidenza già conferiti negli anni precedenti sono confermati, a domanda, sui posti residuati dopo eventuali nomine in ruolo e autorizzazioni all’accoglimento di istanze di riammissione e trattenimento in servizio.

Qualora si verifichi una riduzione dei posti disponibili rispetto al numero degli aspiranti alla conferma sul posto ricoperto nell’anno scolastico 2019-2020, gli stessi possono essere assegnati ad altra scuola o istituto nell’ambito della regione.

Gli aspiranti alla conferma dell’incarico devono presentare domanda, con modalità on-line, all’Ufficio scolastico regionale – Ambito territoriale della provincia in cui hanno la sede di servizio in qualità di preside incaricato nel corrente anno scolastico, nel periodo dal 20 aprile al 20 maggio 2020.

Decreto scuola: i poteri di ordinanza in deroga sono legittimi

da Tuttoscuola

In occasione della conversione del decreto legge 8 aprile 2020, n. 22 “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato” è probabile che esponenti dell’opposizione presentino una pregiudiziale sui poteri conferiti al ministro dell’istruzione per l’emanazione di ordinanze in deroga.

Si sostiene, ad esempio, che gli straordinari poteri nei casi di emergenza possano essere riconosciuti soltanto al Presidente del Consiglio, ma non a singoli ministri se non su espressa delega del premier.

Cosa è avvenuto in passato nei casi di emergenza, come, ad esempio, per il terremoto?

Nel 2009, con il terremoto de L’Aquila, l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3754 del 9 aprile 2009, autorizzava (articolo 13, comma 1) il Ministro dell’istruzione ad emanare un decreto finalizzato ad adottare soluzioni organizzative per la conclusione dell’anno scolastico, per la valutazione e per gli esami di Stato.

In quel caso era il Presidente del Consiglio, detentore esclusivo di ampi poteri, ad autorizzare i suoi ministri a emanare disposizioni amministrative in deroga.

Ma in occasione del terremoto in Emilia Romagna nel 2012 l’autorizzazione al ministro dell’istruzione di disporre decreti o ordinanze per la conclusione dell’anno scolastico non venne su delega del Presidente del Consiglio, bensì direttamente dalla legge.

Infatti, il decreto legge 74 del 6 giugno 2012, all’articolo 5, comma 4, consentiva direttamente al ministro dell’istruzione di emanare “un’ordinanza finalizzata a disciplinare, anche in deroga alle vigenti disposizioni normative, l’effettuazione degli scrutini e degli esami relativi all’anno scolastico 2011/2012 nei Comuni di cui al comma 1, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.

È, dunque, già avvenuto, e il precedente fuga ogni dubbio sui poteri di ordinanza in deroga assegnati al ministro dell’istruzione dal decreto legge 22 sulla scuola.

Videomessaggio del Presidente della Repubblica

(Palazzo del Quirinale, 11/04/2020) Ci apprestiamo a vivere, domani, il giorno di Pasqua.

E’ la ricorrenza di maggior significato per la Cristianità e una festatradizionale importante per tutti.

Quest’anno la vivremo in condizioni molto diverse dal consueto.

Penseremo ai numerosi nostri concittadini morti per l’epidemia. Tante storie spezzate, affetti strappati, spesso all’improvviso.

Per i loro familiari e per le comunità di cui erano parte il vuoto che essi hanno lasciato renderà questa giornata particolarmente triste. 

Questo giorno sarà vissuto diversamente anche dai tanti malati e dai molti medici e infermieri cui si affidano; e che si adoperano per la loro guarigione con generosità, mettendo a rischio se stessi.

Sarà diverso per tutti.

In molte lettere che ho ricevuto vengono narrate le storie di forzata solitudine che tanti stanno vivendo anche in questi giorni abitualmente di festa condivisa. 

Comprendo bene il senso di privazione che questo produce. So che molti italiani trascorreranno il giorno di Pasqua in solitudine. Sarà così anche per me.

Ma in questi giorni intravediamo,tuttavia, anche la concreta possibilità di superare questa emergenza. I sacrifici che stiamo facendo da oltre un mese stanno producendo i risultati sperati e non possiamo fermarci proprio adesso.

Vorrei dire: evitiamo il contagio del virus e accettiamo piuttosto il contagio della solidarietà tra di noi.

Non appena possibile, sulla base di valutazioni scientifiche e secondo le indicazioni che verranno stabilite, si potrà avviare una graduale, progressiva ripresa,con l’obiettivo finale di una ritrovata normalità.

Fino a quel momento è indispensabile mantenere con rigore il rispetto delle misure di comportamento: stiamo per vincere la lotta contro il virus o, quanto meno, quella per ridurne al massimo la pericolosità. In attesa di farmaci specifici e di un vaccino che lo sconfigga del tutto.

Coltiviamo speranza e fiducia.

Nella condivisione che tutti avvertiamo, in questo periodo, per la nostra sorte comune, desideroesprimere a tutti voi la mia piùgrande vicinanza.

Con l’augurio di una Pasqua per quanto possibile serena.

https://www.quirinale.it/elementi/48666