AA.VV., Racconti di Natale

Racconti di Natale, un’opera da conoscere

di Antonio Stanca

   In allegato al quotidiano “il Giornale” è da poco uscito il breve volume Racconti di Natale (Autori della tradizione). E’ una raccolta non solo di racconti ma anche di poesie, di favole che si riferiscono al Natale, a quanto, presepe, Epifania, vi è connesso

e che risalgono ad autori del passato, quello compreso tra Ottocento e Novecento. Si va da Manzoni a Verga, da Deledda a Pascoli, da Pirandello a D’Annunzio, da De Amicis a Di Giacomo, da Collodi a Serao, da Alvaro a Gozzano e ad altri di quei secoli.

   Apprezzabile è l’opera poiché permette di cogliere come allora ovunque in Italia, nell’Italia della cultura, dell’arte, si tendesse a mettere in risalto la positività del Natale, a identificarlo con un’occasione, un momento di pace, di amore, di bene, con un invito ad aiutare chi non aveva possibilità, a provvedere ai bisognosi, soprattutto se donne o bambini.

   La raccolta fa vedere come diffuso fosse questo atteggiamento, come autori diversi, di diversa provenienza e formazione, di diverso ambiente geografico e culturale, convenissero nel fare del Natale un evento centrale della vita, della storia, nel vederlo come un messaggio da estendere, da far giungere in ogni posto perché utile, buono. Non c’era differenza, tutti, fossero autori maggiori o minori, la pensavano allo stesso modo, tutti sembravano simili ai bambini ai quali si rivolgevano e averli mostrati con questi loro scritti non può che far ammirare l’iniziativa.

   Sembra un tempo remoto quello degli autori della raccolta poiché oggi tanto è cambiato. Invece non è molto lontano, i suoi sono gli autori che venivano letti nella scuola elementare di qualche tempo fa, quelli che pure adesso potrebbero muovere a pensare, a fare, potrebbero valere.

  E insieme alla funzione di un richiamo a ciò che si è perduto e alla possibilità di recuperarlo, il libro ha anche quella di una testimonianza da tener presente, di una lezione da imparare. Leggendo gli scritti che contiene, osservando la lingua che li esprime ci si accorge di quanto ancora mancasse alla formazione dell’italiano, di come sia stata lenta. Accanto e dopo I Promessi Sposi molto altro è servito, molto altro si è dovuto scrivere per liberarsi di quanto di antico, di vecchio, di straniero, di regionale, di dialettale pesava sull’italiano. Questi scritti ne sono una chiara testimonianza: si era arrivati ai primi del Novecento e ancora l’italiano non si era formato, non si era completato nella sua funzione di lingua autonoma, di lingua di una nazione, ancora conteneva altro, dipendeva da altro, non lo aveva smaltito o assorbito, inglobato, fatto proprio. La cultura religiosa durata tanto a lungo, la lingua di questa, il latino, le diverse dominazioni straniere, le tante parlate locali, i diversi sostrati linguistici, tutto aveva contribuito a ritardare, frenare la formazione di quella lingua libera, nuova che sarebbe dovuta essere l’italiano.

   Il linguaggio dei racconti, delle poesie, delle favole della raccolta mostra i segni di questo processo, fa vedere che pur in tempi non molto lontani c’era ancora tanto di diverso nell’italiano, c’era ancora tanto da fare per raggiungerlo.

   Un valore morale ed uno culturale contiene l’opera ed entrambi sono motivi validi per conoscerla.

Classi prime, la scelta di studenti e famiglie

da Il Sole 24 Ore 

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

È partito il conto alla rovescia per le iscrizioni al prossimo anno scolastico, che si aprono alle ore 8 del 4 gennaio e si chiudono alle 20 del 25 gennaio. Ma la macchina è già partita: da sabato 19 dicembre è disponibile per i genitori la registrazione sul portale www.istruzione.it/iscrizionionline/. Chi è in possesso di un’identità digitale (Spid) accede al servizio utilizzando le credenziali del proprio gestore e senza effettuare altre registrazioni. Interessati alla procedura (interamente online) circa 1,4 milioni di famiglie e studenti, chiamati a segnarsi a tutte le prime classi di elementari, medie e superiori. Mentre resta cartacea per la scuola dell’infanzia. Per le paritarie l’adesione alla procedura on line è facoltativa (per i percorsi Iefp la procedura è telematica nelle Regioni che hanno aderito).

Prima mossa la registrazione

Sono diversi ormai gli strumenti per aiutare mamma e papà, al di là del semplice “passaparola”, nella scelta della migliore scuola, da Eduscopio della Fondazione Agnelli, che si rivolge ai ragazzi più grandi, a chi passa dalle medie alle superiori, al portale “Scuola in Chiaro”, migliorato nel corso degli anni, dove si possono trovare le principali informazioni relative a ciascun istituto: dal numero di studenti per classe agli insegnanti precari in cattedra, dall’offerta formativa alle convenzioni stipulate per ampliare le iniziative rivolte ai ragazzi, solo per fare qualche esempio.

Una novità di quest’anno riguarda la scelta di attività alternative all’insegnamento della religione cattolica. L’indicazione, che riguarda esclusivamente coloro che hanno scelto di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, è operata, all’interno di ciascuna scuola, attraverso un’apposita funzionalità del sistema «Iscrizioni on line» accessibile ai genitori o agli esercenti la responsabilità genitoriale dal 31 maggio al 30 giugno 2021 con le medesime credenziali di accesso.

Dall’infanzia alle superiori

Rinviando alle pagine interne per approfondire tutti gli adempimenti per famiglie e scuole, qui ci limitiamo a ricordare le regole generali. Ad esempio, all’infanzia possono essere iscritti i bambini tra i 3 e i 5 anni compiuti entro il 31 dicembre 2021. Potranno essere iscritti anche i bambini che compiono il terzo anno di età entro il 30 aprile 2022. Sarà possibile scegliere tra tempo normale (40 ore settimanali), ridotto (25 ore) o esteso fino a 50 ore.

Anche a primaria e medie, e sempre se l’organico lo consente, si potrà chiedere, rispettivamente, il tempo pieno (40 ore) o il tempo prolungato (36 ore elevabili fino a 40).

Alle superiori si sceglie l’indirizzo di studio, indicando l’eventuale opzione rispetto ai diversi indirizzi attivati dall’istituto.

Oltre alla prima scuola prescelta, si possono indicare fino a un massimo di altri due istituti. Eventuali criteri di precedenza sono individuati dalla singola scuola (con delibera del consiglio d’istituto) e vanno pubblicati prima delle iscrizioni. L’Istruzione ha evidenziato che tali criteri debbono essere definiti su principi di ragionevolezza come la viciniorietà della residenza dell’alunno o particolari impegni lavorativi delle famiglie (è da evitare, perciò, il ricorso a eventuali test di valutazione come criterio di precedenza).

Una battuta infine sui contributi scolastici che sono «assolutamente volontari» e distinti dalle tasse scolastiche che, al contrario, sono obbligatorie, ad eccezione degli esoneri previsti. In ogni caso le famiglie vanno informate sulla destinazione dei contributi che vanno spesi per attività coerenti con il Piano triennale dell’offerta formativa (Ptof).


Ingressi scaglionati, più fondi ai trasporti, tracing prioritario: pronto il piano per il 7 gennaio

da Il Sole 24 Ore 

di Cl. T.

Mancano gli ultimi ritocchi ma è molto probabile che il piano per la ripartenza della scuola sarà pronto oggi, massimo domani. Imperativo, riaprire il 7 gennaio in presenza, anche per le superiori seppure, come prevede il Dpcm, al 75%. Ma alcune Regioni, Veneto e Campania, chiedono che nei loro territori la percentuale scenda al 50%, almeno all’inizio. Anche se un ostacolo non di poco conto alla riapertura potrebbe essere rappresentato dalla nuova variante del virus che ha portato l’Italia a seguire la line della “massima prudenza” e a chiudere i voli da e per il Regno Unito: in questi giorni saranno effettuati delle verifiche su una eventuale diffusione della variante anche in Italia. E non sono escluse misure più stringenti.

I nodi da sciogliere
Intanto il nodo trasporti, «sul quale i prefetti ci stanno dando una grande mano perché le misure devono essere territoriali», ha detto ieri la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, gli orari di uffici, negozi e scuole e scaglionati e il tracing prioritario per il mondo dell’istruzione sono i tre pilastri della ripartenza dai quali non si può prescindere e sui quali il governo ha trovato un accordo.

I presidi: anche noi presenti ai tavoli
Nel frattempo però i presidi, come già hanno fatto i sindacati, chiedono alla Azzolina che «a tutti i tavoli provinciali coordinati dai prefetti siano invitati anche i dirigenti scolastici. Non è tempo di soluzioni calate dall’alto e soprattutto non c’è tempo da perdere – spiega Antonello Giannelli (Anp) – Solo i dirigenti scolastici hanno piena contezza delle necessità di spostamento di studenti e docenti e quindi sono in grado di proporre soluzioni ragionevoli e basate sui dati di realtà. Le istituzioni scolastiche, lo ripeto da tempo, conoscono le esigenze del territorio e dell’utenza – aggiunge – la loro esclusione dai tavoli prefettizi rischia di rendere vano il lavoro compiuto finora e di allontanare l’adozione di soluzioni atte a rendere possibile e soprattutto duraturo il rientro in classe degli studenti delle scuole superiori».

Decreto “Ristori”, dalle risorse per la didattica digitale integrata, ai fondi per il recupero degli apprendimenti

da Il Sole 24 Ore 

di Redazione Scuola

Via libera definitivo, venerdì scorso alla Camera dei deputati, alla conversione in legge del decreto “Ristori”, che ingloba quattro provvedimenti già in vigore, che prevedono, fra l’altro, misure anche per il sistema scolastico, per i genitori con figli a scuola e per il trasporto di studentesse e studenti.

In particolare, sono stati stanziati 85 milioni di euro per la didattica digitale integrata, che il ministero dell’Istruzione ha già distribuito alle scuole, consentendo l’ulteriore acquisto di tablet, pc e connessioni per studentesse e studenti più in difficoltà, per non lasciare indietro nessuno.

«Prosegue l’azione di investimento sulla scuola – commenta la ministra, Lucia Azzolina -. Per tutta l’emergenza abbiamo investito risorse per garantire il diritto all’istruzione delle nostre studentesse e dei nostri studenti, per il digitale e per la formazione degli insegnanti. La scuola ha bisogno di cura e attenzione. Ha dimostrato di saper reagire alla crisi, lo ha fatto con forza. Tutto il Paese ne è consapevole. Il Governo e il Parlamento hanno mostrato concretamente di volerla rilanciare, finanziare e rinnovare. Andremo avanti seguendo questa linea».

Risorse per il digitale
Nel decreto convertito oggi in legge sono previsti 85 milioni di euro per l’innovazione digitale e la didattica laboratoriale. Si tratta di fondi destinati all’acquisto di dispositivi e strumenti digitali individuali per la didattica digitale integrata (Ddi), nonché per l’utilizzo delle piattaforme digitali per l’apprendimento a distanza e per la necessaria connettività di rete. Queste risorse hanno consentito e stanno consentendo di dotare studentesse e studenti che ne hanno bisogno di oltre 200mila dispositivi digitali e oltre 100mila connessioni.

Le risorse sono state distribuite subito alle scuole, poco dopo l’approvazione del decreto in Consiglio dei ministri, che le stanno già utilizzando da diverse settimane. La ripartizione è avvenuta tenendo conto del contesto socio-economico di riferimento per evitare distribuzioni a pioggia e sostenere davvero alunne e alunni che avevano maggiori necessità.

Recupero degli apprendimenti
Il decreto prevede un fondo da 5.532.195 euro per attività didattiche extracurricolari finalizzate al recupero di gap formativi. I finanziamenti saranno distribuiti tra le scuole del primo ciclo (primarie e secondarie di primo grado) con un maggiore svantaggio nei livelli di apprendimento. Sarà il ministero dell’Istruzione a curare la ripartizione, con un proprio decreto.

Congedi per i genitori
Il provvedimento varato riconosce ai genitori lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati) il diritto al lavoro in modalità agile o ad un congedo straordinario per il periodo in cui i figli – minori di 16 anni – siano interessati da un provvedimento di sospensione dell’attività didattica in presenza, oltre che per tutto il periodo (o parte del periodo) corrispondente alla durata della quarantena.

Trasporto destinato agli studenti
Viene rifinanziato il Fondo per le aziende di trasporto pubblico locale con 390 milioni per l’anno 2021, dei quali una quota fino a 190 milioni sarà usata per il finanziamento di servizi aggiuntivi di trasporto pubblico locale e regionale, destinato anche alla mobilità scolastica degli studenti e delle studentesse.

E la fuga dei prof mette nei guai tre regioni

da la Repubblica

Corrado Zunino

Si chiama fuga dei prof e dei maestri, è un refrain natalizio. E quest’anno — pur frenato dalla paura del contagio — sta mettendo in crisi singole classi e alcune scuole in Lombardia, Piemonte, Toscana. La richiesta del Pd al governo — date una deroga ai docenti, lasciateli viaggiare martedì 22 e mercoledì 23 — non è passata e così diversi insegnanti, timorosi di vincoli che in verità spesso non ci sono o interessati a un ponte lungo, hanno già lasciato le città del nord. In ferie o in malattia. Il quadro è questo. A Milano alcune scuole devono rivedere gli orari per domani e martedì. Due istituti comprensivi, il Paolo e Larissa Pini e il Console Marcello, sospendono del tutto le lezioni, altri otto accoglieranno gli studenti solo di mattina o fino al primo pomeriggio. «Le richieste per permessi erano 37, riguardavano oltre un terzo del personale totale», spiega la preside reggente del Console Marcello. Far proseguire l’attività didattica avrebbe messo a repentaglio la sicurezza».

Alcune scuole piemontesi hanno ridotto o rimodulato gli orari. All’istituto comprensivo Frassati, zona nord di Torino, martedì le lezioni finiranno per tutti a mezzogiorno. Alle superiori nessun problema: con la didattica a distanza la presenza a Torino non è indispensabile. Calendari stravolti, uscite anticipate e corsa contro il tempo per chiamare i supplenti si registrano a Firenze. «Da domani andremo in guerra», afferma Francesca Cantarella, preside dell’istituto comprensivo Vespucci. Il 23 dicembre si uscirà alle 12,30, quattro ore prima, ma ho dovuto dire di no alle decine di richieste di ferie, le lezioni devono essere garantite ». Nessun problema speciale a Genova mentre a Bologna la direzione didattica di Castel Maggiore ha deciso di anticipare le vacanze al 22. Protestano i genitori.

L’Associazione nazionale presidi, attraverso il presidente Antonello Giannelli, dice: «È inaccettabile che gli studenti perdano lezioni, in questo periodo è difficile trovare supplenti». In verità, un docente che ha mantenuto la residenza al sud, e spostato nella città dove insegna soltanto il domicilio, dovrebbe potersi spostare anche il 22 e il 23, e naturalmente poter rientrare tra il 6 e il 7 gennaio.

La call di ieri tra cinque ministri e i rappresentanti delle Regioni ha rafforzato l’ipotesi, raccontata ieri da Repubblica , del ritorno in classe delle scuole superiori per giovedì 7 dicembre. Diverse Regioni, tuttavia, chiedono un’aliquota in presenza più bassa e gestibile: il 50 per cento invece del 75. Richiesta che potrà essere accettata. Nella riunione si è accennato alla possibilità del prolungamento della stagione scolastica fino al 30 giugno, per ora solo per gli studenti più fragili e quelli che hanno bisogno di un recupero. Si è discusso, infine, della possibilità di fare tamponi preventivi agli studenti, su base volontaria.

I presidi della Basilicata, in un documento, hanno espresso i loro timori per uno scaglionamento sistematico dopo la Befana mentre Modena e provincia hanno siglato il primo accordo a un tavolo di Prefettura. Le scuole superiori del territorio si muoveranno secondo due orari: 8-14 e 10-15. A quest’ultimo aderirà il 30 per cento degli studenti.

Assunzione docenti di sostegno, sì a concorso snello per specializzati. Passa l’emendamento

da OrizzonteScuola

Di redazione

Passa in commissione bilancio l’emendamento per l’avvio di un concorso per l’assunzione di docenti di sostegno specializzati. A darne notizia il Movimento 5 stelle che in un comunicato annuncia l’approvazione in commissione Bilancio degli emendamenti alla manovra per la scuola

L’emendamento alla legge di bilancio del M5S riformulato dal governo stavolta è riuscito a passare e prevede l’avvio di una procedura straordinaria per gli insegnanti di sostegno su base regionale.

Il Ministero dell’istruzione è autorizzato a bandire, – si legge sul testo dell’emendamento approvato -, in deroga alle ordinarie procedure autorizzatorie di cui all’articolo 39, commi 3 e 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, che rimangono ferme per le successive immissioni in ruolo, procedure selettive, su base regionale, finalizzate all’accesso in ruolo su posto di sostegno dei soggetti in possesso del relativo titolo di specializzazione conseguito ai sensi della normativa vigente. La validità dei titoli conseguiti all’estero è subordinata alla piena validità del titolo nei paesi ove è stato conseguito e al riconoscimento in Italia ai sensi della normativa vigente”. 

A disciplinare il concorso sarà un decreto ad hoc del Ministero: “con decreto del Ministro dell’Istruzione sono disciplinati il contenuto del bando, i termini e le modalità di presentazione delle domande, la configurazione della prova ovvero delle prove concorsuali e la relativa griglia di valutazione, i titoli valutabili, la composizione delle commissioni giudicatrici e modalità e titoli per l’aggiornamento delle graduatorie. Il decreto fissa altresì il contributo di segreteria, in maniera tale da contribuire alla spesa di organizzazione ed espletamento della procedura”.

Casa: sarà un concorso agile

Nei giorni scorsi Vittoria Casa, Presidente Commissione Cultura Scienza e Istruzione, ha rilasciato un’intervista a Orizzonte Scuola, in cui ha spiegato i contenuti dell’emendamento. Sarà “un concorso per insegnanti di sostegno capace di valorizzare il personale più competente e di semplificare le procedure selettive d’immissione in ruolo”, ha spiegato Casa.

E ancora: “il concorso sarà agile e su base regionale. Sarà poi il Ministero, con un decreto apposito, a stabilire le norme del bando, i termini inerenti le domande, il tipo di prove, le graduatorie e così via. È fondamentale che sul versante del sostegno agli studenti più fragili vengano garantiti docenti preparati e adeguatamente formati”.

PCTO, 5 milioni in più: approvato emendamento alla legge di bilancio

da OrizzonteScuola

Di redazione

Ci saranno fondi aggiuntivi per i Pcto: lo prevede un emendamento alla legge di bilancio riformulato e approvato la scorsa notte.

I fondi aggiuntivi per l’alternanza scuola-lavoro e i percorsi formativi di apprendistato salgono a 55 milioni per il 2021, infatti.

E’ quanto previsto da un emendamento alla legge di bilancio riformulato e approvato dalla commissione Bilancio della Camera nella notte, che aumenta di 5 milioni la dote del prossimo anno.

Lo stanziamento complessivo per il 2021 sarà quindi di 130 milioni, che scendono a 125 milioni nel 2022.

L’emendamento, di iniziativa dei parlamentari Zangrillo e Aprea, aumenta “da 50 a 55 mln di euro le risorse destinate ai percorsi formativi di apprendistato e di alternanza scuola-lavoro per il 2021, mentre conferma lo stanziamento di 50 mln di euro per il 2022“, si legge sul testo dell’emendamento.
Tali risorse sono destinate ai percorsi formativi relativi all’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore e di quelli relativi all’alternanza tra scuola e lavoro disposto dall’articolo 110 della L. 205/2017 (pari a 75 milioni di euro a decorrere dal 2018) portando così il relativo finanziamento a 130 mln di euro per il 2021 e a 125 mln di euro per il 2022“.

Ai relativi oneri si provvede:
– quanto a 50 mln di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022, a valere sul Fondo sociale per l’occupazione e la formazione (di cui all’art. 18, c. 1, lett. a), del D.L. 185/2008);
-quanto ai restanti 5 mln di euro, mediante corrispondente riduzione di 5 mln di euro per il 2021 del Fondo per le esigenze indifferibili, di cui all’art. 209 del ddl in esame.

Dsga, sì ad assunzioni dal concorso, M5S: “Approvato il nostro emendamento alla legge di bilancio”

da OrizzonteScuola

Di redazione

La Commissione Bilancio ha approvato l’emendamento del M5S alla legge di bilancio per le nuove assunzioni Dsga.

Con l’emendamento Villani alla Manovra, appena approvato in commissione Bilancio, abbattiamo la soglia del 50% che impediva ad una parte del personale DSGA (Direttori dei servizi generali e amministrativi) di accedere al ruolo nonostante avesse superato il concorso pubblico“. Così in una nota i deputati M5S Giuseppe Buompane, Teresa Manzo e Virginia Villani.

Riconoscendo l’idoneità a chi prima non ne aveva diritto, nonostante fosse in possesso di tutte le competenze richieste, stiamo di fatto sbloccando nuove assunzioni, garantendo alla scuola personale qualificato strettamente necessario alla corretta gestione degli aspetti tecnici e organizzativi degli istituti“, proseguono i deputati pentastellati.

È una promessa mantenuta di cui andiamo orgogliosi e risponde ad una lunga battaglia portata avanti in prima persona da Virginia Villani. Non va dimenticato, infatti, che il concorso pubblico per i DSGA è stato a sua volta una conquista, dato che non si era mai svolto“, concludono Buompane, Manzo e Villani.

Riapertura scuole, ecco le Regioni che chiedono il 50% delle lezioni in presenza

da OrizzonteScuola

Di Fabrizio De Angelis

Alcune regioni chiedono di abbassare la soglia del 75% di lezioni in presenza al 50% e di posticipare la data di riapertura scuole di gennaio. Il Governo si prepara a chiudere nei prossimi giorni ma si auspica flessibilità a livello territoriale.

Si allarga il fronte delle Regioni che intendono abbassare al 50% la soglia delle lezioni in presenza in vista del ritorno a scuola del 7 gennaio.

Il Dpcm del 3 dicembre e l’accordo che in queste ore si sta definendo prevede il ritorno delle scuole superiori al 75% di didattica in presenza e solo il 25% di lezioni online. Tuttavia, ogni territorio, specie quelle Regioni che hanno grandi centri ha già fatto intendere che l’organizzazione degli orari scaglionati e dei trasporti potrebbe diventare troppo oneroso da gestire per le scuole.

Tra le misure previste dal piano Governo -Regioni, che si concluderà fra il 21 e il 22 dicembre presumibilmente, troviamo bus privati per assicurare il servizio pubblico, militari per i tamponi agli studenti, scuole aperte di pomeriggio con ingressi scaglionati.

Tuttavia, già alcune Regioni come Veneto e Campania hanno chiesto alla ministra Lucia Azzolina di ridurre la percentuale di studenti da riportare in aula, dal 75 al 50 per cento, almeno nella prima fase della riapertura. Queste ultime due si accodano a Lombardia e soprattuto Piemonte, che già nei giorni scorsi ha chiaramente lasciato intendere che la ripresa non potrà essere con il 75% degli studenti in classe.

Bisogna rispettare le esigenze di ogni territorio

E’ vero che molte province hanno già trovato la quadra e organizzato un servizio di massima per il rientro delle scuole superiori il 7 gennaio. Ma è altrettanto importante da considerare che i singoli territori possano decidere in autonomia in base alle proprie esigenze. Questo per dire che una regola nazionale unica non potrà essere rispettata al 100% da tutte le province o Regioni.

Ecco perchè, dice Antonello Giannelli dell’Associazione nazionale presidi, “in merito alle imminenti proposte di riorganizzazione della rete dei trasporti, in vista della riapertura di gennaio, auspichiamo l’individuazione di soluzioni flessibili e concertate di volta in volta con gli enti locali e le Istituzioni scolastiche autonome, per evitare soluzioni centralizzate non modulate sulle reali esigenze del contesto territoriale”. E ha ribadito l’importanza di far partecipare i dirigenti scolastici nelle scelte organizzative dei tavoli: “la dirigenza scolastica, sulla scorta della conoscenza del contesto, è in grado di modulare l’organizzazione del servizio raccordandosi con gli altri attori territoriali e può, al contempo, governare efficacemente i processi di apprendimento anche in condizioni di straordinarietà”.

Ritorno il 7 gennaio? Ancora non si può confermare la data

Quello che resta incerto, da tutto questo contesto, è anche la data di inizio delle lezioni a gennaio: le stesse Regioni hanno infatti posto l’attenzione su questo aspetto, ovvero che la data per il ritorno a scuola delle scuole superiori potrebbe anche slittare. Per questo sulla data di riapertura si deciderà più avanti, magari in seguito alle prime valutazioni dei dati del periodo natalizio.

Riapertura scuole, docenti a rischio? Più probabile essere contagiati dai colleghi che dagli alunni. La ricerca inglese

da La Tecnica della Scuola

La riapertura delle scuole è un rischio per i docenti? Una domanda che ci siamo posti in Italia come all’estero, specialmente a settembre, quando il rientro in classe dopo la pausa estiva creava ansie e preoccupazioni. Preoccupazioni da contagio che si ripropongono anche adesso che siamo davanti a una seconda ondata del Coronavirus particolarmente aggressiva.

Quanto sono a rischio i docenti a scuola?

Uno Studio inglese del Public Health England (il sistema sanitario del Governo Britannico), condotto quando molte scuole non erano ancora state riaperte, ha suggerito che il personale aveva maggiori probabilità di contrarre il virus da altro personale, o fuori da scuola, piuttosto che dagli alunni. Lo si legge sul sito della BBC, che afferma:

Il personale dovrebbe essere vigile sul Coronavirus fuori dalla scuola e si dovrebbe prestare attenzione alle aree condivise come le stanze del personale quando si è al lavoro.

Sala professori luogo a rischio più della classe

Insomma, la sala professori è più a rischio contagio della classe.

In linea generale, ad ogni modo, il governo inglese non considera le scuole luoghi di lavoro ad alto rischio. Anche il personale fragile dovrebbe tornare in classe, si sostiene, a condizione che vengano adottate misure come il distanziamento sociale e l’igiene delle mani frequente.

Sempre lo studio del Public Health England ha suggerito che ci sono pochissimi casi di trasmissione tra il personale scolastico e gli studenti. E nonostante ci fossero pochi dati disponibili per le scuole secondarie, tutte le evidenze mostrano che nei Paesi in cui le scuole hanno riaperto, i dati suggeriscono che ciò ha fatto poca differenza per la trasmissione del virus nella comunità.

Molti sindacati contrari alla riapertura

Un tema delicato su cui, sin dalla ripresa della scuola a settembre, anche il Nord Europa ha discusso animatamente, negli stessi termini e con le stesse nostre argomentazioni e dinamiche. Non a caso anche la Gran Bretagna ha visto insorgere il sindacato per la riapertura delle scuole.

In particolare Unison, il sindacato del settore pubblico, nei mesi scorsi ha sostenuto: “Il distanziamento sociale nelle scuole sarà molto difficile, sono stati forniti pochi dispositivi di protezione individuale.” E ancora: “Il personale fragile dovrebbe essere in grado di richiedere una valutazione del rischio individuale.”

Spostamenti dal Regno Unito

Intanto, il nuovo ceppo del Covid-19 proveniente dalla Gran Bretagna desta preoccupazioni ancora maggiori. Di poco fa l’annuncio del Ministro della Salute Roberto Speranza circa la nuova Ordinanza del Ministero (in vigore fino al 6 gennaio) che determina l’interruzione con effetto immediato dei collegamenti aerei dal Regno Unito. Interdetto l’ingresso o il transito in Italia a chi è stato in Gran Bretagna nei 14 giorni precedenti. Lo afferma il Consolato Generale d’Italia a Londra.

Riapertura scuole in Italia

Quanto all’Italia, la riapertura delle scuole dovrebbe essere confermata per il 7 gennaio 2021, stando a quanto ha dichiarato anche stasera, 20 dicembre, la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. “Non dobbiamo perdere neanche un’ora di scuola,” afferma la Ministra.

Del resto, sostiene, l’epidemiologa Sara Gandini, a scuola il tracciamento è più facile e strutturato che altrove, come raccontiamo in un altro articolo. La Gandini peraltro cita uno studio che conferma anche quanto sostenuto dal Public Health England: “Bambini e ragazzi si contagiano meno e infettano meno degli adulti. L’incidenza dei casi a fine novembre negli studenti è in media intorno allo 0,25%, quindi molto più basso di quello dei docenti che era introno all’1 o 2%”.

Azzolina: così come i medici salvano vite, anche i professori hanno questo ruolo

da La Tecnica della Scuola

In altri Paesi non ci si pone il problema se le scuole devono restare aperte o chiuse. In Italia il problema lo si è posto, perché c’è anche un problema culturale”.

Così la Ministra Azzolina, intervistata da Lucia Annunziata su Rai 3.

La Azzolina ha poi aggiunto: “La scuola non viene considerata come un’attività produttiva. Non si capisce che la scuola è un ascensore sociale, può migliorare la vita delle persone, può salvare la vita delle persone. Così come i medici salvano vite, anche i professori hanno questo ruolo fondamentale per tutti”.

Azzolina, è realistico il rientro a scuola il 7 gennaio: non dobbiamo perdere neanche un’ora di istruzione

da La Tecnica della Scuola

La scuola a settembre e ottobre ha funzionato molto bene, anche nelle scuole secondarie di II grado. Ma quando la curva dei contagi è cresciuta brutalmente e siamo stati sottoposti tutti, non soltanto l’Italia, alla seconda ondata le ASL sono andate in affanno, non ce l’hanno fatta, in parte il tracciamento è venuto a mancare, quel tracciamento che è fondamentale nelle scuole. E quindi si è chiesto un sacrificio anche alle scuole, in particolare alle scuole superiori”.

Così ha detto la Ministra Azzolina, intervistata da Lucia Annunziata su Rai 3.

“Il Governo è molto unito sul fatto che il 7 si debba aprire. Abbiamo fatto una riunione con le Regioni, ci aggiorneremo domani o dopodomani. Siamo tutti i Ministri coinvolti, io, la Ministra De Micheli, il Ministro Speranza, il Ministro Boccia, anche la Ministra Lamorgese che ci ha dato una grande mano con il lavoro dei prefetti, tutti uniti e compatti che il 7 si debba tornare a scuola”.

Riguardo alle responsabilità dei giovani, la Ministra ha aggiunto: “Non si può in Italia sempre parlar male dei nostri giovani. I miei studenti sono quelli che hanno imparato più velocemente possibile le regole, perché la scuola è anche una grande comunità di educazione civica.”

Lucia Annunziata ha poi osservato che il 7 è una data uscita prima che ci fosse la decisione di un lockdown. È il giorno immediatamente successivo a due giorni rossi ed è per di più un giovedì. Inoltre, mancherebbero qualcosa come 20 mila professori che sono andati in vacanza e debbono tornare, bloccati prima dal lockdown. Ci sono dichiarazioni di Presidi che affermano di non essere pronti. È realistico pensare che il 7 si possa riaprire?

La Ministra ha così risposto: “È molto realistico, perché già a settembre e ottobre le scuole funzionavano, che sia un giovedì non è importante, qui nemmeno un’ora dobbiamo perdere di istruzione, che è il motore del paese. Questo è un problema culturale. Riaprire le scuole il 7 gennaio può anche rappresentare una sfida culturale. Se io le dicessi: “è un giovedì e quindi il negozio può restare chiuso perché è un giovedì che cosa mi risponderebbe? No, perché alla fine della giornata mancherà un incasso”. Anche la scuola ha il suo incasso, solo che non lo si vede nell’immediato. Se noi lasciamo a casa i nostri studenti, a fare solo didattica a distanza, è il Paese che un giorno perderà competenze. La scuola è anche motore di sviluppo economico. Io mi rendo conto che sia difficile comprendere questo concetto in Italia, perché la scuola è stata molto bistrattata nel passato, forse trattata un po’ come il bancomat del Paese. Oggi stiamo provando a investire sulla scuola, perché deve ritrovare quella centralità. In altri Paesi non ci si pone il problema se le scuole devono restare aperte o chiuse. In Italia il problema lo si è posto, perché c’è anche un problema culturale.”

Alternanza scuola lavoro ferma ai blocchi di partenza, ma si potrebbe anche fare da remoto

da La Tecnica della Scuola

Alternanza scuola lavoro in versione on line. Questa è la nuova sfida cui stanno pensando alcune scuole non senza sorpresa da parte degli studenti.

Quale è la situazione del progetto PCTO cosi come viene chiamata la “vecchia “alternanza scuola lavoro”?

Proviamo a fare il punto della situazione e capire come progetti nati ad esempio come attività letterarie e culturali siano stati egualmente interrotte quando sarebbero potute continuare in versione on line.

Che ragione c’è dietro questa scelta quando gli studenti già fanno lezioni da remoto?

Cosa sono i PCTO

PCTO (ovvero Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) hanno sostituito la vecchia alternanza scuola lavoro (ASL) che ha visto anche una riduzione nell’impegno orario del triennio delle superiori, hanno in pratica l’obiettivo di far acquisire ai ragazzi le competenze tramite attività pratiche del mondo del lavoro.

L’emergenza Covid arrivata nella primavera scorsa ha di fatto interrotto tutte le attività in piedi e impedito di svolgere anche quelle programmate nel secondo quadrimestre dello scorso anno scolastico.

Delle 55 attività pubblicate da Agenzia nazionale politiche attive del lavoro solo 3 risultano essere attività via Web.

Di questa situazione gli studenti che spesso hanno criticato questa attività si sono ben guardati nel sollecitarne l’avvio, mentre il corpo docente ha avuto un atteggiamento “attendista” per capire prima gli sviluppi dell’emergenza sanitaria in corso e soprattutto per la necessità di gestire ed affrontare i problemi giornalieri che il nuovo contesto ha creato.

La progettazione della PCTO è una di quelle attività che va anno per anno pensata e costruita ad hoc

A tal proposito a seguito della richiesta della FLC CGIL si è svolto il 17 dicembre un incontro in videoconferenza tra le organizzazioni sindacali e rappresentanti del MIUR in relazione appunto alla difficoltà segnalate dalle scuole nella realizzazione di questi PCTO.

Come si legge nella nota del sito del sindacato, la Vice Ministra Ascani, durante l’incontro ha “segnalato la necessità di affrontare il tema sia rispetto alle difficoltà contingenti, che alla valorizzazione di una idea, quella dell’Alternanza scuola lavoro, avviata con la L. 107/2015, e in qualche modo successivamente modificata a partire dalla riduzione del numero di ore previste per i diversi indirizzi di scuola.

I rappresentanti sindacali, quindi, pur nelle preoccupazioni di studenti e docenti, hanno voluto ribadire le difficoltà legate ai PCTO, chiedendo che vengano sospesi cosi come già avvenuto per le uscite didattiche e le visite guidate ritenendo che l’alternanza scuola lavoro debbano essere “attività formative programmate dalle istituzioni scolastiche, coerenti con le esigenze di apprendimento degli studenti ed adeguate ai contesti territoriali, per cui le conoscenze/competenze acquisite nella scuola trovino concreto sviluppo”.

Va sottolineato che lo svolgimento dei PCTO è requisito obbligatorio per l’ammissione all’esame di stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, per questo motivo andrà previsto un intervento normativo cosi come fatto lo scorso anno che consenta di prescindere dalla fruizione degli stessi.

A parte il periodo “particolare” e di emergenza sanitaria legata al covid, sicuramente una verifica del progetto andrebbe comunque fatta.

In attesa di eventuali riforme e anche di poter tornare a dare ai ragazzi esperienze di questo tipo di persona, alcune proposte alternative possiamo provare a darle.

PCTO alternative

Una possibile esperienza fruibile da remoto potrebbe essere quella della scrittura e del giornalismo on line in collaborazione con testate locali e con L’ordine dei Giornalisti.

Una seconda possibile alternativa potrebbe essere legata al coding e in generale allo sviluppo di applicazioni pratiche utili anche in ambito scolastico.

Altro filone interessante è quello delle Chatbot, cioè i supporti on line dei vari siti web che lavorano grazie all’intelligenza artificiale. Potrebbero essere sviluppati in collaborazione con le asl territoriali o con altre aziende che in qualche modo lavorano per l’emergenza sanitaria.

Sono solo alcuni esempi di come la PCTO potrebbe essere continuata senza la necessità di essere in presenza.

Concorso per Dirigente Scolastico. Lucisano: pedagogia ridotta a un acino

da La Tecnica della Scuola

Concorso Dirigenti scolastici.”Abbiamo bisogno di dirigenti che siano educatori, che sappiano amministrare ma che abbiano a cuore i ragazzi, gli insegnanti e il funzionamento delle loro scuole.” Così Pietro Lucisano, ordinario di Pedagogia Sperimentale, nell’ambito del ciclo di incontri organizzato dal Ministero dell’Istruzione e denominato Ripensare l’educazione nel XXI secolo.

Un importante contributo, quello del pedagogista, nel suo intervento Valutare per apprendere e apprendere per valutare.

Il nodo del concorso per Dirigente Scolastico

Ci spiega Lucisano: “La valutazione del Dirigente Scolastico è un nodo critico del sistema, poiché ci sono cose che misuriamo continuamente e cose che non guardiamo. E invece bisogna accendere la luce su certi aspetti. Serve un sistema che accenda la luce sulle scelte del Ministero.”

Sostiene ancora l’esperto pedagogista: “Serve un sistema di valutazione che non sia strabico, che non guardi solo ai docenti ma anche a come si prendono le decisioni.” E il suo affondo va dritto al concorso per Dirigente Scolastico: “Oggi i Dirigenti Scolastici vengono reclutati solo sulla base delle competenze amministrative. La pedagogia nel concorso per dirigenti scolastici è ridotta a un acino. E invece noi abbiamo bisogno di dirigenti che siano educatori. Che sappiano amministrare ma che abbiano a cuore i ragazzi, gli insegnanti e il funzionamento delle loro scuole.”

Un intervento di alto profilo pedagogico, quello di Lucisano, che parte da lontano.

“Cosa significa valutare?” ci chiede l’esperto.

“Valutare significa prima di tutto capire perché? Qual è il nostro scopo? La valutazione è la capacità dell’intelligenza di porsi propositi valutando la complessità delle situazioni.”

La metafora del muro a secco

E continua con l’efficace metafora del muro a secco, a intendere la forza della coesione che nasce dalla diversità. Le pietre del muro a secco non sono tenute assieme dal cemento ma dall’andar bene tra loro di pezzi diversi. Insomma, i ragazzi non devono crescere tutti secondo precisi standard uguali per tutti, ma ognuno con i propri.

L’atteggiamento dell’educatore

“Dobbiamo avere un atteggiamento da ricercatori, non da caporali,” afferma, e spiega così la comparazione: “Il ricercatore cerca di capire il mondo e ne è curioso, ha fiducia, è aperto a nuove situazioni, sperimenta. Il caporale cerca di controllare il mondo, è insicuro, sfiduciato, ha paura dei cambiamenti, teme i superiori e svaluta gli inferiori, si affida agli algoritmi e ai protocolli, in cerca di certezze.”

Gli educatori non devono essere persone che trasmettono verità bensì persone che stanno facendo esperienza e dunque insegnano,” dichiara citando Visalberghi.

“Noi dobbiamo sforzarci di osservare la realtà ed essere esploratori. La scienza è uno stile e un metodo, non un insieme di nozioni. Il che vuol dire che dobbiamo misurare con misura, con un abito di equilibrio. La tecnologia non può controllare tutto. Dobbiamo conoscere i limiti delle misure. Nessuno cresce perché lo misuriamo spesso né dimagrisce perché si pesa spesso. Capire cosa vogliamo fare con le misure significa usare risorse in modo intelligente, dare risorse a chi ha bisogno.

Il problema dell’eccesso di dati

La tendenza contemporanea a misurare tutto deve porsi l’obiettivo di capire, non di controllare. I dati sono elementi di una situazione problematica da studiare. I dati non sono assoluti, ma sono relativi a comequando e perché vengono presi; e risentono emotivamente del modo in cui li abbiamo presi.

Tuttavia i dati alle volte sono eccessivi e ci sfuggono di mano, e finiamo per farci controllare dai dati, ci avverte il pedagogista.

E tornando a ragionare sulla specificità della scuola, ci spiega: “La verità è che i dati cambiano di giorno in giorno, specie nel nostro caso, perché i ragazzi cambiano di giorno in giorno.”

“Noi non riusciamo a osservare la realtà del tutto. La definizione, l’assunzione di indicatori, le statistiche sono tutti sempre strumenti di riduzione della complessità e a forza di ridurre non si capisce più niente. Bisogna avere mente aperta per capire la diversità.”

Riporta quindi l’esempio di quei docenti universitari che scelgono di valutare il ragazzo in seduta di laurea a partire dalla media dei risultati ottenuti nel percorso di 4 o 5 anni: “Una delle cose più stupide da fare è la media tra i voti. Non si sommano pere e mele, è una cosa totalmente priva di senso. Uno studente è ciò che è alla fine del suo percorso di studi, non è la somma dei suoi risultati nel corso del percorso di studio.”

Infine, a chiudere l’appuntamento, la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

La chiusura della Ministra Azzolina

La Ministra Azzolina chiude la mattinata dei lavori con alcune considerazioni sulla comunità scolastica: “La comunità scolastica va vista come grande comunità che fa ricerca insieme. L’unica, insieme a quella universitaria, che possa spingere la crescita di un Paese, perché è a scuola che si impara a vivere.”

Quindi porta il focus sulla diversità: “La diversità va valorizzata. La scuola è il luogo delle diversità. Diversità che possano permettere a ognuno di noi di crescere. La scuola deve riprendersi il ruolo di sfida culturale del Paese, di motore del Paese.”

E si congeda con 3 domande:

1) Quali ragazzi vogliamo lasciare in eredità al mondo di domani?

2) Riusciamo a “catturarli”, questi ragazzi? Solo se riusciamo a catturarli riusciamo a limitare la dispersione scolastica.

3) Infine, cosa possiamo fare tutti insieme per far sì che l’uguaglianza sostanziale dell’articolo 3 della Costituzione possa essere valido e che la scuola riesca ad abbattere tutte le barriere per raggiungere non solo uguaglianza ma equità?

Ritorno in classe, meglio a metà gennaio: i numeri ci dicono che il 7 i rischi Covid saranno ancora alti

da La Tecnica della Scuola

La leggera riduzione dei contagi da Covid non è un segnale affidabile, perché non vi è alcuna certezza che nelle prossime settimane assisteremo ad un ulteriore calo dei casi: le analisi statistiche, in linea con quanto segnalato anche dall’Istituto superiore di sanità, segnano un andamento ancora oscillante, con tante variabili che possono ancora influenzare la curva dei contagi. A dirlo è stato il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).

I prossimi giorni cruciali

Secondo il matematico, i prossimi giorni saranno cruciali: “già si è registrato l’effetto dell’aumento dei contatti del periodo del black friday, alcuni giorni, dal 21 al 27 novembre, che hanno inciso 10-14 giorni dopo”.

Certamente, rispetto ad una settimana fa si è passati dal 25 al 22% circa. Flette anche il dato dei positivi sui test anche ripetuti che si attesta al 9.26: Sebastiani ricorda che da 5 giorni quindi la percentuale sta calando, quasi 3 punti di riduzione che fanno ben sperare ma dall’inizio di dicembre la curva a parte le fluttuazioni, non scende.

“Comunque, se la previsione verrà confermata, a Natale la curva media dei decessi scenderà sotto i 500 al giorno”.

Il problema è che gli acquisti prefestivi potranno far di nuovo innalzare i contagi da Covid. E anche i contatti dei giorni di festa, seppure il governo abbia introdotto un nuovo Dpcm che impedisce di riunirsi in numeri considerevoli.

La ripresa a scuola? Meglio dopo dati certi

L’esperto di andamenti matematico-statistici teme “che la ripresa della scuola arrivi prima che ci sia stata evidenza chiara di un risultato positivo della stretta che scatterà il 24” dicembre.

“Per vedere i primi effetti bisognerà aspettare il 6 gennaio circa, ed il rischio è che potremmo trovarci con la ripresa della scuola in una fase epidemica ancora delicata. Buona cosa sarebbe valutare la situazione epidemica a metà gennaio prima di ripartire“.

Numeri e percentuali poco rassicuranti

Il matematico ritiene che se tutto procederà come previsto, comunque, a Natale si riuscira’ ad avere una riduzione dei decessi sotto i 500 morti in media al giorno. Sono 176.185 i tamponi per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute, in leggero calo rispetto a ieri, quando erano stati 179.800.

Il tasso di positività (rapporto positivi-test, compresi quelli ripetuti e di controllo) è del 9,2%, in flessione rispetto al 10% di ieri (-0,8%). Le vittime sono state 553. E ci sono ancora troppi ingressi nelle terapie intensive.

Le stranezze dei dati regionali

Sebastiani sottolinea anche alcune incongruenze sui dati regionali. La sua analisi vede per la provincia di Trento una situazione molto più critica rispetto a quella dell’Abruzzo che però è inserita nella fascia arancione, ad un livello di allerta maggiore rispetto al giallo della prima.

“Sarebbe utile avere tutti i dettagli dell’algoritmo così qualsiasi scienziato potrebbe implementarlo e con un lavoro di analisi identificare i principali fattori che contribuiscono all’assegnazione delle classi delle regioni. Cosa che sarebbe utile ai governatori per indirizzare alcune scelte locali sulle quali hanno potere”. Anche sull’apertura o chiusura delle scuole.