Riparazioni a settembre Riforme a settembre no no

RIPARAZIONI A SETTEMBRE RIFORME A SETTEMBRE NO NO

di Umberto Tenuta

CANTO 152 Non si ripara a settembre. SI CAMBIA VERSO SUBITO!

 

E no!

E no, Ministra Giannini.

Non si ripara a settembre.

Si ripara oggi, domani, dal 1° giugno al 15 settembre, facciamo pure al 1° ottobre, così i remigini saranno contenti.

Si riparano i mali della scuola, i malanni della scuola, tutti i malanni della scuola, malanni di tanti e tanti anni perduti, perduti dagli studenti che non visto il loro successo formativo cui pure avevano diritto.

Ora se verso si vuol cambiare, come si deve cambiare, per non fare una figuraccia, allora prontamente occorre provvedere.

Non c’è bisogno di togliere le vacanze estive a deputati e senatori.

Le leggi son.

Occorre solo Chi pon mano ad elle.

E Chi se non Ella, Onorevole Ministra Giannini, può emanare un’OM:

“Le leggi son, ponete mano ad elle.

Immantinente saranno licenziati senza appello coloro che le mani si terranno dentro le tasche”.

Al 1° ottobre, Giorno di San Remigio, tutti i giovani faranno ritorno a scuola e non la riconosceranno più.

Le pareti saranno tutte restaurate e di colore verde decorate.

I tetti tutti col fotovolcaico ricoperti.

Le aule a scomparsa per lasciar posto ai laboratori di Matematica e di Lingua, di Storia e di Geografia, di Botanica e di Zoologia, di Musica e di Canto, di Danza e di Nuoto…

Al posto dei banchi allineati ci saranno i tavoli pentagonali.

Al posto delle Lavagne ci saranno i Tablet nelle tasche degli studenti e nelle borsette delle Professoresse (NB. Ai Professori sarà stata data licenza di andare in pensione con l’aliquota massima!).

Abbondante materiale concreto, comune e strutturato, Digitale 3D ed Iconico 2D, sarà negli appositi depositi per la gioia delle Maestre ed ancor più delle giovanette.

Libri di testo addio!

Al loro posto i sostituti digitali e le stampantine dentro i cilindri delle stilografiche, con fogli mini A4.

Altoparlanti addio!

La Maestra non parla e non si sgola.

Avrà il coraggio di tacere, come voleva Delessert.

Saranno gli studenti a costruire i loro saperi e le loro virtù, lavorando con gli strumenti del Problem solving e del Cooperative learning.

Anche i Docenti saranno usciti dai loro bunker ed assisi nel Team Teaching.

I Dirigenti scolastici avranno perduto i loro scranni e nei laboratori vagheranno, a dare una mano or qui or là perché nessuno grida Facite ammuina!

Ci sarà di che divertirsi, davvero.

La scuola sara ‘na Ca’ Zoiosa!

E chi avrebbe mai creduto alla promesse di CAMBIAR VERSO anche alla Scuola?

2 giugno

2 giugno

di Luciano Corradini

Considero il 25 aprile e il 2 giugno come eventi che valgono, in termini laici, come la Pasqua e come il Natale in termini cristiani.

Mi fanno capire il valore e la bellezza di essere cittadini praticanti.

Da piccolo, secondo lo Statuto albertino, ero un “regnicolo”, con la qualifica prima di “figlio della Lupa”, poi di “Balilla”.

Nel retro della tessera c’era scritto” Giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze, e se necessario col mio sangue, la causa della rivoluzione fascista”.

Con la Repubblica democratica fondata sul lavoro, sul riconoscimento della dignità della persona, con connessi diritti inviolabili e doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, in vista del pieno sviluppo della persona umana e della partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale, sono diventato un cittadino.

Essere praticante significa esercitare diritti e adempiere doveri, ossia impegnarsi a rispettare gli altri e a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.

Non essere all’altezza della situazione non significa lasciar perdere, col rischio di tornare agli anni 30.

Ecco perché c’è da festeggiare e da rallegrarsi il 2 giugno, anche durante la crisi.

Il futuro non è una guerra di conquista, come allora, ma un impegno di pace e di fedeltà agli impegni assunti anche a nostro nome da parte dei Costituenti.

Creare una nuvola della scuola

da Corriere.it

Creare una nuvola della scuola

E’ impossibile insegnare senza fare i conti con le tecnologie e la Rete

di Cosimo Laneve, Università degli Studi A. Moro, Bari

I media e le conoscenze formano ormai un intreccio nel quale ci si ritrova o ci si perde: la struttura mutante dei primi influenza le seconde. E viceversa. È impossibile non restare impigliati nella Rete. Né può bastare un approccio low-tech, a basso impatto tecnologico. Dunque c’è bisogno di insegnanti che conversano attraverso una delle molteplici forme d’interazione che il web rende possibili: cambiare l’ambiente di apprendimento creando una comunità-laboratorio di idee e lavoro e una community degli studenti, dunque una cloud school. Una scuola-nuvola che si collega in Rete, dove docenti e studenti interagiscono, collaborano, elaborano propri ebook e li condividono. Una scuola che sia effettivamente adeguata ai tempi attuali e aperta a forme e modi didattici, talora anche inediti, come quello di dare importanza non solo alla verticalità (lezione frontale!), ma anche all’orizzontalità (che è proprio dei nuovi media). Insieme alle forme di direttività (che non si intendono affatto cassare), occorre che l’insegnante sia disposto, non più raramente bensì più frequentemente, a-essere-con-gli-studenti alla pari. In questa prospettiva pensiamo che si richieda una svolta da parte del docente perché si faccia interprete reale di un insegnamento nuovo, che possa essere caratterizzato dal con (la preposizione dal latino cum) che vuole indicare una più stretta relazione — e non solo sul piano della connessione (l’always on) attraverso le molteplici forme d’interazione che il web rende possibili — con gli studenti. È la didattica che si dispiega negli spazi della condivisione, collaborazione, cooperazione: darsi la mano e fare un cammino di conoscenza, istruzione ed educazione. In questa prospettiva sarà possibile arrivare a una citizen school, una scuola dei cittadini aperta, non elitaria, indipendente. Una scienza dei cittadini e per i cittadini.

Reclutamento prof, dentro idonei 2012: è guerra

da l’Unità

Reclutamento prof, dentro idonei 2012: è guerra

Contrordine, sul reclutamento dei docenti si cambia. Ed è subito «guerra tra poveri»

Contrordine, sul reclutamento dei docenti si cambia. Ed è subito «guerra tra poveri». Dopo aver già agitato le acque con l’annuncio di un nuovo concorsone nel 2015, il Miur guidato da Stefania Giannini getta un altro sasso nello stagno: il 23 maggio (con le graduatorie provinciali chiuse il 17maggio) il ministro decreta l’assunzione a tempo intedeterminato dal 2014/15 per i cosiddetti «idonei» del concorso 2012 («in subordine ai vincitori»).

Ben 17 mila persone, che pur avendo superato il punteggio minimo richiesto erano risultate in sovrannumero rispetto agli 11.500 posti banditi. Una scelta che scatena fortissime reazioni in rete da parte dei precari “storici”, inseriti nella graduatorie a esaurimento (Gae), con tanto di accuse sui tempi dell’operazione, alla vigilia del voto per le europee.

Esultano dunque gli idonei 2012, che da tempo chiedevano di rivedere quanto stabilito dai predecessori di Giannini. Le regole del Concorsone 2012 stese dall’ex ministro Profumo prevedevano infatti l’assunzione solo nella misura dei posti disponibili,e nemmeno l’abilitazione per chi pure avesse un punteggio utile. Una strettoia contro cui si sono scagliati i diretti interessati, con una vera campagna sui social media.

Il 20 maggio una loro delegazione incontra il capo di Gabinetto di Giannini, Alessandro Fucecchia, da cui nelle scorse settimane erano arrivate diverse rassicurazioni via twitter agli «idonei», in un dialogo fitto e costante. Ed è proprio lui, poco dopo la mezzanotte di sabato, a postare con un tweet (con il commento «giù la maschera») l’articolo uno del decreto che cambia il sistema di reclutamento in vigore, subito accolto da un’ovazione di cinguettii degli «idonei». Anche su Fb fioccano reazioni. Quelle dei precari Gae (160 mila circa in Italia) sono però di ben altro segno. Si accumulano i «vergogna!» per una scelta che «cambia le regole in corsa».

Perché se in teoria ai precari storici viene garantito il50% delle future immissioni in ruolo (il restante andrebbe appunto ai vincitori di futuri concorsi), l’assunzione di queste 17 mila persone riduce il numero di supplenze disponibili per i precari che ora temono di avere ancora minori chances di lavoro. «Oltretutto notano la novità arriva dopo l’aggiornamento delle graduatorie appena chiuso, con cui abbiamo dovuto scegliere in che provincia lavorare per i prossimi tre anni».
Ci si è legati insomma a una provincia, prima di sapere che magari con le nuove assunzioni degli idonei le supplenza disponibili saranno meno del previsto.

LO SCONTRO SUL «MERITO»
Ci sono poi questioni pratiche. Difficile pensare che possano essere assunti tutti e 17 mila, il posto potrebbe arrivare magari per meno della metà di loro; che fine faranno gli altri? Si creerà una nuova graduatoria per loro? Intanto però la guerra tra aspiranti docenti si consuma in rete anche su questioni di princìpio: gli «idonei» lodano il governo perché premia «il merito» e i giovani («l’Italia del #merito stamattina esulta…») , molti denigrano apertamente i precari storici come meno preparati.

Questi ultimi ribattono per le rime, ricordando che ad esempio anche la vecchia Siss era equiparata a un percorso concorsuale, con ben due anni di frequenza ed esami finali. Insomma uno scontro in piena regola. Ed è questo l’aspetto su cui insiste il segretario Flc Cgil Domenico Pantaleo: «Ancora una volta il Miur ha creato una guerra, si risolve il problema di qualcuno ma finendo per penalizzare qualcun altro nota il segretario Domenico Pantaleo -_: sul reclutamento docenti manca un piano complessivo e organico,questa gestione frammentata dei diversi percorsi Tfa, Pas, concorso, Gae produce caos».

L’altro appunto è sulle 14mila assunzioni, annunciate da Giannini in Parlamento con un nuovo concorsone nel2015:«Con questa novità trovo praticamente impossibile che il Miur possa bandirlo osserva Pantaleo -, ci sono troppi fronti aperti da gestire, compresi i vincitori del concorso 2012 ancora senza assunzione per il ritardo nella pubblicazione delle graduatorie». Secondo il sindacato, per non creare ulteriore confusione occorrerebbe«prevedere un piano di stabilizzazione per i precari Gae; rivedere i meccanismi di reclutamento; coprire i posti vacanti e stabilizzare i concorsi».

Giugno caldissimo sul versante pensionistico e si arriva a “Quota 100”

da tecnicadellascuola.it

Giugno caldissimo sul versante pensionistico e si arriva a “Quota 100”

Giovanni Sicali

Nei riguardi del mondo della scuola, la Legge n. 214/2011 di Monti/Fornero sulle pensioni non ha tenuto conto di due dati semplicissimi: che i docenti iniziano ad insegnare intorno ai 28-30 anni e in secondo luogo che l’anno scolastico finisce il 31 Agosto e non il 31 Dicembre

Non avendo badato a questi due fattori, sono ormai tre anni che si trascina la “vexata quaestio” dei Q96 e dell’eccessivo innalzamento dell’età della quiescenza. Sono ormai 1000 gg. e più che i lavoratori della scuola Q96 cercano di fare capire in tutti i modi che la legge Fornero avrebbe dovuto indicare come “terminus ad quem” il 31/8/2012 e non la notte di san Silvestro del 2011. Oltretutto docenti e personale ATA hanno l’amara prospettiva di dover rimanere in cattedra e nei corridoi delle scuole fino e oltre i 70 anni di età per poter mettere insieme 42 anni e qualche mese di servizio e contributi.
Il presidente della commissione lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano lancia l’idea di una revisione dell’età pensionabile sulla base anche di quanto accaduto di recente in Germania, che riduce l’età pensionabile a 63 anni per chi ha 45 anni di contributi. Difficile che l’Italia si faccia influenzare visto che stenta a modificare la riforma Fornero considerata da molti efficace a livello economico ma socialmente dannosa da altri tanto da proporre un referendum abrogativo. La riforma tedesca approvata il 23 maggio costerà sui bilanci pubblici tra i nove e gli undici miliardi di euro. In Italia basterebbero 400 milioni di euro spalmati nell’arco di tre anni per pensionare le 4.000 persone che tutti chiamano i Q96. L’auspicio è che non si abbiano più rinvii Il tempo stringe e fine dell’anno scolastico si avvicina.
E così, passate le elezioni, i Q96 (ormai Q100) sono sempre in attesa di novità che li riguardano. Intanto la proposta Ghizzoni-Marzana stenta a decollare a causa di mille difficoltà e per l’ostracismo dimostrato dalla Ragioneria dello Stato, per mancanza di fondi di copertura. E sulla questione Q 96, sono stati ritenuti inammissibili – perché non strettamente attinenti alla materia trattata dal decreto – anche gli emendamenti relativi al D.L. n. 58 sulle “Misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico”. E il tavolo tecnico – composto da MEF, INPS e Commissioni Lavoro – in agenda in questi giorni lavora nell’indifferenza generale nonostante sia presieduto dal Ministro Giuliano Poletti, quello che nei giorni scorsi aveva parlato di prepensionamento per gli over 60 rimasti senza un impiego e di scivolo pensionistico a dimostrazione che attorno al caso Q96 si navighi a vista.
Ci sono poi altri appuntamenti che potrebbero condurre alla tanto agognata revisione della previdenza 2014: il 13 giugno, quando sarà presentata la riforma della PA che contiene anche il piano dei prepensionamenti; e il 23 giugno, con l’inizio alla Camera del dibattito riguardante la proposta di legge sugli esodati.
Il presidente del Consiglio sarà tanto sensibile al problema da risolverlo in tempi veramente brevi? Lo speriamo. Ma gli scenari politici potrebbero essere diversi rispetto a qualche settimana fa. A noi sembra di essere alle solite; parole parole ma di fatti ancora niente, speriamo di essere smentiti dalle decisioni del consiglio dei ministri di Venerdì 13 giugno. Ad elezioni concluse, Renzi e Giannini non hanno più scuse.
Dulcis in fundo, in occasione del suo recente intervento sul prepensionamento degli statali, il ministro Madia della P.A. ha sottolineato che presto ci saranno anche delle novità sul tema dell’opzione del solo contributivo per le donne (Cfr Art. 1, c. 9, L. n. 243/2004). Per queste pensioni INPS si attende comunque la proroga ai termini per l’invio delle domande.

La paura dei cittadini è che insieme alle sospirate misure di flessibilità, tanto richieste e volute, possano venire ritoccati in negativo anche i requisiti per uomini e donne per poter accedere alla pensione di anzianità e vecchiaia. Al di là dei singoli provvedimenti l’impressione è che l’intero contesto previdenziale vivrà un mese di grande fermento.

2 giugno, festivo dal 2001

da tecnicadellascuola.it

2 giugno, festivo dal 2001

Aldo Domenico Ficara

Fu l’allora presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, a riportare le celebrazioni del 2 giugno, dopo gli anni dell'”austerità”

Ogni anno il giorno 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica Italiana, ricorrenza che rappresenta la festa nazionale del nostro Paese. Con la legge 5 marzo 1977, n. 54, soprattutto a causa della congiuntura economica sfavorevole, la Festa della Repubblica fu spostata alla prima domenica di giugno. Solamente nel 2001 su impulso dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il secondo governo Amato, con la legge n. 336 del 20 novembre 2000, riportò le celebrazioni al 2 giugno, che quindi tornò ad essere un giorno festivo e di vacanza per tutti gli studenti italiani.
Infatti l’articolo 1 della legge 5 marzo 1977, n. 54 dice: “I seguenti giorni cessano di essere considerati festivi agli effetti civili: Epifania; S. Giuseppe; Ascensione; Corpus Domini; SS. Apostoli Pietro e Paolo. A decorrere dal 1977 la celebrazione della festa nazionale della Repubblica e quella della festa dell’Unità nazionale hanno luogo rispettivamente nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre.

Cessano pertanto di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre, mentre l’articolo 1 della legge n. 336 del 20 novembre 2000 dice; “A decorrere dal 2001 la celebrazione della festa nazionale della Repubblica ha nuovamente luogo il 2 giugno di ciascun anno, che pertanto viene ripristinato come giorno festivo”. Si rammenta che il 2 giugno è ricordato il referendum istituzionale del giugno 1946 col quale i cittadini italiani decisero se mantenere il regime monarchico o passare ad uno Stato repubblicano. Nel giorno della festa della repubblica le ambasciate italiane invitano i Capi di Stato del Paese che le ospita per le solenni celebrazioni e da tutto il mondo giungono al Presidente della Repubblica gli auguri delle maggiori cariche politiche internazionali, inoltre particolari cerimonie ufficiali hanno luogo su tutto il territorio italiano.

Rilancio della professionalità docente attraverso il contratto?

da tecnicadellascuola.it

Rilancio della professionalità docente attraverso il contratto?

Lucio Ficara

Il rinnovo del contratto potrebbe essere l’occasione per rimettere ordine sulle questioni normative.
Ovviamente bisognerà pensare seriamente anche agli aspetti economici.

Il rinnovo del contratto scuola sarà una buona occasione per mettere riparo all’incertezza normativa che, a causa di una destrutturazione permanente del contratto collettivo nazionale del personale scolastico avvenuto in questi ultimi anni, affligge pesantemente le scuole, avendone causato tra l’altro un aumento esponenziale del contenzioso tra lavoratori e Amministrazione.
Il rinnovo del contratto oltre a restituire certezza e chiarezza normativa, deve essere anche l’occasione, attraverso il rinnovo contrattuale della parte economica, di rilanciare la professione docente, restituendo dignità professionale agli insegnanti.
Una delle priorità di questo rinnovo contrattuale è quella di risolvere la situazione di gravissimo inadempimento dello Stato italiano rispetto alla normativa europea in materia di precariato nella scuola. Ricordiamo a tale proposito che l’Italia infrange pesantemente la direttiva europea 1999/70, prevedendo norme contrattuali più svantaggiose, sia a livello giuridico che a livello economico, al personale precario rispetto a quello assunto a tempo indeterminato.
Attualmente nel contratto scuola abbiamo una forma di apartheid normativo tra docenti di ruolo e docenti precari. Maggiormente tutelati sono i docenti di ruolo, che ad esempio con gli artt. 15 e 17 del CCNL scuola, hanno l’opportunità di fruire di alcuni permessi retribuiti ed avere delle giuste tutele per le assenze dovute a malattia; meno tutele giuridiche sono concesse, nello stesso contratto e per gli stessi motivi, al personale precario. Questa forma discriminatoria tra personale scolastico di ruolo e precario, si evince leggendo attentamente l’art. 19 del CCNL scuola, che regolamenta le ferie, i permessi e le assenze del personale assunto a tempo determinato, da cui si notano tutte le disparità contrattuali suddette. Tutto ciò contrasta con la clausola 4 della direttiva europea 1999/70, dove è scritto chiaramente che i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive.
Con il rinnovo del contratto scuola questa discriminazione dovrà essere superata, specificando anche che il servizio svolto da un docente precario ha lo stesso valore in termini giuridici ed economici del servizio svolto dal docente di ruolo.
Un altro punto fondamentale da chiarire nel prossimo contratto sarà anche quello di capire come funzioneranno le relazioni sindacali, bisognerà vedere se esisterà ancora la contrattazione integrativa d’istituto, con il contestuale rinnovo delle RSU, o se invece questo sistema verrà superato con un altro modo di gestire ed amministrare le singole scuole.
Inoltre si dovrà stabilire quante risorse economiche sono disponibili per il rilancio della professione docente.
Su questo ultimo punto il ministro Giannini compirebbe un errore politico se non si confrontasse con i sindacati e se cercasse di forzare la mano sull’annullamento degli scatti di anzianità a favore di un sistema in cui solo alcuni insegnanti verrebbero premiati con aumenti stipendiali, mentre altri “non meritevoli” rimarrebbero sottopagati.
Questo sistema della retribuzione legata al merito non è chiara e non convince i sindacati. Servirebbe uno sforzo comunicativo da parte del ministro Giannini, che dovrebbe spiegare ai sindacati e a tutti i docenti italiani, quali saranno i parametri e i criteri per individuare gli insegnanti meritevoli di ricevere uno status giuridico di tutto rispetto e uno stipendio adeguato al ruolo docente. Per adesso da viale Trastevere tutto tace.
Le perplessità di una buona riuscita del rinnovo contrattuale, che è il frutto non tanto di un corretto e doveroso confronto con i sindacati ma piuttosto di una vera e propria imposizione unilaterale del Ministro dell’Istruzione, sono molte e sono anche molto concrete.

Scuole sicure? Sì ma ci vuole la manutenzione continua

da tecnicadellascuola.it

Scuole sicure? Sì ma ci vuole la manutenzione continua

Reginaldo Palermo

Ennesimo incidente: una finestra si stacca in una scuola primaria e colpisce in testa un bambino.
Costruire nuovi edifici è necessario, ma provvedere alla manutenzione ordinaria è addirittura indispensabile.

L’ennesimo incidente accaduto questa volta in una scuola primaria di Roma dove un piccolo alunno è stato ferito alla testa dalla caduta di una finestra riapre di nuovo il problema della sicurezza degli edifici scolastici.
La dinamica dell’accaduto (così come di altri incidenti più o meno recenti) deve però far riflettere: la scuola è nuova, inaugurata solamente 4 anni addietro e probabilmente è anche dotata dei numerosi certificati previsti dalla legge. Quasi certamente ha la sua bella scala di sicurezza e non contiene parti in amianto.
Insomma le norme sulla sicurezza sono rispettate, quelle sul buon senso un po’ meno visto che le cronache dicono che i genitori di quella scuola avevano già più volte chiesto agli uffici tecnici del Comune di effettuare una verifica su alcune “anomalie”, come per l’appunto finestre traballanti e buche nel prato dove giocano i bambini.
Forse bisognerebbe avere il coraggio di dire le cose in modo chiaro: costruire scuole nuove è importante, adeguare quelle esistenti alle norme di legge anche, ma tutto questo serve a poco o a nulla se gli edifici scolastici non vengono curati e manutenuti di continuo, esattamente come si fa in una qualunque abitazione dove si riparano le tapparelle se si rompono e si rimettono in funzione gli sciacquoni dei water quando si guastano. In molte scuole, purtroppo, la manutenzione ordinaria è ormai diventata un vero e proprio lusso, mentre si continuano a spendere ogni anno risorse importanti per i corsi di aggiornamento proprio in materia di sicurezza per docenti e Ata.
Oltretutto la gestione della sicurezza e dell’igiene dei locali scolastici non è affatto uniforme sul territorio nazionale: ci sono aree dove i tecnici delle ASL intervengono persino per sanzionare i dirigenti scolastici che non prevedono i dispenser di sapone liquido nei servizi igienici degli alunni e aree dove da anni mancano i servizi igienici in numero adeguato e si è in attesa del “Piano Renzi” per realizzare 4 turche e 3 lavandini in più.
Forse bisognerebbe avere il coraggio anche di dire che nella scuola le norme sulla sicurezza (legge 626/96 e decreto 81/2008) dovrebbero essere applicate in modo diverso, perché non si possono equiparare le scuole ad aziende con altiforni o lavorazioni pericolose come adesso avviene. Siamo al paradosso che nel corso del processo per la tragedia alla Thyssenkrupp era emerso che quasi ogni giorno si sviluppavano nei reparti piccoli incendi che però venivano “domati” dagli stessi operai.  Si possono citare casi di scuole con 50 alunni dove negli anni passati i Comuni avevano persino dovuto costruire scale antincendio e porte antipanico.
E forse è arrivato il momento di incominciare a pensare in modo meno faraonico e più pragmatico.  Un po’ di semplice manutenzione quotidiana servirebbe a rendere i locali scolastici più sicuri e magari persino più accoglienti.
Con innegabili vantaggi anche per la qualità dell’apprendimento degli alunni.

Nei concorsi a cattedra la vigilanza è all’altezza del merito?

da tecnicadellascuola.it

Nei concorsi a cattedra la vigilanza è all’altezza del merito?

Aldo Domenico Ficara

Ricercando nel web l’argomento “vigilanza nelle prove scritte del concorso ordinario” ci si imbatte subito nella missiva datata 8 febbraio 2013 della FLC CGIL Segretaria nazionale inviata al Direttore del personale scolastico Dott. Luciano Chiappetta dove si legge:

“Pervengono alla scrivente organizzazione sindacale numerose segnalazioni relativamente alla individuazione del personale docente componente dei comitati di sorveglianza alle prove scritte del concorso ordinario. Risulta infatti che alcuni Uffici scolastici regionali e provinciali interpretino norme o circolari in termini estensivi rispetto a quanto definisce il contratto (unica fonte legittimata dalla normativa vigente) in termini di diritti e obblighi del personale docente e di perimetro della prestazione lavorativa, determinando quindi situazioni conflittuali e vertenziali. Crediamo che tali comportamenti non concorrano a determinare quel clima sereno che deve necessariamente accompagnare lo svolgersi delle prove concorsuali. Chiediamo quindi che, senza ambiguità, il Miur dia istruzioni in merito alla composizione dei comitati di vigilanza, rispettose del contratto nazionale di lavoro e che indichi nella volontarietà del personale il criterio di composizione dei comitati stessi”.

Inoltre, continuando a navigare in rete si ritrovano tracce del tipo “La legge Finanziaria 2013 (Legge 228/2012) all’art. 47 comma 1 richiama il Decreto del 12 marzo 2012 art. 6: Ai comitati di vigilanza spetta un compenso di euro 20,92 per ogni giorno di presenza nelle aule dove si svolgono le prove scritte o pratiche”. Oppure commenti (riferiti al concorso a cattedra del 1999) dai toni forti come: “Allo scritto, dopo aver consegnato l’elaborato e aver lasciato l’aula, ho appreso di non essere stata sufficientemente fortunata: in alcune aule – ma non nella mia! – le persone addette alla vigilanza lasciavano consultare qualsiasi tipo di testo, cosa vietata dal bando di concorso. Mi sono rivolta ai sindacati per segnalare l’accaduto: mi hanno risposto che da sempre è così. Un dipendente del Provveditorato agli studi della mia provincia mi ha spiegato che dovrei far denuncia elencando i nomi delle persone che hanno copiato. Ho abbandonato questa ipotesi, perché dovrei denunciare le mie amiche (è omertà?). La stessa cosa è accaduta durante il corso abilitante: ma in questo caso eravamo in pochi e conoscevamo di persona i nostri esaminatori. Non sono riuscita a capire come mai alcuni potessero spudoratamente copiare durante lo scritto”.

Sicuramente il vincitore di un concorso ordinario merita oltre la cattedra tutti gli onori per la sua preparazione disciplinare, ma lettere e commenti che rimangono indelebili nella rete, fanno riflettere su certi fatti che con la meritocrazia hanno poco a che vedere.

2 giugno Raccomandazioni UE

Il 2 gugno la Commissione Europea rende note le Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2014 dell’Italia e formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2014 dell’Italia

(Ministero dell’Economia e delle Finanze, 2 Giugno 2014) La Commissione Europea ha pubblicato oggi le Raccomandazioni specifiche per i paesi membri dell’Unione. Per l’Italia emerge una chiara conferma ed un supporto al programma di riforma avviato dal Governo e un invito a proseguire speditamente. Vi è anche un forte apprezzamento per l’Agenda di Riforma 2014, contenuta nel Programma Nazionale di Riforma di aprile che, con il suo preciso e serrato cronoprogramma definisce la strategia del Governo e lo impegna al rispetto delle scadenze indicate. La Commissione condivide pienamente le priorità suggerite dal Governo, iniziando dalla piena attuazione della delega fiscale e delle deleghe del Jobs Act. A breve saranno varate le due importanti riforme sulla giustizia e sulla Pubblica Amministrazione indispensabili per creare un contesto amministrativo e un ambiente imprenditoriale più favorevole allo sviluppo del Paese e capace di essere nuovamente attrattivo per gli investitori esteri. Il Governo, sin dal suo insediamento, ha valutato come fondamentale un rafforzamento del capitale umano, attraverso un sistema educativo moderno, efficace e digitalizzato, dove il merito e il valore sia centrale nella valutazione dei formatori e delle strutture educative. La Garanzia Giovani, le misure a sostegno della formazione e del tirocinio in alternanza scuola-lavoro sono al centro della strategia dell’Italia.

Dal punto di vista fiscale la Commissione conferma che l’Italia rimane fra i Paesi virtuosi con un deficit/PIL al di sotto del 3%. Allo stesso tempo invita il Paese a monitorare il disavanzo strutturale e il rispetto della regola del debito in quanto, secondo le stime della Commissione, potrebbe essere necessario un aggiustamento aggiuntivo. Queste stime però non tengono conto di alcune voci relative alle minori spese pianificate ma non ancora specificate nel dettaglio e a maggiori introiti, come quelli attesi dalle privatizzazioni.

Il governo è fortemente impegnato a perseguire un consolidamento fiscale orientato alla crescita e a rafforzare ulteriormente la sostenibilità del debito.

E‘ fiducioso che gli interventi pianificati consentiranno di raggiungere gli obiettivi indicati nel Programma di Stabilità e conferma il proprio impegno a introdurre e implementare le riforme strutturali che il paese attende da lungo tempo.

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Costruire la crescita: raccomandazioni specifiche per paese 2014

(Bruxelles, 2 giugno 2014) Oggi la Commissione europea ha adottato una serie di raccomandazioni di politica economica rivolte ai singoli Stati membri per consolidare la ripresa iniziata l’anno scorso. Le raccomandazioni si basano sull’analisi dettagliata della situazione di ciascun paese e forniscono orientamenti su come rilanciare la crescita, aumentare la competitività e creare posti di lavoro nel 2014-2015.

Dopo aver affrontato i problemi urgenti causati dalla crisi, quest’anno è stato posto l’accento sulla creazione di un contesto più favorevole alla crescita sostenibile e all’occupazione in un’economia post-crisi. Come parte del pacchetto odierno, che segna il culmine del quarto semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche, la Commissione ha adottato anche, nell’ambito del patto di stabilità e crescita, numerose decisioni relative alle finanze pubbliche degli Stati membri, che rappresentano complessivamente un’ambiziosa serie di riforme dell’economia dell’UE.

Il Presidente José Manuel Barroso ha dichiarato: “Le raccomandazioni specifiche per paese indicano agli Stati membri la direzione da seguire per uscire definitivamente dalla crisi e rilanciare la crescita. Gli sforzi e i sacrifici compiuti in tutta Europa iniziano a dare i loro frutti. La crescita sta ripartendo e l’occupazione, il cui livello è ancora troppo basso, aumenterà a partire da quest’anno. Ora la sfida principale per l’UE è di natura politica: come fare per continuare a sostenere le riforme a mano a mano che la pressione della crisi si attenua? Se i politici assumeranno un ruolo guida e mobiliteranno la volontà politica necessaria per attuare le riforme, comprese quelle impopolari, sarà possibile consolidare la crescita e garantire a tutti un miglior tenore di vita.”

Secondo l’analisi della Commissione, il notevole impegno in termini di politiche profuso a tutti i livelli da qualche anno a questa parte ha notevolmente consolidato le basi dell’economia dell’Unione. Nel 2014-2015, tuttavia, la crescita rimarrà fragile e disomogenea, per cui bisogna mantenere lo slancio delle riforme. Il potenziale di crescita a lungo termine dell’UE è ancora relativamente modesto: gli elevati livelli di disoccupazione e la difficile situazione sociale miglioreranno lentamente e ci vorrà tempo per colmare l’enorme fabbisogno di investimenti.

Raccomandazioni specifiche per paese 2014

Quest’anno sono state rivolte raccomandazioni a 26 paesi (tranne Grecia e Cipro, che stanno attuando programmi di aggiustamento economico), da cui risulta che i progressi compiuti dal 2013 hanno dato risultati positivi:

  1. la crescita è ripresa, anche nella maggior parte dei paesi colpiti dalla crisi. Solo le economie cipriota e croata dovrebbero registrare una contrazione quest’anno e tutte le economie dovrebbero essere nuovamente in fase di espansione entro il 2015;

  2. le finanze pubbliche continuano a migliorare. Nel 2014 i disavanzi di bilancio aggregati dei paesi dell’UE dovrebbero scendere, per la prima volta dall’inizio della crisi, sotto il limite del 3% del PIL. La Commissione raccomanda che l’Austria, il Belgio, la Repubblica ceca, la Danimarca, la Slovacchia e i Paesi Bassi escano dalla procedura per i disavanzi eccessivi, il che porterà a 11 (da 24 nel 2011) il numero dei paesi ancora soggetti a questa procedura;

  3. le riforme nei paesi più vulnerabili stanno iniziando a dare i loro frutti. Irlanda, Spagna e Portogallo sono usciti dai programmi di assistenza finanziaria rispettivamente a dicembre 2013, gennaio 2014 e maggio 2014. Nel 2014 è previsto un ritorno della crescita in Grecia, mentre a Cipro la situazione si è stabilizzata. Una risoluta attuazione delle riforme economiche ha permesso alla Lettonia di aderire all’euro a gennaio;

  4. è in atto una correzione degli squilibri, con un miglioramento delle posizioni delle partite correnti di diversi paesi. Nel marzo 2014, per la prima volta dall’istituzione della procedura per gli squilibri macroeconomici, la Commissione ha concluso che due paesi (Danimarca e Malta) non presentavano più squilibri e che la Spagna non si trovava più in una situazione di squilibrio eccessivo;

  5. visto che di norma gli sviluppi del mercato del lavoro si manifestano con almeno sei mesi di ritardo rispetto all’evoluzione del PIL, si prevedono un modesto aumento dell’occupazione da quest’anno in poi e un calo del tasso di disoccupazione a livello di UE fino al 10,4% entro il 2015. In diversi Stati membri, tra cui Spagna, Portogallo, Italia e Francia, sono state intraprese profonde riforme per migliorare la resilienza del mercato del lavoro.

Visto il carattere ancora fragile e disomogeneo della ripresa, tuttavia, occorre proseguire le riforme strutturali delle nostre economie, mirando in particolare a:

  1. lottare contro l’elevata disoccupazione, le disuguaglianze e la povertà: la crisi ha avuto ripercussioni pesanti e durature sul livello di disoccupazione nell’UE, che nel 2013 è rimasto altissimo (10,8%) con variazioni dal 4,9% dell’Austria al 27,3% della Grecia. Occorre pertanto continuare a riformare le politiche occupazionali e migliorare la copertura e i risultati dei sistemi di istruzione e previdenza sociale. Va rivolta particolare attenzione alle raccomandazioni relative alla lotta contro la disoccupazione giovanile, in particolare attraverso l’attuazione di una Garanzia per i giovani;

  2. passare a un’imposizione più favorevole all’occupazione: durante la crisi molti paesi hanno optato per un aumento delle imposte anziché operare tagli alla spesa, con un conseguente incremento del carico fiscale complessivo. Visto il margine di manovra limitato a livello di finanze pubbliche, un certo numero di raccomandazioni prevede lo spostamento del carico fiscale dal lavoro alle imposte ricorrenti sui beni immobili, sui consumi e sull’ambiente, in modo da rafforzare il rispetto dell’obbligo tributario e combattere l’evasione fiscale;

  3. rilanciare gli investimenti privati: la concessione di finanziamenti bancari, specialmente per le piccole e medie imprese, rimane soggetta a condizioni estremamente rigide in Italia, Grecia, Spagna, Lituania, Slovenia, Croazia e Cipro.Le raccomandazioni evidenziano la necessità di stabilizzare ulteriormente il settore bancario e di sostenere forme di finanziamento alternative, come i sistemi di garanzia dei prestiti o le obbligazioni societarie;

  4. rendere più competitive le nostre economie: i progressi sul fronte delle riforme strutturali nei settori principali rimangono limitati rispetto al 2013. Quest’anno diverse raccomandazioni caldeggiano ulteriori riforme dei servizi, delle infrastrutture dell’energia e dei trasporti, dei sistemi di R&S e del diritto della concorrenza;

  5. ridurre il debito: il debito pubblico, che quest’anno dovrebbe raggiungere un picco a causa dei disavanzi accumulatisi nel tempo, va riportato su un percorso discendente, specialmente in Belgio, Irlanda, Grecia, Spagna, Italia, Cipro e Portogallo, dove supera tuttora il 100% del PIL. Il problema per le finanze pubbliche è gestire il costo dell’invecchiamento demografico, soprattutto in termini di pensioni e assistenza sanitaria, pur mantenendo una spesa favorevole alla crescita per l’istruzione, la ricerca e l’innovazione.

Decisioni di bilancio

Oggi la Commissione europea ha raccomandato che il Consiglio dei ministri dell’UE chiuda la procedura per i disavanzi eccessivi per sei paesi: Austria, Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Paesi Bassi e Slovacchia.

La Commissione ha inoltre pubblicato una relazione in cui analizza i motivi di una violazione programmata e prevista del valore di riferimento stabilito dal trattato per il debito pubblico (60% del PIL) nel caso della Finlandia, concludendo che l’avvio di una procedura per i disavanzi eccessivi non si giustifica in quanto il superamento è dovuto ai contributi del paese alle operazioni di solidarietà per i paesi della zona euro.

La Commissione ha concluso altresì che due paesi, cioè Polonia e Croazia, hanno dato seguito effettivo alle raccomandazioni rivolte loro dal Consiglio nell’ambito della procedura per i disavanzi eccessivi.

Prossime tappe

Le raccomandazioni specifiche per paese saranno discusse a giugno dai leader e dai ministri dell’UE, per poi essere formalmente adottate l’8 luglio dal Consiglio dei ministri delle Finanze dell’Unione. A quel punto spetterà agli Stati membri metterle in atto integrandole nell’elaborazione dei bilanci nazionali e delle altre politiche pertinenti per il 2015. Le raccomandazioni formulate nell’ambito del patto di stabilità e crescita saranno discusse e adottate in occasione del Consiglio dei ministri delle Finanze dell’UE del 20 giugno.

Compiti se sì per tutti

COMPITI SE Sì PER TUTTI

di Umberto Tenuta

CANTO 153 andante ma non troppo la Logica non va

 

Credevo di aver fatto appello alla Logica, ma ho sbagliato logica.

In fondo, avevo ragionato così:

Se SCUOLA significa COMPITI

NON SCUOLA significa NON FARE COMPITI.

Per non creare maggiori contrasti, avevo omesso di aggiungere che questo vale anche per le domeniche e per gli altri giorni di vacanza durante l’anno scolastico.

E, ancora, ho mancato di aggiungere, e ne chiedo scuse, che questo vale anche per i docenti, che nella scuola dovrebbero avere anche il tempo per programmare ed aggiornarsi.

Insomma, un pacchetto SCUOLA TUTTO COMPRESO!

I docenti lo accetterebbero?

E se sì, come credo, perchè solo per gli studenti dovrebbe essere diverso?

Il principio dell’eguaglianza non vale per tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla loro età?

Se qualche docente non è d’accordo, si faccia avanti.

Durante le vacanze −natalizie, pasquali ed estive− egli va a scuola ed assiste gli studenti che a casa non hanno la nonna, la mamma o la zia che aiuta a fare i compiti.

Forse così saremmo tutti d’accordo!

Ma, se mi si permette, vorrei ritornare a fare un discorso un po’, ma solo un po’, più generale.

Mica mi voglio addentrare nei processi della memorizzazione e sul ruolo che in essi riveste la ripetizione skinneriana e la comprensione!

Per quanto mi riguarda, ricordo che in prima media compresi il significato della Tavola pitagorica e da allora non ebbi più problemi nel fare le moltiplicazioni.

Ed analogamente per le equazioni!

Forse anche per le poesie che quando le ho sentite nel cuore mi sono rimaste nella mente.

Si diceva nei Programmi didattici del 1867: il maestro “si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole”[1].

Credo che ne siamo lontani anni luce.

Forse la cultura non è, come è stato affermato, ciò che rimane nel corpo, nella mente e nel cuore dopo avere dimenticato tutto ciò che si è appreso?

E che dire della memoria digitale che domani porteremo negli occhiali da sole?

Su pagine di quaderno utilizzate come schede avevo ricopiato frasi e frasi significative di pedagogia.

Ora non consulto nemmeno il GRANDE DIZIONARIO ENCICLOPEDICO UTET.

Con un semplice clic consulto INTERNET!

Certo, ho ricordi generali −non generici− di eventi, di teorie, di letture fatte con passione!

Forse dobbiamo approfondire se vale di più la ripetizione o la comprensione, l’affezione, l’emozione con la quale si apprende.

Lasciamo a Skinner le gabbie per condizionare gli animali.

I nostri studenti sono uomini.

Consideriamoli tali!

 

 

[1] LOMBARDI F.M., I Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50).

Petralia Sottana e Garibaldi

Petralia Sottana e Garibaldi

di Gianfranco Purpi

petralia

foto del caro indimenticabile maestro Beppe Cuccì con le scolaresche del 1960 tutte raggruppate per complessive 4 classi di 4 e 5

Mentre si susseguono  in tutta Italia i festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia  c’è un filo che lega    Petralia Sottana ad uno dei padri della patria. Forse  pochi sanno che Giuseppe Garibaldi fu nominato presidente onorario dell’antico sodalizio della Soms, la Società Operaia di Mutuo Soccorso, dove è custodita  gelosamente la lettera in cui Garibaldi accettava tale onorificenza e che poi nel 1878 venne a Petralia Sottana. Nel 1960, su iniziativa dei maestri Giuseppe Cuccì e Rosa Leto, un gruppo di  alunni  petralesi (nella foto) festeggiarono i cento  anni dell’unità d’Italia con una mostra  e tra questi piccoli garibaldini c’era l’attuale sindaco Santo Inguaggiato (il sesto seduto a terra, da sinistra).L’anno successivo la stessa classe fu invitata a Torino come viaggio premio per l’iniziativa. Inoltre si racconta che uno dei quattro barellieri che trasportò Garibaldi ferito nell’Aspromonte fosse un certo Librizzi di Petralia Sottana, della gens Cannatino.
M.L.P.

Manifestazione pubblica di protesta contro il MIUR

Manifestazione pubblica di protesta contro il MIUR

Dove e quando: USR Toscana – via Mannelli 113 – FIRENZE. Martedì 3 GIUGNO 2014 ore 15.30
Martedì 3 giugno 2014 ore 15,30 è stata indetta una manifestazione pubblica in via Mannelli davanti
all’Ufficio Scolastico Regionale da parte degli insegnanti toscani frequentanti i Percorsi Abilitanti Speciali
(PAS), indignati contro il Ministro, Stefania Giannini, ed il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca (MIUR) per aver generato, con un atto unilaterale, una differenziazione di punteggio inaccettabile
tra percorsi di abilitazione equipollenti e per avere anticipato la scadenza dell’aggiornamento delle
Graduatorie di Istituto al 23 Giugno 2014.

I 1600 insegnanti PAS di Scuola Secondaria della Toscana solidali con i 40.000 colleghi di tutta Italia
protestano perché con l’emanazione unilaterale del Decreto Ministeriale 353/2014, senza preventiva e
opportuna concertazione, è stata introdotta una pericolosa sperequazione tra titoli di abilitazione equipollenti,
assegnando un punteggio nettamente inferiore al titolo PAS, penalizzandolo nell’inserimento in graduatoria e
per i futuri concorsi a cattedre.
Dal prossimo Anno Scolastico tutte le scuole con disponibilità di incarichi annuali attingeranno i nominativi
dalle nuove graduatorie ex DM 353/2014, in cui gli insegnanti precari PAS, sebbene dotati di numerosi anni
di servizio, occuperanno posizioni di rincalzo che offriranno minori possibilità di reclutamento. Si innescherà
così un pericoloso rimescolamento delle cattedre, in contrapposizione a quanto proclamato dal Premier Renzi
di porre fine al precariato della scuola in Italia.
Il percorso abilitante PAS ha preso il via nei primi mesi del 2014 dopo una serie infinita di ostacoli politici,
normativi, burocratici e organizzativi, e ora che è in pieno svolgimento manca la volontà politica di favorire
l’inserimento in graduatoria degli interessati. La scorsa settimana, infatti, il 23 Maggio 2014 il MIUR ha
anticipato i consueti termini di aggiornamento delle graduatorie al 23 Giugno, in modo tale che coloro che
stanno frequentando i corsi e da anni consentono lo svolgimento di un servizio pubblico, compreso lo
svolgimento degli Esami di Stato, non abbiano la possibilità di aggiornare i titoli e il punteggio in modo
adeguato con l’inserimento in II fascia. Al contrario, viene riconosciuta una ridicola, inutile e umiliante
precedenza in III fascia. Si fa presente che questi insegnanti hanno maturato tutti “rilevanti titoli di servizio”,
riconosciuti dalle normative europee come professionalmente abilitanti, sufficienti nel settore privato per
l’assunzione a tempo indeterminato, insufficienti per il solo settore pubblico della Scuola. Tutto ciò metterà a
repentaglio il posto di 40000 lavoratori in Italia e creerà grossi disagi a oltre un milione di studenti,
obbligherà centinaia di istituti a un imponente turn-over del corpo docente e tutte le attività didattiche
dovranno essere rifondate, a tutto discapito della efficienza e della continuità didattica.

Pietro Danesi
per il Coordinamento “PAS docenti precari della Toscana”

D. Palma, L’autentica storia di Otranto nella guerra contro i Turchi

Storia come verità

di Antonio Stanca

palmaQuella che fino ad alcuni anni fa era solo una vaga tendenza della cultura italiana oggi è diventata una sua componente essenziale. La riscoperta del passato, lo studio della storia non riguardano soltanto lavori isolati o particolari programmi di una provincia o regione ma sono ormai un elemento costitutivo dell’atmosfera culturale della nostra nazione. Anche in altri paesi occidentali sta succedendo che molta attenzione, molto interesse siano dedicati al recupero, alla rivalutazione, all’interpretazione di certi momenti, avvenimenti della storia, soprattutto antica. Si vuole sapere quanto è accaduto, si è alla ricerca di risultati certi, sicuri in tempi che come quelli attuali assistono, anche in ambito culturale, a continue modifiche e trasformazioni. Si è andati tanto avanti, si è tanto progrediti da non essere più sicuri, da non avere più riferimenti unici, inalterabili. Perso si è l’uomo contemporaneo tra le sue invenzioni, tra le loro applicazioni ed ha sentito il bisogno di ritrovarsi, di rassicurarsi. La conoscenza del passato gli è sembrata uno dei modi per soddisfare tale bisogno. Il passato ha assunto, così, tanti aspetti quanti sono i propositi di chi lo cerca. Può essere un passato di carattere civile, religioso o di entrambi, si può riferire ad un personaggio, ad una famiglia o ad una comunità, ad un luogo, ad un tempo o ad un avvenimento, di ogni genere può essere ma preferito è quel passato mai completamente chiarito, rimasto sempre dubbio. Su avvenimenti ancora oggi sospesi si sono concentrate tante operazioni di recupero perché animati dall’idea di fare chiarezza, di portare alla luce sono coloro che ad esse si dedicano.

Una funzione di formazione, di educazione alla verità ha assunto la conoscenza della storia visto che tanto interesse suscitano in chi vi assiste e in chi le compie la revisione, la correzione di sbagliate trasmissioni, orali o scritte, di alterazioni, di confusioni di vario genere che per secoli si sono continuate.

Di quest’atmosfera di scoperta, di questo spirito di ricerca, di appuramento dei dati, delle fonti, dei documenti partecipa lo studioso Daniele Palma di Calimera, comune dell’area ellenofona salentina. Questi da anni si mostra impegnato in operazioni volte a recuperare, tutelare la lingua, la cultura, la storia greco-salentina. A sessantadue anni il Palma ha prodotto opere di narrativa, di teatro e numerosi saggi. In ognuna di queste direzioni i temi sono risultati legati alla storia della sua terra, dei suoi ambienti ed ai rapporti di scambio, di collaborazione, di rivalità che in passato si sono verificati tra essi e la vicina Grecia o Turchia. Estesa è l’opera saggistica del Palma e sempre accuratamente documentata. Prima tra biblioteche locali ha cominciato egli a muoversi, poi è approdato a biblioteche nazionali. I saggi sono stati pubblicati, tra gli anni 2000 e 2008, nel Bollettino Storico di Terra d’Otranto (numeri 10-15). L’amore per la sua terra ha trasformato il Palma nello studioso di essa, delle sue origini, delle sue tradizioni, dei suoi usi e costumi, dei suoi avvenimenti e personaggi, della sua lingua, della sua religione. Una passione tale è diventata per lui quella di riscoprire quanto accaduto nel passato dei suoi posti da averla coltivata insieme al suo lavoro di docente di Fisica e all’altro, svolto per decenni, nel campo dell’Informatica. Si è anzi servito dei mezzi, degli strumenti di questa disciplina per le sue interminabili ricerche storiche. E il prodotto maggiore di esse può essere senza dubbio considerato l’immenso volume L’autentica storia di Otranto nella guerra contro i Turchi (Nuova luce sugli eventi del 1480-81 dalle lettere cifrate tra Ercole d’Este e i suoi diplomatici). L’opera si compone di più di cinquecento pagine ed è stata pubblicata, ad Aprile del 2013, dalla casa editrice Kurumuny di Calimera. Di essa si è parlato la sera di Venerdì 30 Maggio presso il Centro Studi “Chora-Ma” di Sternatia (Lecce) suscitando molta attenzione presso il pubblico. Dopo la presentazione del Presidente di “Chora-Ma”, Donato Indino, sono intervenuti la figlia del Palma, Veronica, il figlio, Giuseppe, e don Donato Palma, parroco di Castiglione. Il religioso si è soffermato a parlare con l’autore del libro e dal dialogo sono emersi i modi da lui seguiti nel produrre l’opera nonché i contenuti di questa. Si è saputo che il lavoro è durato molti anni, che rappresenta l’ultimo di una trilogia iniziata da tempo, che la sua novità consiste nella decifrazione di oltre trecento lettere depositate presso l’Archivio di Stato di Modena e inviate ad Ercole d’Este, duca di Ferrara, dai suoi ambasciatori, dislocati in diverse zone d’Italia e presso diversi potentati, durante i tredici mesi dell’assedio turco alla città di Otranto negli anni 1480-1481. Le lettere erano scritte in un linguaggio segreto, in un alfabeto cifrato perché contenevano informazioni particolari e perché rimanessero incomprensibili nel caso fossero cadute in mano nemica. Il Palma è riuscito a decifrarle e ad apportare nuovi e determinanti contributi alla conoscenza di una vicenda della quale molti punti erano ancora oscuri nonostante si sia detto e scritto tanto.

Nell’opera le lettere sono state confrontate con quanto dell’evento otrantino già si sapeva, con altre testimonianze. Non si è trattato di una ricerca soltanto documentaria ma anche storica come altre volte ha fatto il Palma poiché convinto è egli che solo così si possa giungere a stabilire con esattezza la verità. Stavolta lo studioso è pervenuto a molte nuove verità che riguardano non solo la guerra tra Otranto e i Turchi ma anche i rapporti che correvano tra i vari stati del tempo, il comportamento da essi usato in quella circostanza prima che avvenisse, durante e dopo, i motivi dell’assalto turco, i rapporti conseguiti tra turchi e otrantini, il grave episodio degli ottocento martiri. Il maggiore, il più documentato lavoro fino a questo momento compiuto circa la vicenda otrantina può essere senza dubbio considerato questo del Palma.

L’esercizio di decifrazione del linguaggio segreto che correva negli scambi epistolari dell’antica corte ferrarese ha reso il Palma tanto edotto da permettergli di decifrare, in seguito nel 2014, una lettera scritta in alfabeto cifrato e inviata nel 1510 dalla nuora di Ercole d’Este, Lucrezia Borgia, al marito Alfonso d’Este, che era in guerra. Nella lettera lo avvertiva della caduta di una fortezza, la Rocca Possente di Stellata. Il documento era rimasto incompreso per oltre cinquecento anni e particolarmente meritorio è da considerare quanto compiuto dal Palma e dai suoi figli che in questa operazione lo hanno aiutato.

I giovani, nei loro interventi, si sono soffermati Veronica a chiarire la figura di Lucrezia Borgia, a dire dei suoi tempi, dei suoi luoghi, della sua vita, Giuseppe ad illustrare i processi relativi alla criptografia, a mettere in evidenza il suo uso fin dai tempi più antichi.

A delle continue rivelazioni si è assistito la sera di Venerdì e il piacere che le scoperte sempre procurano si è provato. Si è pensato anche che più diffusi dovrebbero essere i metodi usati per ottenerle, che la scuola dovrebbe interessarsi a diffonderli mediante il loro insegnamento visto che tanto di passato c’è ancora da scoprire e tanto utile sarebbe la sua conoscenza.

Educare è orientare

Convegno Educare è orientare

Sede del corso e date: Università Pontificia Salesiana, Roma, 25 ottobre 2014

Promosso da:
Università Pontificia Salesiana, Facoltà di Scienze dell’Educazione, in collaborazione con Edizioni Centro Studi Erickson e la Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.

Relatori:

Pina Del Core (Preside della Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, Roma)
Anna Maria di Fabio (Docente di Psicologia dell’orientamento professionale, Università di Firenze)
Giorgio Sangiorgi (Presidente Società per l’Orientamento, Università di Cagliari)
Speranzina Ferrario (Responsabile nazionale del Piano per l’orientamento permanente del MIUR)
Maria Assunta Zanetti (Presidente C.OR. Centro Orientamento, Università di Pavia)
Anna Grimaldi (Dirigente Isfol)
Massimo Margottini (Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre)
Arduino Salatin (Preside dello IUSVE di Venezia e Vice Presidente Invalsi)
Lauretta Valente (Presidente del Ciofs-FP)
Alessandro Ferraroli (già Presidente Cospes)
Michele Pellerey (Emerito di Didattica generale, Università Salesiana di Roma)

Comitato scientifico:
Michele Pellerey, Pina Del Core, Speranzina Ferraro, Massimo Margottini

Comitato organizzativo:
Dariusz Grzadziel, Emad Samir, Stefano Tognacci

Presentazione
Nel 1954 iniziava le sue pubblicazioni la rivista Orientamenti Pedagogici. L’editoriale del suo primo numero, firmato da Pietro Braido, era dedicato al tema “Educare è orientare”. Orientare in due direzioni: come aiuto e guida all’elaborazione di un personale progetto di vita, ma soprattutto come base e sostegno per il potenziamento della persona nelle qualità individuali che consentono di affrontare positivamente le sfide della vita, dello studio e del lavoro e così poter realizzare le proprie aspirazioni. In altre parole l’orientamento andava considerato come dimensione fondamentale di ogni processo educativo e formativo. In questa prospettiva andavano rilette anche le sue due declinazioni: come orientamento scolastico e come orientamento professionale.
La giornata di studio è stata progettata come conclusione di un’annata della rivista dedicata, a sessant’anni della sua prima pubblicazione, alla stessa tematica: Educare è orientare. La finalità fondamentale dell’iniziativa è rivolta a una rilettura delle tendenze presenti nella pratica e nella riflessione critica in merito allo sviluppo di tale dimensione educativa e formativa. Ciò risulta sempre più urgente di fronte alle sempre più sollecitanti e per molti versi drammaticamente impegnative trasformazioni della società e del mondo del lavoro. Basti pensare alle ricadute, anche sul piano delle scelte personali, dovute ai fenomeni di globalizzazione e di innovazione tecnologica e comunicativa.

http://formazione.erickson.it/corsi_convegni/educare-orientare/?utm_campaign=maggio&utm_medium=email&utm_source=111