Safer Internet Day (SID)

eTwinning: il 9 febbraio evento per la sicurezza online nelle scuole
Al Safer Internet Day, le opportunità e i rischi della rete per docenti e alunni 

L’Unità nazionale eTwinning Indire partecipa e sostiene il Safer Internet Day 2021, il cui evento istituzionale in Italia è previsto martedì 9 febbraio in modalità online, dalle ore 10:00 alle ore 13:30. L’incontro è organizzato dal Safer Internet Centre Generazioni Connesse e coordinato dal Ministero dell’Istruzione.

Il Safer Internet Day (SID) rappresenta la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, istituita e promossa dalla Commissione europea, con l’obiettivo di stimolare riflessioni tra le ragazze e i ragazzi sull’uso consapevole della rete, ovvero sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno nella realizzazione di internet quale luogo positivo e sicuro. La Giornata è celebrata in oltre 100 nazioni di tutto il mondo.

Il filo conduttore dell’evento è rappresentato dalle opportunità e dai rischi della rete, con interventi e attività che vedranno, come protagonisti, i giovani nell’ambito di una riflessione guidata.

Istituzioni, decisori politici ed esperti si incontreranno con i giovani delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, per approfondire opportunità e criticità connesse al mondo virtuale. Saranno presenti anche youtuber, influencer, esperti, animatori digitali e giovani “attivisti”, che mostreranno esempi e azioni virtuose italiane relative all’uso delle nuove tecnologie. L’iniziativa si articolerà in una prima sessione dedicata ai saluti istituzionali da parte del Ministero dell’Istruzione, a seguire webinar tematici, coordinati dal Safer Internet Centre, in collaborazione con l’Unità nazionale eTwinning Indire, rivolti a docenti e studenti

Per informazioni sul programma e per partecipare alla diretta streaming dell’evento nazionale: https://www.generazioniconnesse.it/site/it/home-page/.

Il Direttore generale di Indire Flaminio Galli, ha dichiarato: “La comunanza di obiettivi tra Generazioni Connesse e la rete eTwinning, nella direzione di un utilizzo sicuro del web a scuola e la comune derivazione europea, rendono questa collaborazione naturale e fortemente proficua per studenti e insegnanti. Il percorso dedicato alle scuole di Generazioni Connesse, volto alla creazione di un documento di e-Policy, si sposa con l’esigenza degli istituti più virtuosi nelle collaborazioni eTwinning per l’attuazione di una chiara politica interna sulla sicurezza online, tematica che rappresenta una priorità per la community e un possibile volano di sviluppo per il nostro sistema scolastico”.

Dal 2019 l’Unità nazionale eTwinning Indire e Generazioni Connesse collaborano inoltre all’organizzazione di webinar per la formazione professionale dei docenti coinvolti in eTwinning, con cicli annuali e altri eventi congiunti sul tema della sicurezza online, oltre alla produzione di materiali didattici utilizzabili nei progetti di collaborazione e nella reciproca promozione al fine di raggiungere il comune obiettivo di sensibilizzare docenti e studenti verso l’uso sicuro e consapevole di Internet.

I prossimi webinar in programma:

16 febbraio “Promuovere la resilienza all’estremismo violento

17 marzo “Infodemia: informarsi all’epoca delle fake news”.

Info e iscrizioni: https://etwinning.indire.it/supporto-e-formazione/formazione-online/webinar/

Art. 1 – Aula Benessere

Art. 1 – Aula Benessere

di Roberta Bellino (*)

Da qualche tempo nell’Istituto Comprensivo da me diretto coltivavamo l’idea di creare uno spazio pensato e studiato per i ragazzi affinché, nei momenti di affaticamento, stanchezza, rabbia e frustrazione, avessero un luogo che li accogliesse senza giudizi né costrizioni. Tanti pensieri, tante riflessioni con la psicologa scolastica e con la referente di plesso, sempre attente a raccogliere gli stimoli provenienti dalla dirigenza.

Poi un giorno, in una calda giornata del luglio scorso, tra le mille scartoffie dei decreti, delle circolari, delle linee guida per la riapertura in sicurezza dell’a.s. 2020/21, tra le tante preoccupazioni causate dalla pandemia, tra le mille incertezze ed i mille dubbi di una situazione limite – fatta di informazioni last-minute e mai definitive – , riesco finalmente a trovare il tempo per un appuntamento richiesto da una dolcissima e sensibile mamma, il cui figlio avrebbe iniziato a frequentare il mio istituto proprio a settembre 2020. La signora mi spiazza, piacevolmente dicendomi: “Mi piacerebbe dare alla scuola di Cirimido [plesso dell’I.C. da me diretto che abbraccia quattro Comuni] il nostro contributo. Mio marito ed io vorremmo regalarvi delle felpe che diano a tutti gli studenti un’identità ed un senso profondo di appartenenza all’Istituto”. La mia collaboratrice vicaria ed io ci guardiamo stupite, incredule di tanta generosità rivolta ad una scuola in cui il bimbo si stava accingendo ad entrare…

E così, riflettendo insieme alla signora Rossi [nome fittizio], arriviamo in uno stretto giro di minuti a ricongiungere le coincidenze e i bisogni e a metterli in fila. E infatti alla proposta della mamma ne facciamo una nostra, più rispondente alle esigenze formative della scuola: “Perché invece non proviamo ad allestire un’aula relax e ben-essere in cui i bambini si possano sfogare e sentirsi liberi di esprimersi? Un’aula colorata, piacevole, ricca di spunti educativi, ricca della bellezza del gioco e dell’apprendimento?”.

La signora Rossi non esita, comprende l’intenzionalità educativa della proposta, fa sua la nostra innovativa idea e si mostra di un entusiasmo contagioso. Subito si mette in moto con un’energia propulsiva che irradia me e la referente di plesso. Partono le ricerche e gli studi sul rivestimento, sulla dotazione strumentale e su come realizzare l’allestimento e, voilà, nel giro di poche settimane, si arriva alla soluzione. Sotto Natale il regalo più bello: aula pronta e ragazzi già all’opera!

Pensato inizialmente come spazio dedicato ai più piccoli, di fatto è diventato un ambiente interessante per tutti, soprattutto per la possibilità di organizzare attività didattiche al di fuori di quello rigido e strutturato dell’aula in tempo di covid! È stato quindi predisposto un orario per il suo utilizzo in sicurezza: i gruppi dei bambini si alternano per condividere in uno spazio dedicato momenti di conversazione, per ascoltare e leggere storie, per fare attività psicomotorie. Per i bimbi, che hanno bisogno di fruire di tempi e spazi da vivere anche al di fuori dell’aula, è diventato spazio prezioso in cui continuare le loro esperienze educativo-didattiche in un altro contesto, ludico e accogliente, particolarmente per quei bambini che si trovano più a disagio in una situazione d’aula troppo formale e ingessata.

La proposta ha potuto essere realizzata anche grazie all’intenso lavoro di interlocuzione e collaborazione che in questi ultimi anni abbiamo fatto per stabilire rapporti proficui con le famiglie e il territorio. Sotto questo profilo il risultato conseguito rappresenta una tappa di un disegno molto più ampio che stiamo cercando di portare avanti; per noi era molto importante realizzare questo progetto per poter dare una risposta concreta ad un bisogno educativo che avevamo rilevato.

Il resto è da vedere, sotto gli occhi di tutti!

(*) Dirigente scolastica, IC Fenegrò (CO)

L’emergenza scuola fra le priorità urgenti Servono 23 miliardi

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Con due anni di scuola a singhiozzo tra lezioni da remoto e in aula, un gap formativo stimato tra il 30 e il 50% in matematica e nelle lingue; e un “mismatch” che, nonostante la crisi, interessa ancora un’assunzione su tre, addirittura una su due nelle materie tecnico-scientifiche, l’education entra con forza tra le priorità dell’agenda del premier incaricato, Mario Draghi.

A suonare la sveglia, del resto, è stato più volte l’ex presidente della Bce; da ultimo, a metà agosto, dal meeting di Rimini, quando, parlando di «debito buono», vi aveva subito inserito l’«investimento in capitale umano e nei giovani», ricordando, poi, come i paesi che «meglio hanno risposto all’incertezza e alla necessità di cambiamento» siano stati proprio quelli «che hanno assegnato un ruolo fondamentale (e risorse, ndr) all’educazione», con programmi pluriennali.

Parole, purtroppo, rimaste in larga parte inascoltate. A settembre i corsi di recupero sono stati un mezzo flop (in tanti istituti neppure si sono svolti); i fondi (circa 300 milioni) per il nuovo piano di recuperi formativi sono in stand-by, come tutto il nuovo decreto Ristori, a causa della crisi dell’esecutivo Conte 2; e le stesse bozze di piano italiano sul Recovery Fund, seppur individuano delle linee d’azione, hanno però postato poche risorse su progetti confusi e slegati tra loro.

Sui quattro capitoli “core”, orientamento e materie Stem, Its, apprendistato, dottorati industriali e laboratori innovativi, capaci di rilanciare la scuola italiana sono stati messi, in totale, circa 9 miliardi; ce ne vorrebbero più del doppio, oltre 20 (23, per l’esattezza, secondo imprese ed esperti).

Partiamo dalle materie Stem, dove l’Italia è fanalino di coda con una bassa quota di laureati tra i 25 e i 34 anni in queste discipline (24,6%) e un forte gap di genere (le donne sono poche). Qui a pesare, da sempre, è un orientamento quasi inesistente già a partire dalle scuole medie, unito a un disinteresse degli insegnanti verso le esigenze di aziende e territori (anche le iscrizioni alle superiori al prossimo anno, continuano a premiare i licei, e in genere, le scelte dei ragazzi, anche di istruzione terziaria, vanno verso titoli di studio con scarsi sblocchi occupazionali). E così il tasso di disoccupazione degli under25 sfiora il 30%.

Ecco allora che nel Recovery Plan ci si aspettava un’inversione di rotta, che peraltro (a parole) trova tutti d’accordo. E invece al capitolo «Competenze Stem e multilinguismo» ci sono 5,02 miliardi. Gli obiettivi non sono chiari. Ne servirebbero invece almeno 11,2 per realizzare “Steam space” (Science, Technology, Engineering, Arts, and Mathematics) in ciascuna delle 40mila scuole italiane (con priorità alle medie), dove fare orientamento, parlarsi con territori e imprese, formare i professori. Si arriva a 11,2 miliardi ipotizzando un costo di 280mila euro a “Steam space”.

La seconda priorità sono gli Its, gli istituti tecnici superiori, a oggi l’unico canale di formazione terziaria non accademica, e veri e propri passepartout per l’occupazione. Qui nelle bozze di Recovery si mettono 2,25 miliardi. Uno sforzo importante. Ma occorre arrivare ad almeno 6 miliardi per quasi equiparare il finanziamento ordinario che riceve l’università. Con questi fondi si dovrà dare attenzione anche agli edifici, sedi degli Its, oggi poco funzionali perché spesso ubicati nei locali degli istituti tecnici capofila.

La terza priorità è l’apprendistato, che deve tornare il canale di ingresso al lavoro dei giovani. Nelle bozze di Recovery Plan si stanziano 600 milioni. Anche qui bisogna però salire ad almeno 3 miliardi, se l’obiettivo è quello di creare un sistema stabile di incentivi per un percorso di filiera con un link stretto con le aziende, a cui riconoscere un solido ruolo educativo.

Quarta priorità sono i dottorati industriali e i laboratori per spin-off e brevetti, legati ai territori. Nelle bozze di Recovery Plan è stanziato 1,08 miliardi (capitolo «Sostegno all’innovazione per le pmi»). Ne servirebbero almeno tre, per far decollare la convenzione Università-Cnr-Confindustria sui dottorati industriali (che sta funzionando) e realizzare le passerrelle con gli Its. In sintesi, va costruita quella gamba «professionalizzante», che è realtà all’estero. Ancora no in Italia.


Covid, Campania: scuole superiori verso lo stop

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Le persone positivi al Covid, in Campania, sono in lieve aumento. Ma c’è un dato che, al momento, preoccupa: l’andamento dei contagi nelle scuole superiori. I dati aggiornati saranno resi noti oggi, dopo una riunione dell’Unità di crisi della Regione Campania, e se dovesse emergere un aumento preoccupante, potrebbe scattare di nuovo lo stop della didattica in presenza dal 15 febbraio.

Le scuole superiori sono state riaperte in Campania dal 1° febbraio, in presenza al 50%, in esecuzione di un’ordinanza di urgenza del Tar che aveva accolto la richiesta dei comitati No Dad. Lo stesso organo, però, potrebbe giudicare in modo diverso di fronte a un numero di contagi più elevato.

Mercoledì la Campania è stata la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per incremento dei casi da Covid. Questi i dati. Secondo l’Unità di crisi della Regione Campania, in 24 ore sono 1.544 (di cui 101 casi identificati da test antigenici rapidi) i casi positivi su 18.514 tamponi esaminati. Se mercoledì il tasso di positività era pari al 7,92%, ieri era pari al 8,33%.

Trentasei i decessi – 11 deceduti nelle ultime 48 ore e 25 deceduti in precedenza ma registrati ieri – mentre i guariti sono 1276. E i contagi continuano ad aumentare anche a Torre Annunziata dove si è registrato uno dei maggiori picchi. In città il sindaco ha disposto fino all’8 febbraio la zona arancione chiudendo, tra gli altri, scuole e ristoranti con l’intento di contenere il numero dei positivi al Coronavirus.

Ma tra mercoledì e giovedì, stando a quanto comunicato in una nota dallo stesso primo cittadino, Vincenzo Ascione, i nuovi casi di contagio sono stati 44, contro le 29 guarigioni. Dati questi che portano la conta complessiva degli attuali positivi a quota 719, con undici persone attualmente ricoverate.

Per fortuna, almeno sul fronte dei vaccini, la Campania è in uno stato avanzato di somministrazione ai sanitari e come previsto tra il 10 e il 15 febbraio darà il via alle dosi per gli ultraottantenni. E’ quanto emerso dalla riunione che il presidente della Regione Campania ha tenuto ieri con i direttori generali delle Asl della Regione. Ogni direttore ha fatto il punto sullo stato di avanzamento del proprio territorio e i numeri consentono la previsione del via libera alla prima fase della cittadinanza.

Intanto da Pfizer la Campania ha appreso che all’inizio della prossima settimana verranno consegnate 46.000 dosi di vaccino, ci sarà un lieve calo nella settimana successiva e poi si riprenderà ai livelli intorno ai 45-50.000 vaccini.

Capacità di apprendimento ed emergenza sanitaria: con la Dad gli studenti peggiorano del 30%

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Mentre i politici discutono di crisi e chiusure, in Italia milioni di studenti e professionisti stanno riscontrando significative difficoltà di apprendimento. Tra i problemi maggiormente riscontrati, deficit nelle capacità di concentrazione e minor capacità mnemonica.
Una situazione già evidenziata dai risultati dei primi studi a livello internazionale sulle competenze degli studenti alle prese con periodi più o meno lunghi di Didattica a distanza per via delle chiusure, e ora confermata anche dal Centro studi Performance di 4 MAN Consulting, società di consulenza aziendale specializzata in performance management fondata da Roberto Castaldo.

I primi numeri degli studi ci parlano dell’Olanda, dove le 8 settimane di lockdown e Dad hanno fatto perdere agli studenti il 20% del progresso previsto per lo scorso anno scolastico.

Ipotizzando che in Italia sia lo stesso, la percentuale di decremento nell’apprendimento potrebbe superare il 30%. Le difficoltà di apprendimento, però, non sono solo per gli studenti della scuola dell’obbligo o delle superiori, ma anche, e forse ancora di più, di quei lavoratori che stanno seguendo dei corsi di formazione e aggiornamento per acquisire nuove competenze e cambiare o migliorare la propria posizione lavorativa.

Secondo il Centro studi Performance di 4 MAN Consulting, circa il 47% lamenta difficoltà nel riuscire a seguire le lezioni, il 32% un calo del rendimento.

«Non dobbiamo dimenticare che gli studenti di oggi sono la classe dirigente e politica di domani, ma rischiano di avere lacune importanti nella loro preparazione, che difficilmente potranno essere colmate negli anni a venire. Questo vuol dire che ci saranno sul mercato del lavoro e a guidare il Paese, professionisti poco preparati e persone con una bassa capacità di imparare un lavoro o migliorarsi in una determinata attività lavorativa. – Spiega Roberto Castaldo – Ma il problema non è solo degli studenti, anche degli imprenditori e dei professionisti, che si ritrovano a fare i conti con ansia e stress, che portano a difficoltà di concentrazione, con conseguenti complicazioni nell’individuazione di strategie di ripresa e anticrisi. Una situazione che, inevitabilmente causa uno stallo economico».

Secondo un’analisi del Centro studi Performance di 4 MAN Consulting 2 lavoratori in smart working su 5 non indossano gli abiti che avrebbero messo per andare in ufficio, ma lavorano in tuta o addirittura in pigiama. Certo, l’abito non fa il monaco, ma indossare tuta o pigiama, indumenti che da sempre vengono associati al tempo libero e al riposo, difficilmente potranno stimolare la concentrazione. Inevitabilmente il nostro cervello assocerà in maniera inconscia quella tipologia di abbigliamento ad azioni e sensazione che potrebbero far calare la concentrazione e renderci meno produttivi.

«Il nostro cervello, infatti, non trova differenza tra ciò che stiamo immaginando e ciò che è reale, ma entrambe le cose hanno un impatto sulla nostra fisiologia e, quindi, sulle nostre azioni» spiega Castaldo.

Altro aspetto da non sottovalutare è che oggi il lavoro sta “invadendo” la vita privata e il tempo libero. Dalla ricerca è emerso un altro dato significativo, il 78% degli intervistati ha dichiarato che con lo smart working le ore di lavoro sono aumentate e si ha meno tempo libero a disposizione da poter dedicare ai propri hobby, ad esempio la lettura o la formazione per riuscire ad acquisire nuove competenze utili al proprio ruolo.

«L’isolamento sociale potrebbe causare problemi economici e lavorativi maggiori di quanto pensiamo. – prosegue Castaldo – La capacità di apprendimento non si misura soltanto attraverso il numero di informazioni che possono essere reperite attraverso un libro, un video, un webinar o altro, ma molte delle conoscenze che fino ad oggi siamo stati in grado di sviluppare, derivano dalla capacità di imparare attraverso le relazioni, ovvero attraverso l’osservazione delle strategie di successo dei nostri pari. Il distanziamento sociale rende molto più difficile questo tipo di attività, e rischia di “appiattirci” dal punto di vista non solo relazionale e sociale, ma soprattutto dal punto di vista dell’apprendimento».

Marco Rossi-Doria: «Con la pandemia crescono le disuguaglianze sociali ed educative»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

I 2/3 dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta. E’ di 25,2 il divario in punti percentuali tra l’abbandono scolastico dei giovani con cittadinanza straniera e i loro coetanei. Nelle grandi città vi è una relazione inversa tra indicatori di benessere economico e quota di neet. Sono alcuni dati che testimoniano che i divari educativi dipendono anche dalla condizione di partenza, contenuti nel report nazionale “Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile”, promosso da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

L’emergenza Covid, secondo lo studio, rischia di compromettere ancor di più il diritto alla scelta degli adolescenti. In Italia vivono 3 milioni di persone tra 14 e 19 anni; considerando la fascia di età che frequenta medie e superiori e limitandosi ai minori, sono 4 milioni i ragazzi di età compresa tra 11 e 17 anni. Si tratta di quasi la metà dei minori residenti in Italia (42%) e del 6,67% della popolazione italiana. Il report indaga il fenomeno della povertà educativa legato a questa fascia di età.

Chi ha alle spalle una famiglia con status socio-economico-culturale alto – spiega il rapporto – nel 54% dei casi raggiunge risultati buoni o ottimi nelle prove di italiano. Per i loro coetanei più svantaggiati, nel 54% dei casi il risultato è insufficiente.

«Con la pandemia le disuguaglianze sociali ed educative crescono e aggravano una situazione caratterizzata da grandi divari strutturali – ha commentato Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini. La povertà educativa, come evidenzia il report, ha spesso origine in queste disparità, non solo economiche, ma sociali e culturali. E’ un fenomeno che non può riguardare solo la scuola o le singole famiglie, ma chiama in causa l’intera ‘comunità educante’ perché riguarda il futuro del Paese. In questa fase di grandi difficoltà, i ragazzi dovrebbero rappresentare il fulcro di qualsiasi ripartenza. Non dovremmo criminalizzarli, come spesso accade, per alcuni comportamenti devianti o relegarli ad un ruolo passivo. Credo fortemente che siano una generazione migliore, hanno dimostrato grande senso di responsabilità, dovrebbero partecipare attivamente alle scelte che incidono sul futuro loro e, di conseguenza, del Paese. Dobbiamo loro – conclude Rossi-Doria – grandi opportunità».

Già prima dell’emergenza (2019), il 9,2% delle famiglie con almeno un figlio si trovava in povertà assoluta (contro una media del 6,4%). Quota che tra i nuclei con 2 figli supera il 10% e con 3 o più figli raggiunge addirittura il 20,2%. Ma anche i divari territoriali e nella condizione abitativa, con il 41,9% dei minori vive in una abitazione sovraffollata.

Un ulteriore aspetto critico è stato rappresentato dai divari tecnologici. Prima dell’emergenza, il 5,3% delle famiglie con un figlio dichiarava di non potersi permettere l’acquisto di un computer. E appena il 6,1% dei ragazzi tra 6-17 anni viveva in una casa con disponibilità di almeno un pc per ogni membro della famiglia. Per tutti questi motivi, l’esperienza della pandemia è stata ed è spesso tuttora vissuta in modo molto diverso sul territorio nazionale, con effetti che gravano soprattutto sui minori e le loro famiglie.

Aperte le iscrizioni a Fiera Didacta Italia 2021 online

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Sono aperte le iscrizioni alla quarta edizione di Fiera Didacta Italia, il più importante appuntamento nazionale dedicato all’innovazione della scuola, che si svolgerà interamente online dal 16 al 19 marzo 2021.

Fiera Didacta Italia presenta un programma scientifico coordinato da Indire e coinvolge le più rilevanti realtà italiane e internazionali nell’ambito dell’istruzione e della formazione, insieme ai ministeri dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca.

Sono circa 160 gli eventi, tra convegni, workshop immersivi e seminari, progettati su varie tematiche, dall’ambito scientifico e umanistico a quello tecnologico, fino allo spazio dell’apprendimento.

Il programma è suddiviso per diverse tipologie di attività che possono interessare i dirigenti, gli insegnanti delle scuole dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e di secondo grado, il mondo della ricerca e quello universitario.

Per partecipare a Fiera Didacta 2021 è necessario registrarsi online, consultare il programma scientifico e selezionare le attività interessate, completando la procedura con l’acquisto del biglietto direttamente sul portale, anche utilizzando la carta del docente. La formazione e gli eventi saranno disponibili online, dal 16 al 19 marzo, sulla piattaforma di Didacta. Il biglietto, valido per tutti i quattro giorni di mostra, ha un costo di 14 euro.

«Siamo orgogliosi di organizzare per il quarto anno consecutivo a fianco di Indire e grazie alla preziosa collaborazione di Didacta International, del ministero dell’Istruzione, del ministero dell’Università e Ricerca e di tutti gli altri componenti il Comitato organizzatore, Fiera Didacta Italia, il più importante appuntamento sulla scuola in Italia. Un tema – dichiara Lorenzo Becattini presidente di Firenze Fiera, quello della formazione e didattica, che mi sta particolarmente a cuore, che considero fondamentale perché è nella scuola che vengono poste le basi per il futuro della classe dirigente di un paese. Sarà un’edizione speciale, prima del ritorno alla fiera fisica nel 2022, un’esperienza immersiva completamente nuova anche per noi che ci consentirà comunque di restare al fianco di tutti gli stakeholders del mondo della scuola».

«L’edizione del 2021, che avremmo sperato potesse svolgersi in presenza – dichiara Giovanni Biondi, presidente di Indire – rende certamente la Fiera diversa rispetto agli altri anni, ma non per questo meno ricca di contenuti. Nonostante le difficoltà legate all’organizzazione di molte sessioni online parallele, siamo riusciti a dare spazio a 160 eventi con relatori di alto livello scientifico, su argomenti che toccano le metodologie e gli strumenti utilizzati nella didattica, l’organizzazione scolastica, le discipline e il curricolo. I convegni e i seminari offriranno l’opportunità di avviare riflessioni e dibattiti sui temi principali e più attuali della scuola italiana, mentre la formazione immersiva sarà pensata, per quanto possibile a distanza, con modalità di interazione e coinvolgimento dei partecipanti nelle attività proposte dai docenti».

Erasmus, in sette anni mobilitati dall’Italia 242 mila studenti e 23 mila insegnanti

da la Repubblica

Corrado Zunino

Ci sono i dati del settennato Erasmus – scuola, università, educazione per gli adulti in Europa – e dicono che il successo non si ferma, anche se l’idea di far viaggiare gli studenti italiani è del 1987 e la  pandemia ha rallentato il Programma nel 2020. “L’idea è sempre forte e sui prossimi sette anni prevediamo nuovi investimenti”, dicono i gestori italiani dell’Indire.

Dal 2014 al 2020 l’Italia ha coinvolto 242.000 studenti, 4.300 istituti scolastici e 22.708 insegnanti.

progetti di mobilità – attraverso i quali sono stati inviati in Europa docenti e personale scolastico per esperienze di insegnamento, formazione e osservazione sul campo, sono stati 1.066 con un finanziamento complessivo di quasi 49 milioni di euro. Poi ci sono le buone pratiche di scambio tra scuole europee: qui i progetti autorizzati sono stati 4.275, di cui 608 coordinati da istituti italiani: 110 milioni di euro l’impegno finanziario. Altri 67 milioni sono stati utilizzati per partenariati più ampi.

In tempi di pandemia è stata sviluppata una piattaforma esistente dal 2005, eTwinning: mette in contatto insegnanti e scuole per sperimentare nuovi modi di fare didattica. Oggi collega 900 mila insegnanti di 43 Paesi. L’emergenza sanitaria ha fatto crescere il numero degli insegnanti partecipanti alle videocall: sono 91.600oltre il 10 per cento sul totale europeo.

In 34 anni di vita Erasmus ha permesso la mobilità per studio (o tirocinio) a 580 mila universitari. Solo nelle ultime sette stagioni ne sono partiti 242 mila, dato che ha permesso all’Italia di salire dalla quarta alla terza posizione (dopo Spagna e Francia) per studenti in mobilità per studio verso destinazioni europee. Se si guarda all’accoglienza, il nostro Paese è nuovamente al terzo posto, a un passo da Spagna e Francia, con oltre 162 mila studenti europei ospitati dal 2014 e una rarefazione nel 2020.

Gli istituti di Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto, Campania e Toscana hanno il volume più alto di studenti in mobilità Erasmus+. Per quanto riguarda l’università, prima è l’Alma Mater di Bologna, a seguire l’Università di Padova e la Sapienza di Roma, quindi l’Università di Torino, la Federico II di Napoli e la Statale di Milano.

Lo studente Erasmus italiano che ha scelto l’Europa come destinazione ha un’età media di 23 anni, che diventa di 25 per un tirocinante. Nel 59 per cento dei casi è una studentessa, valore che sale al 63 per cento quando lo scopo della mobilità è uno stage in azienda. Spagna, Francia, Germania e Portogallo sono i Paesi con i quali si effettuano più scambi per studio, con una permanenza media di sei mesi. Per i tirocini, nell’ordine, sono Spagna, Regno Unito, Germania e Francia.

Flaminio Galli, direttore dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire: “Il Programma ha dimostrato nel tempo tutta la sua straordinaria vitalità e l’effettiva utilità. Erasmus continua ad assolvere alla sua missione: aprire porte, creare collegamenti, arricchire le persone. Il futuro di Erasmus+ si prospetta solido, tra il 2021 e il 2027 è previsto un forte investimento nelle competenze dei cittadini europei e in particolare nelle loro conoscenze verdi e digitali”.

De Luca, scuole a rischio chiusura: pronta la nuova ordinanza

da Corriere della sera

Potrebbe essere stata una breve pausa di riapertura quella delle scuole in Campania. Il governatore Vincenzo De Luca, che a gennaio solo gradualmente, e solo sotto pressione del governo, ha deciso di riaprire le classi agli studenti, potrebbe fare marcia indietro già nelle prossime e ore, e richiudere, alla luce dei contagi. Del resto, ci sono zone dove le scuole stanno già chiudendo: si allunga l’elenco degli istituti chiusi a Torre del Greco (Napoli) a causa dei contagi da Covid-19. Dopo il plesso Conte di via Santa Maria la Bruna e la sede centrale dell’Angioletti, anche la scuola per l’infanzia del plesso Giovanni Paolo II è stata chiusa dalla dirigente scolastica. Nel giorno in cui le scuole superiori sono tornate in presenza, lunedì scorso, anche se al 50%, c’è stata un’impennata di contagi. E già migliaia di famiglie in Campania hanno presentato la richiesta ai dirigenti scolastici di consentire ai propri figli la didattica a distanza in alternativa a quella in presenza, accogliendo il «richiamo» del governatore a scegliere in libertà se riportare i ragazzi in classe fisicamente. L’Unità di crisi dovrebbe riunirsi nelle prossime ore per valutare complessivamente l’incidenza del rientro a scuola : De Luca, sulla base di queste valutazioni, potrebbe decidere di bypassare quanto imposto dal Tar e tornare a una chiusura, anche se parziale, degli istituti. Tanto più che non avrà la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a contrastarlo come nei mesi scorsi. In Campania le scuole di ogni ordine e grado erano state chiuse già ad ottobre. Gli studenti delle prime tre classi delle elementari sono tornati in classe solo il 7 gennaio, quelli di quarta e quinta e delle medie il 21, le superiori il 1° febbraio.

I dati

Anche ieri il tasso di positività era al 7,92% contro l’8,04 del giorno prima, ben al di sopra della media nazionale (4,7). La regione schizza al secondo posto, subito dopo la Lombardia, per incremento di contagi. Un dato che conferma le preoccupazioni legate ai comportamenti nella «zona gialla», che qui è in vigore da due settimane. I nuovi casi sono 1.539, di cui 81 sintomatici, su 19.429 test eseguiti. Diciassette le vittime, di cui sei nelle ultime 48 ore e 11 risalenti ai giorni precedenti. Il bollettino di ieri dell’Unità di crisi segnala anche 1.264 guariti. In lieve calo la pressione sugli ospedali: i posti in terapia intensiva occupati sono 100, tre in meno di ieri, e quelli di degenza 1.475 (-5).

Il flop dei trasporti

Una delle situazioni più monitorate è quella dei trasporti, che lo stesso De Luca aveva segnalato come uno dei principali motivi di segnalazione da parte delle famiglie: è stato un flop l’iniziativa messa in campo dall’Anm a Napoli per garantire bus dedicati agli studenti per il rientro in aula. Lunghe file sono state notate all’ingresso della stazione Piscinola della linea 1 della metropolitana. «I ragazzi non si sono fidati del programma di esercizio scolastico su gomma dell’Anm ed hanno disertato la scuola stamattina – dice Marco Sansone dell’Usb – hanno preferito scioperare o muoversi con auto private per garantire la loro sicurezza». «I ragazzi hanno soprattutto capito – evidenzia il sindacalista – che questi fantomatici autobus scolastici, sono tutto, tranne che scolastici perché può accedervi chiunque, da chi va a lavoro a chi va a fare la spesa. Si tratta di un flop fragoroso». Flop anche dell’analoga iniziativa messa in campo dall’Eav: «I 67 bus in strada – fa sapere l’Ente Autonomo Volturno – hanno portato in media una persona a corsa».

Denuncia/comunicazione infortunio studenti Pcto e lavoratori agili: novità Inail

da OrizzonteScuola

Di redazione

Comunicazione di infortunio, denuncia/comunicazione di infortunio e di malattia professionale: novità dall’Inail per studenti impegnati nei Pcto e i lavoratori agili.

Dal 3 febbraio 2021, in caso di infortunio o malattia professionale, è possibile inserire, nella compilazione dei relativi applicativi online – comunicazione e denuncia/comunicazione di infortunio, denunce di malattia professionale e di silicosi/asbestosi – o nel file da inviare, i riferimenti alle seguenti categorie di lavoratori: rider, beneficiario reddito di cittadinanza (RdC) in attività nell’ambito dei Progetti utili alla collettività (polizza Assicurati Puc), lavoratore agile, studente impegnato in attività di alternanza scuola-lavoro.

La denuncia/comunicazione di infortunio deve essere inoltrata dal datore di lavoro all’Inail in caso di infortuni sul lavoro dei lavoratori, dipendenti o assimilati, che siano prognosticati non guaribili entro tre giorni escluso quello dell’evento. Vai ai dettagli

Denuncia malattia professionale

Comunicazione di infortunio

Graduatorie terza fascia ATA 2018/21 valide fino al 2022: presentato emendamento al Milleproroghe

da OrizzonteScuola

Di redazione

Le attuali graduatorie di terza fascia ATA 2018/21 prorogate fino all’anno scolastico 2021/22? Emendamento al decreto Milleproroghe dei deputati Italia Viva Marco Di Maio, Mauro Del Barba.

Il testo dell’emendamento:

Le graduatorie di circolo e di istituto di III fascia del personale ATA vigenti per il triennio 2018/2021 conservano validità ed efficacia fino alla fine dell’anno scolastico 2021/2022. Ai sensi dell’articolo 8 del decreto ministeriale 430 del 13 dicembre 2000 il Ministro dell’istruzione provvede con proprio decreto alla definizione dei termini per la presentazione delle domande di aggiornamento delle graduatorie tramite procedura informatizzata; le nuove graduatorie sostituiscono integralmente quelle vigenti nel periodo precedente e hanno validità per il triennio scolastico 2022/2023, 2023/2024 e 2024/2025. 5.19. Marco Di Maio, Del Barba

Nell’emendamento si chiede dunque la proroga di un anno delle graduatorie valide fino al 2021 – e per cui si attende a breve l’aggiornamento – e la procedura informatizzata. Si tratta al momento di una proposta emendativa: per conoscere l’esito si dovrà attendere il percorso parlamentare.

Nel precedente aggiornamento del 2017 le graduatorie di terza fascia ATA erano state già prorogate di un anno, a seguito delle numerose domande presentate dagli aspiranti supplenti.

Queste tutte le info al momento disponibili per la riapertura e aggiornamento terza fascia ATA

Alunni BES: costruire una scuola inclusiva ai tempi del Covid

da La Tecnica della Scuola

In che modo costruire una scuola inclusiva per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES)?

Gli studenti con Bisogni Educativi Speciali delle scuole di ogni ordine e grado sono quelli che sicuramente hanno avuto, dai cambiamenti improvvisi e repentini imposti dal Covid19, i maggiori disagi. Sono loro, infatti, che hanno risentito, e risentono, maggiormente della distanza fisica dai compagni, dai docenti e dalla scuola e che hanno maggiori difficoltà a seguire le lezioni con la didattica a distanza, anche perché il sistema scolastico italiano non era pronto ad affrontare questa nuova modalità didattica, né aveva esperienze pregresse diffuse in merito.

BES e buone pratiche

Paradossalmente, però, dal bisogno improvviso sono emerse anche delle potenzialità nell’uso delle nuove tecnologie che hanno permesso a diversi alunni di esprimersi al meglio, in maniera anche sorprendente rispetto alla collaudata scuola in presenza. Come in qualsiasi attività, quindi, anche nella didattica a distanza non sono emerse soltanto criticità ma anche punti di forza.

E’ evidente che per migliorare bisogna agire sulle criticità e preservare le buone pratiche emerse. Il post emergenza Covid può essere un’occasione per effettuare quel salto di qualità verso l’autentica Scuola inclusiva fatta di relazioni, di apprendimenti significativi ed efficaci, di orientamento verso un reale progetto di vita.

Il corso

Potrà, quindi, essere utile ai lettori de “La Tecnica della Scuola” frequentare il corso GRATUITO “La scuola inclusiva nei nuovi scenari” all’interno del percorso formativo “Progettare una scuola nuova nella fase di post-emergenza covid e di convivenza con il virus​”.

Il corso dà l’opportunità di riflettere sulla necessità di strutturare percorsi di apprendimento individualizzati che al contempo possano coinvolgere tutti gli alunni, contribuire al loro benessere e offrirsi quali strategie per il superamento delle barriere che spesso limitano l’alunno con Bisogni Educativi Speciali nell’autonomia e nella realizzazione di un percorso di orientamento.

In tale contesto alcuni vincoli possono diventare opportunità, quale, ad esempio, quella di valorizzare l’alleanza educativa con i genitori, attraverso il loro coinvolgimento nella crescita umana e culturale dei figli-alunni, o quella di stringere e di rendere concreto il dialogo con il territorio per fruire delle risorse e garantire percorsi multipli e di diversa tipologia secondo i bisogni formativi di ciascuno.

Una opportunità da cogliere per non lasciare indietro nessuno!

Covid, fare il test rapido a scuola una volta a settimana dimezza i contagi

da La Tecnica della Scuola

I test rapidi a scuola possono dimezzare i contagi da Covid, soprattutto se svolti tutte le settimane: è quanto risulta da uno studio della Rockefeller Foundation e del ministero della Sanità degli Stati Uniti, condotto per tre mesi – da ottobre a dicembre 2020 – in sei città degli Stati Uniti dove sono stati eseguiti ben 20 mila test rapidi.

Stiamo parlando dei tamponi naso-faringei, con tempi di risposta molto più brevi – circa 15-30 minuti – rispetto a quelli dei test molecolari.

Efficace soprattutto alle superiori

Lo screening per verificare le infezioni da SarsCoV2 nelle scuole potrebbe addirittura dimezzare i contagi nelle superiori e ridurli del 35% nelle elementari e nelle medie.

Secondo i ricercatori, la differenza nella diminuzione dei nuovi casi tra gli studenti delle scuole superiori (dove i contagi risultano crollare del 50% con la frequenza settimanale dei test) e quelli delle elementari-medie, è dovuta al più alto numero di interazioni e contatti tra amici negli studenti dai 14 anni in su.

Una volta al mese serve a poco

Sottoporre gli alunni, invece, ad uno screening più a lungo termine non è egualmente efficace: eseguire i test a una volta al mese fa scendere i contagi appena del 5%.

In ogni caso, in Italia, almeno al momento l’uso continuo dei test rapidi negli istituti scolastici non è previsto: nemmeno una volta ogni 30 giorni.

Distanziamento sociale ancora più efficace

I ricercatori hanno anche appurato che la misura più efficace per far crollare i contagi nelle scuole fino all’ 88% appare comunque ancora quella del distanziamento fisico tra gli alunni pari ad almeno due metri.

Si tratta di una modalità, tuttavia, molto difficile da ottenere nelle classi e tra gli alunni più piccoli.

Valutazione scuola primaria, materiali utili

da La Tecnica della Scuola

Ormai è noto che, a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti nelle scuole primarie è espressa, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle Indicazioni Nazionali, compreso l’insegnamento trasversale di educazione civica, attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione.

I giudizi descrittivi sono riferiti agli obiettivi oggetto di valutazione definiti nel curricolo d’istituto e sono correlati a differenti livelli di apprendimento.

A supporto dei docenti, il Ministero ha avviato un percorso di formazione. In proposito, sono stati pubblicati alcuni materiali utili relativi ai webinar già svolti.

Concorso ordinario scuola: cosa deciderà il Governo Draghi?

da La Tecnica della Scuola

Di un paio di giorni fa, l’1 febbraio, il comunicato del MI con cui si afferma una maggiore efficienza burocratica del Ministero dell’Istruzione in fatto di rispetto delle scadenze nell’anno 2020. E sarà pure vero, ma il concorso ordinario? Quando ripartirà? E chi dovrà occuparsene? Ancora la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, per ora in carica per gli affari correnti, o il nuovo Ministro del Governo Draghi, qualora questo Governo effettivamente si formasse?

Ricordiamo che il destino, anzi i tempi del concorso ordinario, sono legati a quelli del concorso straordinario, le cui prove stanno per concludersi. Infatti, come raccontiamo all’articolo al link, in G.U. n. 5 del 19/01/2021 è stato pubblicato il diario delle prove scritte della procedura straordinaria, per titoli ed esami, per l’immissione in ruolo di personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado su posto comune e di sostegno. Le prove sono state ricalendarizzate, dopo la sospensione a causa del Covid-19, per le giornate dal 15 al 19 febbraio 2021.

Le date del concorso ordinario, dunque, verranno definite a seguire. Tra le fine di febbraio e gli inizi di marzo potremmo, probabilmente, sapere qualcosa di più preciso sul concorso ordinario, per il quale sono in attesa oltre 500 mila persone in totale, tra le 430 mila domande pervenute per il concorso ordinario della scuola secondaria di I e II grado; e le 76 mila domande di partecipazione giunte in relazione alla scuola dell’infanzia e primaria.

Il comunicato del MI

Efficienza in crescita al Ministero dell’Istruzione nel 2020, con il 75% degli atti adottati entro i termini di scadenza (perentori e non) previsti dalla legge di riferimento, contro il 28,6% del 2019. È quanto emerge dai dati di monitoraggio sull’attività amministrativa.

La percentuale di adozione degli atti nei termini di legge sul totale di quelli che prevedono una scadenza era del 56,3% nel 2015, del 33,3% nel 2016, del 27,3% nel 2017, di nuovo del 33,3% nel 2018, del 28,6% nel 2019, per poi balzare al 75% del 2020 con un forte incremento dell’efficienza dell’attività amministrativa. Una accelerazione che ha consentito risultati concreti e importanti a vantaggio del buon funzionamento del sistema scolastico, anche nell’utilizzo immediato delle risorse per l’emergenza.