Estendere le vaccinazioni ai maturandi

Unsic, scuola: estendere le vaccinazioni ai maturandi per evitare contagi a ridosso dell’esame

“Sarebbe auspicabile che, al pari degli insegnanti, si includessero subito nella campagna vaccinale anche gli studenti maturandi per evitare loro di contagiarsi a ridosso dell’esame. L’esito delle varianti, più contagiose per i giovani, potrebbe condizionare la preparazione o la prova stessa dei ragazzi”. E’ quanto propone l’Unsic, sindacato datoriale che a giorni presenterà il libro “Covid e dintorni”, a cura dell’imprenditore Domenico Mamone e del giornalista Giampiero Castellotti, con un’ampia sezione dedicata al mondo dell’istruzione. L’Unsic, ritenendo meritoria la decisione dell’assessore alla Salute della Regione Puglia, Pier Luigi Lopalco, di portare la didattica digitale integrata al 100 per cento, in questa fase, per dare la possibilità a tutto il personale scolastico di vaccinarsi, invita tutti i governatori regionali ad adottare analoga delibera a beneficio del personale della scuola, estendendo la vaccinazione ai maturandi, “il tutto con il fine della sicurezza attuale e futura”, come scrive il sindacato.

Il no dei docenti alla scuola a giugno Maturità, tesina decisa entro aprile

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA — L’idea “fino al 30 giugno”, la scuola prolungata per recuperare sapere e metodo, piace molto ai genitori italiani. Solo a loro. Repubblica , ieri, ha raccontato il progetto del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: esame di Maturità mercoledì 16 giugno — e questa data è stata confermata — e allineamento dell’anno scolastico alla pandemia, cioè lezioni, se possibile in classe, fino alla fine del primo mese estivo.

I genitori sono d’accordo, il resto del mondo scolastico contrario (docenti e studenti) o scettico (i presidi). Chiara Campanella, mamma di Matilde ( 13 anni ) e Cecilia ( 10 anni), ha scritto a “Dietro la lavagna”, newsletter di Repubblica : «Magari i miei figli andassero a scuola fino al 30 giugno, penso non ci sia un padre o una madre che non accetterebbe di buon grado per cercare di colmare lacune, anche psicologiche, che questo periodo ha portato».

I docenti, invece, alzano lo sbarramento: «Come si può dire che la Didattica a distanza non sia stata didattica? Siamo sfiniti, abbiamo lavorato molto di più in quest’anno di pandemia ». Gli studenti sono arrabbiati, senza distinzioni: «Torniamo in piazza, siamo stati zitti per troppo tempo». Diversi dirigenti scolastici non si sono fermati in estate e ora Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, dice per tutti: «Il calendario scolastico dipende da come andrà l’epidemia. C’è una grossa incognita sulle varianti, molto aggressive. Disquisire, a metà febbraio, se si andrà a scuola fino al 15 o al 30 giugno appare una forzatura. In linea di principio, se ci fosse necessità di prolungare il calendario si può prendere in considerazione».

Si può prendere in considerazione, ma serve un progetto. Lo dice Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil: «Si possono fare recuperi mirati per chi è rimasto indietro, non generalizzati, non i tutti i cicli». Maddalena Gissi, Cisl: «La questione dei recuperi deve essere gestita dalle scuole che conoscono bene le difficoltà e i livelli di apprendimento ». Il Comitato Priorità alla scuola parla di «corsi intensivi solo per gli studenti con deficit». In Portogallo, va ricordato, il ministro dell’Istruzione ha scelto di utilizzare le feste di Carnevale, Pasqua e un periodo alla fine dell’anno scolastico per fare scuola. Il ministro Patrizio Bianchi conferma che l’argomento resta al centro e, chiuso il capitolo Maturità, continuerà ad approfondirlo con tutte le parti in causa.

Già, la Maturità è fatta e finalmente pubblica. Con un filo di ritardo, il ministro dell’Istruzione ha offerto a mezzo milione di studenti di quinta superiore questo assetto, simile ma non identico a quello dello scorso giugno e anticipato a più riprese . Allora, niente esami scritti anche nel 2021: la pandemia è sempre tra noi e caricare di pesi una generazione che non sa se avrà accumulato i giorni minimi di lezione sarebbe troppo. L’esame per la seconda volta sarà affidato a un largo orale, quest’anno reso più articolato.

La prova finale, ecco, partirà dalla descrizione dell’elaborato realizzato dallo studente. Non solo una tesina, di più. Un testo concordato con il corpo docente, il cui titolo sarà assegnato — l’ultima parola sarà degli insegnanti — entro il 30 aprile. Il lavoro, che potrà anche essere un prodotto multimediale, un esperimento, dovrà essere consegnato entro il 31 maggio. Nel colloquio si parlerà, quindi, dell’esperienza di Alternanza scuola lavoro e del singolo curriculum dello studente, quindi si analizzerà un testo, un documento. un problema. L’Invalsi è a marzo, ma non conterà per la Maturità. Il colloquio vale 40 punti, 60 i voti del triennio. Per le scuole medie ci saranno un orale e un elaborato suggerito dai docenti.


Ecco la Maturità: niente scritti, solo un orale e un elaborato concordato

da la Repubblica

 Ecco la Maturità di giugno 2021. E’ pronta la prima ordinanza firmata dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e lunedì sarà inviata al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione per un parere. Commenta lo stesso ministro: “Gli studenti avranno modo di esprimere quanto maturato nel corso degli anni di studio”.

Nel testo definitivo ci sono tutti gli elementi anticipati da Repubblica: esame solo orale, lungo, che prenderà l’avvio dall’elaborato dello studente. Quella che era conosciuta come la tesina, sarà un testo (o un prodotto multimediale o una prova pratica) che i maturandi potranno decidere insieme al coordinatore di classe e prepare in anticipo, con almeno un mese di tempo a disposizione.

Gli studenti, sostiene il ministero, saranno seguiti dall’assegnazione dell’argomento dell’elaborato fino alla sua discussione di fronte alla commissione.

Quest’anno bisogna essere ammessi

La sessione d’Esame avrà inizio il prossimo 16 giugno. L’Esame prevede un colloquio orale, a partire dalla presentazione di un elaborato che sarà assegnato dai Consigli di classe, sulla base del percorso svolto. L’elaborato riguarderà le discipline dell’indirizzo di studi, che potranno essere integrate anche con apporti di altre discipline, esperienze relative ai Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento o competenze individuali presenti nel curriculum dello studente. L’ammissione all’Esame sarà deliberata dal Consiglio di classe.

Prove Invalsi a maggio e non fa punteggio

Come per gli esami conclusivi del primo ciclo, la partecipazione alle prove nazionali Invalsi, che comunque si terranno (dal primo marzo per la classi quinte), non sarà requisito di accesso, e saranno le istituzioni scolastiche a stabilire eventuali deroghe alla frequenza, prevista per i tre quarti dell’orario individuale. C’è una deroga anche al monte orario previsto per i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, la cosiddetta Alternanza scuola lavoro, che non rappresenta un requisito di accesso.

Il colloquio partirà dall’elaborato predisposto dai candidati. L’argomento dell’elaborato sarà assegnato a ciascun studente entro il prossimo 30 aprile dal Consiglio di classe. Ogni docente seguirà un gruppo di studenti. I ragazzi saranno accompagnati durante la costruzione del loro elaborato, che dovrà essere consegnato all’insegnante di riferimento entro il 31 maggio. L’elaborato potrà avere la forma più varia, in modo da tenere conto della specificità dei diversi indirizzi di studio, della progettualità delle istituzioni scolastiche e delle caratteristiche dello studente in modo: questa amministrazione ha voluto valorizzare le peculiarità e il percorso personalizzato gin lì compiuto. Dopo la discussione dell’elaborato, la prova orale proseguirà con l’analisi di un testo già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento della Lingua e della Letteratura italiana. Saranno poi analizzati, come lo scorso anno, alcuni materiali (un testo, un documento, un problema, un progetto) predisposti dalla commissione. All’interno dell’elaborato o nel corso del colloquio saranno esposte le esperienze svolte nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Nella conduzione dei colloqui si terrà conto delle informazioni contenute nel curriculum dello studente, che comprende il percorso scolastico, ma anche le attività effettuate in altri ambiti, come sport, volontariato, attività culturali.

Commisione interna con presidente esterno

Il credito scolastico avrà un peso fino ad un massimo di 60 punti, 40 per l’orale. La votazione finale resta in centesimi e si potrà ottenere la lode. La commissione sarà interna, con il presidente esterno.

“Studentesse e studenti, attraverso il loro elaborato, potranno dimostrare ciò che hanno appreso e compreso, la loro capacità di pensiero critico e di esprimersi”, ha detto il ministro Bianchi. “L’Esame deve essere concepito come il diritto di tutti gli studenti ad essere valutati sulla base delle attività scolastiche svolte nell’arco di tutto il loro percorso. Tenendo conto delle difficoltà vissute durante l’emergenza sanitaria”.

L’Esame del primo ciclo

L’Esame di Terza media prevede una prova orale a partire dalla discussione, anche qui, di un elaborato su un tema che i Consigli di classe assegneranno, tenendo conto delle caratteristiche personali di ciascun studente, entro il prossimo 7 maggio. Il lavoro sarà trasmesso alla commissione entro il 7 giugno. I docenti seguiranno i singoli alunni, suggerendo la forma di impegno più idoneo e accompagnandoli durante la stesura. L’elaborato potrà essere scritto, in forma multimediale, potrà essere una produzione artistica o tecnico-pratica e coinvolgere una o più discipline. La votazione finale resta in decimi. Si potrà ottenere la lode. L’ammissione all’Esame sarà deliberata dal Consiglio di classe. La partecipazione alle prove nazionali Invalsi, che comunque si terranno, non sarà requisito di accesso. Anche qui sula frequenza saranno i collegi docenti a introdurre le eventuali deroghe, tenuto conto delle specifiche situazioni dovute all’emergenza pandemica.


Formazione docenti: va migliorata. Il Ministro ha già qualche idea in merito

da La Tecnica della Scuola

Non basta dire che la formazione in servizio è obbligatoria, permanente e strutturale, come recita il comma 124 della legge 107/2015 né basta stabilire che le scuole debbano inserire nel PTOF il piano annuale rivolto ai docenti e a tutto il restante personale.

Lo sottolineano gli esperti del “Comitato dei 18”, coordinato a suo tempo dall’attuale ministro Patrizio Bianchi; esperti che però fanno osservare che “ci sono contrapposizioni con le parti sociali, non ancora risolte, rispetto alla collocazione e alla obbligatorietà delle ore da dedicare alla formazione nel quadro complessivo dell’orario previsto per la funzione docente”.

Il Comitato, e quindi lo stesso Ministro, evidenzia le diverse criticità emerse in questi anni a partire dal fatto che non sempre ci sono stati collegamenti efficaci tra i corsi effettuati dai docenti e le attività (didattiche e organizzative) realizzate nelle specifiche istituzioni scolastiche.
Per non parlare dei problemi legati ai “parametri di costo, imposti a livello nazionale, che si sono rivelati pressoché inadeguati”; probabilmente il Comitato intende riferirsi al fatto che i compensi previsti per i relatori sono modesti e non sempre hanno consentito di selezionare adeguatamente i formatori.

Tanto che – sostiene il Comitato – sarà assolutamente necessario “stabilire nuovi standard organizzativi, di funzionamento e di costo che siano adeguati e realisticamente applicabili, ma anche facilitare il procurement della formazione (bandi, chiamate dirette…)”
Senza trascurare la necessità di “accertare, valutare e certificare, attraverso forme semplici ma efficaci, le competenze acquisite (non bastano i questionari di gradimento o la semplice verifica di poche nozioni)” oltre che di “dare rilievo ai processi di autoformazione e alle ricerche metodologiche e didattiche delle comunità di pratiche (formalizzazione dei percorsi, dossier, patti professionali, portfolio…)”.

Insomma, al nuovo Ministro il tema della formazione in servizio sta particolarmente a cuore e non mancano le idee su come intervenire.

Maturità 2021, non sarà un tutti ammessi: deciderà il Consiglio di classe

da La Tecnica della Scuola

Finalmente incominciano a trapelare indicazioni più precise in merito allo svolgimento della Maturità 2021.

Con un comunicato di oggi, il Ministero dell’Istruzione ha anticipato i contenuti principali dell’ordinanza ministeriale, che sarà trasmessa lunedì al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

Non sarà un tutti ammessi

Rispetto all’anno scorso, in cui tutti i ragazzi sono stati tutti ammessi agli esami, anche se privi dei requisiti previsti dal decreto legislativo n. 62 del 2017, quest’anno andrà diversamente. Il Ministero ha infatti chiarito che l’ammissione all’Esame sarà deliberata dal Consiglio di classe.

Le deroghe previste

Rispetto agli anni pre-Covid, la partecipazione alle prove nazionali Invalsi, che comunque si terranno, non sarà requisito di accesso, e saranno le istituzioni scolastiche a stabilire eventuali deroghe al requisito della frequenza, previsto per i tre quarti dell’orario individuale.

Si deroga anche al monte orario previsto per i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, che non rappresenta un requisito di accesso.

Il credito scolastico avrà un peso fino ad un massimo di 60 punti, 40 per l’orale.

La votazione finale resta in centesimi e si potrà ottenere la lode. La commissione sarà interna, con il Presidente esterno.

Esami di Stato: elaborato consegnato prima che il CdC decida se ammettere alla “maturità”

da La Tecnica della Scuola

Nel comunicato del Ministero dell’istruzione relativamente all’esame di Stato conclusivo delle scuole superiori si rileva che gli elaborati che verranno poi presentati in apertura del colloquio – che in pratica come lo scorso anno costituirà l’unica prova dell’esame di “maturità” – dovranno essere assegnati agli studenti entro il 30 aprile e consegnati dagli stessi entro il 31 maggio.

Il comunicato conferma anche quanto già fatto trapelare dallo stesso ministro Patrizio Bianchi, cioè che l’ammissione all’esame di Stato sarà deliberata dal Consiglio di classe.

Elaborati assegnati entro il 30 aprile, da consegnare entro maggio, prima degli scrutini che potrebbero decretare la non ammissione di un alunno agli esami

Come si conciliano allora questi due elementi? Cioè un alunno potrebbe “rischiare” di preparare l’elaborato (finalizzato all’esame sia ben chiaro, non alla valutazione trimestrale o quadrimestrale) ma poi di non essere ammesso agli esami negli scrutini all’inizio di giugno (e non per la scarsa qualità dell’elaborato, che ripetiamo non rientra nella valutazione “ordinaria” dell’anno scolastico).

Chissà che non faccia notare questa “incongruenza” (o almeno personalmente la ritengo una disattenzione “organizzativa”) anche il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione dopo che saranno inviate da parte del M.I. le Ordinanze sugli esami di Stato.

I docenti ascolteranno durante l’esame di “maturità” la presentazione dell’elaborato che loro stessi hanno seguito durante la preparazione da parte degli allievi

Inoltre, a proposito del requisito di serietà dell’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione, si potrebbe anche far notare che se come è scritto nel comunicato “ogni docente seguirà un gruppo di studenti. Ragazze e ragazzi saranno accompagnati durante la costruzione del loro elaborato” allora poi che senso ha far iniziare il colloquio (“colloquio orale” è scritto nel comunicato: non pensavo ci potesse essere un “colloquio scritto”) a partire dalla presentazione e discussione dell’elaborato, se di fronte i maturandi avranno gli stessi docenti che li hanno seguiti (e forse aiutati, comunque si saranno già confrontati, alunni e insegnanti, nel periodo della preparazione e della stesura del suddetto elaborato). Almeno l’anno scorso l’elaborato gli studenti lo preparavano autonomamente da soli e se ricordo bene lo consegnavano dopo la prima settimana di giugno (assegnato negli ultimi giorni di maggio).

Infine, se “ogni docente seguirà un gruppo di studenti” nella stesura dell’elaborato (sperando tra l’altro che tale impegno durante il mese di maggio non determini un rallentamento dello svolgimento della programmazione fissata ad inizio di anno scolastico, visto che poi qualcuno direbbe che vi sono lacune nel programma), come faranno i vari insegnanti se si tratta di “elaborati di indirizzo”: che ne sa, ad esempio, di “economia aziendale” un insegnante di “italiano” (o viceversa) oppure di “latino” un docente di “scienze” o di “discipline pittoriche” (o viceversa)? Anche se poi in effetti nel comunicato c’è scritto: “L’elaborato riguarderà le discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi, che potranno essere integrate anche con apporti di altre discipline, esperienze relative ai Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento o competenze individuali presenti nel curriculum dello studente”. Allora, forse non era meglio un elaborato (“breve tesi”) che potesse abbracciare un po’ tutte le discipline, visto tra l’altro che l’esame è poi ricondotto alla sola prova orale? Almeno si dava una certa importanza anche alle capacità di scrittura degli studenti (anche se con elaborato fatto in classe e a casa e non tramite una prova d’esame), che invece pare interessi poco, escludendo (si auspica) il percorso del liceo classico.

Recupero degli apprendimenti? Gli strumenti ci sono già: PAI e PIA

da La Tecnica della Scuola

Dal discorso del Premier Draghi al Senato in vista della Fiducia è tornato alla ribalta il tema del recupero degli apprendimenti.

La DaD aumenta il gap di apprendimenti tra gli alunni, sostiene il Premier, e afferma: “La didattica a distanza, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze”.

Tuttavia, è bene ricordare che il Ministero dell’Istruzione ha già progettato degli strumenti didattici che prendano in carico il problema del recupero degli apprendimenti persi a seguito della pandemia. Questi sono il Piano di Apprendimento Individualizzato (PAI) e il Piano di Integrazione degli Apprendimenti (PIA).

PAI e PIA: cosa sono?

Nell’Ordinanza Ministeriale n. 11 del 16 maggio 2020 si introducono due nuovi documenti obbligatori da predisporre per gli scrutini di fine anno scolastico 2019-2020: sono il PAI e il PIA, due acronimi da allora diventati familiari nel lessico dei docenti, talvolta anche con un pizzico di ironia, ma non altrettanto scontati per le famiglie, per gli studenti e per chi guarda dall’esterno il mondo della scuola.

Il PAI – Piano di Apprendimento Individualizzato

Il PAI, acronimo che indica il Piano di Apprendimento Individualizzato, da non confondere con il Piano Annuale per l’Inclusività, che ha la stessa sigla, è il documento predisposto dal consiglio di classe che indica gli obiettivi di apprendimento non raggiunti, o parzialmente raggiunti, da un singolo alunno e le strategie didattiche da attivare per mettere l’alunno in condizione di raggiungerli. Il Piano, che è parte integrante della scheda di valutazione, indica gli obiettivi di apprendimento disciplinare da conseguire e le strategie concordate dal consiglio di classe. Per il passaggio alla prima classe della scuola secondaria di primo grado e di secondo grado non è prevista dalla normativa la predisposizione di un Piano di apprendimento individualizzato.

Il PIA – Piano di Integrazione degli Apprendimenti

ll PIA, acronimo che indica il Piano di Integrazione degli Apprendimenti, è il documento predisposto dal consiglio di classe nel caso in cui non sia stato possibile, per ragioni oggettive e ben precise, svolgere le attività didattiche indicate nella programmazione di classe all’inizio dell’anno scolastico.

Il Piano, rivolto a tutta la classe, e non a singoli alunni, illustra l’integrazione delle attività didattiche non effettuate durante l’anno scolastico e ritenute fondamentali, nonché i relativi obiettivi di apprendimento non raggiunti. Chiarisce anche le modalità di riformulazione della progettazione, in coerenza con i tempi, i mezzi, i contesti a disposizione dei docenti.

I due Piani nell’Ordinanza Ministeriale

Le attività relative al Piano di Apprendimento Individualizzato e al Piano di Integrazione degli Apprendimenti costituiscono attività didattica ordinaria e hanno avuto inizio a decorrere dal 1° settembre 2020.

Le attività integrano, ove necessario, il primo periodo didattico (trimestre o quadrimestre) e comunque proseguono, se necessarie, per l’intera durata dell’anno scolastico 2020/2021.

Quali modalità di recupero in tempo di pandemia

La pandemia con la necessità del distanziamento fisico incide fortemente non soltanto sulle attività didattiche ordinarie ma anche sulle attività di integrazione degli apprendimenti per gli alunni che hanno bisogno di colmare alcune lacune.

Paradossalmente l’anno scolastico in corso dovrebbe servire a colmare gli apprendimenti mancati dell’anno precedente, sia quelli riguardanti il PAI sia quelli riguardanti il PIA. Come fare, dal momento che siamo nella stessa situazione di prima, con gli stessi problemi e con le stesse difficoltà?

corsi pomeridiani di recupero attivati nel passato dalle scuole oggi risultano difficili da realizzare in presenza, ma anche a distanza, tenuto conto delle numerose ore trascorse dagli alunni davanti al computer per la didattica curricolare. Il recupero in itinere non è sempre di facile attuazione perché l’unità oraria con la didattica a distanza non sempre coincide con l’ora di sessanta minuti, anche per concedere uno stacco agli alunni nell’arco delle ore mattutine.

Un’alternativa potrebbe essere quella di reimpostare la didattica a livello organizzativo e metodologico:

  • a livello organizzativo potrebbe essere utile non rimanere ancorati alla classe chiusa e inamovibile, ma aprirla, come suggerisce anche il Piano scuola ministeriale 2020-2021, in alcune ore settimanali precedentemente concordate a gruppi di alunni di classi parallele o in verticale, per lo svolgimento di attività di recupero/ approfondimento/ preparazione di materiali, sotto la guida e la supervisione di ciascuno dei docenti delle classi coinvolte
  • a livello metodologico concordare tra consigli di classe i nodi concettuali essenziali da esplicitare agli alunni per far comprendere il significato intrinseco di ciascuna disciplina e rendere chiari i nessi logici che legano un nodo all’altro, anche tramite approcci didattici singoli o in codocenza che possano sollecitare domande e problemi, piuttosto che la trasmissione di saperi codificati da apprendere mnemonicamente.

Un valore aggiunto proviene dalle piattaforme e learning attivate in tutte le istituzioni scolastiche che danno la possibilità di ampliare il tempo scuola mediante attività didattiche in modalità sincrona e asincrona, blog, classi virtuali, disponibilità per gli alunni di materiali didattici esplicativi e di prove per esercitazioni.

Esame di Stato 2021: per il primo ciclo prova orale a partire da un elaborato

da La Tecnica della Scuola

Anche l’esame di Stato del primo ciclo, ovvero l’esame di terza media nel sentire comune, si baserà su un’unica prova orale, condotta a partire da un elaborato prodotto dai ragazzi.

Pronte le ordinanze del MI per gli esami di Stato del primo e del secondo ciclo, che saranno inviate lunedì 22 febbraio 2021 al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

Il comunicato del MI

L’Esame del primo ciclo

L’Esame prevede una prova orale a partire dalla discussione di un elaborato su una tematica che i Consigli di classe assegneranno, tenendo conto delle caratteristiche personali di ciascuna studentessa e di ciascuno studente, entro il prossimo 7 maggio. L’elaborato sarà trasmesso alla commissione entro il 7 giugno. I docenti seguiranno i singoli alunni, suggerendo la forma di elaborato più idonea e accompagnandoli durante la stesura. L’elaborato potrà essere scritto, in forma multimediale, potrà essere una produzione artistica o tecnico-pratica e coinvolgere una o più discipline. La votazione finale resta in decimi. Si potrà ottenere la lode. L’ammissione all’Esame sarà deliberata dal Consiglio di classe. La partecipazione alle prove nazionali Invalsi, che comunque si terranno, non sarà requisito di accesso. Quanto al requisito della frequenza, previsto per i tre quarti dell’orario individuale, saranno, come previsto dalla normativa, i collegi docenti a introdurre le eventuali deroghe, tenuto conto delle specifiche situazioni anche dovute all’emergenza pandemica.

Maturità 2021: confermata il 16 giugno. Solo colloquio orale e commissione interna

da La Tecnica della Scuola

Maturità 2021 quasi giunta in dirittura di arrivo. Pronte le ordinanze del MI per gli esami di Stato del primo e del secondo ciclo, che saranno inviate lunedì 22 febbraio 2021 al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. La Maturità 2021 si baserà su una prova orale che partirà con la discussione di un elaborato.

Nel comunicato del Mi la dichiarazione del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: “Gli studenti avranno modo di esprimere quanto maturato nel corso degli anni di studio.”

“L’Esame consentirà alle studentesse e agli studenti di esprimere quanto maturato nel corso dei loro anni di studio,” sottolinea il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi. “Studentesse e studenti, attraverso il loro elaborato, che potrà essere un testo, ma anche una prova pratica o un prodotto multimediale, potranno dimostrare ciò che hanno appreso e compreso, la loro capacità di pensiero critico e di esprimersi. L’Esame – prosegue il Ministro – deve essere concepito come il diritto di tutte le studentesse e tutti gli studenti ad essere valutati sulla base delle attività scolastiche svolte nell’arco di tutto il loro percorso. Tenendo conto delle difficoltà vissute durante l’emergenza sanitaria”.

Studentesse e studenti saranno seguiti, passo dopo passo, dall’assegnazione dell’argomento dell’elaborato, fino alla sua discussione di fronte alla commissione.

Il comunicato del MI

L’Esame del secondo ciclo

La sessione d’Esame avrà inizio il prossimo 16 giugno. L’Esame prevede un colloquio orale, a partire dalla presentazione di un elaborato che sarà assegnato dai Consigli di classe, sulla base del percorso svolto. L’elaborato riguarderà le discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi, che potranno essere integrate anche con apporti di altre discipline, esperienze relative ai Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento o competenze individuali presenti nel curriculum dello studente. L’ammissione all’Esame sarà deliberata dal Consiglio di classe.

Come per gli esami conclusivi del primo ciclo, la partecipazione alle prove nazionali Invalsi, che comunque si terranno, non sarà requisito di accesso, e saranno le istituzioni scolastiche a stabilire eventuali deroghe al requisito della frequenza, previsto per i tre quarti dell’orario individuale. Si deroga anche al monte orario previsto per i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, che non rappresenta un requisito di accesso. Il credito scolastico avrà un peso fino ad un massimo di 60 punti, 40 per l’orale. La votazione finale resta in centesimi e si potrà ottenere la lode. La commissione sarà interna, con il Presidente esterno.

Il colloquio partirà dall’elaborato predisposto dai candidati. L’argomento dell’elaborato sarà assegnato a ciascuna studentessa e a ciascuno studente entro il prossimo 30 aprile dal Consiglio di classe. Ogni docente seguirà un gruppo di studenti. Ragazze e ragazzi saranno accompagnati durante la costruzione del loro elaborato, che dovrà essere consegnato all’insegnante di riferimento entro il 31 maggio. L’elaborato potrà avere la forma più varia, in modo da tenere conto della specificità dei diversi indirizzi di studio, della progettualità delle istituzioni scolastiche e delle caratteristiche della studentessa o dello studente in modo da valorizzare le peculiarità e il percorso personalizzato compiuto. Dopo la discussione dell’elaborato, la prova orale proseguirà con l’analisi di un testo già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento della lingua e letteratura italiana. Saranno poi analizzati, come lo scorso anno, dei materiali (un testo, un documento, un problema, un progetto) predisposti dalla commissione. All’interno dell’elaborato o nel corso del colloquio saranno esposte le esperienze svolte nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Nella conduzione dei colloqui si terrà conto delle informazioni contenute nel curriculum dello studente, che comprende il percorso scolastico, ma anche le attività effettuate in altri ambiti, come sport, volontariato, attività culturali.

La metodologia CLIL nella scuola del XXI secolo

Scuola, l’Ateneo IUL avvia il master sulla metodologia CLIL

Un percorso di studi dedicato ai docenti di lingua e disciplinari

L’Università Telematica degli Studi IUL lancia il Master di I livello “La metodologia CLIL nella scuola del XXI secolo”, rivolto agli insegnanti di lingua straniera che insegnano nelle discipline non linguistiche.

Il corso, di durata annuale, offre strumenti pratici, materiali, risorse funzionali allo sviluppo delle competenze linguistiche dei docenti e alla realizzazione di attività curricolari veicolate in lingua straniera, anche attraverso l’uso delle tecnologie multimediali ampiamente sperimentate nella didattica a distanza e nella didattica digitale integrata.

Le iscrizioni sono aperte fino al 28 febbraio 2021 e il pagamento può essere effettuato anche tramite la Carta del Docente. Per accedere al Master di I livello è necessario aver conseguito la laurea triennale; al termine del percorso è previsto il rilascio del Diploma con i 60 Crediti Formativi Universitari.

Per i non laureati, ma in possesso del diploma di scuola secondaria superiore, è possibile iscriversi al Corso di Alta formazione, che prevede il rilascio di un attestato di partecipazione.

Il Master di I livello e il Corso di Alta Formazione sono diretti dalla ricercatrice di Indire e docente IUL, Letizia Cinganotto, che da anni si occupa di CLIL (Content and Language Integrated Learning) e di Linguistica sincronica, diacronica e applicata.

Attraverso il corso, i docenti di lingua straniera potranno acquisire strumenti metodologici per la progettazione di attività CLIL nelle discipline non linguistiche sia STEM – Science, Technology, Engineering, Mathematics – sia umanistiche, in particolar modo filosofia, storia, geografia, arte, anche alla luce del quadro normativo nazionale e internazionale. 

Per informazioni: www.iuline.it info@iuline.it

Didattica della grammatica valenziale

Scuola, il 22 febbraio il convegno online sulla grammatica valenziale in classe

I risultati della ricerca presentati durante la diretta Facebook alle ore 15

INDIRE organizza il 22 febbraio una tavola rotonda per presentare il volume Didattica della grammatica valenziale: dal modello teorico al laboratorio di grammatica in classe. Una ricerca sul campoedito da Carocci e curato dalla ricercatrice Indire Loredana Camizzi.

L’evento – che sarà trasmesso in diretta sul canale Facebook di INDIRE, dalle ore 15 alle ore 18 – sarà un’opportunità di confronto e riflessione tra gli autori del volume ed esperti che, a vario titolo, si occupano dell’applicazione didattica del modello teorico della grammatica valenzialeParteciperanno accademici, formatori, ricercatori e docenti, tra cui Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, e Maria Giuseppa Lo Duca, docente di Lingua italiana all’Università di Padova.

Durante la presentazione verranno approfonditi alcuni temi sulla base dei risultati della sperimentazione svolta negli anni 2016-2018 in 41 classi, dalla scuola primaria al biennio della secondaria di II grado, durante la quale è stato possibile verificare come l’adozione di un modello più scientifico di studio della lingua, quale quello valenziale, produca modifiche anche nelle modalità di insegnamento.

La necessità di stimolare gli alunni a riflettere ed esplicitare le strutture linguistiche in loro possesso comporta naturalmente un tipo di lezione più interattiva e laboratoriale, in cui gli studenti sono maggiormente coinvolti e protagonisti e quindi più motivati. Sulla scorta dei risultati ottenuti, il libro propone ai docenti di italiano, di ogni ordine e grado, un kit di strumenti per portare in classe la grammatica valenziale.

La grammatica valenziale o grammatica della dipendenza (Tesnière, 1959) è un modello teorico esplicativo della struttura e del funzionamento del sistema della lingua, basato su un approccio semantico: il verbo è il centro e il motore della frase e di tutte le sue componenti, e attrae gli altri elementi necessari a “saturare” il suo significato e comporre una frase minima o “nucleare” di significato compiuto. Questa capacità di attrazione del verbo è detta “valenza”, in analogia con quanto avviene tra gli elementi chimici. Di qui grammatica valenziale.

La ricerca fa parte delle azioni del progetto Didattica laboratoriale multidisciplinare, realizzato nell’ambito PON-FSE 2014-2020 “Per la Scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento” ed è finanziato dal Fondo sociale europeo.