Il CSPI
rilancia il legame tra patto educativo ed educazione civica
di Cinzia
Olivieri
Il CSPI, esprimendo nel corso della seduta plenaria dell’11/09/2019 il proprio parere negativo all’avvio della sperimentazione dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica, ha suggerito tra l’altro di utilizzare l’anno scolastico in corso per:
“preparare studenti e genitori al significato del nuovo insegnamento, anche in previsione delle opportune ridefinizioni dei patti di corresponsabilità che devono essere estesi alla scuola primaria e revisionati nella scuola secondaria di primo e secondo grado, come prevede l’art. 7 della legge n. 92 …”.
Sfuggono le modalità di realizzazione pratica
di tale presupposto, anche considerando che, nonostante i continui enfatici richiami
al patto educativo, questo nel quotidiano, trascorsi ormai oltre 10 anni dalla
sua introduzione, non appare influenzare
efficacemente i rapporti scuola famiglia, sebbene sia individuato spesso come
panacea della loro atavica crisi. Infatti nella scorsa legislatura un gruppo di
lavoro aveva operato alacremente (quanto inutilmente) sulle modifiche al
decreto che lo disciplina, in considerazione dei molteplici punti deboli
manifestati ed opportunamente valutati, proprio per favorire una ridefinizione
dei patti e dei regolamenti in maniera realmente condivisa e partecipata,
precorrendo sotto questo aspetto i tempi.
Ebbene, dispone l’art. 7 della L 92/19
rubricato “Scuola e famiglia”:
“1. Al fine
di valorizzare l’insegnamento trasversale dell’educazione civica
e di sensibilizzare gli
studenti alla cittadinanza
responsabile, la scuola rafforza la
collaborazione con le famiglie,
anche integrando il
Patto educativo di corresponsabilità di cui all’articolo
5-bis del regolamento di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 24 giugno 1998, n.
249, estendendolo alla scuola primaria. Gli articoli da
412 a 414
del regolamento di cui al regio decreto 26 aprile 1928,
n. 1297, sono abrogati”.
Dunque per valorizzare l’insegnamento
dell’educazione civica, in quanto trasversale, la scuola è chiamata a rafforzare
la collaborazione con le famiglie “anche” attraverso l’integrazione del patto
di corresponsabilità, che viene esteso a tal fine pure alla scuola primaria per
l’effetto abrogando gli articoli da 412 a 414 del RD 1297/1928.
L’integrazione del patto è quindi solo una
delle modalità per potenziare la collaborazione con le famiglie (ma
sostanzialmente la sola prevista), anche per realizzare la quale erano stati introdotti
oltre quarant’anni fa quegli organi collegiali che ora si vogliono abolire e di
cui si sono ridotte sempre più le competenze. Non vengono date altre
indicazioni pratiche eccetto l’estensione alla primaria, con conseguente
abrogazione degli articoli del regio decreto che normavano il procedimento
disciplinare nella scuola “elementare”. Infatti l’art. 412 indicava i “mezzi
disciplinari” applicabili, l’art. 413 i soggetti che potevano irrogare le
sanzioni ed i mezzi di impugnazione e l’art. 414 la necessità di previa
informativa alla famiglia prima dell’irrogazione della “pena”.
È palese quindi che queste disposizioni non sono
sovrapponibili alla previsione del patto educativo di corresponsabilità,
introdotto con l’art. 3 del dpr 235/07 – che ha aggiunto l’art. 5 bis al dpr
249/98 – “finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa
diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e
famiglie”.
Sono invece i singoli regolamenti di istituto che devono disciplinare “le procedure di sottoscrizione nonché di
elaborazione e revisione condivisa” del patto oltre che l’intero procedimento disciplinare (art. 1 del dpr
235/07 che ha sostituito l’art. 4 del Dpr 249/98). Insomma occorre prima
lavorare sui regolamenti e poi sul patto. Dunque soprattutto questi avrebbero
dovuto preliminarmente essere estesi alla primaria.
Già il gruppo di lavoro per la revisione del
dpr 249/98 e ss mm ii aveva rappresentato l’inadeguatezza della predetta
normativa anteguerra, suggerendo l’estensione (con opportuni adeguamenti) dell’intero
“Statuto delle studentesse e degli studenti” alla scuola primaria (anche per la
maggiore tutela procedurale). Ma per effetto della predetta abrogazione nella
primaria sostanzialmente manca una normativa per l’irrogazione delle sanzioni
disciplinari.
Appare una forzatura giuridica semplicemente
adeguare i patti educativi senza passare da una modifica dell’impianto
normativo, vuoi perché i fatti dimostrano che è necessario fornire maggiori
indicazioni sulle modalità di condivisione ed elaborazione del patto (ampiamente
e dettagliatamente esposte dal gruppo di lavoro), vuoi perché attualmente esso
prevede la sottoscrizione anche dello studente, in considerazione delle sue
finalità, improponibile alla scuola primaria. Bisognerebbe invece lavorare su
come condividere realmente la corresponsabilità educativa, senza invadere le
rispettive sfere di competenza ed evitando le ormai tristemente note
conflittualità.
Esempio classico e recente il pasto da casa,
le cui concrete modalità di esercizio sono state rimesse dalle Sezioni Unite della
Cassazione all’autonomia scolastica mentre la decisione è stata nei fatti tradotta
prevalentemente in un divieto, con il solo effetto di inasprire il contenzioso.
Lo risolveremo con il nuovo patto?
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