L’asilo diventa obbligatorio il governo studia la svolta

da Il Messaggero

ROMA La scuola? E’ una cosa da bambini: tutti in classe all’età di tre anni. E la materna diventa obbligatoria. Sui tavoli della maggioranza ci sono infatti le carte per mettere a punto il piano che rivoluzionerà la scuola dell’obbligo. Oggi parte dall’età di 6 anni, quindi con la prima elementare; a breve l’ingresso potrebbe abbassarsi ai tre anni. Un progetto che andrebbe a cambiare completamente la visione della scuola dell’obbligo: non un dovere, in realtà, ma un diritto visto che oggi, in Italia, la scuola dell’infanzia non è garantita a tutti. Resta ancora fuori un 5% dei bambini che non frequentano per scelta dei genitori o perché non rientrano nei posti disponibili. Non solo, a questi vanno sommati anche tutti quei piccoli alunni che si rivolgono alle scuole private, paritarie. E non sono pochi, anzi: nella scuola materna statale sono iscritti oltre 900mila bambini, in quella paritarie sono 524mila. Una cifra decisamente considerevole che va a pesare sul totale per oltre un terzo. Tra questi ci sono i bambini le cui famiglie hanno fatto una precisa scelta educativa con la paritaria ma anche quelli per i quali nella statale non c’è posto e quindi devono rivolgersi alle strutture private. Rendere l’asilo obbligatorio significa, quindi, assicurare un posto nella scuola pubblica a tutti: «Più che di obbligo, infatti – spiega la viceministra all’Istruzione Anna Ascani, tra i promotori del progetto – parlerei di un diritto da garantire: il diritto dei bambini ad andare a scuola a 3 anni, a poter accedere a questo primo step della formazione e dell’educazione. E’ noto che i bambini che partono dalla scuola dell’infanzia hanno meno difficoltà negli studi ed escono meglio dal percorso formativo. E’ un dovere garantire questa condizione a tutti i bambini, anche a quelli che, vivendo in condizione di disagio non solo economico ma anche sociale, non frequentano la scuola dell’infanzia. Spesso infatti sono le famiglie più disagiate a non iscrivere i bambini all’asilo».
Diventa rilevante quindi l’aspetto economico: frequentare un asilo pubblico non prevede il pagamento di una retta se non per i costi della mensa per il tempo pieno, quindi si aggira sui 50-100 euro circa al mese a bambino. Iscriversi ad un asilo privato, invece, comporta ben altra spesa: dai 200 ai 350 euro circa di media con picchi anche ben più alti.

LO SCOPO

Questo l’aspetto più importante, al tavolo del Governo, per capire di quanti fondi si può disporre e in quanti anni si possa riuscire ad avviare la sperimentazione con un atto formale: l’intenzione della maggioranza è quella di far partire l’obbligo entro la fine della legislatura, per il 2023. Ma le scuole paritarie, che oggi garantiscono una buona parte del servizio senza le quali mezzo milione di bambini resterebbe a casa, non resteranno escluse: hanno un’attività molto presente e ben radicata sul territorio e si trovano soprattutto in quelle aree dove mancano le strutture pubbliche, quindi la loro presenza è strategica. L’idea è quella di attivare convenzioni come già accade per gli asili nido nei singoli comuni. Vale a dire che la scuola dell’infanzia privata mette a disposizione dello Stato una quota dei suoi posti, se non tutti, ai quali i bambini possono accedere con tariffe statali. Sarà poi compito della scuola pubblica compensare la differenza della retta richiesta dal privato. L’esempio da studiare, oggi, è quello francese: il governo di Macron ha infatti avviato in via sperimentale l’obbligo a 3 anni con la scuola dell’infanzia per tutti. Questo è il primo anno e sarà importante quindi vedere i risultati della sperimentazione in atto, capire come ha risposto la popolazione soprattutto in quella fascia che, invece, ne avrebbe fatto a meno. L’Italia infatti, con i suo 95% di copertura, si trova in una condizione simile a quella francese che arriva al 97% : entrambe ben oltre il 70% della media europea di bambini all’asilo.
Lorena Loiacono

Sostegno, via alle specializzazioni per 20 mila. In Sicilia un quarto dei posti

da Corriere della sera

Valentina Santarpia

Dopo anni in cui le cattedre di sostegno venivano occupate anche da insegnanti «di materia», finalmente si torna alla specializzazione. Perché il sostegno non si improvvisa: è questo il senso dei corsi di specializzazione autorizzati dal ministro dell’Istruzione insieme al ministro dell’Università. I posti a disposizione sono in totale 19.585 fra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado. Le prove di accesso si terranno nei giorni 2 e 3 del prossimo mese di aprile. I corsi dovranno concludersi entro il mese di maggio del 2021. Potranno accedere e frequentare i corsi anche tutti gli idonei, i vincitori di più procedure e chi ha sospeso la frequenza di precedenti percorsi. E chi supera la selezione sarà abilitato al sostegno e potrà poi candidarsi a un posto «regolare» a scuola.

La protesta dei precari

Si tratta del «numero più alto mai bandito, un’importante occasione per migliaia di docenti e, ovviamente, una misura che guarda anche alle studentesse e agli studenti», sottolinea la Ministra Lucia Azzolina. E le università saranno in prima linea per «garantire la formazione di quasi ventimila docenti in un settore strategico per l’istruzione nel Paese», spiega il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi. Ma, appena pubblicata la tabella con tutti i posti disponibili, scoppia subito la polemica: «I posti servono al nord ma i corsi di specializzazione si svolgono nelle università del sud dove le graduatorie anche di sostegno sono già strapiene per i prossimi decenni», denuncia Margherita Stimolo, leader dei precari. In effetti, anche confrontando i numeri con quelli del bando dello scorso anno, si vede un’impennata di disponibilità di posti per specializzarsi nelle università meridionali, soprattutto siciliane. Ad esempio, alla Kore di Enna i posti sono passati da poco meno di 300 a 115, a Messina da 461 a 2000, a Palermo da 440 a 950. In totale in Sicilia ci saranno 4675 posti disponibili per gli specializzandi, a fronte dei 1090 della Lombardia. Eppure gli alunni disabili sono oltre 43 mila in Lombardia (su una popolazione di quasi un milione e 200 mila alunni) rispetto ai circa 27 mila in Sicilia (su 717 mila studenti), con un totale dei posti di sostegno quasi equivalente (20.367 in Lombardia, contro i 18.108 siciliani). È vero che i posti banditi non sono posti di lavoro, ma per specializzarsi, calcolati sulla base della capacità di offerta formativa delle università e considerate le candidature sul territorio. Ed è anche vero che questi nuovi specializzati andranno in coda alle graduatorie, non scavalcheranno chi sta già aspettando un ruolo. Ma i timori dei precari sono legati al prossimo futuro: «Siamo indignati e chiediamo al Ministro di spiegare questo paradosso tutto all’italiana- spiega una docente abilitata su disciplina e specializzata su sostegno secondario di II grado- Al sud ci vorranno decenni e decenni per smaltire le graduatorie infinite ma si continua a specializzare il che vuol dire che esiste un reale fabbisogno a cui si rimedia creando ulteriori sacche di precariato che andranno ad aggiungersi a quello già esistente! Le specializzazioni servono insomma a far fare cassa agli atenei e nulla più in soldoni!».

Le carenze

Negli ultimi mesi la situazione sul fronte del sostegno era degenerata: supplenze (uno su due è precario), cattedre vuote, insegnanti specializzati sul sostegno che mancano. Al punto che i dirigenti scolastici sono stati costretti ad attingere anche alla Mad, alle messe a disposizione sul sostegno, pur di assegnare i posti vacanti. Nel 2015/2016 la percentuale di insegnanti di sostegno a tempo determinato era del 29%, due anni dopo del 43% e quest’anno è arrivata al 48% (77.705 su 163.344, secondo i dati Miur): quasi uno su due, con picchi al Nord, dove ci sono 24 mila supplenti in servizio, il 62%.

Istruzione: Azzolina chiama Bruschi, ex consigliere della Gelmini

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Cambio della guardia al ministero dell’Istruzione. Non ai vertici, certamente. Il giro di nomine riguarda i direttori di Dipartimento. Lascia Carmela Palumbo che va a dirigere l’Ufficio scolastico regionale del Veneto e al suo posto «risale» ai vertici Max Bruschi, ispettore del ministero, noto per essere stato ascoltato consigliere di Mariastella Gelmini, per le sue idee radicali e anche per le sue uscite poco diplomatiche nei confronti di insegnanti e presidi.

La riforma

Bruschi, che è tra gli ideatori della riforma dei Licei approvata ai tempi del governo del centrodestra, sarà per tre anni a capo del Dipartimento del sistema educativo di istruzione e formazione del ministero dell’Istruzione. Lo ha deciso a fine gennaio il consiglio dei ministri e ora il provvedimento è al vaglio preventivo della Corte dei Conti. Bruschi negli anni scorsi ha lavorato anche come consigliere del ministro leghista Marco Bussetti ed è stato apprezzato per il suo lavoro tecnico dalla ministra Azzolina nei mesi scorsi: lo ha voluto come consigliere quando era sottosegretario (ministro Fioramonti) per la stesura del decreto precari che il Parlamento ha trasformato in legge lo scorso dicembre. Al ministero è stato finora dietro le quinte, salvo nella sua breve presenza, proprio in veste di ispettore, nel reality tv «Il Collegio».

Le paure dei sindacati

I sindacati invece sono sul piede di guerra, memori dei tempi grami della riforma Gelmini, e delle prese di posizione dello stesso Bruschi, che da qualche anno insegna allo Iulm e al Suor Orsola benincasa di Napoli. Per di più, poiché la nomina del Direttore per il personale scolastico ancora non c’è stata, potrebbe succedere che ad occuparsi in surroga dei concorsi sia proprio lui. Dopo la rottura dei sindacati sui dettagli del concorso straordinario (chiedevano un ampliamento della platea e una maggior facilità della prova scritta) con la ministra Azzolina la nomina del berlusconiano Bruschi rischia di mettere un altro inciampo sulla strada della riconciliazione e della ripresa del dialogo: i giorni per riprendere il confronto sono contati, visto che i bandi per i concorsi sono al momento all’esame del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, ultimo passaggio prima della pubblicazione.

Milleproroghe, Gallo (M5S): verso scuola inclusiva, 553 ATA a tempo pieno e max 22 alunni per classe

da Orizzontescuola

di redazione

“Finalmente i lavoratori personale ATA delle segreterie hanno avuto giustizia. Due sono le notizie importanti”. Lo spiega Luigi Gallo, Presidente del MoVimento 5 Stelle della commissione Cultura a Montecitorio in una diretta sul suo profilo Facebook.

“La prima: con un emendamento al Milleproroghe abbiamo trasformato da part time a full time i contratti di 553 assistenti amministrativi e tecnici rimasti esclusi dalla precedente stabilizzazione, stanziando 3 milioni di euro per l’anno 2020 e 9 milioni di euro per l’anno 2021. Questa soluzione arriva per intervenire sul disagio estremo in cui questi lavoratori erano costretti, insieme alle loro famiglie.

La seconda notizia: sono stati stanziati 55 milioni in tre anni per aumentare il personale docente nelle scuole secondarie e ridurre le classi pollaio. Per noi del M5S la lotta alle classi sovraffollate è da sempre una priorità, soprattutto in presenza di studenti con disabilità. A fronte di una situazione drammatica che vede quasi 5mila classi della scuola dell’infanzia e primaria con la media di 26-30 alunni. Un incubo del passato da cui stiamo cercando in tutti i modi di fuggire, tornando alla normalità. Tornando a classi di 20, massimo 22 studenti, che abbiano la possibilità di apprendere al meglio. E questi fondi che abbiamo stanziato sono solo il primo di tanti passi che faremo per costruire una scuola che guardi per davvero alle esigenze degli studenti”.

Conte, Provenzano e Azzolina presentano il Piano per il Sud: al centro i giovani e la scuola

da Orizzontescuola

di redazione

E’ stato presentato oggi, a Gioia Tauro, il Piano per il Sud. Presenti il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina e il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano.

Se riparte il Mezzogiorno, riparte anche lʼItalia” ha detto il Premier. “Nel Piano ci sono investimenti, infrastrutture, nuove opportunità per i giovani, troppo spesso costretti ad abbandonare la loro terra e i loro affetti” ha scritto poi sui social Conte.

Il Piano Sud del governo prevede oltre 123 miliardi di euro. Tra i punti principali c’è quello di “un Sud rivolto ai giovani”, come riferisce Il Fatto quotidiano. Si mira ad “investire su tutta la filiera dell’istruzione, a partire dalla lotta alla povertà educativa minorile, per rafforzare il capitale umano, ridurre le disuguaglianze e riattivare la mobilità sociale”.
Al centro del Piano i giovani e quindi la scuola.

Il Piano per il Sud presentato oggi a Gioia Tauro, in Calabria, è una grande sfida.  Dalla scuola partono il riscatto, la formazione e il futuro dei nostri giovani. Ed è per questo che, se pensiamo a un Piano per il Sud, la scuola non può che avere un ruolo centrale.  Perché se non interveniamo sull’edilizia scolastica per la costruzione di infrastrutture adeguate, se non ampliamo l’offerta formativa e non combattiamo la dispersione scolastica, non è il Sud a perdere ma l’intero Paese! Qui la scuola deve avere un ruolo centrale nella lotta per la legalità, deve diventare un presidio di cittadinanza e di aggregazione sociale.  È quello per cui lavoreremo con il Ministro Peppe Provenzano e con tutto il Governo” ha scritto Azzolina su Facebook.

L’intervento di Lattanzio (M5S)

La lotta alla povertà educativa è la priorità delle priorità se vogliamo davvero ottenere il riscatto del Mezzogiorno e un rilancio prima culturale e poi economico. Oggi diamo un segnale importante inserendo gli investimenti in istruzione tra i punti principali del piano presentato dal presidente Conte con i ministri Azzolina e Provenzano.

Scuole aperte tutto il giorno, lotta alla dispersione scolastica e alle disuguaglianze, riduzione dei divari territoriali nelle competenze e potenziamento dell’edilizia scolastica sono gli strumenti che, insieme a una forte valorizzazione del ruolo dei docenti e a una nuova centralità delle politiche per le famiglie, i minori e i giovani in generale, possono rappresentare la leva su cui poggiare la ripresa di questi territori a forte rischio di marginalità e contaminazione mafiosa. La lotta alla povertà educativa si combatte ogni giorno con diversi strumento e per noi rappresenta, al Sud e non solo, una priorità politico che la maggioranza di governo dovrà fare propria e nutrire di idee innovative e risorse adeguate”. Lo afferma il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura Paolo Lattanzio.

Neoassunti, prime attività su Indire: curriculum formativo e bilancio iniziale competenze

da Orizzontescuola

di redazione

Neoimmessi in ruolo 2019/2020: Indire pubblica i primi dati delle attività dei docenti dall’apertura dell’ambiente online.

Dal 3 febbraio è aperto l’ambiente online Indire, dal 5 febbraio è invece disponibile per il personale educativo. Come si accede

In soli dieci giorni, rileva indireinforma, l’ambiente di supporto ha accolto circa 22mila docenti. I ticket aperti e lavorati tempestivamente dall’help-desk sono stati meno di 200 e riguardano problemi di iscrizione, richieste di chiarimento sulle funzioni dell’ambiente e domande sugli adempimenti normativi.

E’ interessante osservare che, nonostante i docenti preferiscano collegarsi da dispositivi desktop, sono in aumento rispetto agli anni precedenti i collegamenti tramite dispositivi mobili come per esempio gli smartphone.

L’attività di questi primi giorni si focalizza prevalentemente su due tappe: il curriculum formativo e il bilancio iniziale delle competenze. Sul Bilancio iniziale alcuni docenti avevano già iniziato a lavorare insieme al loro tutor nelle settimane precedenti all’apertura grazie ai testi disponibili nel Toolkit. Circa 1.500 docenti, rileva ancora indireinforma, lo hanno concluso mentre per circa 15mila è ancora in lavorazione.

Si ricorda che quest’anno l’attività sul bilancio delle competenze rimane nella sua forma consueta ma solo come tappa iniziale e viene eliminata al termine del percorso. Non c’è più quindi il “bilancio finale delle competenze”.

Maturità, Ajello: prove Invalsi non avranno punteggio e i risultati saranno noti dopo l’esame

da Orizzontescuola

di redazione

Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi, in un’intervista a Il Messaggero, spiega le paure che gli studenti nutrono verso gli esami.

Esiste una paura atavica dell’esame, un’idea dell’esame che provoca inevitabilmente ansia. Ma in Italia su questo aspetto dovremmo davvero cambiare prospettiva: l’esame viene vissuto come una forma di controllo punitivo quando invece, nel caso specifico dei test Invalsi, si tratta della promozione dell’autonomia” spiega Ajello.

“Se capiamo dove sbagliamo, possiamo correggerci. Migliorare una prestazione andata male ci fa capire che un giudizio non è mai definitivo. E che possiamo migliorarci. Senza contare poi la carica positiva che può dare un esame – continua la presidente Invalsi -. L’ansia per un esame è normale e non va temuta. Anche perché sfuggire da un esame non serve: evitare l’Invalsi non garantirà comunque una vita tranquilla. Un esame andato bene ci gratifica enormemente e ci dà quella dose di autostima necessaria per affrontare sempre nuove sfide“.

Secondo Ajello la valutazione Invalsi non scoraggia gli studenti “perché non c’è un punteggio e poi perché i risultati vengono restituiti dopo gli esami di maturità quindi non c’è alcuna forma di influenza sull’andamento scolastico e degli esami“.

Ricordiamo infatti che lo svolgimento della prova Invalsi rimane uno dei requisiti per l’ammissione agli Esami di Stato degli studenti delle classi V della scuola secondaria di II grado, ma i risultati saranno utilizzati solo a livello di scuola, non andranno a confluire nel curriculum dello studente.

Un emendamento di LeU proroga al 1° settembre 2020 l’utilizzo del curriculum allegato al diploma e ne toglie i risultati delle prove Invalsi.

Stop classi pollaio, si parte dalla secondaria di II grado. Meno studenti per classe, più docenti: i numeri

da Orizzontescuola

di redazione

Un emendamento approvato al Milleproroghe stanzia 55 milioni di euro per evitare il sovraffollamento delle classi. Le prime ad essere interessate le scuole secondarie di II grado.

La spiegazione dei numeri che saranno applicati la fornisce l’On. Casa (M5S)

“Si compie così un primo importante passo verso la graduale risoluzione del fenomeno delle cosiddette “classi pollaio” e verso un miglioramento degli standard di inclusione della scuola superiore. Le risorse saranno ripartite su base regionale, tenendo conto del numero di classi con un numero di iscritti superiore a 22 alunni, ridotti a 20 in presenza di studenti con grave disabilità certificata.”

Grande attesa quindi – qualora l’emendamento completerà l’iter nel Milleproroghe – per la circolare sugli organici 2020/21.

Sarà quello il provvedimento ministeriale che potrebbe essere in grado di ridare fiato alla scuola italiana.

Ministra Azzolina firma Atto di indirizzo. Scuola spera in un cambiamento positivo, si passi ai fatti

da Orizzontescuola

di redazione

di Antonio Fundarò – Firmato l’Atto di indirizzo politico-istituzionale che definisce gli obiettivi del Ministero dell’Istruzione per l’anno 2020. Il ministro Azzolina assicura che saranno maggiormente “al centro le studentesse e gli studenti” e che verrà posta attenzione alla formazione del personale docente.

La Ministra Lucia Azzolina ha finalmente firmato, neppure troppo in ritardo, stante la recente nomina ai vertici del ministero di via Trastevere, l’atto di indirizzo politico-istituzionale che definisce gli obiettivi del Ministero dell’Istruzione per l’anno 2020.

Si tratta del documento nel quale il ministro dell’istruzione fissa le finalità e definisce gli obiettivi che l’Amministrazione centrale dovrà conseguire nel corso dell’anno 2020, «avendo a cuore l’unica finalità di riportare gli studenti e il loro futuro al centro del sistema di istruzione del Paese».

Tra i principi generali, unitamente all’Atto di indirizzo, c’è la Direttiva generale per l’azione amministrativa e la gestione, che il ministro sarà costretto ad adottare a breve e che costituirà il documento base per la programmazione e la definizione degli obiettivi destinati agli uffici dirigenziali del Ministero.

Alla Direttiva dovrebbe far seguito il Piano della performance per il triennio 2020-2022.

Tredici le priorità politiche elencate dall’Amministrazione centrale di via Trastevere nel documento pubblicato.

Tra queste priorità, innanzi tutto, “la centralità dello studente”. «È necessario – scrive il ministro – un impegno collettivo per la piena attuazione dell’art. 34 della Costituzione, garantendo le risorse professionali, economiche e strumentali a ciò necessarie. L’istruzione è un bene sociale, un investimento per il futuro del Paese e un servizio essenziale. Rappresenta lo strumento di garanzia imprescindibile per il pieno sviluppo della persona umana nel contesto sociale e culturale di riferimento». Il ministero si impegna a porre lo studente al centro delle singole istituzioni scolastiche. Lo studente affinché sia protagonista, «è necessario che egli comprenda appieno la proposta formativa che gli viene offerta e tale comprensione non può realizzarsi se non attraverso un coinvolgimento diretto dello studente stesso nella didattica quotidiana, attraverso un ripensamento della metodologia didattica tradizionale, a vantaggio di un modello meno trasmissivo e più appassionante».

Fondamentale un supplemento di impegno per “l’inclusione scolastica” che deve essere un «impegno costante per garantire la piena integrazione – in ambito scolastico ma anche nel più generale contesto di vita – non solo dello studente il cui percorso di istruzione sia connotato da condizione di disabilità, da specifici disturbi dell’apprendimento o da altre situazioni di svantaggio socio economico, linguistico o culturale, ma anche di quegli studenti ad alto potenziale che necessitano, a loro volta, di strategie didattiche coerenti con la loro speciale condizione».

Impegno anche sul fronte del “contrasto alla dispersione scolastica” attraverso «stanziamenti di risorse economiche finalizzati non solo alla creazione di ambienti di apprendimento maggiormente adeguati, sia sotto il profilo strutturale delle scuole che della dotazione tecnologica, ma anche all’avvio di sperimentazioni metodologiche che sappiano rinnovare la didattica delle discipline, rendendola maggiormente rispondente agli stili di apprendimento dei giovani, e rafforzare gli apprendimenti di base, la cui salda acquisizione costituisce la condizione indispensabile per la prosecuzione degli studi».

Il ministero rispolvera la bella definizione di “alleanza educativa” fondamentale per difendere il ruolo della Scuola come comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni, rilanciando il valore dell’alleanza educativa.

Non meno importante appare la “valorizzazione e lo sviluppo professionale del personale scolastico”. Per il ministro «occorre promuovere, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, il valore sociale di tutte le professionalità della Scuola per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i princìpi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, e con i princìpi generali dell’ordinamento italiano. Azione prioritaria del Ministero è costituita dalla promozione della formazione di tutto il personale scolastico, sia in ingresso che in tutto l’arco della vita professionale».

La Scuola sul territorio” è un altro dei temi centrali nell’Atto di indirizzo. Tra gli obiettivi del sistema nazionale di istruzione e formazione vi è «la promozione di un percorso formativo integrato, che si proponga quale scopo primario la formazione e la crescita personale dello studente, non solo all’interno ma anche all’esterno del contesto scolastico.

Il Ministero e le istituzioni scolastiche autonome si impegnano, secondo le rispettive competenze, a realizzare nuove forme di interazione, attraverso la realizzazione di reti di scopo che coinvolgano una pluralità di attori, quali famiglie, enti locali, associazioni di volontariato, tessuto imprenditoriale, tutti, per quanto di propria competenza, sostanzialmente coinvolti in un rapporto di corresponsabilità educativa. Il fine è quello di potenziare il livello complessivo dei servizi integrati, offerti sul territorio, da parte degli enti locali e delle scuole medesime, nella declinazione del loro ruolo sociale oltreché educativo

In un mondo distratto e che cambia non si potrà non far leva sull’”Identità culturale, cittadinanza, sport, educazione civica”. La funzione della Scuola, infatti, è anche quella di «formare cittadini responsabili, promuovendo la partecipazione piena e consapevole di ognuno alla vita civica, culturale e sociale della propria comunità, oltre alla piena consapevolezza della propria identità storica, culturale e territoriale, presupposto indispensabile per l’affermazione e lo sviluppo della cultura dell’accoglienza e  dell’inclusione».

Tutto ciò non può prescindere, però, da un maggior impegno per l’”Innovazione digitale per la didattica, la semplificazione amministrativa e l’abbattimento della burocrazia per le scuole”. La transizione al digitale della Scuola italiana è in pieno sviluppo ed il Ministero tenderà ad accelerare il processo, attraverso l’implementazione di ambienti di apprendimento innovativi forniti di adeguate soluzioni. «L’impiego delle tecnologie digitali assume un ruolo determinante anche nel contesto dei rapporti tra l’amministrazione e i cittadini, favorendo l’effettiva attuazione del principio generale di trasparenza dell’azione amministrativa; in questa prospettiva, il Ministero si impegna ad avviare un processo diretto alla razionalizzazione e alla implementazione dei contenuti del proprio sito istituzionale, al fine di garantirne la migliore fruibilità da parte degli utenti».

Il ministro assicura che porrà attenzione all’”Attuazione delle politiche di coesione e dei programmi comunitari e Internazionalizzazione” e non solo per le progettazioni di percorsi finanziati dal Fondo Sociale Europeo.

«Occorre porre la massima attenzione nella programmazione comunitaria 2021-2027, dando priorità alla riqualificazione dell’edilizia scolastica, al potenziamento delle dotazioni tecnologiche delle scuole, con un’attenzione particolare alla formazione del personale docente e del personale tecnico e amministrativo, per un maggior rafforzamento e qualificazione professionale dello stesso, al potenziamento delle competenze degli studenti, compresi gli adulti, all’inclusione e al contrasto alla dispersione scolastica». Costituisce priorità politica del Ministero la promozione del processo di internazionalizzazione delle istituzioni scolastiche.

In linea con l’attenzione planetario all’ambiente, il ministero assicura un vero investimento sul versante della “Sostenibilità ecologica, sociale, economica” attraverso l’attuazione di progetti educativi sulla tutela dell’ambiente, sulla sostenibilità economica e sociale, sulla cittadinanza globale e la preservazione del patrimonio culturale del nostro Paese.

E, ancora, la “Restituzione efficace dei dati ed efficienza nei pagamenti”. Fattore non marginale. «Nello svolgimento della propria attività istituzionale, il Ministero procede annualmente alla rilevazione di una significativa quantità di dati, concernenti una molteplicità di ambiti e di aree di intervento dell’amministrazione La relativa elaborazione è, tuttavia, limitata agli elementi di più immediato impatto sociale ovvero di diretto interesse per gli organi di indirizzo politico e amministrativo, in quanto indispensabili al fine di orientarne l’attività di programmazione strategica in vista della definizione delle priorità di intervento dell’amministrazione stessa».

Per non parlare della “Prevenzione della corruzione, trasparenza e vigilanza In linea con le previsioni del Piano Nazionale Anticorruzione, del Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza e del Piano della Performance”.

«In questo caso il Ministero si impegna a supportare il processo di programmazione, monitoraggio e valutazione dell’amministrazione e del sistema scolastico, al fine di favorire, nel già richiamato contesto più generalizzato di semplificazione amministrativa, la diffusione di buone prassi improntate a criteri di legalità, efficienza e trasparenza, intesa quale accessibilità totale e integrale fruibilità dei dati nella disponibilità dell’amministrazione.

Ed infine l’indispensabile implementazione del “Sistema nazionale di valutazione” istituito dal D.P.R. 80/2013 e attivato a partire dall’anno scolastico 2014/15, che rappresenta indubbiamente una opportunità di miglioramento e di accompagnamento per il sistema scolastico.

Cambierà qualcosa? Certamente sì. Solo se l’enunciazione di buone pratiche diventi essa stessa buona pratica e prassi. Le parole che ruotano attorno al mondo della scuola e alle politiche scolastiche ed educative sono troppe e fin troppo note. Gli impegni mantenuti un poco meno evidenti. Ma nel futuro dobbiamo scommettere.

Concluse le iscrizioni, come formare le classi: tutto per grado di scuola e in presenza di alunno H

da Orizzontescuola

di Francesca Carotenuto

Il 31 gennaio si sono concluse le iscrizioni online gli alunni interessati dal passaggio di ciclo di istruzione. Le istituzioni scolastiche saranno impegnate a breve con la formazione delle classi per l’a.s. 2020/2021. Cosa è importante sapere? Quali sono i criteri generali da seguire per la formazione delle nuove classi prime?

CRITERI GENERALI – L. n. 133 del 06/08/2008 e D.P.R. 81 del 20/03/2009

La formazione delle classi deve essere effettuata nel rispetto del limite di organico stabilito dagli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali.

Le classi prime di ogni grado di istruzione dovranno essere costituite sulla base degli alunni iscritti e, in ogni caso nel limite delle risorse assegnate a ciascun istituzione scolastica.

Il limite massimo di alunni per classe deve essere calcolato tendo conto, oltre la normativa di riferimento, anche in base alla dimensione delle aule e nel rispetto delle norme sulla sicurezza.

Il DS organizza la formazione delle classi prime sulla base delle iscrizioni ricevute ed assegna gli alunni in base alla scelta effettuata in riferimento al POF. Il numero minimo e massimo degli alunni può essere incrementato o ridotto del 10% rispetto a quanto previsto dal DPR 81/09 in presenza di alunni disabili o per altre circostanze motivate (v. sicurezza).

I DS e i DSGA assicurano il rispetto di tali parametri.

SCUOLA DELL’INFANZIA

Le sezioni dell’infanzia sono costituite con un numero di alunni che va dalle 18 alle 26 unità, salvo la presenza di disabili. Le iscrizioni in eccedenza saranno ridistribuite tra le diverse sezioni della stessa scuola, e comunque, il numero di alunni per sezione non deve superare le 29 unità.

SCUOLA PRIMARIA

Le classi prime della scuola primaria sono formate da un numero di alunni che va dalle 15 alle 26 unità, salvo la presenza di alunni disabili. Le iscrizioni in eccedenza sono ridistribuite tra le diverse sezioni della stessa scuola, e comunque, il numero di alunni per sezione non dovrà essere superiore alle 27 unità. Le pluriclasse possono essere costituite da minimo 8 e massimo 18 alunni.

Ai fini dell’organico, nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree abitate da minoranze, le classi potranno essere costituite con un numero minimo di 10 alunni.

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

Le classi prime della scuola secondaria di primo grado sono formate da un numero di alunni che va dalle 18 alle 27 unità, salvo la presenza di alunni disabili. Le iscrizioni in eccedenza sono ridistribuite tra le diverse sezioni della stessa scuola, e comunque, il numero di alunni per sezione non dovrà essere superiore alle 28 unità. Se le iscrizioni permettono la formazione di una sola classe, questa potrà essere formata nel limite massimo di 30 alunni.

Ai fini dell’organico, nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree abitate da minoranze linguistiche, potranno essere costituite classi composte da almeno 10 alunni. In queste zone, inoltre, potranno essere costituite delle “pluriclassi” qualora il numero degli alunni obbligati non consenta la formazione di classi distinte, gli organi collegiali abbiano stabilito dei criteri di composizione delle classi ed abbiamo programmato interventi didattici funzionali in relazione a tale modello organizzativo. Il numero massimo degli alunni per ciascuna pluriclasse è di 18 unità.

Le classi a tempo prolungato (fino ad un massimo di 40 ore) possono essere autorizzate in presenza di richieste maggioritarie da parte delle famiglie. Possono disporsi eventuali incrementi di posti, subordinatamente ad una verifica preventiva da parte del MIUR e del MEF in merito alla sussistenza di economie aggiuntive realizzate e fermo restando gli obiettivi finanziari di cui all’art. art. 64, c. 6, del DL n. 112 del 25/06/08, convertito, con modificazioni dalla L. n. 133 del 06/08/08. In ogni caso, l’istituzione scolastica per ottenere l’autorizzazione per le classi a tempo prolungato dovrà assicurare la presenza di servizi e strutture idonee che consentano lo svolgimento dell’attività durante le fasce pomeridiane di un intero corso.

SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO

Le classi prime della scuola secondaria di secondo grado sono formate da un numero di alunni di almeno 27 unità. Oltre alla valutazione del numero di iscrizioni ricevute, dovrà essere fatta una previsione delle classi in funzione tenendo conto di:

  • L’eventuale scostamento tra le iscrizioni ed il numero degli studenti effettivamente frequentanti ciascuna classe nei precedenti anni scolastici;
  • La serie storica dei tassi di non ammissione alla classe successiva;
  • Ogni altro elemento valutabile e derivante da nuovi insediamenti urbani, tendenze demografiche, livelli di scolarizzazione, istituzione di nuove scuole e nuovi indirizzi di specializzazione.

Le iscrizioni in eccedenza saranno smistate alle scuole viciniore dello stesso ordine e tipo, o comunque, distribuite tra le classi senza superare il limite di 30 unità per classe. Se le iscrizioni permettono la formazione di una sola classe, questa potrà essere formata nel limite massimo di 30 alunni. Nelle sezioni staccate, aggregate o di diverso indirizzo potranno essere costituite classi composte da un numero minimo di 25 alunni.

CLASSI CON ALUNNI DISABILI

L’art. 5, c. 2, del D.P.R. 81/2009 stabilisce che la formazione delle classi di ogni ordine e grado, ivi comprese le sezioni di scuola dell’infanzia, che accolgono alunni con disabilità sono costituite, di norma, con non più di 20 alunni. Questa consistenza deve essere specificata e motivata dal Dirigente Scolastico, inoltre dovrà essere assicurata la sussistenza delle seguenti condizioni:

  • La consistenza numerica risponde alle esigenze formative degli alunni con disabilità;
  • Il progetto di integrazione definisce espressamente strategie e metodologie adottate dai docenti di classe, dall’insegnante di sostegno, o da altro personale operante nella scuola;
  • Deve in ogni caso far pervenire alle economie previste nei tempi e nelle misure di cui all’art. 64, c. 6, del DL n. 112 del 25/06/08, convertito, con modificazioni dalla L. n. 133 del 06/08/08.

Abrogazione chiamata diretta: il ddl alla Camera, ma forse non c’è la maggioranza

da La Tecnica della Scuola

Dovrebbe proseguire la prossima settimana alla Camera l’esame del disegno di legge Granato sulla cancellazione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali; questo, almeno, è quello che prevede il calendario ufficiale dei lavori.

Disegno di legge già approvato al Senato

Il provvedimento era già stato approvato nei mesi scorsi al Senato ma poi è rimasto fermo per parecchio tempo presso l’ufficio di presidenza della Camera che solo poche settimane fa ha deciso di inserirlo nel calendario dei lavori.
Attualmente il disegno di legge è all’esame della Commissione Cultura che ha dato avvio all’esame lo scorso 4 febbraio.
Per il 18 febbraio è prevista una nuova seduta, ma è difficile fare previsioni su cosa potrà accadere.
Nella seduta del 4 febbraio, infatti, sono state espresse molte perplessità da quasi tutti i gruppi.

Il percorso in Commissione Cultura della Camera

Dopo la relazione introduttiva svolta dalla pentastellata Virginia Villani, in tanti hanno fatto osservare che il disegno di legge aveva iniziato il suo percorso parlamentare con il precedente Governo, sostenuto da una maggioranza diversa da quella attuale.
Sia Valentina Aprea di Forza Italia, sia Rossano Sasso della Lega hanno messo in evidenza che nella maggioranza attuale non c’è nessun accordo sul tema e non si comprende quindi come il provvedimento possa andare in porto.
Gabriele Toccafondi di Italia Viva ha subito chiarito che il suo gruppo non è affatto d’accordo a cancellare chiamata diretta e ambiti territoriali e, anzi, ha sottolineato che in alcune aree del territorio nazionale (e ha fatto l’esempio della Toscana) la novità ha funzionato bene.
Ma tutti si sono trovati d’accordo su un punto: prima di riprendere l’esame del provvedimento è bene aspettare l’audizione in Parlamento della Ministra Azzolina in modo da conoscere le sue intenzioni sulla questione.

Per questi motivi è molto probabile che martedì 18 la Commissione deciderà di sospendere i lavori sul disegno di legge anche per evitare l’acuirsi di tensioni interne alla maggioranza che potrebbero compromettere ulteriormente la tenuta del Governo.

Organi collegiali: Azzolina vorrebbe riformarli, più spazio alle famiglie

da La Tecnica della Scuola

L’atto di indirizzo della Ministra Azzolina non trascura il tema del rapporto scuola-famiglia
L’impegno della Ministra è decisamente importante: “Al fine di valorizzare le sinergie della comunità educante – si legge nel documento – il Ministero avvia un processo di revisione degli organi collegiali, finalizzato a ridefinirne la composizione e ad attualizzarne i compiti, alla luce delle modificazioni intervenute nell’impianto normativo e nelle sensibilità culturali maturate nel corso degli ultimi venti anni”.
L’idea di rivedere le regole di composizione e di funzionamento degli organi collegiali non è nuova ed è da almeno un ventennio che se ne parla.
Già il decreto legislativo 233 del 1999 prevedeva una riforma importante degli organi collegiali mediante l’istituzione di nuovi organi territoriali, fra i quali il consiglio scolastico regionale, e con una revisione di quelli di scuola (consiglio di istituto innanzitutto).
Nel 2004 il Governo aveva predisposto un decreto apposito ma poi non se ne fece nulla sia per la ferma opposizione dei sindacati sia per la scarsa compatezza della stessa maggioranza di centro destra che in quel momento guidava il Paese.
Adesso Lucia Azzolina vorrebbe riprovarci ma l’impresa non appare facile soprattutto per la scarsa compattezza dell’attuale maggioranza politica.

Per il resto, il paragrafo in cui si parla della questione, intitolato “Alleanza educativa”, ripropone i consueti buoni principi sui quali non si può non essere d’accordo.
Si va dal “ruolo della scuola come comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona”, al “valore dell’alleanza educativa”, fino al riconoscimento di scuola e famiglia come “principali agenzie educative alle quali è affidato il compito di educare e formare futuri cittadini liberi e competenti”.
Senza peraltro dimenticare il patto con la famiglia “che – si legge nel documento – non si sostanzia solo nel sostegno materiale ed economico talvolta richiesto, e in alcuni casi necessario, bensì nella condivisione esplicita di sistemi valoriali comuni che tengano al centro lo sviluppo della personalità di ogni alunno”.

TFA sostegno 2020, firmato il decreto: quasi 20 mila i posti disponibili per il quinto ciclo

da La Tecnica della Scuola

E’ stato siglato oggi, 14 febbraio, il decreto che autorizza l’avvio del quinto ciclo dei percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità.

I posti a disposizione sono quasi 20.000, per l’esattezza 19.585, distribuiti tra i vari Atenei italiani autorizzati all’attivazione dei percorsi.

Come si accede

Si accede ai percorsi previo superamento delle seguenti prove:

  •  test preliminare
  • una o più prove scritte ovvero pratiche
  • una prova orale.

Le prove sono predisposte dagli atenei.

Quando si svolgerà il test preliminare

Le date di svolgimento dei test preliminari sono fissate per tutti gli indirizzi della specializzazione per il sostegno per i giorni 2 e 3 aprile 2020.

In particolare, nella mattina del 2 aprile 2020 si svolgeranno le prove per la scuola dell’infanzia, il pomeriggio  le prove per la scuola primaria.

La mattina del 3 aprile 2020 si terranno invece òe prove per la scuola secondaria I grado, il pomeriggio per la scuola secondaria II grado.

Termine dei percorsi

I corsi dovranno concludersi entro il mese di maggio 2021.

Requisiti

Sono ammessi a partecipare alle procedure i candidati in possesso di uno dei seguenti titoli:

  • per i percorsi di specializzazione sul sostegno per la scuola dell’infanzia e primaria, titolo di abilitazione all’insegnamento conseguito presso i corsi di laurea in scienze della formazione primaria o analogo titolo conseguito all’estero e riconosciuto in
    Italia ai sensi della normativa vigente; diploma magistrale, ivi compreso il diploma sperimentale a indirizzo psicopedagogico, con valore di abilitazione e diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli istituti magistrali o analogo
    titolo di abilitazione conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente, conseguiti, comunque, entro l’anno scolastico 2001/2002;
  • per i percorsi di specializzazione sul sostegno per la scuola secondaria di primo e secondo grado, il possesso dei requisiti previsti al comma 1 o al comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 59/2017 con riferimento alle procedure distinte per la
    scuola secondaria di primo o secondo grado, nonché gli analoghi titoli di abilitazione conseguiti all’estero e riconosciuti in Italia ai sensi della normativa vigente.

Sono inoltre ammessi con riserva coloro che, avendo conseguito il titolo abilitante all’estero, abbiano presentato la relativa domanda di riconoscimento alla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, entro la data termine per la presentazione delle istanze per la partecipazione alla specifica procedura di selezione.

N.B. I requisiti previsti dall’articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 59/2017 per i posti di insegnante tecnico – pratico sono richiesti per la partecipazione ai percorsi di specializzazione sul sostegno banditi successivamente all’anno scolastico 2024/2025.

Posti disponibili

Il decreto riporta anche la tabella dell’offerta formativa proposta dai vari Atenei.

Tfa sostegno 2020, le prove previste per il 2 e 3 aprile

da La Tecnica della Scuola

Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, d’intesa con la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha firmato il decreto che autorizza l’avvio del quinto ciclo del Tfa sostegno.

I posti a disposizione sono in totale 19.585 fra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado. Le prove di accesso si terranno nei giorni 2 e 3 del prossimo mese di aprile. I corsi dovranno concludersi entro il mese di maggio del 2021.

Potranno accedere e frequentare i corsi anche tutti gli idonei, i vincitori di più procedure e chi ha sospeso la frequenza di precedenti percorsi.

CLICCA QUI per il decreto

Si consiglia di consultare la presente pagina (con i relativi links) per rimanere aggiornati su modalità e tempistiche relative all’iscrizione al test di ammissione.

Università dell’Aquila

Università della Basilicata-Potenza

Università della Calabria

Università Mediterranea di Reggio Calabria

Università Suor Orsola Benincasa

Università di Salerno

Università di Modena

Università di Udine

Università di Roma – Unint

Lumsa 

Università di Roma Tre

Università Europea di Roma

Istituto Scienze Motorie Roma

Università di Roma – Tor Vergata

Tuscia

Cassino – Lazio Meridionale

Università di Genova

Università di Bergamo

Università di Milano Bicocca

Università Cattolica Sacro Cuore

Università di Macerata

Università di Urbino

Università di Campobasso

Università di Torino

Università di Bari

Università di Foggia

Università del Salento

Università di Cagliari

Università di Sassari

Università di Catania

Università di Kore – Enna

Università di Messina

Università di Palermo

Università di Firenze

Università di Pisa

Università di Trento

Università di Perugia

Università di Verona

Università di Padova

Tfa sostegno 2020: i requisiti per partecipare

I requisiti per partecipare al Tfa sostegno V ciclo 2020 devono essere considerati l’abilitazione all’insegnamento o in alternativa la laurea magistrale accompagnata dai 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, come riporta il decreto legislativo 59/2017 all’articolo 5, comma 1 e 2, garantendo comunque il possesso di almeno sei crediti in ciascuno di almeno tre dei seguenti quattro ambiti disciplinari: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione; psicologia; antropologia; metodologie e tecnologie didattiche.

In cosa consiste il Tfa sostegno V ciclo 2020

Il corso specializzazione sostegno 2020 avrà durata annuale e, una volta concluso, rilascia il diploma di specializzazione per le attività di sostegno.

Si tratta di un corso della durata minima di almeno 8 mesi che prevede l’acquisizione di 60 CFU suddivisi in:

  • 36 cfu – insegnamenti disciplinari (M-PED/03, M-PED/01, M-PSI/04, IUS/09, MED/39)
  • 9 cfu – laboratori
  • 6 cfu – tirocinio diretto
  • 3 cfu – tirocinio indiretto
  • 3 cfu – tirocinio indiretto con le TIC
  • 3 cfu – prova finale

Tutto ciò, in termini di impegno orario, equivale:

  • 288 ore di lezione degli insegnamenti disciplinari
  • 180 ore di laboratorio
  • 225 ore di tirocinio indiretto e diretto
  • 75 ore di tirocinio indiretto con le TIC

Azzolina, stop alla burocrazia per le scuole: via a semplificazione e dematerializzazione

da La Tecnica della Scuola

La semplificazione amministrativa e l’abbattimento della burocrazia per le scuole sono due degli aspetti su cui si concentra l’atto del Ministero con le priorità politiche per il 2020, firmato ieri, 13 febbraio.

L’innovazione digitale non deve dunque interessare solo la didattica, ma anche l’azione amministrativa, che deve orientarsi sempre più verso la totale semplificazione e dematerializzazione.

“L’impiego delle tecnologie digitali – si legge nel documento – assume un ruolo determinante anche nel contesto dei rapporti tra l’amministrazione e i cittadini, favorendo l’effettiva attuazione del principio generale di trasparenza dell’azione amministrativa; in questa prospettiva, il Ministero si impegna ad avviare un processo diretto alla razionalizzazione e alla implementazione dei contenuti del proprio sito istituzionale, al fine di garantirne la migliore fruibilità da parte degli utenti”.

La Ministra non dimentica inoltre il grande carico di lavoro cui sono sottoposte sempre più le scuole italiane. L’obiettivo dunque fissato nell’atto di indirizzo è ridurre il più possibile gli adempimenti, attraverso la razionalizzazione delle numerose piattaforme di rilevazione con le quali le istituzioni scolastiche interagiscono con l’Amministrazione centrale, evitando così la duplicazione di operazioni che comportino l’inserimento della stessa serie di dati più volte.

In quest’ottica di semplificazione, occorre anche razionalizzare le procedure di gestione della carriera del personale, implementando un sistema unico che contempli la gestione del dipendente dal momento in cui entra nell’amministrazione – passando per la valutazione dei servizi – dalle procedure di mobilità ordinaria e straordinaria, della formazione, fino alla cessazione dal servizio.

Questo processo di semplificazione non può prescindere dal quadro normativo di riferimento, che nelle intenzioni della Ministra va rivisto, a partire dagli ordinamenti scolastici, frutto di interventi di riforma succedutisi negli anni in maniera poco organica.