La scuola come missione?
di Maurizio Tiriticco
Il Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes afferma tra l’altro che dal 2004
ad oggi il numero degli Italiani che ritiene che la Shoah non sia mai avvenuta
è aumentato dal 2,7 al 15,6 per cento. Semplicemente DRAMMATICO! Italiani
sempre più ignoranti? Ma facciamo un passo indietro. Il dpr 275/99 istitutivo
dell’autonomia delle istituzioni scolastiche recita tra l’altro che questa
“si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di
EDUCAZIONE, FORMAZIONE e ISTRUZIONE mirati allo sviluppo della persona
umana”. In altre parole, scuole ed insegnanti non devono più limitarsi ad
ISTRUIRE il loro alunni in termini di progressiva acquisizione di date
CONOSCENZE: il che costituisce la vocazione primaria di una scuola da sempre.
Ma devono anche adoperarsi per FORMARLI in quanto uomini e donne ed EDUCARLI in
quanto cittadini e cittadine. Stando a quanto sancito, va rilevato che è in
gioco una grande responsabilità della nostra scuola e dei nostri insegnanti.
Ma, se questo è vero, abbiamo bisogno di una amministrazione scolastica forte,
autorevole e duratura. Non abbiamo bisogno di un Ministro, o Ministra
dell’Istruzione. che sia di passaggio, come purtroppo invece avviene ormai da
anni. Perché di fatto ministri “tocca e fuggi” combinano ben poco. E ciò è
grave! Perché dimostra ciò che oggi la scuola rappresenta nel mondo della
politica attuale, o meglio dei nostri attuali politici: ben poca cosa!
Insomma, che cos’è la scuola? Quel che si dice: un grande carrozzone;
nulla o poco più; e che costa pure tanto. Per non dire degli insegnanti. Sempre
a chieder soldi! Ma è proprio così? La nostra scuola è veramente ben
amministrata? In realtà il ministro all’Istruzione è quasi sempre il politico che
arriva finalmente a varcare la soglia di un dicastero. Informazioni sulla
scuola ne ha? Zero o poco più! Il quale politico, per altro, non vede l’ora di
passare ad un dicastero considerato più appagante e più importante. Ma i
ministri DC di un tempo? Ad ogni nuovo ministro un’infornata di nuovi bidelli!
Pardon! Di personale ausiliario! Insomma una cassaforte di voti sicuri! Allora,
i ministri all’Istruzione? Quasi sempre toccata e fuga!
Ma andiamo un po’ indietro. Mi piace ricordare che, durante il ventennio
fascista, due ministri che vararono importanti riforme ebbero lunga vita a
Viale Trastevere. Giovanni Gentile fu ministro dal 30 dicembre 1922 al primo
luglio 1924; Giuseppe Bottai dal 15 marzo 1936 al 5 febbraio 1943. Costoro
legarono il loro nome a riforme che, tra l’altro, non sembra che l’Italia
democratica e repubblicana abbia del tutto smontato. Forse la più significativa,
all’inizio degli anni sessanta, fu quella con cui si cancellarono i tre anni di
scuola media e, in parallelo, i tre anni di avviamento al lavoro istituiti
dalla “riforma Bottai” del 1939, per dar vita ai tre anni della scuola media
unica, tuttora vigenti. Si veda la legge1859/62.
Occorre ricordare che il fascismo doveva fare gli italiani tutti
fascisti! E bisognava cominciare da piccoli! Di qui la grande importanza della
scuola. Non a caso fin dal 1926 – quattro anni dopo la Marcia su Roma – venne
istituita l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. E i bambini, appena in grado
di fare due passi, diventavano “Figli della Lupa”, con tanto di divisa e con
una grande M sul petto. Ma era solo l’inizio. Dall’8° al 12° anno di età i bambini diventavano Balilla escursionisti,
dotati di corda e di moschettone. Poi, dal 12° al 14° anno diventavano Balilla
moschettieri, armati di moschetto modello ’91 ridotto. Erano organizzati
nell’Opera Nazionale Balilla, fondata nel 1926. Che nel 1937 divenne Gioventù
Italiana del Littorio. I giovani poi, dal 14° al 16° anno, diventavano
Avanguardisti moschettieri, armati di pugnale e moschetto modello ’91
ordinario. Dal 16° al 18° diventavano Avanguardisti mitraglieri, armati di
pugnale, moschetto e mitragliatrice leggera (ma non sempre). Successivamente
diventavano Giovani fascisti… armati di tutto! Gli universitari erano tutti
iscritti d’autorità ai GUF: Gruppi Universitari Fascisti. Alla maggiore età
diventavano fascisti a tutto tondo… pronti a combattere!!!
Percorso analogo riguardava le femmine: da Piccole Italiane a Giovani
Italiane e a Donne Fasciste. E si giurava. Tutti giuravano. E come. In tutte le
ricorrenze della Patria e del Regime: il 4 novembre, la ricorrenza della
Vittoria; il 28 ottobre, la ricorrenza della Marcia su Roma; il 23 marzo, la
ricorrenza dell’istituzione dei Fasci di Combattimento, avvenuta a Milano in
Piazza San Sepolcro nel 1919, il 21 aprile, la ricorrenza della Fondazione di
Roma Caput Mundi. Era il lontano 753 a. C., quando Romolo sul Colle Palatino
tracciò il solco della Roma Quadrata e quello scemo di Remo osò saltarci sopra!
Non l’avesse mai fatto”! Lo pagò con la vita!
Il giuramento fascista lo ricordo a memoria per quante volte l’ho
pronunciato: “Nel nome di Dio e dell’Italia, giuro di eseguire senza discutere
gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e, se è necessario, col
mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista”. Insomma l’Italia era stata
completamente fascistizzata e militarizzata. Il Duce era anche convinto della
grande missione che avremmo dovuto compiere e che con otto milioni di baionette
avremmo conquistato il mondo. Lo
disse in un famoso discorso del 1936. E il popolo beveva, purtroppo! Mentre gli
antifascisti erano in galera o a Ventotene o in esilio all’estero o
combattevano in Spagna contro i falangisti del Generale Franco.
Mah! Un periodo di grandi illusioni popolari! Come non ricordare quelle
splendide immagini di “Una giornata particolare”, quel meraviglioso film di
Ettore Scola, con due grandi attori, Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
Giungeva Hitler a Roma. Era il 3 maggio del 1938. Il Duce aveva fatto costruire
per l’occasione una stazione nuova nel quartiere Ostiense di Roma, ricca di
marmi e di mosaici. Perché la vecchia stazione centrale Termini era troppo
modesta. E tutti i Romani, ovviamente tutti fascisti e tutti in camicia nera, corsero
alla Via dell’Impero – costruita dal Duce dopo gli sventramenti delle case che
si affacciavano sulla Via Alessandrina – ad applaudire i due grandi che
avrebbero rinnovato l’Europa e il mondo intero. Ma tutte le giornate dovevano
essere particolari per noi italiani tutti. Soprattutto i sabati! Gli inglesi
avevano il sabato inglese? Dedicato al the e alla conversazione? E noi non
potevamo essere da meno. Venne istituito il sabato fascista! A scuola tutti in
divisa, alunni e insegnanti, e al pomeriggio… adunata!!! Grandi sfilate per le
vie delle città. I Balilla moschettieri sempre in testa. Avanti il mazziere,
seguito dai balilla trombettieri e dai balilla tamburini: e poi i balilla
moschettieri. La perla del regìme fascista! Si cantava Giovinezza marciando! Cantavamo
anche l’Inno al Sole, però fermi e sull’attenti. Che divenne l’inno di tutto il
popolo italiano. Ecco il ritornello: “Sole che sorgi libero e giocondo, sui
colli nostri i tuoi cavali doma! Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di
Roma”! Era stato composto nel 1919: testo di Fausto Salvatori, musica di Giacomo Puccini. Riprendeva i versi del Carmen
Saeculare di Orazio: “Alme Sol, curru nitido diem qui promis et celas aliusque
et idem nasceris, possis nihil
urbe Roma visere maius”.
E gli inni si concludevano sempre con i “saluto al
Duce” seguiti da tanti eia eia eia alalà. Ma Re Pippetto non voleva essere da
meno e pretese il suo inno, molto marziale. Altro che la marcia reale! Che era
una marcetta in confronto. Ecco il nuovo inno “Salve o Re, Imperator! Nuova
legge il Duce diè! Al mondo e a Roma il nuovo Imper! Fecondato dal lavor,
legionario orgoglio avrai del tuo imper! Popolo fedel! Col sangue lo creò!
Credere e obbedir, combattere saprà! Vittoriose leverà fulgide le insegne della
Patria al sol”.
Insomma! Noi balilla ne avevano di canzoni da imparare.
Per non dire poi di tutte quelle del tempo di guerra. Quella dei
sommergibilisti: “Sfiorano l’onde nere
nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento sta. Taciti ed
invisibili partono i sommergibili! Cuori e motori d’assaltatori contro
l’immensità!” E quella dei
Battaglioni Emme. “Battaglioni del Duce battaglioni, della morte, creati per la
vita! A primavera inizia la partita! I continenti fanno fiammi e fior…”. E poi quella più nota: “Vincere vincere vincere e
vinceremo in cielo in terra e in mare! E’ una parola d’ordine di una suprema
volontà…”. Per concludere, di primavere, a partire dal 10 giugno del 1940 –
l’Italia fascista dichiara la guerra alla Francia e alla Gran Bretagna – al 25
aprile del 1945 ne sono passate quattro e tutte disastrose.
A fronte di tante illusioni, pazzie, prese per i
fondelli, rovine e massacri, ancora girano per l’Europa gruppi di ignorantelli
che scrivono croci uncinate, spesso sbagliate, a proposito della rotazione dei
raggi. Poco o nulla sanno di storia, di quella vera, e si autoalimentano di
memorie tanto scorrette quanto idiote e soprattutto pericolose. La scuola – e
non solo quella italiana, ma anche quella dei Paesi europei – ha una grande
missione oggi. Lo dice anche la nostra legge: a) ISTRUIRE, perché leggere,
scrivere e far di sconto è importante, e c’è il rischio che queste fondamentali
abilità diventino un’emergenza: gli ultimi dati Ocse in merito sono
preoccupanti; b) FORMARE persone capaci di orientarsi in un mondo che produce
conoscenze in misura sempre maggiore e di saperle selezionare; c) EDUCARE
cittadini capaci di riconoscersi come tali, depositari di diritti ma anche
responsabili in materia dei tanti doveri che una società complessa richiede ed
esige.
La scuola va intesa non solo come uno spazio fisico in
cui si apprende e si produce cultura, ma anche come un luogo civico in cui si
cresce come lavoratori e come cittadini responsabili. Insomma la scuola ha
sempre svolto una sua peculiare missione. Ma oggi la missione è ben più alta e
più impegnativa. E non è una parola grossa!
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