Riaperture scuole: basta caos!

Riaperture scuole: basta caos! Il governo si assuma le proprie responsabilità prima che la situazione precipiti

Roma, 8 gennaio – Il caos istituzionale e organizzativo sulla riapertura delle attività didattiche nelle scuole aggravato dai venti di crisi del governo in carica, non è più tollerabile.

Constatiamo che la richiesta di interventi decisi su trasporti e sanità territoriale non ha prodotto conseguenti misure. Si naviga su tutto a vista, ma una vista brevissima. Si cambiamo provvedimenti nazionali quasi giorno per giorno, si moltiplicano le ordinanze regionali, i prefetti assumono decisioni che mettono in discussione l’autonomia scolastica, mentre aumentano a dismisura anche le ordinanze dei sindaci.

Quanto sta avvenendo sui territori sommato all’incapacità di coordinamento del governo sta conducendo verso concrete forme di autonomia differenziata, di cui la scuola a la carte praticata in Puglia è attualmente l’esempio più eclatante, che la FLC CGIL considera il pericolo più grave per l’unità del nostro Paese e per il nostro sistema di istruzione.

Le scelte politiche sulla scuola sono entrate ormai nel tritacarne della crisi di governo e antepongono alle attività educative finalizzate crescita umana e culturale di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, l’apertura di quasi tutte le attività economiche.

Il tutto si scarica sulle scuole creando un contesto di profondo disorientamento tra tutti i lavoratori e tra le famiglie, mentre aumentano le situazioni di grave conflittualità.

L’apertura delle attività in presenza non è un orpello ideologico o un oggetto di scambio politico, ma il risultato di precise scelte politiche ed organizzative in primo luogo a livello nazionale. Le scelte sul rinvio dell’apertura delle attività didattiche erano e devono essere del governo. Non si può modificare ogni quattro giorni l’organizzazione didattica per ragioni di posizionamento politico.

Per questo chiediamo che il governo, a fronte del fallimento delle misure che andavano adottate, si assuma la responsabilità del rinvio dell’apertura delle attività didattiche in presenza. Si riporti il confronto a livello territoriale coinvolgendo le scuole. Si faccia chiarezza sui dati o si dica che non è possibile farlo. Si anticipi il rischio della terza ondata su infanzia e primaria rafforzando da subito i protocolli di sicurezza sottoscritti con i sindacati. Non si deleghi più nulla alle Regioni a causa dell’incapacità del governo a decidere. Il governo si concentri sui vaccini e sulla costruzione di dati veri sulla diffusione della pandemia nelle scuole, se vuole che le istituzioni scolastiche riaprano davvero.

Venga valorizzata l’autonomia delle singole istituzioni scolastiche, ciò significa attribuire alle scuole la massima facoltà di scaglionare ingressi/uscite e di decidere la riduzione fino all’azzeramento, sia pure temporaneo, della frequenza di alunne e alunni in presenza, a causa della pandemia in corso.

La confusione in atto sta alimentando pericolose derive demagogiche facilmente manipolabili da forze sovraniste e populiste. Non si può andare oltre.

In mancanza di risposte credibili e in tempi brevi la FLC CGIL metterà in campo tutte le iniziative di mobilitazione consentite dalla situazione che stiamo vivendo.

Non bastano le buone intenzioni, servono fatti

DA INCONTRO MINISTERO SENZA IDEE E DELEGITTIMATO
Non bastano le buone intenzioni, servono fatti

RETE DEGLI STUDENTI MEDI

Alle 11.00 di oggi, venerdì 8 gennaio 2021, abbiamo incontrato (insieme alle altre organizzazioni del Forum delle Associazioni Studentesche) i dirigenti del MI, in particolare il Dottor. Antimo Ponticiello.
“Da questo incontro emerge un ministero in difficoltà, con i tecnici inviati a incontrare le rappresentanze con l’infame compito di trovare delle scuse alle carenze dell’amministrazione Azzolina – dichiara Federico Allegretti, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, presente all’incontro – Ci è stato ribadito che le intenzioni del Ministero e della Ministra vanno in direzione del rientro a scuola in presenza nel più breve tempo possibile, ma che esiste un problema politico e di competenze costituzionali tra il governo e le regioni a cui il MI non può dare risposte e soluzioni, se non violando il Titolo V della Costituzione.”
Lo scaricabarile tra Ministero e Regioni dura ormai da mesi, senza nessuna reale risposta al disagio di studentesse e studenti.
“Stiamo assistendo allo sbaraglio assoluto di viale Trastevere, di un ministero che asseconda lo scaricabarile generale che imperversa per il Paese ed evidentemente ad un governo pronto a forzare la mano solo quando l’economia e la produzione lo richiedono, ma non quando ci sarebbe bisogno di una amministrazione centralizzata e emergenziale del comparto della Scuola – continua Allegretti – Le associazioni di rappresentanza non possono e non devono sostituirsi al Ministero, non saremo noi a dare manforte all’onorevole Azzolina per sopravvivere politicamente a questa situazione. Siamo schierati in difesa del diritto costituzionale allo studio e dalla parte delle studentesse e degli studenti, che oggi più che mai si sentono meri strumenti della lotta politica italiana.Il Ministero devo capire una cosa: non ci sottrarremo mai al confronto, ma non siamo a dispozione di questo Ministero nell’accettare mere dichiarazioni di buone intenzioni.”
Come Rete degli Studenti Medi, nei giorni scorsi abbiamo annunciato l’intenzione di mobilitarci a livello nazionale se i nodi non dovessero essere sciolti el più breve tempo possibile.
“Aspettiamo con ansia una risposta chiara sui temi che abbiamo posto e la convocazione del tavolo di confronto sui fondi del Next Generation EU promesso dalla Ministra” conclude Allegretti.

DATI DEI CONTAGI SU TUTTA LA POPOLAZIONE SCOLASTICA

COVID-19, GILDA CHIEDE DATI DEI CONTAGI SU TUTTA LA POPOLAZIONE SCOLASTICA

La Gilda degli Insegnanti chiede di fare piena luce sui dati dei contagi da Covid-19 riguardanti la scuola e invia una richiesta formale ai ministeri dell’Istruzione e della Salute.

Obiettivo del sindacato, dall’inizio della pandemia in prima linea per ottenere i numeri sull’andamento epidemiologico in ambito scolastico, è avere la panoramica completa, e dunque riferita non soltanto agli studenti, come fornita dall’Istituto Superiore di Sanità in un suo recente rapporto, bensì all’intera popolazione scolastica che comprende, dunque, anche i docenti e tutto il personale tecnico amministrativo.

“Per assumere decisioni non ideologiche ma ponderate, – afferma il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – bisogna avere il supporto di dati frutto di tracciamenti e monitoraggi. Attendiamo fiduciosi una risposta da parte dei ministeri competenti”.

Non è un click day: iscrizioni aperte fino al 25 gennaio

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

L’attesa è finita: per 1,4 milioni di famiglie e studenti c’è tempo fino alle ore 20 del 25 gennaio per iscriversi alle prime classi di elementari, medie e superiori. La procedura, dal 2012 interamente online, è partita il 4 gennaio. Rimane la domanda cartacea per l’iscrizione all’infanzia. Per le paritarie l’adesione alla procedura on line è facoltativa (per i percorsi Iefp la procedura è telematica nelle Regioni che hanno aderito).

Il primo step per i genitori è la registrazione sul portale www.istruzione.it/iscrizionionline/ , che è già attivo dalle ore 9 del 19 dicembre. Chi è in possesso di un’identità digitale (Spid) accede al servizio utilizzando le credenziali del proprio gestore e senza effettuare altre registrazioni.

La procedura

I genitori dei ragazzi disabili perfezionano la domanda presentando idonea documentazione cartacea alla scuola che potrà così procedere alla richiesta del docente di sostegno. In caso di difficoltà nella compilazione delle domande, soprattutto per quelle famiglie prive di strumentazione informatica, le scuole destinatarie e quelle di provenienza offrono, a richiesta, un servizio di supporto.

Il genitore che compila il modulo di domanda dichiara di aver effettuato la scelta secondo le disposizioni del Codice civile (articoli 316, 337-ter e 337-quater) che richiedono il consenso di entrambi i genitori. I dati riportati nel modulo di iscrizione sono autocertificati ai sensi del Dpr 445/2000 (gli istituti potevano personalizzarli entro lo scorso 29 dicembre).

Il sistema avvisa in tempo reale, tramite la posta elettronica, dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda. I genitori possono comunque seguire l’iter della domanda inoltrata attraverso una funzione web. Si può presentare una sola domanda di iscrizione consentendo, però, ai genitori di indicare anche una seconda o terza scuola di proprio gradimento cui indirizzare la domanda nel caso in cui l’istituzione di prima scelta non avesse disponibilità. Nel caso di esubero nella scuola di prima scelta il sistema comunica di aver inoltrato la domanda di iscrizione verso le scuole indicate come seconda o terza opzione, e l’accettazione definitiva.

Gli eventuali criteri di precedenza sono individuati dalla singola scuola (con delibera del consiglio d’istituto) e vanno pubblicati prima dell’acquisizione delle iscrizioni. Il ministero dell’Istruzione ha evidenziato che tali criteri debbono essere definiti in base a principi di ragionevolezza come la viciniorietà della residenza dell’alunno o particolari impegni lavorativi delle famiglie (è da evitare, perciò, il ricorso a eventuali test di valutazione come criterio di precedenza). Ma non può comunque farne parte l’ordine di inoltro delle domande perché non è un click day.

Le alternative alla religione

Una novità di quest’anno riguarda la scelta di attività alternative all’insegnamento della religione cattolica. L’indicazione, che riguarda esclusivamente coloro che hanno scelto di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, è operata, all’interno di ciascuna scuola, attraverso un’apposita funzionalità del sistema «Iscrizioni on line» accessibile ai genitori o agli esercenti la responsabilità genitoriale dal 31 maggio al 30 giugno 2021 con le stesse credenziali di accesso.

Le regole per iscriversi

Di norma, all’infanzia, l’orario di funzionamento è pari a 40 ore settimanali; su richiesta delle famiglie l’orario può essere ridotto a 25 ore. Saranno accolti i bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni compiuti entro il 31 dicembre 2021. Potranno essere iscritti anche i bambini che compiono il terzo anno di età entro il 30 aprile 2022. L’ammissione di bambini alla frequenza anticipata è condizionata alla disponibilità dei posti e all’esaurimento di eventuali liste di attesa, alla disponibilità di locali e dotazioni, alla valutazione pedagogica e didattica del collegio dei docenti. Alla primaria si possono segnare i bambini che compiono sei anni entro il 31 dicembre 2021. Via libera anche ai bambini che compiono sei anni dopo il 31 dicembre 2021 e comunque entro il 30 aprile 2022. I genitori sceglieranno tra le possibili articolazioni dell’orario settimanale: 24, 27, fino a 30 ore o 40 ore (tempo pieno). Alle medie la scelta è tra: 30, 36 o 40 ore (tempo prolungato). Alle superiori si sceglie l’indirizzo di studio, indicando l’eventuale opzione rispetto ai diversi indirizzi attivati dall’istituto.

Quanto ai contributi scolastici, infine, sono «assolutamente volontari» e distinti dalle tasse scolastiche che, al contrario, sono obbligatorie, salvo i casi di esonero. Le famiglie vanno informate sulla destinazione dei contributi che in ogni caso devono essere spesi per attività coerenti con il Piano triennale dell’offerta formativa (Ptof).

L’orientamento resta cruciale, in arrivo più fondi dal Recovery Plan

da Il Sole 24 Ore

di Lucia Azzolina

Per i nostri ragazzi e le nostre ragazze noi adulti siamo un po’ come una bussola. Da noi si aspettano di apprendere come orientarsi nel mare aperto della vita, quali riferimenti considerare per localizzarsi, scegliere il proprio tragitto, iniziare un nuovo viaggio. È quel che succede, ad esempio, quando devono progettare il loro percorso scolastico, immaginare quali studi frequentare. Le attività di orientamento rappresentano per studentesse e studenti un supporto fondamentale. I docenti, i genitori, gli esperti sono una guida imprescindibile al momento della scelta. Un appuntamento che si avvicina per chi, fra poco, dovrà iscriversi online alle classi prime della scuola primaria e, in particolare, della secondaria di I e II grado per l’anno scolastico 2021/2022. Si parte dal 4 gennaio prossimo e si andrà avanti fino al 25 gennaio. Già nelle scorse settimane abbiamo dato la possibilità di effettuare le registrazioni sul portale dedicato e abbiamo messo a disposizione delle famiglie e degli studenti tutte le informazioni utili. Per chi è in possesso di un’identità digitale (Spid) l’accesso è facilitato, non servono altre autenticazioni, in linea con la strategia di semplificazione e digitalizzazione delle attività della pubblica amministrazione che stiamo perseguendo a vantaggio dei cittadini. Sul canale YouTube del ministero sono stati pubblicati, inoltre, video tutorial per accompagnare le famiglie in tutte le fasi dell’iscrizione online. Un’App del portale “Scuola in Chiaro” consente di reperire facilmente le principali indicazioni su ciascun istituto, per trovare la scuola più adatta alle proprie necessità.

Scegliere la strada da percorrere è un momento decisivo e delicato sia per gli alunni, sia per i loro genitori e per questo sono convinta che si possa e si debba fare di più. A tale proposito, nel mese di gennaio, come ministero abbiamo in previsione alcuni eventi online che realizzeremo anche grazie alla collaborazione di partner esterni ed esperti per supportare ragazzi e genitori. Ma il nostro impegno non si ferma qui, perché l’orientamento sarà uno dei temi centrali anche delle attività dei prossimi anni, proprio per rafforzare il supporto che intendiamo offrire ai ragazzi in un momento decisivo del loro percorso formativo. Grazie anche al Recovery Fund, destineremo fondi all’attività di tutoraggio e orientamento, in special modo per le studentesse e gli studenti più fragili.

Insomma, come dovrebbe avvenire sempre, ma ancor più in un periodo storico di profonda crisi e di distanze a volte incolmabili, come questo, vogliamo far sentire la nostra presenza e la nostra mano è tesa a chiunque ne abbia necessità. Perché dalle scelte di oggi derivano i risultati e i successi di domani e noi vogliamo contribuire a raggiungerli.

Scegliere (bene) la scuola per impostare il proprio futuro

da Il Sole 24 Ore

di Antonello Giannelli

La scelta della scuola secondaria di secondo grado è il primo passaggio in cui le ragazze e i ragazzi scommettono sul proprio futuro. Una scelta non definitiva e che può essere rimessa in discussione anche dopo il diploma. Tuttavia, è di sicuro un vantaggio riuscire già a individuare i tratti salienti delle proprie inclinazioni, gli ambiti che più appassionano e sui quali si è disponibili a dedicare impegno ed ore di studio. L’interesse e la passione dovrebbero essere il criterio guida di questa scelta, eppure influisce in modo determinante un altro fattore: il suggerimento della famiglia che spesso si sostituisce ad una volontà ancora non determinata dei ragazzi. Nulla di sbagliato in questo. A volte, però, tale suggerimento interviene seguendo preconcetti e stereotipi diffusi dai quali, talvolta, non sono esenti neppure i docenti quando esprimono i loro suggerimenti orientativi al termine della scuola secondaria di primo grado.

Succede, così, che le inclinazioni e le passioni passino in secondo piano e si finisca per indirizzare semplicisticamente ai licei le ragazze e i ragazzi che hanno i risultati di apprendimento migliori, riservando ai tecnici gli alunni con esiti inferiori quasi che siano scuole più semplici, cosa assolutamente lontana dalla realtà. Restano poi i professionali per chi ha conseguito un diploma con valutazioni intorno alla sufficienza. Per non dire dell’influenza sulla scelta che deriva dal contesto socio-economico di appartenenza della famiglia. Specularmente, poi, l’appetibilità delle scuole per i docenti segue un analogo criterio, non essendoci per la docenza alcuna distinzione possibile, in assenza di una vera carriera. Sono ritenuti di serie A i licei e dunque più ambiti e dotati di personale più stabile, poi di serie B i tecnici e C i professionali, per i quali il precariato è ormai una triste realtà.

Una tendenza perversa, questa, che va invertita con un corretto orientamento scolastico – inteso come promozione della conoscenza di sé, dei propri talenti e delle proprie inclinazioni – e con un cambio di rotta nella gestione del personale scolastico, con l’assegnazione alle scuole del compito di selezionare e garantire a ogni tipo di indirizzo i docenti adeguati. Esistono tanti ottimi esempi di scuole eccellenti sia tra i licei sia tra i tecnici e i professionali, ed è proprio su questi ultimi due tipi che dovremmo fare un forte investimento nei prossimi anni, per formare quelle competenze che saranno indispensabili per il rilancio del nostro Paese dopo questa emergenza.

Promemoria per genitori sulle «trappole» da evitare

da Il Sole 24 Ore

di Federico Taddia

«Fai una scelta responsabile, purché sia la tua scelta!». Un mantra da diffondere, una sorta di appello alle nuove generazioni, un invito convinto e appassionato: «Purché sia la tua scelta». Quante volte ho sentito pronunciare questa frase – nel suo toscano penetrante e scanzonato – da Margherita Hack, in risposta a ragazze e ragazzi che chiedevano un consiglio, un incoraggiamento, una direzione da prendere dopo le scuole medie. «Purché sia la tua scelta», ed ecco gli occhi dell’adolescente cercare gli occhi di mamma e papà, quasi a dire: «Sarà davvero una mia scelta?». Domanda che si porta dietro altre domande: qual è il ruolo di noi genitori davanti a questa decisione? Qual è la giusta distanza educativa da mantenere davanti d un bivio che coinvolge l’intero nucleo famigliare e che influenzerà parte dei ritmi, delle abitudini, delle relazioni e degli ambiti d’interesse degli anni a venire? Dov’è il limite tra orientare e influenzare, sostenere e indurre, consigliare e imporre? Ecco un agile promemoria su alcune delle trappole da evitare al momento della grande scelta.

Cosa vuoi fare da grande?

Domanda classica. Giusta. Ovvia. Quasi banale. Il punto di partenza, forse. Sì, forse! È un quesito impegnativo per un adolescente. Un carico di responsabilità non facile da sostenere per un adolescente. Ma, soprattutto, è la richiesta di una proiezione complessa da definire, inquadrare. La trappola sta nel non concentrarsi abbastanza sull’oggi: cosa ti piace in quello che fai? Cosa ti rende felice? Cosa ti dà piacere e soddisfazione? Impostare tutta la scelta solo in ottica futura rischia di scollare con gli interessi e le passioni quotidiane, portando a decisioni distanti dal proprio vissuto.

Devi pensare al lavoro

Un po’ di sano pragmatismo aiuta, eccome. E dare un’occhiata al mondo del lavoro che cambia, alle nuove professioni, agli scenari futuri è ovviamente utile e lungimirante. Ma non sufficiente! A quest’età ragazze e ragazzi si stanno ancora chiedendo «chi sono?», non «cosa farò?». La scuola è un percorso di formazione prima personale e poi professionale, sia che sia un liceo che un istituto di avviamento a un mestiere. Pensare al lavoro è un pensiero da adulti, non un pensiero da adolescente: non può quindi essere l’unico faro, l’unico standard di riferimento per la scelta degli studi.

Ti giochi il tuo futuro

Non esageriamo. E non passiamo questo messaggio di irreversibilità agli studenti. È una tappa importante, certo, la preferenza della scuola secondaria. Un percorso che lascerà un segno e che può diventare la base per opzioni, direzioni e scelte successive. Però sta a noi genitori rassicurare i nostri figli sul fatto che si può anche sbagliare, ripartire, aggiustare la rotta. Lasciare uscite di sicurezza, spiegare che la giusta strada la si può trovare cammin facendo, che si può anche cambiare idea o trovare le vie per realizzare i propri sogni anche se questi sogni tardano ad arrivare. Dire a un quattordicenne che il suo futuro è già segnato significa tarpargli le ali e opprimerlo di aspettative.

Se fossi io…

Se fossi io, farei. Se fossi io, non rifarei. Se fossi io, non avrei dubbi. Se fossi io, avrei già deciso… Sì, ma non sono io, non siamo noi. È lui. È lei! Suggerire di intraprendere la strada che noi avremmo voluto intraprendere: la trappola più facile, innegabilmente. La più naturale: prendere la propria esperienza e metterla (o credere di farlo) a disposizione dei più giovani; riflettere sul sentiero tracciato e riproporlo – con le dovute esperienze – a chi viene dopo di noi. Rivedere noi stessi in loro, ritrovare emozioni, desideri, aspettative di un tempo e riversarle su di loro. Faticoso non farlo, faticosissimo. Ma essenziale. Abbiamo tolto le mani dalla bicicletta per far loro imparare a pedalare, rischiando qualche ginocchio sbucciato: ora è il momento di farlo di nuovo. Continuare a tenere quella mano sul sellino non è più un sostegno, è un freno.

Dicono sia la scuola migliore

Il gruppo WhatsApp e il compagno di calcetto. La collega di lavoro e le informazioni su Google. Una confidenza del vicino di casa e le dritte della prof amica di amici. Nella caccia della scuola migliore a un certo punto vale tutto, con il risultato di amplificare l’indecisione. Leggere insieme i programmi, sfruttare gli Open Day, guardare i siti delle singole scuole, entrare nei contenuti delle materie: ragazze e ragazzi hanno necessità di questo, di uno sguardo oggettivo ed equilibrato, per valutare partendo anche da dati e informazioni. Così come va benissimo cercare qualche testimonianza diretta o confrontarsi con chi quella scuola la frequenta o la conosce. Da evitare invece il mercato delle opinioni e dei consigli, il festival delle indiscrezioni o del pettegolezzo.

Ci vanno Maria e Michele

Forzare sulle scelte degli amici per indirizzare verso una determinata scuola. Un altro grande classico di noi genitori, spaventati – a volte – di avere un figlio diverso, che prenda strade diverse, non omologate. «Perché gli altri sanno cosa fare, hanno già scelto, hanno preso la decisione più ovvia, più comoda, più accomodante, e invece il mio no?». In quel «Ci vanno anche Maria e Michele» c’è tutta la nostra contraddizione, di genitori che desideriamo e scommettiamo tutto sull’unicità dei nostri figli, ma poi ci sentiamo ben più tranquilli se non si differenziano poi così tanto dagli altri.

Scuola, le Regioni si smarcano sulla riapertura

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

La scaramuccia a Napoli, finita a colpi di ombrello, fra genitori pro e contro la Dad, è un pò l’immagine del clima di tensione che, purtroppo, sta circondando la scuola. E, di ora in ora, si fa sempre più nutrito il gruppo di regioni che si smarca dalle decisioni del governo di far ripartire le superiori in presenza al 50% da lunedì 11 gennaio: ieri si è aggiunta la Lombardia, che ha annunciato la scelta di proseguire al 100% con le lezioni on line fino al 24 gennaio. Seguendo così la decina di territori, dal Veneto alla Calabria, che hanno già deciso di prolungare lo stop delle lezioni in presenza, in alcuni casi fino al 31 gennaio. E in attesa dei nuovi colori previsti dal governo: nelle eventuali nuove zone rosse si resterà da remoto (e andranno on line anche seconda e terza media).

Una via per proteggere dai focolai l’anno scolastico può essere il vaccino per il Covid-19, secondo alcuni governatori che hanno sollecitato l’esecutivo a inserire il personale scolastico almeno nella fase 2 della campagna sanitaria, rivolta da febbraio agli over 80. A chiederlo espressamente ieri è stato il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio; ma a spingere sono anche le Marche, sulla falsariga dell’idea avanzata nei giorni scorsi dal leader di Iv, Matteo Renzi e condivisa dall’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini (Fi). Parliamo di circa un milione di persone, tra docenti, presidi e personale tecnico-amministrativo, con età media piuttosto alta; e che a un sondaggio Inapp (si veda Sole24ore di ieri) ha in massa espresso l’opinione di non voler riprendere le lezioni in presenza fino al termine dell’emergenza coranavirus. Anche per l’epidemiologo e assessore alla Sanità della regione Puglia, Pierluigi Lopalco, «vaccinare il personale della scuola in estate avrà poco senso, visto che i risultati si avrebbero nell’anno scolastico 2021-22 quando, si spera, le ondate pandemiche saranno solo un brutto ricordo».

Ieri intanto circa 5 milioni di alunni sono tornati a lezione dopo le vacanze natalizie nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie di quasi tutto il Paese. Il 7 gennaio hanno ripreso anche le superiori, ma da remoto. Il 50% dovrebbe rientrare in presenza da lunedì, ma, come detto, sono ormai la maggioranza le regioni che hanno spostato in avanti l’avvio delle attività didattiche in classe, un pò per i timori sanitari, un pò per il disaccordo con la linea, altalenante, del governo. Nel nuovo Dpcm annunciato dall’esecutivo un altro nodo dovrà essere chiarito: se a metà gennaio si potrà tornare in presenza alle superiori al 75%, come attualmente previsto. Un traguardo che si annuncia però difficile visti i tanti nodi ancora irrisolti, dai trasporti agli scaglionamenti.

E mentre milioni di famiglie e studenti aspettano di capire come proseguirà l’anno, c’è già chi sta pensando al nuovo, quando il quadro sanitario, ci si augura, sarà migliore. Dal 4 gennaio sono infatti scattate le iscrizioni on line alle prime classi del nuovo anno 2021/2022. Alle ore 12 di ieri, ha fatto sapere il ministero dell’Istruzione, le domande completate e inoltrate sono state 309.410. In totale, sono poi più di 395mila le utenze che hanno fatto accesso al servizio. Accesso che nel 39% dei casi è avvenuto attraverso Spid. Il 63% di coloro che hanno utilizzato la piattaforma dedicata alle iscrizioni lo ha fatto via desktop, il 34% da smartphone, il 3% da tablet.

La scuola prova a ripartire tra dubbi e proteste “Ora vacciniamo i docenti”

da La Stampa

Flavia Amabile

Roma

Vogliono certezze gli studenti delle superiori scesi in piazza ieri per protestare contro un rientro a scuola ancora a distanza per la gran par te di loro. Ieri anche la Lombardia ha annunciato che le superiori non rientreranno in presenza fino al 24 gennaio. Sulla scuola «non possiamo permetterci un’altra falsa partenza, con un apri e chiudi che non fa bene né a studenti né ai dati sanitari», ha spiegato il presidente della Lombardia, Attilio Fontana per giustificare l’inversione di rotta nonostante un mese fa la regione con molto orgoglio avesse annunciato per prima il rientro in presenza il 7 gennaio. E non è detto che non ci siano ulteriori rinvii nelle prossime ore. Arriveranno oggi i dati di monitoraggio sui contagi della cabina di regia, che potrebbero spingere altri governatori a una maggiore cautela. In Sicilia il Cts della regione ha chiesto un rinvio.

Riparte quindi con molte difficoltà la scuola dopo le vacanze di Natale. E proprio senza le certezze che vorrebbero gli studenti. Ieri sono scesi in piazza in una giornata che ha visto in protesta anche sindacati e genitori. Il Comitato Priorità alla scuola ha organizzato sit-in in 19 città, davanti agli istituti e davanti al ministero dell’Istruzione. Chiede lo screening sanitario completo della comunità scolastica (docenti, Ata, studenti) e l’inserimento del personale scolastico nelle categorie ad alto rischio nella fase 1 dell’agenda vaccinale, proposta avanzata nei giorni scorsi anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, che ha suggerito di vaccinare tutti i docenti di medie e superiori (oltre 400mila persone) con il lotto di vaccini in arrivo nei prossimi giorni e poi riaprire le scuole.

Sulle superiori il Comitato Priorità alla Scuola chiede che il ritorno in presenza favorisca l’accoglienza e il recupero scolastico degli studenti «fortemente penalizzati dal punto di vista didattico e psicologico a causa della Didattica a distanza».

Davanti a Montecitorio invece ieri c’erano i sindacati della scuola del Lazio e del Coordinamento dei Presidenti dei Consigli di Istituto, per rivendicare condizioni di maggior sicurezza. E una via per proteggere dai focolai l’anno scolastico può essere il vaccino per il Covid, secondo alcune Regioni che hanno sollecitato il Governo a inserire docenti e studenti almeno nella fase 2 della campagna, rivolta invece agli over 80 da febbraio. Lo hanno fatto il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, e lo hanno fatto anche dalle Marche. Si tratta di una fascia che sfiora le 800mila persone se si vogliono contare tutti i soggetti che frequentano le scuole. I docenti di medie e superiori sono oltre 400mila, e si arriva a 735mila prendendo in considerazione la scuola dell’infanzia, le elementari e il personale Ata.

Il tema sta facendo discutere. Anche secondo l’epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco, «vaccinarli in estate avrà poco senso, visto che i risultati si avrebbero nell’anno scolastico 2021-22 quando, si spera, le ondate pandemiche saranno solo un brutto ricordo».

Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’università di Padova, chiede cautela. «Si riaprono di nuovo le scuole al buio. Credo sia inaccettabile che dopo quattro mesi dall’implementazione delle misure di contenimento ancora non abbiamo dati per capire se hanno funzionato o meno». —

Concorso ordinario infanzia e primaria, domande a commissario di commissione prorogate al 20 gennaio 2021

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il Ministero ha pubblicato una circolare, in cui comunica la proroga dei termini per la presentazione delle istanze per la costituzione delle commissioni giudicatrici.

La domanda potrà essere inoltrata in via telematica fino al giorno mercoledì 20 gennaio 2021, tramite l’applicazione “Istanze on Line (POLIS)”, raggiungibile dall’area riservata del Ministero dell’Istruzione, previo possesso delle credenziali SPID, o, in alternativa, di un’utenza valida per l’accesso ai servizi presenti nell’area riservata del Ministero con l’abilitazione specifica al servizio “Istanze on Line (POLIS)”.

Gli aspiranti presidenti di commissione, professori universitari, potranno, nello stesso termine, presentare analoga istanza attraverso la piattaforma del sito CINECA, raggiungibile al link seguente: https://loginmiur.cineca.it.

Circolare

Arcuri: dopo gli ultra 80enni, vaccini ai prof. Test rapidi nelle scuole

da La Tecnica della Scuola

Il Commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri  nel corso del report settimanale sulla gestione dell’epidemia, ha precisato: “Vaccino da febbraio agli ultra 80enni, poi  i professori.  Pronti a distribuire test rapidi nelle scuole”.

“Il piano precisa le categorie in ordine di tempo: prima medici, infermieri e personale operante nei presidi ospedalieri e ospiti di Rsa (1 milione e 800mila persone). Si prosegue già dal prossimo mese di febbraio con le persone che hanno più di 80 anni, poi con operatori servizi pubblici essenziali, personale docente e non docente perché le scuole possano funzionare in sicurezza, forze dell’ordine, fragili e detenuti”.

“Abbiamo una dotazione di test rapidi sufficiente e se ci verrà detto che è necessario utilizzarli massicciamente nelle scuole li invieremo rapidamente. Siamo i primi in Europa. Lavoriamo perché entro l’autunno si possano vaccinare tutti gli italiani che lo vorranno, facciamo il tifo perché siano tutti, ma serve che arrivino i vaccini, noi non li produciamo. L’immunità si raggiunge intorno all’80% e si tratta di 48 milioni di connazionali”.

Crisanti: per il ritorno a scuola manca organizzazione

da La Tecnica della Scuola

Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova a “Buongiorno”, su Sky TG24, scagli la sua dura critica contro la mancanza di organizzazione sulla riapertura delle scuole di secondo grado: “Si riaprono di nuovo le scuole al buio. Credo sia inaccettabile che dopo quattro mesi dall’implementazione delle misure di contenimento ancora non abbiamo dei dati per capire se hanno funzionato o meno”.

E precisa inoltre, di fronte al dubbio se si può permettere il rientro: “la cosa più grave è che nessuno lo sa. Con questi provvedimenti forse abbiamo raggiunto un certo equilibrio tra la capacità del virus di trasmettersi e quella delle nostre attività di contenerlo. Ora noi questo equilibrio lo perturbiamo, permettiamo nuove opportunità al virus per trasmettersi con scuole, assembramento sui trasporti, assembramenti fuori alle scuole. Io prenderei un distretto scolastico in ogni zona, gialla, arancione o rossa, e aspetterei 20 giorni per vedere quello che succede.

“Aprirei le scuole in una provincia per vedere se queste misure funzionano, perché così abbiamo dei numeri. In queste aree farei test rapidi a tappeto per capire se il virus si trasmette. In questo modo avremmo dei numeri per capire cosa dobbiamo fare”.

Per Crisanti i ventuno parametri “dovrebbero essere cambiati, ci sono segni che questo accadrà. Verrà dato molto più peso al numero dei casi giornalieri e al valore dell’Rt”.

“I ventuno parametri dobbiamo immaginarli come una specie di catena che intrappola il virus: la forza di questa catena è determinata dalla forza dell’anello più debole. Se i posti in terapia intensiva e in ospedale hanno un peso importante, creano un effetto paradosso. Più posti in ospedale permettono al virus di circolare”.

“Da queste misure abbiamo imparato che le zone rosse funzionano, mentre le zone gialle funzionano meno bene, specialmente se a quella zona gialla applica misure di sorveglianza e contenimento sbagliate, come ad esempio il Veneto”.

Valutazione scuola primaria. I consigli del gruppo nazionale di lavoro: procedere con calma e nella direzione giusta

da La Tecnica della Scuola

Cambiano le regole della valutazione nella scuola primaria.
Basta con i voti e si passa ai giudizi descrittivi e, soprattutto, ad una valutazione formativa che possa davvero aiutare i bambini ad imparare di più e meglio.
Sulla necessità di abbandonare il voto per passare a strumenti più adeguati gran parte dei docenti sono d’accordo, ma c’è molta preoccupazione perché i tempi sono stretti, visto che fra pochissime settimane si conclude il primo quadrimestre.
Ma davvero è indispensabile già con il primo quadrimestre cambiare tutto?
Lo abbiamo chiesto alla professoressa Elisabetta Nigris, docente presso l’Università Milano Bicocca e coordinatrice del gruppo nazionale di lavoro istituito dal Ministero.

Ecco cosa ci ha risposto.

“Io voglio innanzitutto tranquillizzare gli insegnanti perché quando si ha a che fare con grandi cambiamenti e con riforme così profonde non si può pensare a tempi brevi. La legge peraltro, per definizione, deve stabilire delle regole e deve dire che le disposizioni vanno applicate da subito. Ma credo anche che le scuole debbano cominciare da quello che già stanno facendo e che va nella direzione di ciò che noi abbiamo indicato nelle Linee Guida. E’ necessario dunque iniziare dalla progettazione e dalla messa a punto degli obiettivi”.
“Per il momento – prosegue Nigris – si può iniziare ad individuare uno o al massimo due obiettivi sui quali si è già su quelli approfondire meglio.
Non bisogna pretendere di fare tutto e subito perché la gatta frettolosa fa i gattini ciechi ma soprattutto perché sarebbe anche una richiesta ingiusta e impossibile nei confronti degli insegnanti”.

Quindi, non “avanti tutta” ma piuttosto “avanti con giudizio”.
Lunedì 11 e martedì 12 la professoressa Nigris e altri componenti del gruppo nazionale incontreranno on line docenti e dirigenti scolastici e forniranno ulteriori indicazioni utili.
La registrazione completa della nostra intervista ad Elisabetta Nigris verrà pubblicata nei prossimi giorni nel nostro canale Youtube.

Recovery fund: per la scuola ci saranno più di 20 miliardi, proprio come chiedevano i sindacati

da La Tecnica della Scuola

Secondo quanto riporta l’Ansa sarebbero in aumento le risorse per la scuola previste dal Recovery Fund.
Nell’ultima bozza si parla di oltre 20 miliardi destinati alla ‘missione Istruzione’.
In particolare, aggiunge ancora l’Ansa, sarebbero previsti oltre 6,8 miliardi per l’edilizia scolastica e più di 14 per tutti gli altri capitoli fra cui accesso all’istruzione, potenziamento della didattica, percorsi professionali e Its.
La cifra inizialmente prevista era di circa 14 miliardi.
La somma complessiva è esattamente quella che da mesi chiedono anche le organizzazioni sindacali.
Va però chiarito che difficilmente da questi 20 miliardi si potranno ricavare risorse per gli stipendi o per gli organici che sono spese di carattere strutturale e quindi non finanziabili con fondi europei.
Ma il condizionale è assolutamente obbligatorio perché in questo momento siamo ancora alle fasi preliminari.
Il dibattito sulle concrete modalità di utilizzo dei fondi deve ancora iniziare e quindi è meglio aspettare qualche settimana per capirne qualcosa di più.

Alla segretaria nazionale Cisl Scuola Maddalena Gissi abbiamo chiesto un commento.
“Gli investimenti – ci dice Gissi – devono essere strutturali . Per garantire il diritto allo studio si devono individuare linee di d’indirizzo per qualificare il personale e per assegnare organici stabili . Non dobbiamo sprecare un’opportunità come questa dei finanziamenti europei ma servono misure e azioni in grado di rispondere ai bisogni di continuità, di formazione in servizio e di sistematicità degli interventi”.
“Serve una riflessione ordinamentale seria sui curricoli e sulle nuove competenze disciplinari – 
conclude Maddalena Gissi – sono necessari uomini e donne in grado di studiare e programmare per le future generazioni; ma anche infrastrutture materiali e immateriali al servizio del Paese”

Covid, le scuole sono sicure? Iniziamo a dotare le aule di ventilazione

da La Tecnica della Scuola

Il consigliere del ministero della Salute Walter Ricciardi ha dichiarato ieri che pensare di riaprire le scuole con 20mila casi al giorno non ha senso. Altri arrivano ad affermare: chiudiamole per un mese e consideriamo l’idea di aprirle a luglio, anche ad agosto, in modo da recuperare la chiusura, cambiando il calendario scolastico in via eccezionale.

Da mesi si fronteggiano legittimamente le ragioni del sì contro le ragioni del no per la scuola in presenza. Ricordiamo inoltre che i colleghi e i discenti di nidi, infanzia e primo ciclo hanno aperto a settembre in presenza e non hanno mai chiuso, a parte i balletti regionali di chiusure e aperture o le quarantene intermittenti.

Cerchiamo di analizzare le cose, con le notizie a nostra disposizione almeno, e con estrema umiltà, perché nemmeno la comunità scientifica nazionale ha dati certi e definitivi sulla condizione dei contagi nelle scuole e nessuno può avere verità in tasca riguardo la pandemia in atto.

Molti studi scientifici internazionali hanno posto sempre di più l’importanza del fattore aerosol nei contagi, l’OMS è restia a valutarlo, ma gli studi e i dati si moltiplicano. Del resto sono studi relativi non solo al Covid, hanno una lunga letteratura e hanno analizzato la trasmissione di malattie virali nei luoghi chiusi. Gli studi sono sia in ambito virologico, sia in ambito medico, sia bio-ingegneristico. Molti hanno combinato i tre approcci e sono quelli che hanno analizzato la questione “ventilazione”. Facendo sperimentazioni, modelli, montando dispositivi.

Cosa significa? Non è solo il droplet motivo di contagio, sembrerebbe, ovvero goccioline più grandi che cadono entro un metro, ma il virus viaggerebbe anche attraverso l’aerosol, più leggero, che si stabilizza in aria e comunque anche a più di un metro. Ecco l’importanza della ventilazione. Gli studi calcolano e offrono anche modelli di calcolo (uno è stato pubblicato recentemente sul corriere della sera) sulla concentrazione dell’aerosol, sulla quantità di ricambio d’aria necessaria in un ambiente chiuso e, dunque, sull’aumento sicurezza in termini di contenimento del contagio (confinato in termine tecnico) a seconda dei metri quadri, dei metri cubi, nel caso di presenza di finestra, di aspiratore meccanico o di impianto a ventilazione controllata.

Il rischio viene contenuto meglio fino ad essere azzerato aumentando il controllo delle variabili. Lo si azzera al 99% con la ventilazione controllata. Ma siccome l’OMS continua ad essere restia a valutare l’incidenza dell’Aerosol, in Italia il tema ventilazione è stato poco considerato. Mentre altri Paesi si sono mossi in tal senso: Valencia in Spagna e Montreal in Canada stanno montando impianti nelle scuole e fungeranno da laboratorio di calcolo per il paese rispettivo, perché si è capito che con il virus, con le pandemie bisognerà convivere e la prevenzione e la lungimiranza giocheranno la differenza. Il tema non è solo tenere aperte o chiuse le scuole perché sono importanti, ma anche tenerle aperte o chiuse perché sono motore di contagio.

Riassumendo, le variabili in campo, nel caso di ambiente confinato (indoor) utilizzato come di lavoro abitato da più persone (e un’aula scolastica, una mensa, un corridoio, questo sono) sono 4, e tutte e 4 insieme, non una sola: le mascherine, il distanziamento, il lavaggio delle mani, la ventilazione, a cui si somma la variabile outdoor dei trasporti e dei comportamenti esterni all’ambiente confinato. Se ne manca una si verifica il rischio. Sottovalutare il tema della ventilazione non può e non deve essere ammissibile.

L’altra opzione è quella scelta da Israele: vaccinare subito docenti e studenti oltre i 16 anni, screening di massa a chi ha meno di 16 anni e aprire le scuole.

Entrambe le azioni: dotare le scuole di dispositivi utili al controllo della ventilazione e/o vaccinare richiedono tempo ed esigono di abbandonare la propaganda. Perché continuare a dire tutti che le scuole sono sicure è propaganda ed espone al rischio il Paese. Dunque la richiesta di Ricciardi di chiudere le scuole ha dei motivi, ma siccome noi le vogliamo aperte, o quanto meno, aperte quanto prima, dovrebbe accompagnarsi a un purché, per essere lungimiranti e programmare, come altri paesi, un’apertura in sicurezza. Le scuole possono aprirsi purché si adottino ulteriori provvedimenti.

Entrambe le scelte di sopra, l’efficienza energetica degli edifici o la vaccinazione a tappeto, richiedono risorse, coraggio ed efficienza. Ma crediamo che il momento lo esiga e i costi di una chiusura o di un’apertura senza provvedimenti adeguati ci costino, come ci sono costati, molto di più. Non solo in termini di costi generali: contagi, apprendimenti rallentati o persi (anche se dobbiamo ricordare a tutti che la scuola è sempre stata aperta, in presenza o in remoto) ma anche di risorse, investite o perse.

Se vogliamo fare qualche calcolo più terra terra per dare un’idea più precisa: un impianto di ventilazione controllata, di costo basico, per un edificio di 600 mq con 30 ambienti, si monta in 5 giorni. Il costo varia dai 400 euro ad ambiente in su. Modelli molto economici destinati alle scuole sono stati progettati dall’Istituto Max Planck di Berlino. La Germania ha scelto di tornare in lockdown, sfruttando la chiusura molte scuole se ne stanno dotando. Ricordo che in termini di spesa noi abbiamo appena acquistato per un costo variabile dai 100 ai 300 euro un contingente di banchi da quadi un miliardo di euro. Per un costo ad aula di minimo 2.500 euro. Questo per dare l’idea dei costi e dei tempi. C’è da aggiungere, cosa non da poco, che gli impianti di ventilazione, oltre a mantenere salubri gli ambienti scolastici, cosa non da poco, servono a climatizzare 12 mesi su 12 gli edifici. Perché tenere in un ambiente confinato 25/30 persone con una temperatura che è sotto o sopra un certo valore è vietato dalla legge, oltre che dalla decenza. Per noi minori e personale scolastico sono persone. Possiamo paragonare questo costo a quello sostenuto dal Sistema sanitario nazionale per affrontare una eventuale terza ondata. E’ immensamente inferiore.

E allora: chiudere del tutto, senza nemmeno la didattica in remoto adesso per un mese? E recuperare a luglio? Vaccinare tutti adesso? Stare in DDI e intanto iniziare a dotare le scuole, a partire dalle superiori di ventilazione controllata? Considerando che nel Recovery Plan di cui tutti parlano, una delle percentuali maggiori indicate si riferisce a “riqualificazione energetica degli edifici”?

Non abbiamo la verità in tasca. Una cosa sappiamo: imparare a prevedere e programmare con lungimiranza e non ridursi alla sera prima. Ecco, questo possiamo sentirci di affermarlo. Non abbiamo nominato la variante inglese. Perché se la nominiamo, i provvedimenti necessari da prendersi sono saranno nello scaffale delle scelte possibili ma in quello di quelle obbligate.