Riforma degli istituti tecnici

Riforma degli istituti tecnici: Valditara sceglie la scorciatoia per lo sviluppo sociale e produttivo, Cgil e FLC contrari

Roma, 7 novembre 2023 – Nel ricevere la bozza del DPR della riforma degli istituti tecnici attuativa dell’articolo 26 del decreto legge 144/22, recante “misure per la riforma degli istituti tecnici” non possiamo fare a meno di chiederci se davvero il Ministero dell’Istruzione e del Merito abbia a cuore il confronto con le organizzazioni sindacali e la società civile oppure pensi che l’interlocuzione con i corpi intermedi del settore sia un adempimento burocratico, una seccatura da evadere perché così è la noiosa prassi per la costruzione delle leggi della Repubblica.

Osserviamo infatti che un provvedimento così importante, che comporta interventi consistenti sul curricolo dei percorsi di istruzione tecnica, sul monte ore, sul relativo profilo educativo e professionale (P.E.Cu.P.) non può essere affrontato e liquidato nell’arco di così poco tempo, soprattutto se l’organizzazione dei percorsi comporta modifiche di non poco conto su organici, uffici tecnici, formazione dei docenti, istituzioni di comitati tecnico scientifico di scuola, ecc. Il tutto sempre e soltanto senza nuovi oneri per la finanza pubblica e con il solito richiamo di rito (per salvarsi l’anima) “fatta salva l’autonomia scolastica e le prerogative degli organi collegiali”.

Il nesso insistito e costante fra percorsi di studio e sbocco lavorativo, il privilegiamento dei raccordi con il mondo del lavoro e dei contesti produttivi addirittura di livello locale con tutte le attività didattiche che risultano subordinate e funzionalizzate alle istanze formative avanzate nel contesto socioeconomico di appartenenza, disegnano un sistema di istruzione tecnica frammentato e un impianto fuori tempo destinato a rapida obsolescenza.Nel momento in cui le forze produttive generali della società della conoscenza e dell’intelligenza artificiale richiedono una “testa ben fatta” in grado di adattarsi alle incessanti evoluzioni della scienza e della tecnica, si va in una direzione esattamente contraria perseguendo una visione breve e bassa dello sviluppo e della crescita produttiva e sociale.

Per questi motivi, come Cgil ed FLC, abbiamo espresso il nostro parere contrario e abbiamo subito avanzato richiesta di “confronto sindacale” in base all’art. 6 del CCNL Istruzione e ricerca.

Disabilità, finalmente si volta pagina

Disabilità, finalmente si volta pagina
Vita del 07/11/2023

Progetto di vita, un unico soggetto per la certificazione della disabilità, una valutazione multidimensionale: sono i pilastri del cambiamento disegnato dai nuovi decreti della legge delega sulla disabilità. A due condizioni, dice Roberto Speziale, presidente di ANFFAS: «Che le regioni e le autonomie locali facciano fino in fondo la loro parte e che ci siano più risorse nel nuovo Fondo unico per la disabilità».

ROMA. Venerdì 3 novembre il Consiglio dei ministri ha licenziato i due decreti attuativi più attesi della delega sulla disabilità. Il progetto di vita, la valutazione multidimensionale e le necessità di rivedere tutto il sistema della valutazione iniziale sono da anni temi cari all’Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo-ANFFAS. Il presidente nazionale di Anffas, Roberto Speziale, che è anche vicepresidente vicario della Fish e coordinatore della Consulta Welfare del Forum Terzo Settore, ha coordinato diversi tavoli di lavoro su questi temi: è la persona giusta per capire davvero la portata del cambiamento.

Possiamo dire che questi due decreti sono un po’ il cuore della riforma?  
  I decreti che andranno a dare attuazione alla legge 227/2021 sono quattro: semplificazione della Pubblica amministrazione; istituzione del Garante; valutazione di base e valutazione multidimensionale; istituzione della Cabina di regia per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni in favore delle persone con disabilità. Tra questi assume particolare rilievo il decreto che prevede la riunificazione e la semplificazione degli accertamenti esistenti (tra cui quello per l’accertamento dell’invalidità civile, dell’handicap e della disabilità ai fini lavorativi) e che disciplina il nuovo sistema di valutazione multidimensionale della disabilità per la realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, entro il quale individuare i supporti e coordinarli per lo sviluppo unitario del percorso di vita. Quello prefigurato da questo decreto è un cambiamento epocale che, se correttamente attuato, porterà tre risultati importantissimi:
– una nuova definizione della condizione di disabilità, nonché di “persona con disabilità” nel rispetto di quanto sancito dalla convenzione Onu;
– la revisione integrale dell’attuale sistema di certificazione della condizione di disabilità, introducendo sia la valutazione di base che la valutazione multidimensionale;
– sarà effettivo il diritto a richiedere ed ottenere il proprio progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, per rimuovere gli ostacoli e per attivare i sostegni utili alle persone con disabilità affinché possano godere del pineo esercizio, su base di uguaglianza con gli altri cittadini, delle libertà e dei diritti civili e sociali nei vari contesti di vita, liberamente scelti.

Partiamo dalle definizioni? 
   È un aspetto di fondamentale importanza perché per la prima volta nel nostro ordinamento vengono inserite definizioni coerenti con quanto previsto dalla convenzione Onu. La definizione di «condizione di disabilità» ora è una duratura compromissione fisica, mentale, intellettiva o sensoriale che, in interazione con barriere di diversa natura, può ostacolare la piena ed effettiva partecipazione nei diversi contesti di vita su base di uguaglianza con gli altri. Mentre la «persona con disabilità» è la persona che presenta durature compromissioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che, in interazione con barriere di diversa natura, possono ostacolare la piena ed effettiva partecipazione nei diversi contesti di vita su base di uguaglianza con gli altri, accertate all’esito della valutazione di base. Viene fatto espresso divieto di continuare a usare vecchie definizioni quali handicap, persona handicappata, portatore di handicap, persona affetta da disabilità, disabile e diversamente abile, sostituite da «condizione di disabilità» e «persona con disabilità». Anche espressioni come «disabile grave», deve essere sostituito da «persona con necessità di sostegno intensivo».

La ministra Locatelli – che in questa intervista aveva anticipato l’imminente arrivo dei due decreti – punta molto sulla semplificazione delle procedure che la riforma garantisce, sia nella valutazione iniziale che poi nell’eliminazione in moltissimi casi delle fastidiosissime visite periodiche per confermare la condizione di disabilità. Che altro c’è, a livello di macro-cambiamento? 
   Il decreto individua nell’Inps l’unico soggetto a cui è affidato tutto il nuovo sistema di riconoscimento della condizione di disabilità e il procedimento unitario (e unificato) di valutazione di base. Si parte dal 1° gennaio 2026. Un unico punto di accesso per la certificazione della condizione di disabilità, che sarà unificata al processo dell’accertamento dell’invalidità civile, della cecità civile, della sordocecità, degli alunni con disabilità, degli elementi utili alla definizione della condizione di non autosufficienza. Il procedimento è attivato da un certificato medico introduttivo ed è distinto dalla successiva valutazione multidimensionale volta alla predisposizione di un progetto di vita della persona con disabilità. Una grande novità consiste nel fatto che l’intero processo valutativo medico-legale si baserà sull’ICD (International Classification of Diseases) e sugli strumenti descrittivi dell’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), con particolare riferimento all’attività e alla partecipazione della persona. Verranno quindi impiegati nuovi strumenti, scientificamente validati dall’Organizzazione mondiale della sanità, che prevedono anche partecipazione della persona. Al fine di accertare le necessità di sostegno, di sostegno intensivo o delle misure volte a compensare la restrizione della partecipazione della persona verranno prese in debita considerazione le attività della persona, facendo ricorso alle tabelle medico-legali solo per rilevare la condizione conseguente alla compromissione duratura e non più per le residue capacità lavorative generiche. Tutte le fasi del percorso di riconoscimento della condizione di disabilità dovranno essere improntate ai requisiti di tempestività, prossimità, efficienza e trasparenza. Le visite di verifica circa la permanenza del requisito viene limitata solo a quei casi in cui, rispetto alla situazione che ha dato luogo all’originario riconoscimento, sia prevedibile un miglioramento o una regressione.

Una nuova definizione di disabilità, una nuova valutazione di base, una nuova valutazione multidimensionale, il progetto di vita individuale. Vediamo per i tre o quattro pilastri della riforma, quali sono le novità concrete? Cominciamo da che cos’è il progetto di vita e cosa cambia il fatto che diventi lo strumento di base per individuare sostegni/servizi ecc? 
   Il progetto di vita è lo strumento diretto a realizzare gli obiettivi della persona con disabilità, per migliorare le condizioni personali e di salute nei diversi ambiti di vita, facilitandone l’inclusione sociale e la partecipazione nei diversi contesti di vita su base di uguaglianza con gli altri. La persona che ne richiede l’attivazione concorre – in prima persona o con il supporto di chi ne cura gli interessi – a determinarne i contenuti del progetto stesso  e poi ad apportarvi le modifiche e le integrazioni, secondo i propri desideri, le proprie aspettative e le proprie scelte. Più nello specifico il progetto di vita individua – per qualità, quantità ed intensità – gli strumenti, le risorse, gli interventi, i benefici, le prestazioni, i servizi e gli accomodamenti ragionevoli, volti anche ad eliminare le barriere e ad attivare i supporti necessari per l’inclusione e la partecipazione della persona stessa nei diversi ambiti di vita, compresi quelli scolastici, della formazione superiore, abitativi, lavorativi e sociali. Nel progetto di vita sono comprese anche le misure per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale, nonché gli eventuali sostegni erogabili in favore del nucleo familiare e di chi presta cura ed assistenza. Il progetto di vita deve essere, infine, sostenibile nel tempo ovvero garantire continuità degli strumenti, delle risorse, degli interventi, dei benefici, delle prestazioni, dei servizi e degli accomodamenti ragionevoli.

A livello di risorse, cosa garantirà che ci siano effettivamente per ciascuna persona le risorse necessarie e realizzare quello che il progetto di vita disegna, così che non sia solo un “libro dei sogni”?  
   Questo rappresenta il vero nodo cruciale da risolvere. Un progetto di vita ed un connesso budget di progetto senza la garanzia di adeguate risorse rischia realmente di rappresentare un “libro dei sogni”. Questa ipotesi va scongiurata in tutti i modi. Si sta facendo sempre più strada l’ipotesi di costituire un “fondo unico nazionale per la disabilità”, cosa che già si sta prefigurando nell’attuale legge di bilancio, ma occorre rendere disponibili ulteriori e consistenti risorse aggiuntive. Ad oggi, infatti, il fondo unico è costituito dalle risorse già presenti a sistema e diversamente denominate. Certamente è positivo avere iniziato a prevederlo, ma il tutto deve essere visto nella prospettiva di una cospicua implementazione dello stesso per gli anni a venire. 

Lei parla da anni della necessità di rivedere la valutazione iniziale e di garantire a tutti quel progetto di vita previsto dall’articolo 14 della legge 328 fin dal 2000, ma ancora così poco diffuso. Qual è il senso di questa battaglia? Rispetto agli obiettivi e alle urgenze che il movimento associativo ha individuato, cosa è stato accolto nel decreto e su cosa invece c’è stato un compromesso/c’è ancora da lavorare?
   Il progetto di vita redatto ai sensi e per gli effetti dell’art. 14 della legge 328 del 2000 ha rappresentato, per Anffas, un impegno costante tanto da spingere l’associazione a dotarsi di uno specifico sistema per la costruzione dei progetti denominato “matrici ecologiche e dei sostegni”. Purtroppo, non si può negare che, tranne rari casi, nonostante gli oltre vent’anni trascorsi dall’emanazione della legge 328, le pubbliche amministrazioni non sono state in grado di organizzarsi per realizzare i progetti. Questo ha influito negativamente anche sull’applicazione della legge 112/2016 che vede proprio nel progetto di vita lo snodo centrale attraverso il quale individuare le misure da attivare già nel durante noi. A causa di ciò molte famiglie sono state costrette a ricorrere ai tribunali per vedere riconosciuto tale diritto, ma anche laddove si è ottenuta giustizia è risultata ugualmente poco concreta l’applicazione di quanto contenuto nelle sentenze. La legge delega prima ed il decreto applicativo ora, sembrano volersi fare carico di tali storiche e croniche carenze. In particolare, attraverso il decreto sulla valutazione multidimensionale vengono molto ben fissati e chiariti tutti i passaggi da compiersi da parte dei vari soggetti a ciò preposti e vengono ben definiti ruoli, compiti e responsabilità. È anche previsto un necessario percorso formativo ed un periodo di sperimentazione. Anche il ruolo del Terzo Settore è stato individuato e valorizzato. Inoltre, la scrittura del decreto è stata realizzata con il contributo di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti. Quindi sì, sembrano esserci tutte le premesse affinché, nel nostro intero Paese, si possa veramente cambiare pagina. In gioco ci sono i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari ed il miglioramento della loro qualità di vita.
Vero è tuttavia che la legge delega e i suoi decreti attuativi toccano alcuni aspetti fondamentali della vita delle persone con disabilità, ma non si occupano di molti altri temi come il lavoro, la scuola, la salute, i caregiver, etc. In effetti sarebbe necessario pervenire ad una più ampia e complessiva riforma attraverso una legge quadro e un testo unico sulla disabilità. Il lavoro del ricostituendo Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità in merito alla predisposizione del Terzo programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità (oggi abbiamo solo il secondo, approvato nel lontanissimo 2016, ndr) potrebbe rappresentare, anche in tale prospettiva, una grande opportunità.

Affermare che il disegno del sistema non parte più da una offerta predeterminata, uguale per tutti, a cui il singolo deve adattarsi ma al contrario dai “sogni e bisogni” del singolo implica certamente una rivoluzione sui territori. Che poi spesso sono il punto in cui legge bellissime si inceppano. Servono nuove sperimentazioni, capacità di immaginare nuovi servizi e nuove forme organizzative o le esperienze pilota che sono già state fatte sono sufficienti?
   Lo sforzo corale da compiersi da parte di tutti per il prossimo futuro è quello di non adattare le persone a servizi precostituiti e standardizzati ma far sì che siano i servizi ad adattarsi agli specifici e reali bisogni delle persone, appunto attraverso la predisposizione e l’attuazione del progetto di vita. In tale ottica occorre anche mettere in atto una transizione inclusiva dei servizi, sia di quelli attuali che di quelli futuri in modo da garantire alle persone con disabilità di vivere in condizione di pari opportunità con gli altri e di essere realmente posti nella condizione di poter scegliere dove, come e con chi vivere senza essere mai adattati ad una specifica sistemazione. Per fare ciò diventa centrale il ruolo delle comunità nelle quali le persone con disabilitò vivono. Lo stesso Terzo settore è chiamato a cogliere questa nuova ed esaltante sfida, ponendosi nella prospettiva di promuovere un nuovo sistema di welfare basato sui diritti delle persone e generativo anche in termini di innovazione sociale. In molti luoghi quelli che storicamente erano i centri semiresidenziali si stanno evolvendo, divenendo vere e proprie “palestre” per potenziare le autonomie e consentire di vivere appieno le opportunità presenti nelle comunità. Anche le soluzioni alloggiative vedono sperimentare numerose nuove soluzioni: dagli appartamenti di civile abitazione, ai coohousing, a condomini solidali.

Sappiamo che anche in presenza di una legge disegnata molto bene non sempre nell’attuazione concreta si riesce a realizza quel che la legge si proponeva. Abbiamo citato la 328/2000, potremmo citare la legge sul dopo di noi. A quali condizioni questo nuovo disegno del sistema cambierà davvero concretamente la vita delle persone con disabilità?         Purtroppo, questo lo sapremo solo vivendo. Certo i precedenti, compresa la legge 112/2016 non giocano a nostro favore. Comunque, oggi ci sono e diversi strumenti che in passato non erano ancora strutturati: un ministro delle disabilità; un dipartimento; un garante nazionale; un neocostituito osservatorio; un fondo unico, ancorché da implementare. Ma tutto questo non sarà sufficiente se anche le regioni e le autonomie locali non faranno fino in fondo la loro parte e se non si riuscirà a portare e termine la mai completata, forse neppure avviata integrazione sociosanitaria e connessi Lep e Leps, previo aggiornamento dei Lea.

Il secondo decreto approvato il 3 novembre punta alla definizione di LEPS per la disabilità: perché è importante e quali dovrebbero essere i primi due a suo parere? Introdurre dei LEPS sulla disabilità cosa cambierebbe? Ci sposterebbe finalmente da un approccio prevalentemente sanitario? 
   Il tema dei Leps è più che mai cogente. Disporre, infatti, di livelli essenziali delle prestazioni sociali è “la conditio sine qua non” per vedere garantiti, in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, parità di servizi e prestazioni e quindi per avere certezza di risorse provenienti dalla fiscalità generale. Senza di essi l’esigibilità dei diritti rimarrà una chimera. Inoltre, con l’entrata in vigore della riforma dell’autonomia differenziata senza aver prima definito LEP e LEPS sicuramente la situazione non potrà che peggiorare.

Da settimane assistiamo ad una accesa polemica sulle risorse previste per l’attuazione della riforma: quelle non utilizzate nel 2023 sono state spostate sul Superbonus. Lei che ne pensa?
Lo considero un falso problema. Infatti, le risorse che c’erano, continuano e continueranno ad esserci, anche se diversamente denominate ed allocate. Anzi a regime ci sarà qualche risorsa in più. Tra l’altro questo lo ha anche confermato lo stesso Ministro. Piuttosto ci dovremmo unire tutti per trovare nuove ed ulteriori risorse per implementare in fondo unico sulla disabilità che deve essere in grado di dare continuità nel tempo ai progetti di vita, a partire da quelli sul durante e dopo di noi. Sui temi legati alla disabilità non ci aspettiamo polemiche o divisioni ma una convergenza trasversale anche tra tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, in quanto in gioco c’è la vita di milioni di persone con disabilità e loro familiari.di Sara De Carli

La biografia di Frida Kahlo in simboli CAA

Lettura per tutti, arriva in libreria la biografia di Frida Kahlo in simboli CAA
Redattore Sociale del 07/11/2023

ROMA.  La storia e le opere di Frida Kahlo diventano accessibili a tutti grazie ai simboli della Comunicazione Alternativa Aumentativa (CAA).  Arriva in libreria il 2 novembre, per i tipi di edizioni la meridiana, “Frida Kahlo pittrice coraggiosa” di Teresa Righetti, il primo racconto sulla vita e sulle opere della pittrice messicana scritto nei simboli della Comunicazione Alternativa Aumentativa. Uno strumento in più per rendere accessibile l’arte e la cultura anche alle persone con disabilità cognitive o difficoltà linguistiche.

Oltre a raccontarne la biografia, “Frida Kahlo pittrice coraggiosa” spiega e raccoglie le opere più note dell’artista messicana, nonché le tecniche artistiche utilizzate dalla pittrice nei suoi dipinti. Il libro suggerisce ai lettori anche diverse attività laboratoriali che possono essere svolte in classe o in altri contesti educativi per avvicinare all’ arte persone con disabilità cognitive ma in generale tutte  le persone.

“Frida Kahlo pittrice coraggiosa”, pubblicato per la collana Parimenti. Proprio perché cresco, nasce dalla collaborazione tra edizioni la meridiana,  ARTISTICAA di Teresa Righetti e il gruppo Librarsi del Progetto Calamaio della cooperativa Accaparlante di Bologna. Il progetto editoriale mira a favorire e promuovere l’accessibilità all’ arte e alla cultura. Quello dedicato alla pittrice messicana è il primo di una serie di volumi interamente dedicati ai grandi artisti e alle loro opere. Di prossima pubblicazione, per la collana Parimenti. Proprio perché cresco: “Banksy artista misterioso” e  “Vincent Van Gogh pittore malinconico”.

di Antonella Patete

L’esplorazione in Matematica: analisi di un’esperienza didattica

Il seguente lavoro racchiude un’esperienza didattica che è stata svolta in un Istituto Comprensivo durante la stesura di una tesi di Laurea Magistrale. L’argomento si colloca nell’alveo della Didattica della Matematica, con particolare riferimento alla metodologia didattica incentrata sul gioco. Attraverso l’interpretazione dei questionari che hanno completato i piccoli studenti, si è potuto comprendere come un approccio ludico abbia aiutato gli scolari a raggiungere gli obiettivi posti dall’insegnante in un clima disteso ed empatico.

di Annalisa F. Cento

Inclusione e formazione 4.0

Inclusione e formazione 4.0. 

E.Do Comau

Quando l’innovazione tecnologica, l’automazione e le competenze digitali caratterizzano la formazione professionale in carcere 

Per la prima volta in Italia, il carcere diventa protagonista e destinatario di una formazione altamente innovativa e specializzata che verte sui temi della Robotica, dei sistemi di automazione e dei linguaggi di programmazione. 

Presso la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, infatti, ha preso avvio un progetto finanziato dalla Città di Torino e rivolto a detenuti “dimittendi”, cioè con fine pena residuo non superiore ai 24 mesi, che vengono formati alle discipline S.T.E.M.  (in particolare Matematica, Robotica e Programmazione), all’uso e alla programmazione di robot industriali, al coding e alla saldatura robotizzata

L’Assessore al Lavoro e ai Rapporti col Sistema Carcerario del Comune di TorinoGiovanna Pentenero, spiega: “In questi mesi di attività abbiamo cercato di considerare la permanenza in carcere secondo quel principio costituzionale per il quale la detenzione è una parentesi nel tempo della vita di un detenuto. Anche sotto il profilo della formazione, così come i servizi che intendiamo fornire come Città, l’obiettivo è quello di preparare alla vita ‘fuori’ per ridurre anche la percentuale di recidiva che è ancora troppo alta per i nostri detenuti e per le detenute. Far sì che il lavoro dentro consenta di far uscire le persone migliori rispetto a quando sono entrate è un traguardo che vogliamo e dobbiamo raggiungere con l’istruzione, la formazione professionale e umana più qualificata possibile e adeguata alla nostra contemporaneità”. 

Il progetto vede come capofila la Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri, che da cinquant’anni opera all’interno degli Istituti di pena offrendo alle persone detenute opportunità di formazione professionale, che consentano di costruire un bagaglio di competenze spendibili per il loro reinserimento lavorativo e sociale. Come spiega Martino Zucco Chinà, Direttore Formazione, “l’elemento sfidante di questo progetto è investire nell’acquisizione di competenze altamente specializzate attraverso cui favorire il reinserimento sociale dei detenuti anche quando il loro background formativo e lavorativo è caratterizzato da fattori di rischio di marginalità sociale. In tal modo il tempo della pena diventa realmente occasione e opportunità di un futuro dignitoso da cittadino libero.”

Il qualificato partner tecnico è Comau Academy, leader nel campo della Robotica Educativa, che ha fornito un e.DO Learning Center e i pacchetti didattici per la formazione in aula, oltre a curare la preparazione dei docenti. Ezio FregnanDirettore della Comau Academy, rileva: “Per noi è molto importante far parte di un ecosistema formativo che unisce il mondo della scuola, delle aziende e le istituzioni, permettendo a Comau di contribuire alla crescita di competenze sul territorio locale, per creare nuove opportunità sociali e di reinserimento professionale.” 

Il progetto sperimentale ha preso avvio nel luglio scorso e si concluderà a dicembre. I partecipanti vengono accompagnati in un percorso di attivazione delle “competenze di cittadinanza” e delle soft skills necessarie per il reinserimento sociale e lavorativo. Inoltre le persone coinvolte, che si accingono a rientrare a pieno titolo tra la popolazione attiva, hanno l’opportunità di sviluppare solide basi nel mondo della Robotica e Automazione, acquisendo un profilo di occupabilità adeguato ai cambiamenti tecnologici in atto. 

Un’iniziativa importante per favore i processi di inclusione e di contrasto alla povertà e alla marginalità sociale, come sottolinea la Direttrice del “Lorusso e Cutugno”, Elena Lombardi Vallauri:“Percorsi formativi che consentano di trovare un posto di lavoro sono una delle risposte più necessarie ai bisogni delle persone detenute. L’uscita dal carcere, dopo il periodo di esecuzione della pena, deve essere un momento di riscatto e non un momento di nuova difficoltà. Il corso, che sta procedendo con ottimi risultati sia di apprendimento che di interesse e di collaborazione tra gli studenti, si conferma quindi un’ottima offerta che sarà valorizzata con i previsti inserimenti lavorativi.” 

Presenza di assistenti tecnici

Si è riunito dal 26 al 28 ottobre a Jesolo Lido il Consiglio Nazionale

Scuola, ANDIS: garantire la presenza di assistenti tecnici per la piena attuazione di una didattica innovativa e digitale

Si richiede che il ruolo venga ricoperto da personale quaificato

Roma, 7 novembre 2023. Tra gli ordini del giorno approvati dal Consiglio Nazionale dell’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici), riunitosi dal 26 al 28 ottobre a Jesolo Lido, uno riguarda il ruolo dell’Assistente Tecnico di informatica.

L’ANDIS ricorda come “la figura si era resa indispensabile vista l’emergenza sanitaria, al fine di rispondere a motivate esigenze da parte delle scuole di offrire un supporto all’utilizzo di strumenti per la didattica digitale integrata, a cui si era dovuto ricorrere durante la fase acuta dell’emergenza pandemica”.

“Considerando la sempre maggiore digitalizzazione nella scuola del primo ciclo e del secondo ciclo, a partire dal Piano Nazionale Scuola Digitale per arrivare al Piano Scuola 4.0 (PNRR)”, l’ANDIS ritiene che “il profilo professionale dell’assistente tecnico informatico riveste un ruolo strategico, con mansioni necessarie e di fondamentale supporto alla piena attuazione di una didattica innovativa, laboratoriale e digitale”. L’Associazione chiede pertanto “che il ruolo dell’assistente tecnico venga ricoperto da personale qualificato”.

In partcolare, l’ANDIS richiede “che a ogni Istituto Comprensivo sia garantita almeno una risorsa di assistente tecnico dedicata e in organico di diritto e che in ogni istituto del secondo ciclo sia garantito un numero di assistenti tecnici adeguato non solo al numero dei laboratori presenti, ma al numero delle classi, ormai digitalizzate”.

Valditara: il logo del ministero per i prodotti delle scuole

da Il Sole 24 Ore

L’idea è di conferire un distintivo unico, riconoscibile e che rifletta la sua eccellenza; un modo innovativo per finanziare la scuola e promuoverne il prestigio
di Redazione Scuola

Un logo per la scuola italiana con il quale, per esempio, incidere musica o produrre felpe. E’ l’idea lanciata dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che parlando con gli studenti del liceo musicale Zucchi di Monza, inaugurato stamane (6 novembre), ha proposto «l’incisione di brani da commercializzare con il logo del ministero» quale «strumento di finanziamento alla scuola». L’idea è di conferire ai prodotti della scuola italiana un distintivo unico, riconoscibile e che rifletta la sua eccellenza; un modo innovativo, dunque, per finanziare la scuola e promuoverne il prestigio.

Creare dialogo col mondo dell’impresa

Il ministro, questa mattina, ha anche sottolineato l’importanza di creare un dialogo col mondo dell’impresa, le case discografiche e i costruttori di strumenti musicali, nel caso specifico, («abbiamo voluto creare una direzione sulla ricerca che favorisca il contatto tra mondo dell’impresa e della scuola», ha ricordato tra l’altro) ed ha lanciato l’idea di realizzare un museo degli strumenti antichi e degli spartiti aperto al territorio. «Quando parlo di scuola costituzionale – ha proseguito il numero uno di viale Trastevere – ho in mente questa stupenda esperienza. Mentre visitavo i laboratori vedevo ragazzi impegnati, responsabili, maturi e pensavo che questo modello è l’antidoto più forte contro ogni forma di devianza, di bullismo e dispersione. Quando un ragazzo, qualunque sia la sua origine, trova nella scuola un momento di realizzazione, trova insegnanti generosi e preparati, trova istituzioni così armoniche, quel ragazzo sa che il futuro è nelle sue mani, ha possibilità di crescere in modo sano. L’antidoto più forte è una scuola che sappia valorizzare i talenti. E’ da qui che voglio partire».

La proposta sembra piacere a parte del mondo dei sindacati. «Al di là dei fondi del Pnrr, che purtroppo finiranno, le scuole hanno sempre bisogno di risorse finanziarie aggiuntive e quindi nuove iniziative, che siano a norma di legge, sono utili per acquisire le risorse di cui la scuola ha bisogno», è il ragionamento di Mario Rusconi, presidente Anp, Associazione nazionale presidi di Roma. Sulla stessa linea Ivana Barbacci, segretaria nazionale della Cisl Scuola: «Ben vengano tutte le idee utili ad esaltare il grande e qualificato lavoro che studenti, insegnanti, dirigenti e personale Ata realizzano a scuola. Questo è un esempio concreto di quanto non sia necessario un “liceo del Made in Italy”, perchè la cultura del “made in Italy” è trasversale a tutte le esperienze formative delle nostre scuole». Nettamente contraria invece la Flc Cgil con la numero uno, Gianna Fracassi, che parla di “scherzo”: «Chi deve trovare i modi, ma più che altro le risorse per finanziare la scuola, è il ministro dell’Istruzione, non gli studenti vendendo “i prodotti” come li ha chiamati», scandisce.

Con la riforma tecnico-professionale in cattedra meno docenti e più esperti di produzione. Valditara: c’è un bisogno disperato di competenze pratiche

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Sebbene a piccoli passi, prosegue l’iter di approvazione della riforma degli istituti tecnici e professionali, con sperimentazione, tra le altre cose, della riduzione del percorso da 5 a 4 anni di studio e successivo biennio di Its. Dopo il via libera del Governo a metà settembre, il disegno di legge che riforma gli istituti superiori non liceali, assieme alla revisione sulla valutazione del comportamento degli studenti, è approdato in Parlamento. Ne ha parlato anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sottolineando che “la prossima settimana”, quindi a metà novembre, “la riforma dell’Istruzione tecnico professionale dovrebbe iniziare l’iter in Senato“.

Le parole del ministro Valditara

Parlando ad Assolombarda Monza e Brianza, il titolare del dicastero bianco ha tenuto a dire che “il nostro sistema produttivo ha un bisogno disperato di questa riforma” ha aggiunto Valditara, che ha parlato di, “un potenziamento delle materie di base e dell’alternanza scuola lavoro”.

Il ministro ha quindi tenuto a dire che con questa riforma “i manager e gli imprenditori potranno andare ad insegnare nelle scuole“, mettendo a disposizione e trasmettendo ai giovani le loro competenze tecnico-professionali.

Valditara, infine, ha elogiato “il tema dell’internazionalizzazione”, definendolo per lui “strategico” e ricordando anche che “è la prima volta che entra nella scuola italiana, come la ricerca e il trasferimento tecnologico”.

Anche la premier

Nei giorni scorsi anche Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio, ha speso parole di elogio per la revisione dei due corsi di studio alternativi ai licei: secondo la premier “è una riforma che rende competitiva la filiera della istruzione tecnica e professionale trasformandola in un percorso formativo di serie A e collegandola con il mondo del lavoro e dell’impresa. Offriamo così importanti opportunità lavorative ai nostri giovani e rendiamo più competitivo il nostro sistema produttivo”, ha concluso Meloni.

La riforma

Sono almeno cinque i punti centrali della riforma degli istituti superiori tecnici e professionali: i percorsi quadriennali anziché quinquennali, oggi relegati a poche centinaia di scuole; più ore di materie di base, soprattutto italiano e matematica; apprendistato formativo e più alternanza scuola-lavoro di qualità (da circa 200 a 400 ore nel triennio finale delle superiori); insegnanti non di professione, ma esperti del mondo produttivo e professionale impegnati soprattutto nell’area della docenza laboratoriale; più internazionalizzazione con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage fuori Italia.

Pnrr, online da oggi lo Sportello di edilizia scolastica. Valditara: “Importante strumento di semplificazione”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

È online da oggi lo Sportello di edilizia scolastica PNRR, strumento a supporto degli enti locali che consentirà a comuni, province e città metropolitane di prenotare un incontro online con l’Unità di missione del PNRR per chiedere informazioni, evidenziare criticità legate all’attuazione degli interventi, trovare insieme soluzioni.

Gli interventi

“Il ministero dell’Istruzione e del Merito – dichiara il ministro Giuseppe Valditara – gestisce in totale 7.739 interventi PNRR di edilizia scolastica su altrettanti edifici; un numero molto elevato. Per supportare la realizzazione di questi interventi e consentire il raggiungimento dei target del PNRR, lo sportello costituirà un importante strumento di semplificazione e di accompagnamento per gli enti locali, in un’ottica di trasparenza e digitalizzazione”.

Tramite l’area riservata del portale Futura – PNRR Istruzione i rappresentanti degli enti locali potranno chiedere un incontro online con i referenti del Mim, scegliendo giorno e fascia oraria preferiti tra quelli disponibili.

Qui il video di lancio dello Sportello di edilizia scolastica PNRR: https://pnrr.istruzione.it/news/presentato-lo-sportello-di-edilizia-scolastica-pnrr/

Posta elettronica di docenti e ATA, il passaggio al nuovo sistema avverrà entro metà novembre: guide del Ministero

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

A partire dal mese di novembre 2023 il Ministero migrerà le vecchie caselle di posta @posta.istruzione.it su un nuovo sistema. Tutte le caselle di posta elettronica @posta.istruzione.it attive saranno automaticamente ricreate sul nuovo provider con il nuovo dominio: @scuola.istruzione.it. Le relative indicazioni per l’accesso e l’utilizzo saranno inviate alle vecchie caselle.

La nuova casella di posta elettronica avrà una capienza superiore a quella attuale, passerà da 1 GB a ben 50 GB, disporrà di un antivirus e un antispam sempre aggiornati.

Il passaggio al nuovo sistema avverrà gradualmente e gli utenti interessati saranno avvisati preventivamente via e-mail.  Riceverà tutte le istruzioni su cosa fare. Di seguito le date da ricordare:

  • entro la metà di novembre 2023: creazione nuova casella;
  • dal 1 dicembre 2023: aggiornamento automatico nuovo indirizzo di posta all’interno del sistema informativo del Ministero dell’istruzione e del merito;
  • 7 dicembre 2023: disattivazione  vecchia casella.

Il Ministero ha in proposito predisposto le seguenti guide per l’uso della casella di posta elettronica:

LA PAGINA CON TUTTE LE INFO

Manovra 2023, possibile taglio di 627 tra dirigenti e Dsga. Ma Tar e Consulta possono ribaltare tutto

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Meno 627 presidi e capi segreteria in tutta Italia, tra settembre 2024 e settembre 2026, e 8% di istituti coinvolti. È la stretta prevista dalla manovra 2023 riportata oggi da ‘Il Sole 24 Ore’. Va usato però il condizionale viste le pronunce e i ricorsi pendenti, ad esempio il Tar Campania che ha sospeso il decreto, passando la palla alla Consulta. Ma ci sono anche i ricorsi di Toscana ed Emilia-Romagna, oltre che della Cgil al Tar Lazio (che ha respinto l’istanza cautelare della Puglia).

Il quotidiano spiega come dopo l’intervento del 2009 (calo demografico e tagli alle scuole sottodimensionate) si sia arrivati a un organico di diritto di dirigenti scolastici e Dsga di 7.936 unità quest’anno (seppur sia cambiato l’assetto organizzativo delle scuole). Fino ad arrivare al piano di dimensionamento con 7.461 unità nel 2024/25 e 7.309 nel 2026/27.

Nella mappa che fotografa ‘Il Sole 24 Ore’ si nota come la Basilicata perderebbe il 24% dei vertici scolastici, la Calabria e la Sardegna il 18%, il Molise il 15%, la Campania il 13% e la Sicilia l’11%.

Valditara: “Scuole più efficienti e risparmi per 88 milioni di euro”

“Accogliamo con soddisfazione la decisione del Tar del Lazio, competente in materia, che ha rigettato l’istanza cautelare presentata dalla Regione Puglia contro il progetto di dimensionamento scolastico previsto dal PNRR e attuato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Nelle motivazioni della decisione viene chiarito che nei contenziosi portati avanti dalle regioni non c’è alcun danno grave e irreparabile che giustifichi una misura cautelare. Avanti, dunque, nell’attuazione della misura, richiestaci dall’Europa, che non prevede la chiusura di plessi ma solo l’ammodernamento del nostro assetto organizzativo, attraverso l’eliminazione progressiva delle reggenze. Grazie a questa riorganizzazione avremo scuole più efficienti e risparmi per 88 milioni di euro; risorse che potranno essere reinvestite per il personale scolastico e non solo”.

Così qualche giorno fa Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito.

Decreto Ministeriale 7 novembre 2023

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE E DEL MERITO

Approvazione delle graduatorie definitive per il finanziamento degli interventi di ripristino delle condizioni di agibilità degli edifici scolastici mediante utilizzo di risorse della quota a gestione statale dell’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. (23A06751)

(GU Serie Generale n.289 del 12-12-2023)

Nota 7 novembre 2023, AOODGPER 65741

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico – Ufficio VI
Formazione del personale scolastico, formazione dei dirigenti scolastici e accreditamento enti

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti degli Uffici per la Formazione presso gli Uffici Scolastici Regionali
e p.c. All’Ufficio di Gabinetto SEDE
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione SEDE
Ai Dirigenti scolastici delle Scuole capofila di ambito LORO SEDI

Oggetto: Periodo di formazione e prova per i docenti neoassunti e per i docenti che hanno ottenuto il passaggio di ruolo. Attività formative per l’a.s. 2023-2024.

Nota 7 novembre 2023, AOODPIT 4748

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

Ai Direttori generali e ai dirigenti titolari degli Uffici scolastici regionali LORO SEDI
Alla Provincia autonoma di Trento, Servizio istruzione TRENTO
Alle Intendenze scolastiche per la scuola in lingua italiana, in lingua tedesca e in lingua ladina BOLZANO
Al Sovrintendente scolastico per la Regione Valle d’Aosta AOSTA
Ai Dirigenti Scolastici delle istituzioni scolastiche statali e paritarie LORO SEDI
e, p.c. Al Capo di Gabinetto SEDE
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione SEDE
Al Capo Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali SEDE

Oggetto: 12 novembre – Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace. 20° anniversario dell’attentato di Nassiriya