Il Consiglio di Stato sul dimensionamento

Il 6 novembre il Consiglio di Stato, con decreto cautelare monocratico, ha accolto l’impugnativa del Ministero dell’Istruzione e del Merito subito proposta, per il tramite dell’Avvocatura generale, avverso l’ordinanza del TAR Campania del 30 ottobre.

Il Consiglio di Stato, in particolare, ha evidenziato come nella comparazione tra i contrapposti interessi sia necessario sospendere l’esecutività dell’ordinanza del TAR Campania in quanto la sua esecuzione pregiudicherebbe in modo irreversibile le procedure amministrative attualmente in corso in tutte le regioni italiane per consentire il corretto dimensionamento della rete scolastica e, quindi, il regolare avvio delle attività didattiche nel rispetto delle tempistiche imposte dagli obblighi assunti dall’Italia in sede europea.

‘’Accogliamo con soddisfazione la decisione del Consiglio di Stato che ha ristabilito ordine – dopo la pronuncia del Tar Campania – nell’ambito dei contenziosi promossi da alcune regioni contro il piano di dimensionamento scolastico del PNRR. Peraltro, la decisione conferma una linea giurisprudenziale favorevole già risultante nella recente decisione del TAR Lazio sull’istanza cautelare della Regione Puglia. Come abbiamo sempre detto, restiamo convinti delle nostre ragioni e fiduciosi nell’operato della magistratura. Attendiamo ora, con la stessa fiducia, anche il giudizio della Corte Costituzionale. Nel frattempo, forti della decisione del Consiglio di Stato continuiamo a lavorare senza interruzioni all’attuazione di una riforma che ci chiede l’Europa e che potrà armonizzare la gestione amministrativa delle nostre scuole”.

Così Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito.

La scuola nel postdigitale

La scuola nel postdigitale

di Margherita Marzario

La scuola di una volta, anche con i suoi errori e limiti, era sicuramente diversa e più scuola, senza corse né corsi né ricorsi né troppi discorsi. Era riconosciuta come scuola e non svolgeva altre funzioni. E la scuola di oggi com’è o com’è considerata?

Una delle ragioni per cui la scuola di oggi non funziona più come tale è perché si ritrova a colmare, calmare, calmierare le ansie, le lacune, i sensi di colpa, le richieste (o le pretese), i ricorsi ai T.A.R. dei genitori. I genitori devono ricordare (o sapere, se non ne sono ancora consapevoli) che i figli escono come figli da casa e vi fanno ritorno come figli e nel frattempo sono alunni (parola che, etimologicamente, deriva da una radice con il significato di “nutrire, far crescere”) e devono essere alunni a scuola. Tra famiglia e scuola non c’è e non ci deve essere separazione ma distinzione: i genitori danno la vita, la scuola dà la cultura e insieme danno la cultura della e per la vita. 

“[…] sarà essenziale promuovere l’idea di «educazione della comunità», dove la scuola è un soggetto – il soggetto principale – all’interno di una rete di attori protagonisti: le famiglie, il mondo culturale, sportivo, economico, ecclesiale e sociale. All’interno di questa comunità si può costruire un progetto educativo capace di ridurre le disuguaglianze e di promuovere la mobilità sociale” (cit.). La scuola può fare tanto ma non tutto, perché ha bisogno di coerenza, coralità, collaborazione educativa con la famiglianell’“adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2 Cost.). 

“La scuola è stata ridotta ad una sorta di Grande Fratello: registro elettronico, pubblicazione di foto sui siti delle scuole, richiesta di videocamere di sorveglianza…(il docente Alfio Briguglia nel convegno “L’educazione attraverso i saperi” il 1° marzo 2019 a Matera). Per ri-dare senso e con-senso alla scuola bisognerebbe riscoprire il significato etimologico di “scuola”, cioè “tempo libero” e “studio”, cioè “aspirare a qualcosa”. 

A proposito di parole, il termine stesso “parola” deriva da “parabola” e la scuola deve ritrovare anche il suo ruolo di parabola di vita. Il formatore Franco Lorenzoni sottolinea: “Nella scuola ci sono poi troppe volte le parole vuote, le parole non credute, le parole senza corpo, senza energia. Quelle che sovente ci accontentiamo di usare noi docenti, e che gli studenti fanno fatica ad ascoltare. Parole che non comunicano e non generano nulla perché non suscitano inquietudine, non mettono in movimento e in discussione, non inducono a porci domande e a dubitare, e dunque non producono scintille e non fanno scaturire nuove idee. […] È dunque il tempo di compiere nella scuola un grande lavoro di ecologia della parola. Nel senso etimologico: trovare casa alle parole, offrire casa alle parole. La casa delle parole è insieme un luogo e una tensione: il luogo è il corpo di chi le pronuncia tutto intero, sempre bisognoso di attenzione, la tensione è lo sforzo di avvicinarci agli oggetti della conoscenza. In qualche modo mi verrebbe da dire che autentica è la parola che non si accontenta, la parola che ricerca. Molto meno la parola che chiude il discorso, che afferma definitivamente”. Urge un’“ecologia della parola”, soprattutto a scuola dove incalzano acronimi, anglicismi e altri gerghi. Nella scuola sempre più aziendalizzata si usano sempre più espressioni inglesi per indicare attività che si sono sempre svolte o obiettivi che si sono sempre perseguiti ma con nomi diversi, come il coding (pensiero computazionale) e il coaching (allenamento), variamente denominato. La scuola non deve e non può adeguarsi. Adeguandosi al mondo circostante la scuola è passata dall’essere “bottega della cultura” all’essere, purtroppo, assimilabile a un discount o centro commerciale o sito di vendita online (basti vedere quanto si fa durante gli open day per orientare le iscrizioni scolastiche). 

Nella scuola deve tornare la pedagogia in modo da essere un laboratorio pedagogico dell’immaginario. “L’espressione «immaginario educativo» sta a indicare la prospettiva umanistica e personalistica dell’educazione, interessando in primo luogo le aree della scuola, della pedagogia e della formazione. Da qui il bisogno di sognare un futuro migliore per le nuove generazioni, valorizzando la capacità dell’uomo di reagire di fronte all’imprevedibilità del destino, scommettendo sulla possibilità che l’immaginario educativo trovi un nuovo punto di equilibrio centrato sulla resilienza, evitando sia le fughe in avanti nei sogni utopici sganciati dalla realtà, sia le nostalgie retrotopiche che si perdono nel passato, sia infine le previsioni apocalittiche e catastrofiche della distopia. […] «Educare» (da e-ducere, «tirar fuori») vuol dire infatti liberare la persona, e quindi l’educazione non potrà mai fare a meno dell’immaginazione, capace di spalancare orizzonti inediti” (gli esperti Antonella Fucecchi, studiosa di didattica interculturale, e Antonio Nanni, pedagogista, in “Immaginario e resilienza. La scuola dopo il virus”, 2021). Educare è dire e dare futuro e anche per questo è difficile. È quanto espresso altresì nell’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, in particolare nella lettera a: “promuovere lo sviluppo della personalità del fanciullo, dei suoi talenti, delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutto l’arco delle sue potenzialità”. 

Secondo la formatrice Jessica Omizzolo la scuola deve essere “[…] una scuola che si prende cura dell’eterogeneità e la coltiva. […] una scuola attiva che promuove autonomie, che sostiene il senso di autoefficacia. […] una scuola attenta. Una scuola che NON: non incasella, non chiude, non dà risposte preconfezionate e non addestra all’ubbidienza, alla performance. […] una scuola in ascolto delle domande, che condivide dialoghi, che si pone in osservazione dei silenzi, che offre rilanci divergenti e sostenenti. […] una scuola dove adulti e bambini possano sentirsi a proprio agio nel loro essere unici. Adulti professionisti aperti, attenti, sensibili”. È triste sentire parlare e assistere che nella scuola si spinga per la visibilità e pubblicità di quello che si fa o si deve fare correndo e competendo tra insegnanti tanto affannati e poco affiatati. E la centralità del bambino? E i diritti dei bambini? E i loro bisogni e i loro tempi? E l’ascolto? La scuola è sempre più adultocentrata o egocentrata e la pandemia ha spesso fornito un alibi per renderla ancora più “a distanza”, “online” e non vicina e in linea con i soggetti principali della vita, i bambini e i ragazzi.

“[…] c’è anche una mentalità su cui lavorare perché il sistema di istruzione riacquisti credibilità e rispetto: la scuola aperta a tutti è una comunità educante nella quale i bambini, gli adolescenti e i giovani sono i protagonisti” (cit.). Bambini e ragazzi non devono essere (o non solo) ricettori ma ricercatori del sapere, di ogni forma del sapere. La scuola non è solo imparare ma stare bene insieme per imparare.

Anche il pedagogista Daniele Novara afferma: “A scuola ci vuole la capacità di creare tra gli alunni modalità di relazione tali da consentire alla classe di vivere assieme e costruire le conoscenze necessarie”. Per insegnare, come pure per la genitorialità, bisogna avere le basi come in una casa e non improvvisarsi muratori o arrivare in un appartamento già finito.

La qualità della scuola non dipende dalle riforme, dalle innovazioni tecnologiche, dalla normativa, ma da chi vi opera e da chi la vive e la rende viva. L’insegnante non deve convincere ma coinvolgere, non solo trasmettere le sue conoscenze ma far trapelare le sue emozioni, essere motivato e motivante, appassionato e appassionante, emozionare ed empatizzare…

L’insegnante deve essere curioso e suscitare curiosità. Insegnare è incuriosire, innovare, indurre, iniziare, incontrare, includere…tutt’altro che indottrinare. Non si dimentichi che la scuola è una delle fucine di salute, come si ricava dal paragrafo “Sviluppare le abilità personali” della Carta di Ottawa per la promozione della salute (1986). 

Già l’antropologa statunitense Margaret Mead sosteneva che“bisogna insegnare ai bambini a pensare, non a cosa pensare”. Nell’art. 14 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si legge: “Gli Stati parti devono rispettare il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. Bisogna interrogarsi se, in particolare nella scuola basata su progetti, metodi brevettati, uso di device e altro ancora, si educhi bambini e ragazzi a pensare o piuttosto all’obbedienza. I bambini hanno semplicemente bisogno di pensare ed essere pensati: questo è il pensiero puerocentrico.

Occorrerebbero maestri come Mario Lodi. Maestro di libertà, come don Lorenzo Milani (di cui aveva le stesse iniziali invertite),è considerato ancora un maestro straordinario, “il maestro che ogni bimbo vorrebbe”, ma era semplicemente maestro dell’ordinario, come ancora la scuola non è. Mario Lodi era per la gentilezza, la mitezza, la fiducia nei bambini, che non è qualcosa che scatta subito ma si costruisce e perdura, era contro la frettolosità e per il dare tempo ai bambini. L’educazione, la relazione educativa (prima in famiglia e poi a scuola) dovrebbe essere questo.  

Lo psicologo statunitense Howard Gardner, nel libro “Verità, bellezza, bontà. Educare alle virtù nel ventunesimo secolo”, ha scritto che bisogna educare al bello, buono e vero: questa è la corresponsabilità della famiglia e della scuola, della famiglia con la scuola e non solo dell’una o dell’altra.

Sportello di edilizia scolastica PNRR

È online dal 6 novembre lo Sportello di edilizia scolastica PNRR, strumento a supporto degli enti locali che consentirà a comuni, province e città metropolitane di prenotare un incontro online con l’Unita di missione del PNRR per chiedere informazioni, evidenziare criticità legate all’attuazione degli interventi, trovare insieme soluzioni.

“Il Ministero dell’Istruzione e del Merito – dichiara il Ministro Giuseppe Valditara – gestisce in totale 7.739 interventi PNRR di edilizia scolastica su altrettanti edifici; un numero molto elevato. Per supportare la realizzazione di questi interventi e consentire il raggiungimento dei target del PNRR, lo sportello costituirà un importante strumento di semplificazione e di accompagnamento per gli enti locali, in un’ottica di trasparenza e digitalizzazione”.

Tramite l’area riservata del portale Futura – PNRR Istruzione i rappresentanti degli enti locali potranno chiedere un incontro online con i referenti del Mim, scegliendo giorno e fascia oraria preferiti tra quelli disponibili.

Qui il video di lancio dello Sportello di edilizia scolastica PNRR.

Armonizzare la valutazione

Si è riunito dal 26 al 28 ottobre a Jesolo Lido il Consiglio Nazionale

ANDIS: urgente armonizzare la valutazione della scuola primaria con quella della scuola secondaria di primo grado

Si ritiene necessario far crescere la cultura della valutazione

Roma, 6 novembre 2023. Si è riunito dal 26 al 28 ottobre a Jesolo Lido il Consiglio Nazionale dell’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici). Tra i principali punti all’ordine del giorno la valutazione degli apprendimenti degli studenti.

L’ANDIS, sottolineando come “sia necessario far crescere nella scuola di ogni ordine e grado la cultura della valutazione, orientata alla progettazione del miglioramento continuo”, evidenzia “l’urgenza di armonizzazione” della valutazione della scuola primaria con quella della scuola secondaria di primo grado. “Nella scuola del primo ciclo – spiega l’ANDIS – coesistono due modalità di valutazione che necessitano di una definizione sistemica che superi il voto numerico, almeno in itinere, che incoraggi il miglioramento e stimoli l’impegno delle studentesse e degli studenti. La valutazione sommativa, ancora presente in forma esclusiva in tante classi di scuola secondaria di primo grado, rischia di far aumentare la probabilità di insuccesso”.

L’ANDIS, pertanto, considera fondamentale “un profondo ripensamento dell’approccio metodologico e valutativo della scuola secondaria di primo grado”, anche attraverso “una revisione dello stato giuridico dei docenti, che necessitano di tempi adeguati per la progettazione e la condivisione di buone pratiche valutative, in analogia con quanto già previsto per la scuola primaria”. Si ritiene, inoltre, indispensabile “un qualificato e permanente percorso di formazione che coinvolga tutto il personale docente e gli stessi dirigenti scolastici”.

L’ANDIS “sostiene le attuali sperimentazioni che si stanno realizzando in diverse scuole secondarie di primo e di secondo grado” e “apprezza il lavoro di tanti Dirigenti Scolastici che, in merito alla valutazione, mettono in campo tutti gli strumenti giuridici e di leadership, con l’attuazione piena del regolamento dell’autonomia, per il successo formativo di tutti e di ciascuno”.

 

Chi siamo

L’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (A.N.DI.S.) rappresenta la più importante associazione professionale – non sindacale – dei dirigenti scolastici italiani.

Fondata nel 1988, l’ANDIS associa al momento un consistente numero di dirigenti di scuole di ogni ordine e grado e persegue obiettivi di promozione, sviluppo, progresso della scuola pubblica.

Presente su tutto il territorio con articolazioni regionali e provinciali, la nostra Associazione svolge un’intensa attività di formazione e di sviluppo professionale dei dirigenti scolastici e si sforza di rappresentare nei vari contesti le esigenze professionali dei propri iscritti, promuovendo la visione di una scuola pubblica di qualità, capace di educare ai valori della cittadinanza, dell’inclusione, della collegialità, della democrazia, della corresponsabilità, mettendo gli studenti al centro del processo educativo per guidarli ed orientarli ad essere protagonisti del proprio futuro e della costruzione di un futuro sostenibile.

In forza di questa riconosciuta attività a favore del miglioramento della qualità del sistema di istruzione e formazione l’ANDIS rappresenta una risorsa di competenze e affidabilità sulle questioni di politica scolastica e di ordinamento.

Costruire una nuova rete scolastica!

Costruire una nuova rete scolastica!

Franco Buccino

(La Repubblica ed. Napoli. 6 Nov. 2023)

Il Tar ha dato ragione alla Regione bocciando la perdita dell’autonomia di 150 scuole prevista dal piano di dimensionamento del Ministero. Un passo importante verso la definizione di una nuova rete scolastica.

E però ora bisogna costruirla questa nuova rete. Stabilendo .criteri, risorse e tempi. Mentre le ultime disposizioni ministeriali si fermano a ridurre il numero delle unità scolastiche, aumentando perfino gli alunni per scuola, invece, per tanti motivi, demografici, economici, sociali, è proprio il momento di rivedere l’organizzazione di scuole sul territorio, i punti scuola e gli indirizzi di studio, i requisiti dei contesti di apprendimento, didattica a distanza, ma anche tempo scuola, organici, ecc. ecc.

Forse non è sbagliato intendere con scuola proprio l’edificio scolastico. Il luogo per l’apprendimento e per la socializzazione, l’istruzione e la formazione. La scuola è il luogo fisico dell’incontro, della comunità, oltre che dell’istruzione. Per poter raggiungere tali obiettivi ci vogliono edifici scolastici. Devono essere edifici con numero adeguato di aule, laboratori, palestra, spazi comuni, locali per direzione e uffici.

Una scuola, sia essa unica sede o singolo plesso, deve avere questi requisiti. Non ha senso occupare qualche appartamento in un condominio, locali della parrocchia o del comune.

Ci vogliono, naturalmente, anche alunni e studenti! E non è sbagliato, perfino dal mio punto di vista, che negli edifici scolastici ci vada un numero di studenti adeguato agli spazi e alle strutture di cui dispone. Seicento, novecento…

A questo punto occorre tener conto  di due elementi fondamentali per realizzare la rete: il trasporto scolastico e gli ambiti territoriali del sistema scolastico regionale.

Poiché gli edifici scolastici non si trovano certo in tutti i comuni, in tutte le zone, diventa fondamentale il trasporto scolastico. Alla rete dei trasporti si adegua, con opportune flessibilità, la scuola per i suoi orari, le sue attività. In ogni edificio scolastico ci deve essere il servizio mensa: è la mensa che permette di organizzare ed espandere il tempo scuola.

Gli ambiti territoriali, in cui si divide la regione, vanno rimodulati. Ogni ambito dovrebbe offrire a tutti gli alunni e studenti residenti  un posto in una scuola, in un edificio scolastico. L’ambito deve supportare ogni scuola, la sua autonomia, la rete di cui essa fa parte. Altro che organo burocratico che gestisce supplenze, soprannumero e titolarità dei docenti e del restante personale!

Da qui deriva la necessità di affrontare altre questioni di politica scolastica e contrattuale. Di seguito:  Il ruolo dei genitori e rinnovati organi collegiali. Il riordino dei cicli, anche con l’obiettivo di portare gli studenti a conseguire la maturità a diciotto anni. Una sorta di sistemazione degli indirizzi di studio: un istituto, per avviarli, deve avere i requisiti numerici,  logistici e strumentali. Uno snellimento e un’accelerazione del processo di attuazione della piena autonomia scolastica. L’organico funzionale e la titolarità dei docenti, se forniti dei titoli, anche su ambiti disciplinari. E, come conseguenza, nuove opportunità di carriera per i docenti, per il personale tecnico e amministrativo, e, in ultimo, la piena attuazione della dirigenza su unità scolastiche più complesse e articolate.

Ovviamente si tratta di avviare un percorso che ha i suoi tempi, che richiede investimenti coraggiosi, non certo il modesto finanziamento del progetto sperimentale “Agenda Sud” che ha in mente il ministro Valditara.

Si tratta di un percorso che mira a riordinare e rilanciare la scuola nel nostro paese. Ad avere ragazzi più preparati sia per il prosieguo degli studi, sia per l’inserimento nel mondo del lavoro. Ad abbassare le tristi percentuali di dispersione scolastica. A far diventare la scuola perfino uno strumento utile e attraente contro la denatalità.

Comincino a discuterne, tutti insieme, governo, istituzioni, sindacati, e costruiscano una piattaforma condivisa. Anche dagli studenti e dalle loro famiglie, che l’aspettano con impazienza.

Pensioni, tagli dell’assegno agli statali. Ma per i maestri gli effetti potrebbero essere esigui

da OrizzonteScuola

Di redazione

La legge di bilancio approdata in Parlamento, come sappiamo, propone alcuni interventi in merito alle pensioni. Pur non prevedendo alcuna riforma strutturale, ci sono diverse novità che riguardano gli statali e in particolare gli insegnanti di asilo e scuole elementari parificate.

La nuova norma prevista nella manovra che contiene un capitolo dedicato alla previdenza, prevede un taglio delle pensioni per coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1996. Si stima che la misura potrebbe interessare oltre 300mila persone, pari a circa un terzo dei dipendenti pubblici.

La relazione tecnica allegata al disegno di legge, riporta Il Messaggero, specifica i contorni finanziari della misura, che riguarda sostanzialmente coloro che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 e andrà a toccare gli interessati in modo graduale nel corso del tempo.

Ad esempio, si specifica che per il prossimo anno i lavoratori che si vedranno applicare coefficienti decisamente meno favorevoli sono 31.500, con un risparmio per lo Stato limitato a 11,5 milioni di euro.
Ma già nel 2025 si arriverà 81.500 persone coinvolte e a 42,3 milioni di minor spesa previdenziale.

Tale processo vedrà una forte crescita nel 2043 con lo Stato che avrà un beneficio per quanto riguarda le casse pubbliche, di quasi 2,3 miliardi.

Da questo quadro emerso dalla relazione tecnica, appare esigua l’incidenza per i maestri che non dovrebbero essere dunque fra le categorie maggiormente colpite.

Visite fiscali pubblici dipendenti, il TAR Lazio annulla il decreto Madia che ne regola le fasce orarie

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Da un ricorso al TAR del Lazio proposto da UIL Pubblica Amministrazione Polizia Penitenziaria, numero di registro generale 2760 del 2018, arriva un’interessantissima sentenza che annulla il decreto Madia sul regolamento delle fasce orarie delle visite fiscali per i pubblici dipendenti. Questa sentenza non mancherà di ridurre le fasce orarie delle visite fiscali anche per i docenti di ogni ordine e grado di istruzione e il personale Ata.

Punti salienti della sentenza

La sentenza n.16305 del 3 novembre 2023 del TAR Lazio ha evidenziato, senza mezzi termini, che la mancata armonizzazione della disciplina delle fasce orarie di reperibilità, ha fra l’altro determinato una disparità di trattamento del tutto ingiustificata fra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato. In buona sostanza nella sentenza si fa notare che mentre nelle aziende private, il lavoratore che prende un congedo di malattia, è vincolato a permanere a casa per l’eventuale visita fiscale dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, senza riferimenti a festivi e giorni non lavorativo, nella Pubblica Amministrazione, compresi i dipendenti della scuola, le fasce orarie per le visite fiscali di chi è in malattia sono molto più ampie, dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18, con obbligo di reperibilità anche nei giorni non lavorativi e festivi.

Questa evidente differenza tra pubblico e privato ha indotto il TAR a ritenere che un evento come la malattia non può essere trattato diversamente a seconda del rapporto di lavoro intrattenuto dal personale che ne viene colpito. Ne è quindi derivata la violazione dell’art. 3 della Costituzione, non essendo rispettato il principio di uguaglianza.

Come emerge da una nota della UIL Pubblica Amministrazione: “Il Tar ha anche precisato che stante l’effetto conformativo riconosciuto alla sentenza, nell’adozione del nuovo decreto non potrà non tenersi conto di quanto statuito con la decisione in parola”.

Nella sentenza è espressamente specificato che le considerazioni svolte nel ricorso presentato nel 2018 conducono all’accoglimento del gravame, con conseguente annullamento in parte qua del provvedimento che ne costituisce l’oggetto. Quindi di fatto, il regolamento delle fasce orarie disposte dal decreto Madia-Poletti, viene annullato già dai prossimi giorni e quindi l’Amministrazione dovrà predisporre un regolamento che sia adeguato al principio di uguaglianza con il settore privato.

Si attendono nuove fasce orarie per le visite fiscali

Questa importantissima sentenza del TAR Lazio, potrebbe definire ben presto nuove fasce orarie per le visite fiscali dei dipendenti pubblici. Quindi si attendono note di chiarimento per l’eventuale accoglimento della suddetta sentenza e le nuove fasce orarie per le vistie fiscali anche per i docenti e il personale ata.

Dimensionamento. CPIA vittime sacrificali?

da Tuttoscuola

er il prossimo triennio l’operazione dimensionamento comincerà a “mietere vittime”, riducendo gradualmente il numero delle istituzioni scolastiche, mentre le sedi di erogazione del servizio (plessi scolastici, scuole e istituti) non subiranno cambiamenti, se non quelli fisiologici conseguenti all’andamento demografico della popolazione scolastica.

In questa operazione di dimagrimento che porterà alla riduzione degli organici dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA) – aumentandone comunque il peso organizzativo e le responsabilità gestionali – le notizie sulle impugnative delle regioni Campania e Puglia davanti al TAR nascondono forse singole situazioni particolari e critiche nel territorio.

Tra queste, senza arrivare finora agli onori delle cronache (che forse ne sottovalutano l’importanza), ci sono i CPIA, i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, spesso frequentati anche da stranieri.

Secondo gli ultimi dati ufficiali, in Italia ce ne sono 129, mediamente uno o due per provincia.

Sull’operazione dimensionamento il ministero ha raccomandato di tenere conto di particolari situazioni territoriali (zone di montagne, piccole isole), ma ha omesso, forse per dimenticanza, di comprendervi anche i CPIA, con una conseguenza negativa, considerando anche il fatto che diversi Centri stanno registrando un aumento di iscritti, soprattutto stranieri.

Il sistema considera purtroppo i CPIA un po’ come figli di un dio minore (non Tuttoscuola, che a questi Istituti che svolgono un ruolo fondamentale ha dedicato più di un dossier, tra cui il recentissimo “Largo ai CPIA” e “Largo ai CPIA: scuole di cittadinanza e benessere per adulti italiani e stranieri”) e, forse per questo, tra i tagli obbligati di organico delle istituzioni scolastiche, le amministrazioni locali, deputate a individuare le istituzioni da ridurre, stanno proponendo accorpamenti di CPIA.

Se l’accorpamento di istituzioni scolastiche aumenta il peso organizzativo e le responsabilità gestionali dei DS e dei DSGA, l’eventuale accorpamento in un unico CPIA provinciale determinerebbe un aggravamento maggiore, considerata anche la complessità del servizio su un ampio territorio, al limite della ingestibilità.

CPIA vittima sacrificale? Invitiamo a ripensarci.

Visite fiscali per i dipendenti pubblici in caso di malattia

Visite fiscali per i dipendenti pubblici in caso di malattia alla luce della sentenza TAR Lazio del 3 novembre 2023. Stato dell’arte

Carmelo Salvatore BENFANTE PICOGNA, Dario Angelo TUMMINELLI, Zaira MATERA

Potrebbero esserci novità in arrivo nel pubblico impiego (personale scolastico compreso) in merito alle cosiddette fasce orarie di reperibilità per le visite fiscali atte ad accertare l’effettiva sussistenza dei requisiti per assentarsi dal servizio in occasione di eventi morbosi.

Il decreto 17 ottobre 2017, n. 206 “Regolamento recante modalità per lo svolgimento delle visite fiscali e per l’accertamento delle assenze dal servizio per malattia, nonché l’individuazione delle fasce orarie di reperibilità, ai sensi dell’articolo 55-septies, comma 5-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”, meglio conosciuto come decreto “Madia-Poletti”, dal nome degli ex Ministri  dell’allora governo Gentiloni, per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia e per il lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, è stato recentemente interessato dall’intervento del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio che, con sentenza  n. 16305 del 3 novembre 2023 (consultabile integralmente al link diretto https://portali.giustizia-amministrativa.it/portale/pages/istituzionale/visualizza/?nodeRef=&schema=tar_rm&nrg=201802760&nomeFile=202316305_01.html&subDir=Provvedimenti) ne ha acclarato l’illegittimità, dichiarando l’incostituzionalità dell’art. 3.

La sentenza impone la cosiddetta armonizzazione della disciplina delle fasce orarie di reperibilità tra il settore pubblico e quello privato evidenziando una manifesta disparità di trattamento fra i due settori, con evidente violazione degli artt. 3 e 97 della Costituzione non avendone rispettato il principio di uguaglianza.

I dipendenti pubblici, difatti, sono stati soggetti a controlli più severi, rafforzati e restrittivi, considerati da molti come uno sviamento del potere di controllo dello Stato imponendo una fascia di controllo “quasi doppia” (7 ore a fronte di 4 nell’arco di una giornata) rispetto ai lavoratori del settore privato, in contrasto anche con il diritto alla tutela della salute sancito dalla Carta costituzionale dall’art. 32

Il ricorso al Tribunale presentato nel lontano 2018 (numero di registro generale 2760), è stato promosso dall’Organizzazione sindacale UIL Pubblica amministrazione, sindacato della Polizia penitenziaria, contro la Presidenza del Consiglio e il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Con l’annullamento del D.M. 206/2017 viene così a cadere una delle disposizioni attuative della “riforma Madia”, Decreto Legislativo 25 maggio 2017, n. 75 e del disegno di riforma disposto con la Legge 7 agosto 2015, n. 124 “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.

Il decreto dovrà quindi essere riscritto tenendo conto del pronunciamento del TAR con la citata sentenza, a meno che nelle more non venga proposto ricorso d’appello per la sospensione dell’esecutività della sentenza di primo grado al Consiglio di Stato, organo con funzioni giurisdizionali di secondo grado.

Bibliografia  

  • COSTITUZIONE Italiana, artt. 3 – 32 e 97
  • LEGGE 7 agosto 2015, n. 124 “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche
  • DECRETO LEGISLATIVO 30 marzo 2001, n. 165 “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche
  • DECRETO LEGISLATIVO 25 maggio 2017, n. 75 “Modifiche e integrazioni al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ai sensi degli articoli 16, commi 1, lettera a), e 2, lettere b), c), d) ed e) e 17, comma 1, lettere a), c), e), f), g), h), l) m), n), o), q), r), s) e z), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche
  • DECRETO 17 ottobre 2017, n. 206 “Regolamento recante modalità per lo svolgimento delle visite fiscali e per l’accertamento delle assenze dal servizio per malattia, nonché l’individuazione delle fasce orarie di reperibilità, ai sensi dell’articolo 55-septies, comma 5-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165
  • TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE del Lazio, Sezione IV-ter, sentenza n. 16305 del 3 novembre 2023

Digital Diversity Week

Digital Diversity Week: 4° appuntamento con l’evento che supera le barriere del job-matching con un clic.

Dal 27 novembre al 1° dicembre.

Raccogliendo il grande successo delle precedenti edizioni, torna per la sua quarta edizione la Digital Diversity Week, l’evento full digital pensato per l’inserimento professionale di persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette.

Digital Diversity Week è il format innovativo che mette in contatto la domanda e l’offerta di lavoro tra aziende e persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette cogliendo i vantaggi della job fair e del web.

Cosa succede quando due leader del mercato si uniscono? Crollano le barriere al job-matching, anche per un segmento complesso come quello per i candidati/lavoratori con disabilità.

Dalla partnership tra StartHub Consulting – la prima realtà a lanciare le job fair digitali e il circuito Digital Recruiting Week – e Jobmetoo by Seltis Hub, realtà specializzata nella consulenza su tematiche di Disability & Inclusion e piattaforma dedicata alla ricerca e selezione di persone con disabilità nasce un evento 100% digital per garantire i massimi livelli di accessibilità e inclusività.

La Digital Diversity Week è un format di comunicazione, recruiting ed employer branding dedicato alle aziende che vogliono raggiungere questo particolare target di professionisti. DDW è una vera e propria arena virtuale finalizzata a far incontrare in maniera originale e distintiva le persone in cerca di lavoro e le aziende.

L’evento è supportato da una campagna di comunicazione integrata e multipiattaforma strutturata per entrare in relazione con centinaia di candidati attraverso una landing page altamente accessibile.

Con le sue 3 edizioni, la Digital Diversity Week ha avuto un incremento del 50% di aziende aderenti alla terza edizione e oltre il 60% di partecipanti in più in cerca di nuove opportunità lavorative.

Ogni azienda partecipante avrà a disposizione una company page sul sito dedicato all’evento attraverso la quale potrà presentarsi come employer, condividendo il proprio sistema valoriale in ambito D&I e descrivendo quali ruoli professionali sono più frequentemente ricercati, suddivisi per area geografica con testi, ma anche contenuti multimediali e interattivi.

Le candidature spontanee saranno raccolte grazie all’implementazione di un apposito ATS (Applicant Tracking System), disegnato con attenzione al design universale e all’adattabilità ai sistemi di supporto.

Durante l’evento saranno disponibili vari momenti di approfondimento, orientamento e confronto grazie ai webinar organizzati dai professionisti di Jobmetoo, Start Hub Consulting e numerosi esperti di settore.

Ogni webinar sarà sottotitolato; inoltre, convegno di apertura e di chiusura e gli eventi per i candidati vedranno la partecipazione di un interprete della Lingua dei Segni.

Nelle settimane precedenti l’evento, ogni azienda ha avuto a disposizione un momento di formazione con gli esperti di Jobmetoo per affrontare al meglio il tema “disabilità” in un colloquio di selezione.

L’evento ha un obiettivo ambizioso: sostenere le Aziende che parteciperanno nella strutturazione di una strategia di employer branding e di recruiting inclusiva. Come?  Tramite la condivisione del proprio sistema valoriale e di CSR, per attrarre e coinvolgere candidati con disabilità  in ogni Regione.

Grazie al processo di profilazione > comunicazione > attraction, centinaia di candidati in target si potranno registrare alla DDW per inviare il proprio cv e dare la disponibilità ai colloqui di lavoro.

Sul sito dell’evento, www.digitaldiversityweek.it, i candidati potranno registrarsi ai webinar e conoscere le aziende partecipanti.

Il successo delle precedenti edizioni ci ha dato tutta l’energia che abbiamo deciso di mettere in questa quarta edizione della DDW. – ha commentato Daniele Regolo, Brand Ambassador D&I di Openjobmetis (di cui fa parte Seltis Hub) e Founder di JobmetooPer noi è una possibilità innovativa di far incontrare domanda e offerta di lavoro anche in uno scenario complesso come quello dei candidati con disabilità. Si tratta in sostanza di una strategia per tradurre la nostra lunga esperienza in valore non solo alla persona con disabilità desiderosa di mettersi in gioco dal punto di vista professionale, ma anche alle aziende oggi capaci di orientarsi verso un futuro inclusivo, come quello che piace immaginare e realizzare a noi. Perché con un buon uso della tecnologia, oggi, può bastare un clic.”

Tra le aziende che hanno già aderito all’iniziativa: Berluti, DEDALUS, Engineering Spa, ESSILOR LUXOTTICA, KPMG, Lilly, Lynx group, MBDA, PWC, REPLY RETAIL, TAS GROUP, ecc.

Informazioni e registrazioni sul sito dell’evento:

https://digitaldiversityweek.it/

Nota 6 novembre 2023, AOODGPER 65054

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico – Uff. III
Reclutamento del personale docente ed educativo

Agli Uffici Scolastici Regionali Loro sedi
e, p.c., alla Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica Sede

OGGETTO: Rilevazione cessazioni d’ufficio personale 65enne che abbia raggiunto il limite ordinamentale per la permanenza in servizio. Sollecito adempimenti.

Nota 6 novembre 2023, AOODPIT 4739

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione

Ai Direttori generali e ai Dirigenti preposti gli Uffici Scolastici Regionali
All’Ufficio speciale di lingua slovena presso l’Ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della Provincia di Trento
Al Sovrintendente agli studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie per il tramite dei rispettivi UU.SS.RR.

Oggetto: Le vicende del Confine orientale e il mondo della scuola – Seminario nazionale online “La strage di Vergarolla: il mare si tinse di rosso” – 1 dicembre 2023

Nota 6 novembre 2023, AOODPIT 4714

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito

Ai Direttori generali e ai Dirigenti preposti agli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti scolastici delle istituzioni scolastiche statali e ai Coordinatori didattici delle scuole paritarie
Al Sovrintendente scolastico per la Regione Valle di AOSTA
Al Sovrintendente scolastico per la scuola in lingua italiana BOLZANO
All’Intendente scolastico per la scuola in lingua tedesca BOLZANO
All’Intendente scolastico per la scuola delle località ladine BOLZANO
Al Dirigente del Dipartimento istruzione per la Provincia di TRENTO

Oggetto: 9 novembre 1989- 9 novembre 2023. Iniziative in occasione dei trentaquattro anni dalla caduta del Muro di Berlino.