Elezione consiglio d’intersezione, d’interclasse e di classe

da La Tecnica della Scuola

L’art. 5 del decreto legislativo 297 del 1994 tratta del consiglio d’intersezione per la scuola dell’infanzia, del consiglio d’interclasse per la scuola primaria e del consiglio di classe per la scuola secondaria di primo e secondo grado.
Detto consiglio rappresenta, a livello di scuola, un organo collegiale perfetto di rilevante portata nella misura in cui ha potere decisionale sulla valutazione intermedia e finale degli studenti, sulla programmazione, sull’inclusione, sul PEI, sul PDP e su altri aspetti specifici riguardanti il processo di crescita di tutti gli studenti.

Componenti

Al consiglio d’intersezione, d’interclasse di classe e dei corsi serali vi fa parte di diritto il dirigente scolastico o un suo delegato facente parte dello stesso consiglio che nomina un membro del consiglio stesso a esercitare le funzioni di segretario.

Si riunisce in orario non coincidente con l’orario delle lezioni.

  • Il consiglio d’intersezione nella scuola dell’infanzia e d’interclasse nelle scuole primarie è composto:
  •  Da tutti i docenti delle sezioni dello stesso plesso per la scuola dell’infanzia e delle classi parallele per la scuola primaria;
  • Da un rappresentante eletto dai genitori degli alunni iscritti.
  • Il consiglio di classe della scuola secondaria di primo  grado è composto:
  • Da tutti i docenti di ogni singola classe
  • Da quattro rappresentanti eletti dai genitori degli alunni iscritti alla classe.
  • Il consiglio di classe della scuola secondaria di secondo grado è composto:
  • Due rappresentanti eletti dai genitori degli alunni iscritti alla classe e due rappresentanti degli studenti, eletti fra gli studenti appartenenti alla classe.
  • Il consiglio di classe nei corsi serali per lavoratori è composto:
  • Tre studenti della classe eletti fra gli studenti appartenenti alla classe.

Competenze

Il consiglio d’intersezione, d’interclasse e di classe ha delle competenze diversificate in relazione all’argomento da trattare.
Si riunisce con la sola presenza dei docenti in sede tecnica, quando deve decidere su:
– realizzazione del coordinamento didattico;
– realizzazione dell’interdisciplinarietà;
– interventi di potenziamento, di recupero;
– valutazione intermedia e finale degli studenti;
– provvedimenti disciplinari a carico degli studenti.

Si riunisce con la presenza dei genitori e degli studenti quando:
– deve fare proposte al collegio dei docenti in merito a attività didattiche e di sperimentazione;
– deve analizzare l’andamento del gruppo classe e agevolare i rapporti tra docenti, genitori e studenti.

Classi pollaio, Flc Cgil: “254mila alunni in classi in deroga alla norma”

da La Tecnica della Scuola

Uno dei grandi obiettivi del PNRR, come annunciato in conferenza stampa dal ministro Bianchi, è quello del dimensionamento delle scuole. In sostanza si tratta di riequilibrare il numero di studenti, spesso in troppi in alcuni istituti e in pochi in altri. Secondo la Flc Cgil 254mila alunni studiano in classi in deroga alla norma, ovvero dove si è derogato al tetto massimo di presenze in aula. Il numero maggiore (oltre 200mila) arriva dai licei e dagli istituti tecnici e professionali con 7.345 classi (almeno 28 studenti in aula).

Il numero massimo consentito è infatti 27 (con deroga) alle medie, 26 (con deroga a 27) alla primaria e 26 (con deroga a 29) alla materna. Ma è appunto alle superiori la questione maggiore (da 27 a 30 fino a un +10%). Lo ha spiegato Alessandro Rapezzi della Flc-Cgil a ‘Repubblica’: “Non si può andare avanti, basta con le deroghe, rivediamo i tetti, abbiamo scuole in zone dove è necessario avere classi anche con numeri ridottissimi, mentre nei grandi centri metropolitani l’intervento deve essere deciso sui tetti massimi da ridurre”.

Ma si sfora anche nelle classi con presenza di studenti disabili. Da regola non si dovrebbe superare il tetto di 20 alunni nelle classi che accolgono un disabile ma 42.500 classi alla primaria, 41.297 alle medie e 64.622 alle superiori non rispettano la norma. Rapezzi sottolinea come sia prassi consolidata includere due o tre alunni con disabilità nello stesso gruppo-classe.

“Abbassare il numero degli alunni vuol dire creare le migliori condizioni per sperimentare forme di didattica innovativa e partecipativa. Va ridotto il sovraffollamento anche per garantire il necessario distanziamento, anche oltre l’attuale emergenza sanitaria. Classi meno numerose favoriscono un benessere generale e un ambiente più salubre” ha spiegato ancora Rapezzi.

Ma aldilà delle riforme del PNRR, tocca al Parlamento rivedere i parametri (ancora fermi al 2009).

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Formazione obbligatoria dei docenti: sulla carta è così, nei fatti ogni scuola fa come vuole

da La Tecnica della Scuola

Quello della formazione in servizio dei docenti è uno dei temi del momento. Gli stessi sindacati continuano a dire che nel prossimo contratto nazionale bisognerà affrontare questo aspetto centrale della professione e definire con chiarezza tempi e modi.
Mario Maviglia, una lunga carriera nella scuola, da maestro fino a provveditore agli studi di Brescia, abbiamo posto qualche domanda.

Ispettore, entriamo subito in argomento: da tempo si parla di diritto/dovere alla formazione; cosa ne pensa?

Prima di tutto vorrei fare una precisazione per evitare di essere frainteso. La situazione del nostro sistema scolastico è molto complessa, per analizzarla e per non essere presi dallo sconforto bisogna ricorrere anche all’ironia, cosa che ormai faccio sempre più spesso.
Ma veniamo al tema.
Per lunghi anni abbiamo detto che la formazione è un diritto/dovere dei docenti, una locuzione, questa, bellissima per dire tutto (ossia niente) e per scansare in modo rigoroso e scientifico l’inutile zavorra della formazione. Infatti, nella titanica (e bizantina) discussione riguardante quanto dovere e quanto diritto ci debba essere nella formazione, intere generazioni di docenti sono riusciti ad andare tranquillamente in pensione facendo poche o zero ore di formazione e potendo dire ai nipoti, con orgoglio: “Io non c’ero!”.

Per la verità, però, c’è di mezzo anche la legge 107 del 2015 che dice altro

Esattamente, la situazione assolutamente idilliaca e tranquilla descritta prima è stata proditoriamente e sciaguratamente sconvolta dalla legge 107/2015 che ha stabilito che la formazione dei docenti è “obbligatoria, permanente e strutturale”. Nel mondo scolastico e sindacale si è diffuso il panico, perché non tutti hanno colto la sottile e intelligente strategia utilizzata dal nostro legislatore nel far credere che la formazione diventasse qualcosa di stabilizzato nella vita delle istituzioni scolastiche.

Cosa intende dire?

In realtà il decisore politico non ha mai avuto la volontà di rendere davvero obbligatoria la formazione, e il decisore amministrativo ancora meno!
Il tutto, infatti, rientrava in una sorta di teatrino politico escogitato appositamente per confondere l’UE e far sembrare che in Italia la formazione è tenuta in grande considerazione. E in effetti, con visione lungimirante, la stessa Amministrazione scolastica si è ben guardata dal tradurre quella “obbligatorietà” in un monte ore definito e a sancirlo nel CCNL.

Non le sembra di esagerare ?

Per nulla. Stiamo ai fatti: con una nota applicativa (n. 2915 del 15/09/2016), degna della migliore scuola sofista, il Ministero precisava che “il principio della obbligatorietà della formazione in servizio” [va considerato] “come impegno e responsabilità professionale di ogni docente” [e dunque] “l’obbligatorietà non si traduce, quindi, automaticamente in un numero di ore da svolgere ogni anno, ma nel rispetto del contenuto del Piano”.
Questo concetto veniva ribadito con commovente iterazione con una nota successiva (la n. 25134 dell’1/06/2017) la quale stabiliva che “l’obbligatorietà non si traduce automaticamente in un numero di ore da svolgere ogni anno, ma nel rispetto del contenuto del piano”.
Leggasi: ognuno fa quello che vuole. D’altro canto non poteva essere diversamente: la nostra è una matura democrazia liberale.

Però, almeno per i temi dell’inclusione, adesso c’è la legge 178 del 30/12/2020) che prevede una formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno.

Certo, e il principio dell’obbligatorietà viene ribadito anche in un successivo decreto applicativo (il DM n. 188 del 21/06/2021).
Ma con una circolare che reca istruzioni in materia (ad esempio la n. 27622 del 6/09/2021) il personale docente interessato viene “invitato” a partecipare alle attività formative. Non “obbligato”, capite? E in effetti molti docenti, educatamente e con l’appoggio degli onnipresenti sindacati, hanno risposto al ministero: “Grazie dell’invito, mi ha fatto molto piacere riceverlo, ma non intendo parteciparvi. Ho altro da fare. Sarà per un’altra volta. Non perdiamoci di vista, però.”

Comunque sembra che i corsi si stiano facendo, si parla di centinaia di migliaia di docenti coinvolti nei corsi

Preferirei attendere qualche settimana per tracciare un bilancio preciso. Nella nota del 6 settembre 2021 viene detto che “per consentire l’effettiva erogazione delle risorse finanziarie entro l’a.f. 2021, le scuole saranno invitate a fornire rendicontazione entro e non oltre la data del 30 novembre p.v.”
In poco più di due mesi le scuole devono progettare le attività formative, trovare i formatori, stipulare i contratti, realizzare le attività formative a livello di ambito e fornire rendicontazione al Ministero entro il 30 novembre! Non ci si lasci però impressionare da questa veemenza decisionista; le ragioni in realtà sono molto serie e impongono un impegno solerte e senza indugi da parte delle scuole interessate alla formazione.

Secondo lei perché tutta questa fretta?

Secondo me questa oltremodo tempestiva mossa del Ministero nasconde un secondo fine, molto astuto e coerente con quanto abbiamo detto fin qui: con tempi così ridotti molte scuole non riusciranno ad organizzare la formazione e quindi, ancora una volta, si riuscirà a farla franca rispetto al famoso vincolo della “obbligatorietà” della formazione. L’Italia è un Paese magnifico: ad ogni problema trova sempre una non soluzione.

l robot che abbatte le distanze alla Marcia per la pace

Il robot che abbatte le distanze alla Marcia per la pace
Redattore Sociale del 09/10/2021

PERUGIA. Domenica 10 ottobre a sfilare per la Marcia Perugia Assisi, insieme a volontari e rappresentanti dei centri di servizio ci sarà anche il “robot dell’inclusione” che sarà gambe, occhi e orecchie di Guglielmo Mezzanotte, studente umbro con disabilità che frequenta l’università degli studi di Perugia, e Giampiero Griffo, dell’osservatorio nazionale delle persone con disabilità.
Già utilizzato in scuole, ospedali, università e associazioni il robot dell’inclusione consente a persone, momentaneamente o stabilmente impossibilitate a muoversi fisicamente, di partecipare a qualsiasi evento in “telepresenza”.
La Marcia sarà quindi davvero un’occasione per sperimentare il tema del “prendersi cura” – che è il motto di questa edizione. Grazie a CSVnet, che ha creato connessioni e sinergie virtuose, e la fattiva collaborazione del Csv dell’Umbria, il robot sarà affidato già da sabato dalla società di Torino che lo ha progettato e che è in contatto con Silvia Camillucci del Csv e Andrea Tonucci, dell’associazione Vita Indipendente. Saranno loro ad occuparsi della sperimentazione con Guglielmo, che farà il percorso della Marcia, a distanza ma come se fosse lì, insieme agli amici che la percorrono fisicamente.
Un altro robot sarà messo a disposizione di Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità che – grazie alla tecnologia – parteciperà alla chiusura della manifestazione alla Rocca di Assisi e potrà interagire con i presenti.
I robot sono stati forniti gratuitamente dall’istituto Enzo Ferrari di Susa, una delle scuole che da inizio 2021 utilizzano questi strumenti per l’inclusione dei propri studenti.

“Ripartiamo”

“Ripartiamo”: è la Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down
Redattore Sociale del 09/10/2021

ROMA -. “Ripartiamo”: è questo lo slogan scelto per la Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down di quest’anno, che si celebra il prossimo 10 ottobre. “Una parola con dentro un mondo – spiega l’associazione – tesa tra passato, presente e futuro. Ripartiamo è infatti un’incitazione, una determinazione, un auspicio nell’autunno del 2021, il secondo autunno dall’inizio delle pandemia, ancora carico di preoccupazioni e di incertezze, ma pieno anche di speranza che finalmente si possa, appunto, ripartire”. AIPD però ricorda di non essersi mai fermata: “A distanza nei mesi di lockdown, poi subito in presenza, non appena è stato possibile, le attività non sono mai state interrotte. E lo dimostrano i numeri: in questo momento, abbiamo ben 168 progetti attivi, di cui più della metà (93) dedicati a percorsi per l’autonomia: tra questi, 23 percorsi di educazione all’autonomia per adolescenti, 32 ‘Agenzie del tempo libero’ e 16 progetti per pre-adolescenti. Tra le altre attività in corso, ci sono 32 laboratori, 15 attività per bambini e 12 centri diurni. Ora, però, proprio il mese di ottobre, ponte tra l’estate e l’inverno, è il momento dei nuovi inizi e delle nuove partenze”.

Ripartono i ragazzi… 
Si avvieranno in questi giorni nuovi tirocini e inserimenti lavorativi, grazie a progetti e accordi di Aipd nazionale. Emanuele, per esempio, di Aipd Roma, sta iniziando un tirocinio 6 mesi finalizzato ad assunzione presso Leroy Merlin, nell’ambito del progetto “Formidabili”, frutto dell’accordo tra Abile Job, Aipd e Angsa; Alice, anche lei di Aipd Roma, ha iniziato un tirocinio di 6 mesi presso il negozio Adidas di Castel Romano, grazie alla collaborazione Aipd – Adidas.
Ancora, Giorgia e Francesco, di Aipd Taranto e Bergamo, firmano proprio in questi giorni un contratto a tempo determinato di 6 mesi presso C&C Consulting, mentre Claudia, di Aipd Caserta, inizia un tirocinio 6 mesi presso Clayton spa Carinaro. Passando da Sud a Nord, in Trentino Ilaria inizia un tirocinio di 6 mesi presso Decathlon Bolzano, grazie all’accordo ormai consolidato tra Aipd e il marchio sportivo. Partiranno nei prossimi giorni anche altri due inserimenti lavorativi, grazie ad accordi nazionali di Aipd rispettivamente con Decathlon e con Procter&Gamble.

Ripartono gli educatori… 
Si rimettono in marcia anche gli educatori, che pure non si sono mai fermati e continuano a formarsi, per poter accompagnare i giovani con sindrome di Down verso l’autonomia: ben 81 sono gli iscritti al seminario on line l’educazione all’autonomia, provenienti da 22 sedi Aipd e altre 16 organizzazioni, di cui una marocchina (Associazione Down Rabat).

Mentre le coppie costruiscono il loro futuro.
“La ripartenza più bella ed emozionante è quella delle coppie – racconta Aipd – che, dopo mesi di distanza, hanno ripreso a incontrarsi, a vivere esperienze insieme, finalmente a pensare al futuro. Nell’ambito del progetto ‘Amore, amicizia, sesso: parliamone adesso’, finanziato dal ministero del Lavoro, nei mesi estivi gruppi di coppie hanno condiviso una settimana di vacanza in campeggio, sperimentandosi nella loro intimità e autonomia, ma anche confrontandosi all’interno del gruppo. Alcune di queste coppie stanno gettando ora le basi per una vita insieme. Le loro storie, i loro pensieri, i loro sogni sono stati raccolti dal regista Christian Angeli nel docufilm “Come una vera coppia” (produzione Jumping Flea per Aipd), che sarà presentato il prossimo 30 ottobre a Roma (ore 16.30, Auditorium Maxxi, via Guido Reni 4/a).

di Chiara Ludovisi 

“Lo sai che…?”

“Lo sai che…?”: il decalogo per conoscere la dislessia (e sfatare i pregiudizi)
Redattore Sociale

Lanciata nel 2018 con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui disturbi specifici dell’apprendimento, la campagna torna per la Settimana nazionale della dislessia (4-10 ottobre). I dieci punti ROMA – Lanciata per la prima volta nel 2018 con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla dislessia e sugli altri Disturbi specifici dell’apprendimento, torna per la Settimana nazionale della dislessia 2021 (4-10 ottobre) la campagna “Lo sai che…?”, promossa da Erickson, in collaborazione con Aid – Associazione Italiana Dislessia Fulcro della campagna di quest’anno, il decalogo “10 cose che una persona con Dsa vorrebbe che tu sapessi” illustrato da Antongionata Ferrari. Dieci punti sviluppati per conoscere il mondo dei Dsa e per valorizzare i punti di forza e le caratteristiche di tutte le persone con Dsa, sfatando pregiudizi e luoghi comuni. Il decalogo sarà veicolato sui canali social e attraverso oltre 50.000 segnalibri resi disponibili in oltre 200 librerie in tutta Italia. Eccolo in dettaglio:

1. I DSA sono una caratteristica
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia) sono disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e lavorare con i numeri e le quantità in modo corretto e fluente. Si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e dipendono da un diverso funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e di calcolo. Queste neurodiversità sono innate e non sono transitorie: è corretto, quindi, considerarle una caratteristica dell’individuo. I DSA non sono causati da un deficit di intelligenza, da problemi ambientali o psicologici e nemmeno da deficit sensoriali.

2. Di dislessia, discalculia, disortografia o disgrafia non ci si ammala, né si guarisce
I DSA non sono una malattia in quanto non sono dovuti a un danno organico, ma un diverso neuro funzionamento del cervello, che rende più complesso e faticoso lo sviluppo delle specifiche abilità (lettura, scrittura, numerazione, etc.), senza tuttavia precluderlo. I DSA accompagnano l’individuo per tutta la vita. Quindi non ci si ammala né si guarisce dai Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Tuttavia, le difficoltà che li accompagnano possono essere compensate.

3. Gli strumenti compensativi non sono un privilegio o una facilitazione
Gli strumenti compensativi sono tutti i mezzi, digitali e non, di cui una persona con DSA può avvalersi per superare le proprie difficoltà nella scrittura, nella lettura e nel lavorare con i numeri e le quantità: sintesi vocale, mappe concettuali, calcolatrice, registratore, etc. Gli strumenti compensativi sono un diritto sancito dalla legge 170/2010, e vengono specificati nel Piano Didattico Personalizzato (PDP) di ogni studente con DSA, a scuola. Il loro utilizzo garantisce pari opportunità di apprendimento e successo scolastico. Per le persone con DSA gli strumenti compensativi sono come gli occhiali per un miope: vanno considerati quindi come un supporto indispensabile, non come un privilegio o un’agevolazione.

4. I DSA interessano circa il 5% della popolazione italiana
Nel nostro paese non esistono dati ufficiali sul numero totale di persone con DSA, anche perché questi disturbi sono diagnosticati in maniera diffusa da meno di 30 anni. Le statistiche fornite dal Ministero dell’Istruzione, che annualmente pubblica un report sugli studenti con DSA nella scuola italiana, ci indicano che gli alunni con certificazione DSA, nell’anno scolastico 2018/2019, erano 298.114, pari al 4,9% del totale degli alunni. Proiettando questa percentuale sulla popolazione nazionale, si può quindi ipotizzare che le persone con DSA in Italia siano quasi 3 milioni.

5. Le persone con Dsa hanno un’intelligenza nella norma o superiore alla norma
Le persone con DSA hanno uno quoziente intellettivo nella norma o superiore alla norma. Questo non significa che siano automaticamente geniali. Le persone con DSA possono eccellere in qualsiasi ambito di studio o professionale, come testimoniano, fra gli altri, Jacques Dubochet, premio Nobel per la chimica 2017 o Philip Schultz, premio Pulitzer per la poesia nel 2008.

6. Non siamo né furbi, né svogliati: siamo persone con Dsa
Spesso gli studenti con DSA si sentono ripetere la frase “è intelligente, ma non si applica”. In realtà, bambini e ragazzi con DSA anzi devono impegnarsi più dei loro compagni di classe per riuscire a svolgere attività semplici e automatiche per la maggior parte degli studenti come leggere, scrivere e lavorare con numeri e quantità. Bisogna evitare di confondere le difficoltà determinate dai DSA con una forma di pigrizia o peggio ancora come stratagemmi astuti per non studiare. Questi stereotipi, infatti, hanno pesanti ripercussioni sulla sfera emotiva delle persone con DSA, in particolar modo sull’autostima.

7. Le persone con Dsa hanno punti di forza e non solo fragilità
Le persone con DSA non hanno solo punti di debolezza, ma anche punti di forza, frutto degli sforzi compiuti nell’individuare uno stile di apprendimento efficace, capace di compensare le difficoltà legate al disturbo. Spesso le persone con DSA sono dotate di talento nell’elaborazione delle informazioni visive, capacità di problem solving, intuizione, creatività e resilienza.

8. Anche se la dislessia è invisibile non significa che le sue difficoltà non esistano
I disturbi specifici dell’apprendimento sono una caratteristica “invisibile”: non sono immediatamente percepibili, e di conseguenza comprensibili, a chi non li vive in prima persona. Vuoi immedesimarti nelle difficoltà che può incontrare una persona con DSA? Prova a scrivere un testo sotto dettatura, con una mano diversa da quella che usi abitualmente (es. con la mano sinistra se sei destro). La difficoltà che stai incontrando è simile a quella di uno studente disgrafico.

9. Negli ultimi anni le certificazioni di Dsa sono aumentate perché questi disturbi, sebbene tuttora sottostimati, sono più diagnosticati che in passato
Ogni anno, quando il Ministero dell’Istruzione diffonde le statistiche aggiornate sugli studenti con DSA in Italia, i titoli dei giornali parlano di “boom di diagnosi” e addirittura di “false diagnosi”. La realtà è che i disturbi specifici dell’apprendimento sono tuttora sottostimati: la crescita del numero di certificazioni, negli ultimi anni, è la conseguenza di una maggiore sensibilità e attenzione al tema dei DSA, che ha portato a un aumento delle diagnosi, che stanno portando alla luce un fenomeno in passato sommerso.

10. Le strategie per rendere la scuola inclusiva per chi ha un DSA possono essere utili anche ad altri studenti
Una didattica è realmente inclusiva quando è capace di rispondere ai bisogni educativi di tutti gli studenti. È quello a cui punta ad esempio il modello pedagogico dello Universal Design for Learning (UDL): realizzare ambienti di apprendimento flessibili, che si possano adattare alle esigenze e agli stili di apprendimento di ogni bambino/a e ragazzo/a. Questo obiettivo si può realizzare attraverso molteplici forme di coinvolgimento, molteplici mezzi di rappresentazione e molteplici mezzi di espressione. Seguendo questa prospettiva, una mappa concettuale non va considerata come uno strumento compensativo riservato gli studenti con DSA ma come un organizzatore grafico dei contenuti, utile all’apprendimento di tutti gli alunni.

Riforme e investimenti

Cuzzupi: riforme e investimenti, belle parole e molte perplessità!

Le indicazioni fornite dal ministro Bianchi, relativamente agli interventi previsti per la scuola nell’ambito del PNRR, devono essere accolte con molta attenzione. Nelle parole del ministro vi sono molte buone intenzioni ma diverse sono le perplessità che suscitano ad un esame più attento.

Su tale questione si è espressa nella solita maniera chiara e diretta il Segretario Nazionale dell’UGL Scuola, Ornella Cuzzupi: “Le dichiarazioni del ministro Bianchi nella parte generale sono ampiamente condivisibili. È fuori da ogni dubbio che se parliamo di interventi massicci e complessivi sul comparto scuola non possiamo che essere d’accordo sulle due grandi componenti individuate: riforme e investimenti. Poi, andando ad analizzare le prospettive indicate per ognuna di esse ci sono elementi sui quali è assolutamente necessaria una maggiore precisione sul metodo che si vuol seguire e sugli interventi da adottare”.

In pratica l’UGL Scuola va oltre le parole e mira decisa ai fatti concreti. “Presentare un Piano di interventi così come è stato fatto, parlare di “riorganizzazione dell’intero sistema didattico” delineando tracce generiche e spesso anche fumose è un esercizio, comprensibile per il momento, ma pur sempre a sfondo propagandistico. Affermazioni come “ridare dignità al mestiere d’insegnate”, “formazione continua”, e “dimensionamento degli istituti, delle istituzioni scolastiche” senza indicare con precisione le logiche sulle quali ci si intende muovere – continua Cuzzupi – sono belle scatole ma con un contenuto piuttosto vago e quindi anche complesso da valutare. Che significa, ad esempio, “dimensionamento delle istituzioni scolastiche”? e ancora, nell’indicare la suddivisione delle risorse, particolare peso è stato dato agli asili nido e alle scuole per l’infanzia. Corretto e valido, ma quando si afferma che questo è “per permettere un’effettiva eguaglianza di genere in tutti i comparti”, beh, allora può sorgere il dubbio che il tutto sia fatto solo per rendere luminosa la vetrina governativa”.

Il Segretario Nazionale non nasconde quindi le sue preoccupazioni: “Oggi la vera esigenza è data dalle strutture scolastiche di ogni ordine e grado, insufficienti e scadenti. Diminuire il numero di studenti per classi, prevedere nuove mense, palestre, laboratori, insomma immaginare la cosiddetta “scuola 4.0” senza un massiccio, immediato, definito e chiaro intervento su una nuova edilizia scolastica nel suo complesso rischia di far diventare questa occasione l’ennesima pezza per tirare a campare. Non ce ne voglia il ministro, ma il passato insegna e mette in guardia. Così, come parlare di nuova didattica, di formazione, di dignità dei docenti mortificati da un contratto penalizzante, di precari in strenua attesa di stabilizzazione, e dimenticare del tutto che il primo passo è riconoscere loro e al personale ATA (del tutto dimenticato) una quantomeno decente retribuzione lo troviamo molto, ma molto sospetto. Se si continua ancora sulla linea del voler fare senza coinvolgere tutti gli attori interessati (e non solo quelli di convenienza) allora è facile che ci troveremo a sprecare l’ennesima occasione! L’UGL scuola su questi temi chiederà formalmente un incontro al ministro, se poi ancora una volta si sfuggirà al confronto, allora vorrà dire che le nostre preoccupazioni non sono campate in aria e ne trarremo le dovute conclusioni, per i lavoratori e per l’intero comparto.”  

Federazione Nazionale UGL Scuola

Docenti neoassunti, l’ambiente di formazione INDIRE sarà aperto entro ottobre

da La Tecnica della Scuola

Non c’è ancora una data precisa, ma il MI ha fatto sapere che l’apertura dell’ambiente online, predisposto da INDIRE, per la formazione dei docenti neoassunti avverrà entro il mese di ottobre 2021.

Nella nota del 4 ottobre il Ministero conferma il percorso formativo già utilizzato negli scorsi anni:

  • incontri propedeutici e di restituzione finale: 6 ore complessive
  • laboratori formativi/visite a scuole innovative: 12 ore
  • peer to peer: 12 ore
  • formazione on line sulla piattaforma Indire: 20 ore.

SCARICA LA NOTA 30345

Con riferimento, in particolare, alla formazione on-line, secondo le anticipazioni del Ministero, le attività vedranno alcune variazioni e semplificazioni di carattere editoriale, per assicurare il migliore collegamento tra le varie sequenze di attività che confluiscono nel portfolio professionale finale e le attività sincrone in presenza e online (incontri iniziali e finali, laboratori, attività peer to peer).

Viene confermato anche quest’anno l’ambiente online pubblico in supporto ai diversi soggetti impegnati nella formazione.

L’attività online consente di documentare il percorso, riflettere sulle competenze acquisite, dare un “senso” coerente al percorso complessivo.

Il MI conferma, infine, che la presentazione del portfolio professionale al Comitato di valutazione sostituisce la elaborazione di ogni altra relazione.

Libri di testo. Bianchi: anticipare la chiusura delle adozioni

da La Tecnica della Scuola

“Stiamo riconsiderando le tempistiche della procedura di adozione dei libri testo in modo da assicurare tempestività. Ho sentito gli editori e le istituzioni scolastiche e ci muoveremo in questo senso”. Così il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in audizione alla Camera. Un provvedimento che tenta di venire incontro alle problematiche legate alla distribuzione editoriale che nel passato anno scolastico hanno portato con sé numerose criticità e ritardi.

Spiega il Ministro: “Con nota 5272 del 12 marzo 2021 il Ministero ha fornito le istruzioni utili agli istituti scolastici per attenersi nei tempi e nei modi all’adozione dei libri di testo, sia nella scelta dei testi sia nella fase successiva di comunicazione: questa scelta va fatta entro il 31 maggio”.

Nella nota citata dal Ministro si legge infatti: Le adozioni dei testi scolastici, da effettuarsi nel rispetto dei tetti di spesa stabiliti per le scuole secondarie di primo e secondo grado, o l’eventuale scelta di avvalersi di strumenti alternativi ai libri di testo, sono deliberate dal collegio dei docenti, per l’a.s. 2021/2022, entro il 31 maggio c.a. per tutti gli ordini e gradi di scuola.

“Per avere un quadro esauriente di informazioni – continua Patrizio Bianchi – il Ministero ha chiesto ai dirigenti scolastici di organizzare gli incontri con gli operatori editoriali. Sta ai dirigenti l’onere di assicurare che l’adozione dei libri di testo sia deliberata nei tempi definiti”.

E precisa: “Per la scuola primaria tale fornitura è a carico dei Comuni, e nella scuola secondaria è rimessa al libero mercato. Tuttavia un’attenzione al funzionamento del libero mercato va data anche a questo settore”.

L’Associazione italiana editori (Aie)

Sul tema è intervenuta l’Associazione italiana editori, che in un comunicato chiarisce: gli editori hanno continuato con grande sforzo ad attuare una politica di stabilità dei prezzi pur con i tetti di spesa invariati dal 2012, senza limitare in alcun modo l’aumento della qualità e anzi incrementando l’offerta di contenuti digitali integrativi (oltre due milioni di proposte), di piattaforme per lo studio e l’apprendimento, di strumenti per l’inclusione e per l’innovazione didattica a disposizione dei docenti. Questi strumenti, durante l’emergenza della DaD, sono stati messi gratuitamente a disposizione di docenti, studenti e famiglie e hanno consentito di proseguire l’attività didattica. 

Il sì di Aie alla proposta di Bianchi di anticipare la chiusura delle adozioni

“Quest’anno l’emergenza Covid ha gravato in modo significativo su tutti gli elementi della filiera – ha spiegato il presidente del gruppo educativo dell’AIE Paolo Tartaglino –: il posticipo della comunicazione delle adozioni, l’approvvigionamento della carta, i problemi tecnici di alcuni stampatori, la difficoltà dei trasporti e della logistica hanno causato, in particolare per la scuola primaria, alcune difficoltà nel rispondere puntualmente alle richieste della rete distributiva e, per alcuni titoli, una non completa ed immediata disponibilità”.

E conclude: per questo “abbiamo accolto favorevolmente la dichiarazione del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di anticipare in futuro la chiusura delle adozioni rispetto alla data di quest’anno. Nel rassicurare le famiglie circa la piena disponibilità dei libri di testo, stiamo lavorando con i librai per migliorare i servizi del sistema distributivo”.

Cessazioni dal 1° settembre 2022, accertamento del diritto a pensione e domanda all’INPS

da La Tecnica della Scuola

Con circolare n. 30142 dell’1° ottobre 2021, di trasmissione del D.M. 294, il Ministero dell’Istruzione ha fissato al 31 ottobre (quindi con un largo anticipo rispetto agli scorsi anni) il termine per la presentazione delle domande, tramite POLIS, di cessazione dal servizio.

LA CIRCOLARE

IL DECRETO

LA TABELLA RIEPILOGATIVA

A seguito della presentazione delle domande, le pratiche passeranno nelle mani degli Ambiti provinciali o delle Istituzioni scolastiche, che svolgeranno una serie di attività, tra cui l’esatta ricognizione delle domande di Ricongiunzione, Riscatti, Computo, nonché dei relativi allegati, prodotte entro il 31 agosto 2000 e non ancora definite, con riferimento a coloro che cesseranno dal servizio con decorrenza dal 1° settembre 2022. Tale attività è necessaria e propedeutica al completamento della posizione assicurativa finalizzata alla certificazione, da parte dell’Inps, del diritto a pensione.

Le posizioni relative ai pensionandi dovranno essere progressivamente sistemate entro il 14 gennaio 2022.

Accertamento del diritto a pensione

L’accertamento del diritto al trattamento pensionistico sarà effettuato da parte delle sedi competenti dell’INPS sulla base dei dati presenti sul conto assicurativo individuale ed esclusivamente con riferimento alla tipologia di pensione indicata nelle istanze di cessazione, dandone periodico riscontro al MI, per la successiva comunicazione al personale, entro il termine ultimo del 20 aprile 2022.

Convalida al SIDI

Le cessazioni devono essere convalidate al SIDI con l’apposita funzione solo dopo l’accertamento del diritto a pensione da parte dell’INPS.

Inoltro della domanda di pensione

Dopo l’accertamento del diritto a pensione, le domande devono essere inviate direttamente all’Ente Previdenziale, esclusivamente attraverso le seguenti modalità:

1) presentazione della domanda on-line accedendo al sito dell’Istituto, utilizzando uno dei seguenti sistemi di autenticazione alternativi attualmente accettati dall’INPS:

  • Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID)
  • Carta d’Identità Elettronica (CIE)
  • Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

2) presentazione della domanda tramite Contact Center Integrato (n. 803164);

3) presentazione telematica della domanda attraverso l’assistenza gratuita del Patronato.

Tali modalità saranno le uniche ritenute valide ai fini dell’accesso alla prestazione pensionistica.

Lavoratori fragili: tutele prorogate fino al 31 dicembre 2021

da La Tecnica della Scuola

Con la conversione in Legge del D.L. n. 111/2021, recante misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti, sono state prorogate le tutele per i cd. lavoratori fragili.

LEGGE DI CONVERSIONE N. 133/2021

Chi sono i lavoratori fragili

Per lavoratori fragili si intendono “i lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ivi inclusi i lavoratori in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104″.

Possibile lo smart working

Fino al 31 dicembre 2021, i lavoratori fragili svolgono di norma la prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l’utilizzazione in mansioni diverse, ricomprese nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.

Assenza equiparata a ricovero ospedaliero

Viene anche prorogata al 31 dicembre 2021 la disposizione secondo cui ai lavoratori fragili, è riconosciuta, a determinate condizioni, l’equiparazione del periodo di assenza dal servizio prescritto dalle competenti autorità sanitarie e dal medico di assistenza primaria che avesse in carico il paziente, al ricovero ospedaliero, con esclusione dal periodo di comporto.

Sorveglianza sanitaria eccezionale

Per quanto riguarda, infine, la sorveglianza sanitaria eccezionale, questa era già stata prorogata al 31 dicembre 2021, dall’art.6 del decreto legge 23 luglio 2021, n. 105.

L’attività di sorveglianza sanitaria eccezionale si sostanzia in una visita medica sui lavoratori inquadrabili come fragili ovvero sui lavoratori che, per condizioni derivanti da immunodeficienze da malattie croniche, da patologie oncologiche con immunodepressione anche correlata a terapie salvavita in corso o da più comorbilità, valutate anche in relazione dell’età, ritengano di rientrare in tale condizione di fragilità.

Nuove regole per le quarantane, ma forse il Garante non sarà d’accordo

da La Tecnica della Scuola

Sulla questione delle quarantene a scuola – al di là delle dichiarazioni del Governo – si continua a navigare a vista.
“Dobbiamo assolutamente rivedere la questione legata alla quarantena” ha detto a ‘Radio Anch’io’ su Radio Rai il sottosegretario alla Salute Andrea Costa .
Il sottosegretario ha aggiunto che, per ottenere questo risultato, l’orientamento dell’esecutivo sarebbe quello di “non far scattare più la quarantena per tutta la classe di fronte a un caso positivo ma solo per gli studenti che sono stati a più stretto contatto con il positivo” e di “ridurre i termini” dell’isolamento, poiché “siamo di fronte a ragazzi vaccinati”.

Sulla carta la soluzione appare comprensibile ma si tratta di capire in che modo le scuole potranno concretamente intervenire dal momento che il Garante per la Privacy ha ripetuto più volte che le istituzioni scolastiche non possono in alcun modo trattare i dati sensibili del personale e degli studenti.

“Mi sembra che siamo di fronte a uno dei soliti annunci di cui le scuole non hanno davvero bisogno” osserva il Presidente dell’ANP romano Mario Rusconi che aggiunge: “Prima di dire che si possono modificare le regole delle quarantene sarebbe utile che il Ministero si confrontasse con il Garante per la Privacy, proprio per evitare di scoprire a posteriori che certe modalità non sono facilmente praticabili”.
“Peraltro – conclude Rusconi – mi piacerebbe che qualcuno ci spiegasse per quale motivo le scuole possono tranquillamente trattare i dati vaccinali relativi al morbillo mentre non possono ricevere dagli studenti notizia del loro stato vaccinale. Davvero c’è qualcosa che non torna”.

Nota 8 ottobre 2021, AOODGOSV 24252

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori generali e ai Dirigenti preposti agli Uffici Scolastici Regionali
All’Ufficio speciale di lingua slovena presso l’Ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione e Cultura della Provincia di Trento
Al Sovrintendente agli studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado per il tramite dei rispettivi UU.SS.RR.

Oggetto: XI Seminario nazionale 2021. Il dramma infinito della Venezia Giulia e della Dalmazia nel secondo dopoguerra. Dal Trattato di Parigi al ritorno di Trieste all’Italia e l’addio alla Zona B (1947-1975).
Trieste, 25 – 28 ottobre 2021