No a “personale Covid”

Cuzzupi (UGL Scuola): No a “personale Covid”

 Quando mancano solo 45 giorni alla presunta riapertura delle scuole ci troviamo al cospetto di un’incredibile mondo del fantastico presentato dal Ministro dell’Istruzione.

 “Siamo di fronte a un’assoluta e pericolosa mancanza di realismo da parte del Ministro Azzolina che si ostina a paventare un futuro fatto di faremo e agiremo che, al momento, non ha nulla a che vedere con la situazione attuale. Ancora oggiasserisce il Segretario Nazionale UGL Scuola, Ornella Cuzzupiil Ministro dimostra il suo essere lontano dalla realtà e dalle esigenze che la crisi legata al Covid 19 ha palesato in maniera tanto evidente che solo chi non vuol vedere non coglie”.

Il Segretario Nazionale UGL Scuola si riferisce alle ultime affermazioni fatte dal Ministro Azzolina in merito alla riapertura delle scuole e all’organizzazione che a suo dire si sta approntando per il fatidico 14 settembre.

Si parla di obiettivi da raggiungere, di nuove classi, di edifici scolastici dismessi da riattare, insomma di cose che avrebbero dovuto già essere in dirittura d’arrivo e che, invece, sono ancora una sorta di ipotesi e di fantasie che servono a perdere tempo e a illudere famiglie e alunni. A tutto questo – continua Ornella Cuzzupi – dobbiamo aggiungere e prendere atto che il Ministro, invece di cogliere l’occasione per disegnare una scuola più vivibile e pronta alle sfide del futuro, intende utilizzare i fondi a disposizione per ingrossare le file del precariato ipotizzando per docenti e personale ATA un bacino che ha definito “personale Covid”. Un’aberrazione che dimostra, se ce ne fosse bisogno, che si intende metter toppe laddove occorrerebbero decisioni importanti e definitive per strutturare organici a tempo indeterminato che siano confacenti alle esigenze degli studenti e della stessa scuola.

   Federazione Nazionale UGL Scuola

Il Segretario Nazionale

Orrnella Cuzzupi

Sono Down, non malata

da Superabile

“Sono Down, non malata. Perché non posso fare le montagne russe?”. Il video di Sofia

Il braccialetto vedere, con cui nel parco divertimenti di Valmontone vengono contrassegnate le disabilità intellettive, pone limiti all’accessibilità delle attrazioni. La mamma: “Sofia, che adora le giostre ed è in piena salute, ha avvertito l’ingiustizia e si è molto risentita”: Aipd: “La comunità non ponga ai nostri ragazzi limiti non giustificati”

1 agosto 2020 ROMA – “Io non sono malata, sono Down. E sono coraggiosa. Perché non posso fare le montagne russe? Tu sei matta!” Sofia affida la sua delusione e la sua protesta a un breve video, che ha registrato la sera, dopo essere tornata a casa dopo una giornata che avrebbe dovuto essere spensierata, ma che invece le ha lasciato amarezza e delusione. Sofia ha 10 anni, è appassionata di giostre, è autonoma e assolutamente capace di rispettare le regole. Soprattutto, è coraggiosa e gode di ottima salute. Non riesce proprio a capire, quindi, perché ieri al Parco Rainbow Magicland non le volessero permettere di andare sui tronchi galleggianti, né sulle “montagne russe baby”. Le dispiace e si stupisce che Valentina, l’operatrice di Aipd Latina che l’accompagnava, discutesse con i gestori del parco, ma la sua accompagnatrice, abituata a battersi per i diritti e l’inclusione, conoscendo bene la passione e le capacità di Sofia, non poteva tollerare quell’incomprensibile e ingiustificabile limitazione. E non la tollera Samantha, la mamma di Sofia, presidente della sezione dell’Aipd di Latina.

L’operatrice: “Quel braccialetto è uno schiaffo all’inclusione”

Valentina Marcoccio, operatrice e coordinatrice della sezione AIPD di Latina, mercoledì mattina è andata al parco divertimenti insieme a Sofia. Con loro c’erano Giulia, anche lei 10 anni con la Sindrome di Down, e la sua operatrice. “In biglietteria mi hanno spiegato che le bambine avrebbero avuto il biglietto gratuito, per via della loro disabilità, e avrebbero indossato un braccialetto verde, corrispondente alla disabilità intellettiva, con il quale sarebbe stato impedito l’accesso ad alcune giostre. Mi sono però resa conto che le giostre in questione erano molte e tutte piuttosto, a mio giudizio, tranquille: le ‘montagne russe baby’, per esempio, o i tronchi in acqua. Ho spiegato che le due bambine, pure avendo la Sindrome di Down, non presentano alcun impedimento all’accesso a queste giostre come tutti gli altri bambini, ho chiesto di parlare con il direttore, mi sono molto arrabbiata, perché trovavo quella norma e quel braccialetto uno schiaffo all’inclusione per la quale lavoriamo. Alla fine ho rinunciato al biglietto omaggio e ho pagato il biglietto per Sofia che, tra le due amiche, era quella che più desiderava andare su tutte le giostre. Abbiamo fatto tutte le giostre, nessuno all’interno del parco ha mostrato  difficoltà,  le bambine rispettavano tutte le norme anti COVID 19, indossavano la mascherina e in fila  si comportavano in modo impeccabile. Ma mi porto dentro  lo sconcerto  che ho provato per la discriminazione che abbiamo vissuto e per la delusione che ho letto sul volto di Sofia, per le difficoltà che erano state palesate”.

La mamma: “Battaglia di civiltà, per l’inclusione quotidiana”

Samantha, la mamma di Sofia, è “indignata e delusa: sono 10 anni che mi batto per i diritti e l’inclusione di mia figlia e ancora dobbiamo sopportare questo. Mi chiedo: quando non ci sarò io, o non ci sarà Valentina, a difendere i suoi diritti di cittadina , cosa accadrà? Se tra qualche anno alle giostre andrà con gli amici, potrà trovarsi in questa stessa situazione che la ferisce e la imbarazza? Ieri sera e ancora stamattina ne parlava, raccontando a modo suo quello che aveva vissuto: Sofia ha compreso e per lei è stato molto triste rendersi conto che  il suo aspetto condiziona  regole diverse e limitanti. Io non voglio sconti per Sofia, non li ho mai voluti: voglio che lei paghi come gli altri e che abbia però le stesse opportunità, senza subire queste umiliazioni. Questa per me è discriminazione. Il divertimento e lo svago sono un diritto tanto quanto l’istruzione e il lavoro, non possiamo tollerare, come associazione, che i nostri figli siano trattati diversamente per  una Sindrome che, in molti casi, non compromette le loro autonomie nei contesti di vita naturali. Come dice Sofia, lei non si considera malata e non deve essere trattata come tale. Dobbiamo superare il pregiudizio di chi pensa che le persone con disabilità siano tutte non autosufficienti: non è così, la disabilità è un mondo complesso e variegato, di cui i nostri figli fanno parte con le loro specificità e caratteristiche. Chiedo che il parco in questione riveda le sue regole, perché questi braccialetti verdi, rossi e gialli rischiano di creare problemi per come vengono interpretati. Il personale venga  formato, soprattutto gli operatori che stanno all’accoglienza, che possano raccogliere le informazioni degli accompagnatori dei minori con disabilità e si possano di conseguenza rapportare con le singole e diverse situazioni in modo adeguato. E’ una battaglia di principi e di civiltà, perché l’inclusione è fatta anche di piccole vicende quotidiane”.

Rainbow per tutti

 Per ragioni di sicurezza e di incolumità degli ospiti, la fruizione di alcune attrazioni potrà essere sconsigliata a soggetti affetti da patologie fisiche e/o psichiche, come da avviso apposto all’ingresso di ogni singola attrazione interessata da questa problematica. L’ingresso alla singola attrazione non sarà comunque impedito una volta presa cognizione del suggerimento del gestore; in tal caso, infatti, l’utente debitamente informato si assume l’integrale responsabilità in ordine alla decisione di accedere comunque all’attrazione”: questo è quanto prevede, in merito ai visitatori con disabilità, il regolamento del Parco, che dunque garantisce l’inclusione e la libera fruizione delle attrazione da parte di tutti. Esiste anche una Guida per i visitatori con  disabilità, che rimanda alla tabella denominata “Attrazioni accessibili per tipo di disabilità. Questa contiene proprio le limitazioni previste, rispettivamente, per chi indossa il braccialetto giallo (disabilità fisica), verde (disabilità cognitiva) o rosso (disabilità sensoriale).

Aipd: “Inclusione significa non porre limiti, ma offrire opportunità”

“Apprezziamo l’attenzione rivolta al tema della disabilità – afferma Tiziana Grilli, Presidente Nazionale di AIPD – ma crediamo che sia necessario ricordare che ogni persona è diversa ed esprime un potenziale di autodeterminazione ben preciso: sarebbe buona norma  riconoscere agli accompagnatori, che meglio conoscono le persone, la capacità di valutare la fattibilità in sicurezza dei giochi. Vorremmo che la comunità in generale, e non soltanto i parchi divertimento, non ponessero ai nostri ragazzi limiti spesso non giustificati, ma permettessero e favorissero il pieno godimento e la libera espressione delle loro capacità e della loro indubbia gioia di vivere. Desideriamo e chiediamo per i nostri figli e per tutte le persone con disabilità il diritto alla partecipazione e alla cittadinanza attiva abbattendo le barriere che ostacolano l’esercizio del diritto stesso ovunque queste si presentino. Questa, per noi, si chiama Inclusione”. Qui il video di Sofia.

La risposta del Parco

Alla storia qui sopra raccontata, ha risposto l’amministrazione delegato di MagicLand, Guido Zucchi, con il testo che riportiamo qui sotto:
 Ho letto questo articolo con attenzione, sorpresa e rammarico. Innanzitutto mi rammarica che Sofia non abbia potuto godere appieno della giornata trascorsa tra di noi: il primo ed unico obiettivo di MagicLand è divertire e generare emozioni e ricordi positivi indimenticabili. Non essere stati in grado, questa volta, di raggiungere questo obiettivo è per me e tutto il team che lavora nel Parco Divertimenti, motivo di frustrazione e dispiacere.
 Ma prima ancora di divertire, MagicLand vuole assolvere sempre ed in ogni momento ad un’altra priorità, ben più importante, basilare, indiscutibile e sottintesa ad ogni forma di divertimento e svago che è garantire la totale e continua sicurezza dei nostri ospiti. Il divertimento non può esistere senza sicurezza. Vorrei poi chiarire un aspetto fondamentale: i criteri che applichiamo per decidere se una persona può o non può accedere ad una attrazione, una montagna russa, un gioco, etc. sono definiti in modo preciso dai manuali dei fabbricanti delle attrazioni stesse (che sono come i libretti di istruzioni di una autovettura o un elettrodomestico) nonché dalle autorizzazioni che riceviamo annualmente dalla Commissione Prefettizia Provinciale di Vigilanza per il Pubblico Spettacolo. Le prescrizioni e limitazioni, quindi, non nascono da nostra decisione ma, al contrario, l’unico nostro obbligo è la loro applicazione precisa e sistematica. Al fine quindi di conseguire questo obiettivo, abbiamo introdotto procedure precise che ci permettono di ricevere ogni ospite al suo arrivo, illustrargli tutte le limitazioni previste utilizzando anche una “Guida per Persone con Bisogni Speciali” (tra l’altro disponibile anche online), che spiega in modo preciso come potrà usufruire al meglio del parco divertimenti.  Consapevoli poi delle limitazioni e restrizioni a cui andranno incontro questi nostri ospiti e del fatto che non è loro possibile usufruire appieno del Parco, abbiamo quindi deciso, come trattamento di maggior favore, di convertire questo biglietto in un ingresso gratuito.  
 Ci rammarica quindi enormemente ricevere l’accusa di non essere favorevoli all’inclusione in quanto tale accusa è prima di tutto frutto di disinformazione. L’inclusione non può e non deve essere conseguita a discapito della sicurezza e ci sorprende che un Ente preposto, appunto, alla tutela e salvaguardia delle persone diversamente abili non tenga in considerazione questi elementi e non ci supporti e aiuti, al contrario, nella loro applicazione.

Povera scuola italiana da Gonella alla Azzolina

da La Stampa

Mirella Serri
Ne usciremo migliori? In che modo? Non c’è dubbio, la prima a essere migliore sarà sicuramente la scuola: parola della ministra grillina dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Una promessa che è stata formulata il 23 aprile.

Con l’annuncio trionfale che «quella di settembre sarà una scuola innovativa e aperta. Si dovranno organizzare nuovi spazi… ma sarà anche una scuola che, reagendo all’emergenza, dovrà dare qualcosa in più ai nostri studenti… Possiamo puntare sul digitale, sulla formazione del personale scolastico, su una scuola rinnovata nei locali e negli arredi… rafforzata attraverso il potenziamento dell’organico…». La scuola, per il ministro, avrebbe dovuto essere il modello competitivo per tutto un paese che riparte dopo l’emergenza sanitaria. La grande nave scolastica doveva essere varata all’inizio dell’estate e ancora oggi è una barchetta arenata sull’orlo del collasso.

La coincidenza vuole che la Azzolina, ultima arrivata al ministero, in questo decisivo momento di riavvio dei motori scolastici rimasti in panne per tanto tempo, si sia trovata in uno snodo della storia simile a quello a cui si trovò circa 46 anni fa il primo arrivato al ministero della Pubblica istruzione nell’Italia repubblicana, il democristiano Guido Gonella. Il ministro dovette fronteggiare un’emergenza anche peggiore di quella causata dal Covid 19, ovvero i disastri provocati dalla seconda guerra mondiale. La storia a volte si ripete e Gonella, insediandosi sullo scranno ministeriale, aveva pronunciato concetti e parole vicini a quelli della infervorata Azzolina: il dopoguerra avrebbe creato uomini migliori, avrebbe incentivato la crescita e il rinnovamento “delle persone” proprio attraverso il rinnovamento del sistema scolastico. Uomo di fiducia di De Gasperi – ebbe addirittura l’incarico di redigere il 26 aprile 1946 la relazione programmatica del primo congresso nazionale della Dc, il cosiddetto “discorso delle libertà” – insediatosi al ministero era però consapevole che la scuola era una bomba a orologeria. Ardui i problemi da risolvere, come quello dei libri di testo che dovevano fare i conti con il fascismo, il rapporto scuola pubblica-scuola privata, il carattere confessionale dell’insegnamento, il fatto che due terzi degli

ultraquattordicenni italiani, il 60 per cento, erano privi di licenza elementare e che un terzo di questi si dichiarava analfabeta. Cosa fece il ministro? Ad aprile del 1947 promosse la costituzione di una commissione nazionale d’inchiesta, a novembre 1948 diede avvio alla consultazione, a cui parteciparono 211 mila docenti e 85 mila persone non appartenenti al corpo docente, poi lavorò alla riforma dal luglio 1949 fino alla primavera del 1951. Il testo fu approvato dal Consiglio dei ministri ma lui dall’aprile del 1950 era già uccel di bosco da Viale Trastevere ed era diventato il segretario politico della Democrazia Cristiana. La patata bollente finì nelle mani del suo successore, Antonio Segni (la riforma della scuola media unica arrivò poi solo nel 31 dicembre 1962). Gonella la tirò per le lunghe ma mentre era ministro provvide a non far crollare la scuola che andava a pezzi. Usò la strategia della calce e del martello: si occupò di infiniti interventi, recuperò gli edifici abbandonati o abbattuti dai bombardamenti, cercò di ridare dignità agli insegnanti (base elettorale della Dc), accorpò le classi, prese provvedimenti per limitare la gravissima dispersione scolastica. I suoi avversari la chiamarono giustamente la politica del rattoppo. Ma rattoppando potenziò anche senza un eccessivo dispendio economico l’intero sistema scolastico. E’ un esempio di quello che si può fare anche senza risolvere i problemi fondamentali. La Azzolina si è data invece la mission impossible di edificare una nuova scuola. Però non riesce a tappare nemmeno i buchi più piccoli: la conquista di nuovi spazi, la risistemazione degli edifici scolatici, il personale docente. Dalla mission impossible alle soluzioni impossibili e spendaccione il passo è breve, lo testimoniano gli ormai famosi banchi con le rotelle, i milioni di mascherine che non sapremo come smaltire e i termoscanner a go-go nelle scuole.

Gonella il temporeggiatore non è un per nulla modello (fu lui a reinserire nell’insegnamento accademico i professori epurati in quanto implicati con il regime fascista) ma era consapevole della correlazione stretta tra sviluppo dei livelli di istruzione e formazione e crescita del reddito e che bisognava tamponare le falle poiché la mancanza di istruzione può portare disagi economici pesantissimi. Traghettò il sistema scolastico oltre i disastri del conflitto mentre la Azzolina al momento i disastri sembra interessata a provocarli.


Il piano di apprendimento digitale, cosa prevede per ogni ordine di scuola

da Orizzontescuola

di Antonio Fundaro

La visione strategica delle scuole è stata sempre incentrata sui valori tradizionalmente condivisi quali, ad esempio: responsabilità, collaborazione, innovazione, integrità, rispetto e responsabilità.

Tra le motivazioni alla base di questa visione strategica troviamo:

  • L’apprendimento deve essere coinvolgente per ispirare.
  • Il pensiero critico, la collaborazione, la creatività e la comunicazione sono essenziali per il futuro.
  • La tecnologia migliora l’apprendimento.
  • Una comunicazione efficace è un’abilità fondamentale per tutti coloro che insegnano, apprendono.

Performance e visione strategica delle istituzioni scolastiche

L’area delle performance e la visione strategica delle istituzioni scolastiche (oggi, nel PTOF, sempre più necessarie) includono obiettivi del tipo:

  • Promuovere il pensiero critico, la collaborazione, la comunicazione e la creatività per tutti gli studenti, al fine di superare gli standard statali e nazionali.
  • Utilizzare più tipi di valutazione delle prestazioni per misurare i risultati di percorsi formativi centrati sullo studente.
  • Offrire opzioni scolastiche, extracurriculari e co-curriculari di qualità per migliorare l’esperienza scolastica e le opportunità future di ogni studente.
  • Integrare la tecnologia più avanzata per sviluppare le competenze necessarie per il successo di ciascuno e per un futuro adeguato alle aspettative degli studenti.

Piano di apprendimento digitale

La scuola Primaria

La scuola per bambini di scuola primaria è troppo strutturata. I bambini di questa età prosperano nella routine, nella ripetizione e nella coerenza. I loro strumenti di apprendimento sono attentamente selezionati e gestiti dalla scuola. In classe, in italiano, ad esempio, gli insegnanti promuovono la prima alfabetizzazione e l’amore per la lettura e l’apprendimento facendo leva quasi sempre e solamente sui libri di testo. Le risorse tecnologiche sono gestite in classe (ad eccezione del periodo pandemico della didattica di emergenza) e i siti e le risorse utilizzate dagli studenti sono accuratamente selezionati per essere intuitivi e sicuri per i nostri studenti più giovani.

L’alfabetizzazione digitale

Man mano che gli studenti diventano più grandi, ottengono, però, più indipendenza. Gli insegnanti cominciano a lavorare sulle competenze di alfabetizzazione digitale, insegnando loro a trovare, filtrare e valutare le informazioni online. Gli alunni imparano come creare, modificare e collaborare alla elaborazione di documenti, alla loro presentazione, alla creazione di opere d’arte digitali e di altri formati multimediali che aiutano gli studenti a comunicare più efficacemente ciò che stanno imparando. Gli studenti cominciano, così, ad utilizzare efficacemente la tecnologia come parte del processo di apprendimento. Gli insegnanti, invece, i parano a concepire la tecnologia come strumento indispensabile per estendere l’apprendimento oltre l’aula. Gli studenti potrebbero iniziare a completare e inviare compiti online, per esempio. È questo il modo migliore per utilizzare una varietà di risorse didattiche per implementare il kit didattico troppo spesso costituito solo dai libri di testo che hanno. Infine, gli studenti cominceranno a comprendere l’importanza di raccogliere e condividere il meglio del loro lavoro in quelli che chiameremo portafogli online.

La scuola Secondaria di primo grado: la responsabilizzazione

Quando arrivano a scuola secondaria di primo grado, gli studenti useranno già la tecnologia come parte integrante del loro apprendimento, da anni. A questo punto, l’istituzione scolastica dovrebbe assegnare loro, in comodato d’uso, un computer. Invece, di tenere fissi, spesso inutilizzati e invecchiati, una serie di computer nelle aule e nei laboratori di informatica. I dispositivi dovrebbero essere posti nelle mani dello studente, che si assume la responsabilità del proprio computer.

La disparità sociale ed economica

La recente pandemia ha dimostrato l’inadeguatezza del nostro sistema scolastico. Nonostante l’aumento di PC di proprietà, poco più del 50% degli studenti ne possedeva uno o ne aveva, a casa, almeno uno da utilizzare per la didattica a distanza. Pochissime scuole supportavano, già, la tecnologia e garantivano che ogni studente disponesse di una piattaforma informatica coerente e affidabile per aiutare e migliorare l’apprendimento. Dal lato dell’istruzione, gli insegnanti fanno sempre più affidamento sugli strumenti digitali e sulle risorse online per adattare l’apprendimento alle esigenze individuali di ogni studente. Ma purtroppo essi sono numericamente una piccolissima parte. Sono pochi gli studenti, all’interno di una classe, che lavorano in modo indipendente o in piccoli gruppi su compiti diversi, mentre l’insegnante lavora più da vicino con gli studenti che hanno difficoltà (un processo inclusivo quanto mai indispensabile e utile). Allo stesso tempo, gli studenti continuano ad affinare le proprie capacità tecnologiche, indipendentemente dalla scuola, e le nuove abilità vengono utilizzate in classe per favorire l’apprendimento.

La Secondaria di Secondo grado

Quando gli studenti raggiungono la secondaria di secondo grado (la scuola superiore), dovrebbero già essere diventati studenti indipendenti del 21 ° secolo. La creazione, la gestione e la collaborazione di documenti in un ambiente online è, per la verità, obsoleta. Sono abili nel comunicare in una varietà di media online e offline. Hanno applicato le capacità di pensiero critico e di risoluzione dei problemi ai problemi del mondo reale durante l’apprendimento di scienze, matematica, studi sociali e arti del linguaggio e mille altre discipline curriculari o scienze extracurriculari. Sono consapevoli dei propri stili e preferenze di apprendimento e hanno sviluppato i propri ecosistemi tecnologici. La tecnologia utilizzata dagli studenti dovrebbe, ancora, essere fornita e mantenuta dalla scuola, per garantire a tutti gli studenti l’accesso a strumenti affidabili e coerenti per completare il loro lavoro. A questo livello, tuttavia, gli studenti potrebbero iniziare a utilizzare le proprie tecnologie e acquisire una maggiore indipendenza rispetto all’apprendimento e agli strumenti che utilizzano per favorire l’apprendimento. Anche l’istruzione, a livello di scuola superiore, diventa sempre più indipendente. Gli insegnanti fanno affidamento su strumenti online per raggiungere un’ampia varietà di obiettivi di apprendimento in un periodo di tempo relativamente breve e per personalizzare efficacemente le istruzioni per soddisfare le esigenze di ogni studente. Gli studenti potrebbero e dovrebbero seguire le lezioni non tradizionali messe a disposizione da altre istituzioni, centri di ricerca, università, associazioni o enti specializzati. A questo punto, e solo così, gli studenti sono diventati davvero studenti indipendenti e pronti per la vita e l’apprendimento oltre la scuola.

I docenti di religione, esclusi dai concorsi, attendono la loro stabilizzazione

da Orizzontescuola

di Linda Tramontano

Sono molte le azioni legali, partite su tutto il territorio, a tutela degli insegnanti di religione che sono stati esclusi dalle procedure concorsuali sia straordinarie che ordinarie bandite dal Ministero. Si lamenta una disparità di trattamento tra docenti in base alle classi di concorso di appartenenza.

Stato attuale dei docenti di religione

L’ultimo concorso risale al 2004, i cui vincitori (molti dei quali hanno ben 30 anni di servizio) non hanno beneficiato di una graduatoria a scorrimento provocando così una vera stasi nel reclutamento dei docenti di religione.

A ciò si aggiungono  i circa 2500 vincitori di concorso del 2004 esclusi dall’immissione in ruolo, e i 10.000 precari storici abilitati per i quali non è stata prevista nessuna forma di reclutamento.

Ricordiamo che le immissioni in ruolo per i docenti di religione erano regolate dalla legge 186/2003 che avrebbe dovuto garantire dei bandi di concorso periodici per i posti annualmente disponibili nelle dotazioni organiche, ma di fatto nel corso di ben 16 anni, ciò non è avvenuto, aggravando ulteriormente la condizione di precarietà dei docenti di religione.

Infatti la stessa legge prevedeva che per i posti non coperti da docenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, si sarebbe provveduto mediante contratti di lavoro a tempo determinato stipulati dai dirigenti scolastici, su indicazione del dirigente regionale, d’intesa con l’ordinario diocesano competente per territorio.

Questa situazione ha fatto sì che il reclutamento ordinario sia stato sostituito unicamente dalla supplenza annuale.

Immissioni in ruolo degli I.R.C.

L’art.1bis della legge 159/2019 ha stabilito la procedura concorsuale per l’immissione in ruolo dei docenti di religione della scuola dell’infanzia/primaria e secondaria di I e II grado, negli anni scolastici dal 2020/2021 al 2022/2023, e lo scorrimento della graduatoria del 2004.

A tal proposito le OO.SS. lo scorso 19 giugno hanno chiesto un intervento urgente al Ministero a favore dei 12.000/15.000 docenti precari abilitati di religione.

Le organizzazioni sindacali hanno posto l’accento su tre questioni

  • bandire quanto prima una procedura concorsuale ordinaria per i docenti di religione;
  • avviare una procedura di assunzione a tempo indeterminato per i precari con oltre 36 mesi di servizio con le medesime modalità previste per i precari di altre discipline;
  • procedere allo scorrimento della graduatoria di merito del concorso DDG 2 febbraio 2004.

Incontro Ministero dell’istruzione e Conferenza Episcopale italiana

Nell’ incontro tenutosi lo scorso 19 giugno, presieduto dalla dottoressa Lucrezia Stellacci, consigliere della ministra Lucia Azzolina, e una rappresentanza della Cei , il sottosegretario don Ivan Maffeis, si è deciso di avviare dei tavoli allo scopo di affrontare e approfondire le diverse tematiche che riguardano l’insegnamento della religione cattolica ma allo stesso tempo di raggiungere un’ intesa sul prossimo concorso per l’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione al fine di coprire l’organico, così come previsto dal decreto scuola 159/2019.

Il Tavolo dovrà dunque seguire l’iter di questa intesa con l’obiettivo di chiuderla in breve tempo e procedere poi con la stesura del bando da parte del Miur.

Attese da parte dei docenti di religione

Gli I.C.R. auspicano che prima di bandire il concorso, avvenga lo scorrimento delle graduatorie di merito del concorso 2004 e che si proceda ad un fabbisogno reale del numero dei docenti di religione, dopo aver effettuato un’attenta ricognizione degli organici I.R.C. di ruolo e con ricostruzione di carriera.

Lo Stato, inoltre, riserva procedure concorsuali straordinarie ai docenti abilitati o con anzianità di servizio superiore ai 36 mesi, possibilità finora negata ai docenti di religione.

Scuole in cerca di aule aggiuntive, il Ministero le aiuterà: a mali estremi chiameremo la protezione civile

da La Tecnica della Scuola

Ha destato più di un interrogativo la nota 1359 del 30.7.2020 firmata dalla capo dipartimento Giovanna Boda, con la quale il ministero dell’Istruzione ha chiesto ai dirigenti scolastici di compilare “un sintetico questionario” per “rilevare, a livello nazionale e alla data attuale, il fabbisogno di ulteriori spazi necessari alle istituzioni scolastiche”, così da “garantire la ripresa delle attività didattiche in presenza nel mese di settembre 2020”. Un fabbisogno che secondo la nostra redazione ammonta a circa 70 mila aule aggiuntive.

Hanno risposto già l’80% dei presidi

Ma come mai il Ministero ha deciso di chiedere nuovamente quanto già comunicato dai presidi nelle passate settimane e anche vagliato dagli Usr? Il motivo è legato al fatto che intende aiutare gli istituti in difficoltà nella ricerca di aule aggiuntive da utilizzare al rientro a settembre.

Detto che a meno di dodici ore dalla scadenza per l’invio del questionario, fissata alle ore 14.00 di sabato 1° agosto, hanno fatto pervenire le risposte al Ministero – via e-mail – circa 6 mila dirigenti scolastici su 8.200, fonti del dicastero dell’Istruzione hanno anticipato alla Tecnica della Scuola il “piano” messo in atto per evitare che a settembre possano mancare gli spazi richiesti dai ds dei 44.600 plessi esistenti oggi in Italia: “la nuova richiesta effettuata alle scuole – ci dicono dal MI – è dovuta dalla necessità di indicare dati aggiornati su una situazione che é in continua evoluzione”.

Dati da aggiornare

In effetti, gli ultimi dati forniti agli Uffici scolastici regionali non possono essere considerati aggiornati, visto che non potevano tenere conto della fornitura dei banchi monoposto avviata, attraverso apposita gara, dalla struttura del Commissario straordinario Domenico Arcuri.

L’acquisizione dei banchi monoposto, che si materializzerà entro l’inizio dell’anno scolastico, a costo di far produrre i banchi all’estero, potrebbe infatti avere cambiato non poco il quadro delle necessità: nelle scuole dove in mese fa occorrevano, per ipotesi, cinque aule aggiuntive, dove collocare gli alunni in sovrannumero per via del rispetto del distanziamento tra gli alunni previsto dalle Linee Guida, con l’arrivo dei banchi l’esigenza di spazi in più potrebbe essersi ridotta a tre.

Il questionario da riempire e consegnare subito

Nel questionario da riempire, nella prima domanda il MI chiede ai presidi, non a caso, se “vi è la necessità di ulteriori spazi per garantire la ripresa dell’attività didattica nel mese di settembre 2020”.

Si chiede quindi ai capi d’istituto quanti sono i “plessi scolastici interessati dalla mancanza di spazi” e il numero di “aule ulteriormente necessarie”.

Sempre ai presidi viene quindi chiesto se sono “in corso le interlocuzioni necessarie con gli enti competenti per il reperimento di ulteriori spazi da destinare alla didattica” e “in caso di risposta affermativa, di quali enti si tratta”.

La nostra fonte ministeriale spiega ancora che “qualora non avessero bisogno di nulla – perchè già organizzati con il layout degli spazi o grazie al supporto degli enti locali – i dirigenti potranno anche non rispondere”.

In questo modo, si paleserebbe che “non vi è alcuna situazione di emergenza”.

Se Comuni e Province non ce la fanno….

L’obiettivo del Ministero, con questa ulteriore rilevazione, diventa allora quello di individuare gli istituti in condizioni più difficili, per via della mancanza di spazi a disposizione, così da potere intervenire qualora non dovessero farcela gli enti locali (i Comuni per le scuole d’infanzia, primarie e medie; le ex province per le superiori).

“La nostra volontà – spiegano ancora dal MI – è quella di fare emergere le criticità tramite i presidi, per non lasciare nessuno indietro o in difficoltà logistica. Ecco perché occorre localizzare precisamente chi é in grave difficoltà”.

L’Help Desk del ministero dell’Istruzione

A questo punto, una volta appurate quali sono le scuole con esigenze di spazi, vi sono due possibilità: la prima è che il dirigente scolastico prende accordi direttamente con gli enti locali e individua gli spazi per ospitare gli alunni in eccesso; la seconda è che gli spazi non vi sono e allora entra in gioco l’Help Desk del ministero dell’Istruzione, un servizio composto da 40 operatori che – in collegamento anche con altre istituzioni extra-scolastiche, come la Croce Rossa o il MIBACT – verificherà in modo capillare se vi sono luoghi alternativi, ad esempio provando a verificare la disponibilità di eventuali oratori, scuole paritarie o di istituzioni private potenzialmente disponibili che Comuni e Province non hanno considerato. Andando a verificare, considerando il poco tempo a disposizione per svolgere interventi di edilizia, anche “leggera”, la disponibilità di edifici già predisposti per lo svolgimento delle lezioni in presenza.

“Qualora non vi fosse proprio alcuna possibilità di individuare delle aule aggiuntive – spiegano ancora dal ministero dell’Istruzione – arriveremo a chiedere l’intervento della Protezione Civile”. Un intervento che in pochi giorni permetterebbe di tirare su – come nelle zone colpite da sisma – quelle tensostrutture utili a non far perdere nemmeno un giorno di scuola.

Classi di concorso nuovi istituti professionali: pubblicato il decreto

da La Tecnica della Scuola

Seppur con ritardo, è stato pubblicato il decreto relativo alle classi di concorso per i nuovi percorsi di istruzione professionale.

Infatti, in relazione al mutato quadro ordinamentale degli istituti professionali e a seguito del parere formulato il 20 maggio 2020 dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), il 14 luglio 2020 è stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Istruzione il DM n. 33 del 12 giugno 2020 (e relativo allegato), che indica la corrispondenza tra classi di concorso e discipline dei nuovi percorsi, modificando gli abbinamenti.

A tre anni quindi dall’entrata in vigore della riforma degli istituti professionali, giunta ormai al suo terzo anno di applicazione e, quindi, di predisposizione degli organici, arriva il decreto che servirà per la corrispondenza tra le classi di concorso.

Rispetto a quanto segnalato dal CSPI, è stata recepita la valutazione della ricaduta sulle soprannumerarietà “a regime”, come previsto dalle vigenti norme sulla predisposizione degli organici e non solo “per l’anno scolastico di riferimento” rispetto ai docenti titolari sulla classe di concorso A-40, come sulla A-66.

DECRETO MINISTERIALE

ALLEGATO A

Carta docente, acquisto di hardware per la DaD possibile fino al 31 agosto 2020

da La Tecnica della Scuola

Fino al 31 agosto 2020 è ammesso l’acquisto, con la Carta docente, di dispositivi hardware finalizzati all’aggiornamento professionale anche per organizzare una didattica a distanza come webcam e microfoni, penne touch screen, scanner e hotspot portatili.

Le FAQ del Ministero sono state aggiornate con l’estensione del periodo entro cui i docenti di ruolo possono acquistare prodotti normalmente esclusi.

Quindi, tutto ciò che riguarda la didattica a distanza, normalmente non ricompreso tra i prodotti acquistabili con la Carta Docente, ora potrà essere comprato.

Cos’altro di può acquistare

I 500 euro per i docenti si possono spendere in diversi modi:

  • libri e testi, anche in formato digitale, pubblicazioni e riviste comunque utili all’aggiornamento professionale;
  • personal computer, computer portatili o notebook, computer palmari, e-book reader, tablet, strumenti di robotica educativa;
  • software;
  • iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;
  • iscrizione a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti al profilo professionale, ovvero a corsi post lauream o a master universitari inerenti al profilo professionale;
  • titoli di accesso per rappresentazioni teatrali e cinematografiche;
  • titoli per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo;
  • iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione.

Cosa non si può acquistare

Altri dispositivi elettronici che hanno come principale finalità le comunicazioni elettroniche, come ad esempio gli smartphone, non sono da considerarsi prevalentemente funzionali ai fini promossi dalla Carta del Docente.

Non vi rientrano le componenti parziali dei dispositivi elettronici, come toner cartucce, stampanti, pennette USB, videocamere, fotocamere e videoproiettori.

Non è possibile neanche acquistare abbonamenti per la linea di trasmissione dati ADSL, in quanto l’ADSL è una tecnologia di trasmissione dati utilizzata per l’accesso alla rete Internet. Non è quindi un software destinato alle specifiche esigenze formative di un docente. Non vi rientrano neppure il pagamento del canone RAI o la Pay tv.

Voto in condotta, non si baserà sul rispetto delle misure anti-Covid a scuola: voci false

da La Tecnica della Scuola

Non esiste nessun documento secondo il quale il voto di condotta dovrebbe tenere conto anche del rispetto, da parte degli studenti, delle misure previste per contenere il nuovo Coronavirus nelle ore in cui si trovano a scuola.

A precisarlo è il Ministero dell’Istruzione con un comunicato stampa del 31 luglio, con il quale invita ancora una volta a riconoscere le fake news e a rifarsi a notizie e informazioni ufficiali presenti sui canali istituzionali.

Fra le ultime voce infondate in circolazione ci sarebbe infatti, secondo quanto riporta il Ministero, “quella di una bozza imprecisata di un documento mai esistito secondo il quale il voto di condotta delle studentesse e degli studenti dovrebbe basarsi sul rispetto o meno delle misure anti Covid durante la loro permanenza a scuola. A sostenerne l’esistenza sono addirittura persone che operano nel mondo della scuola. Apprendiamo persino di uno sciopero della fame annunciato per contestare un documento che non esiste“.

Una indicazione del genere da parte del Ministero – continua il comunicato – non è mai esistita, non esiste, né mai esisterà. E occorre aggiungere che, come chi opera nella scuola, anche con ruoli direttivi, dovrebbe sapere, i criteri per la valutazione del comportamento sono patrimonio del collegio docenti.

E conclude con un invito “a utilizzare i canali ministeriali ufficiali di informazione e a non prestarsi a iniziative lesive della funzionalità e dell’immagine del Ministero e di tutto il personale scolastico“.

Rientro in classe, il Ministero chiede ai presidi di quali spazi hanno bisogno: un giorno di tempo per la risposta

da La Tecnica della Scuola

Si stringono i tempi per l’amministrazione scolastica al fine di mettere in condizione gli istituti di partire con le lezioni in presenza già da settembre. Uno dei punti focali su cui il MI sta lavorando è quello di operare sugli spazi: acquisendo nuovi banchi, utili a garantire il distanziamento fisico minimo previsto dal Cts, ma anche cercando di capire quali spazi occorrono per ospitare gli alunni in sovrannumero nei loro istituti.

La richiesta di compilazione del questionario

Su quest’ultimo aspetto, la rilevazione di nuovi locali, il ministero dell’Istruzione ha già svolto alcuni monitoraggi, in collaborazione degli Usr. Stavolta, con la nota 0001359 del 30.7.2020 firmata dalla capo dipartimento Giovanna Boda, al fine di “assicurare tutto il necessario supporto per la riapertura dell’anno scolastico in sicurezza con i diversi soggetti istituzionali coinvolti”, il MI ha chiesto ai dirigenti scolastici di compilare “un sintetico questionario finalizzato a rilevare, a livello nazionale e alla data attuale, il fabbisogno di ulteriori spazi necessari alle istituzioni scolastiche”, così da “garantire la ripresa delle attività didattiche in presenza nel mese di settembre 2020”.

Finora, ricordiamo, il ministero dell’Istruzione ha indicato la possibilità di svolgere le attività scolastiche – proprio una volta appurati i bisogni di ogni istituto – anche nei cinema, nei teatri, nei musei e nelle biblioteche.

Una eventualità che La Tecnica della Scuola aveva già giudicato complessa e fuori tempo massimo, poiché non vi sono ormai i tempi di attuazione per le modifiche e gli adattamenti edilizi necessari per adattare quei locali allo svolgimento dell’attività didattica.

Una soluzione a questo problema potrebbe comunque sempre arrivare dall’utilizzo dei plessi chiusi a seguito del dimensionamento attuato dall’ultimo Governo Berlusconi: una eventualità, tra l’altro, che il Governo aveva considerato fattibile. Mentre sull’utilizzo delle scuole paritarie, paventato da Forza Italia e dalle associazioni cattoliche, poiché di fatto già predisposte e certificate per fare scuole, non si hanno notizie.

La scadenza strettissima: entro sabato 1 agosto

La compilazione del ‘form’ dovrà realizzarsi “entro le ore 14.00 del giorno Sabato 1 agosto”: ogni preside dovrà farlo “accedendo al link indicato nella mail appositamente inviata nella casella di posta elettronica di ciascuna istituzione scolastica, con la quale sono fornite le indicazioni per la compilazione”.

Nel frattempo, la capo dipartimento ha confermato che “le richieste di banchi monoposto, sedute standard e sedute didattiche innovative sono state acquisite dall’Amministrazione e rese oggetto di gara europea ad evidenza pubblica da parte del Commissario Arcuri e che, pertanto, verranno evase secondo la tempistica comunicata dal Commissario stesso, entro la seconda settimana del mese di settembre”.

Agosto “caldissimo” al Ministero

L’impressione, quindi, è che al dicastero di Viale Trastevere quello di agosto sarà un mese doppiamente “caldo”: all’alta temperatura dovuta al clima, si sommerà quella derivante dalla complicata gestione degli spazi aggiuntivi per fare lezione e dei banchi da consegnare alle scuole prima dell’inizio delle lezioni.

Un doppio obiettivo che i dirigenti ministeriali e il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri (a costo di rivolgersi all’estero) sono chiamati a rispettare: nel caso non si facesse in tempo, pregiudicando l’avvio delle lezioni in presenza, è facile supporre che per opposizioni politiche, sindacati di categoria e parti sociali sarà un gioco da ragazzi tornare a chiedere a gran voce la “testa” della ministra Lucia Azzolina. Con il Partito Democratico già pronto a subentrare.

Ritorno a scuola, approvate in Unificata le Linee Guida per la fascia 0-6 anni

da Tuttoscuola

Via libera in Conferenza Unificata al Documento di indirizzo e orientamento per la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia per la fascia 0-6.

Leggi il testo delle linee guida per il ritorno a scuola per lo 0-6

“Si tratta di un altro tassello importante in vista della ripresa di settembre – commenta la Ministra Lucia Azzolina -. Stiamo lavorando ogni giorno, senza sosta, per riportare tutti a scuola, dai più piccoli ai più grandi. Già con il documento del 26 giugno, il Piano per la ripartenza di settembre, avevamo dato indicazioni per la scuola dell’infanzia, con il Documento approvato oggi allarghiamo ai più piccoli. Le bambine e i bambini sono quelli che più hanno sofferto il periodo di chiusura, a tutti loro stiamo riservando particolare attenzione per la ripresa, penso anche all’organico in più che garantiremo proprio per far sì che il loro sia un rientro sereno e in sicurezza”.

“Abbiamo lavorato sodo, con tutti i soggetti coinvolti che ringrazio per l’impegno, per far sì che questo documento arrivasse prima possibile – ha dichiarato la Viceministra Anna Ascani -. Avevamo promesso di produrre le linee guida entro il 31 luglio, non potevamo permetterci di tardare. Siamo consapevoli dell’importanza di fornire indicazioni alle strutture che offrono servizi educativi per i più piccoli, alle scuole dell’infanzia, ai territori, ma anche ai vari operatori e alle famiglie, per predisporre una ripresa delle attività in presenza e in sicurezza, assicurando la qualità dell’esperienza educativa e formativa dei bambini. Anche grazie al confronto con il Comitato tecnico scientifico, che ci è stato accanto con grande disponibilità nella definizione degli indirizzi, abbiamo prodotto un documento che accompagnerà l’organizzazione in sicurezza del rientro di settembre per la fascia 0-6. Continueremo a impegnarci per garantire il benessere di ogni bambino e allo stesso tempo la salute di tutti”.

Il Documento è il risultato del lavoro coordinato dal Ministero dell’Istruzione con gli altri Ministeri competenti, le Regioni e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e tiene conto di quanto emerso dal confronto con due tavoli di ascolto con scuole paritarie, gestori, associazioni e sindacati.

Il testo fornisce indicazioni organizzative specifiche per la fascia 0-6 affinché si possa garantire la ripresa e lo svolgimento in sicurezza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia in presenza, assicurando sia i consueti tempi di erogazione, sia l’accesso allo stesso numero di bambini accolto secondo le normali capienze. 

Particolare attenzione viene data al benessere delle bambine e dei bambini: ci saranno gruppi/sezioni stabili organizzati in modo da essere identificabili, con l’individuazione per ciascun gruppo del personale educatore, docente e collaboratore, con lo scopo prioritario di semplificare l’adozione delle misure di contenimento conseguenti a eventuali casi di contagio e limitarne l’impatto sull’intera comunità scolastica.

L’organizzazione degli spazi prevede aree strutturate, nel rispetto delle esigenze della fascia di età, anche attraverso una diversa disposizione degli arredi, affinché si possano realizzare le esperienze quotidianamente proposte, nel rispetto del principio di non intersezione tra gruppi diversi, utilizzando materiale ludico-didattico, oggetti e giocattoli assegnati in maniera esclusiva a specifici gruppi/sezioni. In particolare, dovrà essere valorizzato l’uso degli spazi esterni e di tutti gli spazi disponibili che potranno essere “riconvertiti” per accogliere stabilmente gruppi di relazione e gioco.

Per garantire la ripresa e lo svolgimento in sicurezza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia in presenza, laddove necessario, i sottoscrittori del documento, ciascuno secondo le proprie competenze in materia di Sistema integrato 0-6, si impegnano a verificare la possibilità di individuare ulteriori figure professionali, di prevedere eventuali deroghe per le sostituzioni e di assegnare dotazioni organiche aggiuntive nei limiti delle risorse disponibili. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia statali il Ministero si sta già adoperando per un incremento dell’organico.

Si prevedono anche momenti di formazione/informazione specifica del personale.

Attenzione ai momenti dedicati all’accoglienza che, compatibilmente con gli spazi a disposizione, è preferibile organizzare all’esterno, prevedendo possibilmente punti di ingresso e uscita differenziati. Ad accompagnare i bambini potrà essere un solo genitore, nel rispetto delle regole generali di prevenzione dal contagio, incluso l’uso della mascherina durante tutta la permanenza all’interno della struttura. Per favorire le misure organizzative idonee alla limitazione del contagio, si potrà tenere un registro delle presenze delle eventuali persone che accedono alla struttura.

Per quanto riguarda l’accesso dei più piccoli alle strutture educative, non sarà necessaria la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso, ma bambini e personale non dovranno avere sintomatologia respiratoria o temperatura corporea oltre i 37.5°C, non dovranno essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni né a contatto con persone positive, per quanto di propria conoscenza, negli ultimi 14 giorni.

L’igiene personale, anch’essa elemento caratterizzante del percorso educativo dei bambini all’interno dei servizi educativi e di istruzione, dovrà essere integrata nelle routine che scandiscono normalmente la giornata dei bambini per l’acquisizione di corretti e rispettosi stili di comportamento, compatibilmente con l’età e con il loro grado di autonomia e consapevolezza.

Il Documento pone particolare attenzione e cura alla realizzazione di attività inclusive e alle misure di sicurezza specifiche per favorire il pieno coinvolgimento di tutti i bambini.

Resta confermato che per i bambini di età inferiore a 6 anni non è previsto l’obbligo di indossare la mascherina. Tutto il personale è tenuto all’utilizzo corretto di dispositivi di protezione individuali.

Spazi per il rientro a scuola: Ministero chiede ai dirigenti scolastici il fabbisogno

da Tuttoscuola

Monitorare ulteriormente le strutture scolastiche per determinare esigenze di spazi in vista della ripresa delle attività didattiche fissata per il prossimo 14 settembre: lo chiede direttamente ai dirigenti scolastici, con la nota n. 1359 del 30 luglio 2020 il Ministero dell’Istruzione.

Nello specifico attraverso la nota si chiede ai presidi di “compilare entro le ore 14.00 del giorno sabato 1° agosto” un apposito “sintetico questionario finalizzato a rilevare, a livello nazionale e alla data attuale, il fabbisogno di ulteriori spazi necessari alle istituzioni scolastiche per garantire la ripresa delle attività didattiche in presenza nel mese di settembre 2020”.

Nella nota si legge inoltre che “Ai fini della compilazione del questionario, si specifica che le richieste di banchi monoposto, sedute standard e sedute didattiche innovative sono state acquisite dall’Amministrazione e rese oggetto di gara europea ad evidenza pubblica da parte del Commissario Arcuri e che, pertanto, verranno evase secondo la tempistica comunicata dal Commissario stesso, entro la seconda settimana del mese di settembre”.

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