SOTTOSCRITTO PROTOCOLLO SICUREZZA PER SERVIZI EDUCATIVI E SCUOLE INFANZIA

COMUNICATO STAMPA UNITARIO
CGIL – CISL – UIL – FP CGIL – CISL FP – UIL FPL – FLC CGIL – CISL SCUOLA- UIL SCUOLA

Roma, 19 agosto 2020 – “I bambini, le famiglie e i lavoratori del sistema integrato per l’educazione e istruzione da 0 a 6 anni potranno iniziare a settembre un nuovo percorso educativo sicuro e strutturato negli asili nido, nelle sezioni primavera, nei servizi e nelle scuole dell’infanzia”. Lo rendono noto in un comunicato Cgil, Cisl, Uil, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, in merito alla sottoscrizione del Protocollo sicurezza per servizi educativi e scuole infanzia.

“Con questa firma – si legge nella nota – si creano le condizioni affinché, nello spirito di responsabilità e di condivisione, la molteplicità dei soggetti coinvolti potrà convergere per assicurare le migliori condizioni della ripartenza anche nel segmento 0 – 6 del sistema integrato”.

“Tale protocollo, insieme a quello sottoscritto il 6 agosto per le scuole di ogni ordine e grado – affermano le tre Confederazione insieme alle categorie del pubblico impiego e della scuola – completano e ampliano il quadro di garanzie e tutele per un settore strategico per lo sviluppo. Si creano condizioni condivise di rientro nei centri educativi per la prima infanzia e per le scuole dell’infanzia dell’intero sistema paritario, riconoscendo le specificità gestionali, che danno risposte alle famiglie e agli operatori”.

Le Confederazioni, insieme alle categorie interessate, fanno sapere che, tra soggetti pubblici e privati, sono stati concordati alcuni principi e requisiti per: l’igienizzazione di locali e arredi; la gestione della prima fase di manifestazione di sintomi riconducibili al contagio; la formazione e informazione su regole di prevenzione rivolte alle famiglie, agli accompagnatori e ai lavoratori.

Inoltre, cinque i punti “particolarmente qualificanti” che secondo sindacati confederali e categorie “aprono prospettive di ulteriore approfondimento e miglioramento”:

L’esigenza di garantire la stabilità e continuità dei gruppi e sezioni con le figure adulte di riferimento (educatori, docenti, operatori ausiliari), evitando l’utilizzo promiscuo di spazi da parte dei bambini di diversi gruppi/sezioni, secondo il modello organizzativo ‘a bolla’.

La necessità di dare risposte concrete al ‘personale in condizioni di fragilità’, nell’ambito dell’‘accomodamento ragionevole’ previsto dal Protocollo Nazionale di Sicurezza del 24 aprile 2020 voluto dalle organizzazioni sindacali.

Il coinvolgimento delle Asl nel sostegno psicopedagogico, salvaguardando, laddove presente, la funzione dei coordinamenti pedagogici nonché soluzioni più flessibili relative ai servizi mensa.

La necessità di verificare, secondo le proprie competenze in materia di sistema integrato 0-6, la possibilità di individuare ulteriori figure professionali.

La necessità anche in deroga alle norme per le sostituzioni, di assegnare dotazioni organiche aggiuntive nei limiti delle risorse disponibili.

Secondo i sindacati che hanno partecipato fattivamente alla stesura del protocollo “questi ultimi impegni necessitano di risposte coerenti da parte del legislatore affinché risorse finanziarie siano rese disponibili per raggiungere gli importanti obiettivi definiti, superando vincoli di bilancio ormai insostenibili per la tenuta del sistema. Serve un provvedimento legislativo di urgenza, che sciolga tutti i nodi che ostacolano ancora una serena ripartenza per garantire diritto a istruzione e salute*”.

“Il Protocollo – prosegue la nota – impegna le parti ad una assidua azione di confronto per i diversi livelli di responsabilità, attraverso tavoli permanenti costituiti a livello nazionale e regionale con tutti i soggetti coinvolti. Sindacato, Regioni, Ministeri, parti datoriali sono chiamati a svolgere una funzione di grande rilevanza per restituire all’infanzia il ruolo di categoria sociale che, troppo spesso, viene ignorata, ridando voce – concludono Confederazioni e categorie – a coloro che non possono e non devono subire conseguenze delle crisi”.

G. Carofiglio, Le tre del mattino

Carofiglio, così vero, così profondo

di Antonio Stanca

   Lo scorso Luglio in allegato al “Corriere della Sera” è uscito Le tre del mattino, secondo nella serie di romanzi di Gianrico Carofiglio programmati dal quotidiano milanese.

   Le tre del mattino risale al 2017, a quando Carofiglio si dedicava alla scrittura ormai da quindici anni. Nato a Bari, è stato per molto tempo un pubblico ministero. Nel 2007 viene nominato consulente della commissione parlamentare antimafia e dal 2008 al 2013 è senatore della Repubblica. Nel 2002 ha cominciato a scrivere di narrativa, Testimone inconsapevole è il suo primo romanzo e tanti altri sarebbero seguiti tra romanzi, racconti e saggi. Anche in altre operazioni lo si sarebbe visto impegnato, avrebbe collaborato nelle riduzioni cinematografiche, teatrali o televisive di alcune sue opere, nella versione audiolibro dei sei romanzi dedicati all’avvocato Guido Guerrieri e dei tre al maresciallo Pietro Fenoglio.

   Un autore molto attivo si sarebbe rivelato Carofiglio, molto attento a rappresentare la realtà, la vita negli infiniti aspetti che può assumere, nei tanti problemi, nelle tante complicazioni che vi possono sopraggiungere. È stata questa sua adesione, questa sua partecipazione alle innumerevoli circostanze della vita a fare di Carofiglio un autore molto amato, molto letto, molto premiato, molto tradotto. Alla sua notorietà ha contribuito anche la maniera espressiva sempre chiara, semplice, sempre rivolta a far luce, spiegare quanto sta succedendo all’interno e all’esterno, nell’anima, nei pensieri dei suoi personaggi e nella loro vita, nella loro realtà. Sembra non ci sia aspetto, momento, risvolto dell’esperienza umana, morale, sociale che non sia stato da Carofiglio rappresentato, che non abbia costituito il motivo, il tema di una sua opera. Completo ha voluto essere, niente ha voluto tralasciare.

   In Le tre del mattino il caso è quello di un adolescente, Antonio, che frequenta il liceo, vive con la madre da quando i genitori, entrambi docenti universitari, si sono separati, e all’improvviso scopre di essere affetto da epilessia. Viene sottoposto ad osservazione medica, specialistica, ne risulta una forma abbastanza lieve di tale malattia ma il padre pensa di farlo visitare da un noto specialista francese che lavora a Marsiglia. Anche da questi viene diagnosticato un tipo di epilessia non grave e possibile di essere curato nel giro di pochi anni. Così succederà tra il piacere di Antonio e dei genitori che si erano spaventati poiché avevano pensato ad una malattia da tenere nascosta, della quale vergognarsi.

   Non sarà, però, solo questo il motivo dell’opera del Carofiglio poiché la seconda volta che padre e figlio andranno a Marsiglia, saranno costretti a rimanervi per due giorni e quel periodo servirà ad avvicinarli, a metterli a contatto, in comunicazione, a far dire, fare loro quanto mai avevano detto o fatto prima, quanto per anni non avevano potuto.

   Staranno insieme, parleranno di tanto, di tutto, di casa, di loro, della mamma, di altro, diventeranno amici. Saranno un bene per entrambi quei discorsi, quelle confessioni, quei ricordi, quei progetti che si scambieranno. Impareranno cose nuove, staranno, si sentiranno meglio, si completeranno, acquisiranno quanto non avevano. E non impareranno soltanto ad essere padre e figlio ma anche persone civili, sociali, la loro sarà una maturazione, una formazione che comprenderà ogni senso, ogni aspetto della vita. Dal caso particolare della malattia di Antonio giunge Carofiglio alla condizione generale sua, del padre, della loro famiglia, della loro storia. Li fa entrare nella vita, li fa accorgere di questa.

   Molto originale, molto chiaro, molto vero, molto profondo è stato Carofiglio!

Impreparati a tutto

da la Repubblica

Chiara Saraceno

Impreparati. Nonostante il Covid 19 sia con noi ufficialmente ormai da molti mesi, una successione di decreti di urgenza, il prolungamento dello stato di emergenza, commissioni tecniche di vario tipo ciascuna con le proprie indicazioni, il Paese appare singolarmente impreparato a convivere con il Covid 19 non dall’oggi al domani, appunto come una emergenza di breve durata, ma come dato, se non, sperabilmente, strutturale, certo di non breve periodo. Che perciò richiede provvedimenti non emergenziali, ma che facilitino i cambiamenti — di comportamenti, di organizzazione — necessari per poter lavorare, studiare, avere una vita di relazione in condizioni di ragionevole sicurezza.

Era prevedibile che l’apertura delle frontiere avrebbe aumentato i rischi di diffusione del contagio, ma ancora oggi il sistema di controllo e somministrazione dei tamponi a chi arriva appare impreparato, colto di sorpresa sia sul piano normativo sia nella disponibilità effettiva del servizio. Analogamente era prevedibile che l’apertura delle discoteche, il “liberi tutti” negli spazi di aggregazione, le diverse autonome decisioni delle regioni su questo, come su altri temi, il diverso modo con cui sono stati regolati gli eventi culturali (molto più restrittivamente) rispetto a quelli ludici, avrebbe dato un messaggio di scarsa chiarezza e superficialità, generando sfiducia e insofferenza verso le restrizioni, senza davvero facilitare una riorganizzazione del settore ludico e del divertimento.

Al solito, la scuola è il concentrato di questa impreparazione e superficialità nell’affrontare i problemi, unita a quello che sembra quasi un’opera di sistematico scoraggiamento di chi si adopera per trovare soluzioni. Hanno ragione i presidi a lamentare il ritardo con cui arriveranno i banchi monoposto, visto che il bando è stato espletato solo in agosto, a oltre cinque mesi dalla chiusura delle scuole. Hanno ragione ad essere sconcertati dell’apparente voltafaccia del comitato tecnico scientifico che, dopo aver discettato di metri statici e dinamici e di “rime buccali”, è arrivato a sostenere che si può scendere sotto il metro, purché con mascherina e finestre aperte, oltre tutto senza differenziare per età. E senza che il governo e il parlamento abbiano ancora trovato il tempo di chiarire se e chi ha responsabilità penale in caso di contagio.

Mentre presidi, amministrativi, insegnanti di buona volontà hanno passato l’estate con il metro in mano, correndo dietro ad indicazioni tardive, generiche e mutevoli, non si ha notizia di un lavoro sistematico e non affidato solo alla buona volontà e disponibilità individuale, per la formazione alla didattica digitale, nonostante questa sarà sempre più necessaria non solo in caso di temporanee chiusure, ma come integrazione della didattica ” normale”.

Tantomeno si ha notizia di un lavoro di messa a punto di pratiche e metodologie didattiche più adeguate di quelle che già avevano mostrato i propri limiti prima dell’emergenza. Tutti hanno diritto alle ferie e al riposo. Ma in un anno così eccezionale, in cui tanto si è tolto ai bambini e ragazzi, qualche investimento di tempo e intelligenza in più, magari anche con riconoscimento economico, sarebbe stato opportuno. Anche i presidi da tempo avrebbero dovuto sapere di aver bisogno di spazi e gli enti locali avrebbero dovuto collaborare a questo scopo. Invece tutto sta avvenendo a macchia di leopardo. Là dove non si sono (ancora) trovate soluzioni, peggio per gli studenti (e le loro famiglie), con la ministra che se ne lava le mani scaricando la responsabilità solo sul livello locale.

Come se non fosse la garante ultima del diritto all’istruzione.

L’incertezza sulla ripresa non è dovuta solo alla ripresa del contagio che si sarebbe dovuto e potuto controllare meglio. Anzi c’è il rischio che si utilizzi questo per nascondere l’impreparazione.


Un solo contagio in classe e sarà quarantena per tutti

da la Repubblica

Michele Bocci

Un alunno positivo e scatterà la quarantena per chi ha avuto contatti stretti con lui nelle 48 ore prima dell’inizio dei sintomi. Ovvero, per i compagni di classe che erano presenti e per i professori che hanno fatto lezione nella sua aula. Mentre «un singolo caso in una scuola non dovrebbe determinarne la chiusura soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata». Da notare l’uso del condizionale da parte dei tecnici che hanno scritto, e quasi finito di correggere visto che alla bozza di ieri mancavano giusto alcuni ritocchi, il documento con le “Indicazioni per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”. Si tratta del testo che presidi, docenti, Asl e famiglie stanno aspettando per capire cosa succede a scuola quando si scopre un contagio. Lo hanno steso l’Istituto superiore di Sanità, i ministeri alla Salute e all’Istruzione, la fondazione Kessler e le Regioni Veneto ed Emilia-Romagna.

Lo scopo del documento

L’obiettivo è di «fornire un supporto operativo per la preparazione, il monitoraggio e la risposta a potenziali focolai da Covid-19 collegati all’ambito scolastico adottando modalità razionali, condivise e coerenti sul territorio nazionale ed evitando frammentazione e disomogeneità». Se l’obiettivo sarà raggiunto si tratterà di una prima volta, visto il modo variegato con cui le Regioni fronteggiano il coronavirus.

Le forze in campo

Alle scuole si chiede di identificare «referenti per il Covid-19, adeguatamente formati sulle procedure da seguire ». Si tratta di figure fondamentali che faranno una formazione specifica e dialogheranno con altri referenti, quelli individuati dal dipartimento di prevenzione della Asl come competenti per i vari istituti. Le scuole dovranno inoltre avere un registro speciale, che tenga conto ad esempio del lavoro dei supplenti e degli spostamenti degli alunni in altre classi per svolgere determinate attività. Anche il ruolo dei genitori è fondamentale, perché devono comunicare subito le assenze per motivi sanitari, così di avviare eventuali indagini epidemiologiche.

Se un alunno ha i sintomi

Il cuore del documento riguarda la procedura di intervento quando un alunno ha più di 37,5° di febbre o sintomi compatibili con il Covid (che sono tanti: tosse, cefalea, sintomi gastrointestinali, dispnea, mialgie cioè dolori muscolari, congestione nasale, problemi di olfatto e di gusto e altro). Ebbene se un giovane sta male a lezione si avverte il referente scolastico, che telefona subito ai genitori. Intanto l’alunno viene portato nella stanza di isolamento che va allestita in ogni scuola. Se ha più di 6 anni deve indossare la mascherina chirurgica e con lui deve restare un adulto, sempre con mascherina e a distanza. Si disinfetta la stanza appena i genitori portano fuori il figlio. A loro spetta chiamare il medico di famiglia, o il pediatra, che a sua volta avverte la Asl, chiedendo il tampone. Ovviamente se la sintomatologia dello studente inizia a casa, i passaggi appena descritti si saltano.

Se l’infezione è confermata

Se il test è positivo «si notifica il caso e si avvia la ricerca dei contatti e le azioni per la sanificazione straordinaria della struttura scolastica», è scritto nel documento. A quel punto il referente deve dare al dipartimento di prevenzione «l’elenco dei compagni di classe nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi». I contatti stretti individuati «saranno posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato». La Asl deciderà se fare uno screening al personale scolastico. Se la classe, o una parte di questa, dovrà restare a casa scatterà la didattica a distanza, che sarà attivata anche se la quarantena riguarda uno o più docenti.

Il docente contagiato

Se è un operatore ad avere i sintomi a scuola, deve indossare la mascherina, allontanarsi dalla struttura e chiamare il medico. Se c’è la positività si procede come nel caso degli alunni, cioè si avvia l’indagine epidemiologica. Se un operatore, o anche un alunno, sono contatti stretti di un caso esterno alla scuola, vengono posti in quarantena e la Asl decide se prendere provvedimenti per compagni di classe e colleghi.

Assenze sospette

«Il referente scolastico — dice il testo — deve comunicare al dipartimento Asl se si verifica un numero elevato di assenze improvvise di studenti in una classe, ad esempio il 35.40%». A quel punto parte un’indagine epidemiologica.

Chiusura della scuola

Uno dei paragrafi del documento è dedicato al tema centrale, quello che riguarda quarantene e chiusure. «Se un alunno o un operatore risultano positivi, il dipartimento di prevenzione valuterà di prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e agli eventuali operatori scolastici esposti che si configurino come contatti stretti». Poi c’è il passaggio sulla chiusura della scuola o di una parte di questa che «dovrà essere valutata dal dipartimento in base al numero di casi confermati e di eventuali cluster e del livello di circolazione del virus nella comunità». Comunque sia, appunto, un caso singolo non dovrebbe farla scattare. La Asl, per definire la circolazione del virus potrà «prevedere l’invio di unità mobili per l’esecuzione di test diagnostici presso la struttura scolastica».

Al via i test sierologici per i prof, dal 28 agosto dal medico di base

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Al via i test sierologici per verificare se i docenti e i non docenti in servizio nelle scuole statali e paritarie siano entrati in contatto con il Covid-19. I test saranno effettuati, su base volontaria e su richiesta degli interessati, dai medici di medicina generale a partire dal 24 agosto prossimo. E se risulteranno positivi la competenza passerà ai dipartimenti di prevenzione presenti sul territorio. Che provvederanno all’effettuazione del test molecolare (cosiddetto tampone) di norma entro le 24 ore dall’esito dell’esame, e comunque non oltre le 48 ore e agli ulteriori adempimenti di competenza. Lo ha fatto sapere il ministro della salute, Roberto Speranza, con una circolare emanata il 7 agosto scorso (prot. n. 8722). Il dispositivo reca le prime disposizioni dopo l’emanazione dell’ordinanza del 24 luglio scorso (n.17).

In particolare, il commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, Domenico Arcuri, ha fornito una serie di indicazioni operative finalizzate all’effettuazione su base volontaria del programma di test sierologici per la ricerca di anticorpi specifici nei confronti del virus Sars-CoV-2 sul personale docente e non docente delle scuole pubbliche e private nell’intero territorio nazionale.

Lo screening è rivolto al personale docente e non docente operante nei nidi, nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie pubbliche, statali e non statali, paritarie e private e negli istituti di istruzione e formazione professionali dell’intero territorio nazionale. Per acquisire in tempo utile informazioni sui test sierologici risultati positivi e sugli esiti degli esami molecolari (tamponi) effettuati sui soggetti positivi, le aziende sanitarie locali dovranno comunicare i dati alla regione o alla provincia autonoma di appartenenza. Che a loro volta dovranno inoltrarli all’istituto superiore di sanità.

I test sierologici saranno effettuati dai medici di base, su richiesta dei docenti e dei non docenti interessati, dal 24 agosto 2020 e comunque sino ad una settimana prima dell’inizio delle attività didattiche nelle singole regioni. L’assistito dovrà prenotare telefonicamente l’esame così da consentire al medico di organizzare il servizio limitando al minimo i rischi di contagio. Chi lavora fuori sede e non ha la possibilità di recarsi presso il proprio medico potrà chiedere che il test venga effettuato presso il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria locale del territorio dove è ubicata la scuola di servizio. Ai docenti e i non docenti che inizieranno a lavorare dopo l’inizio dell’anno scolastico sarà comunque assicurata la possibilità di effettuare il test prima della presa di servizio. I medici di medicina generale dovranno trasmettere i dati relativi all’esito dei test sierologici effettuati sui propri assistiti ai dipartimenti di prevenzione dell’Asl di appartenenza. E dovranno anche provvedere a caricarne gli esiti sul Sistema tessera sanitaria.

Ai soggetti positivi sarà anche effettuato il tampone (test molecolare) entro 24 o 48 dall’esito positivo del test così da procedere con le misure di sorveglianza sanitaria e con le eventuali terapie. La struttura del commissario straordinario provvederà alla distribuzione dei dispositivi per lo screening sierologico, presso i punti di consegna indicati dalle regioni e dalle province autonome.

Queste ultime li assegneranno alle Asl tenendo conto delle indicazioni del commissario. Infine, le Asl assicureranno la consegna dei dispositivi ai medici di medicina generale, ripartendoli in proporzione al numero degli assistiti degli stessi, tenendo anche conto del numero degli assistiti di ciascuno di essi risultante dall’applicativo dedicato del Sistema tessera sanitaria. In ogni caso le Asl assicureranno ai medici di medicina generale la fornitura di adeguati dispositivi di protezione individuale (guanti, camici monouso e mascherine), in aggiunta a quelli ordinariamente forniti.

Il ministero dell’istruzione, secondo le disposizioni contenute nell’ordinanza 17/2020, dovrà fornire i dati di docenti e non docenti per utilizzare la tessera sanitaria per consentire l’incrocio dei dati forniti dall’amministrazione con quelli dei medici di medicina generale fornendo a ciascuno di loro l’elenco degli assistiti da sottoporre a test. La fornitura dei dati dovrà essere effettuata entro il 20 agosto per poi consentire la registrazione degli esiti della somministrazione del test sierologico. Così da rendere possibile la comunicazione dei riscontri positivi alla Asl competente per la somministrazione dei test molecolari (tamponi) finalizzati all’accertamento di infezione da Covid-19 e la ricostruzione degli eventuali contatti stretti e agli altri adempimenti di competenza del dipartimento di prevenzione. I dati aggregati saranno elaborati dal ministero della salute per provvedere all’analisi dello stato immunologico della popolazione e dell’andamento dell’infezione.

Banchi, consegne fino a ottobre

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Quando arrivano i banchi monoposto? Perché la domanda può apparire banale, ma se mi dicono che arrivano per il primo giorno di scuola mi organizzo in un modo e se invece so che mi arrivano a ottobre devo cercare altre soluzioni, altri spazi, devo avvisare gli enti locali, chiedere anche docenti aggiuntivi. Cambia l’organizzazione di un istituto». Lo sfogo è di Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, l’associazione nazionale presidi. Che ieri, nel diffondere il vademecum per i dirigenti sulla ripartenza della scuola a settembre, ha elencato le richieste per l’avvio del prossimo anno scolastico, «che per noi parte dal primo di settembre con i corsi di recupero. Neppure due settimane…».

I dirigenti scolastici, sui quali in quanto datori di lavoro ricadono tutte le responsabilità previste dalla legge in caso di contagio da Covid, chiedono risorse adeguate, locali, un ampliamento dell’organico. E un calendario con le date di consegna dei famosi banchi monoposto. A stretto giro la replica del commissario all’emergenza Domenico Arcuri: «I banchi saranno consegnati dai primi giorni di settembre e fino a ottobre secondo una programmazione nazionale», ha detto Arcuri, «che terrà conto delle necessità degli istituti e della situazione sanitaria dei vari territori». Programmazione che ad oggi ancora non c’è, perché, spiega Arcuri, «in poche settimane stiamo dando alle scuole un approvvigionamento superiore di dieci volte la loro fornitura annuale».

L’idea è di consegnare gli arredi prima là dove, a settembre, sarà più diffuso il contagio, spiegano dalla struttura commissariale. Ogni raggruppamento aziendale avrà un calendario. «Altre ipotesi o affermazioni, come quelle dell’Associazione Nazionale Presidi, sono destituite di ogni fondamento …sono stati stipulati 11 contratti di affidamento a imprese e raggruppamenti di imprese per la fornitura di banchi in grado di superare complessivamente l’intero fabbisogno richiesto dai dirigenti scolastici italiani: 2.013.656 banchi tradizionali e di 435.118 sedute innovative… Un risultato eccezionale», dice la nota del commissario. «L’organizzazione richiede tempo se vogliamo evitare il caos e riaprire in sicurezza la scuola per tutti. Non c’è polemica, ma la richiesta di chiarezza e di tempi certi», è al controreplica di Giannelli, «per non disperdere il lavoro fatto finora. E non è pensabile sperare di delegare alla fine al solo uso della mascherina la difesa dal contagio».

Già, alle scuole che riaprono a settembre vanno anche consegnate le mascherine per il personale che sono a carico dello stato, a differenza di quelle che dovranno indossare gli studenti nel caso in cui il distanziamento non potrà essere osservato: «Anche per queste non abbiamo certezze», dice il presidente Anp.

Intanto che pianificano la riapertura, molti dirigenti devono programmare anche la chiusura a pochi giorni causa elezioni. Ha spiegato infatti il sottosegretario all’Interno, Matteo Mauri, che, nonostante «l’intenzione comune di cercare di risparmiare le scuole da uno stop and go, non ci sono alternative valide vista la complessità della macchina elettorale». Per questo motivo gli scrutini si terranno nelle scuole, niente uffici postali o caserme, e per le elezioni Regionali queste resteranno chiuse almeno per sabato 19, lunedì 21 e martedì 22 settembre. Resta da capire infatti se la chiusura, per esigenze di sanificazione, si estenderà anche alla giornata del 23 settembre. Senza tenere conto che, dove si vota per le Comunali, ci si fermerà anche per il ballottaggio del 3 e 4 ottobre.

Tfr, possibile avere l’anticipo

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Al via l’anticipo del Tfs/Tfr ai docenti e ai non docenti che sono andati in pensione e che devono attendere ancora un bel po’ prima di ottenerne il versamento dall’amministrazione. Anticipo che consiste in un prestito bancario a tasso agevolato, che si può scaricare dalle tasse, la cui somma dovrebbe aggirarsi fino a un massimo di 45 mila euro. Che è previsto dalla legge per tamponare gli effetti del differimento della data di versamento del Tfs/Tfr, che può arrivare anche a 6 anni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. La ministra della funzione pubblica, Fabiana Dadone, il 7 agosto scorso ha sottoscritto l’accordo quadro con l’associazione delle banche italiane sulle modalità per la presentazione delle domande. La ministra del lavoro, Nunzia Catalfo, ha già controfirmato il testo negoziale. E adesso si attende la firma del ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, che dovrebbe arrivare in queste ore. Dopo di che l’Inps potrà procedere a rilasciare le certificazioni del diritto all’anticipo, a domanda degli interessati, che dovranno essere rilasciate entro 90 giorni dalla data di presentazione delle istanze.

Una volta ottenuta la certificazione il pensionato dovrà presentare la domanda vera e propria alla banca, avendo cura di allegare la certificazione del diritto rilasciata dall’Inps, la bozza di contratto debitamente sottoscritta e l’autocertificazione dello stato di famiglia. Se divorziato o separato dovrà specificarlo e dovrà anche dichiarare l’importo dell’eventuale assegno mensile di mantenimento al coniuge. Le domande potranno essere presentate in qualsiasi momento dall’interessato, direttamente oppure tramite un patronato. Il versamento dell’anticipo avverrà all’esito positivo della procedura di accertamento dei requisiti, da parte della banca, direttamente sul conto corrente indicato dall’interessato, entro 15 giorni.

L’accordo dà attuazione al decreto del presidente del consiglio dei ministri 22 aprile 2020, n. 51, che reca il regolamento in materia di anticipo del Tfs e del Tfr degli statali, sigle con le quali si intende, rispettivamente, il trattamento di fine servizio (di solito più vantaggioso, specie in caso di pensione anticipata) e il trattamento di fine rapporto. E cioè quella che una volta si chiamava buonuscita: una somma spettante ai lavoratori all’atto della cessazione del rapporto di lavoro. Il Tfs spetta, dopo la cessazione dal servizio, ai dipendenti pubblici assunti prima del 2000. Ed è pari all’80% dell’importo della retribuzione in godimento nell’ultimo giorno di servizio moltiplicato per il numero degli anni di servizio riconosciuti, compresi i periodi riscattati. Il Tfr, invece, si applica agli assunti dal 2000 in poi ed è una forma di salario differito che viene accantonato (virtualmente) e rivalutato anno per anno per essere poi versato al lavoratore, al termine dell’attività lavorativa, sempre come liquidazione.

L’importo del Tfr, dunque, è dato dal risultato dell’accantonamento di una specie di quattordicesima mensilità, che viene messa da parte ogni anno dall’amministrazione. Le norme attualmente in vigore, però, prevedono che sia il Tfs che il Tfr non debbano essere più versati contestualmente alla cessazione del servizio. Ma con 12 mesi di ritardo, nel caso dei lavoratori titolari della pensione di vecchiaia, e con 24 mesi di ritardo, nel caso di pensionati anticipati o per quota 100.

Nel caso della pensione di vecchiaia, si tratta di lavoratori che all’atto della cessazione dal servizio vantavano un’età non inferiore a 67 anni e almeno 20 anni di contributi sia per gli uomini che per le donne (si veda l’articolo 23, comma 6, del decreto-legge 201/2011). La pensione anticipata, invece, si matura con un minimo di 42 anni + 10 mesi di contributi se uomini e 41 anni + 10 mesi di contributi se donne (si veda l’articolo 23, comma 10, del decreto-legge 201/2001). Infine, la pensione con quota 100 si viene corrisposta ai lavoratori cessati dal servizio con un’età minima di 62 anni di età e 38 anni di contributi (si veda l’articolo 14, comma 1, del decreto-legge 4/19).

Per mitigare gli effetti di questi ritardi, espressamente previsti dalla legge, il legislatore ha previsto una soluzione-ponte. Che consiste nella possibilità di chiedere un prestito ad una banca, di importo fino a 45 mila euro, fruendo di un tasso agevolato che non dovrebbe superare l’1.5% e dovrebbe essere interamente detraibile dalle tasse.

Il prestito, il cosiddetto anticipo del Tfs /Tfr, conviene soprattutto ai pensionati per quota 100 che devono attendere ancora molto per maturare il diritto al versamento del Tfs/Tfr. Il diritto, infatti, insorge quando il pensionato con quota 100 matura il diritto alla pensione di vecchiaia. E siccome il pensionamento con quota 100 può avvenire anche con 4 anni di anticipo rispetto a tale data, l’interessato potrebbe addirittura dovere attendere 6 anni dal pensionamento per ottenere la somma che gli spetta. Il ritardo dei 24 mesi, infatti, si calcola a partire dalla data in cui l’interessato avrà maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia.

Lauree professionalizzanti promosse. Its in bilico

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Con i tre nuovi corsi sulla formazione universitaria per agrotecnici, geometri, periti agrari e periti industriali, si pone fine alle sperimentazioni delle laurea professionalizzanti. Lo schema del decreto ministeriale che definisce queste nuove classi di corsi di laurea a orientamento professionalizzante (Lp), infatti, si introduce un nuovo indirizzo di formazione universitaria di tipo tecnico, di durata triennale, quello delle lauree professionalizzanti appunto. Senza, però, attribuire a queste classi di Lp valore abilitante e con il rischio che queste si sovrappongano con l’offerta formativa degli Its (istituti tecnici professionali post diploma delle superiori) oltre che con i loro sbocchi occupazionali e professionali. A sottolineare queste criticità è la Commissione Cultura della Camera che ha dato parere favorevole allo schema di decreto con alcune osservazioni. A oggi la sperimentazione delle Lp riguarda 15 corsi di studio, già attivi dall’anno accademico 2018/19, su un totale di 31 corsi accreditati presso gli atenei in tutta Italia. Dai primi 14 corsi validati nel 2018 agli ulteriori 11 del 2019 fino ai nuovi 6 del 2020. Per un numero complessivo di 1.291 studenti iscritti. Più che raddoppiatasi in un solo anno accademico. Sono passati, infatti, dai 381 iscritti per il 2018/19 ai 910 studenti per il 2019/20. Con un incremento pari a +138,8%, pari a + 529 iscritti.Le tre nuove Lp adesso andrebbero a sostituire la maggior parte delle classi all’interno delle quali sono attualmente attivi i corsi poiché hanno contenuti e sbocchi professionali analoghi e, quindi, dovranno essere disattivati entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto e non potranno essere attivati nuovi corsi sperimentali negli ambiti delle stesse classi (L-7, L-8, L-9, L-23, L-25 e L-26). Le università assicureranno comunque agli studenti già iscritti alla data entrata in vigore del decreto la possibilità di concludere gli studi e di conseguire il relativo titolo.

«L’intento di definire percorsi di laurea nettamente distinti dalle altre classi preesistenti», spiega il ministero dell’università, «è quello di individuare sbocchi occupazionali ben precisi ed evitare la confusione con classi di corsi di laurea che consentono l’accesso ad esami di stato per diverse professioni, oltre alla prosecuzione degli studi nelle correlate classi di laurea magistrale». Come richiesto dalla Conferenza dei rettori (Crui), infatti, nel decreto si prevede che per le tre nuove Lp, a differenza di altri corsi di laurea triennale, il proseguimento degli studi nelle lauree magistrali non sia uno «sbocco naturale» consentito, poiché all’esito dei corsi si consegue un titolo direttamente spendibile nel mondo del lavoro. Insomma, le nuove lauree professionalizzanti, conclude il Mur, sono corsi triennali «orientati ad un rapido ingresso nel mondo del lavoro». Dunque, «lauree professionalizzanti e abilitanti» come le ha più volte definite lo stesso ministro dell’università Gaetano Manfredi.

Un punto questo su cui lo schema di decreto, però, sembra cadere. Il parere della Commissione Cultura della Camera chiede, infatti, una tempestiva modifica del dpr n. 328/2001 «al fine di assicurare il valore legale del titolo ai laureati delle classi professionali di cui al decreto in esame anche ai fini dell’accesso agli esami di stato per le relative professioni». Il dpr, infatti stabilisce che agli esami di Stato per le professioni di agrotecnico, geometra, perito agrario e perito industriale, oltre che con titoli e tirocini, si acceda con la laurea comprensiva di tirocinio di 6 mesi e individua per ciascuna professione le classi di laurea che danno titolo ad accedere all’esame di Stato.

Occorre, quindi, definire quali professioni regolamentate diano accesso le nuove Lp facendo riferimento, secondo il principio di equipollenza, a quanto previsto dal Dpr, anche «valutando la possibilità, attraverso un apposito intervento legislativo, di rendere i titoli in questione direttamente abilitanti», osservano i deputati. Anche il Collegio nazionale dei periti agrari Cnpapal insiste «sulla necessità di riconoscere ai percorsi professionalizzanti non solo il valore giuridico del titolo riconosciuto dalla Costituzione, ma anche il valore giuridico professionalizzante», commenta il presidente Mario Braga. Mentre il Collegio nazionale geometri CngeGl, chiede che «lo stesso esame di laurea abbia valore abilitante, come già è previsto per le professioni sanitarie».

C’è poi la questione della sovrapposizione con gli Its, i percorsi di formazione terziaria professionalizzante di durata biennale o triennale, nati oltre 10 anni fa e che offrono sbocchi occupazionali annualmente monitorati dal ministero attraverso l’Indire. Un rischio che il Mur non vede: per il ministero dell’università le Lp «costituiscono un modello di riferimento distinto da quello degli Its, dal momento che si tratta di tipologie di corso diverse per durata e per di più mirate a diversi «target» di utenza specifiche». Il discrimine, però, stabilito dalla Cabina di regia nazionale per il coordinamento tra Its e Lp al ministero era che le Lp riguardassero professioni regolamentate dagli ordini professionali. Di qui la richiesta della Commissione cultura di «proseguire con la necessaria condivisione con gli ordini professionali di riferimento per l’istituzione di ogni corso di laurea professionalizzante». «Slegando l’obbligatorietà del vincolo alla convenzione con gli ordini professionali, le Lp rischiano di sconfinare negli Its», spiega Gabriele Toccafondi (Iv). Del resto, come riconosce lo stesso Mur, «il monitoraggio sugli effettivi sbocchi occupazionali (delle Lp, ndr) potrà essere fatto solo un anno dopo il termine del primo ciclo dei corsi stessi e cioè nel 2022». Per questo motivo i deputati chiedono un monitoraggio comparativo, anche attraverso un ente terzo, sui percorsi professionalizzanti Its e Lp per «valutare gli esiti in uscita e di valorizzare entrambi i canali di formazione post diploma, per rilanciare la formazione terziaria professionalizzante come scelta strategica per le prospettive occupazionali dei nostri giovani».

Dirigenti scolastici, modello circolare su organizzazione personale e attività didattiche emergenza COVID

da OrizzonteScuola

Di Antonio Fundaro

Il Decreto n. 39 del 26 giugno 2020 del Ministero dell’Istruzione ha adottato il “Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021”. Il documento, di fatto, anticipa e sottolinea come “il mese di settembre si prefigura come un appuntamento molto atteso da tutto il mondo scolastico.

Mai come in questo momento un’intera comunità educante, intesa come insieme di portatori di interesse della scuola e del territorio, nutre aspettative di alto valore verso se stessa. Sulla base dell’esperienza dettata dalla pandemia da SARS-CoV-2, sarà necessario trasformare le difficoltà di un determinato momento storico in un vero e proprio volano per la ripartenza e per l’innovazione. L’eccezionalità a cui l’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2 ha costretto tutti i settori della vita privata, sociale e lavorativa impone una analisi mirata alla progettazione della ripartenza e del ritorno alla normalità. Nella scuola questo si traduce in una riflessione organizzativa e didattica in grado, come si è detto, di non disperdere quanto le scuole sono riuscite a mettere in atto, valorizzando gli ambiti dell’autonomia scolastica e fornendo loro spazi di coordinamento finalizzati a coinvolgere i diversi attori in un rinnovato patto di corresponsabilità educativa”.

Le disposizioni organizzative dei dirigenti scolastici

Fatte queste premesse i dirigenti scolastici, per altro visibilmente preoccupati, e a ragione, delle ricadute penali di molteplici scelte organizzative loro delegate, stanno cominciando a predisporre, con la solita attenzione e professionalità, il documento contenente le “Disposizioni riguardanti l’organizzazione del lavoro del personale docente e misure organizzative delle attività didattiche in relazione al contenimento della diffusione del SARS-CoV-2”. Un documento tutt’altro che di facile stesura, rappresentando la sintesi perfetta d’un corredo normativo assai articolato che fonda le sue premesse giuridiche sulla più volte richiamata “valorizzazione delle forme di flessibilità derivanti dall’Autonomia scolastica”.

L’organizzazione ai tempi del COVID

Quest’anno, OrizzonteScuola, accompagnerà, ancora con maggior attenzione, dirigenti scolastici e dirigenti, lungo il sentiero tortuoso della redazione di documenti, regolamenti, circolari, semplici relazioni che possano essere d’aiuto ai vari attori delle comunità scolastiche. Momenti per confrontarsi, per scambiare opinioni, per costruire processi decisionali quanto più adeguati al moltiplicarsi della normativa. Lo faremo facendoci accompagnare, talvolta, dalle migliori esperienze professionali italiane. Collaboreranno, con noi, con lo stesso entusiasmo dei mesi scorsi, alcuni istituzioni scolastiche italiane e alcuni dirigenti scolastici che, come hanno fatto nel pregresso, metteranno a disposizione la loro professionalità ma anche le loro perplessità.
Un pilastro, in tal senso, ha rappresentato l’Istituto Statale D’istruzione Superiore “Michelangelo Buonarroti” con i suoi Liceo Scientifico, Liceo delle Scienze Applicate, Liceo Sportivo e Liceo Linguistico di Monfalcone (GO), guidato con magistrale competenza dal professore Vincenzo Caico, una sorta di vulcano organizzativo per una scuola d’alto profilo e non solo in Friuli Venezia Giulia. Liceo dal quale partiremo in questa nostra avventura.

Organizzazione e autonomia

L’Autonomia scolastica, introdotta nell’Ordinamento nazionale più di venti anni orsono, è strumento privilegiato per elaborare una strategia di riavvio dell’anno scolastico che risponda quanto più possibile alle esigenze dei territori di riferimento nel rispetto delle indicazioni sanitarie sopra riportate. Il Regolamento 8 marzo 1999, n. 275, recante Norme in materia di Autonomia delle istituzioni scolastiche, conferisce alle istituzioni medesime la possibilità di costruire percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, attraverso la definizione di precisi ambiti di intervento organizzativo.

La flessibilità garantita dall’autonomia scolastica

Pertanto, in questo contesto resta ferma l’opportunità per le istituzioni scolastiche di avvalersi delle ulteriori forme di flessibilità derivanti dallo strumento dell’Autonomia, sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze delle famiglie e del territorio, che contemplino, ad esempio:

  • una riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento;
  • l’articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;
  • una frequenza scolastica in turni differenziati, anche variando l’applicazione delle soluzioni in relazione alle fasce di età degli alunni e degli studenti nei diversi gradi scolastici;
  • per le scuole secondarie di II grado, una fruizione per gli studenti, opportunamente pianificata, di attività didattica in presenza e, in via complementare, didattica digitale integrata, ove le condizioni di contesto la rendano opzione preferibile ovvero le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo consentano;
  • l’aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ove non già previsto dalle recenti innovazioni ordinamentali;
    una diversa modulazione settimanale del tempo scuola, su delibera degli Organi collegiali competenti.

La circolare allegata

Il modello di circolare che, quest’oggi, vi proporremmo, dall’elaborazione dell’Istituto Statale D’istruzione Superiore “Michelangelo Buonarroti” con i suoi Liceo Scientifico, Liceo delle Scienze Applicate, Liceo Sportivo e Liceo Linguistico di Monfalcone (GO), contiene “Disposizioni riguardanti l’organizzazione del lavoro del personale docente e misure organizzative delle attività didattiche in relazione al contenimento della diffusione del SARS-CoV-2”. Un primo passo, decisivo e indispensabile, per iniziare l’Anno scolastico 2020-2021.

Cosa contiene la circolare

Il modello di circolare che sia allega, predisposta dal professore Vincenzo Caico, dirigente scolastico dell’Istituto Statale D’istruzione Superiore “Michelangelo Buonarroti” di Monfalcone (GO), è stilata ai sensi e per gli effetti dell’art. 25, comma 2, del D.Lgs. 165/2001.
Queste sono le misure organizzative dell’attività scolastica per l’anno scolastico 2020/2021 su cui si pone attenzione nell’importante documento che si allega:

  1. Durata dell’unità oraria di lezione;
  2. Articolazione delle classi;
  3. Orario delle attività scolastiche;
  4. Orario di cattedra e restituzione delle frazioni orarie di lezione alle classi;
  5. Assegnazione dei docenti alle cattedre e utilizzazioni nell’ambito dell’orario di cattedra;
    Disposizioni finali.

Scarica modello circolare

Concorso dirigenti, quiz preselettivi legittimi. Sì a batteria anche se con domande errate. Sentenza

da OrizzonteScuola

Di Laura Biarella

Alcuni candidati al concorso per il reclutamento dei DS 2011 si è rivolto alla giustizia chiedendo l’annullamento dei relativi atti. Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, Sezione III Stralcio, con la Sentenza n. 9220 del 17 agosto 2020, pur dichiarando infondato il ricorso, ha fornito un prezioso elenco delle pretese illegittimità fatte emergere dai candidati, e interpretate, nel corso degli anni, come conformi alla legge, dalla giurisprudenza.

L’espletamento delle procedure preselettive basate su test di accesso è legittimo?

La previsione, a scopi di semplificazione ed accelerazione dell’iter concorsuale, della necessità di sottoporre i candidati ad una prova preliminare preordinata ad accertare il possesso da parte loro di requisiti culturali di base non è stata giudicata irragionevole. La stessa, infatti, consente di ridurre il numero dei partecipanti alle prove scritte, con conseguente riduzione della complessità e dei tempi della procedura, tramite un meccanismo semplice e tale da garantire la parità di trattamento degli interessati (Tar Lazio, n. 603/2011 e Cons. Stato, sez. IV, n. 2797/2004).

Il tempo a disposizione dei candidati per rispondere alle domande era troppo esiguo?

La giurisprudenza amministrativa (Cons. Stato n. 1057/2015 e 77/2019) espressasi sulla censura in questione l’ha ritenuta infondata, sulla considerazione che “quanto al tempo, ritenuto estremamente esiguo, di 100 minuti assegnato per rispondere a 100 domande, va rilevato che, come osservato in altre analoghe circostanze dalla sezione, l’esiguità del tempo a disposizione fa sì che il candidato, il quale disponga di un lasso di tempo a volte molto limitato, proceda in via logica a rispondere prioritariamente a quiz sui quali si sente particolarmente sicuro, riservando alla parte finale della sua applicazione intellettuale la soluzione di quiz che ritiene più problematici” (TAR Lazio sezione III bis, 10 marzo 2010, n. 3652).

Il “librone” riportava anche i quesiti errati?

Come ha rilevato nella sentenza n. 1117 del 2013 del Tar Lazio, l’eventuale incertezza determinata da tale circostanza non inciderebbe sulla par condicio dei concorrenti, tutti chiamati a rispondere sui medesimi quesiti. Al riguardo è stato rilevato che l’Amministrazione ha esaurito il suo compito di assicurare un corretto andamento della prova preselettiva proprio con la rettifica dei test, che hanno posto tutti i concorrenti dinanzi alla medesima prova (T.A.R. Roma Lazio sez. III, 5 aprile 2012 e sez. I, 16 aprile 2007, n. 3275).

L’amministrazione avrebbe dovuto astenersi dal formulare quesiti particolarmente complessi?

La scelta degli argomenti e il grado di difficoltà dei quesiti rientrano nell’ambito della scelta di merito o, quantomeno, in un ambito di discrezionalità tecnica molto ampia che, in quanto tale, risulta essere insindacabile dal giudice amministrativo salvo profili di manifesta illogicità ed irragionevolezza (T.A.R. Napoli Campania sez. IV, 28 ottobre 2011, n. 5051 e T.A.R. Roma Lazio sez. III, 18 giugno 2008, n. 5986). Al tempo stesso, rimangono nella discrezionalità della commissione le scelte sulle modalità con cui procedere allo svolgimento del concorso, che qualora non illogiche e qualora non si traducano in elementi di discriminazione illegittima tra concorrenti devono ritenersi prive di vizi. Le circostanze, compresa quella relativa alla necessità di annerire le risposte corrette e non di barrarle, infatti, non hanno alterato la par condicio fra i partecipanti alla prova preselettiva, atteso che il materiale fornito agli interessati (“librone”) e le modalità di svolgimento di tale prova (annerimento delle risposte corrette) sono state le medesime per tutti i concorrenti (Cons. di Stato, Sez. VI, 4 febbraio 2015, n. 1057 e Sez. II, 13 luglio 2016, n. 1743/2016, come anche parere 644/2017), tanto più che l’abitudine a sfogliare libri anche voluminosi e a esercitare la memoria costituiscono attitudine che ben può essere valutata al fine della selezione di dirigenti scolastici.
Lo svolgimento della prova secondo i tempi e le modalità previste (in particolare, la batteria dei 6.000 quesiti veniva pubblicata ad appena 7 giorni dallo svolgimento della prova ne venivano annullati circa 1.000, ritenuti erronei) ha privilegiato le capacità mnemoniche dei candidati piuttosto che selezionare quelli dotati di un minimo livello culturale? Come affermato con riferimento alla preselezione informatica del concorso a posti di Notaio, la modalità ha il solo scopo di accertare il possesso di un livello di preparazione minimo, che renda utile la partecipazione al concorso. I suoi contenuti risultano coerenti con la sua natura di prova e, quindi, con la funzione selettiva, cui essa adempie. Pertanto, non è irragionevole che il legislatore abbia attribuito valore rilevante in tale fase alle attitudini mnemoniche dei candidati (T.A.R. Roma Lazio sez. I, 4 giugno 2008, n. 5484).

E’ stato legittimo affidare l’elaborazione della batteria a gruppi di soggetti esterni?

La giurisprudenza amministrativa, con riferimento ad una fattispecie del tutto analoga, ha evidenziato che la circostanza che l’amministrazione si sia affidata alla correzione della prova preselettiva mediante strumenti di lettura ottica delle risposte non rappresenta una scelta viziata bensì risulta consentito dall’art. 7, c. 2 bis del d.P.R. n. 487/1994: “Le prove di esame possono essere precedute da forme di preselezione predisposte anche da aziende specializzate in selezione di personale. I contenuti di ciascuna prova sono disciplinati dalle singole amministrazioni le quali possono prevedere che le prove stesse siano predisposte anche sulla base di programmi elaborati da esperti in selezione”, come è accaduto nel caso in esame, ove la preselezione è stata affidata al FORMEZ (TAR Lazio, sez. III bis. n. 3176/2012).

Sussiste incompatibilità tra la funzione di componente del comitato di esperti che ha predisposto i quiz e l’incarico di docente nei corsi di preparazione al concorso per dirigenti scolastici?

Per costante e condiviso indirizzo giurisprudenziale, una tale situazione di incompatibilità si può ravvisare solo nei casi in cui tra esaminatore e concorrente sussista un sodalizio di interessi economici, di lavoro o professionali talmente intenso da ingenerare il sospetto che la valutazione del candidato non sia oggettiva e genuina, ma condizionata da tale cointeressenza (Consiglio di Stato, sezione III, 20 settembre 2012, n. 5023).

I quiz selettivi hanno rappresentato un idoneo strumento di preselezione dei candidati?

La giurisprudenza amministrativa si è costantemente orientata nel senso della sua ammissibilità. In particolare, è stato precisato che la previsione, a scopi di semplificazione ed accelerazione dell’iter concorsuale, della necessità di sottoporre i candidati ad una prova preliminare preordinata ad accertare il possesso da parte loro di requisiti culturali di base non appare irragionevole. Essa, infatti, consente di ridurre il numero dei partecipanti alle prove scritte, con conseguente riduzione della complessità e dei tempi della procedura, attraverso un meccanismo semplice e tale da garantire la parità di trattamento degli interessati (Tar Lazio, 12982/2015). La previsione della prova preselettiva nell’ambito di una procedura concorsuale è un modulo organizzativo che l’Amministrazione può adottare laddove il numero di domande di partecipazione sia esorbitante o comunque tale da determinare delle sensibili lungaggini procedimentali. A tali argomenti, è stato aggiunto che il procedimento in oggetto ha carattere concorsuale e non consiste in un esame di abilitazione, con la conseguenza che l’amministrazione ben può stabilire una soglia rapportata al numero dei candidati piuttosto che al numero di risposte giuste fornite da parte del candidato.

TFA sostegno V ciclo: prove confermate dal 22 settembre, alcune classi di concorso escluse

da OrizzonteScuola

Di redazione

Specializzazione sostegno TFA V ciclo: cambiano le modalità di accesso alle prove di selezione. Dopo il Dm n. 90 del 7 agosto 2020, il 13 agosto il Ministero ha inviato alle Università una ulteriore nota di chiarimenti.

Prove preselettive

Confermate nei giorni

• 22 settembre 2020 scuola infanzia;
• 24 settembre 2020 scuola primaria;
• 29 settembre 2020 scuola secondaria di I grado;
• 1° ottobre 2020 scuola secondaria di II grado.

N.B. Naturalmente nel confermare le date per le preselettive il Ministero fa esclusivo riferimento al Dm del 28 aprile 2020, senza alcun riferimento alla situazione odierna o futura in base all’andamento dell’emergenza. Se dovessero esserci modifiche alle date siamo certi che il Ministero le comunicherà tempestivamente.

Candidati idonei: laboratori in presenza

Per i candidati risultati idonei nei cicli precedenti e regolarmente iscritti al V ciclo, che come previsto dall’articolo 4 comma 4 del DM 92/2019 sono ammessi in soprannumero senza la necessità di svolgere le prove di accesso bisogna tenere conto di quanto precisato nella nota n. 798 del 4 maggio 2020

“apartire dalla fase 2, che corrisponde al 4 maggio 2020, i laboratori didattici obbligatori, dovranno essere svolti in presenza”

Accesso diretto alla prova scritta

Hanno accesso diretto alla prova scritta:

  •  i candidati con disabilità affetti da invalidità pari o superiore all’80% che ai sensi della legge
    104/1992 art. 20 non sono tenuti a sostenere la prova preselettiva
  • i soggetti che nei dieci anni scolastici precedenti hanno svolto almeno tre annualità di
    servizio, anche non consecutive, valutabili come tali ai sensi dell’articolo 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124, sullo specifico posto di sostegno del grado cui si riferisce la procedura.

Questa previsione si è resa necessaria al fine di attuare quanto disposto dal decreto legge 8
aprile 2020, n. 22 recante “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, nonché in materia di procedure concorsuali e di
abilitazione e per la continuità della gestione accademica” convertito, con modificazioni, dalla legge
6 giugno 2020, n. 41, e in particolare l’articolo 2, comma 8.

A tal fine con decreto del MI e del MUR n. 90 del 7 agosto 2020 è stato modificato l’articolo 4 del DM 8 febbraio 2019, n. 92, con la disposizione che ha modificato la prova “preliminare” in prova “preselettiva”.

Per quanto suindicato, il punteggio del test preselettivo di tutte le tipologie di candidati ammessi direttamente alla prova scritta, non è computato ai fini della predisposizione della graduatoria degli immessi al corso.

Requisiti di accesso – Classi di concorso ad esaurimento

I candidati in possesso di abilitazione per altra classe di concorso o per altro grado di istruzione sono esonerati dal conseguimento dei CFU/CFA di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo 5 del Dlgs 59/2017, fermo restando il possesso del titolo di accesso alla classe di concorso, così come previsto dal DPR 19/2016 come integrato dal DM 259/2017.

Per quali classi di concorso non è più possibile partecipare alle selezioni

Non è più consentito l’accesso alla selezione per le classi di concorso ad esaurimento o non più previste dagli ordinamenti:

A-29 Musica negli istituti di istruzione secondaria di secondo  grado;
A-66 Trattamento testi, dati ed applicazioni. Informatica; A-76 Trattamenti testi, dati ed applicazioni, informatica, negli istituti professionali con lingua di insegnamento slovena;
A-86 Trattamenti testi, dati ed applicazioni, informatica, negli istituti professionali in lingua tedesca e con lingua di insegnamento slovena; B-01 Attività pratiche speciali;
B-29 Gabinetto fisioterapico;
B-30 Addetto all’ufficio tecnico;
B-31 Esercitazioni pratiche per centralinisti telefonici;
B-32 Esercitazioni di pratica professionale;
B-33 Assistente di Laboratorio.

La nota del 13 agosto 2020

Cambiano modalità e requisiti prove di accesso. Decreto n. 90 del 7 agosto 2020

Requisiti completi di accesso

  • abilitazione specifica per la classe di concorso oppure
  • laurea magistrale o a ciclo unico, oppure diploma di II livello dell’alta formazione artistica,musicale e coreutica, oppure titolo equipollente ed equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso + 24 CFU  nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche
  • gli ITP insegnanti tecnico pratici accedono con il solo diploma. Leggi tutto

laurea + tre anni di servizio non è più requisito di accesso, era un requisito transitorio per l’a.a. 2018/19

N.B. La laurea deve avere tutti gli esami o CFU eventualmente richiesti dal Miur per accedere ad una delle classi di concorso dell’ordine di scuola richiesto.

La laurea permette l’accesso ai percorsi di scuola secondaria di I e II grado.

Per i requisiti specifici di infanzia e primaria clicca qui

Ritorno in classe, la ministra Azzolina scrive agli Enti Locali: “Collaborare, fare di più in vista di settembre”

da OrizzonteScuola

Di redazione

”Collaborare” è la parola chiave  utilizzata dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina in una lettera inviata il 12 agosto scorso agli Enti Locali, per precisione  al presidente dell’Anci Antonio Decaro, al numero uno delle Province,  Michele De Pascale, e resa pubblica oggi da ‘Il Fatto Quotidiano’.

Un appello agli enti locali a fare di più per consentire la riapertura della scuola a settembre in sicurezza.

”Si chiede, quindi, a tutti gli enti locali – scrive la ministra nel  passaggio chiave del documento che ‘Il Fatto Quotidiano’ ha potuto avere – un ultimo ma importante e decisivo sforzo a collaborare con i  dirigenti scolastici e con gli uffici scolastici regionali nell’ambito dei Tavoli regionali e a definire gli eventuali ulteriori fabbisogni o a segnalare le difficoltà nell’ambito della procedura che sarà attivata nei prossimi giorni per l’assegnazione delle risorse  aggiuntive stanziate con l’ultimo decreto Legge per gli affitti di immobili o per il noleggio e l’acquisto di strutture modulari”.

”Siamo praticamente gli unici – spiega Azzolina – in Europa ad aver lavorato sul distanziamento  mettendo più organico, soldi per lavori di edilizia, banchi, per avere spazi aggiuntivi. E continuiamo a farlo. Molti enti locali hanno  trovato gli spazi, altri sono più indietro ma hanno tutti i mezzi per  riuscirci: risorse e poteri speciali”.

La ministra ha rivendicato anche in questa lettera tutti gli sforzi fatti per gli enti locali:  dai 330 milioni di fondi strutturali dedicati all’edilizia cosiddetta  ”leggera”, fino ai 30 milioni aggiuntivi assegnati i primi d’agosto, previsti dal decreto Rilancio e destinati a tutte le province e città  metropolitane. Infine, le risorse dell’ultimo decreto legge Agosto.

Organico aggiuntivo: è scontro sindacati-ministero

da La Tecnica della Scuola

Fra Flc-Cgil e ministero è di nuovo scontro aperto.
Oggetto del contendere è la questione dell’organico d’emergenza aggiuntivo.
Nel corso di un incontro svoltosi nella giornata di martedì 18 i dirigenti del Ministero hanno spiegato che la funzione di questo organico è quella di andare incontro a situazioni di disagio per poter definire quote di adeguamento dell’organico stesso.

“Ma non può essere così – insorge la Flc – l’organico aggiuntivo definito dal DL Rilancio è, come vuole la norma, aggiuntivo rispetto alle richieste normalmente accordate di adeguamento alla situazione di fatto, perché ha come obiettivo specifico, in questo momento segnato dalla crisi pandemica e dalle difficoltà della ripresa, quello di permettere lo sdoppiamento delle classi e di garantire igienizzazione dei locali con maggiore frequenza, utilizzare più spazi, gestire più gruppi classe”.

Flc-Cgil chiede il rispetto degli impegni

“Chiediamo chiarezza e rispetto degli impegni presi dalla Ministra sull’attribuzione di risorse veramente aggiuntive per le scuole – sottolinea il sindacato di Francesco Sinopoli – diversamente significa continuare a portare avanti il gioco delle tre carte, per cui si toglie mentre si dà, anzi si toglie di più di quanto si dovrebbe dare”.

“Il Ministero – continua il sindacato – deve chiarire a tutta la comunità scolastica se è sua intenzione dare seguito ai proclami e garantire la sicurezza in occasione della ripartenza, oppure se vuole fare giochini di bilancio: abbiamo bisogno di docenti per diminuire il numero degli alunni nelle classi, abbiamo bisogno di collaboratori scolastici per gestire nuovi spazi e aumentare i momenti di igienizzazione, abbiamo bisogno di più assistenti tecnici e amministrativi per garantire la funzionalità delle scuole in una situazione complessa come sarà quella di settembre”.

La Flc-Cgil chiede anche che “il Ministero metta in trasparenza gli esiti dei monitoraggi sulle richieste avanzate dalle scuole su spazi e richieste di risorse aggiuntive”.
Durante l’incontro i sindacati avrebbero chiesto chiarimenti sul tema delle GPS, ma senza molto successo.
“Ancora oggi – dice la Flc – non si sa come nominare i docenti di lingua inglese alla scuola primaria, visto che il sistema non ha consentito di indicare l’idoneità”.

Le preoccupazioni della Cisl-Scuola

Già nella giornata di lunedì 17 era intervenuta anche la segretaria della Cisl-Scuola Maddalena Gissi per mettere in evidenza la questione delle graduatorie per le supplenze: si tratta di “750.000 domande da verificare, tutt’altro che scontato che lo si riesca a fare senza problemi con così poco tempo a disposizione”.
“In un contesto del genere – afferma Gissi – i dirigenti scolastici rischiano seriamente di essere le vittime sacrificali di una gestione che si sta rivelando sempre più inadeguata rispetto alla quantità e alla complessità dei problemi da affrontare e risolvere. Abbiamo chiesto alla Ministra un incontro urgente per conoscere in modo più esauriente e approfondito i dati dei monitoraggi e le richieste delle scuole, ma non abbiamo ancora avuto alcuna risposta. Serve il massimo coinvolgimento su una partita così complessa e difficile, la ripresa delle attività scolastiche in presenza non può essere gestita come una realtà a sé stante e nel chiuso delle stanze ministeriali”.

Rientro a scuola. Il CTS ne parlerà domani 19 agosto. Possibili chiusure temporanee

da La Tecnica della Scuola

Un nuova riunione del Comitato Tecnico Scientifico è prevista per la giornata di domani 19 agosto.
Già nei giorni scorsi il Comitato aveva chiarito che non si può in alcun modo derogare all’obbligo del distanziamento fisico di un metro tra gli alunni in classe, ma aveva anche aggiunto che, nel caso in cui sia impossibile garantire il metro di distanza, gli studenti dovranno indossare la mascherina chirurgica e ci dovrà essere un’adeguata areazione.
La notizia aveva creato non poche polemiche tanto che dal Comitato era arrivata anche una precisazione: la deroga sarà consentita solo per un periodo limitato di tempo mentre la scuola si dovrà attivare per adottate il prima possibile soluzioni adeguate.
Nella riunione di domani 19 agosto la questione sarà certamente oggetto di un approfondimento; ma si parlerà anche di altri problemi che non sono ancora del tutto definiti, a partire dalla procedura da seguire nel caso in cui a scuola si dovessero riscontrare casi di soggetti positivi.

Fra le ipotesi allo studio ci sono anche quella di chiusure temporanee delle scuole dove si dovessero verificare casi sospetti o di test sierologici somministrati a tutti i docenti e a tutti gli studenti.

Non è da escludere che il CTS colga anche l’occasione per dire due parole sulla opportunità che le lezioni in presenza riprendano il 14 settembre; d’altronde, negli ultimi giorni, proprio su questo punto sono emerse posizioni contrarie alle decisioni già assunte dalla ministra Azzolina.
Decisione che, però, potrebbe essere rivista sia in relazione ai problemi legati alla chiusura di molte scuole tra il 18 e il 23 settembre in concomitanza con il voto referendario.
L’idea di rinviare la riapertura è stata ventilata nelle ultime ore anche dalla senatrice 5S Tiziana Drago.

Senza dimenticare le difficoltà legate alla fornitura dei nuovi arredi: ma su questa tema nella giornata del 19 è prevista anche una riunione con le organizzazioni sindacati per parlare in particolare di criteri e priorità per la distribuzione dei banchi tra le diverse Regioni. L’incontro sarà presieduto dalla Ministra stessa e vedrà la partecipazione anche del Commissario Straordinario Domenico Arcuri.

Ritorno a scuola, dipenderà dall’andamento dei contagi: a fine agosto riunione decisiva del Cts per valutare gli indici

da La Tecnica della Scuola

La riapertura delle scuole non dipende dalla consegna dei banchi monoposto, né dall’assegnazione di adeguato organico aggiuntivo, ma è soprattutto legata all’andamento degli indici epidemiologici, che dopo gli innalzamenti, compreso il fatto che l’età media degli infetti continua a scendere, ha già indotto il ministro della Salute a chiudere le discoteche. A questo scopo, per fare un punto sullo stato dell’arte e se effettivamente la risalita dei contagi è compatibile con il ritorno in classe di oltre otto milioni di alunni e un milione tra docenti e personale Ata, per fine agosto sono state programmate due importanti riunioni. E non è probabilmente un caso che più di qualcuno abbia già paventato la possibilità di far slittare la ripresa delle lezioni a dopo le elezioni del 20 e 21 settembre.

Il 29 agosto l’incontro del Comitato tecnico scientifico

La prima – sempre coordinata da Agostino Miozzo, dirigente che assiste il governo nella gestione del dossier Coronavirus – si svolgerà il prossimo 29 agosto – esattamente due settimane prima della programmata riapertura delle scuole – e riguarderà il Comitato tecnico scientifico.

L’incontro degli esperti servirà principalmente per analizzare gli indici epidemiologici del Covid-19, con un bilancio regione per regione sull’andamento dei contagi.

Il 31 agosto Conferenza internazionale promossa da Oms Europa

Due giorni, l’ultimo giorno di agosto, si replicherà con una Conferenza internazionale promossa dall’Oms Europa – cui parteciperà anche il ministro della Salute, Roberto Speranza – che ha all’ordine del giorno proprio la riapertura delle scuole.

In questo caso, l’obiettivo è dare indicazioni su procedure che potranno essere condivise, al di là delle differenti situazioni dei Paesi dell’Unione europea.

Il Cts si incontro anche il 19 agosto

È confermata, intanto, la riunione prevista mercoledì 19 agosto, cui prenderanno parte i componenti del Comitato tecnico scientifico, il quale sarà chiamato a fare un nuovo punto sulle misure in vista del rientro a scuola.

Al centro dell’attenzione in particolare ci saranno due temi: l’utilizzo della mascherina in aula e le indicazioni da adottare per la gestione di eventuali casi di Covid a scuola, il cui testo è stato messo a punto dall’Istituto superiore di sanità e che sarebbe quasi pronto, compreso l’allestimento dell’aula Covid, dove collocare gli alunni con sintomi in attesa dell’arrivo delle famiglie.

Nel verbale del 12 agosto scorso, lo stesso Cts ha ribadito che il distanziamento fisico, inteso come distanza minima di 1 metro tra gli alunni, “rimane uno dei punti di primaria importanza nelle azioni di prevenzione del contenimento epidemico insieme alle misure organizzative e di prevenzione e protezione”.

Ma lo stesso Cts ha chiarito anche che “in eventuali situazioni in cui non sia possibile garantire nello svolgimento delle attività scolastiche il distanziamento fisico prescritto, sarà necessario assicurare la disponibilità e l’uso della mascherina, preferibilmente di tipo chirurgico”.

Quei casi poco… eccezionali

Una eventualità, quella dell’uso della mascherina per sopperire al distanziamento minimo di un metro, che lo stesso Cts ha definito poi praticabile solo in casi eccezionali.

Casi che, però, considerando i ritardi delle consegne dei banchi monoposto, ammessi anche dal Commissario Domenico Arcuri, e la mancata individuazione di spazi aggiuntivi, potrebbero riguardare ben oltre le 70 mila classi e un milione di alunni inizialmente indicati dallo stesso ministero dell’Istruzione.