Accordo per promuovere orti urbani biologici

ANCI e ITALIA NOSTRA, dopo anni di collaborazione – il primo accordo risale al 2008 – rinnovano il loro impegno a favore della creazione, gestione e promozione degli orti urbani negli oltre 8.000 Comuni italiani aderenti all’ANCI. In questi anni, le due associazioni hanno fornito strumenti ai Comuni e ai cittadini per realizzare orti urbani, redigendo disciplinari standard per l’affido delle aree verdi e fornendo linee guida per la scelta delle colture e delle essenze da piantumare.

Per favorire la diffusione di un agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, ANCI e ITALIA NOSTRA diffonderanno tra i cittadini e/o associazioni affidatarie delle aree verdi la conoscenza delle tecniche di agricoltura biologica.

Nel corso dell’ultradecennale attività, ANCI e ITALIA NOSTRA hanno sostenuto la nascita di decine e decine di orti urbani, tra cui: FavaraFoligno (PG)GenovaLugnano in Teverina (TR)Mandria (PD)Ostuni (BR)RomaSan Giusta (OR)Sant’Anatolia di Narco (PG)SavonaPiove di Sacco – Orti Wigwam di ArzerelloPadova-Camin – Orti Wigwam “Il presidio”Cologna Veneta (VR) – Orto Wigwam “Moranda”Petritoli (AP) – Orto Wigmam “La Scentella”Firenze – Community GardenSaronnoIstituto Serafico di AssisiSaonara-Vigonovo (PD) – Frutteto Biologico Didattico Legambiente “La Sarmazza”Legnaro (PD) – “Podere Clara”Orto Giardino dell’Alberghiero di Assisi. Tante sono state anche le adesioni di Comuni che, pur non avendo individuato aree specifiche, hanno promosso la pratica degli orti tra i cittadini.

Lo scopo è quello di diffondere la cultura del verde e dell’agricoltura tra i cittadini, sia nelle città che nelle aree periurbane, per limitare  il  consumo  del  territorio,  specie  agricola,  per  la riqualificazione  degli  stili  di  vita  e  per  la valorizzazione  del  paesaggio  e  dei  beni  culturali,  nonché  per  il  miglioramento  della  qualità  dell’ambiente.

“Promuovere l’agricoltura urbana, soprattutto quella prodotta dal basso, direttamente dall’azione dei cittadini,” spiega Antonio Decaro, Presidente ANCI, “significa valorizzare in maniera integrata un rinnovato civismo urbano, che consiste nel prendersi cura del proprio paesaggio quotidiano imparando a cooperare con la comunità. Inoltre aiuta a sviluppare una più forte sensibilità all’ambiente e al benessere fisico, strettamente collegato a stili di vita fondati sulla buona alimentazione e sul movimento”.

“Abbiamo anche rinnovato la nostra collaborazione con COLDIRETTI e potremo quindi mettere in campo una serie di iniziative altamente qualificate per sostenere i cittadini impegnati nel progetto Orti Urbani,” dichiara Ebe Giacometti, presidente di Italia Nostra. “Mi auguro che questo accordo possa comprendere presto anche la conservazione e promozione delle vigne urbane, una nicchia agricola di grande pregio e valore simbolico presente in alcune città.”

ANCI                                                                                         ITALIA NOSTRA

Si allega il protocollo d’Intesa. Esempi di disciplinari per l’affido delle aree verdi possono essere scaricati al link: https://www.italianostra.org/le-nostre-campagne/altre-campagne/. Linea guida per le colture al link: https://www.italianostra.org/wp-content/uploads/linee-guida-progetto-Orti-urbani.pdf

Nuovo bando di concorso – Anno scolastico 2020-21

Ripartire dalle nuove generazioni per costruire ponti tra le culture

SCUOLA: DA OGGI ONLINE IL NUOVO BANDO DI CONCORSO PER I PROGRAMMI DI INTERCULTURA CON PARTENZA NEL 2021

I posti a disposizione sono in 60 Paesi di tutto il mondo; confermate le borse di studio

In agosto le prime partenze degli studenti per l’anno scolastico 2020-21

4 agosto 2020 E’ possibile consultare da oggi sul sito di Intercultura www.intercultura.it il nuovo bando di concorso per gli studenti delle scuole superiori interessati a trascorrere un periodo di studio all’estero nell’anno scolastico 2021-22.

I programmi dell’Associazione senza fini di lucro che dal 1955 opera in Italia e in tutto il mondo attraverso la rete AFS Intercultural Programs sono rivolti prioritariamente a studenti nati tra il 1 luglio 2003 e il 31 agosto 2006 e  consentono di frequentare una scuola locale e di vivere insieme a una famiglia selezionata.

Tra le novità si segnala l’apertura dei programmi in Grecia (anno scolastico) e l’attivazione dell’anno scolastico e del trimestre nel Regno Unito.

Anche per quest’anno il bando di concorso prevede che gli studenti che necessitano di un sostegno economico possano usufruire di una delle centinaia di borse di studio totali o parziali messe a disposizione da Intercultura attraverso il proprio fondo dedicato a questo scopo. In aggiunta, da settembre, saranno disponibili altre centinaia di borse di studio grazie alle donazioni di numerosi enti, aziende e fondazioni.

Le iscrizioni al concorso potranno essere effettuate online dal sito di Intercultura, a partire dal 1 di settembre fino al 10 novembre 2020.

Intanto, l’Associazione sta lavorando per riprogrammare le partenze degli studenti vincitori del concorso per i programmi dell’anno scolastico 2020-21. Le date nella maggior parte dei casi sono slittate di alcuni mesi, ma per alcuni Paesi dove la situazione epidemiologica è migliore le prime partenze sono previste già nel mese di agosto 2020. Un auspicio per la ripresa del nuovo anno scolastico e un messaggio di speranza per migliaia di studenti che non vogliono rinunciare a vivere un’esperienza così importante nel loro percorso di formazione.

Una grande maggioranza della popolazione mondiale sta vivendo lo spaesamento e le difficoltà di un evento inaspettato, per il quale non eravamo preparati” – spiega Andrea Franzoi, Segretario Generale di InterculturaNonostante i grandi limiti a cui siamo tutti sottoposti, molti giovani non rinunciano, ora più che mai, alla prospettiva di aprirsi al mondo e Intercultura intende sostenere gli studenti, le famiglie, le scuole che vogliono impegnarsi per costruire una società sempre più aperta e attenta a formare cittadini responsabili e attivi. In tale contesto l’educazione interculturale e l’apertura al mondo diventano quindi delle vere e proprie priorità”.

L’Associazione Intercultura Onlus (www.intercultura.it)

Intercultura è un Associazione di volontariato senza scopo di lucro, fondata in Italia nel 1955, eretta in Ente Morale posto sotto la tutela del Ministero degli Affari Esteri e riconosciuta con decreto dal Presidente della Repubblica (DPR n. 578/1985). L’Associazione è gestita e amministrata da migliaia di volontari, che hanno scelto di operare nel settore educativo e scolastico, per sensibilizzarlo alla dimensione internazionale. È presente in 161 città italiane ed in 65 Paesi di tutti i continenti, attraverso la sua affiliazione all’AFS ed all’EFIL. Ha statuto consultivo all’UNESCO e al Consiglio d’Europa e collabora ad alcuni progetti dell’Unione Europea. Ha rapporti con i nostri Ministeri degli Esteri e dell’Istruzione, Università e Ricerca. A Intercultura sono stati assegnati il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio e il Premio della Solidarietà della Fondazione Italiana per il Volontariato per oltre 40 anni di attività in favore della pace e della conoscenza fra i popoli. L’Associazione promuove, organizza e finanzia scambi ed esperienze interculturali, inviando ogni anno centinaia di ragazzi delle scuole secondarie a vivere e studiare all’estero ed accogliendo nel nostro paese altrettanti giovani di ogni nazione che scelgono di arricchirsi culturalmente trascorrendo un periodo di vita nelle nostre famiglie e nelle nostre scuole. Inoltre Intercultura organizza seminari, conferenze, corsi di formazione e di aggiornamento per Presidi, insegnanti, volontari della propria e di altre associazioni, sugli scambi culturali. Tutto questo per favorire l’incontro e il dialogo tra persone di tradizioni culturali diverse ed aiutarle a comprendersi e a collaborare in modo costruttivo.

L’indifferenza più feroce

L’indifferenza più feroce

di Vincenzo Andraous

La donna avvolta dalle fiamme grida, si contorce, brucia, rimane lì, tra i sussulti del corpo morente e l’indifferenza all’intorno più insidiosa del male stesso che ha indotto quella donna a farla finita.

Quel fagotto in fiamme non induce alla pietà figuriamoci all’attenzione, non scatena l’azione immediata per liberarla dalle fiamme.

No, quell’essere umano arreso e inginocchiato alla propria deriva, non suscita compassione, ma fascinazione del male, chi osserva rimane in seconda fila, mimetizzato dalla propria in-umanità.

Quella morte sta già a  tragedia che dovrebbe coinvolgere ognuno e ciascuno, invece oltre all’inaccettabilità  vile di chi non corre ad aiutare, a tentare di salvare una persona seriamente in difficoltà, s’aggiunge l’umiliazione e la freddezza del distacco per quanto sta accadendo sotto il proprio naso, ma stavolta non è replicanza del solito non vogliamo proprio vedere, stavolta è assai peggio, vogliamo assistere allo spettacolo, non intendiamo rischiare di perderci il più miserevole dei fotogrammi, quindi ecco i telefonini subito piazzati per ricercare  super inquadrature a doppia mandata.

Non so a voi che effetto provoca leggere questo tipo di accadimenti, perché sul serio non lascia soltanto esterrefatti, non è sufficiente fare spallucce, cambiare direzione alla nostra coscienza, a creare una torsione dolorosa c’è il colpo allo stomaco, al basso della colonna vertebrale, come uno schianto della ragione che provoca lacerazioni sanguinanti.

La donna brucia, un passante in auto rompe l’anello dell’omertosa indifferenza, si fa avanti, tenta l’impossibile, spegne le fiamme, aspetta un respiro che non ci sarà. La donna è morta, troppo tardi.

Alle sue spalle, poco più in là, la platea degli scrutatori a distanza continua a riprendere con il cellulare, morbosamente, registra il video e lo salva nella propria messaggistica istantanea, così ci sarà materiale da scambiarsi per passare qualche momento di relax in questa torrida estate. 

Qualcuno mi insegna che esser indifferenti è un comportamento dei più aggressivi e dolorosi che si possano assumere, ciò significa che mettiamo in soffitta ogni nostro sentimento verso qualcuno, al punto che per noi quel qualcuno neppure esiste più.

Forse siamo diventati per davvero un paese di leoni da tastiera, coraggiosi e sempre pronti a giustiziare chi sbaglia, chi commette errori, chi va in galera, chi trasgredisce le regole, chi ruba e chi fa il furbo, siamo in prima linea non c’è dubbio sul versante dei giudizi inappellabili, è senz’altro così, non ho il minimo dubbio quando si tratta degli altri e mai di noi stessi.

GPS: continuano i malfunzionamenti

Scuola, GPS: continuano i malfunzionamenti. Chiediamo garanzie sulla possibilità di reclamo in caso di errori di valutazione

A 48 ore dalla chiusura delle istanze delle GPS, Graduatorie provinciali e d’istituto di supplenza, diventano visibili a tutti le gravi inefficienze della piattaforma informatica del Ministero dell’Istruzione.

I blocchi continui del sistema e le ripetute modifiche del format, stanno costringendo tantissimi aspiranti a cancellare le istanze già presentate e a compilarle e inoltrarle nuovamente.

Le sedi sindacali sono prese d’assalto dalle persone in cerca di supporto per la compilazione e molte volte gli operatori sono costretti a mandarle indietro perché il software risulta bloccato.

In mancanza di indicazioni univoche tanti aspiranti stanno inserendo tutti i titoli che possiedono, anche quelli la cui valutazione è molto incerta.

Tutto ciò renderà farraginosa e complessa l’analisi delle domande.

La situazione rischia di raggiungere un livello di non ritorno. Per questo chiediamo: un protocollo di verifica dei punteggi, che veda il coinvolgimento del sindacato a garanzia di trasparenza e omogeneità di trattamento, e indicazioni chiare sulle modalità di presentazione di eventuali reclami e per la correzione degli errori materiali nella compilazione.

Non c’è più tempo da perdere: è necessario agire subito se vogliamo avere graduatorie pronte entro settembre.

Dovremo reimparare a vergognarci… per insegnarlo

Dovremo reimparare a vergognarci… per insegnarlo

di Maria Grazia Carnazzola

Ieri l’altro, vicino a Crema, è successa una cosa terribile, così terribile da sembrare impossibile: una donna si è data fuoco in un campo, vicino a un supermercato, ed è arsa viva. C’erano molti altri nelle vicinanze: uno solo ha cercato di intervenire per spegnere le fiamme, gli altri, una ventina, guardavano e filmavano con i telefonini. Come se l’abitudine alla spettacolarizzazione e “all’effetto di realtà e del mutato senso di lontananza” indotto dai media- televisione in primis-si fosse capovolto e quella fosse una fiction. Ma lì una donna moriva davvero, a pochi metri. E c’era chi pensava a riprendere: un esempio di polarizzazione dei comportamenti di un gruppo o di mentalità di branco.  Ho provato un profondo senso di vergogna e di scoramento. Ha ragione E. Morin quando sostiene che gli sviluppi tecnici ed economici della nostra civiltà sono legati, inevitabilmente, al sottosviluppo psichico e morale e che il solo antidoto all’estrema fragilità dell’alta complessità è il sentimento agito di solidarietà, cioè di comunità tra i membri di una società.

  1. Dovrebbe vergognarsi, ma non si vergognano…

Sono espressioni che capita di sentire, dopo fatti come questo. Già, perché a vergognarsi dovrebbero sempre essere gli altri. E poi, diciamocelo, la parola vergogna compare raramente, quasi mai: è una parola desueta nella forma quanto devastante nella sostanza. Così, quando si sbaglia a decidere o volutamente si sceglie per il proprio tornaconto, si fa finta di niente e si tira dritto. Bisognerebbe avere il coraggio di usarle le parole e di vivere quello che evocano. Vergognarsi è un verbo intransitivo e riflessivo: ci si può vergognare di e non per, ci si può vergognare di sé stessi o di qualcosa, anche se non si è direttamente responsabili di quel qualcosa. Il Grande Dizionario della Lingua Italiana definisce la vergogna come il “sentimento più o meno profondo e intenso di turbamento, di mortificazione, derivante dalla consapevolezza che un atto, un comportamento, un discorso proprio o altrui sono riprovevoli, disonorevoli o sconvenienti”. Un sentimento dimenticato e una definizione che richiama etimologicamente la vicinanza, nelle lingue classiche, tra le parole vergogna, rispetto, onore, dignità. Parole smarrite o diventate gusci svuotati di senso, slogan.

  • E la scuola…

L’ educazione è sempre “politica”, esiste dentro a una cultura i cui valori o disvalori sono determinanti per il modo in cui le capacità della mente vengono sviluppate.

 Se la scuola vuole continuare ad avere il compito di educare, dovrà rivisitare i fini del suo esserci e, solo dopo, pensare ai mezzi e agli strumenti. Dovranno trovare posto, insieme alle conoscenze disciplinari, le conoscenze relative alla realtà contemporanea e le conoscenze relative al sé, alla consapevolezza della propria identità, dei propri tratti cognitivi e comportamentali, delle proprie gerarchie di valori, di emozioni e di sentimenti.  Promuovere competenze sociali e civiche in una società che va in un’altra direzione non è facile, ma la scuola può tornare a riflettere, con studenti e genitori, anche su quei comportamenti che non sono così gravi  da essere sanzionati, sui tratti più fondanti del vivere in comunità come la gentilezza, la cortesia, il cercare un accordo, il non criticare le persone ma le idee…per costruire una trama di regole, di principi e di valori in cui la collettività possa riconoscersi. Si può fare, se oltre al senso del dovere si ha passione per quello che si fa. Si tratta di definire i criteri di riprovazione sociale e di discriminazione tra giusto e sbagliato, tra bene e male, con riferimento al bene comune. L’Educazione Civica è essenzialmente l’educazione dei cittadini e un accenno alla Dichiarazione universale dei diritti umani forse non guasterebbe.

  • Si può educare se si ha paura?

Se parliamo di una formazione finalizzata alla promozione di uomini e di cittadini autonomi e responsabili, dobbiamo cominciare con il riconoscere che un curricolo per l’educazione alla cittadinanza confligge apertamente con i processi culturali e sociali in atto, fatto questo testimoniato anche dallo smarrimento del senso di comunità e di collettività, dalla leggerezza dell’azione politica orientata al perseguimento del benessere personale immediato- più che alla costruzione di garanzie collettive- azione che non sa costruire un sentire comune che fondi identità e appartenenze per proiezioni personali e sociali. La cultura del diritto si è smarrita nella rivendicazione, nella rinuncia, nell’ accaparramento aggressivo di un tornaconto privato e immediato. Il senso del dovere, quando compare in qualche discorso, viene contraddetto dai fatti, che fanno emergere la crisi di valori della vita pubblica e della vita privata di tutte le fasce sociali, raccontati in modo spregiudicato dai media. Lo sviluppo delle competenze, che fondano le autonomie personali, richiama componenti cognitive, motivazionali, sociali, culturali, etico- valoriali e metacognitive. Vergognarsi è un atto di metacognizione attraverso il quale si riconoscono e si analizzano i propri errori per emendarli. È “un’emozione adulta, implica un giudizio su se stessi” sostiene G. Carofiglio, ed è collegata alla perdita della stima di sé stessi prima ancora che della stima degli altri. È un’emozione di cui si dovrebbe prendere coscienza: quando si parla di educazione dei sentimenti, di questo si parla. I contenuti del sentimento riguardano la rappresentazione di un particolare stato del corpo e del mondo che si manifesta in una certa modalità di pensiero, sostiene A. Damasio. La vergogna è un sentimento che può svolgere una funzione termostatica importantissima per contrastare i deliri di onnipotenza. B. Pascal riteneva che la mancanza di vergogna fosse pericolosissima perché coincide con la mancanza di dignità e di onore. Provare vergogna è un sintomo di salute morale e non, come si intende comunemente, l’equivalente di fallimento o di frustrazione: si ha vergogna di avere vergogna. Questo passa sui sistemi di informazione e sui social network che determinano la cultura dei giovani più della scuola, ma proprio la constatazione dell’effetto di massificazione e di omologazione del pensiero, dovrebbe spingere la scuola a porsi coraggiosamente domande sul senso del suo operare e di interpretare la funzione formativa nella società contemporanea. Può la gente di scuola tacere su fatti come questi? E per gente di scuola intendo tutti coloro che con il mondo dell’educazione hanno a che fare, compreso chi da mesi si occupa esclusivamente di mezzi e di strumenti, confondendo gli obiettivi con le conseguenze, senza minimamente pensare a un fondato progetto teoretico che si faccia carico della situazione reale e indichi una via. La psicologia ci ha insegnato che la scuola esiste per collaborare all’educazione dei giovani, che il dialogo e la riflessione sono strumenti migliori della punizione, che le regole della convivenza civile si apprendono nei contesti di vita, che la solidarietà e il rispetto della sofferenza sono fondamentali, ma fatti come questi testimoniano ancora una volta che sono parole e che i ragazzi sono vittime degli atteggiamenti  e dei comportamenti degli adulti. 

  • Conclusioni.

Ma se gli adulti non sanno fornire parametri certi per distinguere il bene dal male, il lecito dall’illecito e i criteri di riprovazione sociale, credo che la situazione debba essere considerata in tutta la sua gravità dall’intera comunità, pena l’alienazione sociale.  La scuola deve avere il coraggio di agire, può farlo con autorevolezza e senza paure, investendo su rinnovate professionalità che vengono prima e sono altra cosa rispetto ai mezzi tecnologici, superando la tentazione di un’amicalità che forse evita bullismi ma non porta con sé la credibilità dell’istituzione né il rispetto per le persone. I segnali di questo pericoloso degrado vengono da lontano e  la violenza e la concretezza di certi fatti, che ci arrivano come colpi in pieno viso, risveglia l’attenzione della società civile, attenzione che durerà il breve spazio di qualche intervista, di qualche dichiarazione, di qualche proclama, con parole e con enunciazioni di principio che non riescono a costruire nuova eticità, ma che chiudono nella spettacolarizzazione e nella personalizzazione lo spazio pubblico di dibattito che aprono.

BIBLIOGRAFIA

A. Damasio, Alla ricerca di Spinoza, Adelphi Edizioni S.P.A., Milano 2003;

S. Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET, Torino 2002;

B. Pascal, Pensieri, Einaudi, Torino 2004;

J. Bruner, La cultura dell’educazione: nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano 1997;

E. Morin, L’identità umana, Raffaello Cortina Editore, Milano 2002 (pagg.204/205);

S. Sloman – P.Fernbach, L’illusione della conoscenza, perché non pensiamo mai da soli, Raffaello Cortina Editore, Milano 2018;

S. Dehaene, Imparare, Raffaello Cortina Editore, Milano 2019; Dichiarazione universale dei diritti umani, 10 dicembre 1948.

Scuola, Fondazione Agnelli: ecco come usare mense e corridoi per la didattica in emergenza

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Non rivoluziona la didattica, per questa ci vuol ben altro ed è auspicata con le risorse necessarie e che dovrebbero essere disponibili col Recovery Fund. Ma è una indagine che contiene suggerimenti concreti per far ripartire la scuola a settembre in emergenza Covid. Esempi messi a punto da architetti del Politecnico di Torino che hanno lavorato con la Fondazione Agnelli: ne è nato uno strumento di sostegno dal titolo significativo – “Fare spazio” – per i presidi alla prese col rush finale per sistemare le aule e garantire il rientro tra i banchi con il distanziamento imposto dalle misure sanitarie.

Innanzitutto i dati di partenza. Le proposte si basano su un’inedita analisi quantitativa – condotta a partire dai dati dell’Anagrafe degli edifici scolastici resa disponibile dalla Regione Piemonte – su ogni singolo spazio di un campione di 3.200 edifici, sui 40.000 circa che costituiscono l’infrastruttura educativa dell’Italia. Si scopre così che nelle scuole le aule occupano il 28% dello spazio. E che quelle grandi, con superficie maggiore di 50 metri quadrati sono il 29% e impegnano l’11% delle superfici complessive delle scuole.

Poi ci sono palestre, mense, laboratori, aule di musica e di arte, auditorium e aula magne: spazi usati non in modo continuativo che rappresentano il 23%. Sommati alla superficie occupata da atri e corridoi (4%) si arriva al 27% di spazi che nel progetto vengono considerati utilizzabili per le lezioni. Su questo esperti di didattica e architetti hanno lavorato suggerendo come fare.

Molti presidi ci hanno già pensato e si sono già mossi: chi ha ricavato negli atri dei luoghi di apprendimento (sedute morbide per uno spazio lettura dei bambini, per esempio), chi ha pensato di usare gli armadi per dividere i corridoi o di riadattare refettori. Ma non tutti sono all’opera con l’edilizia cosiddetta leggera, le difficoltà non mancano. Di qui la proposta di “Fare spazio” che nasce dalla collaborazione di Fondazione Agnelli e Full (Future Urban Legacy Lab) del Politecnico di Torino. I due gruppi di ricerca sono guidati rispettivamente da Andrea Gavosto e Matteo Robiglio, con il coordinamento di Caterina Barioglio.

Naturalmente – precisano i ricercatori -” trasformare spazi che sulla carta possono essere risorse in soluzioni operative realmente utili per attività didattiche in sicurezza a settembre non è quasi mai un’operazione semplice”: richiede analisi specifiche da parte di ogni scuola, con valutazioni realistiche di fattibilità. Di qui 14 proposte o idee progettuali (nove per gli spazi interni e cinque per quelli esterni) già pronte per una trasformazione “veloce ed efficace” degli ambienti con l’indicazione anche dei “dispositivi” tecnici necessari a realizzarle e dei costi.

Le proposte per ricavare spazi

Viene suggerito, per esempio, come riorganizzare gli spazi di una palestra, di una mensa, come riadattare un laboratorio a più usi. Le classi accolgono mediamente dai 19 ai 22 studenti, a seconda del grado scolastico, con punte di oltre 30 soprattutto alle superiori. “Con le previste misure di distanziamento, non tutte le aule tradizionali potrebbero risultare sufficienti per accogliere un intero gruppo classe” viene osservato.

Scuola, Fondazione Agnelli: ecco come usare mense e corridoi per la didattica in emergenzaRiorganizzare la mensa – Fondazione Agnelli

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Una delle soluzioni può essere l’uso dei corridoi: “Spesso la larghezza di questi ambienti eccede quella necessaria a garantire le vie di esodo verso l’esterno, permettendone così l’utilizzo di una porzione per attività didattiche – scrivono gli architetti – Lo spazio così ricavato potrebbe essere pensato come estensione dell’aula, come spazio indipendente per attività laboratoriali o come polmone di espansione temporaneo se viene superata di poco la capienza massima dell’aula. Se realizzato con tende o pannelli è necessario lasciare sempre una porzione aperta per permettere l’ingresso alla luce naturale”. Viene anche suggerito, nei corridoi, l’allestimento di lavandini (anche autonomi dagli impianti) per incrementare la possibilità di igienizzarsi le mani senza ricorrere ai bagni. O ancora, sono indicate soluzioni per allestire i corridoi con segnaletica a terra, sedute e tavoli.

Scuola, Fondazione Agnelli: ecco come usare mense e corridoi per la didattica in emergenzaAttrezzare i corridoi – Fondazione Agnelli

Altre proposte riguardano la sistemazione degli accessi all’edificio scolastico per evitare sovraffollamenti all’entrata e all’uscita da scuola. “Utilizzare tutti gli ingressi disponibili al piano terra, e tutti i vani scala interni, se a norma, può incidere positivamente sul grado di affollamento delle singole vie di accesso e della distribuzione all’interno dell’edificio – si legge – All’interno, l’individuazione di sensi di percorrenza di corridoi e spazi particolarmente stretti può contribuire a mantenere il distanziamento sociale e a ridurre i fattori di rischio”.

Poi ci sono gli spazi esterni. Come sfruttare spazi aperti tra gli edifici di una scuola per attività didattiche e ricreative? “Questo tipo di allestimenti è favorito dalla presenza di pareti cieche dell’edificio, utili per proiettare filmati e immagini o per l’allestimento di canestri e altre attrezzature sportive. I cortili interni, inoltre, se coperti, possono fornire un utile polmone di espansione per ospitare attività ricreative all’aperto”.

Scuola, Fondazione Agnelli: ecco come usare mense e corridoi per la didattica in emergenzaAdattare spazi esterni – Fondazione Agnelli

“Settembre è molto vicino – osserva Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli – per rispondere alle preoccupazioni delle famiglie occorre che si lavori tutti affinché la scuola riparta in sicurezza e si evitino nuovi lockdown. Fare spazio dà un contributo che si riassume in tre idee: proposte tali da consentire interventi tempestivi, realizzabili con le risorse a disposizione e reversibili”. Per progetti più strutturali sull’edilizia scolastica che aiutino a migliorare la qualità della didattica in Italia Gavosto rimanda ad altri tipi di intervento, da realizzare “usando al meglio anche le risorse europee. Farlo in queste poche settimane sarebbe, invece, un’illusione e uno spreco”.

Matteo Robiglio parla di “cassetta degli attrezzi” pensata per “aiutare chi, in ogni istituto scolastico, sta oggi lavorando al difficile compito di ripartire in sicurezza”.

Immissioni in ruolo docenti 2020, settimana decisiva. Obiettivo 80.000 assunzioni

da OrizzonteScuola

Di Antonio Marchetta

Il Ministero dell’Istruzione ha formalizzato la richiesta di 80.0000 immissioni in ruolo per il prossimo anno scolasico 2020/21, attesa in questi giorni la risposta del MEF. La procedura di attribuzione dei ruoli sarà digitalizzata. A partire dalle assunzioni del 1° settembre 2020 scatta il vincolo almeno quinquennale sul posto di assunzione.

Ad anticipare la data è stata proprio il Ministro, che in una recente intervista ha evidenziato che la risposta alla richiesta di 80.000 assunzioni arriverà entro i primi dieci giorni di agosto.

Immissioni in ruolo anno scolastico 2020/21

Dal 2020/21 le immissioni in ruolo si svolgeranno in due parti:

  • immissioni in ruolo ordinarie (50% GaE e 50% concorsi, inclusa fascia aggiuntiva);
  • procedura straordinaria per coprire eventuali posti residui con “chiamata veloce”.

Il concorso 2016: fino a quando saranno valide le graduatorie di merito; dal 2020/21 aumentano le possibilità di assunzione tramite fasce aggiuntive e call veloce. Leggi tutto

Le graduatorie dei concorsi 2018 (DDG n. 85/2018 per la secondaria e DDG n. 1546 del 7 novembre 2018 per infanzia e primaria) sono ad esaurimento.

Il 50% dei posti riservati alle graduatorie concorsuali di merito spetterà ai vincitori e idonei del concorso 2016.

Nel caso in cui fossero a disposizione più posti vacanti rispetto al numero complessivo degli aspiranti docenti inclusi nella graduatoria 2016, si procede in tal modo:

  • Per gli aa.ss. 2020/21 e 2021/22: l’80% al concorso 2018 e il 20% ai concorsi successivi al 2018 (sempre in riferimento al 50% dei posti destinati a concorso)

La legge stabilisce che nel caso in cui risultino avviate, ma non concluse, procedure concorsuali, i posti messi a concorso sono in parte accantonati e resi indisponibili per immissioni in ruolo.

Il 20% ai concorsi successivi di cui poco sopra si riferisce ai concorsi straordinario ed ordinario; la quota di tali procedure concorsuali non potrà però essere coperta perché non sono state ancora espletate.

La fascia aggiuntiva al concorso 2018

Dal 2020/21 alla graduatoria del 2018 si aggiunge la fascia aggiuntiva, formata da docenti delle graduatorie del 2016. Decreto fasce aggiuntive:

Decreto fasce aggiuntive 27-06-2020

La call veloce

Il Decreto

In cosa consiste la chiamata veloce e perché è definita NON ordinaria?

Ogni anno, quando vengono completate le operazioni annuali di immissione in ruolo, sono presenti molti posti vacanti; questi ultimi fino ad oggi sono stati riempiti da docenti con contratto a tempo determinato fino al 30 giugno o al 31 agosto.

La nuova procedura di assunzione pone l’obiettivo di ridurre il fenomeno della “supplentite” che in moltissimi casi prevedeva l’arrivo dei professori ad inizio anno scolastico abbondantemente inoltrato.

Con la chiamata veloce, i docenti inseriti nelle graduatorie di merito concorsuali avranno l’opportunità di optare per una o più province di un’altra regione, andando ad occupare (volontariamente) tutti quei posti che rimangono vacanti e disponibili dopo le operazioni di assunzione a tempo indeterminato disposte ai sensi della normativa vigente. In tal senso è una procedura non ordinaria.

Chi può accedere alla chiamata veloce?

Alla chiamata veloce potranno partecipare coloro che sono inseriti nelle graduatorie di concorso vigenti e nelle graduatorie ad esaurimento.

Azzolina: obiettivo assumere 80.000 docenti

La Ministra Lucia Azzolina ha affermato che è pronta ad assumere quasi 80.000 docenti. Intervistata recentemente in diverse trasmissioni televisive, ha dichiarato pubblicamente:

“Abbiamo gente da assumere da vecchi concorsi e graduatorie ad esaurimento; ciò a prescindere dalle nuove selezioni concorsuali che partiranno a breve, destinate ai nuovi supplenti”.

Da parte del mondo sindacale e politico c’è scetticismo sulla possibilità di poter assegnare tutti questi posti, se saranno concessi dal MEF. Questo perchè allo stato attuale non c’è coincidenza tra posti vuoti e aspiranti in graduatoria. Non si riesce però a capire cosa succederà con le fasce aggiuntive e la call veloce, i “rimedi” proposti dal Ministero per velocizzare le immissioni in ruolo e coprire i posti vacanti.

Gli Uffici Scolastici stanno pubblicando in questi giorni le fasce aggiuntive.

Le graduatorie da cui saranno effettuate le nomine

Immissioni in ruolo, il 50% va a Graduatorie ad esaurimento: gli elenchi aggiornati per il 2020

Immissioni in ruolo 2020/21, quanti candidati ancora in graduatoria concorsi

Supplenze a.s. 2020/21

Poi c’è la questione distinta e separata dei posti in più a tempo determinato: 50000 tra docenti e ATA. Tali contratti a T.D. non aumenteranno i posti in organico, serviranno a stabilizzarlo. Tali premesse consentono di supporre che il numero dei posti destinati a supplenza per l’anno scolastico imminente all’avvio, si aggirerà attorno alle 200.000 unità.

I presidi approvano proposta di Fioramonti: “Sì alla revisione della responsabilità penale”

da OrizzonteScuola

Di redazione

“Tra i vari aspetti presi in considerazione da Fioramonti ci fa piacere ritrovare la proposta di revisione della responsabilità penale a carico dei dirigenti scolastici. L’Anp tiene da sempre la necessità di rivedere questa materia: lo abbiamo ribadito, di recente, nel nostro comunicato del 21 maggio scorso e in tutte le riunioni tenutesi a distanza con il Ministero dell’istruzione”.

Lo afferma il Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp) Antonello Giannelli, in una nota, riferendosi all’appello inviato oggi dall’ex ministro dell’Istruzione al presidente del Consiglio per il varo di un provvedimento per garantire la riapertura in sicurezza delle scuole.

“Riteniamo – prosegue Giannelli – che la conversione in legge del Decreto Semplificazione costituisca un’occasione imperdibile per attuare ciò che la categoria chiede da anni. Si tratterebbe di un intervento legislativo che, traendo spunto dall’epidemia da Covid-19 e dall’equiparazione, introdotta dall’articolo 42 del decreto-legge 18/2020, tra contagio e infortunio sul lavoro, consentirebbe di rendere più sereno il lavoro dei colleghi mantenendo del tutto inalterata la tutela per gli infortunati. Il Governo deve dimostrare con i fatti che ritiene la scuola un importante settore del nostro Paese – conclude il Presidente dell’Anp – e spero che saprà cogliere questa ulteriore occasione”.

Caso di COVID a scuola, cosa fare?

da La Tecnica della Scuola

Tra le varie informazioni contenute nell’utilissima guida dell’Inail “Gestione delle operazioni di pulizia, disinfezione e sanificazione nelle strutture scolastiche” un paragrafo concerne la gestione di una persona sintomatica a scuola.

L’Inail riassume la procedura corretta da seguire, riprese dal punto 11 del Protocollo condiviso allegato al DPCM 26 aprile 2020, e già adottate dalle scuole superiori nel corso degli esami di Maturità in presenza.

Nel caso in cui una persona presente nell’Istituto scolastico sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria, quali la tosse:

  • lo deve dichiarare immediatamente all’ufficio del personale, si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e a quello degli altri presenti dai locali;
  • la scuola procede immediatamente ad avvertire le Autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il COVID-19 forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute;
  • la scuola collabora con le Autorità sanitarie per la definizione degli eventuali “contatti stretti” di una persona presente in Istituto che sia stata riscontrata positiva al tampone COVID-19. Ciò al fine di permettere alle autorità di applicare le necessarie e opportune misure di quarantena. Nel periodo dell’indagine, l’azienda potrà chiedere agli eventuali possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente l’Istituto, secondo le indicazioni dell’Autorità sanitaria;
  • il lavoratore/studente/visitatore/personale esterno al momento dell’isolamento, deve essere subito dotato ove già non lo fosse, di mascherina chirurgica.

Riapertura scuole, tempo scaduto: “Serve un decreto legge di Conte”

da La Tecnica della Scuola

Suona più o meno così l’appello dell’ex Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e di altri quindici parlamentari che chiedono un decreto legge di Conte in merito al ritorno a scuola in sicurezza. Ad appoggiare la proposta i sindacati confederali del comparto scuola e l’associazione nazionale presidi.

Infatti, secondo Fioramonti, il tempo sta scadendo e ci spinge a rivolgerci direttamente al Consiglio dei Ministri, affinché valuti la possibilità di emettere con urgenza un decreto legge sull’avvio dell’anno scolastico che includa una revisione delle norme sul dimensionamento per consentire classi più piccole e scuole di prossimità distribuite su tutti i territori, l’immissione in ruolo il prima possibile di docenti precari e personale amministrativo, con particolare attenzione agli insegnanti specializzati sul sostegno, ed una revisione della responsabilità penale dei dirigenti scolastici, soprattutto alla luce dei rischi posti dal COVID-19”.

I sindacati: il ritorno a scuola non è normale amministrazione

sindacati sembrano applaudire all’iniziativa dell’ex Ministro e degli altri parlamentari. “La ripresa delle attività scolastiche in presenza non può essere gestita come normale amministrazione, abbiamo più volte sostenuto che serve un provvedimento legislativo specifico che possa derogare alle procedure normali e rimuovere vincoli di natura diversa, dai parametri di dimensionamento a quelli per la formazione delle classi, alla gestione del personale soprattutto per quanto riguarda la possibilità di sostituire chi si assenta”, si legge in un comunicato unitario dei sindacati diffuso poche ore dopo l’annuncio di Fioramonti.

Per i sindacati tutto ciò deve essere accompagnato “da una consistente dotazione di risorse economiche. Misure che servono per coprire da subito, con personale docente e ATA, le particolari esigenze che andranno soddisfatte sul piano organizzativo, per lavorare con gruppi meno numerosi di alunni e per assicurare pulizia, igiene, assistenza e controllo. È una richiesta che abbiamo ribadito ancora pochi giorni fa in una lettera inviata al Capo di Gabinetto dopo il rinvio dell’incontro per il protocollo di sicurezza previsto per il 30 luglio scorso”.

Il Paese ha bisogno di riavere quanto prima la scuola cui ha diritto – concludono i segretari generali – una scuola che possa essere frequentata da tutti in presenza e in piena sicurezza. Crediamo che questa debba essere assunta da subito dal Governo come essenziale priorità, non sono più comprensibili né tollerabili tentennamenti e ritardi”.

Ok anche da Giannelli (Anp)

Anche Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi (Anp), si schiera con Lorenzo Fioramonti e i confederali: “Tra i vari aspetti presi in considerazione dall’On.le Fioramonti – afferma il Presidente dell’ANP, Antonello Giannelli – ci fa piacere ritrovare la proposta di revisione della responsabilità penale a carico dei dirigenti scolastici. L’ANP sostiene da sempre la necessità di rivedere questa materia: lo abbiamo ribadito, di recente, in tutte le riunioni tenutesi a distanza con il Ministero dell’istruzione“.

Riteniamo – conclude Giannelli – che la conversione in legge del Decreto Semplificazione costituisca un’occasione imperdibile per attuare ciò che la categoria chiede da anni. Si tratterebbe di un intervento legislativo che, traendo spunto dall’epidemia da Covid-19 e dall’equiparazione, introdotta dall’articolo 42 del decreto-legge 18/2020, tra contagio e infortunio sul lavoro, consentirebbe di rendere più sereno il lavoro dei colleghi mantenendo del tutto inalterata la tutela per gli infortunati“.

Azzolina e i sindacati: le distanze restano. Anzi no: aumentano

Non è un mistero che sindacati e Ministero abbiano da tempo rapporti tesi: l’appello dei parlamentari guidati da Fioramonti rappresenta soltanto un altro metro di distanza fra le organizzazioni sindacali e Viale Trastevere. Nonostante la Ministra Azzolina abbia più volte accennato alla piena disponibilità di dialogo, a detta dei rappresentanti dei lavoratori tali parole non hanno trovato riscontro nei fatti in più di un’occasione.

Da un lato la Ministra “aspetta” i sindacati per chiudere il protocollo di sicurezza per il ritorno a scuola. Dall’altro lato, i sindacati hanno rinviato l’incontro in programma il 30 luglio avente come oggetto la stesura del protocollo sulla sicurezza, dal momento che “non sono ancora chiari né i fabbisogni né le risorse messe in campo per la ripartenza”.

Addirittura, da pochi minuti Gilda degli insegnanti ha comunicato di “sospendere le relazioni sindacali con il ministero dell’Istruzione, chiedendo un chiarimento politico con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riservandosi di proclamare la mobilitazione dei docenti e di tutto il personale scolastico“.

Gilda e Azzolina ai ferri corti: è rottura delle relazioni sindacali

da La Tecnica della Scuola

Nella giornata odierna, dopo aver acquisito il parere degli organi statutari del proprio sindacato, il coordinatore nazionale Rino Di Meglio ha deciso ed è uscito con un comunicato che certamente animerà non poco le prossime giornate: “La FGU-Gilda degli Insegnanti – scrive Di Meglio – sospende le relazioni sindacali con il ministero dell’Istruzione e chiede un chiarimento politico con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riservandosi di proclamare la mobilitazione dei docenti e di tutto il personale scolastico”.
La decisione arriva a poche ore di distanza dalla mancata firma del contratto nazionale sul fondo per miglioramento dell’offerta formativa, di cui già abbiamo dato notizia.

“Negli ultimi mesi, con grande sconcerto – spiega Di Meglio – abbiamo rilevato da parte del Ministero dell’Istruzione, a tutti i livelli, ripetuti tentativi di forzatura, nelle forme e nel merito, delle norme e consuetudini che regolano le relazioni sindacali. Ad iniziare dal metodo, con tempi di convocazione degli incontri sempre più stringenti, anche quando l’emergenza non lo richiedeva, e testi dei provvedimenti presentati all’ultimo minuto oppure a riunione iniziata. Senza considerare, poi, quelli illustrati in prima serata in qualche talk show o in interviste alla carta stampata e di cui i sindacati ignoravano persino l’esistenza”.

Ma, sempre secondo la Gilda, gli “sgarbi” della Ministra non sono solo formali:  “Per restare ai casi più significativi in cui il Ministero dell’Istruzione ha bypassato le relazioni sindacali: sono passati nel dimenticatoio i tavoli previsti dall’intesa del 19 dicembre scorso; sono state modificate le procedure per i concorsi e le Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS); sono state adottate ordinanze per la conclusione dell’anno scolastico e sono state emanate le linee guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica senza tenere conto delle osservazioni e del contributo della rappresentanza sindacale”.

Ma, la goccia che ha fatto traboccare il vaso – conclude Di Meglio – riguarda la presentazione della bozza delle linee guida sulla Didattica digitale integrata “con cui si vuole regolamentare la Didattica a distanza senza il passaggio contrattuale previsto dalla legge 41/2020”.

Insomma, secondo la Gilda, la misura sarebbe colma e proprio per questo non è da escludere che la protesta si concretizzi anche in azioni concrete.

Va detto che la Gilda ha tentato di coinvolgere anche le altre organizzazioni sindacali in questa azione, senza però riuscire a raccogliere consensi. Evidentemente per Cgil, Cisl, Uil e Snals la situazione non è del tutto compromessa e bisogna comunque tentare di continuare a dialogare con la Ministra.

Linee guida didattica digitale integrata: tanti adempimenti e formazione carente

da La Tecnica della Scuola

Le nuove Linee guida per la Didattica Digitale Integrata (DDI) non hanno ancora la veste dell’ufficialità, ma già fanno discutere.

In attesa del parere del Consiglio Superiore delle Pubblica Istruzione, è evidente che per le scuole, fin da inizio settembre, si profila un carico di adempimenti burocratici, più formali che di sostanza.

La “sostanza” infatti presupporrebbe che i docenti avessero già ricevuto, o ricevessero fin da subito, una adeguata formazione, per trasformare la didattica a distanza (DaD) della fase emergenziale in una vera didattica digitale integrata (DDI), cioè una metodologia innovativa ed efficace frutto di maturazione e sviluppo professionale.

I nuovi obblighi per le scuole

Cominciamo con gli adempimenti di inizio anno scolastico, che non sono pochi. Ciascuna istituzione scolastica dovrà infatti:

  • Elaborare il Piano scolastico per la didattica digitale integrata (DDI). Per la secondaria di II grado si tratta di adottare una modalità complementare alla didattica in presenza, ma tutte le scuole dovranno comunque dotarsi del Piano per essere pronte, secondo le indicazioni date dal ministero, in caso di nuovo lockdown.
  • Individuare una piattaforma per lo svolgimento delle attività, che risponda ai necessari requisiti di sicurezza dei dati a garanzia della privacy, e organizzarsi per assicurare unitarietà all’azione didattica rispetto all’utilizzo.
  • Il Collegio docenti è chiamato a fissare criteri e modalità per erogare la Didattica Digitale Integrata, rimodulando le progettazioni didattiche, ripensando le modalità di verifica e di valutazione, e prestando particolare attenzione agli alunni più fragili, per i quali adottare misure specifiche e operare periodici monitoraggi.
  • Quanto ai rapporti con le famiglie, è necessario fornire una puntuale informazione sui contenuti del Piano scolastico per la didattica digitale integrata, sui criteri che saranno utilizzati dai docenti per operare la scelta degli studenti cui proporre la DDI, sulle caratteristiche che regoleranno tale metodologia e gli strumenti che potranno essere necessari.
  • Formulare l’orario delle lezioni tenendo conto di molteplici fattori (attività didattiche per alunni in presenza e a distanza, obbligo di stabilire quote orarie settimanali minime di lezione in caso di emergenza, necessità di spazi e di locali). L’orario dei docenti dovrà prevedere la quota per le lezioni in presenza e per la DDI, fermo restando l’orario di servizio settimanale stabilito dal CCNL.
  • Elaborare il Regolamento per la didattica digitale integrata che va ad integrare il Regolamento d’Istituto, con specifiche disposizioni in merito alle norme di comportamento da tenere durante i collegamenti. Andranno disciplinate anche le modalità di svolgimento dei colloqui con i genitori, degli Organi Collegiali e delle assemblee studentesche e di ogni altra ulteriore riunione.
  • Aggiornare il Regolamento di disciplina degli studenti con la previsione di infrazioni disciplinari legate a comportamenti scorretti assunti durante la didattica digitale integrata e con le relative sanzioni.
  • Integrare il Patto educativo di corresponsabilità con un’appendice specifica riferita ai reciproci impegni da assumere per l’espletamento della DDI.

La formazione dei docenti è sempre un passo indietro

Ci si sarebbe aspettati, dopo la fase di emergenza in cui la stragrande maggioranza dei docenti ha investito nella DaD tempo e risorse, anche improvvisando creativamente fra mille difficoltà, che si aprisse una fase di riflessione e di confronto, per raggiungere un grado di sviluppo professionale più maturo e adeguato ai nuovi scenari. Sarebbe una priorità assoluta, vista la situazione che si profila a inizio del nuovo anno scolastico.

Invece no. La formazione del personale è quasi una appendice degli adempimenti burocratici, e non “una leva fondamentale per il miglioramento e per l’innovazione del sistema educativo italiano” come si dice a parole.

I motivi del ritardo

La formazione non è partita in tempo rispetto alle esigenze sopraelencate. Il ministero si limita a indicare le aree tematiche sulle quali ciascuna scuola è invitata a predisporre il suo Piano della formazione del personale, con il supporto degli uffici scolastici regionali. Le priorità individuate sono informatica, metodologie innovative, privacy, salute e sicurezza.

Si fa riferimento ad alcune metodologie “fondate sulla costruzione attiva e partecipata del sapere da parte degli alunni” dalla didattica breve, all’apprendimento cooperativo, alla flipped classroom, al debate (niente di nuovo insomma).

Si “raccomanda” alle istituzioni scolastiche di procedere ad una “formazione mirata” che ponga i docenti nelle condizioni di affrontare in maniera competente queste metodologie.

In pratica, è compito di ciascuna scuola individuare le specifiche esigenze formative e organizzarsi, con tutte le difficoltà collegate, considerata anche l’annosa questione che la formazione in servizio è sì “obbligatoria, permanente e strutturale” come afferma la legge107/2015 (Buona Scuola), ma il Contratto nulla dice sulle regole operative.

Quello della formazione è pertanto il punto debole che mina alla base l’efficacia della DDI, che non può ridursi a una trasposizione online delle attività in presenza, come verosimilmente accadrà nella maggioranza dei casi.

Come al solito, le scuole saranno solerti nell’espletare gli adempimenti formali obbligatori, ma non ci potrà essere innovazione effettiva senza formazione del personale.

Attività di recupero a settembre: i docenti saranno pagati?

da La Tecnica della Scuola

Fra meno di un mese nelle scuole di tutta Italia, e in particolare nelle secondarie di secondo grado, dovranno prendere avvio le attività di recupero per gli studenti che sono stati ammessi alla classe successiva pur voti inferiori ai 6 decimi in una o più discipline.
Il problema che ci si sta ponendo riguarda il trattamento economico da riservare ai docenti che svolgeranno tali attività prima dell’avvio delle lezioni o anche successivamente.

La questione nasce dal fatto che l’articolo 6 della ordinanza ministeriale n. 11 del 16 maggio scorso parla esplicitamente di attività didattica ordinaria e fanno dunque pensare ad attività obbligatorie per i docenti e dunque non retribuibili.
Abbiamo sentito in proposito Rino D Meglio (Gilda) e Antonello Giannelli (Anp) che non nascondono la loro preoccupazione.

“Sotto il profilo normativo e contrattuale – sostiene il coordinatore nazione della Gilda – la questione va posta in questi termini: se il collegio dei docenti delibera questa attività come didattica ordinaria, l’impegno per i docenti è obbligatorio e non dà luogo a retribuzione; ma, appunto, ci deve essere una delibera chiara del collegio”.

“Certamente la questione è complessa – afferma Giannelli, presidente nazionale Anp – e potrebbe dare origine a sgradevoli forme di contenzioso. Proprio per questo motivo noi auspichiamo che il problema venga affrontato e definito dal Ministero in modo da garantire modalità organizzative uniformi a livello nazionale. Se si dovesse decidere di retribuire il maggiore impegno di un certo numero di docenti sarebbe però indispensabile prevedere stanziamenti aggiuntivi, per evitare di dover ‘erodere’ eccessivamente il fondo di istituto”.

Riapertura scuole, come ampliare lo spazio per il rientro in classe? Alcune proposte utili

da La Tecnica della Scuola

Sul tema distanziamento a scuola si parla da settimane proprio per la centralità dell’argomento: per il ritorno a scuola di settembre servono iidee chiare che, come spesso hanno fatto notare i dirigenti scolatici, non sembrano arrivare ancora dal Ministero.

Un interessante report fornisce alcune indicazioni utili per il ritorno a scuola: Fare spazio nasce dalla collaborazione di Fondazione Agnelli FULL – Future Urban Legacy Lab del Politecnico di Torino.

Si tratta di uno strumento per aiutare le scuole concretamente a ripartire a settembre in sicurezza. Propone direttamente ai dirigenti scolastici e ai loro collaboratori idee progettuali per individuare ed eventualmente ampliare lo spazio negli edifici scolastici che servirà a fare riprendere le attività didattiche nel rispetto delle misure di distanziamento e di sicurezza.

Idee e proposte intendono favorire, per chi ne avrà bisogno, interventi di “edilizia leggera” utili ad adattare ambienti e locali della scuola in precedenza non impiegati per le lezioni, così da poterli usare – anche temporaneamente – come risorsa per la situazione causata dall’emergenza Covid-19.

Dove collocare una classe priva di un’aula di dimensioni sufficienti? Come impiegare le aule più grandi? È possibile e a quali condizioni adattare per le attività didattiche locali come mense, palestre, auditorium, atri e corridoi? Come gestire in sicurezza le fasi di ingresso e uscita dalla scuola, e favorire movimenti sicuri all’interno? Come utilizzare meglio gli spazi all’aperto? Sono alcune delle domande più frequenti che però con il progetto Fare Spazio, si intende rispondere adeguatamente.

Le proposte per il ritorno a scuola

Le proposte si basano su un’inedita analisi quantitativa – condotta a partire dai dati dell’Anagrafe degli edifici scolastici resa disponibile dalla Regione Piemonte – su ogni singolo spazio di un campione di 3.200 edifici, sui 40.000 circa che costituiscono l’infrastruttura educativa dell’Italia. Un’infrastruttura che affronta l’emergenza in condizioni diverse nelle diverse parti del Paese, come mostrano le mappe della prima parte di Fare Spazio.

Dalla grande varietà degli edifici scolastici sono emerse cinque tipologie ricorrenti, prodotto di fasi diverse – e di diverse culture tecniche e normative – della storia della scuola italiana. Per ogni tipologia, sono state evidenziate le “risorse” di spazio esistenti che possono essere attivate per affrontare in sicurezza l’emergenza.

Nelle scuole italiane le aule didattiche – indipendentemente dall’epoca costruttiva – occupano in media il 28% delle superfici complessive interne, si legge sul comunicato stampa dedicato al progetto. Al di là delle aule, c’è però altro spazio nelle scuole che può essere preso in considerazione per affrontare la situazione presente. Ad esempio, il 23% della superficie è occupato da ambienti dedicati ad altre attività (palestre, mense, laboratori, aule di musica e arti, grandi sale come auditorium e aula magna), che normalmente non sono usati in modo continuativo. Inoltre, il 4% dello spazio scolastico è costituito da porzioni di atri e corridoi che non sono strettamente necessari alla circolazione interna. Anche gli spazi esterni di pertinenza delle scuole (in media quasi il doppio degli spazi interni) possono offrire suggestioni per un uso diverso.

Naturalmente, trasformare spazi che sulla carta possono essere risorse in soluzioni operative realmente utili per attività didattiche in sicurezza a settembre non è quasi mai un’operazione semplice: richiede analisi specifiche da parte di ogni scuola, con valutazioni realistiche di fattibilità (tempi e costi, rilevanza dell’intervento sul piano delle procedure autorizzative e della revisione dei Documento di valutazione del rischio, ecc.).

14 proposte per la riapertura delle scuole

Le 14 proposte o idee progettuali (9 per gli spazi interni e 5 per quelli esterni) di Fare spazio elaborate dal team di architetti e ricercatori di FULL per una trasformazione veloce, leggera ed efficace degli ambienti – con i “dispositivi” tecnici necessari a realizzarle – hanno l’ambizione di dare ai dirigenti scolastici, ai loro collaboratori (e anche ai tecnici delle amministrazioni locali proprietarie degli edifici) elementi d’informazione e analisi per portare a termine una valutazione preliminare, che conduca a una decisione e alla progettazione dello specifico intervento ipotizzato.

“Settembre è molto vicino: – ha detto Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli – per rispondere alle preoccupazioni delle famiglie occorre che si lavori tutti affinché la scuola riparta in sicurezza e si evitino nuovi lockdown. Fare spazio dà un contributo che si riassume in tre idee. Primo, le proposte vogliono essere tali da consentire interventi tempestivi: ormai i giorni che ci separano dal primo giorno di scuola sono davvero pochi; perciò abbiamo selezionato proposte utili a fare più spazio rapidamente. Secondo, devono essere realizzabili con le risorse a disposizione: per progetti più strutturali sull’edilizia scolastica che aiutino a migliorare la qualità della didattica in Italia si dovrà ragionare nel futuro prossimo, usando al meglio anche le risorse europee. Farlo in queste poche settimane sarebbe, invece, un’illusione e uno spreco. Terzo, gli interventi devono essere reversibili: per la loro natura temporanea, se lo si riterrà opportuno, potranno essere eliminati in breve e a costi contenuti quando l’emergenza Covid-19 sarà alle spalle”.

Fare spazio è una ‘cassetta degli attrezzi’ – ha sottolineato Matteo Robiglio, coordinatore del Future Urban Legacy Lab del Politecnico di Torino – pensata per aiutare chi, in ogni istituto scolastico, sta oggi lavorando al difficile compito di ripartire in sicurezza: grazie ad un repertorio di idee progettuali basato su una rigorosa analisi quantitativa e classificazione tipologica delle scuole italiane, potrà individuare quali spazi di ogni edificio si possono trasformare, e capire con quali interventi e quali tecniche farlo. È uno strumento di empowerment per un lavoro che non può che essere decentrato, e siamo fiduciosi che l’autonomia scolastica dimostrerà anche in questa occasione la propria vitalità e capacità di iniziativa.”

Nota 4 agosto 2020, AOODPPR 1394

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per le risorse umane, finanziarie e i contratti

Ai dirigenti delle istituzioni scolastiche ed educative LORO E-MAIL
e, p.c.
Al Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID- 19;
Agli Uffici Scolastici Regionali LORO E-MAIL

Oggetto: Rilevazione dei fabbisogni di banchi monoposto, sedute standard e sedute didattiche di tipo innovativo – Richiesta di verifica e conferma / modifica degli indirizzi per la consegna degli arredi