Rientro a scuola, per gli alunni disabili “la continuità didattica è una chimera”

Rientro a scuola, per gli alunni disabili “la continuità didattica è una chimera”

Redattore Sociale del 25/08/2020

Secondo l’analisi di Orizzonte Scuola, “saranno al massimo 20 mila i docenti di sostegno chiamati per le procedure di immissioni in ruolo: una quota irrisoria se si pensa alle 80 mila cattedre di sostegno prive di titolari”. Anief: Il 14 settembre tantissimi alunni disabili inizieranno le lezioni non solo senza il loro docente di sostegno, ma senza nessun insegnante”.

ROMA. Gli insegnanti sono pochi, ma quelli di sostegno sono pochissimi: e gli studenti con disabilità rischiano di iniziare questo strano anno scolastico in modo addirittura peggiore rispetto agli altri anni. E’ quanto evidenzia Anief, commentando i dati riportati dalla rivista Orizzonte Scuola, secondo la quale “la continuità didattica rimane sempre più una chimera”. Dopo avere ricordato che saranno al massimo “20 mila docenti di sostegno che in questi giorni e nelle prossime settimane saranno chiamati per le procedure di immissioni in ruolo”, la rivista specializzata sottolinea che si tratta di “una quota irrisoria se si pensa alle 80 mila cattedre di sostegno prive di titolari”. Gli alunni con disabilità, inoltre, verranno doppiamente penalizzati, perché continua a non esserci traccia dei decreti attuativi del decreto n. 96/201 che prevede la Continuità del progetto educativo e didattico in presenza di determinate circostanze.

“Siamo arrivati all’assurdo – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che pur in presenza delle condizioni previste da una legge dello Stato, la conferma del docente non si attuerà. E il 14 settembre tantissimi alunni disabili inizieranno le lezioni non solo senza il loro docente di sostegno, ma senza nessun insegnante. Perché le lungaggini per la ricerca del supplente, come pessima prassi del sistema scolastico italiano, porteranno alla nomina della maggior parte dei supplenti annuali solo ad anno scolastico abbondantemente iniziato. Addirittura ad autunno inoltrato, se non in inverno. E nel frattempo all’alunno, se va bene, verrà assegnato un docente di sostegno temporaneo, spesso nemmeno specializzato. Si potranno andare a costituire, inoltre, avvicendamenti di docenti continui, che non fanno di certo bene all’azione formativa e alla crescita dell’alunno”.

Preoccupa quindi il numero delle supplenze di sostegno da coprire. E pone diversi problemi anche il fatto che “con le assegnazioni provvisorie ai docenti di ruolo senza il titolo di specializzazione, saranno poche le possibilità dei docenti precari specializzati di poter seguire l’alunno che gli era stato affidato l’anno precedente nell’istituzione scolastica in cui aveva prestato servizio. Tutto ciò a danno della continuità didattica a difesa e tutela dei diritti degli alunni disabili ai quali ogni anno vengono assegnati docenti diversi e spesso anche senza il titolo di specializzazione sul sostegno”, commenta ancora Pacifico.

Il decreto c’è, ma non si vede 
Sulla mancata conferma dei docenti pesa anche, ricorda Anief, la non applicazione del decreto n. 96/2019, di integrazione e correzione del D.lgs. 66/2017, attuativo della legge 107/2015, il cui art.14 fa riferimento alla Continuità del progetto educativo e didattico, nella fattispecie “garantita dal personale della scuola, dal Piano per l’inclusione e dal PEI”. Il decreto, al fine di agevolare la continuità didattica, prevedeva che al docente con contratto a tempo determinato potesse essere proposta la conferma per l’anno scolastico successivo, purché fossero garantite alcune indicazioni, quali il possesso del titolo di specializzazione di cui all’articolo 12 del decreto; che fosse stato valutato, da parte del dirigente, l’interesse della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente; che fosse stata valutata, da parte del dirigente, l’eventuale richiesta della famiglia; la disponibilità dei posti e le operazioni relative al personale a tempo indeterminato. “Purtroppo – chiosa Orizzonte Scuola – per rendere operativo il decreto sono mancati i decreti attuativi da parte del Miur, alimentando così il malcontento dei docenti di sostegno, degli alunni e delle rispettive famiglie”.

Superare l’organico “di fatto”
Alla base di tutto questo c’è sempre la “questione della trasformazione degli organici di fatto in quella di diritto non trova un’adeguata soluzione- osserva Anief – Infatti la rimodulazione degli organici di diritto sul sostegno è bloccata al 2006, nonostante la sentenza di merito n. 196/2019 del Tar Lazio che accolse il ricorso promosso da docenti specializzati sul sostegno, i quali, avevano contestato al Miur l’omessa copertura del fabbisogno dei posti di sostegno e, di conseguenza, la mancata corrispondenza tra i posti vacanti e i docenti specializzati sul sostegno”. Certamente, “con la legge Finanziaria 2020” si è fatto un piccolo sforzo, poiché in organico di diritto si sono collocati mille posti sul sostegno, ma risultano davvero “troppo pochi per avvertire il cambiamento”, visto che ne rimangono circa 60 mila da assegnare a supplenze.

Il pasticcio delle specializzazioni
Anief torna poi a sottolineare il problema dei corsi di specializzazione, già ribadito in occasione dell’allestimento del V ciclo specializzante, con l’ennesimo forte squilibrio nell’assegnazione dei posti, che “gli stessi TFA sul sostegno vengono organizzati non tenendo conto del reale fabbisogno dei docenti di sostegno ma secondo le disponibilità delle Istituzioni Universitarie. Basti pensare che negli ultimi mesi hanno conseguito la specializzazione IV ciclo sul sostegno ben 14.224 docenti e i posti messi a disposizione dalle Università erano estremamente insufficienti a far rientrare tutti gli aspiranti, ad esempio per le scuole secondarie di secondo grado, all’Università Bicocca di Milano, si sono presentati 1892 candidati per 60 posti mentre al Suor Orsola Benincasa di Napoli, i candidati sono stati 7600 per 270 posti disponibili”.

Verso il 14 settembre
Preoccupato, quindi. Marcello Pacifico: “Anche quest’anno a settembre ci ritroveremo che decine di migliaia di insegnanti senza specializzazione su sostegno che saranno chiamati su posti in deroga. Tutti posti per i quali Anief continuiamo a portare avanti una lunga battaglia in tribunale affinché possano essere posti in organico di diritto, anche con l’iniziativa ‘Non un’ora di meno’ che abbiamo portato avanti in questi anni coinvolgendo in maniera gratuita le famiglie, così che ogni alunno potesse avere il proprio insegnante di sostegno, in base al Pei, come richiesto dagli istituti scolastici”.

Prosegue intanto “la battaglia in tribunale per la contestazione dei numeri: sono in realtà più del doppio degli ammessi, 20 mila, del corso Tfa sostegno per conseguire la specializzazione. In realtà il Tar si dovrà pronunciare su una istruttoria fatta male, perché quando il ministero dell’Istruzione ha organizzati questi corsi di sostegno non ha tenuto conto del fabbisogno degli organici, delle domande, del numero dei precari, ma soltanto dell’offerta degli atenei. Ecco perché riteniamo che a settembre, quando si svolgeranno queste prove selettive, tutti quanti, sia chi ha conseguito la sufficienza, sia chi è stato ammesso direttament

La riapertura delle scuole è problema di rilevanza nazionale

On.le Ministra

Negli ultimi mesi l’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici ha trasmesso alla Sua attenzione molteplici proposte per la ripresa delle attività scolastiche in presenza, tutte ispirate al massimo senso di responsabilità e di collaborazione istituzionale.

Nei nostri documenti (in particolare nella proposta presentata al Comitato di esperti insediato dalla S.V.) abbiamo segnalato, tra l’altro, l’importanza del rispetto dei tempi e del coordinamento tra i Ministeri. Così non è stato.

E’ grave che finora non sia stata insediata una cabina di regia governativa per la gestione collegiale dei problemi della riapertura delle scuole. Vogliamo sperare che l’impegno assunto ieri dal Presidente Conte sia mantenuto e produca risultati tangibili.

La riapertura delle scuole è problema di rilevanza nazionale, con implicazioni tali da richiedere, in questa fase, l’impegno continuativo dell’intero Governo. Le possibili soluzioni non possono essere demandate al solo Ministro dell’istruzione, ma devono essere ricercate con il coinvolgimento permanente del Ministro della Sanità e del Ministro dei Trasporti. Le risposte devono, a questo punto, essere rapide e chiare e prevedere l’erogazione di finanziamenti straordinari anche per disporre di personale sanitario nelle scuole nonché per garantire la sicurezza degli alunni sui mezzi del trasporto scolastico.

E’ sotto gli occhi di tutti che la comunicazione istituzionale non è riuscita a rassicurare gli addetti ai lavori né tanto meno le famiglie e l’opinione pubblica. Si auspica che per il futuro la comunicazione possa divenire più “onesta”, trasparente, capace di chiamare tutti ad una responsabilità condivisa, pur in presenza di problemi ancora aperti. All’opinione pubblica e alle famiglie andrebbe detto chiaramente che la scuola riapre cercando un equilibrio difficile tra l’applicazione di misure sanitarie di contenimento del contagio e la possibilità reale di applicare queste misure a ragazzi di età diverse (tempo di utilizzazione delle mascherine, mantenimento del distanziamento, esigenze di movimento e di socializzazione).

A pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico e a fronte di uno scenario per niente rassicurante sotto l’aspetto epidemiologico siamo costretti ad ammettere che il sistema scolastico non è in grado di garantire nei fatti le condizioni di sicurezza e di serenità che dovrebbero accompagnare il ritorno alle attività didattiche di oltre 8 milioni di alunni e studenti.

I dirigenti scolastici lamentano che, dopo aver trascorso una intera estate a preparare la riapertura, gli interventi promessi dall’Amministrazione e dagli Enti non sono stati ancora realizzati e che non ci sono certezze circa le condizioni di funzionamento in sicurezza alla data del 14 settembre:

  • il Ministero ha inviato alle scuole continui monitoraggi (ben cinque dal 17 luglio al 13 agosto) tutti con scadenza ravvicinata e tutti sullo stesso tema degli spazi e dei banchi;
  • ad oggi non sono stati ancora comunicate le unità di organico aggiuntivo assegnate alle scuole;
  • l’Amministrazione è in ritardo sulla formazione e la pubblicazione delle graduatorie provinciali e questo costringerà all’assunzione a tempo determinato di personale supplente sulla base di graduatorie vecchie e delle MAD, con evidente rischio di contenzioso;
  • in moltissime scuole non sono stati realizzati gli interventi edilizi promessi dagli Enti Locali, né è stata avviata la ricerca di spazi alternativi da destinare alla didattica;
  • non sono stati consegnati i materiali promessi dal Commissario Arcuri (mascherine, gel, ecc,) né è stata pubblicata una tempistica delle operazioni di consegna dei banchi monoposto;
  • le società di trasporto pubblico non hanno ancora comunicato le modalità di funzionamento in ordine al numero di corse per studenti né in ordine alle misure di distanziamento a bordo;
  • sui test sierologici le Regioni si muovono in ordine sparso, determinando ulteriore disorientamento tra il personale della scuola;
  • non si conoscono i tempi e le modalità della fornitura dei libri di testo gratuiti alle famiglie in difficoltà economica;
  • non è stato chiarito con quali fondi vanno retribuiti i docenti impegnati nei PAI e nei PIA;
  • alle scuole sono stati trasmessi finora 9 documenti di indirizzo tra indicazioni sanitarie e protocolli ministeriali, per un totale di ben 171 pagine, una mole ingestibile di prescrizioni e di indicazioni operative. Sarebbe auspicabile che il Ministero dell’Istruzione fornisse ai dirigenti scolastici delle Linee guida sintetiche, estrapolando le raccomandazioni, i protocolli e le indicazioni fondamentali che devono orientare in maniera chiara e inequivocabile il comportamento di dirigenti, docenti, studenti e famiglie.

Ci sono poi questioni specifiche che influenzano la serenità e l’umore dei dirigenti scolastici relativamente ad alcune responsabilità improprie che le disposizioni connesse all’emergenza sanitaria hanno prefigurato a loro carico.

A tal riguardo l’ANDIS sottopone alla S.V. e all’intero Governo le seguenti richieste:

  • definire la fattispecie di lavoratore “fragile”;
  • definire le modalità di assenza del personale docente e ATA che manifesti sintomi lievi alle vie respiratorie o lievi sintomi febbrili, che non costituiscono malattia ma vanno considerati in via prevenzionale;
  • esplicitare all’interno di un provvedimento legislativo che non sussiste responsabilità penale dei dirigenti e del personale scolastico in caso di contagio a scuola, alla stregua di quanto è stato già normato per i medici (non possono ritenersi tutelanti davanti a un giudice le precisazioni fornite da INAIL, CTS e MI);
  • insediare a livello intergovernativo una struttura di supporto e consulenza sanitaria che possa fornire ai dirigenti scolastici pareri citabili sulle misure da assumere nelle singole situazioni di scuola;
  • costituire a livello centrale un ufficio di supporto e consulenza legale ai dirigenti scolastici e al personale scolastico per eventuali contenziosi connessi a contagio da COVID-19;
  • autorizzare il dirigente ad allontanare da scuola qualunque soggetto ritenuto a rischio o potenzialmente contagiato anche solo di fronte al dubbio, senza alcuna ricaduta sul dirigente stesso;
  • chiarire il profilo, le responsabilità e il compenso del Referente COVID, prevedendo anche la possibilità per le scuole di assegnare tale funzione a personale esterno (del comparto sanitario o Protezione civile, ecc.);
  • istituire presidi sanitari al servizio di piccole reti di scuola.

Ringraziando per l’attenzione, si conferma la disponibilità dell’ANDIS a collaborare per il miglioramento del sistema educativo del nostro Paese.

Roma, 25 agosto 2020

Il Presidente nazionale
Paolino Marotta

Va risarcito il “danno esistenziale” all’alunno disabile con ore di sostegno insufficienti

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

Il diritto all’istruzione del minore disabile è un diritto fondamentale da rispettare con rigore ed effettività. A ben vedere la mancata fruizione delle ore di sostegno necessarie si traduce nell’impossibilità per il minore interessato di godere del supporto necessario a garantirgli la soddisfazione piena dei bisogni di sviluppo, istruzione e partecipazione alla vita collettiva. Da ciò deriva, secondo la recente sentenza 4741 del Consiglio di Stato, la lesione di diritti e libertà di rango costituzionale dell’alunno disabile, che danno luogo alla facoltà per i suoi genitori di chiedere il consequenziale risarcimento del “danno esistenziale” subìto dal figlio.

La vicenda
Nel caso in esame i genitori dell’alunno disabile lamentavano l’omessa pronuncia del giudice di primo grado sulla richiesta di risarcimento dei danni contenuta nel ricorso originario. Evidenziavano che il mancato riconoscimento del sostegno integrale al figlio, aveva causato danni esistenziali sia agli stessi genitori che al minore, il quale, in particolare, non aveva potuto godere della piena soddisfazione di bisogni di sviluppo, istruzione e partecipazione alla vita scolastica e relazionale.

Il “danno esistenziale” all’alunno disabile
Oggetto della valutazione di ogni giudice chiamato ad occuparsi della persona e dei suoi diritti fondamentali è la sofferenza umana conseguente alla lesione di un diritto costituzionalmente protetto. Ebbene il danno esistenziale è conseguenza della lesione di un diritto a copertura costituzionale, sia esso il diritto alla salute, sia esso altro diritto, interesse o valore tutelato dalla Carta fondamentale.

In altre parole il giudice deve valutare tanto l’aspetto interiore del danno (la sofferenza morale in tutti i suoi aspetti, quali il dolore, la vergogna, la disistima di sé, la malinconia, la tristezza) quanto il suo impatto sulla vita di relazione. Vanno così individuati due aspetti essenziali della sofferenza: il dolore interiore e l’alterazione della vita quotidiana. Danni diversi e perciò autonomamente risarcibili al di là di sommarie quanto impredicabili generalizzazioni. E se è lecito ipotizzare che la categoria del danno esistenziale risulti indefinita e atipica, ciò appare la conseguenza dell’essere la stessa dimensione della sofferenza umana, a sua volta, indefinita e atipica.

Ogni lesione arrecata a un interesse tutelato dalla Carta costituzionale si caratterizza, pertanto, per la sua doppia dimensione di danno relazionale/proiezione esterna dell’essere, e di danno morale/interiorizzazione intimistica della sofferenza.

Il risarcimento
Alla luce delle esposte considerazioni la Cassazione ha accolto il ricorso dei genitori del minore disabile e, per l’effetto, in riforma della sentenza di primo grado, riconosciuto loro in via equitativa, tenendo conto della reiterazione dell’omesso integrale sostegno a fronte di una situazione di disabilità, il risarcimento dei danni arrecati al minore e a loro stessi, ponendoli a carico dell’amministrazione scolastica.


Perché i presidi chiedono l’attenuazione della responsabilità penale dei datori

da Il Sole 24 Ore

di Antonello Giannelli

Alla tutela antinfortunistica dei lavoratori concorrono varie misure tra cui quella inerente all’assicurazione INAIL, l’articolo 2087 del Codice civile e gli articoli 589, comma 2, e 590, comma 3, del codice penale che configurano aggravanti in caso di violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

A seguito dell’emergenza epidemiologica, il legislatore delegato è intervenuto dapprima sull’aspetto assicurativo, assimilando l’accertata infezione da coronavirus in occasione di lavoro a infortunio sul lavoro, mediante l’articolo 42 del decreto-legge 18/2020.

L’articolo 29-bis del decreto-legge 23/2020 (c.d. liquidità), introdotto in sede di conversione, ha poi circoscritto la responsabilità civile datoriale di cui all’articolo 2087 c.c. e ha precisato che l’obbligo di adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro si intende assolto mediante la (sola) applicazione delle prescrizioni contenute nel protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del COVID-19.

Ad oggi, non è stato ancora deciso alcun intervento sugli articoli 589 e 590 c.p. e, pertanto, il profilo penale datoriale è rimasto invariato.

Naturalmente, l’aver reso più certo il parametro di riferimento civilistico della condotta doverosa della parte datoriale ha indubbi riflessi anche sulla sua responsabilità penale. La giurisprudenza di legittimità del supremo giudice penale, infatti, individua proprio nell’articolo 2087 c.c. la norma “extrapenale” idonea a costituire, in capo al datore, quella posizione di garanzia dell’incolumità che ne fonda la responsabilità ex art. 589 e 590 c.p.

Con la conversione in legge del decreto “liquidità” sono dunque diminuite le possibilità che il datore di lavoro sia penalmente responsabile. Questi, infatti, non deve più ricercare, di volta in volta, le misure antinfortunistiche da adottare ma può limitarsi ad applicare quelle previste dal protocollo affinché il suo obbligo di garanzia risulti assolto. Al riguardo, è bene sottolineare che si tratterebbe di ricerca aleatoria, visto che dette misure sono necessariamente mutevoli, come avviene ad esempio per le disposizioni anti Covid-19 che sono soggette a continui aggiornamenti

È proprio la rilevanza dell’art. 2087 ad aver spinto l’ANP a chiedere che i protocolli di sicurezza da noi sottoscritti fossero il più circostanziato possibile.

Ad oggi, però, se il datore violasse le norme prevenzionistiche, opererebbero comunque le aggravanti prima ricordate ed egli continuerebbe, in ogni caso, a rispondere anche per colpa lieve. Questo appare eccessivamente penalizzante nel caso in cui la colpa sia riconducibile a sola imperizia per una duplice ragione: 1) la quantità di competenze necessarie a gestire la sempre crescente complessità degli ambienti di lavoro – e delle scuole in particolare – è in continuo aumento e 2) il livello di competenza necessario è sempre più elevato. Una tale “perizia” non può essere posseduta nemmeno con il supporto del Responsabile del servizio di prevenzione e protezione e del Medico competente. Per rendersene conto, si pensi all’applicazione di indicazioni, apparentemente ragionevoli e motivate, proposte da quest’ultimo che però si rivelino insufficienti a garantire la tutela dell’integrità dei lavoratori fragili: dovrebbe forse risponderne penalmente il datore di lavoro?

Poiché la colpa, anche quella lieve, riconducibile a negligenza o imprudenza non è scusabile, abbiamo in più occasioni sensibilizzato le forze politiche per chiedere che i datori di lavoro tutti – e non solo i dirigenti scolastici – rispondano solo per colpa grave nel caso di infortunio derivante da imperizia, in analogia con quanto previsto per le professioni sanitarie.

È ora che tale richiesta, ben lungi dall’essere assimilabile a qualsivoglia “scudo penale” – per noi eticamente inaccettabile – trovi accoglimento: è possibile coniugare la possibilità per il datore di operare serenamente, specie in un contesto in continua evoluzione in cui le prescrizioni tecnico-scientifiche e le indicazioni operative cambiano con rapidità, con l’esigenza della più ampia tutela dell’incolumità dei lavoratori.

Presidente Anp Associazione nazionale presidi

«Il virus ora è sotto controllo Elezioni e scuola, niente rinvii»

da Il Sole 24 Ore

di Manuela Perrone

ROMA

«Non vedo perché dovremmo fermare le riaperture delle scuole o le elezioni di settembre. Oggi non corriamo più i rischi di marzo e aprile. Possiamo avere una circolazione del virus controllata: abbiamo più consapevolezza, regole, strumenti e conoscenza per evitare che si ripeta la situazione vissuta nel pieno dell’emergenza, che ci ha indotto al lockdown». Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri (M5S), esclude rinvii.

I nuovi contagi hanno però superato quota mille in un giorno e la curva appare in costante salita…

La crescita dei casi è importante ma va letta e contestualizzata correttamente: rispetto a marzo e aprile, sono positivi per lo più non malati, pauci e asintomatici. Le ospedalizzazioni e le terapie intensive, per quanto siano aumentate di poche unità, non destano particolare preoccupazione al momento. Ciò non vuol dire sottovalutare il rischio, che esiste e consiste nella trasmissione del contagio all’interno dei nuclei familiari, verso persone più fragili o con patologie croniche. Ho sempre pensato che i casi avrebbero ripreso a salire e anche prima della fine dell’estate. Ma c’è una differenza sostanziale se gli aumenti riescono a essere controllati e non impegnano il nostro Ssn in termini di ricoveri.

Sulla scuola litiga anche la maggioranza. Le linee guida Iss non risolvono tutte le criticità. Da medico condivide l’obbligo di mascherine?

Per i bambini sopra i 6 anni, nelle occasioni dove non è possibile mantenere la distanza sì. Anche qui, vale il discorso di ridurre il rischio perché un rischio zero non esiste. Fuori da scuola i ragazzi avranno inevitabilmente contatti più ravvicinati. Varrà però il principio di responsabilità personale e del nucleo familiare: attenzione ai più fragili, ai contatti con i nonni, all’ascolto dei segnali del corpo. Dobbiamo vivere con consapevolezza.

Gli alunni con sintomi, una volta a casa, dovranno essere presi in carico da pediatri e medici di famiglia. La nostra rete territoriale è pronta?

In termini complessivi è pronta, in alcune aree ha bisogno di accelerare. Come ministero stiamo supportando le zone più bisognose di rafforzare la rete anche con le assunzioni di personale sanitario che verranno completate in queste settimane. Al Sud c’è bisogno di convogliare più risorse umane e migliorare le strutture.

Per i critici, sulla scuola ci si è mossi tardi e senza visione.

Si può sempre far meglio, anche quando hai fatto il massimo, perché il senno di poi ti aiuta a capire ciò di cui avevi bisogno. Tuttavia aspettiamo le considerazioni del Cts.

Molti contagi sono di “rientro”, non solo dai quattro Paesi per i quali è previsto il test. Quella lista dovrà essere estesa, almeno alla Francia?

Si sta ragionando su questo e tutto dipenderà dall’andamento dei contagi. Ma in futuro dovremo essere flessibili e adattare i controlli all’andamento dell’epidemia. Fin dalla riapertura delle frontiere, ho pensato a una lista di Paesi da cui fosse opportuno un test rapido molecolare, per via dei casi in aumento. Avevo scritto al Cts a giugno affinché attivasse una strategia più mirata. Aiuterebbe anche i ricongiungimenti familiari o i nostri connazionali all’estero.

C’è anche un caso Sardegna?

In queste ore si sta estendendo, per volere della Regione Lazio, l’uso del test al rientro: una decisione saggia che apprezzo molto.

I tamponi aumentano, anche grazie ai check negli aeroporti. In autunno avremo un testing più efficiente?

I casi aumentano anche perché sta aumentando il tracciamento. È possibile che una fase di testing continui a far salire i casi, il che è un segnale positivo: vuol dire che stiamo scovando asintomatici e paucisintomatici che a inizio pandemia abbiamo perso. Fin da marzo mi sono battuto per un uso spregiudicato dei tamponi anche ai contatti stretti di un positivo. Anche ora. Dobbiamo testare il più possibile.

E le altre due T, trace and treat?

Stiamo facendo il massimo ma serve cooperazione. L’ho detto decine di volte: una comunità, una città, un Paese, per dirsi evoluto non deve temere la tecnologia ma prenderne la parte migliore. Scaricate Immuni.

La sanità italiana può davvero fare a meno dei 36 miliardi del Mes?

Non dobbiamo fare a meno di riformare la sanità, ma possiamo, grazie al Recovery Fund, fare a meno dei soldi del Mes. Ricordiamoci sempre che nel trattato Mes ci sono due articoli critici ovvero il sistema di allerta rapido per garantire rientro del prestito e il regolamento sui controlli post programma entrambi forieri di possibili manovre corretttive promosse dal board del Mes.

Scuola, contagi e migranti: il premier riapre l’agenda delle emergenze

da Il Sole 24 Ore

di Manuela Perrone e Claudio Tucci

La riapertura delle scuole il 14 settembre, ovvero l’appuntamento in cima alle priorità del governo su cui le nubi ancora non sono dissolte. La curva dei contagi da coronavirus che si rialza e i rapporti con le regioni, tornati conflittuali. E poi la questione migranti, con la Sicilia che sfida il Viminale e gli sbarchi che non si fermano. Ieri Giuseppe Conte ha riaperto ufficialmente i cantieri delle emergenze con una doppia riunione: la prima dedicata interamente alla ripresa delle attività scolastiche con i ministri Lucia Azzolina (Istruzione), Paola De Micheli (Infrastrutture), Francesco Boccia (Affari regionali) e Roberto Speranza (Salute), il commissario Domenico Arcuri e il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. La seconda con i capidelegazione dei partiti di maggioranza: Alfonso Bonafede (M5S), Dario Franceschini (Pd), Teresa Bellanova (Iv) e Roberto Speranza (Leu). Un incontro definito interlocutorio dai partecipanti e alla fine concentrato ancora una volta in gran parte sulla scuola. Con una sintesi della situazione e dei nodi che restano irrisolti. Sullo sfondo lo spettro di una risalita dei contagi, ma anche una ferma convinzione, ribadita dal presidente del Consiglio e condivisa dai ministri: non si può rinviare né la riapertura degli istituti né il voto del 20 e 21 settembre.

Sul fronte scuola, uno dei nodi principali della ripresa a settembre è il potenziamento dell’organico. Nel decreto Rilancio sono stati stanziati 977 milioni di euro che consentiranno, secondo il ministero dell’Istruzione, di assumere 50mila profili temporanei in più, tra docenti e personale tecnico-amministrativo. Con il decreto agosto si stanziano altri 920 milioni: serviranno per assumere oltre 25mila supplenti. Dal governo poi sono state autorizzate 97.223 assunzioni, di queste 84.808 sono docenti e 11.323 personale Ata. Il nodo principale sono i tempi: difficile che tutte queste assunzioni arriveranno in tempo per l’avvio delle lezioni. Inoltre, i supplenti cresceranno visto che larga parte delle immissioni in ruolo non avrà candidati, per lo svuotamento di molte graduatorie a esaurimento specie al Nord. Altro tema caldo sono i trasporti, su cui si è concentrato il primo incontro con De Micheli. Con le regole su distanziamento di un metro e mascherine (senza deroghe, come confermato ieri dal Cts), regioni ed enti locali hanno lamentato il rischio che possano mancare all’appello il 50% dei mezzi e che per reperirli, ad esempio usando i bus turistici, servono più risorse. Con gli enti locali, è forte l’interlocuzione anche per cercare nuovi spazi. Secondo primissime stime sono circa 20mila le aule dove il distanziamento di 1 metro è impossibile, pari a circa 400mila studenti. Anche qui, il fattore tempo gioca un ruolo cruciale: in assenza di nuovi spazi, gioco forza si dovrà ricorrere alla didattica a distanza, oggi ammessa solo alle superiori.

«Si inizia il 14 e i banchi arriveranno in funzione della condizione dei territori, dei livelli dei contagi e delle richieste fatte», rassicura Boccia, la cui preoccupazione è potenziare il raccordo con le regioni per evitare le tensioni che hanno segnato l’inizio della pandemia. Nell’incertezza infatti il pericolo è che ciascun governatore decida di fare da sé. Ieri il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, in corsa per la riconferma, ha deciso di acquistare termoscanner da assegnare agli istituti scolastici perché la febbre venga misurata all’ingresso degli alunni, e non a casa, come prescrivono le linee guida nazionali. Oggi, in particolare sui trasporti, gli assessori regionali incontreranno in videoconferenza i ministri competenti. Dalla ministra renziana Bellanova è arrivato il sollecito a mantenere una interlocuzione costante sulla scuola con i gruppi parlamentari di maggioranza.

Il ritorno dei vertici a Palazzo Chigi segna in ogni caso la fine della pausa estiva e dei silenzi di Conte. E coincide con il riavvio dei lavori sul Recovery Plan da parte del Comitato interministeriale per gli affari europei (Ciae): una nuova riunione dovrebbe tenersi domani per fare il punto sui progetti arrivati dai ministeri. E sulle prossime mosse. Perché da qui in avanti bisogna correre.

Al via i test sierologici, ma i medici di famiglia protestano

da Il Sole 24 Ore

di Redazione scuola

Da oggi docenti, Ata e personale scolastico potranno fare in tutte le Regioni i test sierologici, partiti nei giorni scorsi nel Lazio e in Toscana. A disposizione ci sono circa 2 milioni di test e i prelievi, che restano volontari per chi voglia sottoporvisi, dovranno concludersi 7 giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico. In caso di positività, al massimo entro 48 ore andrà effettuato il tampone.

Il no dei medici di famiglie
Alcuni sindacati dei medici di famiglia in questi giorni hanno chiesto spazi appositi in cui poter fare questi test. Francesco Esposito, segretario generale Fismu, sottolinea oggi come in «parecchie regioni sulla base di un accordo sindacale, poi ritrattato da alcuni firmatari, si stanno inviando ordinanze che, di fatto, obbligano i medici di medicina generale ad effettuare i test sierologici per il personale scolastico. Un serio errore e un pasticcio. Innanzitutto – spiega – non si riesce a capire se l’adesione è davvero “volontaria”. Da più parti, poi si stanno sollevando dubbi sulla fattibilità dei test: dove esistono le forme associate UCCP, AFT, Case della Salute…ecc, l’esecuzione può non presentare particolari criticità, ma negli studi classici, individuali, invece le problematiche sono notevoli. È bene ricordare che nel recente passato le misure anti covid hanno, di fatto, limitato l’accesso negli ambulatori con regole rigide».

Ritorno in classe, vertice a Palazzo Chigi con Conte, Azzolina e Arcuri. Il resoconto

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Si è concluso, dopo circa due ore, il  vertice sulla scuola con il premier Giuseppe Conte e i ministri Lucia Azzolina, Roberto Speranza, Paola De Micheli e Francesco Boccia.

Presente anche il commissario Domenico Arcuri. Lucia Azzolina ha lasciato Palazzo Chigi senza rilasciare dichiarazioni. Dopo la riunione per un aggiornamento sulle misure da prendere per il ritorno a scuola, poi c’è stata la riunione del presidente del Consiglio con i capi-delegazione della maggioranza all’interno della compagine di governo (Movimento Cinque Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Leu) durata circa 2 ore. Sul tavolo scuola e migranti.

Il 1 settembre le scuole riapriranno i battenti per il recupero degli apprendimenti, in attesa dell’avvio delle lezioni il 14 settembre. Lo ribadisce il ministero dell’Istruzione, ricordando che da oggi è attivo l’help desk per gli istituti che potranno rivolgersi al servizio (dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18) in caso di dubbi o quesiti sulla ripresa.

Secondo quanto si apprende, durante il vertice di Palazzo Chigi si è parlato di trasporti: restano fermi gli attuali criteri di distanziamento all’interno dei mezzi di trasporto. il Cts ha chiarito che non concederà alcuna deroga al metro, anche con obbligo di mascherina. Le due soluzioni tecniche sulle quali lavorare sono l’utilizzo di separatori sui mezzi del trasporto e la differenziazione degli orari scolastici.

Per quanto riguarda i separatori, il Ministero dei Trasporti ha fatto presente di aver già predisposto una bozza di circolare per la messa in opera di distanziatori nei mezzi di trasporto extra-urbano e nei treni locali. Tuttavia, deve ancora essere individuato il materiale idoneo e la certificazione sanitaria finale. Questa soluzione, che non potrà essere disponibile a breve, non potrà applicarsi però al trasporto urbano (metro e bus).

Riguardo la questione dell’orario differenziato è stato ribadito che è rimessa del tutto all’autonomia degli istituti scolastici e alle decisioni nell’ambito dei tavoli regionali e provinciali. Non c’è un’indicazione nazionale. Entro questa settimana si potrà fare un quadro delle decisioni prese nell’ambito dei tavoli.

Le Regioni hanno fatto presente che il mero scaglionamento degli orari, soprattutto per quanto riguarda l’extraurbano, non può essere la soluzione, vista l’impossibilità di adeguare i servizi (sia in termini di mezzi, sia di personale) in così poco tempo. Le Regioni ricordano che da tempo avevano sollecitato una regia nazionale a questo riguardo.

Ritorno in classe, tutti gli appuntamenti chiave della settimana

Oltre alla riunione del pomeriggio, ecco gli altri appuntamenti (previsto anche un incontro con i sindacati con data da definire).

Il 27 agosto, giovedì, alle 13.00, il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Agostino Miozzo, sarà presente all’audizione presso la Commissione Cultura alla Camera. Un primo momento chiave con il coordinatore che sarà chiamato a rispondere a tutti i dubbi concernenti il ritorno in classe.

Il 29 agosto, invece, si riunirà il Comitato Tecnico Scientifico, per analizzare gli indici epidemiologici del Coronavirus, con un bilancio regione per regione sull’andamento dei contagi. In base all’andamento della pandemia potrebbe essere decise aperture localizzate o altre misure.

Il 31 agosto, invece, ci sarà invece una Conferenza internazionale promossa dall’Oms Europa – cui parteciperà anche il ministro della Salute, Roberto Speranza – che ha all’ordine del giorno proprio la riapertura delle scuole. L’obiettivo è dare indicazioni su procedure che potranno essere condivise, al di là delle differenti situazioni dei Paesi dell’Unione.

Rientro a scuola, 1000 assistenti tecnici saranno assunti fino al 31 dicembre nelle scuole primo ciclo

da OrizzonteScuola

Di redazione

Assunzioni 1000 assistenti tecnici fino al 31 dicembre 2020. Nota 25398 del 24 agosto 2020 del ministero dell’istruzione. Decreto del Ministro dell’Istruzione del 19 agosto 2020, n. 104 – Contratti a tempo
determinato, ai sensi dell’articolo 230-bis, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, per il reclutamento di assistenti tecnici nelle istituzioni scolastiche dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e ripartizione del relativo contingente.

Si tratta della ripartizione tra gli Uffici scolastici regionali della dotazione organica aggiuntiva di assistenti tecnici informatici di cui all’articolo 230-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (Decreto rilancio) nel limite complessivo di 1.000 unità.

Le assunzioni verranno effettuate per assicurare la funzionalità della strumentazione informatica anche nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo grado, nonché per fornire il necessario supporto all’utilizzo delle piattaforme multimediali per la didattica. Ricordiamo che la figura dell’assistente tecnico non è infatti previsto in tali scuole. I contratti saranno a tempo determinato per i mesi di settembre, ottobre, novembre e comunque non oltre il 31 dicembre 2020.

Per quanto riguarda le modalità di individuazione dell’avente titolo alla nomina e considerata l’assenza dello specifico profilo professionale e di graduatorie per le scuole del primo ciclo di istruzione, il DM prevede che i dirigenti scolastici delle scuole polo facciano ricorso alle graduatorie di istituto per assistente tecnico di informatica dell’istituzione scolastica secondaria di II grado più vicina.

NOTA agli Uffici Scolastici

Distribuzione posti (da Flc Cgil)

Decreto 104 del 19 agosto

Mobilità straordinaria ex Lsu ATA, domande dal 25 al 31 agosto: modalità. Nota

da OrizzonteScuola

Di redazione

Mobilità straordinaria ex Lsu Ata. Nota 25403 del 24 agosto 2020 del ministero dell’Istruzione. Trasmissione CCNI concernente la mobilità ex art. 58, c.5-quinquies, D.L. 21 Giugno 2013 n. 69 del personale A.T.A. reclutato ai sensi e per gli effetti delle procedure di selezione di cui allo stesso articolo 58, indetta con D.D.G. 2200/2019, nonché del personale di cui all’articolo 1, commi 619-622, della legge 27.12.2017, n. 205.

Come previsto dall’articolo 58, comma 5-quinquies, del decreto legge 21.6.2013, n. 69 e disciplinato nel testo dell’accordo, per l’anno scolastico 2020/2021 viene avviata, una tantum una procedura di mobilità straordinaria a domanda, riservata al personale assunto a tempo pieno con la procedura selettiva di cui al comma 5-ter del predetto d.l., sui posti interi eventualmente ancora disponibili in esito allo svolgimento della procedura nazionale di cui al comma 5-quater. Si tratta dei collaboratori scolastici stabilizzati dal 1° marzo con l’internalizzazione dei servizi di pulizia.

Le disponibilità per la mobilità a domanda dovranno essere determinate, nel limite dei 11.263 posti, tenendo conto delle effettive vacanze su posto intero risultanti a seguito delle operazioni assunzionali e di trasformazione del contratto da tempo parziale a tempo pieno determinatesi all’esito della procedura nazionale.

Come e quando presentare domanda

Le domande potranno essere presentate in modalità esclusivamente cartacea tra il 25 ed il 31 agosto 2020.

Il personale interessato può presentare le domande utilizzando l’apposito modulo disponibile sul sito del MI nella sezione MOBILITA’, corredandolo dei necessari allegati.

Le domande andranno presentate alla scuola di titolarità. Il dirigente scolastico, dopo l’accertamento della esatta corrispondenza fra la documentazione allegata alla domanda e quella elencata, la acquisisce agli atti e l’inoltra entro tre giorni all’Ambito territoriale presso il quale l’interessato chiede il trasferimento e a quello di attuale titolarità.

Le operazioni di mobilità straordinaria dovranno concludersi entro il 13 settembre 2020.

NOTA 

Ritorno in classe, il docente in quarantena può svolgere didattica a distanza. Lo dice Giannelli (ANP)

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Il docente in quarantena può svolgere didattica a distanza? All’interno del documento dell’Istituto Superiore di Sanità  c’è spazio anche per una criticità, cioè, secondo i tecnici, va “identificato il meccanismo con il quale gli insegnanti posti in quarantena possano continuare a svolgere regolarmente la didattica a distanza, compatibilmente con il loro stato di lavoratori in quarantena”.

Se la quarantena equivale alla malattia, il docente non può svolgere la didattica a distanza e su questo punto i sindacati non mollano e sono pronti alla mobilitazione.

Sull’argomento è intervenuto Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi. Ecco quanto segnala Il Sole 24 Ore: “Il fatto che la quarantena sia equiparata a malattia dal punto di vista del trattamento previdenziale non significa che il docente, se è in buone condizioni di salute sia esentato dalla didattica a distanza”.

Test sierologici personale scolastico

La somministrazione è già stata avviata.  Sottoporsi al test è facoltativo. Tutte le modalità e le info per regione

La lettera del Commissario Arcuri al personale scolastico

L’assenza del personale scuola in caso di test sierologico positivo sarà assimilata alla quarantena, con le tutele del caso. Ordinanza

Documento per la gestione dei casi e focolai di Covid – 19 nelle scuole

Documento dell’Istituto superiore di sanità, realizzato grazie a una larga collaborazione istituzionale che ha visto coinvolto anche il Ministero dell’Istruzione, con le regole per la gestione di casi e focolai di Covid-19 nelle scuole. Scarica testo in PDF

Se uno studente presenta sintomi COVIDle istruzioni operative in 15 punti

Cosa succede se a presentare i sintomi è un insegnante Leggi tutto

Non basta un singolo caso per chiudere scuola.  LAsl “valuterà di  prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e agli eventuali operatori scolastici esposti che si configurino come contatti stretti (le ultime 48 ore).
Indicazioni ISS

Studente che si ammala di COVID a scuola è come vittima di infortunio, ecco perché i Dirigenti protestano

Nota di precisazioni del Ministero su responsabilità Dirigenti Scolastici

Il referente Covid-19

Ad ogni scuola verrà chiesto di nominare un referente Covid-19, che farà da anello di congiunzione con le Asl e verrà formato sulle procedure da seguire. Al referente saranno segnalati i casi di alunni sintomatici. Inoltre, il suo compito sarà quello di controllare eventuali “assenze elevate” (sopra al 40%) di studenti in una singola classe.

Lavoratori fragili

Il concetto di fragilità va individuato – afferma il documento per la gestione dei casi e focolai di Covid – 19 nelle scuole – nelle condizioni dello stato di salute del lavoratore rispetto alle patologie preesistenti (due o più patologie) che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto, anche rispetto al rischio di esposizione a contagio. Come intervenire

Ritorno in classe, rischio concreto che tanti docenti ultra 55enni chiedano l’esonero

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Il corpo docente in Italia è il più anziano dei paesi Ocse. Questo primato è ormai noto tra gli addetti ai lavori. L’Italia ha la quota maggiore di docenti ultra 55enni: questo rappresenta un problema non certo piccolo in vista della ripresa delle lezioni prevista per metà settembre.

Il rischio è che molti lavoratori in età avanzata, che si trovano in condizioni critiche, possano presentare certificato medico di esonero dal posto di lavoro.

Per l’Istituto superiore di sanità, segnala il Sole 24 Ore, per essere considerati lavoratori fragili occorre la presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative di patologie a carico del sistema immunitario o quelle oncologiche, indipendentemente dall’età.

C’è da segnalare che fino al 31 luglio per il docente over 55 era possibile svolgere lavoro agile, ma il decreto Agosto non permette più questa situazione.

Integrazione del Documento valutazione rischi

Tra le indicazioni fornite dall’Istituto Superiore di Sanità ci sono anche quelle relative ai cosiddetti “lavoratori fragili” per i quali la scuola deve adottare un protocollo particolare.

Così come in una situazione ordinaria, nel DVR il datore di lavoro deve indicare la presenza dei rischi normati attraverso il D.Lgs 81/08. In esso è prevista anche la sorveglianza sanitaria, con la nominare di un medico competente per l’effettuazione delle visite mediche di contenute nel decreto, “finalizzate all’espressione del giudizio di idoneità alla mansione” Il DVR, secondo il documento pubblicato ieri dal Ministero, dovrà essere integrato per l’emergenza COVID, .con tutte le misure individuate da attuare per contenere il rischio.

I lavoratori fragili

“I dati epidemiologici – si legge nelle “Indicazioni operative ” hanno chiaramente mostrato una maggiore fragilità nelle fasce di età più elevate della popolazione in presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative (ad es. patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche) o in presenza di patologie a carico del sistema immunitario o quelle oncologiche (indipendentemente dall’età) che, in caso di comorbilità con l’infezione da SARS-CoV-2, possono influenzare negativamente la severità e l’esito della patologia.

“Il concetto di fragilità va dunque individuato – continua il documento – nelle condizioni dello stato di salute del lavoratore rispetto alle patologie preesistenti (due o più patologie) che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto, anche rispetto al rischio di esposizione a contagio.

Sorveglianza sanitaria

Non è contenuta nel  D.Lgs 81/08, invece, la “sorveglianza sanitaria”, istituita con l’art. 83 del decreto legge 19 maggio 2020 n. 34 e sua conversione in Legge 17 luglio 2020, n. 77. Essa deve essere assicurata dal datore di lavoro, per i “lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da morbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità”.

Il dirigente deve assicurare, quindi, la sorveglianza sanitaria eccezionale, a richiesta del lavoratore interessato:

  1. attraverso il medico competente se già nominato per la sorveglianza sanitaria ex art. 41 del D.Lgs 81/08:
  2. attraverso un medico competente ad hoc nominato, per il periodo emergenziale, anche, ad esempio, prevedendo di consorziare più istituti scolastici;
  3. attraverso la richiesta ai servizi territoriali dell’Inail che vi provvedono con propri medici del lavoro.

Scarica le indicazioni operative

Rientro a scuola: esplode il problema dei trasporti

da La Tecnica della Scuola

Quello del rientro a scuola è un problema molto complesso e, come ogni problema complesso, per essere affrontato e risolto, avrebbe bisogno di soluzioni sistemiche.
Finora, invece, ci si è preoccupati quasi esclusivamente del problema degli organici e degli spazi.
Oggi, nel vertice fra il presidente Conte, la ministra Azzolina e il Commissario Arcuri è finalmente emerso un tema assolutamente centrale che però finora era rimasto un po’ sotto traccia: si tratta della questione dei trasporti; e infatti è già stato annunciato che nelle prossime ore Lucia Azzolina si confronterà anche la ministra delle Infrastrutture Paola De Michelis.

Il punto è che il CTS ha già chiarito che sui mezzi di trasporto non ci saranno deroghe alla distanza di un metro fra i passeggeri, tanto che si parla di “separatori” da installare sui mezzi ma anche di differenziazione degli orari scolastici.

Secondo quanto riporta il sito Repubblica.it, Fulvio Bonavitacola, coordinatore degli assessori regionali ai trasporti, è quasi pronta una bozza di circolare per la messa in opera di distanziatori nei mezzi di trasporto extra-urbano e nei treni locali.
“Tuttavia – aggiunge Repubblica – deve ancora essere individuato il materiale idoneo e la certificazione sanitaria finale. Inoltre questa soluzione, che non potrà essere disponibile a breve, non potrà applicarsi al trasporto urbano (metro e bus)”.

Insomma, a tre settimane dall’avvio delle lezioni non si sa praticamente nulla sul problema principale: come far arrivare a scuola in sicurezza 8 milioni di alunni.

Rientro in classe, scuole in difficoltà? Chiamate il numero verde del Ministero

da La Tecnica della Scuola

Come annunciato nei giorni scorsi, ha preso il via, lunedì 24 agosto, il numero verde per le scuole 800903080 attivato dal ministero dell’Istruzione: il servizio telefonico è dedicato interamente alla ripresa delle lezioni in presenza.

Potranno rivolgersi al servizio – in caso di dubbi e quesiti e per raccogliere domande e segnalazioni sull’applicazione delle misure di sicurezza – direttamente gli istituti.

Il servizio attivo dal lunedì al sabato

L’help desk è attivo dal lunedì al sabato, dalle ore 9 alle ore 13, poi dalle ore 14 alle ore 18.

Il numero verde per le scuole è 800903080: dal dicastero di Viale Trastevere tengono comunque a specificare che può essere contattato esclusivamente dagli 8.200 istituti scolastici sparsi per il territorio italiano, non direttamente dagli utenti.

Eurydice: quale carriera per i docenti europei?

da La Tecnica della Scuola

In un articolo di qualche giorno fa, il nostro direttore riportava alcune dichiarazioni della vice-ministra dell’Istruzione Anna Ascani, secondo la quale non è più accettabile che per un docente italiano l’unica possibilità di avanzamento di carriera sia quello di fare il concorso per dirigente scolastico. Lodevole dichiarazione d’intenti, certo, ma che si aggiunge mestamente alle numerose altre dei ministri e vice-ministri che l’hanno preceduta e che sono rimaste lettera morta.

L’intervento di Ascani ci spinge, tuttavia, a dare un’occhiata ai nostri vicini di casa per vedere come si sviluppa, e se si sviluppa, la carriera degli insegnanti negli altri paesi europei. Ci aiutano, in questo compito, i Quaderni di Eurydice Italia 2018, dal titolo “La carriera degli insegnanti in Europa: accesso, progressione e sostegno”.

Paesi a struttura piatta e multilivello

Gli estensori del Rapporto esordiscono affermando che avere buone prospettive di carriera può rappresentare un fattore importante per aiutare gli insegnanti a rimanere motivati nell’arco della carriera. Li incoraggia a sviluppare le competenze di cui hanno bisogno per mantenersi al passo con l’ambiente educativo che cambia e a continuare a offrire un insegnamento di alta qualità agli alunni. E fin qui, lapalissiano, direte voi. Continuando a leggere, però, ci si rende conto che, oltre all’Italia, molti altri sistemi scolastici presentano una cosiddetta “struttura di carriera piatta”: Spagna, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Grecia ed altri Paesi non offrono possibilità di carriera ai propri docenti.

Di contro, in Francia, Regno Unito, Svezia e in quasi tutti i Paesi dell’est europeo, c’è una struttura chiamata “multilivello”, grazie alla quale i docenti possono contare su un avanzamento di carriera basato, soprattutto, sulla valutazione dei dirigenti scolastici e dei vari organi ispettivi nazionali o su concorso pubblico. Per chi volesse saperne di più, si legga il rapporto completo

La via francese

Prendiamo, ad esempio, il caso della Francia dove coesistono i professori certifiés e i professori agrégés: i primi, chiamiamoli affettuosamente così, sono i docenti” basic”: i secondi rappresentano invece l’aristocrazia della classe insegnante: basti pensare che i docenti agrégés effettuano 15 ore di insegnamento contro le 18 canoniche dei docenti certifiés e guadagnano molto di più. Non solo, hanno titolo ad insegnare nelle “classes préparatoires” alle prestigiose “Grandes Ecoles” che formano, nei vari ambiti, l’élite della Nazione; e, soprattutto, possono insegnare anche nelle università. Per potere accedere a questo status di docente privilegiato, occorre, però, possedere dei titoli (master o dottorato) e superare un concorso molto selettivo che comprende tre prove scritte ed altrettante prove orali. Giusto per fare un esempio concreto: un docente certifié di Italiano che volesse sostenere il concorso per diventare agrégé si troverà di fronte un triplice scritto comprendente un tema in italiano, un tema in francese, e una doppia  traduzione in e dall’italiano. Superando lo scritto, il candidato dovrà simulare una lezione in lingua italiana, una lezione in lingua francese e analizzare un brano letterario italiano.

Insomma, tutto tranne che una passeggiata, tanto che ad oggi si contano in Francia circa sessantamila docenti agrégés a fronte di una popolazione di poco meno di seicentomila insegnanti.

E in Italia?

In Italia, il tema della carriera dei docenti è da sempre stato sommessamente accennato o avventatamente affrontato con il sistema del bonus merito che ha rivelato tutta la sua inadeguatezza, procurando conflitti e fratture all’interno delle scuole.

Confidiamo che le dichiarazioni della vice-ministra Ascani possano essere il punto di partenza di una riflessione seria sulla questione, che coinvolga gli attori interessati e che produca un sistema di avanzamento di carriera serio e fondato su strumenti il più possibile oggettivi e trasparenti.